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Poker e baby sitter

By 10 Gennaio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Questo racconto è stato scritto con la collaborazione di una giovane allieva, che sta eseguendo dei ‘compiti’ per me. è brava e volenterosa e penso prima o poi di descrivere anche queste esperienze reali.
Quello che segue, invece, è pura fantasia: io e lei non ci siamo mai incontrati, ma la storia parte da uno spunto su come l’allieva ha immaginato l’incontro con il suo maestro.
Mi ha fornito anche del materiale fotografico che documenta bene i suoi progressi e mi ha permesso di descriverla in maniera adeguata (naturalmente, per preservare la sua privacy, nelle foto che mi ha mandato non si vedeva il viso).

Buona lettura a tutti

Era parecchio tempo che non sentivo Maurizio, diciamo diversi anni. Una volta ci vedevamo spesso, ma poi, vuoi gli impegni di lavoro, vuoi le necessità della famiglia, ci siamo persi di vista, e lo stesso vale anche per gli altri.
Così la proposta di fare un bel pokerino, come ai vecchi tempi, mi ha trovato subito d’accordo.
Lo abbiamo fatto per anni, a partire dai tempi del liceo.
Il poker è un gioco bellissimo, ma va assolutamente giocato con i soldi, provate ad immaginare uno che bluffa, se al massimo si rischiano i soldi del Monopoli, tutti andranno a vedere cosa ha in mano, se invece si rischia di perdere soldi veri, ci si penserà due volte prima di mettere la puntata nel piatto.
Chiariamo una cosa: noi siamo amici e non ci sogneremmo mai di far tornare uno di noi a casa dopo aver perso l’intero stipendio o peggio. Insomma giocavamo piano, nel senso che se proprio andava male, potevi perdere 10.000 Lire (quando ci vedevamo non c’era ancora l’Euro).
E poi ero molto contento di incontrare i miei vecchi amici ed anche curioso di vedere come erano cambiati dopo tanto tempo.
Maurizio mi ha detto che aveva organizzato la serata perché la moglie era fuori città per qualche giorno.
‘E con bambini come fai?’
Lui, di tutta la compagnia, è quello che si è sposato più tardi, e quindi ha ancora i figli piccoli.
‘Nessun problema, farò venire la baby sitter, anzi, siccome abita vicino a te, mi faresti un grosso favore se potessi riportarla a casa, quando abbiamo finito.’
Conoscendo il mio amico, mi immagino già il tipo: una ragazza cicciona, con gli occhiali spessi, infagottata in una tuta da ginnastica.

Il signor Maurizio si è raccomandato tanto per la puntualità, perché ci tiene molto a questa serata con gli amici, e poi mi ha garantito che sarei stata accompagnata a casa da uno di loro che abita vicinissimo a me.
Beh, lavorare il sabato sera non è il massimo, ma mi servono i soldi, e poi il signor Maurizio è tanto una brava persona, e non ho saputo dirgli di no.
Beh, lo devo ammettere, sono anche molto curiosa di vedere i suoi amici.
Insomma, per l’occasione mi sono vestita carina, sperando che gli altri siano più carini di lui. Ad essere sinceri per questo ci vuole poco, perché il signor Maurizio è un bietolone che non deve essere stato attraente a vent’anni, figuriamoci ora.
Speriamo almeno che non sia male quello che mi deve riaccompagnare.
Dai, Ale, non fare la scema! Mi dice la voce dell’angioletto buono.
Tranquillo, farò la brava, però la gonna corta scozzese e le scarpe nere con il tacco alto me le sono messe.

La baby sitter è stata una sorpresa, piacevole. Non è cicciona, non porta gli occhiali spessi e, al posto della tutta indossa una maglietta bianca aderente ed una mini scozzese. è passata un attimo in soggiorno per prendere un po’ d’acqua in cucina e ci ha salutato con un gran sorriso. Il mio sguardo si è soffermato un attimo più del necessario sulle sue gambe e sul suo culetto e lei se ne deve essere accorta, perché mi ha gratificato di un sorriso supplementare.

Chi sarà dei tre quello che mi deve accompagnare? Spero che non sia quello pelato, e neanche quello pelato e con gli occhiali. Il terzo invece è carino.
Alessia, ma che vuoi combinare? Avrà il doppio dei tuoi anni.
Ma no, è solo un gioco, non succederà niente, non deve succedere niente.
Però ‘

Durante tutta la serata sono stato poco attento al gioco ma, per fortuna, mi sono entrati dei buoni punti ed ora vinco una dozzina di euro, ma sarebbero potuti essere molti di più, se non avessi pensato alle gambe ed al culetto della baby sitter, che è ripassata in soggiorno diverse volte.
Dai, Lorenzo, non fare lo scemo, potresti quasi essere suo padre.
Però, sotto la gonna, deve avere due belle chiappe morbide e sporgenti.

‘Allora, Alessia, ti riaccompagnerà a casa il mio amico Lorenzo’, mi dice il signor Maurizio, indicandomi quello carino degli altri tre.
In quel preciso momento prendo una decisione pazza, che potrebbe rivelarsi anche pericolosa, ma non me ne frega niente, così agguanto la borsetta e vado in bagno.

Quando la ragazza esce dal bagno, ha una espressione sorridente un po’ furbetta, che non riesco a decifrare bene.
Prima di uscire dalla casa, lei si siede un attimo, si sfila le ciabatte di plastica, che doveva aver messo per stare comoda con i bambini, e si infila un paio di scarpe nere con il tacco alto.
Così sta molto meglio, perché le scarpe la slanciano, anche se fanno leggermente un po’ di muscolo sul polpaccio, ma la perfezione non è di questo mondo.
Dobbiamo attraversare buona parte della città ed io sto guidando più piano del solito.
Lei mi racconta che ha 25 anni e studia all’università, ogni tanto, quando gli servono soldi, fa la baby sitter.
Mi sembra un po’ su di giri e ho l’impressione che la gonna, nell’entrare in macchina, sia salita un po’ più del necessario, ma la cosa non mi dispiace per niente.

Sono eccitata, il piano che ho in testa è un po’ folle, e potrebbe anche essere pericoloso, ma sono decisa ad andare fino in fondo.
Ora viene la parte più difficile: farlo salire a casa mia.
Magari lui mi dirà gentilmente che è tardi, è molto stanco, e finisce tutto lì.
Ecco siamo arrivati, praticamente abita di fronte a me. Che strano, abito lì da tre anni e non ci siamo mai incrociati.
Trova un posto a 50 metri dal mio portone e mi dice che data l’ora tarda, mi accompagnerà fino davanti casa.

La maglietta, attillata e scollata, mi fa intuire che a tette non deve essere messa male. Mi sfiora l’idea che non porti il reggiseno perché mi sembra che si muovano mentre camminiamo vicini sul marciapiede.
Ecco siamo alla conclusione.
Ora ci salutiamo ed ognuno a casa sua.
‘Perché non sali su cinque minuti, ti offro qualcosa da bere per ringraziarti del passaggio.’
Il suo sorriso sembra ancora più furbetto, mentre protende leggermente il busto in fuori.
Sì, ora sono sicuro, non porta il reggiseno, ho notato nettamente la sporgenza dei capezzoli attraverso la stoffa leggera.

è andata. Stiamo salendo insieme a casa mia. Ora resta solo l’ultima fase, ma ormai penso di riuscirci.
Alessia, stai giocando pesante, stai attenta, mi dice la vocina dell’angioletto, ma io non l’ascolto.
L’ho fatto accomodare sulla poltrona e quando gli chiedo cosa beve, mi dice un po’ di whisky.
Il mobile bar è in basso, proprio di fronte alla poltrona ed io mi metto a quattro zampe sul tappeto, dopo aver fatto salire la gonna il più possibile.
La bottiglia l’ho trovata subito, ma fingo di armeggiare ancora un po’ per essere sicura che lui abbia visto bene.
Quando riemergo con la bottiglia di single malt delle higlands, che tengo per le grandi occasioni, il suo sguardo mi fa capire che ha visto e bene.

Cazzo! Non solo non porta il reggiseno, ma neanche le mutandine. quando si è abbassata per prendere la bottiglia, mi ha mostrato due belle chiappe bianche, rotonde e carnose, e non solo quelle. In mezzo, ho visto nettamente le sua fica circondata da peli neri, che sembrava volesse dirmi: prendimi, prendimi.
Ora è in piedi e mi sorride, sicuramente consapevole dello spettacolo a cui ho appena assistito.

Procede tutto secondo il piano prestabilito. A casa del signor Maurizio sono andata in bagno e mi sono sfilata reggiseno e mutandine.
Avanzo lentamente verso di lui con il bicchiere di whisky in mano, ma c’è un imprevisto.

La ragazza, quando è ad un metro da me, forse complici i tacchi alti, inciampa nel tappeto e mi frana addosso. Non so se lo ha fatto apposta, ma il liquore è finito tutto sulla mia camicia e meno male che il bicchiere non si è rotto.

‘Oh, scusa, scusa ‘ meriterei di essere sculacciata’. Non so perché ho detto una frase simile, o meglio, lo so, perché essere legata, sculacciata e forse anche frustata, rientra nelle mie fantasie proibite, però, lo giuro, non era questo il mio programma per finire la serata.
‘Benissimo, ti accontento subito.’
Il tono della sua voce è cambiato, da gentile si è fatto duro ed imperioso.
Mi prende forte per i polsi e mi trascina verso il divano.
Accidenti a me, me la sono proprio cercata.
Ora sono sdraiata a pancia in giù, come paralizzata, incapace di muovermi.
Lo vedo dirigersi verso il mio trolley, rimasto vicino alla porta di casa. Sono tornata ieri da un viaggio e non l’ho ancora messo a posto. è una valigia molto vecchia, che si sta rompendo e, per sicurezza, l’ho legata con una di quelle corde elastiche con i ganci che si usano sul portapacchi delle auto, anche se i ganci non ci sono più, perché si sono strappati.

Non ho mai fatto una cosa del genere, né con mia moglie né con altre donne, ma le mie fantasie sono spesso popolate da queste piccole perversioni.
Le lego gli avambracci dietro la schiena, con la corda elastica verde che ho tolto dalla sua valigia, e lei se lo lascia fare docilmente.
Ora viene il bello: faccio scorrere lentamente la stoffa della gonna ed assaporo il progressivo scoprimento delle sue cosce.
Ecco, ci siamo. Ha un bel culetto rotondo, che spicca ancora di più sul resto della pelle abbronzata.
La fica invece non si vede, perché è completamente distesa ed a gambe unite.

Mi ha denudata lentamente. Sentivo la stoffa della gonna che risaliva piano piano.
Sono eccitata da morire, mentre le braccia mi fanno male perché ha stretto forte la corda elastica.
Non posso fare nulla, devo solo aspettare che inizi a punirmi. Data la posizione non posso vedere e questo aumenta la mia eccitazione.
Il primo colpo è forte, ha la mano decisamente pesante, poi riduce un po’ la pressione ma, sculacciata dopo sculacciata, la mia pelle si sensibilizza ed il dolore aumenta.
Comincio a gemere, di dolore ma anche di piacere, vorrei toccarmi, ma non posso perché ho le mani legate. Potrei chiedere a lui di farlo, ma non ora, forse quando avrà finito.
Così inizio a muovermi cercando di strusciare la fica sulla stoffa del divano ma la posizione non è delle migliori.

Mi sto eccitando da morire. Vedo il suo culetto che, colpo dopo colpo, diventa prima rosso e poi violaceo, e lei sta godendo, ne sono sicuro.
Ad un certo punto le allargo le gambe. è bagnata fradicia, i peli della sua fica sono tutti appiccicati e le labbra sono gonfie e semi aperte.
Ora mi apro i pantaloni e glie lo ficco dentro. Sarebbe questione di un attimo, ma mi accorgo che trovo più interessante continuare a sculacciarla.

Sono in fiamme, il mio povero culetto è in fiamme per le sculacciate ma anche la mia fica non scherza, mentre mi sento i capezzoli gonfi e duri.
Ho anche gli occhi pieni di lacrime e lo supplico di sciogliermi le braccia o di toccarmi.
‘E’ presto non è ancora il momento’, mi dice lui mentre continua a sculacciarmi.
‘Ti piace da impazzire, vero?’, aggiunge mentre mi passa dolcemente le dita sulla pelle irritata ed io grido di piacere.
‘Se ti è piaciuto finora, vedrai il gran finale.’
Mi sento prendere per le caviglie. Mi tira indietro ed il mio corpo scivola sulla stoffa del divano finché non mi trovo con la faccia immersa nei cuscini, il culo in alto, poggiato sul bracciolo, e le gambe penzoloni.
Con uno sforzo sollevo la testa e guardo in avanti, sulla parete di fondo c’è uno specchio che mi permette di vedere dietro di me.
In brivido mi passa per la schiena: si è tolto la cinghia dei pantaloni.
‘Oh no, questo no, aspetta! Si vedranno i segni. Che gli racconto al mio ragazzo?’
Ricado con la faccia nei cuscini, perché la posizione è troppo scomoda per tenerla a lungo.
Ho paura, ma la faccenda mi intriga. Non sono stata mai frustata, deve essere molto doloroso, e poi i segni rimarranno per sempre?
La prima cinghiata interrompe i miei pensieri.
Sembra leggera, come una carezza calda che attraversa il mio culetto. Il bruciore, fortissimo, arriva dopo qualche secondo. Allora grido, lo prego di smettere, ma non sono convincente, visto che sto disperatamente cercando di strofinare la fica sullo spigolo del bracciolo del divano.
Lui aspetta un po’, poi, quando ho smesso di dimenarmi, mi colpisce di nuovo.

Ho indugiato a lungo prima di colpirla. Non avevo mai fatto una cosa del genere.
è una bella cintura, di pelle chiara, morbida ed intrecciata, non è mica un gatto a nove code, le farà un po’ male ma non le lascerà il culetto sfregiato.
La prima cinghiata ha tracciato una bella traccia violacea.
La ragazza è combattuta, si vede che soffre e gode allo stesso tempo. Per un attimo penso di toccarla: la sua fica è fradicia, gonfia ed aperta, sono sicuro che se ci passo un dito sopra viene in un baleno.
Riprendo a colpirla. Lei, ad ogni cinghiata sussulta e grida e, quando decido che può bastare, le sue chiappe sono piene di segni violacei ed in rilievo.

Sono stanchissima, il culetto mi brucia da morire, voglio solo raggiungere l’orgasmo e poi farmi un bel bagno tiepido.
‘Dai che ci sei quasi, un paio di colpi sulla tua bella fichetta, e sei a posto’, mi dice lui mentre mi allarga le gambe.
A questo punto ho veramente paura. Non credo di poter sopportare delle cinghiate proprio lì. Cerco di alzarmi, ma le braccia legate dietro la schiena ed i piedi che non toccano terra, non mi consentono grandi movimenti, così riesco solo a farmi male alle braccia con la corda elastica.

Forse sto esagerando, frustarla sulla fica è troppo. Che diresti tu se ti prendessero a cinghiate sulle palle?
Piano piano, solo un paio di colpetti leggeri.
Lei ora sta tremando, ma quando le passo dolcemente la cintura in mezzo alle chiappe, riprende ad ansimare.
La colpisco veramente piano, la cinghia quasi si appoggia sulla sua fica dilatata. Grida, inarca la schiena e, quando la cinghia la colpisce per la seconda volta, lei raggiunge l’orgasmo.
Grida, si dimena e quando alla fine le libero le braccia, comincia a passarsi le mani sul culetto arrossato, finché non si accascia sfinita, rimanendo in quella buffa e scomoda posizione, con le gambe penzoloni ed il culo in alto.

è stato l’orgasmo più bello e più potente che mi sia mai capitato, valeva la pena anche se non potrò sedermi per parecchi giorni.
Ora, cessata la tensione, mi cala addosso tutta la stanchezza.
Lui mi scioglie le braccia, però quando dopo un po’ mi aiuta ad alzarmi, mi accorgo che mi gira la testa e non mi reggo in piedi.
Le mie gambe si piegano ed il mio capo si appoggia sul suo petto.
Lui mi tiene stretta e sento il suo cazzo duro dentro i pantaloni. Già deve essersi eccitato non poco anche lui.
E ora?
Lentamente mi lascia scivolare e mi ritrovo in ginocchio.
Sono troppo stanca per fargli un pompino, spero che si accontenti.
Gli apro i pantaloni mentre lui mi solleva la maglietta.

C’è veramente mancato un niente perché venissi dentro i pantaloni.
Ora lei me lo ha preso dolcemente in mano, mente io le sto carezzando i seni.
Ha due bei capezzoli duri e sporgenti, ma non ho molto tempo per sperimentarli, perché sento che sta arrivando.
Sono venuto nelle sue mani, lei se l’è asciugate sui seni e gli ha dato un bacetto sulla punta della cappella, prima di rialzarsi a fatica.
‘Ti prego, aiutami ad arrivare in camera da letto, sono sfinita.’

Mi sono dovuta appoggiare a lui per raggiungere il letto, ora il bruciore è insostenibile e temo che passerò la notte in bianco.
Mi fermo un attimo davanti allo specchio dell’armadio e sollevo la gonna dietro. Il mio povero culetto è completamente arrossato ed i segni delle cinghiate i vedono nettamente, ma temevo molto peggio.
è stato molto carino con me, mi ha aiutata a spogliarmi e mi ha spalmato sul culetto una crema per le scottature solari. Abbiamo pensato che fosse la cosa più indicata. D’altra parte non posso andare in farmacia e chiedere una pomata per le frustate.
Prima che lui se ne andasse ci siamo scambiati i numeri di telefono, magari, quando mi sarò ripresa, potremmo riprovarci.

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