Skip to main content

Quella che non credevo di essere

By 15 Settembre 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Non so come sia potuta ritrovarmi in una situazione del genere, so solo che per una volta mi sono totalmente lasciata andare al sesso, alla passione, all’amore…Forse era semplicemente quello che sognavo da tempo ma non potevo immaginare che la voglia che covava dentro di me avrebbe mi avrebbe poi portato ad abbandonare tutti i miei freni inibitori…Lasciatemi raccontare…ma come ogni bel racconto che si rispetti bisogna risalire a un pò di tempo indietro per raccontare come sono andati i fatti, diciamo qualche mese fa, quando ero una studentessa e stavo preparando il mio ultimo esame all’università. Mi chiamo Francesca, scusate se mi presento solo ora, ma la brama di scrivere mi fa dimenticare anche le cose più banali…”Allora, &egrave tutto chiaro?” Mi scrutava con i suoi due occhi grandi e non riuscivo ad abbassare lo sguardo, mi sentivo terribilmente in imbarazzo, ma incapace di rispondere “Signorina, ce l’ho con lei, allora, &egrave tutto chiaro?” “Si professore mi scusi…” Non faceva altro che fissarmi per tutta la lezione e non perdeva occasione per provocarmi, cosa aveva quell’attempato signore sulla sessantina di così affascinante? Forse il suo magnetico sguardo, forse la sua vita avventurosa di ex sessantottino, così lontana dal mio modo di essere, timida ed impacciata com’ero. Si diceva nascondesse chissà quali segreti, i suoi viaggi, il suo passato da playboy, il suo matrimonio con un’altra prof, così diversa da lui da avere una fama da donna rigorosa che la precedeva, ma ora era solo un uomo brizzolato con un pò di pancetta come tanti, forse non per me, che dai primi banchi lo sentivo con entusiasmo spiegare alla classe tutti i giorni. Una volta ci incrociammo nei corridoi, mi scrutò attentamente “Come va oggi signorina, la trovo in splendida forma” Per nulla infastidità dal suo audace commento gli sorrisi, lui dietro la sua barba ricambiòì, ripensai a quello sguardo mentre studiavo a casa e mi resi conto di quanto potesse essere sciocco prendersi una cotta per un tipo del genere che aveva più del doppio dei miei anni, ero uscita da poco da una lunga storia, alquanto malamente, di quelle che ti fanno pensare che gli uomini sono tutti uguali e non potevo andarmi ad infilare in un’altra tanto complicata quanto assurda. La materia mi prese particolarmente, ci misi tutto il mio impegno, decisa a prendere un bel voto in vista della media finale, sapevo quanto lui fosse rigoroso dietro la sedia della scrivania ed ero convinta che quel trenta, nonostante tutti i suoi sorrisi, sarei dovuta guadagnarmelo. Non mi staccò mai gli occhi di dosso, mi sorpresi di me stessa per quanto rimasi fredda, feci un figurone. Mi sorrise di nuovo, questa volta sapevo che non mi stava nascondendo nulla ma era solo un sorriso di autentico compiacimento nel vedere che finalmente qualcuno era riuscito a ragionare con la testa e non solo ad imparare ogni frase del mio libro. “Le do trenta e lode signorina, sappia che &egrave un premio anche all’abnegazione con cui ha seguito i miei sproloqui dalla prima fila” “Grazie professore…” “Ha già pensato a chi chiedere la tesi?” “…Ehm…veramente professore pensavo proprio di chiederla a lei, sempre se non sia già troppo impegnato…” Non so come mi passò per la testa di dirgli questo, non ci avevo mai pensato, mi sorpresi io stessa di essermi lasciata trascinare dall’euforia del momento. “Ma certo! Sono sicuro che questa sera festeggerà e farà tardi, passi dopodomani dal mio studio e ne parliamo con calma” “Ma no professore, &egrave un periodo un pò così per me, non ho molta voglia di festeggiare la fine degli esami, passerò domattina” “Come vuole lei Francesca…” L’indomani mi recai nell’ufficio del professore con il cuore che mi batteva forte. Parlammo tanto, mi raccontò di quanto fosse cambiata l’università in questi anni, di quanto fossero cambiati gli studenti e mi chiese cosa mi avesse colpito del suo corso. Gli risposi in tutta franchezza che mi aveva catturato l’attenzione e che trovavo fantastico il modo in cui lui sapesse rendere partecipe del suo entusiasmo nel spiegaro chi lo circondava. Mi sorrise come aveva fatto quel giorno nel corridoio, concordammo l’argomento della mia tesi e ci lasciammo con un arrivederci a presto, augurandomi nel frattempo di fare un buon lavoro e mi ricordò che ero a sua disposizione per ogni minimo problema. Passai le settimane successive a lavorare sia sulla mia tesi che nel dare odiose ripetizioni in giro per mantenermi agli studi, ci vedevamo di tanto in tanto nel suo studio per discutere su come stesse procedendo il mio lavoro, poi un giorno accadde qualcosa di nuovo. “Credo di non poterle essere di aiuto ora Francesca, purtroppo sono molto impegnato, dovremmo vederci un altro giorno” “Ma professore…veramente &egrave già la seconda volta che rimanda ed io ho una scadenza da rispettare, credo sia necessario che riveda e firmi la mia tesi il prima possibile” “Ma veramente io…” “La prego professore, si metta una mano sul cuore, non posso permettermi di rimandare tutto alla sessione successiva” “E va bene, venga nel mio studio questa sera dopo le nove, io resto spesso la sera là a lavorare fino a tardi, vedrò di aiutarla” “La ringrazio di cuore, non immagina quanto sia importante per me!” Il nostro rapporto si era fatto sempre più professionale, raramente mi chiamava per nome e mi dava del tu, anche i suoi sorrisi si erano fatti più rari, io del resto mi stavo togliendo dalla testa ogni genere di fantasia mi fossi fatta, anche perch&egrave mi vedevo con un ragazzo in quel periodo e sembrava essere questa la volta buona per ricominciare una seria storia d’amore. Era la prima volta che andavo a trovarlo nel suo studio, era bellissimo, arredato con grande eleganza fin nei minimi particolari. Ci mettemmo al lavoro decisi a finire il prima possibile visto l’ora tarda ma ben presto, tra una chiacchiera e un’altra cominciammo entrambi a divagare. Parlammo dei nostri gusti, mi racconto delle sue esperienze passate all’estero, e, come spesso accade in questi casi, finimmo col parlare d’amore, perch&egrave &egrave naturale che un uomo ed una donna, anche se con tutta questa differenza d’età finiscano cercare sempre questi argomenti. Mi raccontò di sua moglie e del bel rapporto di complicità che si era instaurato tra loro, le raccontai della fama da “stronza” che la precedeva e lui ne fu sorpreso perch&egrave era convinto che era la persona più dolce di questo mondo e di come dopo tanti anni ancora si amavano così tanto. Dopo che gli raccontai la mia passione per il buon vino, mi offrì da bere, questo facilitò la parlantina, ci avvicinammo sempre più, mi passò anche per la testa di dargli un bacio, forse passò anche a lui, ma non sembrava accadere nulla…fino a che lui non mise una mano sulla mia coscia, non credo volesse sedurmi, ma io un pò brilla lo guardai male come per ferirlo, ma in realtà il vino mi stava solo facendo giocare la parte della provocatrice. Stette allo scherzo e non tolse la mano, anzi prese ad accarezzarmi dolcemente e io feci lo stesso sulle sue guance, io questa volta gli sorrisi a mò di sfida, era una sorta di battaglia psicologica su chi si sarebbe potuto spingere più in là. Inebetita dal vino e dal suo sguardo ruppi gli indugi e gli diedi un bacio sulle labbra e subito mi accorsi di come fosse così bello e diverso rispetto a tutti i ragazzi che avevo baciato. Un pò timoroso, ma non si tirò neanche questa volta indietro, persi nei baci e nelle carezze stavamo spingendoci sempre più in là, poi stop. Tornò la Francesca che conoscevo bene e implorai a me stessa e a lui di smetterla perch&egrave mi sembrava immorale potesse accadere una cosa del genere tra un’allieva e il suo professore. In silenzio finimmo il lavoro e tornai a casa con la consapevolezza di aver passato una serata bellissima, allo stesso modo sconvolgente, la colpa fu data al bicchiere di troppo e non ne parlammo più. La discussione della tesi andò benissimo, per la mia gioia mi laureai con il massimo dei voti e anche credo per la gioia del prof che sapeva di avermi preparata al mia meglio. Qualche giorno dopo passai per il suo ufficio, gli regalai per ringraziarlo una bottiglia di un vino pregiato, la stessa costosissima che aveva aperto per me qualche settimana prima. Mi ringraziò e mi parlò di un progetto che aveva in mente e di come fosse convinto che io fossi la persona giusta per aiutarlo. Accettai, del resto il lavoro di ricerca e la possibile carriera accademica erano sempre stati un mio sogno del cassetto. Qualche tempo dopo mi ritrovai dottoranda, pronta a tuffarmi con etusiasmo in questa nuova avventura. Lavoro gomito a gomito con il prof e tutto procedeva per il meglio, era un periodo per me bellissimo che speravo non potesse finire mai. Un giorno come tanti ci ritrovammo nel suo studio e con lui c’era sua moglie Lucia, una bella donna cinquantenne che portava benissimo i suoi anni. Evidentemente gli aveva raccontato tutti i discorsi che gli avevo riferito su di lei e osì scherzammo insieme su come fosse buffo che le persone la percepissero così diversa da come era in realtà. “Ora vi lascio lavorare, mi raccomando tu, fai il bravo” “Ma si amore, ora vai, ci vediamo dopo” Mi disse che sua moglie non era geloso, diceva così solo per prenderlo un pò in giro e lui non ne sembrava infastidito. Pranzammo insieme, poi mi parlò della possibilità di andare insieme ad un piccolo staff dell’università qualche giorno all’estero per completare il nostro lavoro di ricerca. Ne fui entusiasta e così qualche giorno dopo partimmo per la Germania. L’ultima sera passamo una serata tutti in compagnia a cena in un ristorante, fu una serata molto positiva, ridemmo e scherzammo allegramente in compagnia, poi in albergo riaccompagnai il prof in camera e ci mettemo d’accordo su cosa avremmo fatto il giorno dopo. Andai nella mia camera e mi distesi sul letto, diecimila pensieri mi passavano per la testa, ero eccitata dalla bella serata e mi balenò quel bacio e quelle carezze furtive di quella sera nello studio del prof che ancora ci creavano qualche imbarazzo, mi accorsi di essere eccitata anche in ben altro modo, avevo voglia di fare all’amore, con Marco non aveva funzionato e ci eravamo lasciati senza che mai fosse veramente scoccata la scintilla, ero troppo presa dalle mie cose per dividermi con qualcun altro. Ero forse innamorata ancora del prof? No, non credo, ma non riuscivo a smettere di pensare a quel bacio e a quelle carezze, mi venne voglia di sentire di nuovo Marco, mi veniva ancora dietro e quasi inconsapevolmente lo volevo sentire per finirci di nuovo a letto, era impossibile, eravamo lontani, forse si sarebbe arrabiato se lo avessi chiamato a quest’ora ma avevo bisogno di sentire una voce calda maschile come la sua per attenuare i miei bollori. Mi accorsi di aver dimenticato il cellulare nella camera del prof…Senza pensarci corsi lì per riprenderlo, la porta della sua camera era stranamente solo accostata, bussai ma non venne nessuno ad amprirmi “…Posso?” Entrai e sentivo il rumore della doccia nel bagno, evidentemente Giovanni era sotto l’acqua e non mi aveva sentito. Anche la porta del bagno era accostata, non so cosa mi salto in mente ma diedi una sbirciata…il mio prof era lì, come mamma lo aveva fatto ed io ero in quel momento una guardona che spinta dall’eccitazione e dalla curiosità femminile non potevo fare a meno di guardarlo. Nonostante l’età sembrava avere un bel fisico, faceva sport e si vedeva, mi sporsi sempre più per osservarlo bene ma all’improvviso mi accorsi che sotto la doccia non c’era più nessuno e che l’acqua scorreva a vuoto. La porta si aprì, imbarazzata mi porsi indietro e mi ritrovai Giovanni davanti completamente nudo. Ci fissammo, ero imbarazzata ed eccitata allo stesso tempo, anche lui lo era anche se non lasciava trapelare nessun tipo di nervosismo. Era molto dotato, straordinariamente dotato, pensai che in fondo la fama da playboy negli anni non te la costruisci sono con due begli occhi. Ero come ipnotizzata, mi allungai e lo presi in mano. Lo accarezzavo, era solo il principio di una sega, lo sentivo crescere tra le mie dita sempre di più, avevo lo sguardo nel vuoto come imbambolata per ciò che stavo facendo…poi alzai gli occhi e ci guardammo, bastò un attimo, mi avvicinai e gli diedi un bacio poi mi inginocchiai e avvicinai la mia bocca al suo cazzo. Era grosso, sicuramente il più grosso che mi ero mai ritrovata in bocca, aveva un buon sapore, gli passai la lingua sul glande mentre con le mani presi a massaggiarli i testicoli. Feci questa cosa più volte, mi avvicinavo e poi lo lasciavo andare, incerta sul quando dare un affondo più deciso. Cominciai a leccarlo sempre più evidamente, tutti i ragazzi mi avevano sempre detto che avevano delle bellissime labbra e anche lui mi sembrò gradire. Poi lui fece una cosa che avrebbe fatto arrabbiare la vecchia Francesca che conoscevo, mi prese dietro la nuca e poco alla volta mi spinse verso di lui, lo lascai fare, ormai avevo deciso di lasciarmi totalmente andare. La mia eccitazione saliva, mi premeva sempre più forte, quasi ostacolava il mio pompino, evidentemente anche lui aveva gli ormoni a mille e ora stava cercando quasi di scoparmi in bocca. Alzai lo sguardo e lo guardai come per dirgli “Questa sera sono tua, ti farò tutto quello che vorrai” Lo leccavo cercando il più possibile di assecondare il ritmo che lui mi stava dando e di riuscire il più possibile ad assaporare ogni centrimetro del suo membro. Provai a metterlo in bocca quasi completamente ma rinunciai, le dimensioni erano proibitive. Sentivo il suo respiro affannarsi, sentivo che stava godendo ed ero felice per una sera di essere la sua puttana. Lo leccavo e poi leggermente mi tiravo indietro, mi sentivo una troia consumata di quelle che si vedono nei film porno. Poi il ritmo che mi impose si fece serrato, gli presi la cappella tra le labbra e lavoraravo con la lingua, poi sentii che stava cercandosi di tirare leggermente indietro…mi venne in bocca completamente, senza che potessi schivarlo, senza che mi diede scampo di evitare tutto questo. Avevo il suo sperma sulla mia lingua, sentii il suo mugulio di piacere e continuai, depositai lo sperma sul suo glande e lo leccai di nuovo e di nuovo ancora fino che poco alla volta non si ritrasse e lo ebbi ripulito ben bene…Mandai giù ed era veramente molto tempo che non facevo una cosa del genere. Mi alzai, ci baciammo di nuovo come prima ma adeso tutto aveva un sapore diverso. “Ti stavo aspettando, lo sapevo che saresti venuta…” “Mi hai letto nel pensiero…” Prese a spogliarmi, io la lasciavo una volta ancora fare, mi slacciò il reggisemo e mi tirò via la gonna. Poi fu lui a chinarsi, mi carezzoò le gambe partendo dai piedi, poco alla volta, quasi come a volermi fare il solletico le sfiorava soltanto. Sentivo dei prima poco ala volta che si avvicinava all’inguine, fece la stessa operazione più volte, mi sfiorò ora anchela passerina. Ero bagnata, le sue dita erano abili come la mia lingua prima a dargli piacere e poi a toglierlelo un attimo dopo. Ero inebetita mentre mi toglieva le mutandine fradige, si alzò cercando la mia complicità. Presi l’iniziaiva, gli diedi la mano e ci dirigemmo sul letto, mi fece stendere e divaricare le gambe, poggiò le sue labbra sulla mia vagina e mi regalò un nuovo brivido. Prese a leccarmi, era bravo, molto bravo e credo di non aver mai provato una simile sensazione. Sapeva il fatto suo, sapeva giocare con il mio clitoride, stava riusciendo a farmi urlare dall’eccitazione. Stringevo forte le lenzuola, poi chiusi le gambe, era uno scatto istintivo, stavo venendo in un orgasmo fantastico. Per nulla intimorito continuò, voleva farmi impazzire, voleva leccare ogni goccia dei miei umori, quando l’orgasmo arrivò ustrinsi fortissimo le lenzuola stropicciate e urlai incurante del fatto che qualcuno potesse sentirmi. Alzò la testa, si buttò sui miei seni senza darmi tregua, giocò con le sue dità sui miei capezzoli, poi mi palpò, così brutalmente che mi fece un pò male, ma così inaspettatamente che non vedevo l’ora che ci provasse di nuovo. Ci baciammo più volte, ora il sapore dei suoi baci era quello del mio piacere “Sei pronta?” Non aspettò che risposi, si tirò sù, divaricai le gambe ben ben ed ubriaca di piacere mi preparai ad accogliere il suo cazzo dentro di me. Non riuscì ad entrare nonostante fossi lubrificata ben bene, ci riprovò un pò scocciato “Fai piano…stai attento” Non avevo mai ricevuto un simile calibro, avevo paura potesse farmi male, divaricai le gambe il più possibile, mi passo le sue dita sulle labbra della mia vagina poi fece sntrare la sua grossa cappella poco alla volta. Prendevo la pillola, ma non gliene avevo mai parlato, anche se non fosse stato così non potevo fermarlo. Si spinse dentro con forza accarezzando con il suo cazzo le pareti della mia vagina, ora era dentro di me, lo sentivo e desideravo che mi scopasse il più a lungo possibile. Mi fece male, si ritirò indietro e ci riprovò, sentivo solo il suo glande ma questo mi bastava per darmi una sensazione mai provato con nessun altro uomo prima. Mi mise una mano dietro la schiena e mi tirò sù, poi ancora fino a che non toccai la parete. Ora mi prese con forza, spinse il più possibile, il piacere e l’eccitazione si confondevano, stavo godendo come una matta, volevo essere sfondata, volevo essere la sua puttana e volevo godermi il più possibile queli centrimetri del suo corpo. Poco alla volta trovammo un ritmo tra le nostre due voglie incontrollabili come nel pompino di prima, ci muovevamo a ritmo e sembrava funzionare.Ebbi un’orgasmo molto forte quando lui mi prese le natiche, mi strinse forte, aveva delle mani grandi e delle braccia forti, quella era una delle mie parti più sensibili. Mi riversò dentro il suo seme, volle proseguire fino quasi a volermi riempire completamente. Crollamo sfiniti, l’uno accanto all’altro, gli diedi un bacio, poi un’altro ancora. Restammo lì in silenzio per diversi minuti, mi offri una sigaretta, eravamo scarichi ma allo stesso tempo avevamo entrambi voglia di ricominciare. Ma sapevamo benissimimo che di occasioni ne avremmo avute tante di qui a venire…

Sarei felice di leggere le vostre sensazioni
lunetia@hotmail.it Diventammo amanti, approfittamo di ogni momento di pausa possibile dal lavore per incrociare le nostre lingue, per finire nello stesso letto, per darci piacere l’un l’altra. Ero sempre più presa da questa stori, lui invece cercava sempre di mantenere un pò di distanza, sapevo quanto amasse sua moglie, mi parlava spesso di lei, del loro rapporto libero, ma questa volta evidentemente si era spinto un pò troppo in là. Era misterioso quando mi parlava della sua vita sessuale, delle sue precedenti storie o avventure, forse stava solo giocando con me, forse cercava qualcosa in più anche lui, non so, ma la nostra liason sessuale procedeva per il meglio ed avevo solo voglia di godermela finch&egrave sarebbe durata senza farsi troppe seghe mentali. Sempre più frequentemente andavo a casa sua, una stupenda casa in centro, arredata in modo lussuoso, a volte insieme agli altri dello staff, a volte da sola, sempre comunque non smettevo di guardarlo, di provocarlo, di cercare di comunicarli “Dai, molliamo tutto e facciamo l’amore”, una volta mi prese in bagno, fu eccitante pensare che di là c’erano gli altri che si chiedevano che fine avessimo fatto, la nostra storia comunque rimase segreta a tutti, nonostante avessi una voglia matta di raccontarlo alle mie amiche, perch&egrave così era giusto che fosse. Un giorno eravamo soli, stavamo chiecchierando del più e del meno quando lui mi invitò a dargli piacere con la mia bocca…mi piaceva quando lui mi dava degli ordini, questo mio piccolo lato masochistami faceva sentire ancora più troia e sapevo di essere brava a fare pompini, lo sapevo perch&egrave ormai lui evitava di mettermi le mani dietro la nuca, i nostri movimenti erano sempre meglio sincronizzati, ormai ci conoscevamo a memoria l’uno con l’altra. Così mi chinai, gli sbottonai i pantaloni, abbassai gli slip e tirai fuori il membro, già eccitato. Cominciai a lavorare con la lingua sul suo glande, poco alla volta, l’atmosfera era magica, il profumo d’incenso rivestiva la stanza, tutto sembrava perfetto ma io non so perch&egrave avevo una strana sensazione addosso, come se avessi avuto un rigurgito di pudore che m impediva di sciogliermi totalmente. Mentre continuava a lavorare con la bocca mi chiedevo tra me e me come avessi potuto ridurmi così, come una puttana che lo fa a comando…quando all’improvviso sentii un rumore provenire dall’altra parte della stanza…Un pò perch&egrave non me la sentivo di mollare il mio amato prof così, un pò perch&egrave le sue mani non facilitavano il fatto che mi girassi non mi voltai a cntrollare ma anzi intesificai il ritmo decisa a farlo venire il prima possibile. Sentivo i suoi mugoli e la sua cappella nella mia bocca, la allargavo dolcemente cercando di contenere il più possibile quel ben di dio. Poi lui venne tra le mie labbra, un leggero rigagnolo di sperma mi colava su un lato della guancia, con il suo pene umido cercai di raccoglierlo poi continuai fino a raccoglierne ogni goccia come sapevo che lui amava che io facessi…Quando con la coda dell’occhio vidi che sulla soglia della porta c’era un’ombra…mi bloccai, doveva essere Lucia, ero sicura che fosse lei…mi sembrava di sentire nella stanza misto all’incenso anche il suo inconfondibile profumo,, mi voltai quasi di scatto, ma scoprii che non c’era nessuno…Ero eccitata dal terrore che qualcuno potesse scoprirci, terrorizzata ma allo stesso tempo eccitata come quando lo facevamo inmacchina il mio ragazzo…Ci abbandonamo sulla poltrona e facemmo l’amore, lui mi disse che in casa non c’era nessuno, che Lucia era impegnata all’università e che non sarebbe mai rientrata prima della sera, mi tranquillizzò. Ripensai a quanto accaduto, ero imbarazzata dal fatto di dover parlare ogni giorno, era una donna brillante e simpatica, che aveva rinunciato ad una possibile carriera per meglio poter seguire il lavoro del marito e per stargli accanto di più nella vita privata, avevo un grosso segreto da nascondergli e con il tempo avemmo modo di collaborare più volte. Diventammo praticamente amiche, la accompagnai anche a fare shopping qualche volta, mi consiglio su un vestito nuovo e sul colore delle lenzuola per la camera da letto, la stessa camera dove io e suo marito ci rifugiavamo ogni qual volta potevamo. Parlavamo di tutto, mi chiedeva sempre di me, della mia vita privata, le raccontai le mie ultime delusioni con gli uomini e lei sembrò interessata, avevamo molte più cose in comune di quanto potessi immaginare. Mi raccontò di qualche scappatella di Giovanni avvenuta qualche anno prima, di come le fosse rimasta sempre accanto, perch&egrave sapeva che si amavano, mi diede anzi l’impressione di avere un controllo totale sul marito anche se evidentemente nella realtà non era poi così. Mentre mi parlava mi fissava, mi raccontò di una sua studentessa trovata con la bocca tra le coscie del marito un giorno che era rientrata prima dal lavoro…Arrosii…E se quella ragazza di cui parlava fossi stata io? Evidentemente percepì il mio imbarazzo ma continuò a raccontare tutti i particolari, di come avesse voluto spintonare quella squaldrina per farle vedere come si faceva veramente un pompino. Era strano vedere delle parole volgari sulla bocca di una donna così elegante, mi affascinavano le storie che mi raccontavano, una volta mi parlò di come restituì pan per focaccia a suo marito con un giovane conosciuto una sera con una sua amica. Mi parlò di come fosse stato eccitante farsi portare a casa sua e di come l’avesse sbattuta più volte dedicandogli ogni tipo di attenzione. Mi parlò di un altro ragazzo conosciuto su una spiaggia e di un suo giovane allievo, ne parlava come se fosse accaduto ieri anche se le parole si riferivano a tanto tempo fa. Mi parlò con disinvoltura di quella volta che l’avevo fatto all’aria aperta e con il pericolo di essere scoperta e di quell’altra che aveva concesso il culo ad un suo spasimante. “No…io non ho mai provato…un pò mi spaventa, forse non ho ancora conosciuto la persona giusta…” “Dovresti farlo cara, nella vita, soprattutto nel sesso, bisogna sempre essere aperti ad ogni tipo di esperienza” Per la verità ci avevo provato una volta con un mio precedente ragazzo, viste le sue insistenze, ma non aveva funzionato, un pò per l’inesperienza, un pò per paura. Giovanni sapeva toccarmi nel modo giusto, sapeva usare le sue dita per stimolare il mio orifizio, sapeva accarezzarmi le natiche, mi piaceva da morire, mi eccitava nello stesso modo in cui mi eccitai, tra la mia vergogna, che un uomo mi palpò il sedere sull’autobus o di quella volta che ad un concerto un ragazzo si strofinò più volte sul mio fondoschiena e mi fece sentire il suo cazzo…C’era malizia nelle parole di Lucia, era davvero una bella donna, non dimostrava i suoi cinquanta e passa anni, aveva un bel fisico sodo e nulla da invidiare ad una ragazza della mia età. Doveva essere una troia consumata, una vera e propria tigre a letto, forse lei era quello che io sarei diventata se avessi proseguito sulla strada della perversione che avevo intrapreso nel rapporto con Giovanni. Un giorno accade qualcosa che mi fece ancora più stupire di me stessa…Stupidamente mi versai il caffe sulla mia camicetta bianca, andai in bagno per pulirmi quando Lucia entrò e si offri di aiutarmi. Si avvicino a me con un batuffolo e prese a strofinare delicatamente proprio all’altezza del seno. Non c’era modo di pulirmi, credo lo sapeva anche lei che era inutile strofinare in quel modo, ma forse non era quello che cercava. Il batuffolo di cotone scrutava ogni zona del mio seno, mi sfiorò i capezzoli, sentii un brivido scuotermi…”Spogliati” Mi tolsi la camicetta senza farmelo ripetere due volte “Hai sporcato anche il reggiseno…” Passo il batuffolo e poi le sue dita sui miei capezzoli, era vicinissima a me, ne sentivo il respiro, e lei sono sicura sentisse il mio affannarsi e il mio cuore battere sempre di più. Quella donna mi affascinava terribilmente, così elegante e troia allo stesso tempo, così brava da tenersi legata tutto questo tempo il marito accanto. I miei capezzoli divennero turgidi, quando con le sue dita passò sul solco dei miei seni sentii un altro brivido di eccitazione…Non ero in grado di stabilire fino a dove fossi potuta spingermi, fatto sta che di là c’erano gli altri e non si poteva continuare, così mi presto una sua camicetta e mi sorrise, poi la ringraziai imbarazzata di quanto aveva fatto per me, lei ricambiò con una pacca sul mio sedere. Non mi aspettavo questo, era una parte di me molto sensibile e la avvertii immediatamente, era come se quella volta al tavolino del bar avesse letto nei miei pensieri. Ero sconvolta da quell’incontro ravvicinato, prima il sesso col vecchio prof, poi un pompino col rischio di essere scoperti, adesso addirittura fantasticavo con una donna…Erano una bella coppia, mi attraevano entrambi, ed entrambi in fondo mi piacevano allo stesso modo. Avevano una bella casa, un lusso non sfrenato, una cultura gigantesca, libri ovunque compresi quelli di letteratura erotica che scoprii in un angolo della cameretta che avevano di fianco al bagno. Quella doveva essere la loro alcova, non feci mai l’amore lì con Giovanni, evidentemente farlo lì lo avrebbe fatto sentire ancora di più in colpa di aver tradito la sua slendida moglie. Ero contenta tuttavia di aver violato quel luogo per loro quasi sacro e di essermi stesa su quel letto e di aver sbirciato nei loro cassetti, mi aiutava a sentirmi un tutt’uno con loro, parte di quella coppia che sognavo. Quando mi invitarono a cena a casa loro, scelsi un abbigliamento provocante, una minigonna senza calze e una camicetta nera aderente che lasciava suggerire l’armoniosità delle mie forme. Non lo so perch&egrave mi vestii così, non &egrave il modo in cui si va vestiti a casa di una coppia di mezza età ma lo feci senza pensarci troppo, in fondo ea estate e scegliere un abito castigato sarebbe stato ridicolo. In fondo mi piaceva vestirmi così, avere gli occhi degli uomini addosso, stare a casa loro mi faceva essere a mio agio. Così andai a trovarli, la serata fu magnifica, la loro domestica aveva superato se stessa e ci aveva regalato dei manicaretti imbattibili. Anche il vino era ottimo e soprattutto abbondante, tanto che dopo poco cominciai a sentire l’alcool salire e il cuore battere nelle mie tempie. Parlavamo delle nostre vite, di quanto avessero desiderato un figlio ma nonostante gli sforzi non ci erano riusciti, Lucia mi raccontò del loro incontro galante, della prima volta che si erano baciati e del loro primo rapporto sessuale. Parlai anch’io delle mie avventure, mi sciolsi grazie al vino e grazie alla bella atmosfera che si era creata e così gli raccontai tutto di me per la prima volta di fronte ad entrambi. Lucia aveva un abito da sera molto bello, era sempre elegante anche a casa sua, una gonna appena sopra il ginocchio che lasciava intravedere le sue gambe, le fissai spesso e trovai che sarebbe stato meraviglioso arrivare alla sua età in quella condizione fisica. Giovanni mi invitò a togliere le scarpe per stare più comodo in poltrona, così feci, provocandolo accavai le mie gambe sotto il suo sguardo lasciando intravedere le mie mutandine, poi gli regalai un sorriso malizioso. Di serate così con il mio prof ce n’erano stata qualcuna ed era sempre finita con un amplesso, questa volta non sembravo rendermi conto che non poteva essere così perch&egrave c’era anche sua moglie lì con noi…”E’ tanto che scopate?” Il silenzio calò nella stanza…”Francesca…sto parlando con te, da quant’&egrave che scopate voi due?” “…Ehm…veramente io…” Ero imbarazzata da morire, volevo sprofondare di fronte al suo sguardo di sfida, mi accorsi di essermi spinta troppo in là in questo pericoloso gioco. Non sapevo cosa fare, sarei voluta scappare, cercai lo sguardo di Giovanni, ma anche lui mi guardava con gli stessi occhi di sua moglie, un suo leggero cenno del capo mi diede la spinta per parlare. “…Veramente &egrave successo ma…non potevo aspettarlo…scusa Lucia…sono imbarazzata…” Non sapevo bene cosa direi, come una sciocca ragazzina pensavo a quale potesse essere la scusa migliore. “E’ successo solo una volta…” Lucia mi sorrise, “Guardo che non devi giustificarti, io so tutto” Pensai a quella volta che mentre facevo il pompino a Giovanni avvertii quella presenza, doveva essere lei, ora non c’erano dubbi, e cos’ come quella volta che mi raccontava di quando sorprese quella ragazza tra le coscie di suo marito, quella dovevo essere io…”Giovanni mi ha parlato molto di te, so quello che accade tra voi e ho anche assistito più volte” Non immaginavo che le cose potessero prendere questa piega. “Sei molto bella e giovane Francesca, sei anche una ragazza molto intelligente e sembri essere brava a letto, sembri anzi avere tutto quello che serve per far felice un uomo, non posso competere con te…” Mi sentivo mortificata “Ma no Lucia sei tu che sei…splendida” Intervenne Giovanni “Non preoccuparti Francesca, fa tutto parte del nostro gioco e della complicità che in questi anni abbiamo creato tra di noi” “Francesca, vorresti venire a letto con noi?” La proposta di Lucia pesava su di me come un macigno, sapevo che non c’era altra risposta posssibile che il si, rimasi zitta, intontita dal vino e dalla situazione che si era creata. Lucia mi prese per la mano e mi fece alzare, Giovanni mi prese per l’altra, ero in loro possesso ora…”Seguici” Mi accompagnarono nella loro alcova, in quella bellissima stanza che era la loro alcova amorosa. Giovanni mi lasciò la mano e si allontanò per accendere delle candele. Lucia mi girò con forza verso di me e fissandomi gli occhi mi diede un lungo bacio…non seppi ricambiare adeguatamente, non pensavo fosse così aggressiva e passasse subito allìazione. Non avevo mai baciato una donna, forse non avevo mai neppure baciato una persona con quel carisma. Fu sconvolgente e bellissimo allo stesso tempo avere la sua lingua che mi scrutrava, poi si stacco, cominciò ad accarezzarmi sapientamente come aveva fatto quel giorno in bagno e mi baciò prima sul collo poi dietro l’orecchio. Giovanni le aveva raccontato dei miei punti sensibili o forse se n’era accorta lei spiandoci, fatto sta che appogiò le sue manisui miei fianchi e mi diede un altro bacio in bocca, questa volta, passato lo stordimento iniziale seppi ricambiare nel modo giusto, aveva delle labbra morbidissime, era una sensazione magica, indescrivibile. Giovanni si appoggio dietro di me e prese a baciarmi sul collo come aveva fatto sua moglie prima, con una mano mi palpava i seni con l’altra mi slacciò la camicetta. Mi liberai di lei mentre Lucia sapientemente mi sfilò anche la minigonna, continuavamo a baciarci, era un lungo incessare di lingue che si incrociavano, la mia, quella di Lucia e quella di Giovanni. Ciascuno di noi baciò più volte l’altro, non avevo più il reggiseno, no me ne ero neanche accorta e sentivo che Lucia premeva contro le mie mutandine, mi fece cenno di aiutarla presa com’ero tra le mani del marito che non lasciavano tregua ai miei seni. Mi tolse le mutandine e si buttò in mezzo alle gambe, provai un brivido, intenso, la sua lingua era calda, mi stavo bagnando terribilmente. Andò avanti per poco, giusto il tempo di riscaldarmi un pò, poi si tirò su e chiese al marito di lasciargli la mia bocca un pò anche per lei…Il mio corpo era nuda in mezzo a loro due ancora vestiti come in quel celebre dipinto, mi sentivo una puttana e quella sera volevo esserlo per entrambi…Ci abbandonammo sul letto e continuammo i nostri giochi, Lucia era brava, molto brava a stuzzicare la mia passerina, sapeva esattamente quello che una donna voleva perch&egrave lo era anche lei. Andammo avanti per qualche minuto poi Giovanni si staccò e cominciò a spogliarsi aiutato dalla moglie che lo baciava e accarezzava dappertutto, lei mi invitò a fare lo stesso con lei…Obbedii e sebbene il mio impaccio nell’accarezzare in quel modo il corpo di una donna riuscii nel mio compito e ben presto ci ritrovammo tutti e tre nudi sul letto. Il cazzo del prof era in tiro, eccitato come mai lo avevo visto prima d’ora mentre Lucia mi stimolava con la lingua il clitoride. Mi offrì il suo maestoso cazzo, lo presi in bocca, nonostante l’avessi fatto altre volte questa qui mi sembrava la prima, gli leccai il glande e cominciai il mio bel pompino distratta dai brividi che mi procurava Lucia. Lei si avvicinò alle mie labbra, io mi scansai e lei prese a succhiarlo, ci alternavamo, lei era brava a farselo entrare quasi tutto in bocca a differenza mia. “Non lo far venire” mi disse Lucia, poi tornò a dedicarsi alla mia vagina, si distese, mi allargò dolcemente le gambe e si tuffò tra loro riprendendo quello che aveva interrotto prima…Stavo morendo dal piacere, volevo essere penetrata ma Lucia non sembrava d’accordo, reclamavo che le sue dita mi prendessero come faceva il cazzo del marito, ma lei voleva portarmi sempre un attimo prima della soglia dell’orgasmo…Giovanni guardò sua moglie, si staccò dalla mia bocca e venne tra le mie gambe, ora mi leccavano entrambi, stavo impazzendo, non riuscivo più a contenermi quando il prof si fece coraggioe capì che quello era il momento giusto per penetrarmi. Lubrificata com’ero non ebbi problema a prendemi tutto quel grosso arnese, Lucia si avvicinò al mio cuscino “Ora fai divertire un pò me ti va?” Non riuscivo a risponderle perch&egrave il marito mi stava sbattendo con forza. Lei divaricò le gambe e appoggiò la sua figa sulle mie labbra invitandomi a leccarla, ma era impossibile, stavo soffocando e venendo sotto i colpi che mi dava Giovanni. Riuscii comunque ad assaporare il sapore della sua vagina e mi sembrò un buon sapore. Si spostò mentre un orgasmo mi prese tutta, urlai il mio godimento, Giovanni venne poco dopo inondandomi la mia fica del suo sperma, questa volta sembrava non finire mai. Aprii gli occhi con il cuore che mi batteva forte per il piacere appena provato, Lucia mi stava accarezzando i capelli “Amore ti va di finire quel discorsetto tra noi due mentre Giovanni si riprende?” Andai con la mia lingua sulla sua fica e cominciai a leccarla…non sapevo assolutamente cosa fare, davo delle leccatine come quelle che regalavo al marito all’inizio dei nostri rapporti orali. Lei sembrava gradire e il suo piacere in quel momento era il mio piacere….Continuavo, poi mi dedicai al suo clitoride, che era ben più grosso del mio, la sua vagina era sapientemente depilata, come mi aspettava da una donna di quella classe. Mi disse di continuare, io lo feci, mi spinsi ben oltre andando ad esplorare con la mia lingua ogni angolo di lei. Lucia mi prese per la nuca, come faceva il marito e mi spinse con forza dentro, voleva che la scopassi con la mia lingua…così feci, lei mugolava, io a malapena riuscivo a respirare immersa nel suo piacere. Mi premeva forte, voleva farmi sentire dentro ogni parte di lei, venne più volte credo, tra dei deliziosi urletti di piacere. Io avevo la bocca impiastriccata dei suoi umori vaginali, si tolse via, mi prese con forza per le spalle e mi invitò a tirarmi sù, poi mi diede un bacio, forte e passionale come il piacevo che io le avevo dato, aveva un sapore diverso, era terribilmente porco baciarsi con il sapore della sua fica ancora sul mio palato. Avemmo un attimo di tregua, Giovanni era dietro di me, vidi che era di nuovo in tiro, era in forma per la sua et, poi Lucia mi aveva confessato che ogni tanto usava il viagra ma credo a guardare il bacio che mi stavo dando con sua moglie si fosse eccitato chiunque. “Anche noi abbiamo lasciato un discorsetto in sospeso…” E così mi infilo di nuovo il suo cazzone in bocca, ricominciai il pompino, ero passata con scioltezza dalla fica di sua moglie al suo arnese. Non c’erano più dubbi, ero uno strumento del piacere nella mani di quella coppia così perversa…Lucia questa volte però si spinse oltre, cominciò prima a palparmi le natiche, poi mi cominciò a stimolare con le dita il buco del culo. Ben presto si abassò e mi leccò più volte, dei brividi mi scosserò così forti da farmi accartocciare su me stessa e da lasciare per un attimo quel cazzone. Aveva qualcosa sulle dita, sembrava una crema, forse erano ancora gli umori della sua fica…Mi massaggiava abilmente il buco, non seppi resistere, le implorai di continuare. Mi infilò un dito in culo senza problemi, mi faceva male, più che altra non ero abituata a sentirmi dentro un corpo estraneo. Salì lungo il mio corpo e appoggiò la sua bocca al mio orecchio “Sei una zoccola ma sei la nostra zoccola ricordatelo” Le sue parole volgari mi facevano eccitare ancora di più, presi a spompinare sempre più forte il marito, volevo dimostrarle che la più troia ero io. Presa dal piacere senza accorgermene mi infilai una mano tra le cosce, c’era ancora un pò della sperma di Giovanni. Con l’altra cercavo di fermare Lucia che ora stava davvero esagerando, voleva essere lei a deflorare il mio cuolo, lei e nessun altro uomo. Il dolore presto lasciò il passo al piacere…stavo godendo…Giovanni nel momento giusto venne nella mia bocca e sulle mie guance, Lucia colse l’occasione al volo e con un bacio tolse lo sperma del marto dalle mie labbra e mi ripulì completamente, mi diede l’ultimo colpo con il suo dito, poi andò dal marito e si scambiarono un dolcissimo bacio allo sperma, ora eravamo veramente una cosa sola. Fumammo una sigaretta e a turn ci sciacquammo, eravamo tutti e tre sconvolti da questa serata stupenda. Lucia preparò il letto mentre io ero in bagno, mi faceva male il culetto e cercai di dargli sollievo con un pò di acqua fresca. Tornai in camera e li trovai che scopavano, Giovanni sotto e Lucia sopra, mi sembrava di disturbare la loro privacy e così provai ad andare via ma Giovanni mi fece senno di avvicinarmi. Guidò la mia mano sui seni di Lucia e sui suoi fianchi, le accarezzerai le gambe, provai timidamente a toccarle l’orifizio anale come aveva fatto lei prima con me. Poi infilai la mia testa in mezzo a loro e presi a leccare i genitali di entrambi, questo fece in entrambi aumentare il godimento e diedero un’accellerata ai loro colpi cercando al tempo stesso di riservare un angolo tutto per me tra di loro. Quando finirono si misero uno ad un lato ed uno all’altro di me, mi accarezzavano e mi riempivanoo di coccole, non mi interessava più che lei era un maturo professore e lei la sua compagna, ora erano solo Giovanni e Lucia, la mia coppia, ed io volevo essere parte di loro e farli godere fino all’impossibile. Fu bello addormentarsi avvinghiati tutti e tre ripensando a quanto era accaduto…La mattima dopo non ci fu nessun imbarazzo, loro si svegliarono prima di me e li sentivo parlare in cucina. Affacciai la mia testa alla porta “Buongiorno! Lucia, hai qualcosa da prestarmi, non ho nulla da mettere addosso…” Si avvicinò alla porta “Ma no cara, resta pure nuda, ci piaci così, hai un bel corpo e ci piace ammirarti…” Mi diede il bacio del buongiorno e mi stordì per quanto fosse bello, andai da Giovanni completamente nuda e baciai anche lui…ci sedemmo al tavolo e prendemmo il caff&egrave come se nulla fosse, la giornata era arrivata e la vita proseguì…I nostri incontri si fecero frequenti, ci furono nuove situazioni, un giorno mi proposero di trasfermi da loro per poter risparmiare soldi sull’affitto. Accettai e così cominciò la nostra vita in tre, ogni tanto uscivamo a cena tutti e tre insieme, poi andammo anche in vacanza rigorosamente in tre, sapevo che c’era qualche malelingua che cominciava a spettegolare ma fummo bravi a tenerci sempre molto riservati, dormivamo nello stesso letto, il sesso era sempre diverso e sempre soprattutto più eccitante…i giochi stavano cambiando, ero sempre più spesso io al centro di ogni totale attenzione della coppia, dovevo dare piacere ad entrambi, obbedire quando lo richiedevano ai loro ordini, ma non ci fu mai nulla di sadico in loro, sapevo che accontendadoli, loro avrebbero calmato i miei bollori. Conoscemmo nuove persone, sperimentammo nuove cuose, ci lasciammo andare ad ogni nostra pervesione, non era più importante rispettare le idee di ciascun altro perch&egrave ormai quando eravamo a letto ragionavamo con una testa sola…Ogni timore e ogni briglia &egrave stata sciolta, quello che rimane ora &egrave solo piacere…

Sarei felice di leggere le vostre sensazioni
lunetia@hotmail.it

Leave a Reply