Skip to main content

Ripensandoci anni dopo…

By 23 Aprile 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Sentivo il sudore bagnarmi il corpo mentre salivo a scoprire quello che per mesi e mesi avevo sognato: le mie esperienze erano legate a discorsi fatui tra i banchi della scuola e a qualche rivista erotica letta di nascosto in camera; ricordo quante volte quelle foto avessero fatto parte delle mie prime esperienze sessuali.
Adesso vivevo una storia vera! In quella barca per turisti ci lavoravo, le occasioni di conoscere ragazze e farci amicizia erano molte, così, quando quella ragazza sui trent’anni mi aveva chiesto cosa avrei fatto quella sera, per poco non caddi in acqua: ero un ragazzino di quattordici anni con le pulsioni e i desideri repressi dai tempi che vivevamo, l’inizio degli anni settanta erano ancora restrittivi sul sesso.

Ricordo che un film, dove si vedeva un seno, era vietato ai quattordicenni: a pensarci adesso, viene veramente da ridere.
Tornando a quella volta, ricordo che le dissi subito che ero libero e che sarei uscito volentieri con lei, ricordo la mia decisione e il mio terrore mentre mi diceva:
– A me basta che stasera mi fai vedere la barca con calma…
Avevo capito il significato di quella frase e per tutto il giorno non feci altro che pensare a come mi dovevo comportare: la verità era che io non sapevo come comportarmi!
Quella sera d’estate, in una notte stellata e calda, mi vestii con quello che credevo fosse più bello e, sospirando intensamente, andai a scoprire il sesso vero.
Lei era la tipica bellezza teutonica, si chiamava Anna e quando la vidi arrivare sulla banchina del porto tremavo come una foglia: vestiva con un abito leggero, bianco, semitrasparente, io guardavo i suoi seni ipnotizzato, a quel tempo mi sembravano enormi e, per quanto cercassi di guardarla in viso, inevitabilmente, gli occhi rimanevano ipnotizzati sui seni e sulle cosce.

Mi prese la mano:
– Portami a conoscere la barca dove lavori.
Mi risvegliai dal mio torpore erotico, camminammo per qualche centinaio di metri, continuavo a guardarmi attorno sperando che qualche mio amico potesse vedermi. Anche in quel momento, l’orgoglio superava ogni cosa.
La passerella che dava alla barca era appoggiata all’interno, feci un salto atletico e salii sulla barca, cercavo di dimostrarmi uomo in tutti i miei comportamenti, oggi mi rendo conto che ero solo un bambino impaurito ed eccitato per quello che stava per accadere.
Calai la passerella adagiandola sul molo e allungai la mano per aiutarla a salire, Anna era bellissima ai miei occhi, guardai quelle cosce tendersi nel salire e intravidi la stoffa delle sue mutandine.

Al solo vederle ebbi un’erezione violenta, con il braccio sfiorai i seni e cominciai a tremare di nuovo.
Il mio farla passare per prima fu scambiato per un atto di galanteria, in realtà io volevo guardare il suo sedere danzare sotto il vestito: la feci scendere sotto coperta e fu sesso, non ebbi tempo neanche di parlare, la sua bocca cercò la mia e le sue mani cominciarono a toccarmi dappertutto, vivevo incredulo quel momento con la paura di eiaculare subito per la troppa eccitazione.
Ero già alto e sviluppato per la mia età, ma dentro ero un bambino impaurito, cercai di salire sotto le gonne per toccare quello che da sempre anelavo, ero sudato e mentre bianca aggredivo quelle cosce, le sue mani erano sui miei calzoni e poco dopo, sotto lo slip; il tempo di realizzare cosa mi stava toccando che venni, imbrattando tutto quello che era possibile.
Quello fu un momento veramente imbarazzante, fortuna che Anna non diede importanza al fatto, anzi, portò la mano alla bocca, aprì le labbra e guadandomi disse:
– E’ troppo prezioso per sprecarlo…
Il venire in quel modo violento e inaspettato non aveva creato nessun danno alla mia erezione, era come se fosse stato una piccola pioggia nel deserto, tornai in me, spinsi forte la mano contro lo slip, rimasi stupito che fosse bagnato, poi goffamente, cominciai a muovere le dita da tutte le parti:
– Calmati tesoro, non scappo via.
Non sapendo cosa fare, a quel punto mi fermai e aspettai, lei mi sorrise e andando verso i propri slip, cominciò a farli scivolare piano; per la prima volta vidi la magnificenza di una vagina, quel pelo biondo era come la cioccolata più desiderabile…la guardai, guardai i suoi seni e come risvegliandomi da un sonno profondo, mi buttai su di essi palpandoli impietosamente.

Ancora una volta lei mi fermò:
– Aspetta…
Il tremore non passava mentre i bottoni venivano slacciati, un reggiseno candido scomparve alla mia vista lasciando libera la carne, guardavo affascinato il capezzolo irto e le areole allargate.

Solo col tempo imparai che quello era un segno d’eccitazione, in quel momento credevo che le donne fossero tutte fatte così.
Mi prese le mani:
– Adesso puoi farne quello che vuoi…
Mi fece sdraiare su un lettino rimediato e poi mi venne sopra.
Io aspettavo….a pensarci adesso, fu l’unica volta che aspettai che una ragazza mi facesse qualcosa.
Anna venne a baciarmi il viso e poi il corpo, il contatto delle labbra con il mio sesso fu uno shock piacevolissimo, tutto quello che mi faceva era una scoperta assoluta, mi sentivo un Dio sotto le mani di quella ragazza.

Ebbi modo di scoprire cosa vuol dire essere preso da due labbra calde, chiusi gli occhi e pregai che lei non smettesse mai…
Non so quanto durò quel gioco delizioso, il tempo ormai era sospeso da battiti di cuore accelerati a momenti in cui lo stesso cuore si fermava aspettando altre iniziative, così fu quando decise di sverginarmi: la sofferenza del distacco fu subito ripagata dal veder il suo corpo ergersi e posizionarsi sul mio membro.

Smisi di stringerle i seni, strinsi le mani contro i bordi del lettino e aspettai di sentire la sua calda pelle farmi spazio.
Avevo gli occhi sgranati: adesso, al contrario di prima, volevo guardare tutto, imprimermi ogni attimo, ogni secondo, per poi andare a vantarmi con gli amici di quello che era successo.
La vidi scendere piano e guardarmi con uno sguardo ben diverso, era uno sguardo che col tempo ho imparato a riconoscere, vi era la voluttuosità del momento legato al piacere di possedere e dominare, poi, cominciò la sua danza sessuale, la guardavo scendere e risalire, sembrava scandisse il tempo di una canzone, un ritmo perfetto, continuò a scoparmi per diversi minuti, improvvisamente, come se l’avesse morsa una tarantola, cominciò a gemere e a scuotersi tutta.

Io rimasi impietrito, credevo stesse male, quando infine urlò il suo piacere e sfinita si lasciò cadere su di me, credevo fosse morta!

Il rantolo di vita che le uscì dalla bocca mi fece capire che era ben viva e quella notte ebbi modo di averne la certezza.
Pensandoci oggi, ricordo con tenerezza quella notte in cui Anna decise che era ora che io diventassi un ometto…
per discussioni
fantasypervoi@libero.it

Leave a Reply