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Racconti Erotici

Sberleffo e amarezza

By 26 Febbraio 2020Giugno 16th, 2020No Comments

Sono ormai le otto di sera, Corrado sta rientrando felicemente verso casa, sentendosi eccezionalmente permeato e insolitamente attraversato, da una generale percezione di pacatezza e finanche da un’inedita allegra inerzia, chissà, magari alla soglia dei cinquantatré anni suonati, poiché ha la netta e inequivocabile cognizione che la sua vita è stata più accessibile, agevole e perbene, dichiareremo accondiscendente, bendisposta e indubbiamente più cordiale e calorosa del previsto. Lui, infatti, ricopre al presente un esemplare incarico, possiede una vistosa costruzione, si è tolto perfino lo sfizio acquistando l’autovettura che ha costantemente bramato e al disopra di tutto, le fa affettuosamente compagnia per di più una sfolgorante e incantevole consorte, che non ha mai smesso d’amare, fin da quel lontanissimo e giubilante felicissimo giorno, che stabilì di prenderla come moglie. 

Non c’è dubbio alcuno, Corrado è veramente giubilante e appagato vicino a lei, non può smentirlo né sconfessarlo, poiché lui la rappresenta descrivendola e delineandola a tutti, come una signora esemplare e insuperabile, una femmina rara e di razza, modello pregiato d’altri tempi, pur se occasionalmente le sono balenati in mente lascivi, depravati e indecorosi giudizi su altre femmine, per il fatto che è in nessun caso è giunto a raggirarla né a ingannarla. Solamente fino a stamattina, allorquando aveva squadrato facendo l’abissale, potente e immancabile radiografia alle chiappe di Lyn, la sua assistente peraltro di discendenza inglese, ma questo non significa nulla, all’opposto, perché lui l’ha già scordata, perché al presente sta dirigendosi per la via di casa per abbracciare la sua incantevole consorte Eleonora. Lei, assidua, instancabile e fanatica ammiratrice qual è, essendo appassionata, adora parecchio gli spettacoli e le commedie teatrali, avendogliele inculcate sin da fanciulla in tenera età i suoi nonni materni, portandola di fatto costantemente ad assistere le rappresentazioni, i drammi e le recite d’ogni sorta. In verità, seppur Corrado disapprovi, si lagni e rigetti, con l’evidente e palese malcontento, lui cerca sennonché d’accontentarla perché Eleonora ci tiene molto, elargendole in tal modo una gradita quanto spettacolare improvvisata. 

Corrado pondera e specula, analizza e giudica, sennonché posteggia la sua lussuosa autovettura e scende, spalanca il cancelletto, allenta l’urna del raccoglitore per la posta e l’acciuffa. Dal taschino estrae i due tagliandi che ha appena acquistato, li osserva e sogghigna, sentendosi spensierato e piuttosto disteso, anelando nella prospettiva di porgerglieli. Corrado frattanto s’incanala in direzione del suo alloggio, impugnando i due tagliandi ben stretti come se temesse di smarrirli. Entra nell’abitazione, ma là dentro s’avverte una placidità anomala, una posatezza strana e inconsueta, è tutto spento, perché neanche la fedele bestiola del suo cane non è presente, forse l’avrà portato da sua sorella. Corrado rimugina che probabilmente Eleonora sia scesa di sotto per bighellonare con il cane attorno al parco, sicché cerca di rintracciarla inizialmente nel tinello, in seguito in tutta la casa, malgrado ciò non trova nessuno. In questo momento resta da esaminare solamente la stanza da letto, poiché è l’ultima porta. Corrado, circospetto e ombroso com’è, fiuta al palpito quando qualcosa non quadra, presagisce e sospetta se qualcosa non collima, poiché non ha mai saputo darsi un bilanciato discernimento, poiché lo coglie all’istante, al presente capta quello che non converge, che contrasta, che blocca e che osteggia, quando in definitiva qualcosa d’avventato e d’incauto capita nei suoi paraggi. 

Molto prima, invero, aveva sentito dei tenui strepiti e degli evanescenti quanto rarefatti bisbiglii, che qualificare infidi e stimare ritenendoli probabili, sarebbe stato piuttosto riduttivo, perché il chiaro e netto scricchiolio del letto, il modo di boccheggiare della sua consorte e l’usuale e costante stropiccio generato da un effetto acustico basso e soffocato, somigliante a un tonfo di mani, sono evidenti richiami ed eloquenti segnali, che aveva in conclusione senza dubbio udito per bene, senz’eccezione. Allorquando Corrado, apre a rilento l’uscio della camera, si rende conto e afferra all’istante, che quel timbro sonoro non era un battito di mani, ma i costanti, uniformi e cadenzati affondi della regione lombare, eseguiti libidinosamente da Onofrio, l’inserviente del benzinaio, alla sua consorte Eleonora, comodamente disposta nella deliziosa posizione della smorzacandela, con la schiena di lei rivolta verso la faccia di Onofrio, che la stava scopando appassionatamente in modo delizioso e dinamico, intanto che sorreggeva le sue chiappe con le mani accompagnandola nei movimenti. Corrado in quel frangente si sente raggelare, è inorridito, sembra impedito e sabotato come un burattino, visibilmente neutralizzato, non sa che cosa compiere né mettere in atto. Da un lato è istigato e stimolato di fare irruzione e di reagire entrando violentemente in malo modo, dall’altra parte ha la distinta e bizzarra cognizione, che quel triviale e turpe scenario, che lo ha momentaneamente inviperito adirandolo, lo ha nel contempo addirittura aizzato fomentandolo ulteriormente, così come farebbe un acerbo e puerile ragazzo arrapato con il cazzo in tiro, in cerca di ragazzine adolescenti. 

Per il momento però, Corrado stabilisce di non compiere nulla, sicché resta là a guardare. Avrebbe l’intenzione di singhiozzare e di dolersi, di rigurgitare, d’urlare la sua collera, tuttavia non può che esaminare e considerare sventuratamente quello che capita. Quella che al presente sorveglia, non può essere la sua donna, perché in nessun caso le ha sentito ripetere quelle sboccate, scurrili e sguaiate sconcezze che sta declamando, che lui supponeva si ribadissero soltanto nei cortometraggi pornografici. Eleonora, invero, si scuote divincolandosi con vigoria davanti e di dietro, in quanto ha la medesima mimica allorché è furibonda e arrota i denti, perché manifesta comunicando senz’interruzione concetti della specie: sì, montami tutta, fammelo sentire perbene, che meraviglioso cazzo che hai, chiavami così, sono la tua troia, schizzami tutta. Onofrio, all’opposto emette dei libidinosi e intemperanti piagnistei che sono paragonabili ai rimbombi di un maschio infoiato del tipo: “Mi sento un guerriero, le piace il mio cazzo, non è vero signora? Ha una fica favolosa signora Eleonora. Adesso ce la spassiamo come si deve, dopo la bagno tutta come si merita, le piace il mio cannolo”. La parte meno preferibile, tuttavia giunge nel tempo in cui Corrado origlia la frase: 

“Presumo che quell’omosessuale del tuo sposo non sia un granché a letto, in fatto di cazzo intendo. Ipotizzo che ce l’abbia perfino esiguo e mediocre. Ma almeno ogni tanto la scopa signora? Lo sente invece, signora, quanto è voluminoso e possente il mio?” – mentre Eleonora in modo spudorato e giubilante gli controbatte che è come una elettromotrice in azione. 

Quell’espressione lo sconcerta e lo turba, quel linguaggio lo disorienta e lo impensierisce, quella locuzione gettata là così per Corrado è assai esagerata ed esasperata da tollerare, questo gergo è davvero troppo. Corrado si distanzia in modo silente com’è arrivato, esce di casa, stabilisce d’attendere in automobile fino a quando Onofrio non s’allontanerà. Dopo circa una mezz’ora l’inserviente del benzinaio sbuca dall’ingresso principale, afferra il suo vecchio motorino da quattro soldi e si congeda. Come età, avrà suppergiù vent’anni anni, ventidue al massimo, compie soltanto poche decine di metri si ferma, scende dal suo sbilenco e sgangherato motorino e inizia a rimettere al lato della carreggiata. Corrado lo squadra, rimugina inquieto, congettura in modo pensieroso dentro la sua autovettura, perdura là dentro l’abitacolo almeno un’ora, riesaminando e riconsiderando tutto quello che aveva intravisto e udito. La sua consorte Eleonora, scopata come una popolaresca e triviale squillo, che esprime sconcezze e che ribadisce indecenze e spudoratezze d’ogni sorta e di qualsivoglia natura. Come se non bastasse, per ultimare l’opera, uno sbarbatello poco più che ventenne, che gli proferisce d’essere un pederasta e culatone, intanto che la consorte gli manifesta per tutta risposta annunciandogli che è come un locomotore in corsa. 

Corrado attualmente decide di smontare dall’autovettura e di salire nuovamente in casa, senz’avere in mente quello che saggiamente o prudentemente compirà. Accede dentro e casa e osservandosi allo specchio si vede là riflesso con l’atteggiamento alla rovescia, smarrito e sottosopra, interamente frastornato e rincretinito. Non riesce a capacitarsi né a credere per tutto quello che ha vissuto, rimuginando alla frase del locomotore che aveva ascoltato dalla sua Eleonora, tentando e persuadendosi nel contempo di reggere l’aspetto e la condotta maggiormente regolare e più accettabile. Eleonora è adesso nel tinello che adocchia dei programmi nel televisore, è rischiarata da un fulgore inedito e originale che le proviene dall’esterno, perché intuisce e si convince che opporsi anche volendo, è pressoché inattuabile, dal momento che non dà la mancanza né l’imprudenza al principiante sbarbatello per ciò che ha assistito, bensì alla sua consorte, che nel modo repentino adesso adocchia e valuta come se fosse una forestiera. 

Eleonora è accomodata sul grande canapè, con indosso il suo indecente abito che porta abitualmente in casa, lasciandole spogliate le compatte anche, mettendole altresì in risalto le ragguardevoli e procaci tette di brillante femmina quarantacinquenne qual è. Nel tempo in cui Eleonora subodora la presenza del suo consorte, gira la faccia e gli rivolge il saluto come abitualmente fa, come se nulla fosse capitato. Corrado si sbalordisce sorprendendosi dell’autocontrollo che può procacciarsi da sé stesso annunciandole: 

“Ciao bella stella, com’è andata quest’oggi? Che cos’hai combinato?”. 

“Amore mio, nulla, le usuali faccende, i quotidiani compiti. Sono uscita per un istante e in seguito sono rincasata”. 

Corrado prende all’istante in considerazione che quest’inedito svago, creato di fandonie e di menzogne, confezionato da abili quesiti di cui conosce già i responsi gli piace, lo attizza. Avverte il suo cazzo inquietarsi anelando dentro gli slip, s’accosta alla sua Eleonora e inizia ad accarezzarle la nuca e la folta capigliatura. Eleonora sogghigna e piega la testa all’indietro rasserenata, in seguito Corrado le introduce i due tagliandi per lo spettacolo teatrale nello scollo tra i seni. Lei li estrae, li esamina, abbracciando successivamente tutta soddisfatta il suo consorte là in piedi che la osserva. All’istante, Eleonora, capta la compattezza del suo cazzo rigonfio che protesta ribellandosi all’interno dei jeans, solleva la faccia e interseca gli occhi di Corrado che le sorride con il suo caratteristico ed eloquente piglio infervorato e alterato, che Eleonora conosce peraltro molto bene. Si distoglie leggermente e inizia a sfibbiargli la cinghia esponendogli: 

“Mio caro, sei davvero un patrimonio, io so benissimo che tu non prediligi queste rappresentazioni teatrali, però tu lo hai eseguito lo stesso per la tua venerata femmina” – intanto che Eleonora gli ha estratto fuori il deforme cazzo e lo sta esaminando nella sua fierezza. 

Eleonora abbozza sennonché a succhiarglielo con la cupidigia d’una fanciulla assetata e desiderosa, che in modo impensato prende in omaggio il suo gelato preferito. Corrado si crogiola deliziandosi alla formidabile meraviglia, mentre il suo respiro diventa inquieto, Eleonora di frequente gli eseguiva sì dei pompini, però come glielo sta praticando quest’oggi, ha veramente dello straordinario e del sorprendente, poiché non si era mai comportata né spinta in tal modo, in maniera così sciolta, spregiudicata ed emancipata. Corrado, suo malgrado, non si meraviglia, perché gli pare il pompino più seducente della sua vita, innanzitutto per i piagnucolii lascivi e lussuriosi di Eleonora, che appaiono come quelli dei cortometraggi erotici, perché appena lei intraprende ad adoperare pure la mano, congiuntamente alla bocca, Corrado principia a frignare in modo appagato e deliziato, perché passano pochi istanti che il suo denso e lattescente nettare fuoriesce, la sua esuberante sborrata inzacchera deliziosamente i seni di Eleonora, che scostumatamente e libidinosamente impiastricciata lo osserva sorridendogli, mentre Corrado si lascia sprofondare sfibrato sul canapè. Durante il tempo in cui lei s’allontana, Corrado constata che calza le scarpe da sera con i tacchi, sicché riesce facilmente a presumere il motivo, risultando in tale maniera più accattivante, porca e stimolante per Onofrio, perché sfrontatamente le domanda: 

“Ho notato che indossi le scarpe con i tacchi. Devi andare per caso a qualche cerimonia?”. Dopo qualche istante di studiato mutismo, lei prontamente in modo astuto gli ribatte: 

“No Corrado, è solamente che volevo allargarle adoperandole un poco. Sono in verità leggermente strette” – proclama lei astuta e ironizzante. 

Corrado a bassa voce frattanto bofonchia: 

“Razza di sgualdrina di primo livello che sei, non l’avrei mai detto” – intanto che Eleonora non sentendo il brusio, va in definitiva a prepararsi perché dovranno ben presto uscire. 

Che cervellotica e che strampalata vicenda deve sopportare Corrado: non soltanto ha infelicemente e brutalmente partecipato presenziando nondimeno al suo tradimento in diretta, ciò nonostante gli tocca pure assistere al dramma soporifero e a quel varietà teatrale più barboso e lagnoso del globo. Pompino o no, Corrado è in ogni caso molto irritato e spazientito. 

“Scusa, non potresti vedere il recital con qualcun altro?” – gli espone lui visibilmente stizzito e seccato. 

Eleonora fuoriesce dal bagno senza tanga con la gonna sollevata fino alla zona dell’inguine e raggiunge il suo consorte, mentre alquanto sbigottita e atterrita esclama: 

“Corrado, ma che discorsi fai? M’hai confezionato una gradevole sorpresa e adesso vuoi sfasciare la serata demolendo tutto così? Secondo te, con chi dovrei andarci a questo punto” – sbotta lei, visibilmente sdegnata e risentita. 

“Non m’importa niente, va’ pure con chi ti pare e con chi reputi meglio” – le ribatte Corrado, tangibilmente furioso, perdendo manifestamente la pazienza. 

“Che cosa ti succede, perché mi parli in questo modo Corrado? Sei esagerato e pure demente. Sei diventato per caso paranoico?” – enfatizza Eleonora completamente attonita e smarrita, per la repentina e per l’impressionante e inattesa sfuriata di Corrado, guardandolo al presente atterrita e costernata mentre lui s’avvia. 

In seguito, con il raziocinio più limpido e con il giudizio più terso, essendosi rasserenato, Corrado rientra dal tinello chiedendosi per quanto tempo possa effettivamente proseguire questa bislacca e sconclusionata congiuntura, perché in special modo la vicenda che più lo attanaglia tormentandolo è la seguente: l’inserviente del benzinaio era il primo? Questo è l’interrogativo che lo abbranca arraffandolo e scompaginandolo nel profondo, travagliandolo ulteriormente più di tutto. Quando aveva chiesto a sua moglie cosa avesse fatto, lei gli aveva risposto nello stesso identico modo di sempre, con la massima naturalezza. Nel medesimo sputato criterio di sempre, perché indubbiamente non era stata la prima volta con Onofrio. Lei, frattanto si era allontanata, a dispetto del suo evidente cattivo umore infischiandosene, amplificando maggiormente il cruccio, dilatando l’irritabilità ed esaltando la suscettibilità del disadorno e dimesso Corrado, adesso afflitto più che mai. Era stato, quello compiuto di Loredana, in effetti un comportamento da persona fredda, una condotta controllata, un atteggiamento abilmente ponderato e astutamente preventivato, posto in essere da una donna avvezza a dissimulare, assuefatta ad alterare la verità, di chi non avverte né riscontra nessun senso di colpa, plausibilmente accentratrice, individualista e prettamente egoista. 

Corrado frattanto esce burberamente di scatto dal tinello, adesso è inavvicinabile, è alquanto accigliato, ha stabilito di mettersi in agguato al varco d’uscita al termine della rappresentazione teatrale, per adocchiare in ultimo chi ha scortato Loredana. L’esibizione termina precisamente in orario, la folla lentamente s’avvia, Corrado si chiede che cosa commetterà se dovesse avvistare Loredana con un altro individuo appresso. Il responso è però distintamente a portata di mano, perché subito dopo Loredana esce dalla rappresentazione teatrale accompagnata da altro uomo. Corrado prontamente lo distingue, eppure non riesce ad affibbiargli l’appellativo, poiché e un individuo che soggiorna nella palazzina dove lui frequenta abitualmente la tavola calda, dall’altra parte del viale dove risiede. In breve tempo Corrado decide di braccarli pedinandoli con la sua autovettura, dopo poche centinaia di metri ambedue approdano alla vettura di lui ed entrano. Corrado si ferma e li osserva, hanno entrambi l’atteggiamento rallegrato e conversano amichevolmente. Lui le accarezza sovente la capigliatura, lei caldeggia i suoi movimenti lasciandolo fare. Quando la loro autovettura inizia a spostarsi Corrado riprende il pedinamento, perché la meta finale è sufficientemente prevedibile, ossia il fabbricato della tavola calda. 

Dal momento che discendono dalla vettura, Corrado rileva che Loredana è agghindata in maniera seducente, poiché indossa una gonna cortissima e le scarpe col tacco alto. Ambedue accedono nel fabbricato, intanto che Corrado osserva diligentemente l’esterno dello stabile rintracciando di rilevare l’eloquente presenza d’una lampadina accesa, in maniera tale da poter indovinare il piano dove i due si trovano. Dopo pochi istanti constata una radiazione luminosa, è il quarto piano. Corrado si precipita verso il bagagliaio della sua automobile e agguanta dalla borsa il suo cannocchiale, dopo lo punta dalla via rialzata del viale di fronte, auspicando d’adocchiare qualcosa d’interessante. Quello che riesce a intravedere è meglio di quello che pensa, più di quanto potesse sperare e augurarsi. Loredana, invero, è sprofondata su di un’ottomana che regge un calice tra le mani. La visuale da là non è assoluta, perché l’avvolgibile di quella stanza è semiaperta, perlomeno distingue a sufficienza quello che avviene là dentro. Corrado comprende d’essere molto animato e infervorato, nel mentre però si deprime avvilendosi un poco, allorquando ha la netta, amara e penosa cognizione, che la sua missione adesso è osservare da lì braccando e fiutando in modo doloroso la sua consorte che lo tradisce. 

Loredana è costantemente accomodata sull’ottomana, di fronte a lei al momento c’è il forestiero con i calzoni calati fino alle estremità dei piedi, mentre Loredana gli palpeggia entusiasta il cazzo, perché a seguito di quel panorama Corrado non regge più, cavandosi fuori il cazzo dai jeans e iniziando una focosa quanto impulsiva e veemente masturbazione. Posteriormente il forestiero, ribadisce qualcosa a Loredana che frattanto sogghigna, lei reagisce e si solleva. Entrambi si scambiano qualche bacio, in seguito lei solleva la gonna cortissima, si volta collocandosi genuflessa sul divano, giacché non indossa nulla e attende. 

Il forestiero è ovviamente eccitato, lui senz’indugiare né attardarsi oltre, inizia a penetrare Loredana nella fica nella lussuriosa posizione della pecorina, giacché lei ha il viso pressato contro lo schienale dell’ottomana. Ad ogni affondo Loredana spalanca e sigilla la bocca lussuriosamente invasa senz’altro da libidinosi e da scurrili gemiti, accompagnati di certo da sboccati e da spinti licenziosi vocaboli, che Corrado non può udire, ma che turpemente e oscenamente concepisce con la fantasia. Quella cadenza che in principio pareva un’alternanza vivacissima e amabile, ben presto si converte in una selvaggia e trascinante scopata, composta da ghigni, sberleffi, boccacce e urla. Repentinamente, però, in modo insperato, il forestiero inizia a dare dei manrovesci a Loredana sulle chiappe, subito dopo la cadenza dell’amplesso decresce, finché entrambi non cessano d’agitarsi. Lui cava fuori il cazzo dalle viscere di Loredana, notando che non ha nemmeno utilizzato il profilattico. 

Al suo rientro, Loredana sorprende Corrado nella sala affaccendato nel leggere il rotocalco. Lei neppure lo saluta dirigendosi verso il bagno, mentre Corrado parlotta rivolgendole la parola: 

“Hai trovato chi t’ha scortato al teatro?” – le manifesta lui. 

“Ciao, sì, certamente, è stata Adriana se ti può incuriosire” – tagliando corto, come abitualmente compie. 

Loredana si sposta, Corrado la raggiunge nel bagno, dove lei è impegnata nello struccarsi di fronte alla grande specchiera: 

“Porta pazienza, compatiscimi se non t’ho fatto strada, ma ieri ho avuto un’orribile e logorante giornata”. 

Corrado s’accosta nei paraggi di Loredana che pare ignorarlo, e le dà una sberla sulle chiappe. Lei gli svela un motteggio di sofferenza e poi con la faccia tosta gli annuncia: 

“Non angustiarti più di tanto, comprendo tutto. Adesso sono sfibrata, credo che andrò a dormire”. 

“Bene, io presumo che sprofonderò nella mia lettura preferita. Ti saluto, buonanotte”. 

Corrado si concentra nella lettura, Loredana s’accovaccia sotto la trapunta e subito dopo lui incuriosito e intrigato la interpella: 

“Loredana, dimmi una cosa? Che cosa farai domani?”. 

Trascorre qualche minuto di chiusura, d’incomunicabilità e di mutismo, poi appresso Loredana caparbia, volitiva e convincente qual è, in maniera spudorata ingannandolo e illudendolo di nuovo gli ribatte: 

“Credo nulla Corrado, suppongo le consuete cose e le abituali faccende giornaliere”. 

{Idraulico anno 1999} 

 

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