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Sfortunata al gioco

By 4 Settembre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Sfortunata al gioco (Parte Prima)

“Non si può sempre vincere”

-Poker!!!
-Ma fai schifo di quanto culo hai!!!
-Deve essere la mia giornata fortunata’
-Sono settimane che è la tua giornata fortunata’ci stai lasciando in mutande!
Elena, non riusciva a smettere di ridere sotto i baffi, erano settimane, in effetti, che sbancava a poker le sue amiche, era riuscita a mettere da parte ben 200,00 Euro.
Era loro solito giocare con le monetine, rialzi mai superiori ai 2 Euro, piccole sconfitte e piccole vittorie, insomma, alla fine di lunghe partite ognuna tornava a casa con i propri soldi.
La dea della fortuna però, adesso, si era fissata con lei, ed ora Elena non perdeva mai un piatto, e si sentiva felice come una bimba.
Con le amiche l’appuntamento era una volta alla settimana, ma adesso come una droga, la vittoria le portava voglia di dosi di gioco sempre più frequente.
Elena, iniziò così a darsi al gioco, dal totocalcio al gratta e vinci, sino alle macchinette giù al bar, le vittorie si sovrapponevano alle vittorie, ed Elena si convinse di essere l’incarnazione della fortuna.
Riuscì a mettere in due mesi ben 1800,00 Euro da parte, ma adesso aveva voglia di casinò e grandi avversari, ovvero grandi vincite.
Certa che il marito non l’avrebbe compresa, non si aprì mai con lui, certa che gli avrebbe detto tutto solo quando sarebbe stata capace di mettere una cifra notevole da parte, gli avrebbe fatto davvero una gran bella sorpresa’!
Un giorno però accadde l’inevitabile.
Elena era in un tabacchino, quando fu attratta dalla sirena di un video-poker, una donna anziana aveva sbancato la macchinetta; dopo pochi minuti la macchinetta risuonò, ma questa volta era un grasso ragazzetto che aveva vinto’
In meno di 15 minuti vinsero almeno 5 persone, Elena si sentì irrigidire i capezzoli ed ebbe la sensazione che il video-gioco la stesse chiamando.
Si pose dinnanzi alla console, iniziò a giocare.
La prima andò male, la seconda pure, la terza anche, la quarta si avvicinò alla vittoria, ma nulla.
Nel tabacchino non entrava più nessuno, vi era solo lei che faceva su e giù tra video-poker e cassa, scambiava 10, 20 e 50 Euro e tornava al gioco.
Solo quando il portafogli fu vuoto, si accorse che erano passate tre ore, ed aveva liquidato 600 Euro.
La rabbia la prese, tornò a casa piangendo come una liceale lasciata il giorno del gran ballo, ma era decisa che non sarebbe tornata più in quel tabacchino.
Due giorni dopo, passeggiando per il corso alla ricerca di un regalo per un’amica, si ritrovò di nuovo dinnanzi al tabacchino, tirò dritto, ma quella macchinetta la chiamava da dentro, suonava a festa senza mai fermarsi.
Elena sbirciò dentro in tempo per vedere un ometto che ritirava 200 Euro di vincita.
Entrò dentro come un’ira, si sedette dinnanzi al gioco e ripartì.
Quel giorno se n’andarono 1.000 Euro.
Doveva rifarsi, aveva finito le vincite dei tempi belli.
Cercò di forzare il gioco con le sue amiche, le voleva spogliare, ma perse anche con loro, riuscì a perdere 100 euro in un pomeriggio con rinvii da 0,50 centesimi.
Era disperata.
Iniziò a sottrarre soldi dal portafogli di Alfredo, suo marito, ma tornava a casa sempre con il capo chino.
Un martedì, l’ennesima svolta, il marito posò 5.000 Euro nel cassetto del comò, certo di non essere notato, ma quando andò a lavorare la cara mogliettina, ormai succube, afferrò il bottino ed andò a perderlo al gioco. Fu la fine.
Tornata a casa lo trovò in lacrime.
-Ma cosa è successo?
-Avevo messo qui dei soldi, 5000 Euro, ma deve essere entrato qualche topo d’appartamento e se li è fregati!
-Ma ne sei certo?
-Si ho trovato il balcone aperto, deve essersi arrampicato dall’impalcatura
-Vai a fare denuncia ‘ disse Elena serena per essersela cavata anche quella volta
-Ma non capisci, sono rovinato, siamo rovinati
-Ma non credi di esagerare?
-Quelli erano gli interessi che dovevo ad Arturo il fetente
-Ma chi l’usuraio?
-Si
-Ma sei pazzo, cosa ti è passato per la testa
-Non volevo dirti nulla, ma i soldi in casa non bastavano mai e le spese aumentavano, sino ad oggi ero riuscito a pagare, quelli erano gli ultimi interessi, ma se non pagavo entro questa sera sarebbero triplicati
-Mamma mia, 15.000 Euro?
-Si, non so proprio dove andarli a cercare, il nostro c/c è al secco!
-Chiedigli una deroga, insomma, non può mica ammazzarci
-No, ma sbatterci fuori di casa si, come garanzia ha voluto il passaggio di proprietà di questa casa
-Ma sei stronzo!
-Cosa ho fato, cosa ho fatto!
Elena era pazza di rabbia, ma non riusciva a odiare lo sciocco marito, sapeva benissimo che la colpa era solo sua.
-Non ti preoccupare, domani andrò io da lui, conosco una sua amica, lo andrò a trovare con lei, vedrò di ottenere un mese di proroga
Speriamo bene.
In effetti, Elena non conosceva nessuna amica comune, ma sperava di avere una dialettica migliore del marito e di convincere lo strozzino a fare qualche concessione, magari lo avrebbe pure minacciato di denunciarlo.
La sera stessa uscì per andare a risolvere la situazione, decisa ma anche spaventata si recò con l’auto dall’usuraio.
***
Bussò alla porta ed aprì una donna bella e assai stanca, vestita con un abito da cameriera tipico dei film inglesi, ma davvero molto succinto, quasi volgare, ma Elena aveva altro per la testa e non ci diede molta importanza.
Venne fatta accomodare in un salotto, dove fu subito colpita da un tavolo verde, munito anche di quella ruota dove ai casinò il croupiè getta la pallina e i giocatori puntano sui numeri e sui colori rosso e nero.
Le venne una gran voglia di giocare, quasi non sentì i passi di Arturo, il fetente, che arrivava alle sue spalle.
-Veniamo al sodo bella signora, le servono soldi? Per quando le servono e che garanzie porta?
-Mio marito le ha già chiesto un prestito, oggi le doveva portare gli ultimi interessi, ma, come dire, insomma, non possiamo oggi, ma se ci da del tempo’
-‘signora non c’è alcun problema, suo marito sapeva benissimo che se vi fossero stati inconvenienti la somma saliva a 15.000 Euro, li aspetto tra 30 giorni. Arrivederci.
-NO, aspetti, guardi io, insomma non ce la faremo mai, lei ha in mano casa nostra e le nostre vite sia clemente.
-Affari e clemenza vanno d’accordo come picche e bastoni, due giochi totalmente diversi
-Vorrà dire che appena uscirò da qui andrò subito a denunciarla, bastardo’
-Zitta Puttana!
Arturo non dette tempo alla donna di terminare la parola che le volto un ceffone che la rintontì per qualche secondo, poi come calmato, continuò con il tono di chi vuole rassicurare.
-Non è il caso che ci scaldi, del resto siamo persone adulte, vero ELENA
-Ma come fa a sapere il mio nome
-Vede, oltre la casa, ho preso anche altre garanzie, so ad esempio che lei è una brava giocatrice, una partita ai dadi?
-Cosa mi sta proponendo?
-Mettiamola così, se vince lei, il prossimo mese gli interessi non aumenteranno, se vinco io, lei mi dovrà il doppio, esattamente 30.000 Euro, ha il 50% di possibilità’
Elena pensò che alla fin dei conti 15 o 30 mila cambiava poco, tanto non avrebbe mai avuto l’intera somma, ma almeno se vinceva poteva avere altro tempo per racimolare i 5000 Euro.
-Va bene
-Prego a lei i dadi
Elena prese un grosso respiro e lanciò
11!
Le guance le ripresero colore.
Arturo si accinse a lanciare e fece 12.
Elena crollò sulla sedia.
-Ebbene, attendo i 30.000 Euro per il prossimo mese, o vuoi riprovare, del resto ci sei andata vicino
-Quanto?
-Vinci, sono 5000, perdi volano a 50000, ok?
-Ok ‘ disse con immotivata speranza
Lanciò Arturo questa volta per primo e fece 4
Elena lanciò i dadi con sufficienza, un dado mostrò il 2, l’altro quasi a prendersi beffa di lei, voltò su se stesso ancora qualche secondo e poi mostro l’unico suo punto, per un totale di 3
-Gioia, non te ne va bene una oggi!
-No la prego, non ce la faremo mai, va bene ha vinto le porterò 15.000 Euro!
-Amore, 50.000 o puoi portare il tuo bel culo sotto i ponti’i barboni ne saranno felici.
-Sei un bastardo, ti farò sbattere in galera
Boom, altro ceffone, ma sull’altra guancia.
-Troia, non hai ancora capito, ti osservo da un po’, anzi ti controllo da un po’
Arturo gettò delle foto sul tavolo verde, vi era lei davanti alla macchinetta del tabacchino, ora c’era ancora lei che scambiava dei soldi, che prelevava dai bancomat, che pagava altro denaro.
-Sai il tabacchino è di mio cugino, non credo che tuo marito sappia come hai speso i vostri 5000 Euro, per non contare tutti quelli che hai liquidato prima
-Bastardo ‘ Elena voltò un ceffone che fece uscire del sangue dal naso del grasso usuraio
-Bene, vuoi il gioco duro
Il grassone posò una video cassetta sul tavolo
-queste sono le riprese delle tue partite e delle tue perdite, domani le porterò a tuo marito insieme allo sfratto, che ne dici
-No, la prego
-Non ti ho sentito
-La prego
-Inginocchiati
-La prego ‘ disse Elena inginocchiandosi
-Se vuoi essere perdonata, datti da fare e suca
-Cosa’! ‘ fece la donna
-Ti do un’ultima possibilità, se mi fai venire in un minuto ti restituisco prove e ti rimetto tutto il debito, sono o non sono un signore?
Elena in lacrime, non trovò le parole, ma in uno stato confusionale abbasso la lampo del ciccione e tirato fuori l’arnese iniziò a segarlo
Il pene divenne ben presto grosso quanto una lattina, ebbe notevoli difficoltà a prenderlo in bocca, ma cercò di sbrigarsi, aveva poco meno di 50 secondi.
Sentiva la lancetta dei secondi nel cervello, iniziò a succhiare, leccare, segare, ma nulla, quel cazzo la guardava paonazzo, ma senza lasciare alcun segno di cedimento.
Il bastardo allora iniziò un sadico conto alla rovescia, mentre Elena sudata ciucciava come un’ossessa.
Il tempo si esaurì.
Elena tirò il glande fuori dalla bocca, un attimo dopo sentì il suo viso inondarsi di sperma caldo.
Il ciccione ridendo la bacchettò sulle labbra con l’uccello unto, ridendo come una iena
-Sei una gran maiala, ma il bello e che adesso, posso portare a tuo marito anche il filmino di questa fantastica pompa, se non vorrà che la metta su internet, dovrà pagare 100.000 Euro
-La prego, farò ogni cosa, ma non faccia pure questo, sono sempre stata fedele e devota
-O questo o 100.000 euro subito, ce li hai?
-No
-Allora cosa offri per il mio perdono
-Tutta me stessa
-Cosa vuoi dire, sarò la sua serva, ma la prego non mi faccia pure questo.
-Era quello che volevo sentire, Evelin, la ragazza che ti ha aperto, mi deve ancore 21000 Euro, così la faccio battere per me, adesso ho due puttane, gli affari vanno proprio bene.
Prima di lasciarla tornare a casa, Arturo volle provare più volte la mercanzia, così Elena dovette leccare tutto lo sperma che era caduto per terra grugnendo come una suina e gridando di essere una lurida porca.
Poi si spogliò e lui la lasciò nuda nel salotto per almeno un ora, quando tornò la scopò sul tappeto verde venendole dentro senza precauzioni.
Ma era solo l’inizio di una lunga storia’

Se volete darmi dei suggerimenti su come proseguire il racconto, inviate e-mail ad erospiac@yahoo.it.
Ovviamente la storia è frutto di fantasia e nessuno dei personaggi, dei luoghi o dei fatti è mai esistito realmente, mi scuso anticipatamente con chiunque possa rivedersi nel superiore racconto.

Eros

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