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Racconti Erotici

SOLEIL DE PARIS 20

By 25 Maggio 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Un giorno, giunse nel villaggio una lussuosa carrozza, tirata da cavalli bianchi. A cassetta c’era un cocchiere in livrea, con una giacca rossa, dai bottoni dorati. I destrieri erano magnifici e portavano dei gran paraocchi neri.
La vettura recava uno stemma argentato, che raffigurava un liocorno, sormontato da una corona, con dei gigli e delle alabarde intorno.
Le campane suonavano a festa.
Si trattava di gente importante, facoltosa, perbene. Ad attenderli, davanti al Municipio, c’erano il Sindaco ed il Prefetto, in pompa magna. Per l’occasione, il palazzo municipale era stato tutto decorato a festa. Avevano chiamato persino un’orchestrina; tra i numerosi violinisti, vidi anche la Rossa.
Dopo che il vetturino ebbe fermato i cavalli, fu lo stesso primo cittadino a voler andare ad aprire la portiera, onde accogliere degnamente quegli illustri signori.
Dalla carrozza scese anzitutto un giovinetto, elegantemente abbigliato: portava sul capo un gran cappello a cilindro ed indossava una lunga redingote turchina, ornata con due file di bottoni d’oro zecchino. Si infil’ un paio di guanti bianchi e, dopo aver raccomodato il collo della sua camicia, abbellito da una spilla con cammeo, prese il suo bastone col pomolo d’avorio e strinse la mano che il Sindaco gli porse.
Poi, venne la volta di una giovane donna, tutta avvolta in un vestito color crema, ornato di pizzi, che lasciava abbondantemente scoperto il decollet’. La signorina aveva le guance incipriate e dipinte di un finto rossore; le pizzicava spesso, onde farle apparire pi’ rosee. Allorch’ mise il piede sul predellino, mostr’ ai presenti le sue scarpine dorate, chiuse con una fibbia tempestata di zaffiri.
Portava un grazioso cappellino nero, dal quale pendevano dei fiori finti e che permetteva di vedere i suoi lunghi boccoli dorati.
Il suo abitino le lasciava scoperte le braccia e le spalle’ Per questo, indossava una mantella purpurea e dei lunghi guanti da donna, dello stesso colore del vestito. Sorrideva spesso, mostrando i suoi denti bianchi e le sue carnose labbra.
Sia il Sindaco che il Prefetto le baciarono la mano’
Poi, vidi uscire dalla carrozza un uomo attempato, dalla barba brizzolata, che portava un paio di occhialetti rotondi.
Indossava una giacca bianca e dei calzoni di egual colore. Intorno al collo, a mo’ di cravatta, teneva un fazzoletto cremisi, in seta di Parigi, costosissimo.
Dopo che fu sceso, si calc’ sul capo la sua paglietta ornata con un nastro nero, che teneva in mano.
La famiglia era al gran completo. Oh, io non so chi fossero quei borghesi, ma parlavano in un francese elegantissimo e si trattavano con una gentilezza ed una tenerezza squisite!
La signorina volle baciare sulla guancia sia i suoi due compagni di viaggio, che il Sindaco’ Non vi nascondo che gli fece un grande onore.
Il giovinetto, invece, prese a fare l’encomio del villaggio, lodandone i monumenti e ricordando che aveva dato i natali ad alcuni famosi artisti.
Volle comportarsi da gran signore; per questo, trasse di tasca un sacchetto pieno di monete d’oro e lo porse al primo cittadino, dicendogli:
– Tenete! E’ per i vostri orfanelli’
L’uomo con la paglietta, intanto, si accarezzava la barba e discorreva sottovoce con le primedonne dell’aristocrazia locale, che gli si erano radunate intorno.
Un tenue raggio di sole fece brillare il volto bianco del signorino, mentre prendeva il suo occhialetto e se lo portava all’occhio sinistro, onde contemplare meglio il palazzo municipale, che era antico e decorato con cariatidi.
Poi, venne una nube e prese a nevicare’ La neve candida scendeva sui teneri borghesi, pareva carezzarli, s’, pareva carezzarli’
La Rossa si asciug’ una lacrima di commozione, che le bagnava il volto. Tutti le sembravano cos’ carini’
La cara ragazza fu di nuovo vittima delle cupe attenzioni della sua amante. La Mercantessa la condusse nel suo opificio’ Attorno a loro, c’erano tante operaie, che lavoravano agli arcolai’ Quelle macchine di legno fecero un po’ impressione all’ingenua violinista, che si sent’ prendere per mano. Quanto rumore c’era, tutt’intorno! S’udiva anche il lento e costante stantuffare della macchina a vapore, che si confondeva con il fischio soffocato dei mantici’
– Guarda! ‘ sussurr’ la doviziosa bionda. ‘ Tutto questo mi appartiene’ Apparterr’ anche a te, se mi vorrai al tuo fianco!
– Sei ricca’ Lo so! ‘ le rispose l’altra. ‘ Ma ti avrei regalato il mio amore anche se fossi stata povera!
– Sei molto buona’ Grazie! Ma io ti prometto le mie labbra’ S’, ti prometto il mio corpo, il mio cuore appassionato, che batte soltanto per te! Avrai tutte le mie ricchezze e i miei gioielli, se vorrai restare insieme a me’ Donami i tuoi sospiri, ed io ti doner’ tutta me stessa!
– Oh! Tu mi vuoi confondere’
– S’, voglio che ti innamori perdutamente dei miei sguardi! Desidero possedere il tuo corpo e la tua anima! Ti far’ confezionare i pi’ bei vestiti di tutti i tempi’ Le senti? Queste macchine lavorano per te! Queste operaie, che non sanno fare altro che lavorare, mangiare ed accoppiarsi, sono le tue schiave! Se vorrai, ti porter’ con me a Parigi’ Ti far’ vivere come una regina’
– Senti, si direbbe che tu voglia sedurmi’
– No, voglio di pi’! Dormiremo insieme in un letto a baldacchino’ Avrai della servit’, andremo a spasso in calesse’ Ah, quante cose meravigliose vorrei promettere ai tuoi begli occhi, pieni di stelle!
– E’ proprio impossibile resisterti’ Io’ Io’
– Non parlare! Non distruggere la tenerezza di questi istanti!
La Mercantessa la abbracci’ forte e la baci’ su tutte e due le guance, l’, in mezzo al vapore, davanti agli arcolai ed ai numerosi lavoranti.
Poi, le chiese:
– Vuoi venire a vivere con me, nel bosco? Non ti far’ mancare nulla’ Porta con te il tuo violino!
La Rossa non sapeva che cosa risponderle’ Era pazza, pazza, di lei e dei suoi capelli biondi!
Per le due donne venne di nuovo il momento del fuoco. Ricordo che la musicista si era sdraiata sopra un tavolo e aveva le gambe nude’ La maliarda la teneva per le caviglie’ Poi, le tolse le mutandine e prese a leccargliela. Sulle prime, la violinista sorrise, ma poi, quando cominci’ a sentirsi divorare da quella lingua e dal piacere, che dal sesso le saliva lungo la colonna vertebrale, inizi’ a lamentarsi, a bocca chiusa.
– Gioca con me! Sì… Giochiamo insieme! ‘ esclam’ la Mercantessa.
Ben presto, per’, la vittima volle vendicarsi e riusc’ ad insinuare un piede in mezzo alle gambe della bionda. L’avrebbe fatta morire’ E rideva, pizzicandole teneramente tutte e due le orecchie.

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