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Racconti Erotici

SOLEIL DE PARIS 28

By 4 Giugno 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi ricordo quelle mani, vestite di guanti bianchi, che stringevano infelici le sbarre fredde, tanto, tanto fredde’ Al di là di esse, un volto, dipinto di bianco e di nero, due labbra grandi, dei capelli lunghi, delle braccia ricoperte di tatuaggi.
Al giocoliere mancavano i suoi birilli, le sue biglie adorate, i suoi balocchi, con cui molto spesso aveva rallegrato le folle e fatto ridere gli orfani!
Quanti sospiri! Quante visioni! Quanti sogni! E in mezzo alle nuvole dei ricordi, un volto, quel volto, il suo volto, tra petali di rose ardenti’
Il gabelliere aveva giurato a se stesso di fare tutto il possibile per liberare l’amante della meravigliosa violinista.
Passarono i giorni’ Il nostro eroe tanto fece, che riuscì nel suo intento.
Le nevi si erano sciolte.
Le befane del villaggio passeggiavano lungo le strade in parte disselciate, tenendosi per mano, e sparlando del prossimo. Si raccontavano storie d’amori e di lusinghe, di gioventù svanite nei ricordi, di fughe improvvise, di illusioni. Il loro confabulare si confondeva con il bruire del vento, non più così freddo come un tempo.
Dall’osteria, dalle officine, dalle botteghe, si levavano le grida soffocate dei bifolchi, che cantavano ubriachi e rompevano le bottiglie di vetro, o urlavano a squarciagola i nomi delle loro amate.
Qualche fanciulla piangeva, seduta sul carro, o vicino alle siepi di rododendro.
L’ultimo corvo rimaneva appollaiato presso le guglie rossastre di una torre, regalando al silenzio i suoi versi rochi, che svanivano, come parole di mistero.
Rammento un gruppo di fanciulle mascherate, che correvano lungo un viottolo, chiacchieravano a voce alta e facevano a rubarsi i gioielli d’oro della nonna.
– No! Questo no!
– L’orecchino &egrave mio!
– L’anello &egrave mio!
– Tu prenditi questo!
– E tu, quest’altro!
– Smettetela!
Portavano il rossetto sulle labbra. Erano incipriate. L’ultima bruma le avvolse e parve condurle via con sé.
Lungo il sentiero passava una vecchia, che portava sulle spalle una gerla, colma di giocattoli di legno per gli orfanelli.
Già le prime margherite erano spuntate.
– La primavera non &egrave lontana ‘ sospirò la violinista, tra sé. ‘ La vita e il tempo ci regalano fontane, da cui sgorgano fiori bianchi, o rose vermiglie’ Sono le fonti dell’estasi amorosa e senza fine’ Ma ancora non gorgogliano per me! Presto lo faranno, lo sento!
La Rossa stava seduta sul muretto, davanti all’opificio vecchio’ Accanto a lei, si aprivano i primi boccioli, bagnati di rugiada. S’udivano le voci malinconiche delle operaie, i versi striduli dei muli e degli animali da soma, il rumore metallico delle macchine a vapore.
Da una ciminiera, saliva un fumo bigio, leggero, simile a un fantasma delle nebbie, forse l’ultimo, prima della pioggia.
Poco dopo, la bella violinista si alzò e s’incamminò lungo un viottolo, già adorno di fiori turchini.
I suoi sguardi furono rapiti dai colori vivaci con cui erano dipinte le pareti delle case; dei grandi cespugli d’edera ricadevano a cascata dai tetti spioventi e alcuni di essi sfioravano il suolo.
La musicista credette di riconoscere un rumore di passi. Non le era affatto nuovo’
Qualcuno sbucò da dietro l’angolo. Portava una bombetta verde ed una camicia sgualcita, a scacchi rossi e gialli. Indossava dei pantaloni color carota e doveva avere una tasca piena di biglie o di birilli. Sorrideva affettuosamente e camminava barcollando, tanto, che sembrava allegramente ubriaco. Sul viso si era dipinto una lacrima da Pierrot.
Cielo!
Era lui, sì, lui, il suo amore perduto! Per la Rossa, riconoscerlo e corrergli incontro fu l’affare di un istante.
Anche il giocoliere, non appena la vide, si commosse. Prese a farle dei saluti appassionati, agitando in aria la sua bombetta giocosa, poi, si mise a correre verso di lei, gridando di felicità.
I due amanti si erano ritrovati, lungo il viale dei fiori’ La sofferenza era soltanto un ricordo, svanito nel silenzio tranquillo della primavera.
Oh, Cielo, che felicità! Che slanci! Che passione ardente!
Ricordo che la violinista e il giocoliere si abbracciarono con tutte le loro forze, e la prima cosa che lei fece fu donargli un bacio sulle labbra.
Prima i cenni affettuosi, poi le parole romantiche!
Il burlone volle stringerla a sé e sollevarla in aria, facendola girare, girare e girare’ Sì, giocavano insieme ad un girotondo, allegro e spensierato, fatto di languide lusinghe e di piaceri perduti.
In quel mentre, alcune massaie si affacciavano alle finestre, mostrando i loro copricapo appuntiti e bianchi, simili a quelli che si usavano nelle Fiandre. Alla vista dei due amanti, sorrisero e gettarono su di loro dei fiori blu.
– Grazie al Cielo sei di nuovo qui con me! ‘ esclamò la Rossa. ‘ Ti porterò a Parigi, sì! Te lo confesso: ho fatto un sogno, io e te passeggiavamo lungo la Senna, tenendoci per mano’
– Sei’ Sei sempre’ Sei sempre la stessa? ‘ balbettò lui, un po’ imbarazzato, ma felice.
– Sì, sono io! E ti amo ancora, più di prima!
– Gra’ Grazie! Oh, sì! Voglio partire’ Desidero ardentemente’ Andare a Parigi con te!
– Partiremo presto, lo sento’
– Sare’ Saremo felici! Io ho tanta voglia di fare’ Un numero che ho studiato’ Da prigioniero!
– Me lo mostrerai dopo’ Adesso dammi la mano e andiamo!
La bella lo prese per un braccio e lo condusse via con sé, parlandogli affettuosamente e teneramente. Pareva si conoscessero da sempre!
La prima cosa che lei fece, per consolarlo, fu concedergli di toccarle il seno, dopo essersi tolta il corsetto davanti a lui. Volle sentire la sua mano irsuta sul proprio ventre, piatto e liscio. Desiderò sperimentare delle sensazioni proibite, come quelle che poteva darle un dito del suo maschio, ficcato nell’ombelico.
Gli mostrò anche le sue belle gambe, che erano ancora più sode di una volta. Doveva confortare il suo amico del cuore, per la brutta avventura che aveva appena passato!

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