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SOLEIL DE PARIS 40

By 16 Giugno 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

La grande cattedrale incantava gli sguardi. Sapeva di Medioevo, di leggende. Chiunque avrebbe potuto scoprire il suo mistero, semplicemente entrandovi.
Qualche pittore di strada dipingeva all’ombra dei cipressi tristi. I passanti, per lo più, lo ignoravano; alcuni, però, si fermavano ad osservarlo, stupiti da quella pittura un po’ naїf.
Per un istante, i miei occhi furono rapiti dalla vista di una giovane donna che, seduta su di uno sgabello, suonava la fisarmonica.
Era bionda e portava un berretto floscio sul capo’ Mi sembrava di conoscerla’ Chi mai poteva essere?
Sì, era la Mercantessa! Il suo sorriso ammaliatore non abbandonava mai le sue belle labbra.
Eseguiva una mazurca’ No, un valzer parigino’
Ad ogni modo, aspettava qualcuno. La Rossa sarebbe arrivata a momenti, si erano date appuntamento laggiù, davanti a Notre-Dame’
Ed infatti, poco dopo, la meravigliosa varcò il ponticello e, tenendo il suo adorato strumento musicale sottobraccio, andò a salutare la sua amica del cuore. Le aveva portato un mazzo di fiori di primavera.
Ma la Mercantessa le disse, con voce tenebrosa:
– Abbiamo firmato un contratto, ti ricordi? Devi consegnarmi il tuo violino!
A quelle parole, l’altra divenne di ghiaccio. Strinse forte al petto l’astuccio che conteneva l’oggetto a cui teneva di più al mondo’ Cielo, la testa le si confondeva! I suoi ricordi svanivano nel pianto’ Cosa aveva fatto! Cosa aveva fatto!
– Ti ho venduto il’ – mormorò l’infelice, a denti stretti.
– Sì, ecco qui l’accordo che abbiamo firmato! Devi consegnarmelo’ Altrimenti andrò dai gendarmi’
Sulle labbra della bionda apparve un sorriso sinistro e assai crudele. Ella amava quel violino più della sua compagna.
– Hai rovinato la nostra amicizia! ‘ sussurrò la Rossa, incrociando le braccia.
– No, non &egrave affatto vero! Saremo più amiche di prima, vedrai’ – rispose la furbastra.
– Ed io’ Io, che ti ho donato tutto il mio affetto! Va bene, ti consegnerò l’oggetto che mi &egrave più caro al mondo’
– Brava, così mi piaci.
– Ma d’ora in poi’ Oh, non suonerò mai più! Mai più!
La musicista aveva le lacrime agli occhi. Il suo pianto malinconico bagnava dolcemente il legno pregiato del suo diletto strumento’
– No! Smettila! Così lo rovini! ‘ strillò la Mercantessa. ‘ Dammelo!
– Te lo darò soltanto dopo che l’avrò suonato per l’ultima volta! Presto darò il concerto dell’addio’
– Oh, cara, non devi dire così! Il violino, ora, appartiene a me, ma &egrave come se fosse anche un po’ tuo, perché sei la mia amica del cuore! Tu lo sai che ti voglio bene!
– Me l’hai detto tante volte. Ma io non ci credo più!
– Non dire così! Sii ragionevole’ Consegnamelo ora’ Lo potrai suonare quando vorrai! Te lo prometto’
In quell’istante, gli occhi della bionda scintillavano in un modo che io non so raccontare.
Ella si alzò in piedi, senza nemmeno appoggiarsi alla sua gruccia. La commedia era finita. Si avvicinò alla Rossa, fece finta di abbracciarla e prese a toccare il violino’
– Su, dammelo! Dammelo! ‘ mormorava alla sua bella, baciandola sulla guancia.
– E io, che ti avevo portato un mazzo di fiori’ – bisbigliò l’altra.
– Oh, grazie! Che pensiero gentile! Che omaggio delizioso!
– Ti prego, lasciamelo, per l’ultimo concerto’
– No!
– Non strapparmelo in questo modo’
– Lascia fare a me!
– Cattiva!
La Mercantessa si era impossessata di quel prezioso oggetto, sì! Oramai, le apparteneva, al pari di quegli occhi ingenui di giovane donna.
– Non piangere! Ti permetterò di suonarlo quando vorrai!
– Davvero?
Il dialogo tra le due amiche continuò a lungo, ma alla fine, le loro parole si spensero in un silenzio triste. L’ammaliatrice era riuscita nel suo intento!
Quando rientrò nel suo alloggio, la Rossa bruciò la sua copia del contratto in un posacenere, per la disperazione. Si sentiva folle, folle! Non sapeva più che cosa fare. Le parve che le avessero strappato il suo figlio prediletto! E niente poteva restituirglielo.
I lunghi boccoli biondi della Mercantessa accarezzavano affettuosamente la cassa armonica del violino prezioso. Oh, che felicità! Che gioia, possederlo!
– Sì, d’ora in avanti, lo suonerai per me, soltanto per me, amica del mio cuore! ‘ esclamò la vittoriosa.
Un bel giorno, l’impresario ebbe un colloquio con la tenera amante della violinista. I due si incontrarono in un famoso caff&egrave di Parigi. Era stata lei a chiedergli un appuntamento, poiché, stando a quanto gli aveva scritto, doveva dirgli due parole in confidenza.
I camerieri passavano negligentemente fra i tavoli, portando dei vassoi pieni di bevande. C’erano tante coppie, che conversavano affettuosamente. Fuori, calava il tramonto.
– Ho desiderato incontrarvi ‘ cominciò la Mercantessa, cercando la mano del suo interlocutore ‘ per dirvi che forse, la mia amica non potrà più suonare’
– E perché mai? ‘ chiese l’altro, accendendosi il sigaro che teneva in bocca.
– E’ affetta da una grave malattia alle mani’ Già non può più muovere le dita come una volta. Lei non ve lo direbbe mai, ci tiene troppo’ Ma io devo mettervi a conoscenza di questi particolari tristi, mio malgrado.
– Se &egrave malata, sarà lei stessa a dirmelo!
– Credetemi: &egrave troppo timida, per questo ha incaricato me di confidarvelo’ Non contate più sulla Rossa per i prossimi concerti al Moulin Rouge, o al teatro di ***. Sta molto male, anche spiritualmente, tanto che’ Oh!
A quel punto, la maliarda abbandonò la testa all’indietro, fingendo di sentirsi mancare, per l’angoscia’
L’impresario dovette sostenerla. Poi cercò di farle coraggio’
– Ma io devo vedere quella violinista! ‘ esclamò poi il facoltoso, con voce grossa. ‘ Ho bisogno di incontrarla, di parlarle di persona! E’ troppo importante! Io l’ho scritturata! Non cercherà mica di sottrarsi ai suoi impegni, spero!
– No, state tranquillo ‘ mormorò la Mercantessa, sospirando. ‘ Ella vi &egrave più devota di quanto voi possiate immaginare! Purtroppo, sta male ed &egrave assai infelice, tanto, che neppure chi le vuole bene riesce a consolarla!
I lampadari spandevano intorno la loro luce malinconica. Due o tre vecchi sdentati giocavano a ramino. Sulla soglia del caff&egrave, una ragazza dalla lunga chioma conversava languidamente con un giovane borghese. Il padrone aveva appena rimproverato i suoi sguatteri.
Quando l’impresario prese il suo mantello e si diresse verso la porta, per uscire, urtò una graziosa cameriera, che gli porse le sue scuse.
Fuori, pioveva a dirotto.

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