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Racconti Erotici

SOLEIL DE PARIS 8

By 13 Maggio 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Un bel giorno, la Rossa chiese al suo giocoliere di condurla via con sé. Desiderava fare con lui una passeggiata romantica, lungo i sentieri ameni della foresta.
– Accompagnami! ‘ gli disse con affetto, prendendogli la mano e portandosela al seno.
Sciolse i suoi lunghi capelli davanti al caro amante, che balbettò una frase piena d’amore e d’ammirazione per lei.
– Ti piaccio? ‘ gli sussurrò poi la meravigliosa.
– Sì’ Sì’ Tanto!
– Vieni con me!
Uscirono insieme dall’Ostello degli Artisti. Un sole vago brillava nel cielo. Aveva nevicato da poco. Di tanto in tanto, s’udivano i versi cupi dei corvi, che affollavano le strade del villaggio.
La Rossa prese per mano il suo compagno. Lo trattava come se fossero stati due sposini felici.
Il buffo innamorato saltellava in continuazione, salutava tutti coloro che incontravano, faceva mille gesti e sorrideva allegramente.
Caspita, quant’era buffo!
Per l’occasione, aveva indossato le sue scarpe nuove, quelle numero sessanta, decisamente un po’ troppo grandi per lui.
Faceva freddo, ma si era voluto mettere soltanto la camicia a quadri gialli e rossi. Uh, come gli stava bene il fiocchetto azzurro che portava sul colletto! E la bombetta verde? Era un amore!
Mentre passeggiava guancia a guancia con la sua amichetta, le raccontava delle barzellette.
Poi, lei cominciò a parlargli appassionatamente e a coccolarlo. Tra l’altro, il vento scompigliava dolcemente la sua bella chioma, che accarezzava appena il volto e le spalle del faceto burlone.
Purtroppo, tutto era grigio intorno ai due amanti.
Qua e là, lungo le strade del borgo, si incontravano dei fanciulli, che giocavano a palle di neve.
Alcuni avevano fatto dei pupazzi, mettendo loro un cappello a cilindro sul capo e una carota al posto del naso.
Le cornacchie affollavano i tetti bianchi. Gracchiavano. Alcune si levavano in volo. Quegli stormi apparivano come nuvole nere nel cielo ormai cupo.
Tutte le finestre erano appannate. Alcune avevano le inferriate, rugginose e tetre. Altre erano illuminate. Attraverso i vetri, si vedevano le vecchie, intente a lavorare all’uncinetto, sedute sulle loro sedie a dondolo, che scricchiolavano sempre.
Una campana suonava a morto.
L’antico campanile gotico apparve come un fantasma nelle nebbie, che oramai avvolgevano la vallata.
I due amanti si strinsero l’uno all’altra. Udirono anche il canto del gallo, benché non fosse l’alba.
Si diressero verso il bosco.
Forse, lontano dagli sguardi indiscreti dei passanti, avrebbero potuto darsi alle gioie dei sensi.
Una ad una, le vedove del villaggio uscivano dalle loro case, lasciando gli usci socchiusi. Erano tutte vestite di nero. I loro capelli bianchi spuntavano appena dalle cuffie color della pece che portavano sul capo. Alcune erano gobbe, altre, per camminare, si appoggiavano al bastone. Ognuna di esse teneva in mano un mazzo di crisantemi; molte portavano sulle spalle una gerla, piena di carbone.
Intonavano canti popolari. Le loro voci lugubri erravano nella nebbia. La brezza scompigliava quei lunghi mantelli, che parevano ali di corvi.
La Rossa e il suo giocoliere si trovavano nel bel mezzo di una processione che, ogni anno, per tradizione, partiva dal villaggio e giungeva quasi fino al confine.
Che impressione facevano quelle vecchie, che li guardavano con occhi un po’ grifagni e cantavano in una lingua sconosciuta! Salivano per il sentiero insieme ai due amanti. Gli alberi spogli si muovevano nel vento come fantasmi. Sembrava parlassero. Si aveva l’impressione che i loro rami bigi fossero braccia, che s’agitavano nella bruma, facendo dei cenni strani.
Il canto degli uccelli silvestri vagava in quell’atmosfera piena di mistero. Alla Rossa parve di udire anche il verso delle volpi.
Ad un tratto, si fermò.
– Baciami sulle labbra! ‘ disse al suo amico del cuore.
– In’ In mezzo’ A questa gente?
– Sì, non m’importa’ Ti amo tanto’
Fu lei a prendere l’iniziativa. Entrambi chiusero gli occhi, mentre uno scoiattolo, dall’alto di un nocciolo, li osservava inebetito.
La giovane volle che il suo giocoliere le toccasse i seni con le mani nude’ Gli chiese di togliersi i guanti e spalancò il mantello, facendo finta di abbracciarlo.
Poco dopo, ripresero a passeggiare. Lungo la salita, attraverso le fronde cupe, si intravedeva qualche capanna. Si diceva fosse là che abitavano i briganti. Non erano lontani dalla casa della Mercantessa.
Le vedove si strinsero in cerchio attorno a loro. Ah, quant’erano nere! Che volti arcigni! Ad ogni modo, non volevano fare del male ai due innamorati.
Ad un tratto, una mano bianca, dalle dita lunghe e affusolate, decorate con numerosi anelli d’oro zecchino, si posò sulla spalla della Rossa, che non osò voltarsi e si accorse di non avere più il suo compagno al proprio fianco.
Di lui, era rimasta soltanto la bombetta, dimenticata sulla neve.
La cara violinista si sentì chiamare da una voce dolce, melata’
– O angelo delle meraviglie, ciao! Finalmente ho il piacere di rivederti!
Gli sguardi delle due donne si incontrarono.
La Rossa vide un volto pallido, delle labbra carnose e scarlatte, degli occhi celesti e scintillanti’ La sua interlocutrice portava un lungo manto color carbone ed era vestita quasi come le altre vecchie.
– Sì, sono una vedova nera’
Così le disse, togliendosi il cappuccio e mostrandole il suo viso, oltre ai suoi lunghi capelli biondi.
Era la Mercantessa!
– Ti adoro, mio tesoro! Sei il mio amore buono e caro!
Questo le sussurrò in un orecchio.
Prima che l’altra potesse fare qualsiasi cosa, la abbracciò e la baciò sulla bocca. Entrambe erano follemente innamorate.
– Sì, voglio il tuo violino ‘ mormorò poi la maliarda ‘ ma non lo compererò con il denaro, bensì con il mio affetto’
Le due amanti si stringevano ardentemente. Una goccia di sangue sfuggì dalle labbra della Mercantessa e tinse di porpora il suolo innevato.
– Non &egrave nulla’
Bisbiglio perduto di una serpe, che si smarrì nel vento’
Nevicava.
La Rossa ritrovò il suo giocoliere e gli raccontò quell’episodio. Egli non si ingelosì e volle consumare con lei un amplesso fatale.
Che gioia dei sensi fu!
Dita e lingue che correvano dappertutto, sulla pelle di seta e sui peli di velluto, corpi estasiati e vibranti, sensazioni bollenti, vestiti strappati e versi affascinanti, passione: questo ricordo, di quegli istanti!
Che fremiti!
Che gioie proibite!
Lei mordicchiò un poco il nasone del suo compagno e non solo quello’ Gli strappò delle grida piacevoli, ardenti, che la eccitarono non poco.
Fu un gioco.

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