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Racconti Erotici

Sorprendente ventura

By 13 Marzo 2020Giugno 16th, 2020No Comments

Le vacanze in linea di massima ci aiutano, spesso ci soccorrono e il più delle volte ci fiancheggiano, rinvigoriscono il corpo, allentano le tensioni, alleggeriscono le inquietudini e gli attriti, innanzitutto disgregano le preoccupazioni e per ultimo sciolgono e allentano i dissapori della vita quotidiana, relegandole temporaneamente in un angolo, distendono i nervi, calmano gli affanni e piegano gli assilli, rilassano la psiche, tonificano il corpo e non soltanto. Quest’oggi siamo inclini, raggianti e bendisposti ad affrontare la giornata che incalza, l’appetito bussa sullo stomaco, ben presto ci nutriremo perché siamo affamati, dal momento che le lussuriose e le intemperanti prestazioni avvenute la scorsa nottata ci hanno steso, recapitandoci ineluttabilmente il conto, le energie le abbiamo sperperate eccome, perciò adesso abbiamo bisogno d’essere nuovamente energici e dinamici, per il fatto che dobbiamo rifocillarci adeguatamente. 

Al presente ci godiamo appieno il nostro tempo, ridiamo, camminiamo spensierati, osserviamo attorno il paesaggio godendoci l’immensità del giorno e ammirando la fitta e verdeggiante boscaglia attorno a noi. Dopo ci adagiamo su d’una duna a ridosso della cespugliosa macchia mediterranea gustandoci il calore del sole. Tu, come di frequente, pigli il sole con le tette al vento, io t’osservo in maniera indolente e sogghigno guardandomi attorno, meravigliato e trasecolato, contemplando la bellezza della natura circostante di questa favolosa e incantevole isola. Poco distante c’è una spessa macchia da scovare, sicché ti persuado che sarebbe delizioso addentrarci là dentro per identificare quella piccola zona protetta poco distante. In un baleno infiliamo le ciabatte ci dirigiamo per esplorare quel luogo. Pare che siamo due freschi e zelanti ricognitori, due inesperti e volenterosi pionieri che s’addentrano in cerca d’individuare l’ignoto.

In quel mentre avanziamo, tu fai l’apripista seguendo la tortuosa mulattiera ancheggiando, io sono certo della rotta da intraprendere, giacché a vista d’occhio s’intravede la porzione opposta della rada dove ci troviamo. In ogni caso il tragitto dura suppergiù un’ora, intanto che ironizziamo, ci scherniamo a vicenda e conversiamo. In conclusione discorrendo compariamo sul litorale opposto, al presente siamo lievemente sopraelevati perché il terreno è sopra una bella duna, da quel punto strategico siamo in grado d’adocchiare in lontananza un altro gruppo di territorio isolato tutto da setacciare e da ispezionare. In un istante ci troviamo a Porto Ferro in provincia di Sassari. E’ possibile accedervi dalla strada provinciale 55 bis o dalla strada provinciale 69. Dista pressappoco 35 km da Sassari, 32 km da Porto Torres, suppergiù 15 km dall’aeroporto di Alghero Fertilia. Una porzione della spiaggia è stata ufficialmente autorizzata alla pratica del turismo naturista, che prevede la progettazione e la realizzazione d’una rete di aree attrezzate per la pratica del turismo naturista, in equilibrio con il contesto ambientale. Questa qua, è infatti la spiaggia nudista in Sardegna più famosa della circoscrizione, perché si tratta anche di uno dei pochi spazi legalmente adibiti a questa pratica. In spazi come questi la nudità non è un obbligo, ma almeno ognuno sarà libero di vivere in base ai propri tempi la relazione con il suo corpo. 

Le piccole dune modellate dal vento, donano a questa baia un’ulteriore tocco naturale che la rende unica. Siamo ambedue indiscreti e ficcanaso, arriviamo a rilento sul litorale e vediamo poche persone, sicché decidiamo di fermarci e ci stendiamo per terra. Frattanto in prossimità appaiono alcune figure che avanzano, la prima oltre a te ignuda, perché adesso tu le porgi il dorso e non puoi adocchiare nulla, mentre io vedo tutto. Resto stupefatto, lei è una donna giovane, procede flemmaticamente verso di noi, è indubbiamente un’avvenente femmina, interamente nuda. Io non annuncio niente, perché attendo la tua replica appena giungerà qua e sicché tu la squadrerai. Io nel mentre t’osservo negli occhi, seguitiamo a conversare, dopo tu rimpicciolisci lo sguardo e subito dopo dilati repentinamente le iridi. Visibilmente sta succedendo la medesima scenografia alle mie spalle. I due individui si fermano per dialogare, poiché si conoscono già. Per gradi tutt’intorno si riempie, i presenti sono integralmente discinti, conversano senz’incognite ne titubanze in tutta usuale naturalezza. 

Noi due, all’opposto, ci squadriamo a vicenda, giacché siamo gli unici ad essere per così dire ammantati, in quel lieve frangente ci sentiamo d’impiccio, scomodamente in imbarazzo. Tu ti squadri intorno, vedi membri maschili dovunque, anche se pur evidenziati in tal modo suppongo non ti producano scalpore, come d’altronde pure a me non fanno per niente impressione tutte quelle vagine così naturalmente esibite. Ambedue frattanto ci dislochiamo da là incanalandoci verso l’arenile, dove la stragrande maggioranza della folla è disadorna e pacifica. Seppur con scarso impegno pure noi due ci denudiamo del tutto, scaraventandoci sopra la rena tentando di dissimulare, coprendoci le parti intime a pancia in giù. Moderatamente prendiamo coraggio, cautamente familiarizziamo con questa novità, in quanto non è una situazione immorale né infelice né ingiusta nel pensarci bene, avvertire piacevolmente la calura del sole dove per l’appunto la stessa non batte mai. 

Nel mentre c’incanaliamo per tuffarci nel mare, intanto pure lì c’è una discreta ressa, dove se la spassano spensierate. In seguito veniamo fuori dall’acqua e stavolta non sgattaioliamo via, all’opposto, ce la prendiamo placidamente con comodo senza scomporci, perché a ragion veduta neanche uno si dedica alla nostra presenza. Entrambi ci distendiamo lontano dalla battigia e discorriamo, il sole frattanto ci malmena strapazzandoci con i suoi potenti raggi, mentre ambedue incuriositi e stimolati, ispezioniamo considerando tutte quelle figure nude asciutte e disadorne, che seraficamente transitano imperturbabili e placide intorno a noi due. Le nostre iniziali occhiate erano sbalordite e impressionate, adesso però le esaminiamo scandagliandole differentemente, notando adesso come sia mirabolante e inattendibile, come si possa trasformare il modo d’osservare, sorvegliando e in ultimo badando quelle che sono le introduttive e primarie percezioni. In principio trasparivamo colpiti e sconcertati, subito dopo ci mostravamo stomacati e rigettati, in seguito impiccioni e invadenti, al presente scorgiamo numerosi cazzi e una moltitudine di fiche esposte al vento. Indubbiamente è la combinazione istintiva e la sintesi logica, dinanzi a un rinvenimento per un pensiero dilatato e per un intelletto spalancato. 

Tu frattanto fai amicizia dietro una duna riparata dal vento con una ragazza, lei si para di fronte a te, allarga le gambe e si siede, dove prima eri collocata tu. Tu mi fai cenno e adagio m’avvicino. Adesso t’osservo, hai una faccia che gradisce la sua presenza, mi sorridi donandomi il tuo beneplacito assenso. Lentamente vi avviluppiate l’una all’altra, vi palpeggiate con le dita, desiderate conoscere l’esito di che cosa accadrà là di sotto dove non batte il sole, mentre io vi esamino incredulo e per di più insolitamente eccitato, tanto che inizio a masturbarmi di fronte a voi due. Vi scambiate un bacio, annodate le vostre lingue, poiché volete tastare il reciproco sapore. Vi accostate forte stando strette, giacché in pochi minuti entrambe prorompete sfogando il vostro individuale piacere, strillando il vostro lussurioso godimento. Per me è troppo, però pure io vengo accontentato ben volentieri, in special modo in maniera inattesa e fortuita all’istante. La forestiera di nome Fabiana si stacca da te e s’accosta nei miei pressi, perché mi confeziona un regalo insperato: s’avvicina a me e inizia a confezionarmi un raffinato e sbalorditivo pompino. Da come mi manovra con sapienza e perizia il cazzo, sembra essere nata per questo, è un vero portento della natura, ha un’abilità e una perizia fuori dalla norma, la mia ragazza sotto quest’aspetto è mediocre, mentre lei sfibrata sogghigna in maniera sorniona osservando le gesta di Fabiana su di me. Io sto volteggiando per il piacere sommo che sperimento, Fabiana è un vero portento della natura, io sto sragionando per le sensazioni che sto vivendo, lei però si ferma e attende. Mi guarda e si rinfila il cazzo in bocca, insiste sul frenulo e aumenta con assennatezza la velocità, mentre io strepito io mio poderoso orgasmo, sborrando all’aria e alla natura circostante il mio candido e denso nettare. Sono provato ma felice, Fabiana ci saluta e s’allontana mentre ci ripropone d’incontraci per l’indomani. 

La mattinata seguente siamo ambedue insieme, io mi alzo e ripenso alla vicenda trascorsa, tu sei meravigliosa, volermi stupirmi e l’hai fatto in pieno. Abbiamo ragionato sull’accaduto di ieri riscoprendo e considerando parti di noi due, che non conoscevamo né avevamo appieno dimestichezza. In quel frangente tergiverso, approfondendo nel rimuginare per quello stravagante e bislacco fato vissuto, considerando e vagliando il modo di vivere come un inumano e implacabile rapace, come un ingegnoso e sagace predatore, durante il tempo in cui medito e tramo che cosa sarà di me, della mia sorte, dove andrò a parare, che cosa combinerò o che cosa commetterò. Pure questo è un improduttivo interrogativo, un deficitario dubbio, perché ci siamo spartiti concedendoci un lampo di stoltezza pura, andando già oltre ogni attesa. Lei m’ha tenacemente sbigottito, m’ha considerevolmente meravigliato, ero sì a conoscenza della sua innata e notevole carica erotica, avevo notizia di quanto le piacesse il sesso in tutte le sue sfumature ed etichette, ma onestamente non in quella maniera. Attualmente, immerso in queste meditabonde riflessioni, ho istintivamente una bella erezione, tuttavia stabilisco d’uscire. 

Mi faccio due passi e mi dirigo su d’una scogliera poco distante e osservo dall’alto quella radura, in quanto posso avanzare a piedi senza farmi del male. Procedo per quegli sparpagliati i faraglioni, immaginandomi d’addentrarmi in mondi remoti e primordiali. Mi domando che il globo è assai smisurato per essere avvistato solamente dallo schermo comodamente stravaccato sul divano, io voglio esplorarlo, annusarlo, avvertirlo e tastarlo per bene. Probabilmente è proprio questa la genesi della mia anomala e irregolare insofferenza, l’origine della mia inconsueta e singolare irritazione. Proseguo ad avanzare, fino a quando m’accorgo che sono trascorse due ore. Non importa, perché con il sentiero che c’è là di sotto parallelo al costone, impiegherò la meta del tempo per tornare indietro. 

Alla fine della mulattiera sbuco sulla costa e intravedo in lontananza tre individui dentro il mare, dalla distanza io t’adocchio già, mentre non riesco a distinguere chi siano le altre due figure in tua compagnia. Faccio il giro del sentiero e in dieci minuti m’avvicino. Appena giungo là tu mi ricevi salutandomi con una contentezza smisurata, poiché mi fai conoscere ai nuovi amici, ambedue sono toscani di Pistoia qua in villeggiatura. A circa cinquecento metri hanno posteggiato la loro autovettura lungo la strada statale, lentamente percorriamo il sentiero, dopo risaliamo in automobile e ci avviamo verso l’entroterra, in quanto mi sono risparmiato il viaggio di ritorno a piedi sul versante della scogliera. Nel tragitto cerco con gli occhi Fabiana che sfortunatamente quest’oggi non è presente, io ti domando dove sia, però tu mi tieni all’oscuro, rivelandomi che oggi ha un serio impegno d’assolvere, ma che prima d’avviarsi lei m’ha appositamente approntato un gradevole regalo. Tu me lo enunci con un sorriso scaltro, incline ad insinuazioni, perché il tuo sguardo parla esprimendosi da solo sulla tipologia della sorpresa. 

In quella circostanza non mi riferisci altro, all’opposto, mi riveli che è un intimo riserbo, un’esclusiva riservatezza, che forse quella notte m’avresti in confidenza indubitabilmente svelato. Arriviamo a destinazione e scendiamo dall’autovettura, ci distendiamo sulla spiaggia dove una leggera e gradevole brezza ci rinfresca dalla calura del sole. E’ seriamente arduo e tormentato opporsi svestita al mio fianco, perché mi ritornano alla mente i nostri nuovi conoscenti, perché poco distanti da noi pure loro sono distesi che si pigliano placidamente il sole sobri e placidamente scoperti, indubbiamente non si turbano tanto, abituati e impratichiti come sono da tempo. 

Dopo una mezz’ora tu ti decidi e mi presenti Beatrice, lei è una donna contenuta con il seno limitato, ma con due insoliti capezzoli, peraltro belli e appuntiti che aizzano solamente nel vederli, ha la fica pelosa con una bella e fitta boscaglia a forma di triangolo in mostra. Vanni, il suo compagno, contrariamente è bastantemente atletico, ha la pelle olivastra, una corporatura aggraziata, in mezzo alle gambe si distingue un cazzo ben sviluppato, ma non enorme. In principio ci squadriamo con misura e con ponderatezza, perché non vogliamo essere di nessun’ingombro né d’impaccio alcuno, perché il lascivo e impertinente trastullo è appena cominciato, ma tu con considerevole circospezione li osservi, mentre ti bagni le labbra con la lingua, con noncuranza dissimuli la questione, eppure di certo non sei disinteressata né insensibile per tutto quello che assisti. 

Tu ironizzi schernendomi furbamente con lo sguardo, vuoi replicare senz’attribuire un significato, senz’intendere, perché brami intenzionalmente lasciarmi nel limbo, nella completa vaghezza, nel mio intenso e intero margine di titubanza, dell’incapacità di comprendere, lasciandomi sperimentare la generale insicurezza. Alla fine Vanni e Beatrice ci propongono di seguirli invitandoci, perché a tre chilometri da dove ci troviamo, hanno locato con una modica spesa una minuscola dimora per il periodo estivo. Al momento hanno indossato i rispettivi costumi da spiaggia e ci avviamo tutti assieme. Arriviamo là e dopo consumiamo un leggero e veloce spuntino, ma stavolta esageriamo con le bevande alcoliche conservate immerse al fresco all’interno d’un piccolo pozzo del cortile interno: il vino frizzante, il vermentino bianco della Gallura per la precisione, che discende in gola è una meraviglia per i sensi, un gustoso e squisito incanto per il palato, quel vino fresco ci rinfranca rianimandoci, dopo una giornata di bollore, ma ci porta il conto finale, perché digrada velocemente nello stomaco e in special modo si conficca nelle nostre teste, sicché ben presto ci ritroviamo alquanto alticci, tutti e quattro abbastanza ebbri, entusiasti ed euforici. 

Il nostro farraginoso discorso dovuto al vino scorre in maniera espansiva e soddisfacente, ambedue sono piuttosto estroversi e divertenti, in quanto ci punzecchiamo burlandoci addosso, in seguito il ragionamento s’instrada immancabilmente ruzzolando su pretesti viziosi e spinti, sennonché ci lasciamo andare e con pose e atteggiamenti inconfondibili riusciamo nell’intento e ridacchiamo. Appresso stabiliamo d’eseguire un passatempo, in tal modo le femmine dopo aver soppesato differenti idee concludono per giocare a carte, a scopa per la precisione, svago peraltro compreso, imparato e ben assimilato da tutti noi nel corso del tempo. Beatrice frattanto esprime una netta mozione, perché lo svago sia più succulento e libidinoso, propone un pegno ritenendo la partita a carte maggiormente stimolante e avvincente. Tutti e quattro ci squadriamo e ridiamo in modo fragoroso, anche perché poco ci interessa che ci avvistino svestiti, cosicché tutti d’accordo la partita può cominciare. 

Tutti siamo assorbiti per non essere sconfitti, i raggiri e le simulazioni si presentano in successione, ma solamente dopo due giri di gioco siamo testualmente disadorni e brulli come i nostri genitori ci hanno concepito. Tu esamini come sono fatti, com’è stato creato, infatti gli squadri il cazzo con attenzione, la medesima cosa compie lui con le tue tette adesso svincolato da ogni limitazione. Beatrice, non ancora soddisfatta, promuove un’inusitata gara, giacché chi dovesse rimanere sconfitto dovrà praticare la consueta sanzione. Il primo giro lo supero io battendo Beatrice, medito che cosa potrei farle, tuttavia preferisco non essere ingrato, in tal modo l’indirizzo a farsi un bagno tra le onde, lei adempie senz’opporsi, mentre al suo rientro percepisco che la sua occhiata è colma d’intensa rivalsa. Nel secondo giro trionfa Vanni contro di te, lui non esita per nulla spedendoti nel fare tre giri attorno al caseggiato. Tu svolgi prontamente la penalità e rientri. Appena rincasi le tue tette sono belle in vista, hai i capezzoli appuntiti e ingrossati, mentre la chioma così conciata ti dona una faccia di femmina temeraria predisposto per l’assalto. Subito dopo intavoliamo il gioco e stavolta tu t’imponi in modo silenzioso nei confronti di Beatrice. Me ne accorgo, si nota bene, tu covi e tieni viva la brama della ritorsione e senz’indecisione né perplessità le manifesti che vuoi pigliare in bocca il cazzo di Vanni. 

Nel momento in cui Beatrice afferra che cosa vuoi che faccia, sogghigna, si flette e lo imbocca. Tu stai a osservare quel cazzo che s’ingrandisce e quelle deliziose labbra che lo avviluppano, tu sei palesemente ammaliata e conquistata, perché non allontani lo sguardo neppure per un istante. Subito dopo imponi stabilendo la conclusione del ravvedimento, probabilmente vorresti proseguire, può darsi che tu voglia abbandonare, magari vorresti scorgere il frutto di quella laboriosa e lasciva opera eseguita dalla tua recente amica. Per Vanni è alquanto arduo e disagevole dominarsi, tu dilati le iridi, senza seguitare la partita, Beatrice ti stuzzica, tu ti volti e mi vedi, ti rendi conto che pure io mi trovo in splendida simmetria con Vanni. Adesso lesta come un felino ti pieghi e cominci a compiere ciò che poc’anzi avevi visto eseguire da Beatrice. Sei visibilmente famelica, aneli dare il meglio di te, intanto che i nostri seguaci ti osservano. Io e Vanni ci esaminiamo alquanto infoiati, perché in realtà non possiamo trattenerci né resistere, non riusciamo a reggere né a far fronte a tanto dissoluto fervore. E’ infatti Vanni che si prodiga nel sollevare la sua donna, io di riflesso lo scopiazzo poco dopo, perché la circostanza è assai infuocata e concupiscente, lussuriosa e sfrenata, perché altrimenti arrischiamo di terminare tutto in breve tempo. 

Io vi squadro e pondero che effettivamente voi femmine non siete oltremodo in sintonia, non sembrate coese, giacché avete il fuoco addosso, la voglia vi scava, sicché vi sollevate, vi esaminate e vicendevolmente iniziate a palpeggiarvi con scostumatezza e con incontinenza, esplorandovi con accuratezza in ogni parte. Beatrice è la prima, abbassa le labbra e le affonda sopra il tuo seno, io deduco che tu sobbalzi e che sbarri gli occhi, forse ti sta addentando in maniera energica, tu gradisci, eppure non ti schiodi, forse ti piace molto. Lei ti rosicchia a rilento sul collo, tu allontani la capoccia di lato, perché la vuoi agevolare al meglio nell’incombenza. Io non reggo, mi sollevo e mi dispongo nella parte posteriore di te, tu t’accorgi del mio movimento, percepisci le mie mani assieme a quelle della tua conoscente, adesso ti senti egocentrica, vanitosa, la tua epidermide s’aggrotta arricciandosi alla ricerca della montante e suprema smania, sicché m’addosso da dietro, tu cogli appieno la prestanza del mio cazzo sciolto e fremente sovrapposto sulle tue chiappe, tu premi di dietro in maniera energica e noto che ti soddisfa quel contatto. 

Vanni è là accanto, adesso siamo tutti e quattro avviluppati che inseguono agognando il godimento cospicuo. Tu seguiti a pressare indietro, io comprendo per bene che cosa desideri ed effettuo senz’indugio, digrado sul davanti sovrapponendo la mano di Beatrice che ti stava perlustrando. Io capto che sei intrisa, colgo le tue secrezioni colarti, affondo due dita nella tua carne, mentre tu emetti quel libidinoso e diffuso sbraito che ben conosco. Tu ansimi e di dimeni, ti scuoti per il piacere, suppongo che Vanni stia eseguendo la medesima azione, mentre rilevo le identiche risposte di Beatrice. Frattanto ti giri bruscamente verso di me, accosto le mani sulla tua schiena, tu accompagni le mani sulle natiche e allargandoti al massimo mi richiedi bramosamente di proseguire. 

Io ti trafiggo all’istante, il cazzo penetra sdrucciolando che è una meraviglia, non rivelo riluttanza alcuna, i fluidi che tu hai effuso sono abbondanti, in tal modo intavoliamo il nostro bramoso e lussurioso balletto di quattro elementi, per di più uno di fronte all’altro. Procediamo così, fintantoché Beatrice non si separa, si colloca dietro Vanni, rimanendo dinanzi e assaporandosi la rappresentazione che stiamo offrendo. In quella postura esamini esplicitamente le mani di Beatrice che compiono un indolente viavai su Vanni. Per un istante ti sollevi, la osservi facendole comprendere il meglio che sia dare, dopo ti chini, lei ti porge il suo consorte e non ti fai supplicare. Io da dietro calco in modo nerboruto, sento che ti sto violando ad ogni affondo, percepisco che mi a fondo, tu a stento mi argini, mentre con il cazzo tra le labbra che hai premuto, emetti uno strillo fenomenale e inaudito, un lamento lussurioso e durevole, godendo e in ultimo venendo incessantemente per svariati istanti, strepitando il tuo travolgente ed energico orgasmo. 

Dopo qualche minuto tralasci l’appiglio, ti sollevi a stento, mantieni gli occhi chiusi, in quanto non riesci a spalancarli, perché sei in estasi, in totale rapimento. Successivamente ti volti e mi stringi con vigore, un poco ti penti e ti turbi per quello che hai compiuto, hai il terrore e la grande preoccupazione d’una mia scomposta replica che giammai potrà arrivare. Sappi che, siamo insieme, lo stiamo eseguendo congiuntamente sappiamo che cosa aneliamo, ci amiamo e ci adoriamo, perciò ci abbandoniamo spassandocela unitamente, né più né meno. Tu mi brandisci per un polso, afferri per l’altro polso pure Beatrice incanalandoti verso il piccolo terrazzino, dopo ci distendiamo, mi fai collocare nel centro e inizi di nuovo l’opera. Vanni s’interpone, brandisce Beatrice da dietro e comincia il suo lussurioso balletto violandole l’orifizio anale, con perizia fa sdrucciolare la mano tra la tua fica e principia a suppliziarti, trascorrono pochi istanti e tutti e quattro perdiamo il controllo dei sensi, perdiamo la nostra omogeneità dei sensi sfogandoci unitamente in maniera cadenzata, prima io sborro di gusto nella tua bocca, tu gemendo infoiata nelle mani di Vanni e Vanni eiacula in modo focoso sopra la pelosa fica di Beatrice, che strepita in modo fragoroso porca e depravata com’è. 

In seguito crolliamo compattamente sfibrati e solidalmente prostrati là sul pavimento del ballatoio, siamo stremati, perché da quando cominciato sono trascorse approssimativamente tre ore. Dopo ci appisoliamo beati e soddisfatti, logorati ma interamente appagati, apprezzando e magnificando la favolosa giornata appena trascorsa in ottima ed esemplare compagnia. 

Il giorno della partenza è alle porte, domani sera salperemo da Golfo Aranci (SS), ci toccherà ritornare a casa e ripigliare le nostre attività quotidiane, la breve ma proficua e florida vacanza settimanale è terminata, perché con smisurata scontentezza e con un’insolita amarezza ci accomiatiamo dai nostri nuovi e tenebrosi amici e ce ne andiamo, perché con la traversata in nave sbarcheremo la mattinata successiva nel porto di Livorno e in poco più di un’ora d’automobile in autostrada, saremo a Pistoia già nella nostra abitazione. 

Io e te non proferiamo nulla, ci scrutiamo appena immergendoci e smarrendoci nei nostri reconditi e libidinosi pensieri, ponderiamo e rimuginiamo a quello che abbiamo creato e completato in quei giorni, a quello che produrremo e che realizzeremo il giorno successivo. 

Entrambi ritorneremo indolentemente alle nostre abitudinarie e pignole mansioni, assisteremo metodicamente i clienti, ripiglieremo ordinatamente le scartoffie, ci addosseremo inevitabilmente le discussioni e i crucci inutili e in quel frangente, come un lampo, ci assale inevitabilmente lo sconforto e irreparabilmente persino il malumore. 

Nel mentre, in aggiunta a ciò, ci domandiamo se tutto ciò sia legittimo e regolare, se quello che compiamo è doveroso e motivato, se tutto quello che intraprendiamo sia appropriato o scorretto, appresso intersechiamo gli occhi e sogghigniamo, ognuno applicato e concentrato nel sondarsi dentro gl’individuali e confacenti intimi pensieri. 

Lì, in verità, soppesando e vagliando ogni concetto afferriamo il tutto, la pura sintesi e l’indiscussa essenza, perché accogliamo abbracciando in conclusione pienamente questa pervertita e viziosa tribolazione, perché il recapito telefonico dei nostri attuali e focosi compagni, lo teniamo ben scarabocchiato e gelosamente impresso nell’agenda, dato che in ogni caso la Sardegna è là a portata di mano, non molto distante da noi che ci attende. 

{Idraulico anno 1999} 

 

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