Skip to main content

storie di ordinaria follia

By 22 Luglio 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Storie di ordinaria follia

Giornata faticosissima.
Il caldo soffocante mi tormentava, nonostante l’aria condizionata sparasse un getto gelido direttamente sul mio viso.
La tangenziale che mi stava riportando a casa era al solito trafficatissima ,e questo avrebbe ritardato il momento in cui finalmente mi sarei consolato un po’ con la mia ‘signora’ : al solo pensarla una prepotente erezione mi fece immediatamente dimenticare la giornataccia che mi stavo lasciando finalmente alle spalle.
Dopo circa mezz’ ora ,nella quale la mia mente pregustò le dolci ore che mi attendevano in compagnia della ‘signora’, imboccai l’uscita della tangenziale e mi diressi verso la villetta in piena campagna in cui abitavo da circa tre anni.
Misi la macchina nella rimessa , accarezzai il cane e mi accinsi ad ‘accarezzare’ la mia ‘signora’.
Salii le scale invasato e la chiamai :
-Mamy ,sono tornato,dove sei ? ‘ urlai verso la cucina.
Ebbene sì, la ‘signora’ in questione &egrave mia madre Rebecca : madre e amante , chioccia e cagna, acqua e fuoco, paradiso e inferno.
Forse un giorno vi racconterò come il nostro rapporto si incamminò per i sentieri proibiti: vi basti per ora sapere che da ormai molti anni lei non mi nega più nulla ,ed io per lei sono figlio e padrone.
Dopo alcuni secondi la vidi venirmi incontro col suo sorriso avvolgente ,come se già pregustasse
l’aroma del peccato.Era sconvolgente ,come al solito (almeno per me):immaginate una femmina sulla soglia dei cinquant’anni ,dalla pelle alabastrina e dalla folta corolla di capelli rosso tiziano ,che incorniciano un volto dai tratti aristocratici e dallo sguardo altero.
La osservai in tutta la sua splendida statura ,contemplando le lunghe gambe sinuose dalla sottile caviglia,i bei piedi nei sandali estivi e ,spostando lo sguardo verso l’alto,i fianchi generosi e il petto giunonico.
-Ciao bimbo , passata bene la giornata ?- mi disse ,fissandomi con i suoi splendenti occhi grigi.
-Al solito-risposi ,-ma per fortuna ci sei tu a rendermela un po’ più piacevole-.
Lei mi sorrise e senza dir nulla si inginocchiò.
Guardai il pendolo dall’ altra parte del salotto :appena le cinque,mancavano almeno due ore al ritorno a casa del ‘cornuto’.C’era tutto il tempo.
Sentii lo ‘zip’ della lampo dei pantaloni che si abbassava:la ‘signora’aveva già iniziato la sua opera defaticante.Prese tra le dita la mia asta che si andava inturgidendo e, scrutandomi dal basso, inizio a inumidirla con la lingua.
Mentre leccava la mia verga ormai completamente eretta osservavo il piercing che si era fatta fare proprio sulla punta della lingua :era un bottoncino argentato che mi mandava il sangue alla testa,quando lo sentivo scivolare sulla pelle sensibile del pene.
Mamma frullava la sua linguetta lungo l’asta che ormai svettava in tutta la sua estensione,e nel farlo mi sorrideva lasciva:improvvisamente si fermò e , dopo avermi fissato un attimo, ingoiò la mia verga.Iniziò il suo, cadenzato, avanti e indietro con la testa , senza staccarmi gli occhi di dosso .
Amo infatti che durante il rapporto orale mamma mi guardi ,perché mi sembra di scorgere nei suoi occhi il riflesso del peccato che stiamo commettendo.
Vedevo la verga uscire e rientrare velocemente nella calda fornace della sua bocca ,lucida di saliva,e il contatto del prepuzio con i suoi denti mi strappava mugolii di piacere.
-Basta cagna ,- sibilai ad un tratto,-così mi fai venire.Alzati e spogliati.
La ‘signora’ indossava solamente un leggero abitino estivo nero:non ci mise molto.Dopo un attimo me la ritrovai davanti completamente nuda ;i bianchi e generosi seni ancora sodi nonostante le quasi cinquanta primavere;il vitino stretto che esaltava la prosperità dei fianchi;il pube depilato come piaceva a me;le lunghe gambe dalle atletiche cosce , con un accenno di cellulite che la rendeva ancora più desiderabile, più vera.
Mi fissava con un sorrisino compiaciuto ,vedendo l’ effetto che il suo corpo produceva sull’ imbizzarrito lupo affamato ,di quasi venti centimetri, che mi stavo massaggiando con la mano destra.
-Allora bimbo, ti va di giocare un po’ con la tua cagna?- mi disse leccandosi le turgide labbra che quel giorno aveva lasciato senza rossetto.
Capirai’ bimbo’sono un colosso di un metro e novantacinque e che pesa quasi un quintale,che dispone a piacimento del corpo materno .Ma per lei sono sempre un bimbo.
-Mancano almeno due ore prima che il ‘cornuto’ torni a casa, abbiamo tutto il tempo ,-le dissi palpandole il capezzolo destro su cui , come regalo per il mio compleanno dell’anno precedente,si era fatta applicare un anellino dorato.Sul seno sinistro ,fatto sempre su mia richiesta,aveva invece un piccolo scorpione tatuato:il mio (e il suo) segno zodiacale.
Mi piace ‘ordinarle’queste piccole stravaganze ,la sento più sottomessa ,più MIA,come quando si fa chiamare cagna senza batter ciglio.I suoi capezzoli sono sensibilissimi.Dopo alcuni secondi già iniziò a mugolare ,passandosi la lingua sulle labbra.
-Dai bimbo,ti voglio dentro,scopa la mamma,- mugolò ansimando.
-Il gioco lo conduco io,lo sai!- le sibilai ,e nel dirlo le strinsi forte il capezzolo inanellato, strappandole un urlo di dolore.La cosa vi sembrerà crudele, ma la ‘signora’ sa benissimo che lei &egrave la cagna ed io il padrone :soltanto quando si sottomette ai miei desideri trovo l’estro che ci permette di raggiungere le più alte vette del godimento.
Vidi una lacrima solcarle il viso:la cosa mi eccitò.Mi chinai ed iniziai a suggerle il seno sinistro,titillando l’ altro con la mano.
Mamma ,mugolando e sospirando profondamente, iniziò ad accarezzarmi la nuca e le spalle.Proseguii quel trattamento per qualche minuto , fino a che iniziò a tremare leggermente.La guardai.Stava impazzendo.Bramava il piatto forte,come un clochard che rovista tra i rifiuti può desiderare i cibi succulenti che odora nel retrocucina di un lussuoso ristorante.
Mi alzai,la presi per i fianchi e la posai sul tavolo che stava al centro del salotto,mentre lei mi osservava supplichevole.
-Adesso il tuo Davide ti scopa a sangue,-le mormorai ad un orecchio , mentre mamma,fissandomi trasognata ,spalancava le cosce.
La visione mi lasciò come sempre paralizzato,anche se da anni il corpo di mia madre non aveva più segreti per me:il suo pube rasato,solcato solamente da una sottile peluria rossastra ;le grandi rosee labbra tipiche di rossa naturale ,su cui riposavano tre piccoli anellini ,un altro ‘regalo’ di compleanno;la pelle sottile e bianchissima all’ interno delle cosce.
Il mio scettro di carne pulsante reclamava la sua regina.Non era il momento per dilungarsi in preliminari.L’espressione negli occhi di mia madre mi indicava chiaramente che nessuno dei due avrebbe resistito oltre all’ eccitazione che ci dilaniava le carni.
Le presi le caviglie,le aprii le gambe finch&egrave un suo leggero lamento mi fece capire che le stavo facendo male,ci guardammo negli occhi.
-Adesso,- mi disse ansimando-adesso o impazzisco!
Guidai col bacino la verga verso il peccaminoso pertugio e vi entrai per un paio di centimetri.
La ‘signora’ gemette piano ,e nei suoi occhi lessi la disperazione intima per il piacere soltanto intravisto.Sorrisi e, con un profondo movimento,la mia affamata virilità affondò nel grembo materno.
-Agggh’.,- urlò la cagna.Il suo grido di lacerante dolore si interruppe solamente quando il glande si arrestò nelle più profonde pieghe della sua femminilità.
Iniziai ,dapprima dolcemente ,un lento andirivieni nella sua calda vagina.
Il membro usciva dalla calda tana lucido dei suoi umori,per poi rientrarvi lentamente finch&egrave i testicoli lambivano i glutei.
-Sì,così ‘lo sento nello stomaco’mmmh..-mugolava mia madre,accarezzandomi i capezzoli.
-Ti piace l’uccello del tuo bambino..eh?- le sibilai ansando,-lo stavi aspettando da stamattina,cagna!
Nel dirle questo iniziai a pomparla più vigorosamente.La penetravo selvaggiamente ,con lo scroto che schioccava ritmicamente ,ad ogni affondo,contro le sue natiche.
Ben presto le lessi negli occhi che al piacere si stava aggiungendo una quota via via maggiore di dolore fisico.Non mi fermai ,anzi aumentai il ritmo al parossismo.Grida di dolore iniziarono ad echeggiare nella stanza.Dovevano essere simili, pensai un po’ perversamente,a quelle che emise venticinque anni fa, nel partorirmi.
-Ahh’impazzisco’mi sventri!- grugniva, mentre i suoi bei piedi affusolati mi cingevano il sedere,accompagnandolo nel suo ritmico movimento.
Continuai così per un tempo indefinibile ,al mondo esistevamo solo io e la mia ‘signora’.
Lentamente le sue grida si tramutarono in flebili lamenti, e i grugniti e sospiri di piacere ripresero il sopravvento:evidentemente i tessuti della sua calda femminilità che più si opponevano alla mia foga si erano ormai lacerati ,lasciando alla mia verga pulsante
libero accesso alle sue voluttuose profondità.Vidi infatti l’asta ricoperta da un velo sottile di sangue materno,mentre un rivolo rossastro le scendeva lungo una coscia.Solo allora mi fermai.
Mamma mi osservò interrogativamente, cercando di intuire cosa mi passava per la mente.
Lasciando il membro affondato nella sua vagina ormai grondante,la presi per le natiche burrose e,sollevandola , mi diressi verso il divano.Nei pochi metri che ci separavano dal sofà mi fissava trasognata: senza dir nulla avvicinò le sue labbra alle mie e penetrò con la lingua all’ interno della mia bocca.Le lingue guizzavano come serpenti in amore,mentre assaporavo il sapore del suo palato.
La stesi sul divano, sempre restando in lei,ed iniziai a cavalcarla dolcemente.
I nostri corpi erano ormai fradici di sudore :sentivo il ritmico schioccare delle nostre carni che si toccavano durante l’amplesso e il rumore prodotto dai testicoli al contatto delle cosce.
-Apri la bocca ,- le dissi.
Mamy mi sorrise.Conosceva già il nostro giochetto.Spalancò la bocca ed attese.
Raccolsi della saliva all’ interno della bocca e, quando fu ben piena, lasciai colare il caldo fluido sulla lingua di mia madre.
-Ti piace vero ,cagna!- le sussurrai ,- giocaci un po’.
Iniziò a trastullarsi con la mia saliva ,sorridendomi complice:la teneva sulla punta della lingua per poi sciacquarsene la bocca e riportarla sulla lingua.Dopo qualche minuto l’ingoiò assetata.
Era un giochino che mi piaceva particolarmente; me la faceva sentire più mia, più sottomessa,certo che non mi avrebbe negato mai nulla.
Presi a scoparla furiosamente.Nuovi gemiti di dolore risuonarono nella stanza.
-Aahh’- gridò rabbiosamente quando, presole un capezzolo tra i denti, lo morsi.
-Zitta cagna!- ringhiai,-lo sai quello che mi piace.
E nel dirlo la morsi sull’ altro seno ,ancora più violentemente.
Restò in silenzio ma la sentii rabbrividire.Una lacrima le scese lungo la guancia, mescolata al mascara che le stava colando dagli occhi.
Entravo e uscivo con foga dal suo corpo , accompagnato dai suoi gemiti di dolore frammisto a piacere e dal ritmico suono dei nostri sessi che si univano.
Proseguii così per almeno un quarto d’ora.Mia madre si irrigidì e, fissandomi con gli occhi spalancati e la bocca socchiusa, lacerò l’aria con le urla nate dall’orgasmo che la stava squassando.
Mi fermai solamente quando sentii di non riuscire a trattenere oltre il piacere.
Uscii dal suo corpo e,dopo essermi calmato un attimo,mi misi in piedi davanti a lei.
Non dovetti dire nulla .La ‘signora’ già sapeva cosa doveva fare.
Ingoiò la mia asta fino alla radice ed inizio una lenta fellatio che mi dette i brividi.A volte lasciava uscire la verga dalla bocca e titillava con la lingua il mio glande violaceo.
La presi per i capelli e,tenendole ferma la testa , iniziai a pomparla selvaggiamente in gola.
La sentivo mugugnare frasi sconnesse, mentre il mio fallo lucido di saliva e umori le scavava in bocca.
Distolse un attimo gli occhi dai miei.Le diedi un ceffone.
-Non farlo più !- ringhiai ‘devi guardarmi mentre godo.
Non resistetti a lungo.Appena sentii l’asta iniziare a pulsare ,la estrassi e la posizionai al contatto della sua lingua.Pochi secondi e poi uno’ due’ tre’ una decina di caldi fiotti di seme le inondarono il viso e penetrarono nelle sua bocca.
-Che buono che sei amore ,- mi disse sorridendomi mentre assaporava lo sperma.
Avevo il sangue al cervello.Rimisi la verga che si andava ammosciando nella sua calda bocca e ricominciai a scoparla furiosamente.Un rivolo di seme colava dalle sue labbra e stava diventando cianotica.Le tappai il naso e ,dopo alcuni secondi di quel trattamento, alcuni conati di vomito la sqassarono:fece per liberarsi ma glielo impedii.
Passati alcuni istanti una viscida cascata di vomito frammisto a sperma le sgorgò dalla bocca. Mia madre tossì più volte e mi disse:
-Ci sei andato giù un po’ pesante oggi , amore.Mi ci vorrà una settimana per riprendermi.
-Non ho ancora finito cagna, vieni in bagno.
Lei mi seguì carponi ,come le avevo ordinato di fare.Ammiravo i suoi grandi seni ,d’un bianco lattiginoso,dondolare mentre si avvicinava:sulle ginocchia si andavano espandendo due grosse chiazze rossastre, dovute al contatto col pavimento.
Entrammo in vasca.Non ebbi bisogno di chiedere:si portò il mio fallo ormai moscio alla bocca ed attese.Dopo pochi istanti un caldo zampillo le inondava il viso, bagnandole la chioma infuocata.
Lei mi fissava implorante ,sperando che non le chiedessi oltre.Speranza vana.
-Apri la bocca e bevi !- le ordinai.Il fiotto di orina prese ad entrarle in gola e a cadere copiosamente lungo il mento e sui seni.
Le tappai il naso e la costrinsi a berne alcune sorsate,che le strapparono dei conati.
La ‘doccia’, a causa della prolungata erezione,fu interminabile.
Guardai l’orologio.Quasi le sette:era meglio sbrigarsi.
-Facciamoci una doccia ,&egrave tardi,- le sussurrai.
-La facciamo assieme bimbo,vuoi ?- disse sorridendomi con aria speranzosa.
-No, meglio di no,- risposi- il ‘cornuto’ potrebbe tornare,meglio non rischiare.
Se ne ritornò in salotto a ripulire i resti di quel pomeriggio d’amore ,mentre il bruciore causato dalla mia foga la torturava tra le cosce.
Dopo una mezz’oretta, ripuliti e vestiti ,ce ne stavamo già sul divano a leggere qualcosa, quando sentimmo dei passi per le scale .
Il ‘cornuto’ era tornato a casa.
-Ciao papà -lo salutai appena aperta la porta ,-come butta?
-Ciao Davide ,-replicò ,-tutto ok ,a parte la fame.
-Che hai ciccia? ‘ chiese a mia madre appena la vide avvicinarsi.-Hai una faccia’sembra che ti abbiano preso a bastonate per tutto il pomeriggio.E poi perché cammini in quel modo ,- le domandò notando che camminava con le gambe leggermente divaricate ,toccandosi di tanto in tanto l’inguine.
-Non &egrave nulla tesoro,- si affrettò a rispondere ,-ho solo rimediato un piccolo strappo facendo ginnastica.
Lo disse sorridendomi complice ,ricordando la foga che poco prima le aveva procurato quel dolce dolore.
Mamma imboccò la porta della cucina per preparare la cena e mio padre mi disse:
-Tua madre non &egrave più una bambina ,inizia ad essere stanca.Devi cercare di aiutarla di più, di darti da fare.
-Non ti preoccupare papy ,-risposi,-mi do da fare anche troppo.
E non riuscii a trattenere un sorriso ,pensando a quanto fosse lontano dall’ indovinare i segreti inimmaginabili che lo riguardavano.

Leave a Reply