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Tessinger Investigation

By 17 Ottobre 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Gian e Kim aspettano le vostre
e-mail con commenti e suggerimenti gianrivier@hotmail.com

Una mattina, nella bellissima
spiaggia di Miami Beach, seduti al tavolo di un bar all’aperto, tre
amici prendevano il sole a torso nudo, sorseggiando una birra
ghiacciata. Tutti e tre sulla trentina, belli, con dei fisici
muscolosi ed abbronzati e pieni di gioielli. I loro nomi erano Raul
Ridley, Sly Glover e Gian Rivier. Il più vanitoso dei tre era
certamente Gian che oltre al suo bellissimo fisico metteva in mostra
tutta una serie di gioielli in oro massiccio tra i quali due collier
uguali, larghi e piatti, un Rolex d’oro accompagnato da un grosso
bracciale, altri due bracciali nel polso destro ed alcuni anelli alle
dita. “Sapete con chi sono uscito ieri sera?” disse Raul.
“Lo sappiamo, con l’ex di Steve. Quella ragazza se la fa con
tutti”. “Esatto Sly…” disse Gian, “Io me la
sono scopata una decina di volte. Ma si sa, mi basta schioccare le
dita per avere tutte le donne che voglio!”. Raul sorrise e
disse: “Gian sei troppo convinto. Che ne dici di fare una
scommessa?” Raul si guardò intorno e continuò: “La
vedi quella donna seduta dietro di me, quella con il cappello e gli
occhiali scuri? devi riuscire a scopartela entro un giorno”.
Gian rise: “Un giorno? mi basta un ora ma se permetti la posta
la decido io. Mi è sempre piaciuto il tuo orologio d’oro,
Raul. Se vinco me lo devi dare!”. Raul rimase pensieroso poi
disse: “Questo orologio è un regalo a cui tengo
tantissimo, scegli qualcos’altro”. Gian si appoggio allo
schienale compiaciuto, sorseggiò la birra e disse: “Ma
dai Raul…Pensa che se vincerai tu avrai il mio Rolex. Fossi in te
non mi lascerei scappare un occasione simile”. “Gian come
fai ad essere così sicuro di vincere? te lo leggo negli occhi”
disse Sly dubbioso. “Perchè sono bellissimo ed
affascinante. Perchè ho un fisico meraviglioso e so far
eccitare le donne come nessun altro, ecco perchè. Allora
daccordo, se la vedete uscire dal bagno pubblico sporca della mia
sborra, ho vinto la scommessa”. “Non basta, devi portarmi
anche le sue mutande. Ora vai, hai solo un ora di tempo” disse
Raul. Gian si alzò dal tavolo e si avvicinò alla donna
scelta da Raul per la scommessa. Si sedette al tavolo con lei e
disse: “Ciao Susan, è da un po che non ci si vede”.
Intanto, in città, nella sede dell’agenzia investigativa
Tessinger Investigation, la titolare, Kim Tessinger, parlava con la
sua collega Luna Malahi. Erano sedute l’una dietro e l’altra davanti
alla scrivania ingombra di cianfrusaglie e pile di fascicoli. Kim era
una bellissima ragazza di ventisette anni, mora coi capelli lunghi,
un bel fisico sportivo e campionessa di arti marziali. La sua
affascinante amica e collega Luna portava i capelli neri corti e
amava vestire il suo fisico mozzafiato con succinti abiti scuri
attillati e provocanti. Kim era un agente della CIA che un giorno
decise di ritirarsi e di mettersi in proprio aprendo la sua agenzia
investigativa privata. Luna era invece un ex criminale che si
divertiva a soggiogare le sue vittime con il suo irresistibile
fascino ipnotico. “Mezzogiorno! Quei due stronzi dovevano essere
quà alle dieci e ancora non si fanno vivi”. Gli stronzi
in questione erano Gian e Sly che lavoravano assieme alle due ragazze
nell’agenzia investigativa. Luna si avvicinò al condizionatore
e godette di un po di aria fresca: “Lo sai come sono fatti quei
due. Saranno andati al mare a fare bella mostra come al solito”.
“Già ma questa me la pagano. Luna credo che toccherà
a noi occuparci del caso Cooper” disse Kim sfogliando un
fascicolo. “Una moglie gelosa che vuole incastrare il marito con
l’amante. Bleah, questa è roba per Gian”. Poco dopo al
bar della spiaggia, Gian stava ancora parlando con la sua amica
Susan: “Gian, tesoro, sei stato molto fortunato che il tuo
stupido amico abbia scelto me per la vostra scommessa” disse lei
gingillando con le dita i collier di Gian. “Si, lo so, per
questo ho alzato la posta in gioco. Lui non immagina che io ti
conosco e non sa di tutte le notti passate assieme”. Gian si
accarezzò l’inguine, eccitato. “Facciamola sta cosa Gian,
ho un appuntamento alle tre e non voglio arrivare in ritardo. Susan
si alzò dal tavolo e andò verso i gabinetti pubblici
della spiaggia. Gian la seguì poco dopo, passando però
dal tavolo di Sly e Raul: “Coglione, comincia a levarti
l’orologio!”. I bagni pubblici erano in condizioni pessime: il
pavimento sporco e allagato, i lavandini spaccati o traboccanti di
acqua sporca. Alcune portine dei servizi erano divelte e lasciavano
uscire dai fetidi water una puzza nauseante. Gian entrò e fu
subito investito dall’aria malsana e bollente: “Questo posto fa
schifo, meglio sbrigarsi”. L’uomo non vide Susan quindi realizzò
che doveva trovarsi dentro ad uno dei servizi quindi nell’attesa si
avvicinò ad un grande specchio a parete, sporco e spaccato in
alcuni punti e cominciò ad ammirarsi. Sentiva la vittoria in
pugno e ciò lo eccitava tantissimo quindi con la mano destra
si strofinò tra le gambe sentendosi il pene turgido che
fremeva sotto i suoi bermuda. In quel momento il playboy sentì
due mani passargli sotto le ascelle e palpargli i muscolosi pettorali
sudati. “Sempre a specchiarti, porco?”. Gian ruotò
la testa e baciò Susan sulla bocca muovendo lentamente la
lingua su di lei. Le mani della donna scivolavano sul torso atletico
di Gian che riprese a specchiarsi con avidità e a contemplare
il suo corpo. Susan, da dietro, gli baciava e leccava la base del
collo poi cominciò a sussurrare all’orecchio del vanitosissimo
Gian: “Sei stato molto cattivo Gian a non esserti più
fatto vedere per tutto questo tempo, sai?”. L’uomo accennò
a volersi voltare verso Susan che prontamente lo bloccò in
quella posizione: “Stai fermo. Voglio che ti faccia una bella
sega Gian, mentre ti specchi e ammiri la tua meravigliosa bellezza”.
Gian tirò fuori il pene già turgido e disse:
“Preferisco fare altro con il mio bel cazzo. Tipo ficcartelo nel
culo!”. “Obbedisci tesoro, ricordati che ti ho in pugno o
preferisci perdere la scommessa con quei coglioni dei tuoi amici?”.
Disse Susan lasciando Gian di sasso. “Hai ragione. Sono a tua
completa disposizione Susan, ordinami pure tutto ciò che
vuoi”. La donna stinse forte il pene di Gian: “Ora non fare
il viscido! lo sai cosa voglio, fatti una bella sega!!!”.
“Obbedisco subito”. Gian si portò le mani al bacino
e mise la mano sinistra alla base del suo grosso pene mentre con la
destra lo agitava velocemente facendo tintinnare i due grossi
bracciali che portava al polso. Susan, sempre dietro di lui lu
eccitava parlandogli con voce sensuale all’orecchio: “Bravo
Gian, lo sapevo che godi tantissimo a guardarti allo specchio e fai
bene perchè sei l’uomo più bello del mondo, sei
praticamente perfetto, hai un fascino irresistibile. Ti desidero Gian
Rivier”. “Si, sono splendido. Guardami Susan, che fisico da
fico”. Per qualche secondo Gian assunse una posa da culturista
poi riprese a masturbarsi mentre colava letteralmente di sudore che
lo faceva sentire appiccicaticcio. “Pensa ad eseguire i miei
ordini altrimenti ti ritroverai con un Rolex di meno caro il mio
fico”. In Quel momento squillò il cellulare di Gian e
subito Susan glielo tolse dalla tasca e lo mise davanti alla faccia
di Gian con il vivavoce inserito: “Vediamo chi è… Mmm,
una donna. Parla al telefono senza fermarti, chiaro?”. “Si,
come desideri Susan…Pronto?”. “Gian, si può sapere
dove vi siete caccati tu e quell’altro rincoglionito di Sly? Dovevate
essere in ufficio due ore fa. Che stai facendo?”. Gian ascoltava
senza fermarsi dal masturbarsi tenacemente. Dalla fronte scendevano
gocce di sudore dovute al caldo ed alla situazione imbarazzante nella
quale si trovava. Susan disse: “Gian chiedile scusa e dille che
ti senti un verme per quello che hai fatto, che non succederà
più e che la prossima volta che arriverai in ritardo lei potrà
punirti come più le piace”. Gian obbedì mentre in
basso le sue mani lavoravano sodo per eseguire l’ordine di Susan:
“Kim, hai ragione, mi sento un verme per quanto vi sto facendo
aspettare. Ti prometto che non accadrà mai più. Se
ricapiterà un’altra volta ti autorizzo a prendermi a
schiaffi”. “Gli schiaffi te li prendi anche questa volta,
imbecille! La Cooper ti sta aspettando a casa sua, muoviti stronzo!”.
Gian guardò Susan che annuì sorridendo in modo
malvagio. “Si sono un imbecille e uno stronzo. Me li merito Kim.
Farò al più presto quello che mi hai detto”. La
franchezza e l’automortificazione di Gian spiazzarono Kim che era
abituata ad un altro Gian: “Dai su, muovi le chiappe e non
crearmi altri casini, ci vediamo stasera”. Kim chiuse la
comunicazione e Susan mise via il cellulare di Gian: “Bravissimo,
sei uno Schiavo eccellente. Esegui gli ordini alla lettera anche se
so che lo fai solo per vincere la scommessa coi tuoi amici. Mmm stai
per venire vero?”. “Si, devo sborrarti addosso se voglio
vincere la scommessa, lo sai”. Susan sempre da dietro prese in
mano il caldissimo fallo di Gian e nel momento giusto lo puntò
verso l’alto. Gian si accorse troppo tardi degli intenti di Susan. Il
suo pene spruzzò il suo caldo fluido che imbrattò
vigorosamente la base del collo e i muscolosi pettorali di Gian.
L’uomo fece un passo indietro divincolandosi dalla morsa della donna
che rise di gusto vedendo il suo uomo oggetto con quell’idiota
espressione stupita. “Ma che cazzo fai? ora dove mi pulisco?”
urlò Gian guardandosi, con le braccia aperte per lo stupore.
Susan era completamente bagnata dall’eccitazione; la visione di quel
fisico statuario, il simbolo della virilità per eccellenza,
ridotto all’obbedienza e umiliato con il suo stesso sperma che ora
colava fino all’addome o stagnava sul petto, trattenuto dalla curva
dei due collier d’oro di Gian. “Stai zitto idiota! sono
eccitatissima. inginocchiati e leccami la fica, ora tocca a me
godere”. “Va bene Susan, io sono quì solo per
obbedirti!”. Gian si inginocchiò ai piedi della donna e
cominciò a leccarle la vagina umida e calda mentre lei gli
teneva forte la testa come prova di superiorità. La lingua
dell’uomo si muoveva velocemente dentro di lei che si lasciava
stimolare con piacere finchè vide che mentre leccava, Gian
aveva ripreso a masturbarsi con vigore. “Lo sapevo, fai tanto il
vanitoso, il vincente ma sotto sotto godi quando una bella donna ti
sottomette, vero?”. Gian smise per un attimo di leccare: “Non
lo so, non riesco a smettere di obbedirti e più mi umili, più
il mio cazzo diventa duro”. “Certo, io so come trattare i
merdosi come te. Ho in mente un bel giochino da fare ora, caro Gian.
Devo fartela pagare per non esserti più fatto vivo in tutto
questo tempo. Comincia a levarti le mutande!”. Qualche minuto
più tardi Raul e Sly videro Susan uscire dai bagni pubblici e
dirigersi verso il loro tavolo: “Ciao ragazzi, dovete scusare
Gian ma tarderà a raggiungervi, sta provando un’esperienza
solitaria niente male. Se volete potete unirvi a lui…Ah
dimenticavo, queste sono le sue mutande, sono un po bagnate perchè
Gian si è schizzato addosso litri di sborra!”. Susan se
ne andò soddisfatta lasciando inebetiti Sly e Raul i quali
videro riapparire Gian solo un quarto d’ora dopo. “Complimenti
Gian, ci hai messo meno di un ora… a perdere!” Raul rise
mentre Gian si sedeva stremato sulla sedia. Era tutto un colare di
sudore e sperma e puzzava notevolmente. “Aspetta, la scommessa
non vale. Quella era una mia ex cliente che voleva vendic…”.
“Zitto! sono tutte scuse. Dammi il tuo Rolex e sparisci!”
Gian, ormai rassegnato non potè che obbedire a testa bassa, si
levò il suo luccicante orologio d’oro e lo mise al polso
destro di Raul poi si alzò dalla sedia e se andò senza
dire una parola mentre Raul rideva compiaciuto per la vittoria.
“Raul, questa te la faccio pagare. Sono troppo bello per essere
umiliato così da un merdoso come te!” parlava tra se e se
Gian toccandosi i muscoli convinto di compensare così la
sconfitta appena subita. Decise di andarsi a lavare nelle doccie
pubbliche della spiaggia e subito due ragazze in costume si
avvicinarono per ammirarlo. Quel mix di bellezza, muscoli abbronzati
e gioielli d’oro le eccitava tantissimo. “Ragazze, non è
che per caso avete del bagnoschiuma? sono rimasto senza e vorrei
tanto lavare il mio bellissimo fisico”. Disse Gian vanesio
mettendosi sotto la doccia. “Sei fortunato bello ma se ti
prestiamo il bagnoschiuma noi cosa ci guadagnamo?”. Gian
sorrise, fece avvicinare le ragazze e le abbraccio baciandole sul
collo prima l’una poi l’altra: “Se farete le brave potrei essere
molto generoso con voi… tipo farvi un piccolo sconticino per una
bella scopata a tre”. “Ti fai pagare? sei una specie di
puttana al maschile?” disse una delle ragazze accarezzando Gian
sul sedere. “Si, sono la vostra puttana. Lo so che paghereste
qualsiasi cifra pur di sentire dentro il mio bel cazzo. Sono l’uomo
più bello del mondo e sarei un idiota se non sfruttassi la mia
bellezza e la mia bravura a letto per fare soldi”. Eccitata
dalle parole narcisistiche di Gian, la più giovane delle due
amiche baciava e leccava il collo dello gigolò, disturbata dai
due grossi collier d’oro dell’uomo. “Ehi bello, mi dici perchè
porti al collo due collier identici?”. Gian la baciò
velocemente con la lingua poi cinse i fianchi delle ragazze con le
braccia, tirandole a se: “Mi piace avere tutto doppio, che si
tratti di donne o gioielli”. Sotto la doccia, Gian sentiva le
mani delle ragazze cercare avidamente il suo pene; lo tirarono fuori
e cominciarono a massaggiarlo sempre fissando Gian negli occhi: “Ti
piace, bello?”. “Certo ma devi scusarmi…” Gian
afferrò la ragazza e la spinse contro il muro per poi
bloccarla schiacciandola ventre al muro col suo corpo muscoloso.
“…Per oggi basta con le seghe. Ora voglio inculare una bella
ragazza!”. L’uomo penetrò lentamente la ragazza nel
sedere, affondando il suo robusto pene tra le le natiche bagnate di
lei mentre l’altra lo abbracciava da dietro palpandogli i pettorali.
“Ora ti faccio godere come una pazza! ti sta inculando il
bellissimo Gian Rivier, ricordatelo!”. “Bellissimo,
ricordati che dopo voglio scoparti anch’io!”. Disse la ragazza
che stava dietro. “Sta zitta! dovresti già godere a
guardarmi. Piuttosto, voglio sentire la tua voce adularmi. Dimmi che
sono l’uomo più bello del mondo! più complimenti
ricevo, più il cazzo mi diventa duro!”. Sotto la doccia,
Gian affondava lentamente il bacino nel fondoschiena della ragazza la
quale si mordeva il labbro inferiore dal piacere condito con una
punta di dolore. Le mani ingioiellate dell’uomo le tenevano i fianchi
snelli per tirarla a se ad ogni affondo del grosso pene. In quel
momento Gian si ricordò dell’appuntamento con la sua cliente e
si guardò il polso in cerca del suo Rolex d’oro per vedere
l’ora. Ripensare alla sua recente umiliazione con Raul lo fece
adirare tantissimo quindi si sfogò con la ragazza affondando
il bacino con più forza: “Fammi godere troia, io sono il
bellissimo Gian Rivier, sono un vincente. E tu continua ad adularmi e
leccami il collo da dietro, siete delle buone a nulla!”. Poco
dopo Gian raggiunse l’orgasmo, tirò fuori il pene giusto in
tempo per schizzare il suo caldo sperma sul seno della ragazza che
stava dietro di lui mentre piegava la testa all’indietro con gli
occhi socchiusi per il piacere: “Ahh si, finalmente godo! brave
puttane, siete quasi alla mio livello”. Gian mise le ragazze
l’una difronte all’altra e disse: “Ora leccate la mia sborra! è
troppo preziosa per sprecarla così”. Le due ragazze
obbedirono portando così l’uomo al massimo dell’eccitazione:
“Brave, continuate e dite che sono il migliore, dite che Gian
Rivier è l’uomo più bello del mondo!”. Più
tardi, in un complesso residenziale abbandonato, due bellissime donne
stavano entrando all’interno del edificio con in mano una valigetta
scura. Erano Kim e Luna in missione per conto della CIA. “Kim,
ripetimi un po perchè siamo quì, questo posto deve
essere pieno di topi” fece Luna spostando col piede un vecchio
scatolone di cartone. “Abbiamo appuntamento con un certo Ted
Miller. E’ lo scagnozzo di un trafficante d’armi che chiamano il
Duca. La CIA vuole vivo Miller per interrogarlo sui recenti affari
del Duca. Eccolo, sta arrivando!”. Da una finestra le ragazze
videro una fiammante auto sportiva decapottabile parcheggiare davanti
all’edificio abbandonato. Lo stereo dell’auto pompava al massimo: “Il
nostro amico ama la discrezione, vero Kim?” disse Luna,
sarcastica. Un uomo sui trent’anni scese dall’auto, si guardò
allo specchietto retrovisore per controllarsi la pettinatura e si
soffermò a scrostare un insetto dalla carrozzeria della sua
auto lucidata, dopodichè entrò nel caseggiato. “Era
ora che ti decidessi a venire dentro, bello. Non abbiamo tempo da
perdere con dei tipi come te”. Kim squadrò Ted: era un
bell’uomo muscoloso ed abbronzato, occhi chiari e capelli corti.
Vestiva dei jeans consumati ed una canotta bianca aderentissima.
Portava molti gioielli d’oro tra i quali un grosso collier e al dito
un anello con una D incisa sopra. “Semmai sono io che non perdo
tempo con due donnette! datemi la valigetta e sparite!”. Luna si
avvicinò a Ted e gli accarezzò il mento: “Credi di
essere un duro, vero?”. Anche Kim si fece avanti: “Si,
scommetto che sei bravissimo a scopare”. L’uomo fece un passo
indietro e tirò fuori una pistola dalla tasca posteriore dei
suoi jeans per puntarla contro le due ragazze: “Ho detto datemi
la valigetta! oppure volete che me la prenda da solo? questa pistola
è carica di proiettili incendiari ma immagino che voi donnette
non ne capiate un cazzo di queste cose!”. “Sei un po troppo
maschilista per i miei gusti”. “Esatto Kim, non vuole
neanche scopare con due belle ragazze”. Luna si riavvicinò
a ted: “Già, vuole solo la valigetta. Prenditela!”.
La ragazza colpì Ted al volto con la valigetta facendogli
cadere la pistola. Kim tentò di colpirlo ma lui la spinse via
facendola cadere e si mise in guardia coi pugni chiusi: “Ora
giochiamo un po belle, non ho mai pestato a morte una donna, sarà
molto divertente… almeno per me”. Ted si avventò su
Luna e Kim, quest’ultima schivò il pugno e colpì a sua
volta l’uomo allo stomaco. Anche Luna fece la sua parte con un calcio
violento al volto. Tutta l’arroganza di Ted Miller concluse con la
sua disfatta: fu gettato a terra ventre in giù sul pavimento
polveroso e legato ai polsi con le mani dietro la schiena. “Puttane,
il Duca ve la farà pagare! io sono uno dei suoi uomini
migliori!” urlò Ted. “Questo Duca non deve
pretendere molto visto che considera una merda come te uno dei suoi
preferiti. Luna, dobbiamo caricarcelo in auto o lo lasciamo in pasto
ai topi?”. L’amica di Kim fissava il prigioniero in modo strano.
Si avvicinò a lui e gli schiaccio a terra la faccia col piede:
“Come ci hai chiamate, puttane?”. “Si, Puttane! troie
in calore! liberatemi o passerete dei grossi guai!”. Luna si
sdraiò sulla schiena di Ted e cominciò a leccargli
l’orecchio poi sussurrò: “Mi piaci quando fai il duro.
Voglio vedere di che pasta sei…”. “Luna che hai in
mente?”. Chiese Kim sospettosa. “Tranquilla Kim” disse
Luna rialzandosi, “Il nostro amico ci considera delle puttane ma
io voglio dimostrargli che l’unica puttana quì è solo
lui!”. La ragazza abbassò i jeans e i boxer al
prigioniero e cominciò a penetrarlo nel sedere con il tacco
delle sue scarpe: “Se dici anche solo una parola sei morto!
soffri in silenzio anche se scommetto che sotto sotto ti piace!”.
Ted sudava e gemeva a denti stretti mentre Luna si divertiva a sue
spese. Kim invece assisteva impassibile, dapprincipio contrariata poi
sempre più interessata al gioco di Luna finchè si
accorse di essersi bagnata per l’eccitazione. Si avvicinò a
Ted e mise il piede sulla sua bocca: “Lecca! lucidami le scarpe!
quante donne hai violentato fino ad oggi, merdoso?”. “Rispondi!”
ordinò Luna spingendo forte il piede sul sedere della loro
vittima. “Non lo so, non tengo il conto”. Luna guardava
Kim, incuriosita: “Che ti prende amica, cominci a provare gusto
a dominare questa feccia?”. “Non lo so, mi piace l’idea di
punire chi se lo merita”. “Balle! ammettilo, sei tutta
bagnata perchè ti piace sottomettere l’uomo. Averlo
completamente sotto il tuo controllo, ridurlo all’obbedienza e
costringerlo a fare le cose più umilianti. Ascolta… Tesoro,
dì che sei un merdoso rotto in culo e fottuto!”. Ted
obbedì immediatamente, era l’unico modo per riuscire a
scamparla: “Sono un merdoso e fottuto rotto in culo!”.
Appena Luna levò il tacco dal sedere di Ted questo ruotò
il corpo e fece cadere a terra le due donne con le gambe. Si rialzò
nonostante i polsi legati e corse verso la porta: “A presto
troie!”. Kim vide accanto a se la pistola di Ted, la prese e
crivellò di colpi il criminale in fuga colpendolo alla schiena
dodici volte. Prima ancora che l’uomo cadesse a terra, lingue di
fuoco lo abbracciarono trasformandolo in una torcia umana che si
dimenava per tutta la stanza riuscendo addirittura a rompere il
legaccio ai polsi. La macabra danza dell’uomo terminò appena
cadde a terra immezzo a dei rifiuti e vecchi scatoloni. Le fiamme si
estinsero appena toccò terra lasciando un corpo carbonizzato,
fumante ed apparentemente privo di vita. “Bel colpo Kim, hai
fatto un po di pulizia!”. “Cazzo Luna, ci serviva vivo!
cosa raccontiamo ora alla CIA?”. Luna si rialzò
spolverandosi il vestito: “Dì che avevamo voglia di
arrosto di coglione. Eppoi lo sai che dopo aver ottenuto le
informazioni che vuole, la CIA elimina in malo modo quelli come il
nostro amico”. Le due ragazze cominciarono a sentire dei leggeri
scricchiolii provvenire da più parti della stanza e videro
qualche ratto sbucare da un buco sul pavimento. “Andiamo Luna,
tra un po quà dentro si riempirà di centinaia di
topi!”. Erano quasi le sei del pomeriggio quando Gian arrivò
nell’appartamento della signora Cooper. La donna, che non dimostrava
i suoi quarantadue anni, fece accomodare Gian nel salotto e cominciò
a raccontare: “Sarò breve signor Rivier, mio marito non
mi concede il divorzio nonostante lui se la spassi tranquillamente
con la sua amante. Io sono la proprietaria di un cantiere navale che
frutta ogni anno milioni di dollari quindi le lascio indovinare le
ragioni che spingono mio marito a non voler divorziare”. Gian,
che vestiva dei pantaloni grigi e una camicia bianca con un solo
bottone slacciato, bevette un sorso di Martini con ghiaccio appena
servito dalla cameriera della Cooper: “Sono spiacente per la sua
situazione signora Cooper ma non capisco cosa potrebbe fare la mia
agenzia per aiutarla”. La donna andò alla finestra e si
incantò guardandando il traffico frenetico della città:
“Voglio delle fotografie di lui che scopa con quella troietta.
Il mio avvocato saprà come usarle”. “Capisco. Certo
però è strano che una donna bella come lei abbia di
questi problemi”. La Cooper si avvicinò a Gian che stava
ancora seduto: “Conosco le sua fama di gigolò signor
Rivier e le assicuro che non ho bisogno di individui come lei”.
Gian sorrise: “Forse perchè non ha mai provato me. Io
sono bellissimo e un amante eccezionale. Non immagina cosa sarei
disposto a fare per una donna meravigliosa come lei”. “Vuole
stuzzicare la mia fantasia, vero signor Rivier?”. L’uomo si alzò
e baciò il collo di lei da dietro: “Chiamami Gian…”.
“Va bene Gian. Tu invece continua a chiamarmi signora Cooper.
Ancora non meriti di darmi del tu”. La donna sbottonò la
camicia di Gian scoprendo i muscolosi pettorali dell’uomo e i suoi
larghi collier d’oro. “Ti piace l’oro vero? devi essere un
fottuto narcisista per portare tutti questi gioielli, non è
così?” . “Si, solo l’oro può accrescere
ancora di più la mia bellezza. Le va di farmi un pompino? è
sempre stata una mia fantasia quella di mettere il cazzo in bocca ad
una donna ricca e potente”. “Davvero? per me sarebbe un
onore spompinare il bellissimo Gian Rivier, lo faccio subito!”.
La donna tolse del tutto la camicia a Gian poi gli mise le mani sulle
spalle e lo fece spostare: “Mettiti quì. Voglio che il
sole faccia luccicare tutti i tuoi gioielli!”. Gian lasciò
fare tutto alla sua cliente che si inchinò, gli tirò
fuori il pene già turgido e lo mise in bocca per stimolarlo
con le labbra e la lingua. “Brava, succhi! le piace fare la
puttana d’alto borgo vero?”. La donna sembrava eccitarsi di più
ascoltando le parole di Gian che cominciò a specchiarsi sui
numerosi specchi presenti nella stanza: “Mi piace questo
salotto, posso ammirare il mio corpo ovunque!”. Pochi minuti
dopo l’uomo ebbe l’orgasmo: “Ahh, si fammi godere. Voglio
sborrarti in bocca!”. Il playboy eiaculò nella bocca
della ricca signora riempendola del suo caldo sperma. Gian si sentiva
soddisfatto ed appagato: “Sih, sono il migliore. L’uomo più
bello del mondo!… hey che sta facendo?”. La donna si era
sollevata e dopo aver afferrato con forza la testa di Gian, lo baciò
in bocca versando tutto lo sperma nella bocca di Gian che non potè
sottrarsi alla punizione decisa da lei. Le braccia di Gian erano
abbassate, non tentava di difendersi anzi, assecondava la donna
accettando la sconfitta e la superiorità della vendicativa
cliente: “Ora la smetterai di dire cazzate! Stai zitto e ascolta
cosa devi fare. Certo se preferisci puoi ingoiare e continuare a
vantarti. Decidi Tu”. Gian restò in silenzio. “Perfetto!
Ora ascoltami bene: l’amante di mio marito abita al trentadue di
Regent street. Portami delle foto compromettenti per lui così
che io possa ricattarlo. Sia chiaro che se lui dovesse scoprirti non
devi assolutamente dire che ti ho mandato io, chiaro?”. Gian
annuì. La Cooper si avvicinò a Gian, lo abbracciò
e gli tappò il naso chiudendolo tra il pollice e l’indice:
“Ingoia! su obbedisci!”. Gian dovette obbedire per non
soffocare, ingoiò il suo stesso sperma, disgustato. Lei invece
era eccitatissima: “Ah ah, credevi che non ti avrei fatto
assaporare la tua sborra?”. La donna spinse via Gian e andò
ad aprire la porta d’ingresso: “Comunque, ora sai quello che
devi fare, sparisci!!!”. Più tardi, in un bar del centro,
Kim e Luna si apprestavano ad andare alla sede della CIA di Miami per
raccontare cosa era successo a Ted Miller. “Speriamo che non se
la prendano altrimenti non ci passeranno più dei casi”
disse Kim. Luna era meno pessimista: “Tranquilla, Troveranno un
altro modo per incastrare quel… Duca. Piuttosto ti sei divertita a
sottomettere il nostro amico prima che diventasse cibo precotto per
topi?”. “Si, è stato molto eccitante, mi piacerebbe
farlo ancora ma dove lo troviamo un altro uomo oggetto così?”.
Luna chiese il conto poi disse: “Gian! io non ti capisco Kim, se
sei innamorata di lui perchè non te lo prendi?”. “Lo
sai perchè. Perchè è un donnaiolo!”. Le
ragazze pagarono il conto e si alzarono dal tavolo. “Ricordati
Kim, più un uomo crede di essere il migliore, più la
sua volontà è debole. Gian è malleabile,
corruttibile, plagiabile. Io l’ho posseduto decine di volte in
passato, lo sai. Anche lui ti ama quindi farà tutto ciò
che vorrai se riuscirai a convincerlo con il tuo fascino. Ti invidio
sai, tu puoi sottomettere e possedere l’uomo che ami, lo farai godere
tantissimo e sarete soddisfatti entrambi”. Quella sera a casa di
Gian e Sly, era in corso una riunione dei soci dell’agenzia
investigativa: Kim, Luna, Sly e Gian che naturalmente era arrivato in
ritardo: “C’era da aspettarselo che saresti arrivato con un ora
di ritardo, Gian”. Disse Kim rassegnata. L’uomo si levò
la camicia restando in pantaloni grigi eleganti e torso nudo: “Scusa
ma sono passato a comprare dei rullini per la macchina fotografica.
La Cooper vuole che fotografi il marito che si scopa l’amante”.
Gian si sedette e prese una manciata di popcorn da un recipiente sul
tavolo: “Naturalmente io ho approfittato della situazione per
farmi una bella scopata. Quella donna a letto è un treno!”.
“Kim, dobbiamo ricordarci di non passare più a Gian
clienti donne altrimenti finisce che se le porta tutte a letto”.
“A proposito Gian, Raul sta andando in giro mostrando il tuo
Rolex come un trofeo e le nostre amiche sembrano eccitate all’idea di
essere scopate dall’uomo che ha sconfitto Gian Rivier” fece Sly
mettendosi anche lui a torso nudo, non tanto per il caldo, quanto per
rubare la scena a Gian che col suo fisico attirava spesso
l’attenzione delle due donne. Kim e Luna si avvicinarono:
“Raccontateci un po, cos’è questa storia?”. “Si,
voglio scopare anch’io con l’uomo che ha sconfitto Gian Rivier”.
Gian prese un’altra manciata di popcorn: “Abbiamo fatto una
scommessa ma Raul ha barato e si è preso il mio Rolex. Ma non
preoccupatevi, sto già studiando il modo per riprendermelo.
Sly, certo che tu potevi darmi una mano ad annullare la scommessa”.
“…E rinunciare a vederti umiliato da quell’idiota di Raul?
naah”. Kim si appoggiò al bordo del tavolo con le braccia
conserte: “Non vorrei interrompere i vostri serissimi discorsi
da uomini ma siamo quì per parlare di lavoro”. Sly
sorrise: “Non so quanto vi convenga aprire questo discorso,
ragazze. Gian, lo sai che le nostre care colleghe hanno mandato a
monte un caso che ci ha passato la CIA?”. Gian cadde dalle
nuvole: “Che è successo, Luna?”. “Dovevamo
consegnare vivo un tizio alla CIA ma siccome era un bel tipo, io e
Kim ci siamo volute divertire un po con lui. Purtroppo non era così
resistente come sembrava”. Luna prese un popcorn dalle mani di
Gian e lo mangiò lentamente. Sly si avvicinò a Kim e la
abbracciò: “Kim, tesoro, Luna ti sta facendo diventare
una ragazzaccia…”. Prima che Sly potesse rendersene conto, Kim
lo afferrò ad un polso, lo fece voltare e gli piegò un
braccio nella schiena torcendoglielo: “Perchè, vuoi
essere la mia prossima vittima… tesoro?”. “Ahi!
volentieri ma gradirei se mi lasciassi, non è divertente”.
Sly fu spinto sulla poltrona addosso a Gian che non riuscì ad
evitarlo. “Fermi così!!!” ordinò Luna e i due
uomini si voltarono verso di lei. “Wow, questa posizione la
trovo molto eccitante. Due uomini bellissimi abbracciati come due
amanti”. Gian spinse via Sly: “Luna, sei malata!”.
L’uomo si alzò impiedi e si levò i popcorn che gli
erano caduti addosso. Luna era eccitata e aveva tutta l’aria di
volersi divertire: “Kim fammi vedere cosa hai imparato!”.
Kim si avvicinò a Gian e lo abbracciò fissandolo negli
occhi: “Gian, ho voglia di giocare un po con te”. L’uomo
cominciò a baciarla sul collo, eccitato: “Kim, lo sai che
farei qualsiasi cosa per te, devi solo chiedere”. “Bravo,
era quello che volevo sentirti dire. Tu da questo momento sei in mio
potere. Farai tutto ciò che ti ordinerò di fare,
chiaro?”. Gian era al settimo cielo, stava baciando e
accarezzando la donna che amava. Tutto il resto non lo interessava.
“Si Kim, vivrò solo per servirti, fai di me ciò
che vuoi”. Anche Luna si dava da fare, ipnotizzando Sly col suo
sguardo ammaliatore. Lo aveva abbracciato e gli palpava i pettorali
muscolosi fissandolo negli occhi e parlando sottovoce in modo
sensuale: “Sly, guarda Gian come viene sottomesso da Kim. E’
eccitante vero? stanotte ci divertiremo, a noi piace dominare e a voi
due piacerà fare i nostri schiavi. Dillo che ti piace, Sly!”.
L’uomo era ormai soggiogato da Luna: “Si, mi piace. Io e Gian
saremo i vostri schiavi finchè vorrete usarci”. Le due
padrone fecero mettere Gian e Sly l’uno affianco all’altro e
cominciarono ad ammirare i loro schiavi: “C’è qualcosa
che non va vero Kim? i nostri schiavi devono essere uguali. Gian, non
hai dei gioielli da regalare al tuo amico Sly?”. “Certo,
vado di sopra a prenderli”. L’uomo tornò con in mano
alcuni gioielli tra i quali due grossi collier che mise al collo
dell’amico. “Ora si che siete perfetti. Kim, qual’è il
tuo primo ordine?”. La ragazza si mise tra i due uomini per
sfiorare i loro muscoli abbronzati. “Gian, prendi il cazzo di
Sly e fagli una sega. Lui farà lo stesso con te. So che la
cosa vi disgusta quindi sarà più eccitante vedervelo
fare!”. Kim e Luna erano completamente bagnate per l’eccitazione
guardando i due vanitosissimi uomini masturbarsi a vicenda mentre si
fissavano morbosamente negli occhi. Luna si avvicinò: “Dovete
sborrarvi addosso, merdosi! voglio vedere i vostri pettorali colare
di calda sborra ma non dovete godere! fermatevi prima dell’orgasmo.
Su, obbedite!”. “Si padrona!” risposero in coro i due
servi. Kim guardava solo Gian. Era eccitatissima perchè vedeva
l’uomo che amava sottomettersi solo per lei. Intanto, prima Sly poi
Gian, eiacularono senza orgasmo, schizzandosi a vicenda di sperma il
petto ed il collo ingioiellati. “Bravi merdosi, siete molto
obbedienti. Ora abbracciatevi e spalmatevi la sborra, subito!”.
Gian era sorpreso di se stesso, eseguiva gli ordini senza discutere
nonostante fosse disgustato all’idea. Voleva ribellarsi ma dentro di
se godeva ad essere comandato ed umiliato dalle due amiche quindi
abbracciò Sly, che fece lo stesso e cominciarono a strusciarsi
i pettorali e gli addominali, sempre fissandosi negli occhi. “Kim,
che dici, basta così? è tardi” chiese Luna
guardando l’orologio. “Scherzi? tu sarai abituata a queste
scene, per me invece è la prima volta. Voglio portare Gian al
limite massimo. Guarda come obbedisce, è tutto mio”. Kim
si avvicinò ai due uomini che continuavano a strusciarsi, li
afferrò per i capelli e ordinò: “Baciatevi!!!”
e li spinse l’uno sull’altro. Gian e Sly ormai senza dignità e
volontà obbedirono baciandosi con la lingua. “Bella mossa
Kim. Io non avrei potuto fare di meglio”. “Grazie Luna.
Guarda che scena eccitante: Gian è sempre bellissimo e non
perde minimamente la sua virilità e mascolinità anche
se fa queste cose”. “Certo, perchè le sta facendo
solo perchè tu glielo hai ordinato. Hai intenzione di
fidanzarti con lui e di ordinargli di non andare con altre donne? lui
non aspetta altro”. Kim fissava Gian, “No, non subito,
prima voglio divertirmi un po con lui…. Sentite coglioni, io
accompagno Luna a casa, quando torno ci facciamo una bella scopata.
Voi andate di sopra e cominciate da soli!”. Gian e Sly
obbedirono, si staccarono e salirono di sopra per eseguire l’ordine
di Kim che fu di ritorno dopo dieci minuti. La ragazza trovò i
suoi due uomini nella camera di Gian impiedi davanti ad un grande
specchio, abbracciati come prima e baciandosi con irruenza,
disgustati l’uno dell’altro ma obbedienti alla loro padrona. “Vedo
che vi piace guardarvi allo specchio. Ora voglio godere io!
staccatevi e venite a letto”. Kim cominciò a spogliarsi
poi si accorse che i due uomini erano ancora appiccicati quindi
dovette staccarli lei: “Mi avete sentito, imbecilli!?”.
Quando furono tutti e tre nudi, Gian fu fatto sedere sul bordo del
letto, il suo pene era eretto ed eccitato a massimo. Kim si sedette
sopra di lui, lentamente per farsi penetrare nel sedere. Sentiva il
possente fallo del suo schiavo entrarle piano nel sedere e il piacere
condito con una punta di dolore la faceva impazzire di godimento. “Ti
piace Gian? ti piace obbedirmi?”. “Certo, non aspettavo
altro che poterti servire, Kim”. La ragazza si voltò
verso Sly che, impiedi davanti a lei attendeva ordini, anche lui con
il pene eretto. “Tu, abbassati e mettimelo nella figa! sia
chiaro che neanche ora dovete godere, hai capito Gian?”. “Come
vuoi Kim!”. Sly penetrò Kim piegandosi in avanti poi
cominciò a spingere procurando alla ragazza un piacere
indescrivibile dovuto alla doppia penetrazione ed alla sensazione di
comando assoluto sui due uomini. “Spingi più forte Sly,
obbedisci!”. L’uomo chiuse Kim e Gian tra le sue braccia
tenendosi le mani dietro la schiena di Gian che si trovò
stritolato e con le braccia legate dalla morsa del suo amico. Kim
invece riusciva a sgusciare tra i due corpi sudati, più Sly
stringeva più la ragazza sentiva dentro il pene di entrambi.
Le sue braccia erano libere e usava le mani per tirare i capelli di
Gian e Sly nei momenti di piacere più intenso. Gli orgasmi
anale e vaginale di Kim arrivarono quasi simultaneamente facendola
urlare e fremere per qualche secondo di un piacere sconosciuto. Una
volta inutili, Gian e Sly furono spinti a terra mentre lei si riversò
sul letto stanca e appagata. La mattina seguente Gian si risvegliò
a terra ai piedi del suo letto, Sly stava vicino a lui ancora
addormentato. Era confuso ma appena realizzo ciò che era
successo la sera prima si sentì usato ed umiliato da Kim:
“Sly, alzati coglione. Ieri ti sei fatto infinocchiare da Luna e
Kim come un imbecille!”. L’amico di Gian si svegliò e
proprio in quel momento squillò il cellulare di Gian. Era Kim:
“Gian, non mi dire che sei ancora a casa, devi fare quel lavoro
per la Cooper o te ne sei dimenticato? e dì a Sly di venire in
ufficio perchè mi serve”. “Si, ci muoviamo subito…
Kim, riguardo a ieri notte…”. Troppo tardi, Kim aveva chiuso.
Il trentadue di Regent street era un lussuoso palazzo moderno con i
vetri a specchio e ciò non giovava a Gian perchè i
vetri rendevano impossibile la vista all’interno. L’investigatore
venne a sapere che il signor Cooper aveva il suo appartamento al
quinto piano quindi per Gian le cose si complicavano ulteriormente.
Fu allora che notò il palazzo difronte al trentadue: uno
stabile in rovina abitato solo nei piani inferiori. “Perfetto,
il quinto piano deve essere abbandonato”. Gian, che vestiva dei
jeans e una canotta bianca aderente, entrò nell’edificio
abitato da famiglie povere, senzatetto e prostitute. In un corridoio
vide, appoggiata allo stipite di una porta, una giovane prostituta
che lo fissò mentre masticava rumorosamente una gomma: “Ciao
bello, ti va di giocare al dottore con me? ti costa solo cinquanta
dollari”. “Ora ho da fare ma se più tardi sei libera
puoi farmi un pompino ma sarai tu a dover pagare me, bella”. Lei
scoppiò a ridere: “Ah ah, ma senti questo! sei un puttano
anche tu? ci mettiamo in società se vuoi, io mi chiamo Tessa”.
Gian sorrise e si allontanò salendo una rampa di scale. “Ma
dove vai bello? possibile che tutti quelli che sembrano pieni di
soldi passano dritti e non si fermano nella mia stanza!?”.
L’appartamento del signor Cooper era proprio difronte alla stanza
dove Gian aveva posizionato la sua attrezzatura ovvero cavalletto,
macchina fotografica e binocolo. “Merda, quei vetri a specchio
non lasciano vedere dentro. Devo aspettare che faccia buio. Quasi
quasi torno dalla puttana”. Intanto nel parcheggio della
spiaggia di Miami, dentro la sua auto,Kim, con Luna e Sly si
preparavano per una missione: “Ragazze, spiegatemi che devo fare
alla svelta, quà dentro si soffoca”. Sly era in bermuda e
torso nudo. Sfoggiava ancora i gioielli d’oro che Gian fu costretto a
regalargli la sera prima. “Ascoltami bene che a te e Gian le
cose vanno ripetute più volte: vedi quella baracca?”.
“Si, so che la riparano le tavole da surf”: “Bravo, la
CIA crede che i quattro surfisti che gestiscono quell’officina, siano
degli scagnozzi del Duca. Tu andrai la e dovrai solo accertarti che
effettivamente quei tipi lavorano per il Duca. Tutto quì!”.
“Mmm sembra semplice ma perchè la CIA non se la sbriga da
sola?”. Luna tirò i capelli di Sly: “Idiota, ci
siamo fatte in quattro per riottenere la fiducia dei pezzi grossi
della CIA e tu ti lamenti se ci passano un caso semplice? fai quello
che ti abbiamo detto e non ti lamentare!”. “Ok ok, calme
ragazze!”. Sly scese dall’auto ed entrò dentro la baracca
allestita ad officina dove quattro uomini sui trent’anni, muscolosi
ed abbronzati, parlavano animatamente. “Salve ragazzi, avete due
minuti?”. “Hey, non hai letto il cartello? è
chiuso!”. Sly si avvicinò di più al gruppetto di
surfisti: “Non sono quì per riparare una fottuta tavola
da surf, ho un lavoretto per voi da parte del Duca!”. Sentendo
quel nome i quattro uomini fissarono Sly e gli si avventarono contro:
due lo afferrarono e un terzo prese a colpirlo con violenza allo
stomaco poi fu gettato a terra schiena in su e preso ripetutamente a
calci. “Ragazzi, tenetelo fermo mentre chiudo la saracinesca!”.
Ormai Sly era in trappola. Uno dei surfisti si chinò e gli
sollevò la testa prendendolo per i capelli: “Sei uno
sbirro? o dell’FBI? sai cosa facciamo ai curiosi come te? Hal, apri
la fogna, gettiamo il nostro amico dentro la merda!. “Bella idea
Tim, è la fine che meritano i curiosi!”. Il tombino della
fogna era proprio accanto a Sly che sentì subito un odore
disgustoso sollevarsi dal pozzo nero: “Che volete fare? vi dirò
tutto, aspettate!”. “Zitto, stronzo!”. Urlò un
surfista schiacciando a terra la testa di Sly con un piede. Sly
sarebbe stato gettato dentro lo stretto e profondo pozzo colmo di
liquami puzzolenti e sarebbe morto sprofondando lentamente se
qualcuno non fosse intervenuto sparando da una finestra con un fucile
ad alta precisione. Il proiettile oltrepasso la spalla dell’uomo che
teneva Sly schiacciato a terra facendolo cadere accanto al
prigioniero. Un’altro surfista, vista la situazione, prese una
spranga d’acciaio e colpì al volto e alla schiena i suoi due
compagni rimasti impiedi. “Devo eliminare i possibili
informatori ed avvisare il Duca!”. Sly vide il surfista
trascinare e gettare i suoi tre compagni feriti, dentro la fogna:
quello ferito alla spalla, quello col volto fracassato e quello
dolorante alla schiena. Ogni tentativo di sottrarsi alla fine fu
inutile per i tre surfisti che urlavano finchè il tombino fu
richiuso attutendo così le loro voci. L’uomo rimasto,
incurante di Sly che stava ancora a terra, prese da un cassetto
alcune agende e fuggì di corsa da un ingresso secondario. In
quel momento la saracinesca fu riaperta da Kim e Luna: “Che
succede Sly?”. L’uomo si rialzò dolorante: “Stavo
per finire nella merda e non in senso metaforico. Chi di voi ha
sparato dalla finestra?”. Le due ragazze si guardarono sorprese:
“Noi non abbiamo sparato un colpo”. “Infatti ho
sparato io!”. I tre si voltarono verso l’ingresso trovando due
loro vecchie conoscenze: Derek Foster e la sua collega Caty Stanton.
Derek e Caty lavoravano in un’agenzia investigativa che faceva
concorrenza spietata alla Tessinger Investigation. “Che ci fate
quà voi due?” chiese Kim seccata anche se per lei era
sempre un piacere rivedere Derek che era un uomo molto attraente,
ventotto anni, moro coi capelli corti, occhi chiari e fisico
muscoloso ed abbronzato. “Kim, che fine hanno fatto le tue buone
maniere? bel modo di ringraziare la persona che ha salvato la vita al
tuo amichetto Sly” disse Derek mostrando il suo fucile a
puntamento laser. Caty guardò Sly e disse timidamente: “Ma
non è Gian. Pensavo fosse lui in pericolo. Non lavora più
per te?”. “Si, non è quì perchè si sta
occupando di un altro caso. Caty, hai ancora un debole per lui?”
fece Kim gelosa e subito Caty arrossì: “Ma che vai
dicendo? comunque, anche noi stiamo seguendo il caso Duca per la CIA
e a giudicare dall’imprudenza che avete appena commesso, noi siamo
molto più avanti di voi”. Kim era su tutte le furie:
“Senti ragazzina, non venire ad insegnare a me il mio mestiere.
Tu fai l’investigatrice solo grazie a Derek, ricordatelo!”.
Quella sera, nell’appartamento abbandonato utilizzato da Gian per
spiare il signor Cooper, l’investigatore stava addentando un hot dog
sempre scrutando la finestra difronte. Stava in jeans e torso nudo
per il caldo che lo faceva sudare continuamente. Finalmente la luce
dell’appartamento di Cooper si accese e Gian vide entrare un uomo sui
quaranta, vestito elegantemente e una donna sui trenta che a prima
vista Gian pareva di aver già visto. “Eccoti finalmente!
però, hai buon gusto nello sceglierti le amanti, caro Cooper”.
I due nell’appartamento si diedero subito da fare, spogliandosi e
abbracciandosi per baciarsi e toccarsi ovunque. Gian cominciò
a scattare delle foto ma non riuscì a resistere a quello
spettacolo: “Mmm, non perdete tempo voi due. Non vi dispiace se
mi faccio una sega tra una foto e l’altra, vero?” L’uomo tirò
fuori il suo grosso pene e cominciò a massaggiarlo con la mano
destra mentre con la sinistra si toccava i pettorali per eccitarsi:
“Sih, sono troppo bello per restare quà a guardare senza
far niente. Quasi quasi vado e mi unisco a loro”. Gian si
stimolava il pene già da qualche minuto ed era troppo occupato
a masturbarsi per rendersi conto di ciò che gli accadeva
attorno finchè sentì la fredda canna di una pistola
sulla sua schiena: “Alzati lentamente e voltati ma non smettere
di segarti!”. Gian obbedì e vide con sua sorpresa, Cooper
e la sua amante. Si erano rivestiti di corsa ed avevano sorpreso Gian
in quel momento imbarazzante. Cooper cominciò a girargli
intorno mentre la donna fissava Gian incantata dal suo bell’aspetto.
“Continua ad agitarti il cazzo, Merdoso! sapevo che avrei
trovato una lurida spia in questo posto dopo che il portiere del mio
palazzo mi ha detto che stasera qualcuno ha chiesto in che piano
stavo. Di solito ti ecciti e godi per festeggiare le tue vittorie,
vero? invece stavolta sborrerai per festeggiare la tua sconfitta.
Credevi di fregarmi vero?”. L’amante di Cooper si avvicinò:
“Sono sicura che lavora per tua moglie, fallo confessare!”.
“Non lavoro per nessuno. So che lei e ricco e volevo minacciarla
con qualche foto compromettente”. Gian in quel momento ebbe
l’orgasmo: schizzò il suo sperma sul pavimento e si mise il
pene sotto i jeans. Cooper gli puntò la pistola alla testa:
“Ti è piaciuto, vero? comunque sei troppo stupido per
lavorare da solo. Ti ha pagato mia moglie? posso darti il doppio di
quello che ti ha promesso”. Cooper fece un cenno alla donna che
tolse fuori dalla borsetta un mazzetto di banconote da cento dollari
e con disprezzo ne gettò un paio ai suoi piedi. Gian si
inginocchiò a prenderli, li raccolse e se li mise in tasca poi
la donna gettò a terra altre banconote e Gian si chinò
dinuovo: “Sua moglie voleva che facessi qualche foto spinta che
poi avrebbe dato al suo avvocato per costringerla ad accettare il
divorzio”. “Puttana! stava per fregarmi, il suo unico
errore è stato quello di rivolgersi a te, non è così?”.
“Certo signor Cooper, ha ragione!” disse Gian
inginocchiandosi ai piedi dell’uomo per raccogliere un’altra
banconota. “Ora lavorerai per me ma stavolta vedi di combinarne
una giusta!. Gian stava ancora a quattro zampe coi suoi due collier
d’oro che ciondolavano a mezz’aria. Si era accorto che più si
sottometteva, più l’amante di Cooper gli gettava a terra dei
soldi. Il playboy aveva trovato la sua gallina dalle uova d’oro:
“Sono al suo più totale servizio signor Cooper. Disponga
di me come più le piace”. La donna, eccitata, si chinò
accanto a Gian e gli parlò con voce sensuale: “Sei pagato
per obbedire, allora obbedisci, lecca la tua sborra da terra!”.
un’ennesima banconota fu gettata a Gian che la prese immediatamente
poi strisciò verso lo sperma schizzato poco prima e lo leccò
lentamente guardando negli occhi Cooper e l’amante. “Ti avevo
sottovalutato, merdoso!…” disse Cooper, “Una cosa la sai
fare bene: leccare il culo!!!” i due amanti risero mentre Gian
continuava il suo lavoro: “Ha ragione signor Cooper, non esiste
bassezza che non farei in cambio del denaro. A proposito devo
consegnarle i rullini delle foto che ho scattato”. “Che
aspetti merdoso, alzati e dammeli!”. Poco più tardi, la
prostituta del pian terreno vide scendere dalle scale la coppia
Cooper e amante, coi loro abiti eleganti. Gian, stava tra lei e lui,
in jeans e torso nudo, sudato e sporco: “Ehi collega, non ti
sarai messo a farmi concorrenza proprio nel mio palazzo?” disse
Tessa poi vide nel petto di Gian dello sperma che gli colava dal
collo e gli bagnava i suoi due collier d’oro: “Ahh non voglio
sapere che avete combinato lassù, non mi interessano le cose
strane”. Una volta per strada Gian si rivolse a Cooper: “Cosa
vuole che faccia signor Cooper? sono a sua completa disposizione “.
Gian aveva capito che Cooper era un sadico disposto a pagare pur di
vederlo umiliato quindi cercava di stuzzicarlo per ottenere altro
denaro dalla coppia. “Vedi quelle due ragazze sedute a quel
tavolo?”. “Quelle fuori dal bar? si. Cosa vuole che
faccia?”. Rispose la donna: “Non capisci un cazzo, vai e
seducile!”. L’amante di Cooper appiccicò una banconota da
cento dollari sul petto gocciolante di sperma di Gian. “Obbedisco
immediatamente mia generosa padrona!” fece Gian intascando i
soldi. Le due ragazze al tavolo del bar furono interrotte nei loro
discorsi da un bellissimo uomo muscoloso ed abbronzato, in jeans
consumati e torso nudo. Quello era un bar raffinato e vedere un tipo
a torso nudo, carico di gioielli d’oro luccicanti e addirittura
sporco e puzzolente, attirò l’attenzione delle due ragazze
nonchè del resto dei presenti. “Scusate ragazze posso
accomodarmi quì con voi? mi sembra un sacrilegio lasciare sole
due meraviglie come voi. Piacere, io sono Gian Rivier, forse mi avete
già sentito nominare”. L’invadenza di Gian era
scandalosa. “Non ci sembra. Perchè, sei famoso?”
chiese una ragazza spiazzata dal’audacia dell’uomo. Erano seccate ed
infastidite ma allo stesso tempo affascinate dalla bellezza di Gian.
“Certo che sono famoso, sono il playboy più desiderato di
Miami”. “Senti playboy, cos’è quella roba che ti
cola dal petto?”. “…Niente, lascia perdere. Piuttosto
perchè non mi offrite da bere così ci conosciamo
meglio?… Cameriere?! un whisky con ghiaccio!”. “Mi piace
la tua audacia Gian ma non è che sei bravo solo a parole?”
chiese una delle ragazze. “Sono il migliore. Le donne pagano per
essere scopate da me oppure mi faccio regalare dei gioielli come
questi che indosso. Non sono meravigliosi?” Gian si voltò
per cercare la coppia Cooper e amante ma la visuale era bloccata da
un furgoncino. “Mi piaci Gian ma dimmi, vai solo con donne o
anche coppie?”. “Se devo scopare con una moglie
insoddisfatta mentre il marito mi guarda e prende appunti, si.
Comunque solo donne, non sono una checca!”. In quel momento Gian
sentì squillare un telefono e si accorse che Cooper gli aveva
infilato il suo cellulare nella tasca: “Si, pronto?”. “Sono
io idiota, quello per cui lavori. Ora ascoltami bene…”. Cooper
impartì degli ordini a Gian che cominciò a parlare ad
alta voce: “Scusate un secondo ragazze… Si signor Smith…
domattina sarò da lei al solito posto… certo, per lei sempre
gratis… le devo fare il solito pompino o anche stavolta verranno i
suoi amici a mettermela nel sedere?… perfetto, servizio completo…
si, ho ancora la sborra del suo amico che mi cola sul petto… a
domani signor Smith!”. Gian chiuse e si accorse che le ragazze
erano andate via, disgustate dai suoi discorsi. nel frattempo era
arrivato il suo drink che prese a sorseggiare, soddisfatto: “Caro
Cooper umiliami quanto vuoi, basta che paghi!”. La mattina
seguente nella sede della Tessinger Investigation i quattro soci
facevano il punto della situazione seduti intorno al tavolo delle
riunioni. Naturalmente presiedeva Kim: “Gian, prima di parlare
del caso Duca, vuoi dirci che stai combinando con la Cooper? ci sono
novità?”. Gian stava seduto sulla sedia e teneva le gambe
incrociate sul tavolo in modo spavaldo. Vestiva dei bermuda grigi e
una maglia nera senza maniche, molto aderente per risaltare i
muscoli. I suoi due collier erano visibili solo dietro il collo dove
sbucavano dal colletto della maglia. “Ci sono stati dei
cambiamenti ma non ti preoccupare, comunque vadano le cose verremo
pagati. Stamattina chiuderò il caso e riceverò il
compenso”. “Non sembra vero che tu sia riuscito a combinare
qualcosa di buono!” disse ironico Sly che come Gian, portava
un’aderente maglia elasticizzata, la sua era blu. “Piantatela!
Piuttosto cerchiamo di capire cosa volevano dire le parole di Derek
quando ha detto che ignoriamo un particolare importante sul caso
Duca”. “Luna ha ragione ma forse ho la soluzione quindi non
vi preoccupate di questo particolare. Appena tutte le tessere saranno
al loro posto prenderemo il Duca e lo consegneremo alla CIA”.
“…E con la taglia faremo soldi a palate!” concluse Gian.
Kim ebbe un fremito di eccitazione sentendo le parole di Gian.
quell’uomo era un narcisista, arrogante, maschilista e attaccato ai
soldi. Per lei piegarlo era un vero piacere: “Gian, smettila di
pensare ai soldi e vieni nel mio ufficio. Devo consegnarti alcuni
documenti”. L’uomo seguì Kim e appena furono soli la
donna prese la testa di Gian e lo baciò con irruenza sulla
bocca. Lui rimase immobile lasciandosi dominare e usare dalla donna.
“Spogliati, obbedisci!”. “Subito Kim, lo sai che
faccio tutto ciò che vuoi”. Anche Gian era eccitatissimo,
assecondare Kim era una cosa che lo stuzzicava tantissimo forse
perchè si piacevano entrambi e sapevano che dietro quel gioco
di dominazione e umiliazione, c’era un sentimento più
profondo. Appena Gian fu completamente nudo, Kim cominciò a
masturbarlo poi lo spinse contro il muro e lo abbracciò
permettendogli di penetrarla lentamente nella vagina: “Ti piace
vero Gian, ti piace essere il mio uomo oggetto, vero?”. “Si
Kim, lo sai che se vuoi posso essere solo tuo. Io realizzerò
tutte le tue fantasie, dammene la possibilità”. La
ragazza sentiva il turgido pene dell’uomo stimolarla intensamente
dentro e fuori e dal piacere prese a mordicchiargli i pettorali
muscolosi: “Non ancora, prima di averti solo per me voglio
divertirmi a umiliarti. Sly, vieni, entra!”. L’amico di Gian era
dietro la porta pronto ad entrare per partecipare al gioco di Kim.
Stava già a torso nudo: “Eccomi Kim, cosa devo fare?”.
“Comincia a stare zitto, imbecille!”. Kim spinse via Gian e
cominciò ad abbracciare Sly e a palpargli i pettorali
ingioiellati: “Sly, tu si che sei un vero uomo, tu si che mi
ecciti. Gian dillo anche tu, voglio sentirti adulare il tuo amico!”.
Il playboy era su tutte le furie, non aveva mai provato un sentimento
di gelosia ma ora sentiva il sangue bollirgli nelle vene. Voleva
avventarsi su Sly e prenderlo a pugni, quel gradasso stava baciando
la sua donna. Ma alla fine, Gian preferì obbedire all’ordine
di Kim: “Hai ragione Kim, Sly sei davvero eccitante, solo tu
riesci a far godere davvero le donne, ti invidio tantissimo”.
Sly penetrò Kim guardandola intensamente negli occhi poi si
rivolse all’amico: “Grazie Gian, hai allargato la figa di Kim
per me”. “Di niente amico, sono a tua completa
disposizione”. Gian non voleva far capire che stava soffrendo le
pene dell’inferno vedendo quella scena senza avere la possibilità
di partecipare. “Gian, bravo, continua a fissarci senza far
niente. Adoro essere guardata mentre faccio del sesso. Ora
inginocchiati, voglio che Sly ti sborri addosso appena godiamo!”.
Così, dopo l’orgasmo dei due amanti, Sly si avvicinò a
Gian e scaricò tutto il suo caldo sperma sul suo collo. Il
liquido imbratto tutti i pettorali dello gigolò che nascondeva
il disgusto guardando la sua padrona. “Perfetto, ora rivestiti
senza pulirti e vai dalla Cooper a prendere il denaro. Sly, tu invece
vieni quà, ho voglia di scopare ancora!”. Mezz’ora dopo,
Gian si trovava fuori dalla porta dell’appartamento della sua ex
cliente. Doveva semplicemente riferire un messaggio del marito ed
andarsene. Suonò il campanello e la porta si aprì da
sola: “Permesso? c’è nessuno?”. Gian entrò
nel salotto e non riuscì a credere ai suoi occhi: sulle
poltrone c’erano seduti i coniugi Cooper abbracciati e accanto a loro
la cameriera che non era altro che l’amante del signor Cooper. “Sei
sorpreso Gian?” rise la signora. “Certo che è
sorpreso ma lo sarà ancora di più appena vedrà
il suo capolavoro. Vieni Gian, siediti accanto a noi”.
L’investigatore obbedì. Era ancora a bocca aperta, non capiva
cosa stesse succedendo finchè da un grande televisore partì
un filmato. Il titolo era: “doppio gioco”. Gian era stato
ripreso con una telecamera nascosta nel suo colloquio con la signora
Cooper per non parlare degli sviluppi sessuali di quella volta. poi
la scena cambiò e Gian si vide entrando nell’appartamento
abbandonato da dove spiava Cooper e l’amante. Tutto fu ripreso alla
perfezione, anche la scena delle due ragazze nel bar. Ora tutto era
chiaro per Gian: il salotto pieno di specchi, l’appartamento
abbandonato, la facilità con fu scoperto da Cooper e l’amante,
il cellulare di Cooper nella sua tasca che sicuramente nascondeva un
microfono, il furgone parcheggiato accanto al bar. Lo gigolò
era stupito e fissava il televisore. Sentiva di essere stato usato ma
in fondo si eccitava guardandosi nel monitor: era il protagonista di
quel film e poco gli importava se in ogni scena subiva le peggiori
umiliazioni. Cooper si avvicinò a lui e disse: “Sei
eccitato vero? tu godi ad essere sottomesso anche se non lo
ammetterai mai. Guardati queste ultime scene facendoti una sega! devi
godere delle tue umiliazioni!”. “Si… lo faccio subito…
mi avete preso in giro fin dall’inizio… e io ci sono cascato come
un coglione!”. Sotto lo sguardo divertito della coppia Cooper e
della loro amica, Gian si stimolava il pene mentre si ammirava sullo
schermo. “Ahh, si, sono orgoglioso di essere stato la vostra
vittima in questo gioco perverso. Ho solo un favore da chiedervi,
credo di meritarmelo” disse Gian senza smettere di masturbarsi.
Quella sera in una lussuosa villa fuori citta, Tim Harver, il
surfista che aveva eliminato i compagni e quasi ucciso Sly, era
legato ad una sedia ed imbavagliato e veniva preso a pugni da un uomo
sui trentacinque anni che vestiva elegantemente. Altri due uomini,
muscolosi, in canotta scura, assistevano al pestaggio. “Ne hai
abbastanza, coglione? per colpa tua e dei tuoi amici la CIA sta
indagando su di noi. Il Duca non sopporta queste seccature quindi mi
ha chiesto di eliminarti. Ragazzi, divertitevi quanto volete poi
disintegratelo, lo voglio ridotto in polvere!”. L’uomo uscì
dalla stanza lasciando Tim nelle mani dei due bodyguard. Qualche
giorno dopo, Gian stava facendo footing nella strada litoranea di
Miami Beach, era in pantaloncini cappellino occhiali scuri e torso
nudo, sudato ed affannato. Ad un certo punto fu affiancato da una
limousine coi vetri scuri, l’uomo si fermò e vide aprirsi a
metà il finestrino posteriore: “Buongiorno Gian, sei
bellissimo come sempre. Non ti levi proprio mai i tuoi gioielli,
neanche quando fai ginnastica”. “Buongiorno signora Cooper.
No, non levo mai i miei gioielli, ne sono troppo geloso. Ha fatto ciò
che le ho gentilmente chiesto?”. La donna fece sporgere dal
finestrino il braccio privo di volontà di un uomo. Al polso,
Gian vide luccicare al sole il suo Rolex D’oro massiccio. “Puoi
riprenderti il tuo orologio Gian, tanto al tuo amico Raul non servirà
per quello che abbiamo preparato per lui. Grazie ancora per avercelo
procurato”. Lo gigolò cercò inutilmente di vedere
dentro l’auto per capire quale subdola umiliazione stesse sopportando
Raul ma non vide nulla. “Di niente signora Cooper, fatene ciò
che volete e le sarei grato se mi faceste avere una copia del film
con Raul. A presto”. L’auto ripartì e Gian riprese a
correre non prima di essersi rimesso al polso il suo Rolex

Chi è realmente il Duca?
quali sono le vere intenzioni di Kim con GianLo scoprirete nel prossimo
episodio dal titolo…
L’ANELLO DEL DUCA

Gian e Kim aspettano le vostre
e-mail con commenti e suggerimenti gianrivier@hotmail.com

02 L’ANELLO DEL DUCA

Erano le undici del mattino di una calda giornata estiva e nella sede della Tessinger Investigation, pochi avevano voglia di lavorare. Gian, Kim, Sly e Luna stavano seduti attorno al lungo tavolo delle riunioni. Gli uomini stavano a torso nudo e le due ragazze vestivano leggere per il caldo soffocante. “Kim non potremmo comprare un condizionatore?” chiese Gian sventolandosi con un fascicolo. “Pazienza ragazzi, se portiamo a termine il lavoro per la CIA potremmo permetterci condizionatori per tutti”. “Allora spiegaci cosa dobbiamo fare alla svelta, sennò io e Gian ce ne andiamo giù in spiaggia a fare conquiste!” Sly e Gian si batterono il palmo della mano soddisfatti e ciò infastidì Kim: “Vi capisco ragazzi, siete troppo belli per lavorare in una giornata come questa ma abbiate un po di pazienza, vi espongo velocemente il piano. Derek Foster e Caty Stanton dell’agenzia privata Secretly stanno lavorando al caso Duca per conto della CIA come noi. Pare però che loro sappiano qualcosa in più rispetto a noi quindi dobbiamo assolutamente sapere di che si tratta”. Luna accennò un sorriso: “Devo pensarci io? lo sai che per me è un gioco da ragazzi estorcere informazioni”. “No, Derek è un tipo tosto, eravamo compagni al corso di formazione agenti della CIA. Forse io potrei convincerlo a condividere i nostri progressi, credo che lui sia attratto da me”. Gian aveva ascoltato troppo: “Devi andare a letto con lui o VUOI andare a letto con lui? lo sapete tutti che Caty è innamorata di me. Lasciate che il bellissimo Gian Rivier usi il suo irresistibile fascino, stasera stesso avremo le informazioni che ci servono”. Kim sembrava dubbiosa: “Succederà una cosa simile al caso Cooper?”. Gian ebbe un sussulto: “Ti ho già detto che quello era tutto un complotto e comunque i soldi me li hanno dati. Alla fine all’agenzia serve questo, no?”. Sly si alzò impiedi: “Allora daccordo, ci penserà Gian stasera, giusto? ora col vostro permesso andrei in spiaggia, sono in un bagno di sudore. Gian, se vieni ti presento una mia amica”. “E me lo chiedi?”. Mentre i due uomini parlavano Luna salutò Kim, uscì dall’ufficio e subito la ragazza rimasta chiuse a chiave la porta d’ingresso. Gian e Sly sentirono il rumore della serratura e si voltarono: “Che fai Kim?”. “Nulla Gian, solo che non potevo certo mandarvi via dopo che per tutta la riunione mi avete fatto eccitare da morire”. Kim cominciò a toccarli, “I vostri discorsi da playboy, i vostri muscoli bagnati di sudore, i vostri gioielli d’oro massiccio”. La ragazza si abbassò davanti a Sly e gli slacciò i pantaloni per afferrare il suo grosso pene. “Sapevo che ero il tuo preferito Kim, vieni sempre da me!”. “Coglione, usa te solo per farmi ingelosire e soffrire, vero Kim?” chiese Gian. “Credete pure quello che vi pare. Gian, ti ordino di guardarci mentre faccio un pompino a Sly. Resta immobile come una statua e non provare a segarti!”. “Va bene Kim, lo sai che ti obbedisco sempre!”. “Si, obbedisci Gian, ammira un vero uomo scopare!” disse Sly mentre Kim cominciava a stimolargli il pene con la bocca aiutandosi con la mano destra. “Cosa stai provando Gian? diccelo!”. “Kim, lo sai cosa provo. Mi stai facendo impazzire coi tuoi giochi ma mi piace come aprofitti di me. Farò qualsiasi cosa mi ordinerai”. Kim lo fissò: “Qualsiasi cosa?”. Gian era sempre immobile: “Mettimi alla prova, comandami Kim!”. La ragazza si rialzò lasciando a metà amplesso Sly e tolse dalla sua borsetta due striscie di tessuto nero: “Prima di continuare devo correggervi nei vostri atteggiamenti. Sly ad esempio, secondo me parli troppo…” disse Kim mettendosi dietro Sly per imbavagliarlo. Quando ebbe finito si mise dietro Gian: “Tu invece amore mio, a te piace troppo guardare e guardarti allo specchio…”. Gian fu bendato e da allora fu totalmente in balia di Kim e dei suoi giochi erotici. “Sei pronto Gian? hai detto che avresti fatto qualsiasi cosa per me, giusto?”. Lo gigolò era spiazzato: “Beh, si ma… vorrei che mi dicessi cosa hai in mente di farmi”. Kim sotto lo sguardo preoccupato di Sly, si spogliava per poi infilarsi una bizarra mutanda di pelle nera con un grosso fallo sul davanti. “Gian, alza le mani e appoggiale al muro che hai davanti, tra un po dovrai sostenere una bella spinta”. Gian, bendato, obbedì titubante: “Cosa vuoi farmi?”. “Semplice, voglio che Sly ti inculi. Sarà molto eccitante vedere il bellissimo Gian Rivier che la prende nel culo da un altro uomo. Comunque, per farti contento io starò davanti e ti farò una sega. Sei pronto?”. Gian si voltò e stava per levarsi la benda: “Kim questo è troppo! non…”. Troppo tardi, Gian fù immobilizzato da Kim che gli torceva un braccio dietro la schiena: “Si, ribellati. Questo renderà le cose ancora più eccitanti. Non hai scampo tesoro, ormai sei in mio potere. Rimetti le mani al muro… così bravo. Ora ripeti: Kim io sono il tuo schiavo”. “Kim, io sono il tuo schiavo”. La ragazza era eccitatissima: “Si, sei meraviglioso. Ripeti: La mia vita ti appartiene. Tu sei la mia padrona!”. Gian ripeteva meccanicamente mentre sentiva qualcosa farsi largo tra le sue natiche, lentamente ma inesorabilmente. Immaginava il suo amico, dietro di lui, che lo penetrava compiaciuto mentre Kim davanti lo masturbava energicamente. Sentiva la voce di Kim parlargli all’orecchio come una musica ipnotica alla quale non poteva resistere. In realtà era la ragazza che affondava il grosso fallo dentro il sedere del suo uomo oggetto mentre Sly lo masturbava con la mano destra e con la sinistra stimolava se stesso. Kim era eccitata e sorpresa nel vedere quanto riusciva a spingere dentro il sedere di Gian il fallo e si pentì di non averne preso uno più grosso: “Cosa stai provando, schiavo?” domandò. “Fa male. Dì a Sly di fare piano… ahi cazzo!”. Gian stringeva i denti dal dolore mentre Kim e Sly si muovevano per eccitare la loro vittima. Gian cominciava a sentire una punta di piacere e Kim se ne accorse: “Ti piace vero? fa male ma ti piace. Quante donne hai inculato fino ad oggi eh Gian? Stavolta tocca a te sentire il grosso cazzo di un uomo spaccarti in due il culo. Sei la mia puttana Gian!”. “Sih! sto per godere. Padroni, continuate!”. “Scordatelo, puttana!”. Kim fece spostare Sly e spinse Gian contro il muro per affondare il fallo con forza un ultima volta. Gian urlò dal dolore misto al piacere e strisciò sulla parete fino al pavimento mentre Kim estraeva il fallo. A Sly fu ordinato di schizzare il suo sperma dietro il collo e sulla schiena muscolosa e sudata di Gian che non si muoveva da quella posizione. “Ora che l’hai provato, spero starai più attento quando inculi una donna. A domani Gian, io e Sly andiamo via. Ricordati che stasera devi uscire con Caty Stanton”. Quella sera, Gian passò a prendere Caty a casa sua. Lei era entusiasta all’idea di passare una serata con lo gigolò più desiderato della città. L’uomo vestiva dei jeans ed una maglia nera aderente senza maniche, lei invece un lungo abito da sera nero. Appena salì nella Porche di Gian, Caty lo baciò furtivamente sulla bocca: “Ci divertiremo stasera vero Gian?”. “Certo Caty. Anche se i miei colleghi non sanno che stò uscendo con la concorrenza. Sarà doppiamente eccitante”. “Esatto Gian. Senti, per me è la prima volta che esco con uno gigolò, devo pagarti ora?” Gian rise: “No, mi pagherai a fine serata. Devi offrirmi da bere e viziarmi un po. Peccato che non porti nessun gioiello d’oro da regalarmi. Trovo molto eccitante indossare gioielli regalati dalle donne”. Gian portò Caty in un discopub sul litorale dove si sedettero ad un tavolino appartato. Dopo qualche drink che, a detta di Gian, serviva a sciogliere la lingua di Caty, il playboy partì all’attacco: “Io lavoro con degli idioti. Pensa che è da settimane che lavoriamo al caso Duca e ancora siamo in un vicolo cieco. Scommetto che tu e Derek state per scoprire chi è e dove si nasconde questo boss”. Gian accarezzava la coscia di Caty. “Si, Derek è bravissimo a mettere insieme gli indizi. Mi piace lavorare con lui”. La mano di Gian saliva sulla coscia: “Parlami di qualche indizio che avete. Mi piacerebbe fare bella figura coi miei colleghi. Caty, te ne sarei davvero grato”. “Ok, mi piaci troppo per non darti una mano, Gian”. In quel momento entrò nel locale un uomo che attirò subito l’attenzione di Gian: era un bell’uomo sui trent’anni, portava dei jeans ed una canotta bianca aderentissima per mettere in risalto i muscoli ma ciò a Gian non interessava. Quello che attirò l’attenzione dello gigolò fu il lungo e grosso collier d’oro a elementi che l’uomo appena entrato portava al collo. “Gian, hai visto il tipo che è appena entrato? porta dei gioielli al collo molto apperiscenti, come te”. “Si, l’ho notato anch’io”. Per Gian questo era troppo, voleva essere solo lui al centro dell’attenzione di Caty e delle altre ragazze presenti nel locale. Così, appena lo gigolò vide l’uomo entrare nel bagno lo seguì di corsa. Lo trovò urinando nel water a muro quindi Gian si mise a fare i suoi bisogni affianco a lui. “Senti amico, ti devo portare i complimenti da parte della mia amica”. Il tizio si voltò verso Gian. “Si, appena la mia amica ti ha visto entrare nel locale le è subito venuta voglia di farsi scopare da te”. L’uomo cominciava ad interessarsi: “Ah si? e perchè ha mandato te a dirmelo, tu chi saresti?”. Gian sorrise: “Diciamo che sono il suo leccaculo, mi paga per essere il suo schiavetto. Se vuoi fartela però devi sapere che lei non sopporta gli uomini ingioiellati come me e te”. “Allora che dovrei fare?”. “Di solito tengo io i gioielli degli uomini che Caty si scopa, vedi?” Gian si levò la maglia per mostrare i suoi due collier e il resto dei suoi gioielli. “Ho capito. Sei una specie di garanzia. Io ci stò ma solo se la tua amica non fa schifo”. Gian diede una pacca sulla spalla al suo nuovo amico: “Tranquillo, piuttosto lei vuole che io ti presenti come mio amico, sai per non dare nell’occhio. Come ti chiami?”. “Davis Milton” disse l’uomo lavandosi le mani. “Ok Davis, mettimi al collo il tuo collier d’oro così vado a riferire a Caty che è tutto apposto!”. Gian uscì dal bagno a torso nudo coi suoi tre luccicanti gioielli in bella mostra e subito si eccitò sentendosi tutti gli sguardi addosso. “Gian, sbaglio o porti al collo il collier del tipo che è entrato poco fa?” chiese Caty appena Gian si risedette. “Si, non te l’ho detto ma quello è un mio vecchio amico e questo collier in realtà è mio. Dovevamo incontrarci perchè me lo doveva restituire. Ah eccolo, Davis vieni, unisciti a noi”. Intanto, dall’altra parte della città, Kim stava dentro la sua auto e stava per incontrare un agente della CIA infiltrato nell’organizzazione del Duca. Era appena passata la mezzanotte quando un auto si fermò accanto a quella di Kim e ne scese un uomo che salì di corsa nell’auto della ragazza. “Ciao Andy, sei in ritardo, stavo per andare via”. “Devi perdonarmi Kim ma volevo assicurarmi di non essere seguito. Allora ex collega, come ci si sente nei panni dell’investigatrice privata?” fece Andy ironico. “Non benissimo ma almeno non vado più in giro ad uccidere la gente a sangue freddo per conto della CIA”. “Quella che tu chiami gente, sono criminali e assassini. Non c’è niente di male se la CIA elimina un po di feccia senza passare per le vie ufficiali. Comunque, metti in moto, voglio portarti in un posto. La capirai fino a che punto si è spinto il Duca coi suoi affari”. Kim prima di mettere in moto diede uno sguardo al suo ex collega: era muscoloso ed abbronzato, e ancora più attraente di come se lo ricordava anche se quella sera vestiva dei semplici bermuda consumati ed una canottiera nera aderentissima. Più tardi, nel parcheggio del locale dove Gian aveva portato Caty, loro e il finto amico di Gian, Davis, stavano per salutarsi: “Allora a presto Davis, è stato un piacere conoscerti” disse Caty. I due uomini la guardarono sorridendo poi Gian disse: “Caty, so che adesso vorresti che ti portassi da me ma io e Davis abbiamo un’altra idea”. La ragazza non capiva, Davis invece credeva alla storia di Gian, che Caty fosse una ragazza molto intraprendente ma che amava passare per ingenua. “Caty, non capisci un cazzo! Gian e io vogliamo scoparti assieme!”. “Si Caty, guardaci, io e Davis siamo bellissimi! Non vorresti farti scopare da noi?”. La ragazza indietreggiò spaventata: “Ho capito tutto Gian. Tu mi hai venduta al tuo amico. Sei un porco!”. Caty scappò via. Gian tentò di raggiungerla, la afferrò ad un polso ma lei riuscì a divincolarsi facendo cadere Gian a terra ventre in giù sul suolo sporco del parcheggio. Lo sfortunato gigolò tentò di rialzarsi ma fu schiacciato a terra dal piede di Davis che premeva sulla sua nuca: “Stai giù merdoso! allora, che si fa? io ora voglio scopare!”. “Fammi rialzare per favore, questo pavimento fa schifo, devo essermi sporcato il petto!”. Davis premette di più il piede: “Non me ne frega un cazzo, merdoso. Visto che la tua amica se ne andata, tocca a te farmi godere sennò mi riprendo il mio collier, chiaro?!”. “No, il collier no, farò tutto quello che vuoi”. L’uomo fece rialzare Gian che non ebbe neanche il tempo di ripulirsi perchè dovette subito subire la sua umiliazione: “Dove credi di andare? inginocchiati ai miei piedi e fammi una bella sega. Ho i coglioni gonfi di sborra e non vedo l’ora di scaricarli addosso ad un merdoso come te. Obbedisci!”. “Subito padrone, sono al tuo servizio!” disse Gian sottomesso. Pensava che infondo gli era andata bene, Davis poteva essere più esigente e Gian non era certo disposto a sottomettersi oltre. “Mi piace essere sottomesso e diventare lo strumento di piacere di qualcuno, padrone” disse Gian mentre si inginocchiava e cominciava a massaggiare il grosso pene di Davis fingendo che gli piacesse fare queste cose. Gian cercò la sua immagine riflessa da qualche parte e la trovò sul vetro scuro dell’uscita d’emergenza del locale dove stavano prima: era schifato per quello che stava facendo ma quel grosso e piatto collier d’oro che ora luccicava assieme ai suoi nel suo muscoloso petto, valeva quell’umiliante esperienza. Ad un certo punto da dietro un auto sbucò nuovamente Caty che si trovò davanti la mortificante scena: “Gian, io abito lontano. Devi riaccomp… Oh scusami Gian, continua pure, prenderò un taxi”. Caty si allontanò stupita e disgustata. “Dovevi esserci tu al mio posto Caty. Ehi mi hai sentito?… Caty!”. “Stà zitto e continua a farmi godere, merdoso!” sbottò Davis tirando i capelli a Gian. “Si padrone, io sono ai tuoi ordini. Non vedo l’ora di essere sborrato in faccia!”. In realtà lo gigolò sperava che Davis non arrivasse a tanto. Le sue speranze però furono vane. Andy portò Kim in una palestra di bodybuilding che si trovava nella periferia di Miami. Appena entrarono Kim vide cinque muscolosi culturisti sui ventotto anni impegnati nei loro esercizi. “Ragazzi, eccovi la nostra amica. E’ tutta vostra!” disse Andy chiudendo a chiave la porta della palestra. I cinque uomini, sudati per le fatiche degli esercizi, si avvicinarono a Kim che ancora non capiva cosa stava succedendo. “Ottimo lavoro Andy” fece Leonard, il capo della banda. Kim lo guardò: era un bell’uomo muscoloso ed abbronzato; vestiva solo delle scarpe da ginnastica, dei pantaloncini aderenti e numerosi gioielli: orologio, bracciali, anelli e un largo girocollo d’oro. “Si, ottimo lavoro ma sai che il Duca non tollera i traditori quindi mi ha ordinato di disintegrarti. Addio coglione!”. Leonard prese una strana pistola da una sacca da palestra e la puntò verso Andy che tremava dal terrore: “No, Leonard ti prego no…!” troppo tardi, Leonard sparò e Andy fu avvolto da micidiali scosse elettriche che lo facevano dimenare in preda ad attroci spasmi. La vittima urlava talmente forte che sembravano le urla di una donna. Kim vide il suo ex collega contorcersi per le scosse elettriche e quello spettacolo la eccitava tantissimo. Quando nella stanza tornò il silenzio, di Andy non restava che un cumulo di cenere che Leonard calpestò con disprezzo poi l’uomo notò con delusione che Kim non era affatto sconvolta. “Ti è piaciuto lo show, bellezza?”. “Si, è stato molto eccitante”. Leonard accarezzò il mento di Kim: “Troverai più eccitante me appena ti farò provare il mio bel cazzo. Il Duca vuole che ti violentiamo tutti e cinque così ti passerà la voglia di immischiarti negli affari degli altri. Siete pronti ragazzi?”. Kim fece un sorriso poi con incredibile destrezza tirò fuori la sua pistola da dietro la cintura, afferrò il primo uomo che gli capitò e gli puntò l’arma alla tempia: “Belli, muscolosi e stupidi, come pensavo. Su, aprite la porta e lasciatemi uscire, ora!”. “Leonard, fai quello che dice. Questa mi ammazza!” supplicava il muscoloso prigioniero. Tutti erano rimasti inebetiti da quella contromossa, tutti tranne Leonard che senza dire una parola puntò la pistola contro il suo amico tenuto prigioniero da Kim e lo disintegrò come Andy. La ragazza riuscì a scansarsi ed evitò per un pelo di fare la stessa fine dell’amico di Leonard che si contorceva in preda a spasmi inimmaginabili finchè anche lui divenne cenere bruciata e fumante. Kim fu disarmata da uno degli uomini di Leonard mentre un altro le faceva perdere conoscenza mettendole sulla bocca un panno umido di cloroformio. Intanto, dall’altra parte della città, Sly e Luna si trovavano nell’ufficio della loro agenzia investigativa. Aspettavano da un momento all’altro notizie da Kim o da Gian ma ne l’una ne l’altro si facevano vivi. “Che noia. Non sopporto di stare quà ferma ad aspettare, io amo l’azione. Sly tu non ti annoi?”. L’uomo stava impiedi davanti ad uno specchio e si guardava in maniera ossessiva il viso in cerca di qualche piccola imperfezione. “Certo che mi sto annoiando. In questo momento potevo essere a casa a scopare con qualche bella ragazza invece mi tocca stare quà a far niente”. Luna si avvicinò a Sly e lo abbracciò da dietro: “Sai cosa penso Sly? che te e Gian vi vantate di fottere con bellissime donne ma in realtà godete solo a guardarvi allo specchio. Non è così?”. Sly era preoccupato: “Luna, non avrai mica intenzione di ipnotizzarmi e di sottomettermi solo perchè ti stai annoiando?”. “Sly, sei uno stupido. Non ti sei accorto che ti ho già ipnotizzato. I vanitosi come te sono i più semplici da sottomettere. Su, obbedisci, levati la maglia. Voglio vedere i tuoi bellissimi pettorali muscolosi!”. Sly obbedì e subito Luna cominciò a toccarlo passando le mani sui muscoli dell’uomo. “Sei bellissimo Sly. Voglio sentirlo dire anche da te mentre ti guardi allo specchio, e non osare distogliere lo sguardo dal tuo magnifico corpo. Su, dillo!”. “Si Luna ti obbedisco: sono bellissimo, sono meraviglioso, sono l’uomo più bello del mondo”. La donna si inginocchiò ai piedi di Sly e gli tirò fuori il pene: “Vedi che ho ragione? hai il cazzo durissimo!”. Luna cominciò a stimolare il pene di Sly con la bocca, lentamente, aiutandosi con la mano. Ogni tanto la donna alzava lo sguardo per accertarsi che Sly stesse sempre guardando la sua immagine allo specchio. “Bravo Sly, guardati e godi”. Luna era eccitatissima quindì non potè trattenersi dal toccarsi delicatamente tra le gambe con la mano. Sly era il suo uomo ideale: bellissimo e plagiabile. Per un istante Luna rimpianse il periodo in cui dominava Gian e Paul Garret e tutti i giochi perversi ai quali li sottoponeva. Sly intanto subiva compiaciuto il sesso orale permettendosi di tanto in tanto di accarezzare i capelli di Luna che cominciava ad aumentare il ritmo sentendo sempre più turgido il pene dell’uomo. In quel momento qualcuno suonò il campanello dell’ufficio: “Chi sarà a quest’ora? io vado a vedere, tu resta quà e finisci da solo, Sly” Luna si avvicinò all’orecchio della sua vittima e disse: “Ti ordino di sborrare lo specchio e poi di leccare tutto. Ti piacerà tantissimo perchè sarà come baciare te stesso. Hai capito?”. “Si Luna, farò tutto quello che mi hai detto” disse Sly inerme. Si risvegliò imbavagliata e legata su una panca da palestra. Era nuda e sentiva il pesante corpo di un uomo strofinarsi sul suo torso mentre un caldo alito le colpiva il volto. Aprì gli occhi e vide uno dei culturisti sdraiato sopra di lei intento a stimolarsi il grosso pene per poi penetrare la prigioniera. Da una parte, Leonard assisteva compiaciuto alla scena, seduto su una poltroncina a braccioli mentre gli altri due uomini incitavano il compagno e si masturbavano per l’eccitazione. “Ora ti faccio male, brutta puttana in calore!” disse l’uomo sopra Kim la quale tentava invano di liberarsi le mani. Il grosso pene del bel criminale cominciava a farsi strada dentro la ragazza finchè la porta della palestra fu spalancata con stupore dei presenti. Era Gian, che armato di pistola si sbarazzò del violentatore sparandolo al volto. “Giù le mani da Kim, bastardo!” La testa del muscoloso ventottenne esplose in mille pezzi e imbrattò di sangue i suoi due amici che invano si ripararono il volto dagli schizzi con le braccia. “Gian stai attento, quel bastardo ha un arma micidiale!” urlò Kim riuscendo a levarsi il bavaglio mentre gli amici di Leonard in preda al panico, tentavano di fuggire. “Dove scappate codardi? venite quì e uccidete questo fottuto ficcanaso! dico a voi maledetti!” i due non ascoltavano gli ordini del loro capo ma cercavano di aprire una porta secondaria per fuggire. “Ho capito, crepate bastardi!”. Leonard tentò di sparare ai suoi uomini per disintegrarli ma la sua pistola era ormai scarica. Spettò quindi a Gian eliminare i due culturisti, crivellandoli di colpi che ridussero i loro corpi ad una poltiglia sanguinante appiccicata alla porta e alla parete della stanza. “Slegami Gian, di lui voglio occuparmene personalmente” disse Kim mentre Gian puntava la sua pistola verso Leonard che restava seduto immobile sulla poltrona. Quando Luna aprì la porta d’ingresso fu sorpresa di trovare Derek Foster. “Ciao Derek, a cosa devo questa visita?… e a quest’ora poi”. “Te lo dico subito Luna, Caty mi ha appena chiamato e mi ha raccontato che il tuo fottutissimo collega l’ha invitata ad uscire e le ha chiesto di rivelargli tutti gli indizi che io e lei abbiamo scoperto sul Duca fino ad ora e che…” Derek si trattenne un secondo: Luna si era lasciata alle spalle la porta del suo ufficio semi aperta e l’investigatore vedeva Sly a torso nudo davanti allo specchio che prima si masturbava e ora leccava in ginocchio il suo sperma che colava dallo specchio. La donna si accorse che Derek vedeva tutto e fu subito percorsa da un brivido di eccitazione. “E che altro Derek?” chiese facendo finta di niente. “…E che appena si è accorto che era impossibile farla parlare, quel bastardo ha tentato di farla partecipare ad un giochetto a tre con un altro tizio”. “Capisco. Derek ti chiedo scusa a nome dell’agenzia. Probabilmente Gian ha sentito Kim che parlava del fatto che voi siete più avanti di noi sul caso Duca e ha deciso di fare di testa sua”. “Daccordo Luna. Facciamo così: di pure a Kim che sono disposto a svelarle tutti i miei progressi se lei mi consegna quel merdoso di Rivier su un piatto d’argento!”. Derek diede un’ultima occhiata oltre la porta vedendo Sly ancora intento a leccare lo specchio e se ne andò. Appena Derek salì nella sua auto, ricevette una telefonata: “Si?… Ah sei tu… Fidati di me, va tutto secondo i piani”. Una volta slegata e rivestita, Kim si avvicinò al prigioniero: “Sei rimasto senza parole vero Leonard? ma non dovevi farmi provare il tuo cazzo? come al solito devo fare tutto io con voi uomini”. La ragazza legò Leonard alla sedia poi si sedette sulle sue gambe e cominciò a muovere il bacino per far eccitare il prigioniero. “Voglio sapere tutto sul Duca. Dove possiamo trovarlo?”. Leonard era eccitato ma non demordeva: “Non saprai nulla da me, puttana!”. “Tu credi? Invece tu mi dirai tutto, mi svelerai tutti i piani del Duca e sai perchè? perchè ormai sei in mio potere. Nessun uomo può resistermi”. Kim usava le stesse frasi che usava Luna per ammaliare e sottomettere gli uomini. Gian guardava la scena sempre con la pistola puntata ma notevolmente contrariato: “Kim, sbrigati, potrebbe arrivare qualche altro uomo del Duca”. “Gian stai zitto. Allora Leonard, hai capito che non puoi resistermi? guarda Gian come obbedisce: Gian, voglio che ti faccia una sega, subito!”. Lo gigolò prese la palla al balzo, era eccitato da quella scena e voleva sfogarsi. “Certo Kim, obbedisco subito!”. Mentre Gian si masturbava, Kim tirò fuori il pene di Leonard e si fece penetrare muovendo poi il bacino su e giù lentamente. Ad ogni affondo, la ragazza sentiva il durissimo pene del criminale entrare dentro di lei. “Ahh si, lo sento tutto dentro. Fammi godere bello!”. Kim palpava i muscolosi e sudati pettorali di Leonard che la guardava con aria di sfida ma allo stesso tempo eccitato. “Mi sembra di stare dentro uno di quei film porno-horror: due uomini ingioiellati: uno legato e cavalcato e l’altro che assiste segandosi. Il tutto accanto ai cadaveri di cinque uomini “. Kim sentiva che stava per arrivare all’argasmo e anche Leonard cominciava ad irrigidirsi, segno che anche lui era prossimo al piacere. “Dillo Leonard, dì che vuoi essere il mio schiavo. Passerai da capo di una banda criminale ad essere il servo di una donna. Gian, diglielo anche tu”. “Fai come dice, amico. Ti conviene assecondarla come faccio io altrimenti potrebbe diventare molto cattiva” disse Gian mentre si masturbava velocemente. Era in preda alla gelosia ma non poteva far altro che seguire le indicazioni di Kim. I due sulla poltrona raggiunsero l’orgasmo assieme, con lei che gemeva dal piacere: “Ahh siih godo!”. Kim piegò la testa all’indietro dal piacere poi, appena ebbe finito, si sollevò per rivestirsi. “Gian, rimetti il cazzo a posto l’ora della ricreazione è finita”. “Sei sicura? sto per sborrare”. Kim fu categorica: “Obbedisci, abbiamo già perso troppo tempo!”. Lo gigolò abbassò la testa ed obbedì alla ragazza. “Allora Leonard, vuoi parlare oppure devo usare le maniere forti? chi ti ha ordinato di farmi fuori?”. “Facciamoci un’altra scopata poi te lo dico, puttana!”. Sentendolo, Gian si avvicinò e sferrò a Leonard un pugno allo stomaco ed un altro al volto. “Bastardo, provaci un’altra volta ad offendere Kim!”. La ragazza fu compiaciuta nel vede Gian che la difendeva, anche se contro un nemico legato e inoffensivo. “Lascia perdere Gian, andiamocene, sono sicura che domani mattina il nostro amico sarà più ragionevole e meno volgare”. Kim imbavagliò Leonard che tentava inutilmente di liberarsi ed uscì dalla palestra assieme a Gian. Prima di salire nelle rispettive auto, Kim si avvicinò al playboy: “Chi ti ha regalato questo collier gigante? sembra troppo vistoso persino per te, poi messo assieme agli altri due che porti…”. “Ti piace? me lo ha regalato una mia amica. Mi piace ricevere regali”. Kim toccava con le dita i tre collier di Gian: “Certo, soprattutto se i regali si misurano in carati”. “Esatto, l’oro mi eccita da morire. Più ne porto e più mi sento virile”. Kim rimase in silenzio, quei discorsi cominciavano ad eccitarla. “Gian, mi hai salvato la vita, grazie”. “Dovere Kim. Sai, non riuscirei ad immaginare la mia vita senza di te”. La ragazza fissò Gian negli occhi e, prima che lei potesse rendersene conto, si baciarono sulla bocca dapprima dolcemente poi con crescente passione. “Gian, dimmi che mi ami!”. “Si Kim, io ti amo, ti ho sempre amata. E’ solo per questo motivo che mi lascio sottomettere da te”. Kim abbracciò forte Gian: “E a me piace sentirti in mio possesso, sentire che dipendi da me”. L’uomo cominciò a baciare Kim sul collo mentre lei gli palpava i pettorali muscolosi ed abbronzati. “Ora andiamocene, è tardissimo. Domattina tornerò con Luna e metteremo sotto torchio quel bastardo la dentro e confronteremo le sue rivelazione con quello che sei riuscito ad ottenere da Caty”. Gian rimase incerto per qualche secondo poi decise di non parlare del suo fallimento con Caty: “Ok, a domani Kim”. Più tardi, nell’ufficio dell’agenzia investigativa, Luna ricevette la chiamata di Kim la quale la informò della trappola del Duca: “…Se non fosse stato per l’intervento di Gian, sarei stata violentata da quei tipi”. “Kim, sembra quasi che tu lo dica con rammarico” fece Luna. “Beh, alcuni erano dei bellissimi uomini soprattutto Leonard, il loro capo. E’ un osso duro ma sono sicura che tu riuscirai a farlo parlare”. A Luna tornò alla mente la visita di Derek: “A proposito di riuscire a far parlare, Sai chi è venuto poco fa urlando e promettendo vendette? Derek Foster. Il nostro eroe non è riuscito a convincere Caty e sai perchè?” Kim già lo immaginava, “Perchè le ha proposto un orgia o cazzate simili”. “Che imbecille, ed io che ero quasi orgogliosa di lui” disse Kim furente. “Kim, Derek però ha detto che se gli consegniamo Gian potrebbe anche condividere le sue informazioni con noi”. “Mmm, questo cambia tutto”. Kim diede le ultime indicazioni a Luna poi le due amiche si salutarono. Appena Luna chiuse la telefonata disse: “Hai sentito Sly? Gian si è cacciato dinuovo nei guai. Non prendere mai esempio da lui”. Sly stava sotto la scrivania coi polsi legati dietro la schiena e gli occhi bendati. Era occupato a leccare velocemente il clitoride di Luna che teneva le gambe aperte e tirava a se la testa del suo prigioniero con le mani: “Ahh si, continua, leccami tutta, mi piace rudurti all’obbedienza ed usarti come un vibratore. Uhh dai, ci sei quasi! ti conviene farmi godere se non vuoi restare così tutta la notte!”. Intanto, fuori dalla palestra di Leonard, da una strada secondaria, sbucò un uomo con un impermeabile grigio, cappello e valigetta, che si guardò intorno per essere sicuro di non essere visto poi attraversò la strada ed entrò dentro la palestra dove trovò Leonard ancora legato ed imbavagliato. L’uomo seguiva con gli occhi il tipo in impermeabile che, senza dire una parola, si infilò dei guanti in gomma e cominciò a raccogliere i brandelli dei cadaveri per poi gettarli addosso all’uomo legato, compreso il corpo senza testa che fu disposto sulle gambe di Leonard e appoggiato al suo petto. Il muscoloso e bel culturista provava in tutti i modi a liberarsi finchè il suo carceriere aprì la sua valigetta mostrando a Leonard cosa conteneva. La mattina seguente Gian si trovava in spiaggia per far bella mostra del suo nuovo collier d’oro. Dopo aver fatto il bagno, andò nel bar sulla spiaggia e vide subito due belle ragazze sedute ad un tavolino: “Ciao ragazze, sempre da queste parti?”. Erano le stesse ragazze che qualche giorno prima avevano fatto del sesso con Gian sotto le docce della spiaggia. “Scommetto che siete tornate qua solo per cercare me, vero?”. “Esatto bello, l’altra volta sei stato fantastico. Che ne dici di fare il bis?”. “Come volete voi, io sono a vostra disposizione. Però stavolta dovrete pagare e vi assicuro che io sono molto caro”. Gian si sedette con le ragazze e si levò gli occhiali scuri: “Cominciate con l’offrirmi da bere, muoio di caldo. Un Martini con molto ghiaccio potrebbe andare bene”. Lo gigolò si fece offrire da bere dalle ragazze che lo fissavano quasi volessero mangiarselo con gli occhi. “Vi piaccio, vero ragazze? allora ditelo, dite che sono bellissimo!”. “Si, sei meraviglioso Gian. Non vedo l’ora di risentire dentro il tuo bel cazzo!”. Gian si passò una mano tra le gambe per l’eccitazione poi disse: “Siete delle stupide, non mi avete ancora fatto i complimenti per il mio nuovo collier d’oro. Non mi rende ancora più bello?”. Le ragazze si misero a toccare il gioiello d’oro di Gian che si voltava verso gli altri tavoli per vedere quante altre donne lo stavano ammirando. “E’ davvero un bel collier, me lo fai provare?”. Chiese Judy Riders, la più bionda delle due ragazze. “Ho un’idea migliore, voglio che portiate al collo gli altri due miei collier, solo per stasera sia chiaro. Tu, levameli!”. L’altra ragazza, Louise Wright, si alzò e sganciò i due grossi monili dal collo di Gian. “Mi raccomando ragazze, quei collier d’oro valgono più di quanto possiate immaginare”. “A me sembrano dei classici collier piatti”. Gian si infastidì: “Vedi che non capisci un cazzo?!. Questi collier valgono più del loro valore originario perchè li indossa il bellissimo Gian Rivier!”. In quel momento, un uomo sui cinquant’anni si avvicinò al tavolo di Gian e delle ragazze. Era magro e poco abbronzato, fumava un grosso sigaro e vestiva una camicia hawaiana, un cappello di paglia e degli occhiali scuri con la montatura fuori moda. “Salve ragazze!” fece l’uomo soffiando una nuvola di tabacco puzzolente in faccia a Gian che cominciò a tossire agitando le mani per disperdere il fumo. “Mi chiamo Ghilbert Fisher, avrete sicuramente già sentito parlare di me”. Le due ragazze si guardarono perplesse. “No? non conoscete i miei capolavori? sono un regista di film erotici. Scusami Big-Jim mi fai posto?”. L’uomo si sedette al tavolo. “Voglio fare di voi due le mie nuove star del cinema!”. “Ci trova fotogeniche?” chiede Judy entusiasta. “Non solo, avete un fisico perfetto e il modo in cui maneggiavate i vostri gioielli d’oro era molto eccitante”. Gian fremeva, non voleva assolutamente perdere quell’occasione: “I collier che indossano sono i miei, signor Fisher. Non le serve anche un protagonista maschile bellissimo e muscoloso come me?”. Il regista era scocciato per l’intrusione di Gian: “Ragazze, questo è un vostro amico? Vediamo un po, sei belloccio”. Fisher teneva il mento di Gian e gli girava la faccia a destra e a sinistra. “Mi serve una foto con una tua erezione completa”. “Che ne dice se gliela mostro direttamente? andiamo tutti nella mia macchina!”. Intanto Kim stava andando nella sede della Secretly, l’agenzia investigativa di Derek. Appena arrivò vide alcune auto della polizia e della CIA. parcheggiate all’esterno. “Che è successo, Dove sono Derek e Caty?” chiese la ragazza ad un suo amico della CIA. appena mise piede nell’ufficio. “Abbiamo intercettato una telefonata di alcuni sicari del Duca dove ricevevano l’ordine di venire quà ad uccidere Derek Foster e rapire Caty Stanton. Purtroppo sembra che siamo arrivati troppo tardi”. Kim si guardò intorno e vide l’ufficio con visibili segni di collutazione poi si soffermò sulla scrivania di Derek posta sopra un tappeto marrone. “Beh, posso frugare tra i documenti di Derek, se voi avete ragione a lui ormai non servono più”. L’investigatrice si sedette dietro la scrivania e cominciò a frugare tra i cassetti. Trovò subito quello che cercava: “Eccolo!”. “Che hai trovato?” chiese l’agente della CIA avvicinandosi ma subito Kim sminuì la sua scoperta per non condividerla con gli altri: “No, niente di importante riguardo al caso”. Il cassetto della scrivania fu richiuso e la ragazza si accorse che la scrivania poggiava male sul pavimento. Un macabro dubbio le venne in mente: “Ragazzi, datemi una mano a spostare la scrivania! tu, sposta la sedia!”. Solo quando la scrivania e la sedia furono spostate tutti si accorsero del leggero dosso sotto il tappeto. Due poliziotti levarono il polveroso tappeto mostrando ai presenti lo spettacolo agghiacciante che celava. Il corpo di Derek a torso nudo sdraiato ventre in giù con le braccia parallele al corpo, completamente appiattito come se fosse stato schiacciato da una pressa gigante. “Accidenti gente, a chi serve uno zerbino da mettere sul pianerottolo?” scherzò uno degli agenti. Kim non rise a quella battuta: “Bisogna trovare Caty prima che le facciano fare la stessa fine”. Kim stava per risalire in auto quando ricevette la chiamata di Luna: “Dimmi Luna, sei riuscita a far parlare Leonard?”. “Sarà difficile farlo parlare Kim. Sono appena arrivata nella palestra ma qualcuno deve averci preceduto e ha trasformato il tuo amico Leonard in una scultura moderna”. “Accidenti!. Che gli hanno fatto?”. “Non lo so, devono averlo fuso con dell’acido assieme ad altri uomini. Non deve essere stato molto divertente per lui però ne è venuta fuori una bella opera, devi venire a vederla”. “Risparmiami, ho già il voltastomaco per conto mio. Hanno ucciso Derek pestandolo fino ad appiattirlo ed hanno rapito Caty. Se il Duca si diverte a torturare così la gente, quella povera ragazza è nei guai”. “Faremo il possibile per salvarla Kim. Piuttosto, ti sei eccitata vedendo il caro Derek in quello stato?”. “Luna!. Che ti salta in mente?”. “Io mi sarei eccitata, come sono eccitata ora nel vedere Leonard nello stato in cui l’hanno ridotto”. Più tardi, nella pineta dove Gian aveva parcheggiato la sua auto, lui, le due ragazze e il regista, si mettevano daccordo sul da farsi. Gian era viscido e accondiscendente nei confronti del regista, voleva a tutti i costi essere una star: “Allora signor Fisher, cosa posso fare per lei? Devo masturbarmi, o vuole che le scopi direttamente così vede quanto sono bravo?”. “Comincia a stare zitto!. Ragazze, perchè non mi mostrate i vostri bei seni?” disse il regista alle due amiche. “Fate come dice il signor Fisher!” aggiunse Gian. Judy e Louise obbedirono mentre Fisher si accendeva un altro sigaro. “Meravigliose. Tu, idiota, palpa i seni di queste due muse ma con delicatezza”. “Subito signor Fisher, sono bravissimo in queste cose”. Gian obbedì finchè gli fu ordinato di passare la lingua sui capezzoli di Louise. Il regista guardava e valutava come se vedere quella scena non gli facesse nessun effetto. Gian continuava a leccare il seno della ragazza, salendo poi sul collo per leccare e succhiare il suo collier. “Mmm, vedo che l’oro ti eccita. Questo è interessante. continua a leccare il collier della ragazza”. Gian obbedì con piacere. “Così, bravo. Ora mettilo in bocca, tutto in bocca come se fosse il cazzo di un bell’uomo. con la mano sinistra invece toccati il collier che porti tu e con la destra masturbati. Ragazze, non vedete che il vostro amico è un segaiolo? dategli una mano”. Gian eseguiva alla lettera ogni comando del regista, già si vedeva nella copertina di un film erotico coi suoi muscoli in primo piano. “Ora fai appoggiare delicatamente l’altra ragazza sul cofano della tua bella auto… si così, mettiti sopra di lei. Devi penetrarla lentamente”. “Come desidera signor Fisher, sono al suo servizio!”. Gian aveva già il pene duro come la roccia quindi per Judy fu un piacere immenso lasciarsi penetrare da quel bellissimo uomo. “Uhh, sei bella bagnata Judy. Vede signor Fisher quanto sono eccitante per le donne?”. Gian cominciò a muovere il bacino affondandolo sull’utero di Judy e quasi levando del tutto il pene dopo ogni affondo. Il clitoride della ragazza era duro ed eretto per l’eccitazione e Gian lo sentiva sfregare alla base del pene. “Ascolta Big-Jim, hai mai provato a prendelo nel culo?”. Louise e Judy guardarono Gian incuriosite dalla risposta che avrebbe dato lo gigolò. “Io dare il culo? mai in vita mia, glielo garantisco signor Fisher”. L’uomo fece un sorriso spavaldo. “Peccato, l’attore che cerco io deve prenderla nel culo più volte. Sicuro che mai nessuno dei tuoi amici magari negli spogliatoi della palestra…”. Gian voleva diventare un attore, a tutti i costi, quindi si mise a raccontare l’episodio della mattina precedente con Kim e Sly: “Va bene, lo ammetto: proprio ieri un mio amico ed una mia amica si sono divertiti a mie spese, mi hanno bendato e lui mi ha inculato mentre lei mi faceva una sega”. Judy e Louise erano stupite. credevano alla storia inventata da Gian. “Interessante! e a te è piaciuto immagino. Si che ti è piaciuto, dillo!”. “Si signor Fisher, mi è piaciuto tantissimo. Alla fine ero completamente ricoperto di sborra e mi piaceva. Da allora se vengo ben pagato faccio godere anche gli uomini”. Gian si accorse che le ragazze lo stavano guardando disgustate: “Che volete voi due? credevate di avere l’esclusiva?”. Lo gigolò si sentiva umiliato davanti alle due ragazze ma pensò che se il regista lo avrebbe ingaggiato per i suoi film, la sua vita sarebbe cambiata radicalmente: Donne, soldi, fama e gioielli. Questo pensiero lo aiutò a raggiungere prima l’orgasmo: “Signor Fisher, sto per sborrare, cosa devo fare?”. “Leva il cazzo dalla ragazza e sborra il cofano della tua Porsche, obbedisci!”. “Subito signor Fisher!”. Gian eseguì l’ordine schizzando il suo caldo fluido sul cofano anteriore della sua bella auto. “Ora voglio che ti appoggi col petto sulla sborra e che la spalmi su tutta l’auto. Le ragazze ti metteranno una mano sulla schiena per guidarti. Hai capito la metafora bello? verrai usato come uno straccio per lavare la tua auto, ah ah!”. “Si signor Fisher. Lei è veramente un grande artista. E’ una cosa molto umiliante e mi piace. Obbedisco immediatamente!”. Gian eseguì l’ennesimo ordine del regista che finalmente sembrava eccitarsi alla vista delle due ragazze che dominavano il bellissimo uomo ingioiellato il quale veniva usato come uno straccio sporco di sperma. “Strofinate ragazze, lavate bene la macchina!”. Alcune persone passarono la vicino e si misero a guardare la scena incuriositi ma questo non fermò il sadico regista che continuava a sottomettere e umiliare Gian per il proprio piacere personale: “Ehi bello, non vedi che serve altra sborra per lavare la tua Porsche? Mi hai quasi convinto a fare di te il nuovo divo di Holliwood”. Gian si fermò e si mise difronte al regista. aveva il torso completamente impiastrato di sperma sporco e il suo nuovo collier ad elementi restava appiccicato al suo petto. “Grazie mille signor Fisher. Lei è molto generoso. Farò tutto ciò che mi chiederà!”. Il regista si avvicinò a Gian e gli mise le mani sulle guance in modo irruento: “Ti ho già chiesto una cosa, idiota. Falla!”. Quella sera alla Tessinger Investigation, era in corso un importante riunione e naturalmente Gian era in ritardo. “Kim ti conviene cominciare sennò quà facciamo l’alba. Riferirò io a Gian quando torna a casa” disse Sly sdraiato di traverso su un divano. “Hai ragione, tanto vale cominciare. Non c’è poi molto: Derek stava per scoprire chi è in realtà il Duca ma l’hanno fatto fuori prima che ci riuscisse…”. Sly rise: “Già, la fine di uno scarafagio”. “Piantala Sly. Kim, vai avanti” fece Luna. L’investigatrice mostrò i documenti presi dall’ufficio di Derek: “Luna, ti ricordi quando abbiamo eliminato quel Ted Miller? ci siamo stupite quando lui ha rifiutato le nostre avances vero?”. “Certo, chi può resistere al nostro fascino?” scherzò Luna. “E tu Sly, ricordi quando quei surfisti ti hanno aggredito sicuri che mentivi quando hai detto che come loro lavoravi per il Duca?”. “Come no, stavo per finire dentro una fogna piena di merda”. “Anche Leonard, il capo della banda di palestrati, non ha mai parlato anche sotto tortura. Sapete perchè?”. Luna e Sly erano attentissimi. Intanto, Gian si trovava nella sua auto e si dirigeva verso l’ufficio a gran velocità. Vestiva degli eleganti pantaloni grigi ed una camicia bianca ben abbottonata. “Merda!. Stavolta Kim ha ragione di farmela pagare per il ritardo”. In quel momento squillò il cellulare di Gian che rispose senza distrarsi dalla guida: “Si? chi è?”. Rispose una voce maschile: “Sei Gian Rivier l’investigatore privato vero? Ho la tua amica Caty Stanton. Se ci tieni a rivederla viva vieni solo alla fattoria abbandonata vicino alle paludi di North-Miami. Non fare scherzi o la ragazza finirà in pasto ai coccodrilli”. Gian era scioccato. Accostò la macchina al marciapiede e si mise a pensare: “Quel bastardo del Duca è passato al contrattacco e non posso avvisare Kim o uccideranno Caty. Devo fare come dicono loro”. Gian si accertò che la sua pistola fosse carica e ripartì facendo inversione sulla strada. Un pensiero gli girava per la testa: la voce dell’uomo al telefono gli era familiare. “…Controllo della mente!” disse Kim in tono solenne. “Il Duca controlla tutti i suoi uomini grazie a degli anelli che apparentemente sembrano normali ma non so come, rendono chi li indossa succube del Duca. Questo è quanto ha scoperto Derek”. Sly battè il pugno sulla scrivania di Kim: “Ecco perchè quei fottuti surfisti mi hanno aggredito, non avevo l’anello!”. “Esatto! Ora non ci resta che trovare uno di questi anelli e lasciare che ci conduca nel covo del Duca e da Caty Stanton” disse Luna alzandosi dalla sedia. Sly si passò la mano sul mento pensieroso: “Ok ma dove possiamo trovare uno di quegli anelli?”. Kim frugò nella sua borsetta e tirò fuori proprio uno degli anelli d’oro con la D incisa: “Eccolo quà!. Prima di venire in ufficio sono passata nella casa abbandonata dove abbiamo eliminato Ted Miller. I topi si sono rosicchiati le sue ossa ma hanno lasciato intatti tutti i suoi gioielli”. Luna prese in mano l’anello e lo guardò da vicino: “Mmm, però, il Duca ha buon gusto in fatto di gioielli. Sly, ti va di provarlo?”. L’uomo guardò le ragazze contrariato: “Ehi, cosa avete in mente? non penserete mica che lo proverò io, spero!”. Era ormai notte fonda quando Gian arrivò nel luogo dell’appuntamento. Parcheggiò la Porsche tra gli alberi e si avvicinò a piedi all’abitazione che sorgeva in una radura del bosco. Accanto all’ingresso Gian trovò parcheggiata una lussuosa auto scura, segno che il Duca era senz’altro la dentro. La porta d’ingresso era aperta quindi l’investigatore entrò silenziosamente in un lungo corridoio poco illuminato, con la pistola in pugno. Si fermò quando sentì qualcuno parlare dietro una porta. “…E come ho fatto eliminare quel ficcanaso di Derek Foster, farò uccidere tutti quelli della Tessinger Investigation. Se ciò non dovesse bastare per intimorire la CIA, passeremo alle maniere forti!”. Gian sgranò gli occhi alla notizia dell’uccisione di Derek poi tornò ad ascoltare. “Complimenti signor Duca, il suo piano è infallibile!”. Gian aveva appena sentito ciò che voleva quindi irruppe nella stanza con la pistola pronta a sparare: “Fermi! Duca, sei finito!”. Nella frazione di un secondo Gian vide Caty imbavagliata e legata ad una sedia, un uomo sui quarant’anni vestito elegantemente che passeggiava per la stanza ed infine un altro uomo, più giovane dell’altro, che armeggiava con un mitra. “E’ Rivier, fallo fuori!” ordinò il Duca ma Gian fu più veloce del suo nemico. Il sicario fu colpito ripetutamente e ad ogni sparo indietreggiava fino a cadere all’indietro sulla finestra, che frantumò in mille pezzi. L’uomo cadde così in una pozza di fango che stava poco sotto la finestra. Il Duca si accorse della distrazione di Gian e tentò di raccogliere il mitra del suo complice da terra. “Cosa credi di fare, bastardo?!” Gian sparò uccidendo il criminale con un colpo in pieno petto. “E’ finita. Il Duca non ucciderà più nessuno”. Gian slegò Caty che lo abbracciò in lacrime: “Hanno ucciso Derek, lo hanno pestato per ore fino a schiacciarlo a terra”. “Tranquilla, è tutto finito” fece Gian cercando di tranquillizzare la giovane donna che lo abbracciava sempre più forte: “Gian, sei il mio eroe. Come ho potuto provare del rancore per te dopo quello che hai fatto? Mi hai salvato la vita. Voglio sdebitarmi. Chiedimi qualunque cosa!”. Caty aveva smesso di piangere e guardava Gian eccitata per la scarica di adrenalina appena subita. Gian non si fece pregare: baciò Caty con passione, mettendo la sua lingua dentro la bocca di lei la quale cominciò a sbottonare la camicia dell’uomo lasciandolo a torso nudo coi suoi tre collier d’oro bene in vista. “Oh, eccolo. Tu mi hai venduta per questo collier vero? Ed io come una stupida non ti ho assecondata nei tuoi giochi erotici. Che scema che sono. Oh ma possiamo recuperare: Davis, vieni fuori!”. Gian si voltò e vide uscire da un armadietto vuoto l’ex proprietario del suo nuovo collier: Davis Milton. Ecco di chi era la voce al telefono, pensò Gian. “Sei sorpreso di vedermi quà coglione?” rise Davis avvicinandosi. vestiva solo dei boxer aderenti. Gian era paralizzato, non capiva cosa stesse accadendo. “Prima di tutto questo è mio!” disse Davis levando a Gian il grosso collier d’oro a elementi per poi rimetterselo lui. Caty era divertita guardando Gian che restava imbambolato con quell’espressione idiota di sorpresa: “Sei sorpreso vero Gian? non hai ancora capito che il Duca sono io! io, Caty Stanton. Quando è morto mio padre, Virgil Stanton detto il Duca, ho preso io in mano tutti i suoi traffici illegali. Dopodichè mi sono fatta assumere da Derek Foster come sua assistente per sapere, grazie agli agganci di Derek, se la CIA scopriva qualcosa sul mio conto. Certo è difficile per una donna gestire un apparato criminale grande quanto quello del Duca quindi mi sono servita di speciali anelli ipnotici per controllare chiunque mi fosse utile o chiunque volessi portarmi a letto”. Gian ascoltava incredulo: “Perchè hai ucciso Derek, non potevi sottometterlo come gli altri?”. “No, alla CIA se ne sarebbero accorti. Il mio unico errore è stato quello di sottovalutare le doti investigative di Derek, stava scoprendo troppo e ho dovuto farlo uccidere”. “Io che c’entro in tutto questo?”. Chiese infine Gian. Caty gli accarezzò la guancia e disse: “Tu mi servi eccome. Quando arriverà la polizia troverà il corpo del finto Duca, me legata alla sedia, ci penserà Davis a legarmi, e il povero Gian morto nel tentativo di liberarmi”. “Quindi anche l’incontro con Davis al bar era organizzato?” chiese Gian e rispose lo stesso Davis mettendogli un braccio sulle spalle: “No bello. Dopo la tua figura di merda al parcheggio Caty mi ha cercato e mi ha proposto di diventare suo complice. Quindi devo ringraziarti se ora sono un uomo ricco”. Caty prese la mano di Gian e gli infilò al dito uno degli anelli d’oro con la D incisa sopra. Lui non oppose resistenza: “Bravo Gian, lasciati sottomettere. Io e Davis ti scoperemo per l’ultima volta poi ti prometto che ti ucciderò nel modo più lento e doloroso che conosco. Come ho fatto con Leonard e come ho fatto con Derek”. Con l’anello al dito Gian divenne in tutto e per tutto il burattino dei due amanti. “Devis sei pronto? fottiamolo!”. In quel momento i tre sentirono il rumore di una macchina che si avvicinava: “Che cazzo succede?” urlò Davis spaventato. Caty si affacciò alla finestra e vide un auto fermarsi davanti alla casa. Era la macchina di Kim, con lei, Luna e Sly a bordo. “Ragazzi, non sparate. Ho visto la macchina di Gian parcheggiata quà dietro” disse Kim ai colleghi. “Gian deve essere caduto in una trappola di Caty” disse Sly. Fu grazie a lui che Kim e Luna riuscirono a risalire alla vera identità del Duca, l’anello che Kim fece provare a Sly infatti, lo indusse immediatamente ad obbedire a chiunque si chiamasse Caty Stanton. “Caty, cazzo! dobbiamo scappare!” urlò Davis in preda al panico. “Stai calmo idiota!. Fai quello che ti dico, nasconditi dentro l’armadio mentre io fuggo dal retro e mi faccio inseguire da quei bastardi”. “Si… si ottima idea”. Davis entrò nell’armadio e subito Caty lo chiuse dentro a chiave poi prese il mitra che stava ancora in terra e crivellò di colpi l’armadietto finche dai fori non uscì il sangue dello sfortunato Davis. “Ti avrei eliminato comunque. “Tu Gian, prendi il mitra e uccidi i tuoi amici!”. “Si, farò tutto ciò che desideri” disse Gian con un sorriso maligno stampato in faccia. L’uomo si avvicinò alla finestra a torso nudo e armato di mitra e cominciò a sparare. “Guardate, è Gian!” disse Luna poi Kim urlò: “Gian! vieni via, il Duca è Caty Stanton”. Sly la bloccò: “Inutile Kim, Gian deve avere al dito uno degli anelli del Duca”. “Vi ucciderò tutti, io obbedisco solo agli ordini del Duca!” rideva Gian sparando in tutte le direzioni dalla finestra. “Ho un’idea, voi distraetelo”. Kim fece velocemente il giro della casa e camminò rasente al muro fin sotto la finestra dove stava Gian. Con uno scatto la ragazza afferrò il mitra di Gian e scaraventò l’uomo fuori dalla finestra facendolo cadere nella pozzanghera sopra il cadavere dell’uomo ucciso poco prima. Nel frattempo Luna aveva bloccato Caty che tentava la fuga dal retro: “Maledetti! il mio piano era perfetto. Non potete trattarmi così, io sono il Duca!” sbraitava Caty mentre Luna la ammanettava dentro l’auto di Kim. “Sly, portala alla polizia. Io e Kim controlliamo che non ci sia nessun’altro poi rientreremo con l’auto di Gian”. “Ok, a dopo”. Sly partì con Caty sul sedile posteriore che continuava ad insultare. Luna entrò nella stanza e vide Kim che guardava fuori dalla finestra con una mano tra le gambe. “Ti stai toccando eh?”. Kim levò la mano: “No, che dici?”. Anche Luna si affacciò per guardare Gian, svenuto nel fango, ventre in giù, con le braccia a candelabro e con ancora il mitra in pugno. “Ti capisco Kim, è uno spettaccolo molto eccitante”. Luna mise una mano tra le cosce di Kim e cominciò a stimolarla. “Ti eccita vedere il tuo uomo sguazzare nel fango vero? i muscoli che Gian tanto decanta, sporchi della sostanza più umiliante al mondo. Guarda il suo collo poi, vedi i suoi collier? e il suo Rolex, i suoi bracciali, i suoi anelli. Tutti i suoi gioielli nel fango ti fanno bagnare dal piacere, ammettilo. Godi Kim, godi perche non a tutte è concesso di vedere il proprio uomo in una condizione cosi umilante ed eccitante”. Kim aggiunse la sua mano a quella di Luna e guardando Gian riverso sul fango, si stimolò fino ad avere un orgasmo, forse il più intenso che avesse mai avuto. “Cosa ne facciamo di lui?” chiese Kim alla fine. “Nulla, tanto sta arrivando la polizia. Trovandolo con quel mitra in mano lo arresteranno di sicuro. Noi lo andremo a prendere con calma alla centrale. “Bella idea Luna, andiamocene!”. Così le due ragazze presero l’auto di Gian e se ne andarono lasciando il bel gigolò svenuto a terra nel fango.

gianrivier@hotmail.com LUNA MALAHI

Una mattina, poco fuori la città di Miami, Sly Glover e la sua collega Luna Malahi, abbordo della loro auto, percorrevano una desolata strada di campagna. ‘Si puo’ sapere che siamo venuti a fare da queste parti? Tu e Kim mi date sui nervi quando fate le misteriose’ disse Sly sbottonandosi la camicia bianca bagnata di sudore. ‘Guida e taci. Tu e il tuo compare Gian avete la lingua troppo lunga, ecco perché certe volte è meglio tenervi allo scuro sui casi che seguiamo. Comunque stiamo andando in una cava abbandonata a fare un sopraluogo perché pare che tra qualchè giorno li avverra uno scambio per una partita di armi’. Luna vestiva un completo scuro con minigonna e un audace scollatura che lasciava intravedere i seni sodi della ragazza. Appena arrivarono alla cava abbandonata, i due scesero dall’auto e si guardarono intorno. ‘Immagino che ci servirà individuare un punto d’osservazione per quando avverrà lo scambio, vero Luna?’Luna?’ Sly si voltò verso la ragazza che guardava assorta i giganteschi macchinari arrugginiti. ‘Luna, si può sapere che devo fare?’. La ragazza tolse la pistola dalla sua borsetta e la puntò verso Sly che si congelò all’istante. Il tono della voce di Luna fece tremare l’uomo di paura: ”Sei proprio sicuro di volerlo sapere?’.
Due giorni dopo, a casa di Gian: ‘Tesoro, ti prego facci godere’ chiese Hellen Piper sdraiandosi sul letto di Gian. Lei e la sua amica Jane Wilson avevano conosciuto Gian poche ore prima nel locale che l’uomo frequentava con gli amici ed ora i tre si trovavano a casa dello gigolò per fare del sesso. ‘Avete sentito parlare di me in giro vero? Sono il miglior scopatore del mondo!’. Jane aiutava Gian a spogliarsi: ‘Esatto. Anche se il tuo amico Raul dice che sei solo uno sfigato’. ‘Quel merdoso è solo invidioso della mia bellezza e del mio fisico. Tutti a Miami mi imitano per fare colpo sulle ragazze’. Gian, in boxer, si voltò verso lo specchio e cominciò ad ammirarsi mentre le due ragazze, nude sul letto, lo guardavano eccitate. ‘Guardatemi, sono l’uomo più desiderato e invidiato del mondo. Scommetto che vi basta guardarmi per avere un orgasmo, vero?’. ‘Si. Siamo tutte bagnate, Gian. Dai, vieni a letto, ci sentiamo molto sole qua’. ‘Sono tutto vostro, bellezze ma prima fatemi vedere i soldi’. Hellen e Jane fissarono Gian: ‘Soldi? Vuoi essere pagato per scopare?’. L’uomo riprese ad ammirarsi allo specchio: ‘Certo! Credevate di poter scopare gratis con il bellissimo Gian Rivier? Come credete che possa permettermi la Porsche e tutti i miei bellissimi gioielli in oro massiccio?’. ‘Hai sentito Hellen? Dobbiamo pagarlo. Io non ho un centesimo, che si fa?’. ‘Quanto vorresti Gian?’ chiese Hellen allo gigolò che continuava a specchiarsi. ‘Cinquecento dollari. Se non avete soldi potete pagarmi in gioielli’. ‘Sei già pieno di gioielli, non ti bastano?’. L’arroganza e la strafottenza di Gian faceva eccitare ancora di più le due ragazze le quali non aspettavano altro che farsi penetrare. In quel momento i tre sentirono la porta di ingresso e videro un uomo entrare nella camera: ‘Sly, dove cazzo eri finito? Manchi da tre giorni’. L’amico di Gian era sudato e sporco: ‘Kim non ti ha detto niente? Ah già, tu hai dato le dimissioni’. ‘Mi racconterai dopo. Ora come vedi ho da fare. Fatti una doccia Sly perché puzzi come un maiale’. Sentendo quelle parole Sly reagì spingendo l’amico contro il muro poi gli mise le mani sulle guance e lo tiro verso di se: ‘Stammi bene a sentire coglione! Luna è impazzita e mi ha tenuto prigioniero per due giorni. Non puoi capire cosa mi ha fatto passare quella strega. Se tu avessi aiutato Kim a cercarmi, non avrei subito tutte le torture di quella sadica. Ora se non vuoi che ti prenda a calci nel culo fai tutto quello che ti ordino, chiaro?’. ‘Ok ok, stai calmo. Vuoi farti una delle ragazze? Hellen, Jane, chi di voi vuole farsi scopare dal mio amico?’. Le due ragazze guardavano la scena sorprese di quanto si potesse godere alla vista di un bellissimo e vanitoso uomo che viene umiliato e sottomesso da un altro uomo. ‘Gian, non hai capito un cazzo. Io le voglio entrambe! Tu resterai fermo a guardare e non farai un cazzo come non hai fatto un cazzo quando io ero prigioniero di Luna!’ Sly diede una spinta a Gian facendolo cadere a terra. ‘Ragazze, siete pronte a godere?’. Hellen e Jane erano impazienti: ‘Era ora che ti decidessi. Quel merdoso di Gian faceva troppo il prezioso’. Sly si spogliò e si mise a letto con le due ragazze mentre Gian era costretto a stare impiedi in un angolo e doveva accontentarsi di guardare il suo amico che faceva sesso con le sue clienti. Sly cominciò a leccare e baciare il collo di Jane mentre Hellen afferrava avidamente il pene dell’uomo per stimolarlo con vigore. ‘Sly, sei bellissimo. Ci hai fatte eccitare dal primo momento che ti abbiamo visto’. ‘Lo so, io sono il migliore!’. L’uomo cominciò a leccare i seni prosperosi delle due ragazze e si lasciava masturbare mentre a sua volta stimolava con le dita entrambe le ragazze. ‘Vi farò godere come solo io riesco a fare’. Sly diede uno sguardo a Gian che stava ancora immobile intento a fissare i tre sul letto. ‘Gian, sai che Kim si è trovato un altro amichetto? è un suo ex collega della CIA. Sembra che vadano molto d’accordo’. ‘Questa è una tua impressione, Sly’ disse Gian con una punta di gelosia. ‘Te ne accorgerai tu stesso amico mio. Obbedisci, va da lei e fammi sapere notizie su Luna’. Gian obbedì all’ordine. Sly era troppo infuriato per poterlo contraddire. Intanto proprio a casa di Kim, lei e il suo amico Sean Draxtor, decidevano il da farsi. Kim vestiva un leggero abito color pesca, Sean invece indossava il suo classico completo con giacca e cravatta. ‘Sono davvero stupita, Sean. Secondo me a Luna è successo qualcosa’. ‘Kim, è inutile che tenti di difenderla. La tua amica ha già ucciso due poliziotti e ha tenuto in ostaggio e torturato il tuo amico Sly’. ‘Ma Sean, come avrebbe potuto mentirci per tutti questi mesi? Sono sicura che non sta agendo di sua spontanea volontà’. Sean si alzò dalla poltrona: ‘Impossibile! Luna riesce ad ipnotizzare gli uomini con lo sguardo quindi ha una volontà troppo forte per lasciarsi controllare a sua volta. è inutile Kim, ho già dato disposizioni alla squadra speciale di eliminarla a vista’. L’uomo si avvicinò a Kim: ‘Rassegnati e pensa piuttosto al tuo futuro. Perché non chiudi la tua strampalata agenzia e torni con me alla CIA? Del resto la nostra squadra è stata sciolta per colpa di Luna Malahi’. Sean si avvicinò per baciare Kim ma in quell’istante entrò in casa Gian che sorprese i due, vicinissimi: ‘Immagino che disturbo vero Kim?’. Sean e Kim si staccarono. ‘No Gian ma ti sarei grata se usassi la cortesia di suonare il campenello!’. Gian entrò in casa e si sedette su un divano. Vestiva dei bermuda e una polo gialla a maniche corte. ‘Un tempo non avevo bisogno di suonare il campanello, Kim’. La ragazza era seccata ma anche compiaciuta per l’atteggiamento del playboy che sembrava nel bel mezzo di una scenata di gelosia. ‘Kim, sbarazzati di questo perdente e andiamo a cercare Luna’ disse Sean facendo infuriare lo gigolò: ‘Prova a ripeterlo, bastardo!’. ‘Gian, stai zitto! Sean, vai pure alla CIA e scopri se Luna ha combinato altri casini. Ci vediamo la questo pomeriggio’. ‘Ok ma ricordati che non possiamo fare nulla per lei se quelli della CIA la trovano’. Sean uscì di casa senza degnare Gian di un’occhiata. ‘Allora Sly aveva ragione, Luna è uscita di testa’ disse Gian alzandosi. ‘Si, anche se non capisco il motivo. Una cosa è certa: dobbiamo fermarla’. ‘E come intendi farlo? Lo sai che Luna può usare gli uomini come dei burattini’. Kim si avvicinò a Gian e lo abbracciò sensualmente: ‘Infatti. Ho intenzione di sfidarla con le sue stesse armi e tu Gian, mi aiuterai a diventare una perfetta padrona’. Lo gigolò si lasciò baciare da Kim che cominciava a toccargli i pettorali e i bicipiti muscolosi: ‘Sei bellissimo Gian, il tuo corpo mi fa impazzire’. ‘Lo so, io piaccio a tutte le donne’. Gian si levò la maglia e i bermuda e riprese a baciare Kim in boxer. ‘Dillo Gian, di che sei stupendo. Tanto lo so che i complimenti ti eccitano’. L’uomo mise una mano tra le cosce di Kim mentre le leccava il collo: ‘Si, sono stupendo, sono meraviglioso, sono l’uomo più bello del mondo!’. La ragazza prese il pene turgido di Gian e cominciò a stimolarlo. ‘Gian, di che adori il tuo fisico perfetto’. ‘Si, certo che adoro il mio fisico, sono bellissimo!’. La ragazza aveva ormai sotto controllo l’ignaro Gian, il quale diceva tutto ciò che lei gli ordinava. Kim cominciò a leccare i pettorali della sua vittima poi si mise a giocare con la lingua coi due collier d’oro di Gian: ‘L’oro ti eccita vero Gian? Andare in giro pieno di grossi gioielli d’oro ed essere guardato da tutti ti fa sborrare nei pantaloni, vero?’ Gian sentì che la ragazza cominciava a masturbarlo più velocemente: ‘Si, i miei gioielli d’oro mi fanno diventare il cazzo duro ogni volta che mi guardo allo specchio’. Gian fremeva dal piacere. ‘Non avevo dubbi Gian. Ora di che ti ecciti ad essere sottomesso ed umiliato da me, che vuoi essere per sempre il mio schiavo e che eseguirai tutti i miei ordini!’. Gian la guardò negli occhi per un secondo e Kim pensò che forse era troppo presto per sottomettere Gian ma l’uomo era troppo eccitato per sottrarsi dalla morsa ipnotica della bellissima Kim. ‘Mi eccita essere sottomesso ed umiliato da te. Voglio essere per sempre il tuo schiavo ed eseguirò tutti i tuoi ordini’. Ormai Gian era sotto il suo controllo, così, appena Kim si accorse che il suo schiavo stava per raggiungere l’orgasmo, smise di masturbarlo con grande delusione per lui: ‘No, ti prego continua!’ ma Kim gli tenne il viso con le mani e gli disse sottovoce: ‘Tu puoi godere solo quando te lo dico io! Ora vai in camera mia e apri il cassettone del mio armadio. Troverai un bel giochino che voglio usare con te’. ‘Si padrona’. ‘Kim sentendo Gian chiamarla padrona ebbe un fremito di eccitazione e si accorse che era completamente bagnata. Sentiva che stava acquistando più sicurezza e che non avrebbe fatto lo stesso errore che fece col bullo del locale. Tentò di ricordare le parole di Luna: ‘Regola numero uno: se vuoi ottenere l’obbedienza da un uomo, non farlo mai godere ma portalo sempre ad un passo dall’orgasmo’. Quando Gian tornò teneva in mano una mutandina di lattice nera con sopra applicati due vibratori, uno interno e uno esterno. ‘Eccoti finalmente. Ti piace il mio bel giocattolino?’. L’uomo era nervoso. Temeva che Kim volesse usare quella mutandina con lui. La donna percepì la titubanza di Gian quindi lo riabbracciò e riprese a masturbarlo per ottenere dinuovo la sua obbedienza: ‘Ah, si, Kim, fammi godere. Fammi godere e sarò tuo per sempre’. Lo gigolò guardava verso l’alto con un espressione di piacere dipinta in volto. ‘Godi Gian. Toccati i pettorali e i tuoi splendidi collier d’oro così avrai un orgasmo esagerato’. Gian obbedì come se non aspettasse altro. ‘Bravo, obbedisci alla tua padrona. Ora di che sei bellissimo, che sei stupendo, che il tuo corpo ti eccita. Dillo schiavo!’ Kim prese a masturbare Gian più velocemente: ‘Ah, si sono bellissimo, sono stupendo. Il mio corpo mi eccita da morire’. Kim realizzò che aveva nuovamente Gian sotto controllo e questo la fece bagnare ancora di più. La ragazza si stava rendendo conto che provava piacere solo se Gian veniva schiavizzato, sottomesso ed umiliato. ‘Ora aiutami ad infilarmi la mutandina. Penetrami piano tenendo il cazzo che sta fuori’. Gian obbedì senza fiatare: brandì il grosso vibratore che sporgeva dalla mutandina di lattice nera e infilò il vibratore che stava all’interno nella vagina bagnata della sua padrona che smise di masturbarlo: ‘Ahhh godo. Gian, ti piace tenere in mano i cazzi degli altri, vero? Il tuo non ti basta più?’. In un’altra occasione il playboy avrebbe reagito violentemente ad un’accusa simile ma in quel momento tutto ciò che Kim diceva per lui era legge. Questo era il prezzo per convincerla a portarlo all’orgasmo. Le parole della donna però lo riportarono coi piedi per terra: ‘Lo so cosa stai pensando Gian ma non illuderti. Sei in mio potere e te lo dimostro subito: io voglio che ti inginocchi e che mi fai un bel pompino ma se non vuoi obbedirmi, posso finirti la sega e farti godere. Cosa preferisci?’. Gian rimase immobile qualche secondo e nella sua mente vide Kim che lo masturbava per poi fargli schizzare il suo sperma sul pavimento. Poi la sua fantasia si trasformò e vide se stesso, bellissimo, muscoloso ed abbronzato; inginocchiato ai piedi di Kim, intento a succhiare il vibratore della donna come se fosse un vero cazzo. Il pene di Gian divenne duro come la roccia eppure quella visione lo infastidiva e lo schifava. Alla fine l’uomo capì: lo eccitava obbedire a Kim. Poco importava cosa gli ordinava, che fosse scopare o sottometterlo davanti a tutti. Lui godeva come un pazzo ad obbedire alla sua bellissima amica. ‘Allora Gian, cosa hai deciso di fare?’. L’uomo trasalì, fissò Kim negli occhi e disse: ‘Sono il tuo schiavo, obbedirò a tutti i tuoi ordini’. Lei sorrise soddisfatta. Ce l’aveva fatta, era riuscito a trasformare il bellissimo ed arrogante Gian Rivier, in un umile ed obbediente schiavo. Luna diceva spesso: ‘Regola numero due: se vuoi la totale obbedienza di un uomo, devi convincerlo che lui gode solo ad obbedire ai tuoi ordini’. Kim prese la testa di Gian e gli infilò il vibratore in bocca muovendolo come un vero fallo per stimolarsi a sua volta con il vibratore interno. La cosa che però la eccitava di più era vedere Gian che si lasciava usare senza reagire, obbedendo ad ogni suo ordine. ‘Gian, finalmente sei mio! Ti userò finchè non sarò sazia. Voglio azzerare la tua dignità e portarti a subire le peggiori umiliazioni che un uomo possa sopportare!’. In quel momento a Kim balenò un’edea perversa: allungò il braccio,prese il suo cellulare e lo porse al suo schiavo. ‘Prendi, chiama Raul Ridley e digli di venire subito qui!’. Intanto si erano fatte le undici del mattino e nel quartiere povero di Miami, in una strada secondaria ricoperta di graffiti, due uomini sui ventisei anni, trascinavano un terzo uomo dentro un vicolo riparato dal sole cocente dove ad aspettarli c’era un certo Matt Briston, conosciuto a Miami per essere il capo di una temuta banda di spacciatori. L’uomo tenuto con la forza fu gettato ai piedi del boss trentenne che vestiva dei semplici jeans strappati ed una canotta grigia sporca. Sugli occhi portava degli occhiali scuri e al collo numerose catene d’oro come segno di potere. ‘Matt, ti prego, di ai tuoi uomini di lasciarmi andare. Ti garantisco che domani riavrai i tuoi soldi’. Matt si chinò sull’uomo: ‘Charlie, noi siamo cresciuti nello stesso quartiere quindi sai meglio di me cosa succede a chi non salda i propri debiti’. L’uomo a terra si aggrappò ai jeans del criminale: ‘Dammi un altro giorno Matt. Ti supplico!’. Matt diede un calcio a Charlie e fece un cenno ai suoi due gregari i quali si avvicinarono minacciosi verso l’uomo a terra. In quell’istante i presenti videro una donna entrare nel vicolo. Una bellissima donna dai capelli scuri che vestiva un aderentissimo abito nero con minigonna e degli stivaletti in pelle col tacco alto. ‘Ehi troia, gira al largo, qui stiamo sbrigando una faccenda da uomini!’ disse Matt ma la donna non si fermò e si avvicinò a lui sotto gli occhi stupiti di tutti. ‘Chi cazzo sei, troia?’ continuò Matt passando una mano sul sedere della donna. ‘Sono una che se viene chiamata troia reagise molto male!’ era Luna. ‘Capo, vuole che ce ne occupiamo noi?’ chiese uno dei gragari con l’acquolina in bocca. ‘Sta zitto Lance, questa puttana è affar mio’. Matt sorrise e fu l’ultima cosa che fece. Luna lo afferrò ad un braccio e lo spinse petto contro il muro poi con entrambe le mani gli prese la testa e la schiacciò violentemente contro la parete, fracassandogli la faccia che si appiccico al muro come una ventosa lasciando Matt impiedi in quella posizione di castigo. I tre uomini rimasero paralizzati mentre Luna si avvicinava compiaciuta: ‘Tu idiota, alzati. Dovrei eliminare pure te visto che sei tanto stupido da rischiare di farti ammazzare da quel microbo. Ma oggi, come avrete notato mi sento molto clemente. Da questo momento voi tre lavorerete solo per me, chiaro?!’. ‘Si signora!’ risposero in coro i tre uomini ormai soggiogati dalla paura e dallo sguardo ipnotico della fatale e bellissima Luna. Lei li guardò con interesse: ‘Ora verrete con me a casa di un mio vecchio amico: Gian Rivier!’. Quando Raul arrivò a casa di Kim suonò il campanello con insistenza. Vestiva dei bermuda e una canotta nera aderente. Al telefono, Gian gli disse che Kim, gli aveva confidato che moriva dalla voglia di essere scopata da lui, il bello ed affascinante Raul Ridley. L’uomo suonò nuovamente il campanello. Raul non sopportava Gian. Prima che arrivasse a Miami era lui l’uomo più corteggiato della spiaggia ed ora invece, per riuscire a fare colpo su una bella donna, era costretto ad imitarlo e a farsi vedere in sua compagnia. Raul, stufo di suonare provò a girare la maniglia e si accorse che la porta era aperta. ‘Raul, vieni, ti stavo aspettando’. La stanza era semibuia e Raul ci mise un po a focalizzare la scena che gli si presentò davanti. Vide un uomo che sembrava Gian, seminudo, piegato in avanti a novanta gradi con i polsi legati dietro la schiena e con la faccia poggiata sul tavolo del salotto e rivolta dalla parte opposta rispatto a Raul. Kim stava dietro di lui e lo penetrava con forza nel sedere con un fallo di lattice applicato a delle mutandine nere. Con una mano Kim masturbava la sua vittima per qualche secondo poi smetteva e riprendeva dinuovo. ‘Ciao Kim. Spero che tu non mi abbia fatto venire qui per farmi la stessa cosa’. ‘Tranquillo Raul. Se ti comporterai come si deve e farai tutto ciò che ti dico, non solo eviterai questa fine ma potrai scopare con me e divertirti ad umiliare Gian. Lo so che tra voi due non scorre buon sangue’ disse lei senza smettere di possedere Gian. Raul era eccitato e curioso, già fantasticava di farsi succhiare il pene da Kim e di penetrarla nel sedere mentre Gian li guardava con aria sconfitta. ‘Ok, cosa devo fare?’. ‘Prima di tutto voglio che ti rivolga a me chiamandomi padrona!’. Raul si strinse nelle spalle: ‘Ai tuoi ordini padrona’. Quelle parole fecero uno strano effetto su di lui. L’ultima volta che aveva pronunciato la parola padrona era stata l’anno prima, quando, ipnotizzato da Luna gli fu ordinato di uccidere proprio Gian. ‘Prendi quella coppa di champaigne e avvicinati’. Raul obbedì, avvicinandosi a Kim e Gian con in mano il bicchiere largo e piatto. La donna riprese a masturbare il suo uomo oggetto: ‘Gian, ora finalmente potrai sborrare ma ti ordino di non godere! Se mi accorgo che hai goduto ti faccio andare in giro per la città con il mio vibratore su per il culo!’. ‘Va bene padrona!’ Raul guardò il volto di Gian: aveva gli occhi spalancati e arrovesciati all’insù per il piacere e il dolore. ‘Raul, avvicina il bicchiere’. ‘Subito padrona’. Raul cominciava a provare un fremito di piacere ogni volta che pronunciava quella parola. Gian eiaculò schizzando tantissimo sperma ma dovette trattenersi dal godere per ordine di Kim. Raul raccolse il tutto nel bicchiere che poi poggiò sul tavolo davanti agli occhi di Gian: ‘Guarda Gian, quanta sborra sprecata. Ti avrebbe fatto godere come un matto non credi?’ Kim sorrise godendo della vista del suo schiavo umiliato e mortificato da un altro uomo. Ciò la fece giungere all’ennesimo orgasmo. ‘Raul, ora voglio divertirmi un po con te. Spogliati!’. Kim slegò i polsi di Gian e si staccò da lui mentre Raul si levava scarpe, canotta e bermuda, restando in boxer simili a quelli di Gian. ‘Schiavo, aiutami a levarmi questo bel giocattolino. Gian, tu invece vai in cucina e portaci da bere, per me un succo di frutta. Chiedi a Raul cosa gradisce’. Lo gigolò dovette mostrarsi servile con Raul. Ciò lo umiliava ma se Kim si sentiva eccitata nel vederglielo fare allora lui lo avrebbe fatto: ‘Raul, amico mio, cosa posso portarti da bere?’ chiese Gian servilmente. ‘Una birra ghiacciata. Ma lavati le mani prima di toccarla!’. ‘Certo, come vuoi tu Raul’. Una volta solo in cucina, Gian pensò che avrebbe pututo masturbarsi e raggiungere per conto suo il tanto agognato orgasmo ma sentiva che non poteva assolutamente disobbedire a Kim quindi prese le bibite dal frigorifero come gli era stato ordinato. Intanto Sean Draxtor era arrivato alla sede della CIA di Miami. Era stato convocato nell’ufficio del direttore esecutivo per la Florida, che era una bellissima donna di trentadue anni di nome Melissa Ashbourn. ‘Mi ha fatto chiamare, signorina Ashbourn?’. Melissa si alzò da dietro la scrivania e si mise a passeggiare per l’ufficio. Era una donna tutta d’un pezzo con dei lunghi capelli neri raccolti in una coda. Vestiva un elegante tailleur blu che lasciava intravedere la linea dei suoi piccoli ma sodi seni. ‘Agente Draxtor, avete notizie di Luna Malahi?’. Sean si aspettava una domanda simile. ‘Ho dato l’ordine di sparare a vista. In questi casi è necessario usare metodi drastici, si chiama decreto 26’ Melissa lo interruppe: ‘Detto anche decreto di critica emergenza. Agente Draxtor ho proposto io questa norma qualche anno fa quindi non venga qui a fare il sapientone con me’. Melissa sapeva il fatto suo. Ecco perché così giovane già dirigeva una sede statale della CIA. ‘Tessinger e compagni come hanno preso la cosa?’. ‘Kim è convinta che sotto ci sia qualche fantomatica cospirazione e non approva le nostre misure’. ‘E Gian Rivier?’. ‘Rivier è un bamboccio senza spina dorsale. Mi chiedo come si possa affidare una collaborazione esterna a persone come lui’. La donna ebbe un fremito improvviso ma riuscì a dominarlo. ‘Non è affar suo la scelta dei collaboratori esterni. Comunque a titolo personale la sua opinione mi interessa’. Sean assunse un espressione disgustata: ‘Quel Rivier è un inetto. Pensa solo a farsi bello per le donne e non ha un briciolo di professionalità’. ‘Eppure il caso del Duca lo ha risolto lui’ disse Melissa tornando a sedere dietro la scrivania. ‘Stento a crederci. Probabilmente si sarà nascosto come un codardo e avrà lasciato fare tutto a Kim Tessinger’. ‘Se la pensa così sarà meglio che mi accerti personalmente della faccenda’. In quel momento l’interfono che stava sulla scrivania emise un cicalino, Melissa premette un pulsante e disse: ‘Che c’è Johnson?’. ‘Luna Malahi è a Miami. Nella zona di Olderdock la polizia ha trovato il corpo di un uomo ucciso in maniera bizzarra’. ‘E’ il biglietto da visita di Luna Malahi. Mandate una squadra speciale nella zona ma senza dare nell’occhio. Ah Johnson, si è poi scoperto qualcosa riguardo al furto nel nostro laboratorio?’. ‘No signora, la disciplinare sta ancora interrogando la sorveglianza’. Melissa spense l’iterfono e si rivolse a Sean: ‘Vada a Olderdock e chieda alla signorina Tessinger di accompagnarla’. Sean annuì e aprì la porta: ”E riguardo al decreto 26?’. La donna lo guardò in silenzio per qualche secondo: ” Non abbiamo altra scelta’. Quando Gian tornò in salotto vide Kim seduta comodamente in una poltrona e Raul impiedi davanti a lei che si masturbava energicamente fissando la donna. ‘Sto per venire dinuovo, padrona!’ disse lui e subito Kim gli avvicino la coppa di champaigne per raccogliere il suo sperma. Raul eiaculo tantissimo sperma nel bicchiere fermandosi appena intempo per non avere l’orgasmo. ‘Bravo Raul, non devi assolutamente godere in mia presenza’ disse Kim compiaciuta. Gian notò che ormai il bicchiere era quasi pieno e si domandò che intenzioni avesse Kim. ‘Gian, era ora, muoio di sete’. I tre si avvicinarono al tavolo e Kim disse: ‘Propongo un brindisi ma per farlo serve che beviamo tutti e tre’. Gian realizzò solo allora cosa avesse in mente la sua padrona ma ormai era troppo tardi. Raul gli mise in mano il bicchiere pieno di sperma e ordinò: ‘Bevi!’. Kim si mordeva il labbro inferiore nel tentativo di trattenersi dal masturbarsi. Era eccitatissima e avrebbe pagato oro per vedere sempre Gian con quell’espressione umiliata e sottomessa. Quel pensiero le fece venire in mente un’idea: ‘Gian, se terrai un po della sborra di Raul in bocca, ti farò regalare il suo collier d’oro’ Kim si accorse subito di aver sbagliato impostazione della frase: ‘Volevo dire’ Ti ordino di tenere la sborra di Raul in bocca! Se obbedirai ciecamente, forse ti farò regalare il suo collier d’oro’. Raul era troppo eccitatato e confuso per rifiutare. Gian non aveva scelta, obbedire controvoglia oppure obbedire e ottenere il collier di Raul. ‘Sono il tuo schiavo padrona. Ti obbedirò!’. Kim e Raul bevettero la loro bibita poi guardarono Gian che disgustato, poggiava la bocca sul bicchiere colmo. La sensazione che provava era come tenere in bocca l’albume di un uovo crudo. ‘Tienila in bocca e assaporala per bene poi risputala nel bicchiere’ disse Kim sorridendo. Gian obbedì poi poggiò il bicchiere sul tavolo. ‘E’ buona la nostra sborra, Gian?’ fece Raul in tono canzonatorio e ciò non piacque a Kim: ‘Stai zitto Raul! Tu non sei molto più di lui!’. La donna pensò come punire Raul poi disse: ‘Schiavi, baciatevi! Voglio che Raul senta il sapore della sborra nella bocca di Gian’. Senza renderse conto Kim era arrivata ad una soglia. Se Gian e Raul avessero obbedito ad un ordine simile, avrebbe vinto. Poteva dirsi una vera padrona ai livelli di Luna. Capace di ipnotizzare gli uomini e di obbligarli a fare le cose più umilianti. Gian e Raul si fissavano negli occhi. Sembravano due cani da combattimento che si studiano prima di attaccare poi nella frazione di un secondo si abbracciarono e cominciarono a baciarsi con la lingua. Kim non tesistette e cominciò a toccarsi il clitoride raggiungendo l’orgasmo in pochi secondi tanta era l’eccitazione. Si pulì la mano sulla schiena di Gian poi andò dietro Raul e gli levo il collier d’oro che portava narcisamente al collo. In quel momento squillò il cellulare di Kim. Era Sly: ‘Kim, sono alla CIA, ho scoperto una cosa che potrebbe interessarti’. Kim ascoltava senza staccare gli occhi di dosso dai suoi due schiavi che si baciavano e strusciavano. ‘Dimmi Sly’. ‘La settimana scorsa dai laboratori di ricerca sono state rubate”. ‘Scusa un secondo Sly ho un avviso di chiamata’Si chi è?’. ‘Kim sono Sean. La tua amica ha ucciso un uomo giù a Olderdock. Ci vediamo la tra venti minuti ok?’. ‘Ok. Sly ci sei?’ chiese Kim ma la linea era caduta. La donna posò il telefono e guardò i suoi schiavi: ‘Ora basta, ci state prendendo gusto!’. Gian e Raul si staccarono immediatamente e ripresero a guardarsi in cagnesco mentre Kim arrotolava il collier di Raul e lo immergeva nel bicchiere pieno di sperma: ‘Gian, hai obbedito ai miei ordini quindi puoi metterti al collo il collier di Raul’. Gian si avvicinò a Kim e vide il suo premio immerso dentro il bicchiere. Kim si godette l’espressione sorpresa di Gian e si ricordò un’altra regola di Luna: ‘Regola numero tre: Usa ciò che eccita il tuo schiavo per umiliarlo e sottometterlo’. ‘Allora Gian? Vuoi rinunciare a questo bellissimo gioiello? Mettitelo immediatamente al collo!’. L’uomo dovette obbedire mettendosi al collo il largo collier di Raul che cominciò a colare di sperma sulle spalle sul petto e sulla schiena di Gian imbrattando anche i sui due collier. Raul si godeva la scena rammaricato del fatto che non ci fosse nessuno a riprendere quello sbruffone di Gian mentre beveva il suo sperma e se lo spalmava sul corpo. ‘Toccami schiavo!” Ordinò lei e subito Gian si inginocchiò davanti a Kim per leccarle il clitoride duro per l’eccitazione. La donna venne dopo pochi minuti tirando i capelli del suo schiavo per l’intenso piacere. Era riuscita a non far godere i due uomini mentre lei aveva avuto numerosi orgasmi. ‘Ora rivestitevi e andatevene. Ho un appuntamento tra venti minuti!’. Kim spinse via Gian e andò di sopra in camera sua a prepararsi mentre i due uomini si rivestivano. Appena fu pronta, tornò a vedere che stavano combinando i suoi due schiavi. Vestiva una minigonna provocante e una maglietta, nera come la gonna, con una scollatura molto audace. Fino a qualche giorno prima Kim non avrebbe mai immaginato di indossare abiti così provocanti, ora invece si sentiva padrona del mondo e voleva sedurre e dominare tutti gli uomini che incontrava. Sentì le voci di Gian e Raul da dietro la porta quindi si mise ad origliare e spiare dal buco della serratura. Vide Gian che si infilava la sua polo a maniche corte per coprire tutto lo sperma che gli colava sul petto e sulla schiena. Raul lo stava guardando disgustato: ‘Vattene a casa tua e lavami per bene il mio collier. Passerò stasera a riprendermelo’. Gian non lo guardò nemmeno. ‘Kim ha detto che ora è mio, non hai sentito?’. Raul si avvicinò e gli puntò il dito contro: ‘Lei voleva solo costringerti a mettertelo per umiliarti! Non hai capito un cazzo!’. Gian reagì d’istinto: colpì Raul con un pugno al volto e un altro allo stomaco. Raul cadde a terra dolorante. ‘Sei un perdente Raul. Io sono il migliore!’. ‘Che succede qui?’ disse Kim rientrando. Raul si rialzò passandosi il dorso della mano sul labbro per controllare se sanguinava. ‘Niente Kim. Questo vigliacco ha osato offendermi’ disse Gian con un ghigno compiaciuto. ‘E tu hai osato colpirlo senza il mio permesso? Raul, Gian deve essere punito’. Kim passò dietro Gian e gli mise le mani sulle spalle per farlo abbassare fino a farlo inginocchiare. L’uomo si lasciava pilotare ed usare dalla sua dominatrice. ‘Raul, tira fuori il cazzo. Voglio che svuoti i coglioni sulla faccia di Gian. Naturalmente senza godere’. Raul titubò per qualche secondo ma lo sguardo ipnotico di Kim cancellò ogni remora: ‘Ai tuoi ordini Padrona’. Lo schiavo era talmente eccitato e carico di sperma che gli bastarono pochi secondi di masturbazione per eiaculare il suo caldo sperma sulla faccia di Gian, tenuta alzata da Kim. ‘Si, così. Inondalo di sborra!’ Raul schizzò tantissimo sperma che ricoprì il volto di Gian e cominciava a gocciolargli sul collo fino a sparire sotto la polo. Gian rimase pietrificato in quella posizione, anche quando Kim si rialzò e Raul rimise dentro il suo cazzo. ‘Ora devo proprio andare. Raul, fanne ciò che vuoi, Gian è a tua completa disposizione’ disse Kim godendosi ancora per qualche secondo la figura muscolosa di Gian, muto e immobile, inginocchiato e piegato all’indietro con la faccia verso l’altro per trattenere la sborra densa di Raul. Se fosse rimasta ancora avrebbe ripreso a toccarsi o a farsi masturbare da Raul quindi preferì allontanarsi, doveva riuscire a trovare Luna. Raul, una volta solo con Gian, ghignò fregandosi le mani, compiaciuto. Per anni Gian lo aveva oscurato quando andava in spiaggia a fare conquiste ma ora era lui il vincente. Se solo tutte le sue amiche potessero vederlo ora. ‘Che stupido! Perché non ci ho pensato prima’ disse Raul prendendo i suoi pantaloni e frugando nelle tasche. Intanto, Luna e i suoi nuovi complici, si trovavano nella grande palestra all’aperto vicina all’affollatissima spiaggia di Miami beach. La criminale guardava i muscolosi atleti che sudavano sotto il sole e subito la sua attenzione fu catturata da un uomo sui trenta che faceva gli esercizi mettendo in mostra il fisico muscoloso e numerosi gioielli d’oro come bracciali, anelli, orologio e tre larghi collier di lunghezza diversa. Accanto all’uomo c’era una schiera di ragazze che lo guardavano e lo ammiravano mentre lui sorrideva e gonfiava narcisisticamente i muscoli. Luna richiamò l’attenzione dei suoi tre complici e disse: ‘Vedete quel fottuto playboy? Tra cinque minuti lo voglio legato e imbavagliato nel cofano della macchina, chiaro?’. Luna cominciò a bagnarsi dall’eccitazione sorridendo compiaciuta della propria perfidia. ‘Si, è senz’altro opera di Luna’ disse Kim guardando il corpo di Matt Briston ancora fermo nella pozione di castigo con la faccia schiacciata al muro e le braccia abbassate. Assieme a lei c’erano numerosi poliziotti che facevano le rilevazioni di rito. Era appena arrivata nel vicolo di Olderdock precedendo Sean di pochi minuti. Appena arrivò, la ragazza vide che con lui c’era anche Sly. Il nuovo look di Kim fece avere un fremito di eccitazione ai due uomini. ‘Terza vittima Kim. Pensi ancora che Luna sia innocente?’. ‘Deve esserci una spiegazione!’ disse Sly, ‘Luna si comporta come se”. Sean lo interruppe: ”Come se ti avesse fatto fare un pompino da solo?’. Il sarcasmo dell’agente zittì di colpo Sly. ‘Sean, finora Luna ha eliminato due agenti corrotti e questo Matt Briston che era un pericoloso criminale’ disse Kim allontanandosi poi si voltò verso Sly e chiese: ‘Sly, cosa mi dovevi dire al telefono?’. L’ uomo la guardò aggrottando le sopracciglia: ‘Al telefono?’. Il vecchio nascondiglio di Luna era rimasto così come lei lo aveva lasciato qualche anno prima: L’autorimessa dentro un vecchio deposito di auto rottamate. Luna stava passeggiando tra le montagne di carcasse finchè si ritrovò nel punto dove qualche anno prima era stata catturata dagli agenti della CIA tra i quali c’erano anche Kim e Sean. ‘Strano. E’ come se quì fosse successo qualcosa di importante ma non riesco a ricordare’. La donna abbandonò quel pensiero e si riavviò verso l’edificio. Quando rientrò nell’infima rimessa, vide i suoi tre complici intenti ad infilare il playboy, legato ed imbavagliato, dentro un aderentissima tuta in lattice nero. Quando la temuta criminale Luna Malahi voleva divertirsi con le sue vittime, era solita renderli inermi infilandoli dentro delle specie di sacchi a pelo in lattice nero, talmente aderenti da immobilizzare gambe, braccia e testa. Alle povere vittime restavano solo due piccoli fori sul naso per poter respirare. ‘Capo, questo bastardo oppone resistenza!’ disse uno degli uomini di Luna colpendo il playboy con un pugno allo stomaco che lo fece cadere in ginocchio. ‘Siete dei buoni a nulla! Tenetelo fermo a turno e fatevi un paio di seghe davanti a lui. Voglio vedere i suoi collier d’oro sparire sotto uno strato di sborra calda. Vedrete che una volta finito, il nostro amico starà più buono. Ah, e non dimenticatevi di infilargli quel grosso vibratore’. Quel pomeriggio, Kim stava in un bar, seduta ad un tavolo all’aperto, pensando ai recenti avvenimenti: Luna era a Miami nascosta chissà dove. Lei era l’unica che poteva fermarla ora che riusciva a sottomettere la volontà degli uomini quasi quanto la sua amica. Sly l’aveva chiamata dicendole che aveva delle notizie importanti ma poi al loro incontro non ricordava più nulla. Sean le aveva riferito dello strano interessamento di Melissa Ashbourn. ‘I tasselli ci sono tutti ma non sono in ordine’ disse e bevve un sorso di caffè. Un uomo le si avvicinò e cominciò a bullarsi con lei: ‘Ciao bellezza, ti va la compagnia di un gran fico?’. Kim indossava degli occhiali scuri che sollevò per vedere meglio il tipo: Bermuda e torso nudo, carino, atletico e sorriso strafottente. ‘Siediti pure, bellissimo!’ disse lei e subito l’uomo si sedette al tavolo, davanti a lei. Kim sollevò una gamba e mise il piede sulla sedia di lui, immezzo alle sue gambe. L’uomo fece uno scatto all’indietro. ‘Stai calmo bello’. La ragazza cominciò a muovere il piede sul pene dell’uomo e sentì immediatamente la sua erezione. ‘Hai veramente ragione, sei un gran fico. Hai un fisico bellissimo e mi piaci un sacco. Come ti chiami?’. L’uomo sorrise e si sporse in avanti: ‘Jim. Se ti piaccio così tanto perché non continuiamo il tuo giochino in privato, chessò, da te?’. ‘Corri troppo bello. Le cose si fanno a modo mio. Ora voglio che chiami il cameriere e che ordini il cocktail più costoso che hanno. Su, obbedisci!’. Jim si voltò e fece avvicinare un cameriere al tavolo. Mentre faceva l’ordinazione Kim spingeva con più forza il piede sul pene della sua vittima che quasi non riusciva a parlare col cameriere. Kim era in estasi. Più un uomo si mostrava arrogante e vanitoso con lei e più lei ci provava gusto a umiliarlo. D’un tratto Jim si irrigidì e Kim capì che l’uomo aveva raggiunto l’orgasmo, schizzandosi di sperma sotto i bermuda. Appena l’effetto dell’orgasmo svanì Jim realizzò: ‘No, merda! Ora ho una macchia di sborra immezzo alle gambe’. In quel momento il cameriere portò il cocktail ordinato da Jim. Kim lo sollevò con una mano e lo gettò in faccia alla sua vittima urlando: ‘Lurido pervertito, non ci provare mai più!’. Kim si alzò dal tavolo e se ne andò mentre tutti si erano voltati a guardare lei e Jim che rimase immobile, seduto al tavolo, con la faccia bagnata. Non poteva certo alzarsi e mostrare la macchia di sperma che si allargava nei suoi pantaloni quindi dovette restare seduto e subire gli sguardi disgustati e divertiti degli altri clienti del bar. Kim si diresse verso la sua auto, compiaciuta e fremente dal piacere. Era finalmente riuscita a dominare e umiliare un estraneo, si era comportata da vera padrona. Questa intensa sensazione di potere, unita al movimento delle sue gambe mentre camminava, le fece avere un orgasmo tra la gente, sul marciapiede. ‘Mmm’Wow, che sensazione piacevole. Ma ora basta Kim” si disse la ragazza, ‘Questi giochi ti stanno facendo dimenticare la faccenda di Luna’. Detto questo Kim si bloccò immezzo alla strada: ‘Ma certo! Ora è tutto chiaro!’. Intanto nel nascondiglio segreto di Luna, la criminale stava seduta su una vecchia poltrona scucita e si lasciava deliziare dal più bello e muscoloso dei suoi tre complici. L’uomo era inginocchiato davanti a lei e le leccava lentamente la vagina facendola mugolare dal piacere. Luna però non guardava il suo complice ma fissava la sagoma di lattice appesa al soffitto a un metro da terra. Solo poche ore prima quel muscoloso playboy ingioiellato era in una palestra all’aperto a pavoneggiarsi e a fare conquiste tra le belle ragazze, ora invece era inerme, appeso al soffitto dentro un aderentissima tuta di lattice che lo conteneva a malapena, chiusa con cerniere e tantissime cinghie che gli univano le gambe tra loro e le braccia al corpo. Quel pomeriggio faceva particolarmente caldo e la vittima di Luna, sotto la tuta, colava di sudore e dello sperma dei tre uomini. Ogni tanto Luna azionava a distanza il vibratore che aveva fatto infilare nel sedere del suo schiavo e subito la sagoma nera appesa cominciava ad agitarsi. Luna ebbe numerosi orgasmi, facendosi leccare dal suo complice, finchè all’ennesimo orgasmi disse ad occhi chiusi: ‘Ohh si, godo, Gian!’. Il complice di Luna guardò la sua padrona con aria interrogativa. Anche gli altri due si voltarono. Lei riaprì gli occhi e fece la faccia di chi ha appena avuto una brillante idea: ‘Preparatavi, dobbiamo andare in un posto!’. Intanto, nella bellissima spiaggia di Miami, affollatissima di bagnanti, il cugino e amico di Gian, Pierre Dupoint, stava prendendo il sole in costume con alcune amiche. D’un tratto il playboy sentì una voce familiare: ‘Pierre, che ci fai solo con tre ragazze, non pensi agli amici?’. L’uomo alzò lo sguardo e vide Raul, anch’egli in costume. ‘Ah sei tu? Per un attimo ho pensato fossi Gian. Stavo per alzarmi a prenderti a calci’. Raul si sedette accanto a Pierre: ‘Che ti ha fatto Gian?’. ‘Quel fottuto si è fregato la mia collana d’oro’. Raul rise: ‘Si è preso anche il mio collier, non vedi?’. L’uomo si levò la maglia mostrando il fisico muscoloso. Le tre amiche di Pierre ascoltavano i discorsi dei due uomini. Una disse: ”La mia collana d’oro, il mio collier d’oro. Ragazzi, parlate come due vecchie baldracche! Siete solo invidiosi di Gian’ le ragazze risero infastidendo Pierre e Raul. ‘Invidiosi? Guardate queste foto che ho fatto col cellulare’. Pierre si mise seduto e assieme alle tre ragazze guardò il telefonino di Raul. Videro Gian con la faccia piena di sperma mentre Raul gli tirava i capelli per metterlo in posa. In un’altra foto Gian era disteso a terra e Raul gli teneva un piede sulla schiena come se fosse un animale abbattuto. Raul mostrò più di dieci foto. Le ragazze erano eccitatissime alla vista del loro vanitoso amico ridotto all’umiliazione. Pierre invece sorrideva compiaciuto: ‘Queste me le devi mandare’. Anche le tre ragazze chiesero una copia delle foto ma loro le avrebbero certamente usate per eccitarsi e masturbarsi. ‘Pierre, io sto andando dal nostro amico a farmi restituire il mio collier, vieni con me?’. ‘Certo’ rispose Pierre. Più tardi a casa di Gian, il playboy era appena uscito dalla doccia e girava per casa con un asciugamano legato in vita. Naturalmete indossava tutti i suoi gioielli, compreso il collier di Raul che luccicava sui suoi pettorali muscolosi e abbronzati. ‘Dove hai racattato quel collier?’ chiese Sly che stava seduto su una poltrona in salotto intento a leggere una pila di fascicoli riguardanti Luna, presi in prestito alla CIA. ‘Non lo riconosci? E’ quello di Raul. Sto facendo la collezione di trofei di guerra. In camera ho già il collier di Pierre’. Gian si levò il grosso monile d’oro e lo guardò con attenzione: ‘Come immaginavo la caratura non è delle migliori’. Sly alzò lo sguardo verso di lui: ‘Ora sei diventato anche un fottuto esperto? Perché piuttosto non ci dai una mano a ritrovare Luna?’. ‘Perché non capisci un cazzo! Scartabellare quegli inutili rapporti della CIA non ti servirà a niente. Stamattina avresti dovuto chiedere il mio aiuto invece di umiliarmi davanti alle mie amiche e scopartele al posto mio. Anche Kim ha preferito divertirsi a” Gian si fermò. Non era il caso di raccontare a Sly tutto quello che aveva subito da Kim e poi da Raul. ”Quello che voglio dire è che se veramente Luna è tornata ad essere quella di prima, verrà sicuramente a cercarmi. Io sono stato il suo amante, il suo schiavo e il suo giocattolo!’. Sly era stupefatto. Gian sembrava totalmente disinteressato al caso eppure stava facendo la cosa più sensata. ‘Devo avvisare Kim’ disse Sly alzandosi ma Gian lo fermò con un tono perentorio: ‘No! Kim e’ troppo impulsiva e poi sono sicuro che il suo cellulare è controllato. Se la chiameremo ci ritroveremo in casa quel merdoso di Sean Draxtor e mezza CIA’. Sentendo il nome di Sean, Sly ebbe come un dejavù, rimanendo sovrappensiero per qualche secondo. ‘Cos’è quella faccia imbambolata Sly? Vai nel garage e prendi la scatola di proiettili di gomma. Io nel frattempo mi vesto’. Sly annuì ad aprì la porta d’ingresso mentre Gian saliva le scale per andare in camera sua. Sfortunatamente Luna stava dietro la porta. Sly rimase immobile, la donna lo fissava negli occhi, in silenzio finchè l’uomo, ormai ipnotizzato, si spostò di fianco per far entrare lei e i suoi tre complici. Kim bussò con irruenza alla porta dell’ufficio di Sean nella sede della CIA. Non avendo risposta entrò ma trovò l’ufficio vuoto: ‘Merda, sono arrivata tardi!’. ‘Tardi per cosa?’, Kim si voltò e vide Melissa Ashbourn appoggiata allo stipite della porta. Kim non aveva mai conosciuto di persona Melissa ma quella bella donna in tailleur non poteva che essere lei. ‘Tardi per fermare Sean. Quel pazzo è riuscito in qualche modo a far perdere la memoria alla mia amica solo per avere la scusa per ucciderla’. Melissa divenne pensierosa e ciò intaccò la sua aurea di fierezza. Kim continuò: ‘Per colpa di Luna Sean è stato degradato e la sua squadra è stata sciolta. Ora vuole vendicarsi uccidendola!’. Melissa disse: ‘La settimana scorsa nei nostri laboratori sono state rubate delle fiale con una droga che provoca la perdita della memoria’. ‘Ecco cosa ha usato Sean. Quanto dura l’effetto?’. ‘Ho letto le caratteristiche appena ho saputo del furto. So che l’uso eccessivo provoca la morte. Se non ricordo male il dosaggio limite è di dieci millilitri. Provoca la perdita della memoria di due o tre anni e l’amnesia dura tre giorni’. Kim guardò l’ora nel suo orologio. ‘Sly ha raccontato che Luna ha cominciato a comportarsi in modo strano martedì, tre giorni fa. Sean poteva uccidere Luna con una dose massiccia ma ha preferito farla tornare una criminale così ora può eliminarla senza insospettire nessuno’. Il nervosismo di Kim si accentuò. ‘Tra poche ore Luna tornerà in se e ricorderà di essere stata drogata da Sean. Lui ha poco tempo per ucciderla!’. ‘Allora sbrigati, Sean sta andando a casa di Gian Rivier. E’ la che Luna si nasconde!’. Più tardi, a casa di Gian, Luna era seduta su una poltrona aspettando i suoi tre complici. ‘Era ora, non sopporto i ritardatari!’ disse vedendoli rientrare in casa. Assieme ai tre, c’erano altri cinque uomini, a torso nudo, muscolosi e di bell’aspetto, con le mani alzate in segno di resa. Infatti uno dei complici di Luna teneva in mano una pistola che puntava minacciosamente sui cinque prigionieri. ‘Bravi, avete portato dei bei fusti. Sono perfetti!’. ‘Li abbiamo presi da una palestra in centro. E’ stato facilissimo’ disse l’uomo con la pistola. Nessuno dei prigionieri osava dire una parola, erano terrorizzati e questo faceva eccitare tantissimo Luna. La vista di cinque playboy, bellissimi e muscolosi che se la facevano sotto davanti a una donna, la faceva bagnare dal piacere. Intanto fuori, Kim era appena arrivata. Parcheggiò l’auto lontano dal villino di Gian e si avvicinò a piedi con la sua pistola in mano. Scavalcò il basso recinto e andò dietro la casa. ‘meno male che quell’esibizionista di Sly tiene sempre la finestra aperta’. Kim svalcò con agilità la finestra ed entrò in casa. La stanza di Sly era disordinata come sempre. La donna sbirciò fuori dalla porta e vide tre uomini uscire dal bagno. Notò che i tre portavano sul braccio un tatuaggio uguale a quello che portava l’uomo ucciso a Olderdock. ‘Mmm, scommetto che Luna ha ucciso il loro capo per avere il controllo sul resto della banda’. I tre uomini parlavano tra loro: ‘Avete visto che sborrata? L’ho centrato in faccia a quel merdoso!’. ‘Già, non vedo l’ora che Luna lo faccia fuori così posso fottergli tutti i suoi gioielli d’oro’. ‘Allora dovrai aspettare. Luna dice che ha molti progetti per quello stronzo’. Kim capì che i tre parlavano di Gian. Quando gli uomini scesero dalle scale, la ragazza uscì dalla camera di Sly per entrare nel bagno. Era fremente di eccitazione, non vedeva l’ora di ammirare quale eccitante tortura stava subendo Gian. Una volta entrata nel bagno Kim vide Gian in boxer bianchi aderenti, sdraiato schiena in su sul fondo della vasca da bagno. Quasi completamente ricoperto di urina e di tantissimo sperma che gli colava ovunque. L’odore era insopportabile. La ragazza sentì il suo clitoride indurirsi mentre si bagnava dall’eccitazione. Si gustò quei momenti di piacere fissando L’uomo sulla vasca. Era stupita di come fosse facile e piacevole godere alla vista di un uomo bellissimo e vanitoso che viene umiliato e sottomesso. Kim guardava Gian e lo immaginava nei suoi momenti di maggior narcisismo: in spiaggia, in palestra o quando andava nei locali a sedurre le donne. L’unico rammarico era che non era stata lei a ridurlo così ma infondo questo importava poco in confronto al piacere di godersi quello spettacolo. All’improvviso Kim sentì un rumore di passi: ‘Merda, arriva qualcuno!’. La ragazza si nascose dietro la porta. I tre complici di Luna entrarono nel bagno e si avvicinarono a Gian. ‘Verme, vieni con noi. La padrona vuole vederti!’. Lo gigolò si sollevò lentamente e uscì dalla vasca gocciolando di sperma e urina. Kim vedeva tutto e non poteva fare a meno di toccarsi lentamente la vagina con una mano. Gian uscì dal bagno assieme ai suoi tre aguzzini con la testa bassa in segno di sottomissione. Kim era piacevolmente sconvolta. ‘Appena sistemo questa faccenda, voglio Gian tutto per me!’. Luna aveva disposto il suo nascondiglio nel garage della casa. Le piaceva l’aspetto poco pulito, e l’odore di officina le ricordava il suo vecchio nascondiglio. Quando Gian fu condotto al suo cospetto lei lo guardò con gusto, seduta sul suo trono. Il trono in questione non era altro che un groviglio di corpi dei cinque culturisti catturati dai suoi tre complici. I cinque uomini erano imbavagliati e legati strettissimi con delle corde per costringerli ad assumere la posizione voluta per formare il trono di Luna. ‘Gian, tesoro. Cosa stai provando in questo momento? Ti senti umiliato ed infastidito eppure sotto quei boxer fradici vedo il tuo cazzo duro ed eccitato. Inginocchiati e leccami gli stivali!’ Gian obbedì all’ordine della sua padrona chinandosi ai suoi piedi per baciare e leccare gli stivali di lattice di Luna. La donna fu investita dal forte odore di sperma che il suo schiavo emanava e ciò la fece inebriare dal piacere. ‘Luna, sei la solita egoista, lasciane un po anche a me!’ Tutti si voltarono verso la porta vedendo Kim poggiata su uno stipite intenta a limarsi le unghie. Era molto eccitante sul suo completo in pelle e lattice e per la prima volta Luna si sentì inferiore in seduzione. ‘Tu sei Kim Tessinger, lavori per la CIA!’. ‘Lavoravo per la CIA, ora sono ricercata come te’. ‘Questa poi. E sentiamo, che cazzo fai qui?’. Kim si avvicinò a Gian che non aveva mai smesso di leccare gli stivali di Luna. ‘Gian mi appartiene! Trovarlo dentro la vasca da bagno immerso nella sborra schifosa dei tuoi uomini mi ha fatto eccitare molto, ma lo sai, uno schiavo può avere solo una padrona!’ Luna completò la frase: ‘A meno che la padrona non voglia prestare il suo schiavo. Lo so come funziona. Comunque ora Gian è mio! Non vedi come gode ad obbedirmi?’. Kim abbassò lo sguardo verso Gian che stava sdraiato a terra ventre in giù intento a leccare gli stivali di Luna. L’uomo gocciolava sperma e puzzava tantissimo. ‘Gian. Alzati e di a Luna chi è la tua padrona!’. Luna sorrise finchè vide il suo schiavo obbedire all’ordine di Kim. ‘Bravo schiavo. Ora fatti una sega, toccati il cazzo e sborrati addosso. Voglio vedere anche un po della tua sborra spalmata sui tuoi muscoli’. Gian obbedì immediatamente: ‘Si Kim. Sei tu la mia padrona’. Luna era furiosa. Era la prima volta che una donna le soffiava uno schiavo. Si alzò dal suo trono umano e colpì Gian con un pugno, facendolo girare su se stesso e cadere su delle mensole che andarono in frantumi ricoprendo Gian di barattoli e cianfrusaglie varie. Le due donne si fissarono con odio per qualche secondo finchè Kim prese la testa di Luna tra le mani e la baciò sulla bocca con passione. Il bacio fu lungo e sensuale. ‘Luna, dillo che ti eccito da morire!’. ‘Si, sei irresistibile. Voglio essere la tua complice!’. Kim passò la mano sui seni di Luna. ‘No, sarai di più. Sarai la mia schiava!’ La criminale non aspettava altro. Per anni si era divertita ad uccidere e torturare gli uomini ed ora bramava solo essere sottomessa da quella bellissima ed eccitante donna. Kim scese ancora con la mano fino ad accarezzare la vagina della sua amica, sotto la minigonna in pelle. ‘Ti piace umiliare e sottomettere gli uomini, vero Luna?’. ‘Si, mi fa impazzire. E’ una sensazione meravigliosa leggere la sconfitta nel volto di un uomo bellissimo e vanitoso’. Luna allungò la mano per masturbare a sua volta la bellissima e fatale Kim. ‘Da questo momento tu verrai umiliata e sottomessa proprio come i tuoi schiavi, perché da ora in poi sarò la tua padrona. Voglio sedermi nel tuo trono!’ Kim si sedette nel trono umano di Luna percependo da subito un indescrivibile sensazione di potere. Luna la ammirava: ‘Padrona, cosa ne facciamo di questi tre?’ disse indicando i tre criminali. Kim accavallò le gambe e si mise piu’ comoda nel suo trono: ‘Non abbiamo bisogno di loro, eliminali!’……….

gianrivier@hotmail.com

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