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Ti Fotto.

By 22 Febbraio 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

”e questa notte, mia cara, sarai Mia!’
L’uomo in accappatoio, riappoggiò l’immagine fotografica di una femmina maliziosamente sorridente e si diresse in bagno: fece scorrere l’acqua fino a che la doccia non ribollì di un accogliente calore, gettò l’accappatoio e si prese tutto il lusso del tempo. Ogni momento da ora era a lui dedicato solo a se stesso, a rilassare il corpo e lo spirito, sciacquando via tutta la stanchezza della giornata lavorativa appena terminata.
Ne uscì rinvigorito, ricaricato e profumato. Si guardò allo specchio e carezzandosi il volto decise che doveva radersi ancora: la barba da questa mattina già pungeva; dentifricio, spazzolino, un velo di dopobarba, un tocco di gel a domar capelli neri ribelli e folti. Nudo uscì dal bagno, si diresse allo stereo e la casa si riempì di musica . L’uomo schiacciò un bottone e in pochi minuti un profumo di caff&egrave espresso animò le sue narici e ammorbidì il suo palato, un goccio d’acqua dal frigo e accompagnato dalla musica in camera si vestì. Scelse rapido dall’armadio: camicia, pantalone e giacca ed in pochi minuti, elegantemente vestito, raggiunse l’auto.

L’asfalto era viscido e lucido, stava snebbiando e quella grigia foschia per sta notte non avrebbe disturbato.
Dal centro doveva dirigersi fuori dalla città, in periferia. Nel suo usuale tragitto passò l’insegna della pizzeria, farmacia, gelateria’ fioraio: ‘col Cazzo ti porto i fiori stasera!’ disse l’uomo pestando il piede sull’acceleratore per poi doversi fermare al semaforo rosso.
In pochi attimi si creò una fila di auto dietro alla sua macchina. Era venerdì sera: si sfoggiano i ‘Macchinoni’ l’auto del Papà’ ‘come cambia la mia città al venerdì sera, non si circola con l’utilitaria del lunedì mattina, alla sera si va a Gnocca in questa terra’ ragionò tra sé e sé l’uomo in jaguar.
Il semaforo lo bloccava all’incrocio, quello stesso incrocio in cui il più lussuoso gioielliere della città era padrone di ben quattro vetrine dominando l’intero angolo proprio sotto allo sguardo dell’uomo fermo al semaforo. ‘ No Mia Cara Puttana, stasera nessun regalino!’ e in un istante ripassò a mente quelle immagini visive, come spari di mitra puntati al cuore, ogni gingillo donato a quella ragazza dal sorriso malizioso in foto’
‘Ma da quanto tempo ti corteggio????’ ricordò gennaio: il ciondolo, a febbraio: il bracciale, a maggio: l’orologio, giugno’ ed agosto: ‘Ovvio fai gli anni: potevo non portarti un regalo?!’ e via, ancora ed ancora, lampi visivi, un assalto di flashback: fiori, baci, irrefrenabile curiosità che coi denti faceva spezzare i nastrini, confezioni eleganti, custodie rigide in velluto, profumo di fiori e cioccolatini e sorrisi’tanti sorrisi’ ‘cosa darei per illuminarti ancora il viso in un sorriso, ti ho vestito di gioielli, puttana mia!’
Semaforo Verde, si sgomma, qui ti suonano se non scatti.
L’uomo imbocca una scorciatoia, prende la tangenziale e da vita a quel motore: piede pesante sul gas, mani ben salde al volante, ha guida dinamica, attenta, un pò spericolata e spiccia.

In perfetto orario arriva a destinazione. L’antracite cancello della casa in periferia, lo accoglie sempre con un certo senso di nobile tristezza., una lucina indica il citofono che rende quella musicale voce un gracchiare stridulo di rana: ‘ scendo subito! ‘
‘Scendi, scendi bella, che ho fretta!’ pensò l’uomo appoggiato al cancello.
Non passò poi pochissimo tempo, ma l’attesa svanì alla vista di quel sorriso malizioso della ragazza in foto: ‘ Ciaooo’ e gli porge un bacetto sul collo. Lui la sente annusare, &egrave sempre stato un suo tipico gesto quella puttana t’annusa il collo, sempre in quel determinato punto proprio sotto il lobo dell’orecchio ‘Ciao mia cara’ le risponde tra i suoi mille pensieri.
Si staccano da quel confidenziale abbraccio e salgono in auto. Conversazioni futili riempiono l’abitacolo, la ragazza propone varie alternative di serata ma lo sente distratto, poco disponibile al dialogo ed a dividere, come sempre, gli interessi comuni.
‘Ti porto a vedere un panorama meraviglioso stasera ‘ dice l’uomo con una carica di fascino da far percepire alla ragazza già la maestosità del luogo.
Prendono una strada di montagna mentre si alza il volume dall’impianto stereo dell’auto.
Lei, si rilassa sul comodo seggiolino, conosce il pilota spericolato ma attento, si &egrave sempre fidata della sua giuda.
L’uomo non spinge il motore al massimo dei giri: quando ha lei al suo fianco &egrave consapevole che giuda distratto da quelle chilometriche gambe, da quella postura distinta e provocatrice che solo lei riesce a incorporare in un binomio pudico e perverso.

-Curve- gambe accavallate- si guida a marce basse- la strada tira in salita – serve la seconda ‘tornanti-profumo di fica- musica- neri alberi ai bordi della strada- si attraversano piccoli paesotti di montagna- gran ristoranti- ritrovi di amici.
‘No nessun garino su queste strade amici, questa sera ho lei con me’. Mentre lei si accuccia e si struscia sul suo seggiolino, lui la guarda, la sente comoda e viziata accoccolarsi e farsi portar ovunque.
L’uomo si perde così nelle sue visioni e sensazioni fino all’ultima curva., poi un ampio piazzale &egrave la sua meta a strapiombo sulla montagna, sotto quella bigotta del cazzo che &egrave la loro ricca città.
Non l’aveva mai portata lì: loro sono tipi da compagnia, ogni appuntamento era una selezione drastica verso quale gruppo aveva il programma di serata più brillante; loro sono tipi ‘fighetti’ si frequenta solo i locali ‘Trendy’, se no sei uno ‘Sfigato’; loro sono tipi di città, come esci trovi solo ottusi montanari o cafoni agricoltori.
Loro non scopano’ No, lui, stasera, se la chiava!
Come se avesse letto nella mente dell’uomo, la ragazza li volge uno sguardo dubbioso e scende dall’auto, lui la segue e si sporgono entrambi sulla vecchia ringhiera di ferro arrugginito:

‘Carino non trovi?’dice l’uomo guardando in basso le luci della città raggruppate in un cerchio pieno di vita e non attende una risposta ma invita la ragazza: ‘passeggiamo?’ prendendole la mano e fiancheggiando a passo lento la recinzione di ferro.
L’aria &egrave fresca e sostenuta tanto da far muovere come braccia di mostri alieni i neri rami di secolari querce. Lei si stringe all’uomo che la porta proprio sotto una quercia e lì la ferma.
Senza pronunciar parola l’uomo le indica una incisione su quel grosso tronco, la ragazza si avvicina e legge incastonata tra un cuore stilizzato la scritta: -Ti Fotto!-
Non fa in tempo ad alzar lo sguardo che l’uomo la spinge con forza contro all’albero, con una mano le comprime il corpo con l’altra le tappa la bocca: ‘sssshhhhh piccolina mia, fai la brava e non ti farò male.’
L’uomo &egrave addosso alla ragazza che ha poco da lottare contro quel fisico massiccio: &egrave compressa tra l’albero e l’uomo che con gesti sicuri e violenti le scopre le cosce sollevandole la gonna fino a denudargli il sedere ‘Che gran bel culo hai puttana! ‘ e glielo palpeggia stringendo con forza quei sodi glutei. Lei si ritrae armeggiando per ricomporre la sua gonna, ma lui velocemente fa scorrere la mano sul ventre della ragazza, spingendola a se con forza inarcandole la schiena ‘Ti Prendo Puttana, &egrave inutile che ti ritrai, ora Ti Fotto!’
La lampo dei pantaloni si abbassa velocemente e lui estrae la sua arrogante eccitazione, un gesto sbrigativo e cedono i sottili elastici dello slip della ragazza, l’inesorabile colpo di reni soddisfa la sua voglia di penetrarla ‘ Prendi mia cara, prendi un Maschio tra le tue bollenti cosce e godi in silenzio! Non voglio sentirti fiatare! ‘
Il robusto cazzo dilata e fotte quella calda fica &egrave il Maschio che si monta la sua Femmina.
Sono spinte non frenetiche, lente e profonde, deve farglielo sentire tutto, arrivargli al cuore, vuole fottersi quel bel sorrisetto malizioso, vuole la sua anima e gliela prende tra le gambe passando dalla fica che in quella violenza si bagna’
‘Ma quanto sei troia? Ci stai godendo ad esser chiavata! Volevi questo eh ? Solo così tu ti fai scopare vero?’ ed impalandola per bene sente la sua resa: una ragazza dal corpo inutile, con una testa vuota, un cuore ferito ed un cervello che ragiona per assurdo.
La ragazza non trattiene un lieve gemito ed un tremolio delle sue cosce accasciandosi a terra come un sacco vuoto quando le mani di lui la mollano dopo aver rilasciando una copiosa esplosione spermatica.
Lei a terra su un tappeto di foglie secche, lui in piedi sopra di lei con un braccio appoggiato all’albero ed il capo chino la guarda’
‘Ehi guardami! ora sai quello che avrai da me. Andiamocene’.

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