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VIDEOTEL

By 14 Febbraio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

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Racconta Carla
1) L’INCONTRO
Era il 1992, forse in marzo, quando, stanca delle notti che lui passava dinanzi a quella specie di televisorino con tastiera, iniziai a pressare Roberto, perché sentivo che mi nascondeva qualcosa.
Mio marito mi iniziò a raccontare che era iscritto a delle comunità che gli consentivano di mettersi in contatto con gente di tutta Italia e che aveva incontrato anche persone che potevano aprirgli nuovi orizzonti lavorativi.
Le sue parole erano molto convincenti, ma il suo sguardo sfuggente, che ben conoscevo, mi fece intendere che stava mentendo e, immediatamente, sentii odore di TROIE.
Cominciai ad incalzarlo con domande sempre più allusive, mentre gli tastavo le palle, minacciandogli di staccargliele.
Il porco si eccitò subito e, sapendo che era meglio non mentirmi, mi disse che era facile entrare in contatto con utenti che sostenevano di essere donne mentre erano maschi, ma, mentre io insistevo a stringergli le palle ,’ ed il cazzo ormai duro, mi confessò che era riuscito a prendere contatto con delle donne, giurandomi che si era limitato ad approcci virtuali.
Feci finta di credergli e, dopo averlo spompinato mentre era lì dinanzi allo schermo, gli lasciai colare il seme sul cazzo e sul pigiama, imbrattandolo tutto.
Imprecando contro di me che non avevo imparato a berlo (allora ancora non lo facevo’.) Roberto si alzò ed andò in bagno, lasciandomi libera di scorrere lo schermo.
Ebbi così modo di scorrere la lista degli utenti collegati nella ‘stanza’ e dai nomi, allusivi se non sfacciati, ben compresi quale era il clima torrido che attirava il porco di mio marito.
Da quella sera mi feci spiegare il funzionamento e dopo pochi giorni ero in grado di accedere autonomamente; grazie poi ad una password a scrocco (si usava così vero ???) il pomeriggio che ero sola a casa mi appassionai al Videotel, creandomi una serie di identità, a volte maschili, a volte femminili, con personalità sempre simulate quanto divertenti, con le quali scorazzavo liberamente.
La sera, poi, mi collegavo con mio marito e così conoscemmo altre coppia, vere come noi, delle quali vi parleremo prossimamente.
Ma il primo uomo che riuscì veramente ad incuriosirmi lo fece senza volgarità, senza inutili e ridicoli esibizionismi ‘ verbali (mamma quanto lo avete grosso e duro ‘. a parole) fu un giovane uomo, che mi colpì per il linguaggio colto, i toni moderati, il sottile erotismo.
Renato, così si presentava anche se il suo vero nome era un altro, mi convinse così a chiamarlo al telefono e le nostre chiacchierate pomeridiane si protrassero per due settimane, fin quando mi invitò a prendere insieme un t&egrave in una cittadina a 100 km da casa mia.
Ero incuriosita e tentata, ma anche preoccupata sia per l’incontro al buio, sia per le reazioni di mio marito, al quale non volevo nascondere niente.
Gli dissi così dell’invito e Roberto, con mio stupore, mi spinse ad andare all’incontro, anche se consigliandomi di ben valutare l’altra persona prima di farmi riconoscere.
La mancanza di gelosia da parte di Roberto mi stupì non poco, perché una cosa &egrave fantasticare insieme nel letto di casa e una cosa &egrave accettare inviti da sconosciuti, ma con un moto di orgoglio mi dissi che se a lui stava bene, a me stava ‘ benissimo.
Il venerdì pomeriggio successivo presi il treno che mi avrebbe portata all’incontro, fissato in stazione, dopo essermi fatta spalmare su tutto il corpo, da mio marito, una crema profumata ed essermi vestita dinanzi a lui, chiedendogli se le mie scelte fossero di suo ‘. gusto.
A dire il vero mi vestii in maniera non molto sexi, perché non avevo voglia di passare per una assatanata ( Roberto si dava da fare parecchio) ma non rinuncia ad una camicetta di seta (i bottoni di aprono e si chiudono alla bisogna) ed ad un intimo di pizzo nero (non si sa mai ‘. mi dissi e gli dissi).
Alla stazione mi accompagnò Roberto, al quale, mentre il treno partiva, dissi sorridendo ‘. ‘non hai paura di diventare cornuto ? ‘
Nello scompartimento entrarono due suore e mi divertii ad immaginare cosa avrebbero pensato se avessero solo immaginato ‘.
Giunta a ”’ scesi dal terno e mi incamminai sul binario, scorgendo immediatamente il mi amico Renato che, al mio cenno di saluto, mi corse incontro. Emozionato ed imbarazzato, ma felice che veramente fossi andata ad incontrarlo.
Era veramente una persona distinta, né bello né brutto, elegante e dai modi raffinati, anche se un po’ frenati, forse un attimo troppo studiati.
Comunque mi fidai subito di lui, e lo misi a suo agio, mettendomi sottobraccio e stringendogli, casualmente, un seno sul braccio.
Uscimmo dalla stazione e ci incamminammo verso il centro, chiacchierando e guardando le vetrine.
Così fu che Renato mi invitò ad entrare nei negozi per provare qualcosa di bello che avrebbe voluto regalarmi, ed io, lungi dal voler approfittare, ben compresi il suo gioco ed iniziammo ad entrare in una boutique dove chiesi di provare abiti da sera sexi e scollati.
Così iniziò un gioco seducente, con me che chiamavo Renato ad alzarmi una cerniera o ad abbottonarmi dei bottoni, lasciando la tenda abbastanza parte da farlo sbirciare, mentre mi vestivo e mi spogliavo ‘. per lui.
Non trovai niente di mio gradimento, e così ci spostammo in un negozio di intimo dove le prove di stupendi completini intimi fecero colpo su Renato grazie ad un gioco di specchi che gli permetteva di guardare dentro il camerino; in verità la disposizione degli specchi non era casuale, in quanto dopo un po’ mi accorsi che anche il proprietario del negozio, pur rimanendo in disparte, stava ammirando le mie ‘. prove ‘
Roberto insistette per regalarmi culotte e reggiseno a balconcino di seta color panna, e non potei rifiutare, mentre il proprietario mi mangiava con gli occhi.
Cominciavo ad eccitarmi.
Ci fermammo ai tavolini interni di un bellissimo bar, dove, seduti in un angolo, prendemmo pasticcini e t&egrave, mentre l’eccitazione cresceva e mi divertivo a far leccare a Renato la crema sulle mie dita, mentre le sue mani, sotto il tavolo, percorrevano instancabili le mie cosce, inguainate in un inespugnabile collant.

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2) RENATO
Renato continuava ad accarezzarmi e soprattutto ad ubriacarmi di parole, sinuose, accattivanti, adulatorie, carezzevoli, intriganti, sfacciate e l’effetto di tante parole, sussurrate guardandomi in bocca, sorridendomi, avvicinandosi, allontanandosi, ma sempre accarezzandomi, fu che mi sentii girare la testa, come se fossi non dico ubriaca ma un po’ brilla.
Mi sembrava che fossimo solo noi due al tavolo del bar ed ebbi l’impressione che mi stese drogando, drogando di parole ‘sei bella, mi piaci, i tuoi occhi, le tue gambe, la tua pelle, hai delle labbra, la tua fossettina, ti sbottonerei un altro bottone della camicetta (e mentre lo diceva lo fece), sei una strega, mi hai incantato, dimmi che magia mia hai fatto ”.’ mentre le carezze sulle gambe, lente e delicate, mi facevano sciogliere.
Ad un certo punto mi sentii del tutto succube ed in un attimo, con uno scatto di orgoglio di femmina, feci l’estremo tentativo per riprendere in mano il pomeriggio: allungai una mano sotto il tavolo, sul suo cazzo.
Fu una mossa sbagliata, perché mi ritrovai in mano un cazzettino minuto, anche se duro e la mia meraviglia non mi consentii di fermare il sorriso che mi si allargò sulle labbra.
Renato colse la mia sorpresa e, conscio dei suoi limiti, arrossì immediatamente, mentre il suo cosino si sgonfiava.
L’incantesimo ormai era rotto e ci fu difficile continuare la chiacchierata che sino ad un minuto prima era incandescente; dopo pochi minuti dissi che si era fatto tardi e che dovevo tornare a casa, per cui pregai Renato di accompagnarmi alla stazione; lui, lieto di levarsi dall’imbarazzo ormai evidente, si alzò per pagare il conto e io ne approfittai per andare in bagno, dove mi riassettai e cercai di asciugarmi la sorellina (la chiamo così) che aveva grondato umori sotto l’incalzare delle parole e delle carezze di Renato.
Per farlo usai un fazzolettino che, davvero inzuppato di me, riposi in borsa con un sorriso.
Giunti in stazione salutai Renato con una bacio sulle labbra, lo ringraziai per il regalino e per il bel pomeriggio, assicurandolo che ero stato bene con lui (fino ad un certo punto era stato vero) e che magari ci saremmo potuti rincontrare, ma entrambi sapevamo che non era vero.
Nel salire sul treno gli allungai il fazzoletto intinto nei miei umori dicendogli: ‘senti come mi hai fatta bagnare, vorrei che stasera tu lo usassi per godere ‘.. di me’
Nello scompartimento ero sola e potei pensare sia a Renato, molto caro almeno quanto ipodotato, sia a Roberto, che sicuramente stava macerandosi nell’attesa del mio ritorno.
Cosa immaginava in quale momento quel porcone di mio marito ??
Era roso dalla gelosia o era eccitato immaginandomi a fare chissà quali scopate ?
Mi avrebbe creduta ? Qualsiasi cosa gli avessi raccontato ?
Si aprì la porta dello scompartimento e comparve ‘.. Renato !!
Come aveva fatto a salire sul treno senza che io me ne accorgessi ??
E perché lo aveva fatto ??
Facendo segno di tacere Renato si sedette di fronte a me e coprendosi con l’impermeabile iniziò a masturbarsi, mentre io non sapevo cosa fare.
Dopo pochi secondi trasse di tasca il mio fazzolettino e vi sborrò dentro, con una smorfia di piacere perverso che mi turbò più della masturbazione alla quale avevo assistito.
Poi mi porse il fazzolettino caldo e bagnato, di ricompose e sorridendomi mi disse : ‘ti scoperò nel cervello’ e uscì dallo scompartimento, lasciandomi attonita e, lo devo confessare, eccitata come da tempo non mi capitava.
Mezz’ora dopo arrivai alla stazione della mia città, dove c’era Roberto ad attendermi
(CONTINUA)

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3) A CASA
Roberto lo trovai teso e immediatamente iniziò a farmi domande sulla serata, come era andata, come era lui, dove eravamo stati, e appena in auto mi chiese di vedere il pacchettino che avevo in mano, mentre sentivo il suo sguardo indagare sul mio volto, sulla mia espressione, e la sua ansia crescere.
La cosa mi divertiva, per cui non gli dissi cosa conteneva il pacchettino e lo pregai di andare a casa perché ero molto stanca, dicendolo in modo che lui potesse immaginare chissà che cosa ‘. mi avesse stancata.
A casa gli mostrai il completino sexi che mi aveva regalato Renato e subito lui iniziò con altre mille domande, che se sembravano solo curiosità, in effetti erano finalizzate a farmi cadere in contraddizione, a cercare di scoprire quello che dubitava non volessi dirgli ‘
Ahhhh ‘. gli uomini, prima fanno i brillanti, i moderni, ti spingono, ti invogliano, popi ‘. Si mostrano sono per quello che sono ‘ bambini gelosi e possessivi, sempre impauriti dal confronto con gli altri maschi ‘..
Gli raccontai della serata, ma era così insignificante ‘.. che non mi credeva mentre parlavo, per cui non gli dissi della mia delusione per le ‘ dimensioni di Renato, né dell’epilogo in treno, e andai a fare una doccia, giusto per allentare il suo interrogatorio.
Mentre ero in bagno Roberto curiosò nella mia borsa e trovò il fazzolettino pieno del seme di Renato.
Apriti cielo !!!
Si catapultò nel bagno brandendo il fazzolettino e dandomi della bugiarda, della troia, della stronza perché gli avevo mentito e lui aveva la prova che avevo scopato in auto con il mio amico..
Nuda ed insaponata, uscii dalla doccia per replicare e spiegare, ma mi accolsi che Roberto aveva il cazzo duro; immediatamente cambiai atteggiamento e con fare sfrontato gli dissi:
‘&egrave vero sono una troia, me lo sono fatto, il fazzolettino &egrave pieno della sua sborra, e lo ho conservato apposta per te, per darti la prova di quanto sei cornuto, cornuto e contento, perché hai il cazzo duro e ti eccita sapere che tua moglie &egrave una porca. Era questo che volevi vero ? Volevi che mi facessi scopare, che sbocchinassi un altro uomo ?? Lo hai ottenuto, mai stai attento perché hai aperto una strada che intendo percorrere fino in fondo, che tu lo voglia o no, mio caro cornutone !’
Mio marito, alle mie parole, mi strinse e cominciò a toccarmi dappertutto, con il cazzo che spingeva per strappare i pantaloni.
Mi inginocchiati, glielo tirai fuori e con in un attimo me lo infilai in bocca sino alla gola, sino alle palle, mentre il cazzo tremava da solo come non avevo mai visto.
Non ebbi il tempo nemmeno di pensare che mi sparò in gola un fiume di sborra bollente, uno, due, tre ‘ dieci getti di lava che mi facevano quasi soffocare e che (all’epoca non ingoiavo) mi colarono dalla bocca, sul mento, sulle gambe, per terra, mentre Roberto mi teneva la testa tra le mani e sborrava ancora.
In quei momenti, mentre la sborra mi colava dalla bocca e mi sentivo soffocare, avvertì il potere che avevo conquistato, che Roberto era nelle mie ‘. Mani, che nulla sarebbe più stato come prima tra di noi.
Capii di voler essere troia per me e per Roberto, almeno quanto Roberto desiderava sapermi porca.
Torna, fiera ed altera, a lavarmi e raggiunsi dopo un po’ Roberto che aveva preparato una cenetta fredda, su un vassoi poggiato vicino il divano della sala.
Ancora in accappatoio e con la pelle arrossata dall’acqua bollente, mentre lui mi sorrideva un po’ imbarazzato, gli raccontai della delusione che avevo avuto nel toccare Renato, di come di colpo l’atmosfera coinvolgente fosse sfumata e gli dissi, inventando:
‘prima ti ho detto una bugia, perché con Renato non ho fatto niente’ per poi, mentre lui pensava al fazzolettino e stava per obiettare qualcosa, aggiungere ‘in treno ero eccitata e bagnata perché comunque Renato era riuscito a coinvolgermi, e un ragazzo straniero che &egrave entrato nello scompartimento deve essersene accoro, poiché ha cominciato a guardarmi sfrontato, accarezzandosi la patta dei pantaloni, dove subito gli &egrave cresciuta una mazza ben diversa da quella di Renato. Non ho resistito, mi sono recata in bagno seguita dal ragazzo, e lì dentro, incastrata contro il lavandino, mi sono fatta scopare alla pecorina. Me lo ha infilato nella figa fradicia in un solo colpo, facendomi male, ma subito ha iniziato a scoparmi con una forza incredibile, ficcandomi il cazzone dentro sino alle palle, sino a schiacciarmi l’utero. Ha continuato a martellarmi per pochi secondi, e poi ha sborrato nella figa un fiume di seme che sentivo bollente mentre mi colava dentro e poi fuori lungo le cosce. Lui si &egrave alzato i pantaloni ed &egrave scappato fuori come un ladro, mentre io mi sono asciugata con il fazzolettino, ma non bastava. Allora ho raccolto con le mani la sborra che mi colava e non ho resistito alla voglia di leccarne un po’ dal palmo e dalle dita’
Roberto rimase interdetto dal mio racconto, che andava oltre ogni sua immaginazione (la mia aveva funzionato decisamente meglio), ma, senza dargli il tempo di fiatare, gli tirai il cazzo fuori e mi sedetti sopra di lui, infilandomelo dentro da sola.
Presi a cavalcarlo felice di sentire (era ora) davvero un cazzo dentro la mia fighetta e, ansiosa di godere, dopo una giornata ‘. molto faticosa, mi accarezzai il clitoride, mentre Roberto da sotto cercava di sfondarmi e mi strizzava le tette.
Pochi minuti ( o forse pochi secondi) e godetti urlando e continua a godere, accarezzandomi e cavalcandolo, sempre più stravolta, sino a quando, dopo un tempo che mi parve interminabile quanto sconvolgente, Roberto con un rantolo mi sborrò nella figa.
Ero felice, felice di aver goduto, felice di aver fatto godere il mio amore, e, soprattutto, felice di essere porca.
La serata era conclusa e mentre andavo finalmente a letto pensai: ‘BELLO IL VIDEOTEL !!’

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