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Vita da schiave – Capitolo Uno

By 28 Marzo 2019Aprile 4th, 2020No Comments

Flaminia lavorava come impiegata nello Studio del Padrone dal lunedi al venerdi dalle 9 alle 18. Dalle 13 alle 15 si svolgeva la pausa per il pranzo e il successivo relax. Oltre a questo impegno principale, spesso nei fine settimana o in orario serale, Flaminia aveva l’obbligo di fare altre attività all’interno o all’esterno dello Studio. Ad esempio, la sera precedente, che era stato un lunedì, dalle 20 alle 22 (ma in realtà si era dovuta trattenere sino a mezzanotte) aveva posato come modella di nudo in una scuola di disegno. 

La serata odierna di martedì e la successiva di mercoledì erano fortunatamente libere ma giovedì era di nuovo impegnata all’Accademia (questo il nome della scuola di arti dove aveva posato) e venerdì c’era un misterioso appuntamento con un amico del Padrone che l’avrebbe usata per un non meglio precisato progetto per il quale le avevano accordato anche il pomeriggio del venerdì libero. 

E, come detto, con tutta probabilità nel fine settimana il Padrone le avrebbe imposto altre attività che avrebbero potuto essere o inerenti il lavoro d’ufficio o anche impegni esterni.

“Flaminia, subito nel mio ufficio” la voce del Padrone aveva interrotto la ricapitolazione dei suoi impegni settimanali e la aveva richiamata al presente. Flaminia raggiunse rapidamente e senza esitazioni il Padrone nella sua stanza dove ad aspettarla c’era anche Clara, capufficio dello studio nonchè amante del Padrone e nei confronti della quale Flaminia aveva l’obbligo di rivolgersi col titolo di ‘Padrona’. Sapeva bene che anche un minimo ritardo sarebbe stato un valido motivo per essere punita. 

“Flaminia quante volte ti abbiamo ripetuto che la registrazione dei pagamenti dei clienti deve essere eseguita non con la data con la quale effettuano il versamento ma con quella di accredito che risulta dall’estratto conto” disse Clara non appena Flaminia varcò la porta della stanza. “La settimana scorsa hai sbagliato l’accredito di 49 versamenti, e meno male che ho controllato personalmente il lavoro che hai fatto. E’ un numero decisamente superiore alla media delle tue colleghe”. 

Flaminia sapeva che per replicare doveva aspettare un eventuale permesso o del Padrone o di quella che per lei era a tutti gli effetti una Padrona e cioè Clara. Paolo, il titolare dello Studio e Padrone di Flaminia esordì con un: “Flaminia cosa hai da dire al riguardo ?” – “Mi scusi Padrone” rispose prontamente la giovane impiegata-schiava, ”mi dispiace, non succederà più. Posso solo dire che sono particolarmente stanca perchè la scorsa settimana sono stata impegnata tutte le sere fuori Studio, per non parlare del fatto che in Accademia ieri sera mi hanno trattenuta due ore in più di quanto concordato. E questo a causa del fatto che un allievo ha voluto ritrarmi da solo dopo la fine della lezione comune. Certo, mi hanno riaccompagnata subito dopo, ma sono comunque andata a letto all’una passata. Stamattina mi sono alzata distrutta”. 

Clara: “Flaminia, allora, tanto per cominciare è il Padrone o lo Studio a decidere se i tuoi impegni serali siano o meno compatibili col tuo rendimento ottimale durante l’orario di ufficio, quindi questa non può essere minimamente una giustificazione per i tuoi errori. Inoltre, avresti comunque dovuto avvisarci di questa prestazione aggiuntiva che ti hanno richiesto: è inaudito che tu ce lo comunichi solo ora. Tu sei una schiava di proprietà di questo Studio, non dell’Accademia”. Clara, rivolta a Paolo, aggiunse: ”Amore, io credo che meriti tre punizioni: una per la spudoratezza con la quale ha usato come scusante il presunto eccessivo carico di lavoro, una seconda per i troppi errori contabili e un’altra, e forse anche più severa, per l’omessa comunicazione della prestazione aggiuntiva”. Paolo: “Sì sono d’accordo: lascio come al solito a te decidere le punizioni, il come e il quando anche perchè adesso ho cose più importanti da fare. Contatta comunque l’Accademia e chiariamo che se una nostra schiava viene trattenuta oltre l’orario concordato devono almeno avvisarci, anche a cose fatte. E tu, Flaminia, torna immediatamente al lavoro”.

Appena fu uscita la schiava Paolo disse: “Clara, amore, non esagerare nel punire Flaminia, in questo periodo la stiamo decisamente spremendo più del solito ed è normale che commetta errori anche grossolani. Ovviamente a lei non è il caso di dirlo, possiamo anche tenerla sulla corda, ma confido nel tuo equilibrio”.

A sentire questa richiesta, Clara ebbe un sussulto di gelosia e rispose con un lapidario: “Va bene” prima di uscire dalla stanza di Paolo e tornare nella sua. Sapeva di essere una bella e giovane donna di 35 anni, non altissima certo, ma con un bel corpo con tutte le forme nei posti giusti, un viso carino e capelli mossi, quasi ricci, e nerissimi proprio come i suoi occhi, che tanto piacevano a Paolo. Sapeva che il suo uomo e il suo capo era innamorato di lei ma sospettava anche che egli avesse una predilezione per Flaminia, come preferita tra le schiave. Non ne era innamorato, di questo ne era quasi certa, ma era altrettanto certa che quel qualcosa che intercorreva tra Paolo e Flaminia era di una qualità diversa e forse più intensa dei sentimenti che Paolo provava nei confronti delle altre schiave.  E viceversa.

Flaminia aveva 23 anni, era alta 1,68 con un corpo slanciato, una terza di seno di forma pressoché perfetta e anche tutto il resto del suo corpo non era da meno. Aveva lunghi capelli neri e lisci, due occhi neri profondi. A Flaminia non piaceva il suo naso, lo giudicava un po’ troppo lungo, ma al Padrone, nell’economia generale del viso, non dispiaceva. A Paolo era piaciuta subito quando l’aveva incontrata su un set fotografico un paio di anni prima e, a poco a poco, era riuscito a farne una delle sue schiave e ad assumerla nel suo staff.

Clara, per quanto sopra, non perdeva occasione di sottoporre Flaminia a punizioni e umiliazioni anche oltre il necessario. Flaminia lo sapeva e reagiva stoicamente per non darle soddisfazione, soprattutto quando a queste umiliazioni e punizioni era presente anche il Padrone. 

“Beh come è andata ?” chiese a Flaminia la sua collega Gaia, una delle altre schiave che lavoravano nello Studio. “E’ andata che probabilmente darò spettacolo nella pausa pranzo o in altra occasione a breve con il solito copione: Clara mi farà mettere nuda al centro della stanza e annuncerà la punizione, anzi le punizioni, visto che saranno tre. Tra l’altro stasera e domani sera non ho impegni, quindi non dovendomi mostrare nuda in giro come al solito, non si preoccuperà neanche di non lasciarmi qualche segno e ci andrà giù dura. Che palle”. – “Tesoro mi dispiace” aggiunse Gaia “Ma guarda che forse ti farò compagnia anche io perchè ho un paio di punizioni arretrate che mi aspettano, quindi mi sa che forse daremo spettacolo insieme. Anche se io stasera devo esibirmi al Raqs Bar come danzatrice del ventre e data l’esiguità della stoffa del nuovo costume forse Clara ci andrà un po’ più leggera. Dai, speriamo bene”. Sempre Gaia: “A proposito ma perchè tre punizioni ?” Flaminia stava per rispondere quando fu interrotta dalla dolce voce di Serena che sussurrò con fare complice: “Ragazzeeeeee….” e con un tono di rimprovero decisamente un po’ più autoritario del richiamo di poc’anzi, aggiunse: “Ragazze lo sapete che è vietato parlare di cose che non riguardino il lavoro durante l’orario d’ufficio. Io ogni tanto chiudo un occhio perchè so quanto è pesante rispettare questa regola e la vita qui, ma sapete anche che al mio posto di lavoro ci tengo e non posso rischiare multe per aiutarvi perchè ho una famiglia da mantenere. Altrimenti devo segnalarvi a Clara e poi sono dolori per i vostri sederini”. Flaminia e Gaia dissero quasi all’unisono: “Scusa Sere e grazie, non succederà più”.

“Brave ragazze e adesso al lavoro che ne abbiamo come al solito un sacco e non voglio rischiare che rimaniamo indietro, ok ?”. “Sì” risposero sempre all’unisono le altre due.

Serena era l’unica dipendente libera, cioè non schiava, dello Studio, era la vice capufficio e quindi era il braccio destro di Clara. Tra l’altro era quella che ci lavorava da più tempo nonostante l’età relativamente giovane, visto che aveva 28 anni. Era stata la prima schiava del Padrone per diversi anni, poi il loro rapporto era evoluto: era cessato quello schiava / Padrone e si era trasformato in un normale rapporto impiegata / datore di lavoro. Conosceva bene sia il lavoro dello Studio e quasi tutte le procedure interne e anche la condizione di schiava per averla vissuta personalmente. Non amava essere autoritaria ma, come lei stessa aveva ribadito, aveva una famiglia da mantenere (il marito lavorava ma uno stipendio solo con un mutuo e due figli non bastava) e quindi, nonostante le pesasse, controllava le schiave e lo faceva con molta diligenza, mitigata solo da un po’ di buon senso. Entrambe le punizioni che attendevano Gaia, ad esempio, erano dovute ad altrettante segnalazioni di Serena. Si era accorta in un paio di occasioni di alcuni errori contabili di Gaia simili a quello di Flaminia di poco fa e, nella sua posizione, non aveva potuto non segnalarli. 

D’altronde Gaia un paio di settimane prima, che era quando quegli errori li aveva commessi, ne aveva fatti molti di più per cui segnalarne solo due le era sembrato un modo, da una parte, per farle capire di porre più attenzione nelle registrazioni contabili e, dall’altra, di non ‘schiacciarla’ per toglierle ogni motivazione a fare sempre meglio. Questa valutazione non era di competenza di Serena la quale, quindi, a volte chiudeva un occhio per solidarietà nei confronti delle schiave (forse memore della sua passata condizione), anche a rischio di pagare di tasca propria. E infatti…

“Serena vieni un attimo in stanza ?”. La voce del Padrone era affabile e appena un po’ autoritaria nei suoi confronti (quel poco era dovuto ai ruoli che avevano rivestito in passato) come al solito. “Permesso ?” disse Serena entrando nella stanza. In quel momento stava uscendo Clara con la quale incrociò lo sguardo e le sembrò che fosse diverso dal solito, a Serena sembrò che dagli occhi di Clara fosse uscito un lampo.

“Siediti pure, come stai ? E’ un po’ che non parliamo da soli noi due. Come sta tuo marito ? e i bimbi ?” – “Tutti bene” rispose Serena col suo usuale  sorriso dolce e cordiale.

Il Padrone continuò: “Serena ci conosciamo, e bene, ormai da diversi anni, lo sai che ti stimo e apprezzo il tuo lavoro. Ma, c’è un ma, c’è qualcosa che non posso trascurare, una tua mancanza che rischia di compromettere il nostro buon rapporto”.  “Ma cosa…” provò a parlare Serena ma il padrone la fermò con un gesto: “Il punto è che, visto che sei la vice capufficio e coordinatrice delle schiave, tu rispondi del lavoro delle quattro schiave qui impiegate. Clara ha eseguito dei controlli contabili ed è emerso che più di una volta non hai segnalato alcuni errori commessi dalle schiave. Inoltre, a volte, li hai corretti tu in prima persona anzichè segnalarceli per le doverose punizioni e anzichè facendo rifare il lavoro alla responsabile dell’errore. Questo, oltre a deresponsabilizzarle, ci fa perdere tempo e quindi soldi e non lo posso consentire. Solo Clara ed io possiamo decidere se le punizioni da impartire sono troppe o troppo poche, chi deve materialmente eseguire le correzioni. Tu, al massimo puoi solo darci dei suggerimenti”.

Serena capì che il discorso era finito e disse: “Paolo quello che dici è vero ma ho pensato che una gestione flessibile delle risorse umane dello Studio avrebbe potuto portare ad un miglior rendimento, mi dispiace se credi che io abbia tradito la tua fiducia, non era mia intenzione. Ti chiedo scusa e, come al solito, sono pronta a rispondere personalmente dei miei errori”.

Paolo continuò: “Vedi Serena il tuo errore principale è stato quello di non condividere neanche con Clara questa tua modalità di gestione che, se concordata, avrebbe anche potuto avere un senso e casomai, ne riparleremo per il futuro. Certamente risponderai personalmente degli errori fatti, ma stavolta non si tratterà di straordinari non retribuiti o diminuzioni di gratifiche accessorie allo stipendio, o comunque non solo”.

“E quind…” provò a parlare Serena ma Paolo la fermò con un gesto come la prima volta: “E quindi, proseguì il Padrone, visto che ti piace solidarizzare con le schiave, come punizione aggiuntiva, ho deciso che per un periodo limitato tornerai a fare la schiava.” Serena impallidì al solo pensiero che le sue colleghe schiave la vedessero in una condizione simile alla loro: avrebbe perso ogni autorità e la gestione delle sue sottoposte sarebbe stata, da quel momento in poi, impossibile; oltre al pensiero che il marito avrebbe potuto venirne a conoscenza. Paolo, quasi leggendole nel pensiero aggiunse: “Ovviamente non qui, ma ho chiamato una coppia di miei amici che hanno una villa fuori città e saranno ben felici di avere un’altra schiava per un paio di fine settimana. Le tue colleghe schiave di là non ne sapranno nulla e i tuoi familiari neanche. Anche questi miei amici concepiscono la dominazione come principalmente intellettuale e le punizioni e le torture saranno quelle che più o meno conosci. Ma credo che qui ci sarà una platea un pochino più vasta perchè nel fine settimana di solito ospitano altri Padroni e schiave nella loro villa”.

Serena: “Non ho nessuna alternativa a questa punizione ? Neanche lavorare gratis nei week end ? Anche in un ruolo diverso da questo ?” – “No Sere mi dispiace, questa mia decisione non è trattabile, a meno che tu non decida di licenziarti”. Serena concluse: “No non me lo posso permettere e non lo desidero neanche. D’accordo allora. Mi farai sapere tu i due fine settimana che dovrò trascorrere come schiava da questi tuoi amici, così mi organizzo anche in famiglia ?” Paolo: “Certo, te lo dirò con un congruo anticipo affinchè tu possa organizzarti: adesso non ci pensare e ricomincia a fare il tuo lavoro in maniera integerrima”.

Nel tempo che avveniva questa conversazione Clara era andata nella sua stanza e aveva chiamato Matilde, la direttrice dell’Accademia: “Ciao Matilde come stai ?” – “Ciao Clara, bene e tu ? E Paolo come sta ? Flaminia ieri sera è stata una modella impeccabile: ha tenuto le pose che le ho ordinato molto bene” Clara rispose cercando di non farsi coinvolgere dal consueto tono entusiasta della voce di Matilde: “Sì Flaminia è brava anche come modella e ti chiamo proprio per quanto è successo ieri sera. Le hai chiesto, ma immagino le avrai ordinato, di trattenersi due ore in più con uno studente che, lei ci ha detto, ha espresso il desiderio di ritrarla da solo senza gli altri”. Matilde rispose: “Sì è stato così infatti, scusa se non ti ho avvisato, volevo farlo stamattina ma poi mi è uscito di mente, ma ci sono stati problemi ?”. Clara riprese con tono un po’ seccato: “Matilde, Flaminia ha il suo impegno principale allo Studio e trattenerla in tarda serata due ore, oltre l’orario concordato, compromette il suo rendimento il giorno successivo e comunque la gestione del tempo di Flaminia va concordata con noi, lei è di proprietà dello Studio, di Paolo e non tua o dell’Accademia. Tra l’altro lo sai quanto mi sono spesa a convincere Paolo a far posare Flaminia da te: tu ne avevi bisogno e ti ho dato una mano in virtù della nostra vecchia amicizia, non mettermi in difficoltà col mio capo e con l’uomo che amo, eddai sei una donna intelligente, non puoi non capire !”.

Matilde: “Clara scusami hai ragione, avrei dovuto almeno inviarti un messaggio e non avevo certo alcuna intenzione di metterti in imbarazzo con Paolo. Lo sai che noi artisti siamo un casino come organizzatori, è solo che quell’allievo mi chiedeva da un pezzo di poter ritrarre una modella da solo e, tra l’altro visto che Flaminia lo aveva notevolmente entusiasmato, mi son detta: quale migliore occasione ? Non avevo pensato alle conseguenze, tra l’altro quando Flaminia mi ha anche detto che forse sarebbe stato opportuno avvisare lo Studio l’ho fulminata con lo sguardo ! E per penitenza l’ho anche fatta stare nuda impedendole di mettersi l’accappatoio nella fase di discussione del lavoro con l’allievo, infatti mentre stava per metterselo le ho detto: “Ma che necessità hai, siamo solo noi tre, ormai fa caldo e poi io e Giulio, che è il nome dell’allievo di ieri sera, possiamo meglio discutere le opere realizzate con l’originale davanti. Poi l’ho riaccompagnata personalmente sotto lo Studio in macchina”.

Clara, in parte seccata e in parte compiaciuta dal fatto che Flaminia era stata fatta rimanere nuda anche ben oltre il tempo di posa davanti ad un estraneo, riprese: “Matilde lo sai che tormentare Flaminia anche mettendola in imbarazzo è una delle mie attività preferite quindi quanto mi hai detto mi sta facendo divertire e godere però anche qui fai attenzione: perchè la tratti, anche se in maniera certo solo accennata, da schiava, davanti ad una persona che non sa nulla della sua condizione ? Così ci esponi tutti a rischi, per ben che vada di imbarazzo”.

“Scusa Clara hai perfettamente ragione, d’ora in poi cercherò, anzi prometto di fare di tutto per essere più ligia e rispettosa delle regole. Anche perchè vorrei non solo continuare ma anche ampliare la collaborazione tra Studio ed Accademia, che ne dici ? Potremmo pensare ad una mostra d’arte sponsorizzata da voi, di solito i nostri eventi hanno un buon ritorno di immagine. Senti ma a proposito….Flaminia sarà punita per questo ritardo ? Conoscendoti direi di sì !”.

Clara: ”Allora Matilde voglio credere alla tua promessa e accetto le tue scuse, ma sappi che se ci saranno altri problemi, l’invio di schiave dallo Studio all’Accademia si interromperà per volere di Paolo e io non potrò farci più niente, indipendentemente dall’amicizia tra noi, ok ?” – “Sì” rispose Matilde ben consapevole che Clara non stesse bluffando. “E per quanto riguarda Flaminia” continuò Clara “sarà certamente punita ma non tanto per le due ore in più quanto piuttosto per non avercelo comunicato tempestivamente almeno stamattina appena svegliatasi”. Matilde: “WOW !” si entusiasmò Matilde la quale aveva una personalità dominante e apprezzava di più le belle ragazze rispetto agli uomini: “Ma allora mi farai assistere a questo lieto per noi e, doloroso per lei, evento ?”. Clara, invece, godeva nell’esercitare il dominio sulle schiave solo per il piacere che sapeva di procurare nell’uomo che amava.

“Forse” le rispose Clara sorridendo “Ma non sarà comunque prima di sabato mattina perchè venerdì la nostra Flaminia ha un appuntamento con un amico di Paolo, un certo Sergio che viene da Milano e che neanche io ho mai conosciuto. E’ un suo compagno d’armi, hanno prestato servizio insieme nell’Esercito durante il periodo di leva ed è un bravissimo fotografo, forse anche più di Paolo, ma questo non glielo dire !! La vuole per un progetto fotografico di cui solo Paolo sa i dettagli e non abbiamo mai avuto un attimo per parlarne, quindi deve essere in forma, ecco perché la sua punizione avverrà solo dopo venerdì: se deve posare per delle foto non deve avere il minimo segno”.

Il resto della mattina allo Studio tra telefonate e lavoro nel back office proseguì normalmente sino all’ora di pranzo. Data la bella stagione il pranzo aveva luogo sul terrazzo di oltre 100 metri quadrati sul quale si affacciavano molte stanze dell’appartamento di circa 500 metri quadrati che era diviso in due parti: la metà di destra pari ad un terzo della superficie, era adibita ad ufficio, quella di sinistra composta dai restanti due terzi, a cui era ovviamente vietato l’accesso ai visitatori e agli estranei, era adibita ad abitazione. L’appartamento era sito all’ultimo piano di un palazzo di costruzione abbastanza recente, sito nella periferia Est di Roma. Metà del terrazzo era ombreggiato da una pergola e pertanto da aprile a settembre era piacevole pranzarvi. Durante il pranzo le schiave potevano parlare liberamente del più e del meno tra loro ed anche, col dovuto tatto, rivolgersi ai Padroni anche senza essere esplicitamente interrogate: era un’occasione per allentare un po’ la ferrea disciplina dello Studio. I tavoli erano due: uno per i Padroni e Serena (che era l’unica persona dello Studio ad avere uno status né dominante e né sottomesso) ed eventuali ospiti e un altro per le schiave ed eventuali schiave degli ospiti.

Il pranzo consisteva in un piatto unico leggero visto che tutti tenevano alla forma o erano costrette a tenerci (anche se erano comunque ben contente di esservi costrette).

Alla fine del veloce pranzo, era possibile dedicarsi ad attività di svago: prendere il sole sui lettini, leggere, meditare, riposare, il tutto sino alle 15 quando il lavoro sarebbe poi ripreso sino alle 18, salvo eccezioni.

Le quattro schiave stavano per alzarsi quando Serena disse loro: “Ragazze, aspettate un attimo, restate sedute, perchè il Padrone deve parlarvi”.

“Grazie Serena” disse Paolo e proseguì “allora ragazze dobbiamo mettere i puntini sulle “i” su un paio di cose: la prima: quando andate fuori Studio per una attività che abbiamo concordato con qualcun altro, se vi viene richiesto qualcosa che non è stato concordato o anche oltre l’orario che è stato concordato dovete sempre avvisarci indipendentemente da cosa vi ordinano di fare. Per esempio ieri sera Flaminia ha posato all’Accademia, ed avrebbe dovuto farlo sino alle 22. Invece le hanno chiesto di rimanere sino a mezzanotte passata. In questo caso vi autorizzo ad ignorare gli ordini che vi danno e a dirlo esplicitamente a meno che non usino la nostra parola d’ordine e allora significa che quell’ordine viene dallo Studio. La colpa di Flaminia è stata però che non ci ha avvisato neanche a lezione finita con un messaggio o stamattina all’alba: voi siete di proprietà mia e di questo Studio e non delle realtà con le quali abbiamo delle collaborazioni. Pertanto, per questa mancanza, Flaminia sarà punita nei prossimi giorni. Clara, amore, hai deciso quando avverrà e in cosa consisterà la punizione ?”. Clara: “Sì” e guardando Flaminia dritta negli occhi: “Flaminia, oltre alla mancanza appena ricordata dal Padrone, ci sono anche le altre due che sai, per cui per ognuna di esse riceverai quattro colpi liberi col paddle, quindi in totale dodici, martedì prossimo alle 18:15 dopo la fine dell’orario di lavoro”. Flaminia non disse niente e niente doveva dire. La punizione era abbastanza severa: tre serie da quattro colpi l’una erano abbastanza difficili da affrontare, soprattutto se i colpi erano liberi. Nessuno ovviamente commentò la decisione e il Padrone riprese: “La seconda questione riguarda tutte e quattro: ultimamente state facendo un po’ troppi errori contabili, dovete tornare ad essere attente, serve una rinfrescata delle regole di base e direi che serve in maniera letterale. Per questa mancanza sarete punite tutte e quattro con una doccia gelida da un minuto. Clara, Serena, poi in base all’agenda decidiamo il giorno e l’ora più opportuni per raffreddare i loro bollenti spiriti. A proposito, Serena, ti occuperai tu della esecuzione della punizione. Una volta decisa la data ti occuperai tu di farle spogliare, legarle, bendarle e farle mettere in fila e tutto quello che c’è da fare prima della doccia vera e propria che eseguirai sempre e comunque tu”. “Certo Paolo” aggiunse prontamente Serena guardandolo dritto negli occhi a significare che aveva ben recepito il discorso sulla “tolleranza zero” di un paio di ore prima.

Paolo disse: “Clara, devi aggiungere altro ?” – “Sì” disse Clara “Gaia per stasera c’è una variazione nel tuo programma al Raqs Bar: oltre che nello spettacolo delle 21:30, ti dovrai esibire anche poi in quello di mezzanotte e mezza. La schiava del Raqs Bar che di solito ti passa a prendere verrà alle 18:30, quindi per rilassarti e prepararti ti concedo di saltare il turno pomeridiano in ufficio: riposati e ripassa le coreografie e controlla che i costumi siano a posto. Altra cosa importante: il secondo spettacolo avrà luogo in una sezione riservata del locale e quasi sicuramente danzerai in topless o addirittura nuda e se non ho capito male sarai l’unica delle ballerine ad esibirsi nature, quindi non ci far sfigurare se non vuoi che la tua doccia rinfrescante prossima ventura duri ben più di un minuto. In ogni caso sarà Shareef, il gestore del locale, a darti tutti i dettagli: in questo caso li puoi seguire alla lettera”. Gaia: “Padrona farò di tutto per dare il meglio di me !”. Clara: “Tesoro, non ho dubbi al riguardo. Dato che farai molto tardi stanotte, domani ti è concesso di saltare il turno mattutino in ufficio”.

“Bene” disse Paolo “non c’è più niente da discutere, in libertà”.

Si alzarono tutti da tavola e Paolo disse: “Clara, prendiamo un po’ di sole anche noi ? Serena ci fai compagnia anche tu ?” Serena disse: “Va bene, volentieri, ne approfitto per finire l’ultimo Montalbano”. Durante la pausa c’era una regola ferrea per le schiave: spogliarsi completamente nude. E infatti dopo essersi alzate da tavola, Flaminia, Gaia, Beatrice e Stella si misero a prendere il sole dei primi giorni di maggio completamente nude. Le schiave prendevano il sole, dopo aver sparecchiato il tavolo del pranzo, nei lettini della parte scoperta del terrazzo principale, mentre i Padroni e Serena andavano nel più piccolo ed appartato terrazzo, di circa 30 metri quadrati, che affacciava sulla parte anteriore dell’edificio.

Serena si era cambiata ed aveva indossato un castigatissimo bikini a fascia che le conteneva e, in parte con il disegno a righe le nascondeva, la sua quarta abbondante di seno. Aveva raggiunto i suoi capi nell’altro terrazzo dove Paolo la attendeva in boxer e Clara si godeva il sole in topless. “Sere” esordì Clara “certo che le tue due gravidanze per di più ravvicinate non hanno avuto alcun effetto sulla tua splendida linea”. Serena aveva 28 anni, era alta 1,74, era una taglia 40 ma aveva un bellissimo ed abbondante seno la cui tonicità era stata solo in minima parte attenuata dalle due gravidanze. Aveva un viso particolare, rassicurante di una bellezza classica ma materna, non aggressiva. Clara continuò: “I tuoi prossimi temporanei Padroni non sanno ancora la fortuna che sta per capitargli !”. Serena: “Ecco ma a proposito di questo volevo chiedervi: si limiteranno ad usarmi e punirmi nei limiti che vigono anche qui per le schiave ? Inoltre non vorrei essere coinvolta in orge tra schiave e Padroni alle quali sarebbe poi difficile sottrarmi se fossi legata.

Oltre alle questioni igienico-sanitarie, vorrei evitare per rispetto di per mio marito, io gli sono sempre stata fedele e vorrei continuare ad esserlo”. – “Per quello non devi preoccuparti” disse Paolo “i tuoi futuri temporanei Padroni conoscono bene i limiti che ci siamo dati qui e nel Club e anche loro non li superano già normalmente durante i loro incontri. Ho già detto loro che la tua disponibilità per il sesso è molto limitata, quindi da questo punto di vista, tranquillizzati. Forse per te sarà imbarazzante riabituarti a stare nuda davanti a tante persone di cui molte vestite”. Serena: “Ecco sì oltre a tutto il resto credo che questo sarà l’elemento più imbarazzante”. – “Beh, allora” disse Paolo “forse possiamo darti una mano anche da subito per questo” e mentre lo diceva, le si posizionò alle spalle di Serena e con un rapido ed abile gesto di una sola mano le slacciò il reggiseno. “No eddai !” esclamò Serena coprendosi i seni con un braccio. Clara disse: “Ma  dai Sere anche io sto a tette nude, col fisico che hai dovresti stare nuda senza problemi, altro che topless, dai togli quel braccio e fatti ammirare, Paolo ne ha voglia: evidentemente ha nostalgia del passato !” – “E va bene, tanto mi ci dovrò abituare prossimamente a fare un salto nel passato”. – “Allora questo salto nel passato facciamolo completo !” disse Paolo sorridendo e sfilandole lo slip. – “Cavolo così è troppo !!” disse Serena ma senza troppa convinzione: non le stavano dispiacendo le attenzioni che il suo ex Padrone le stava riservando e visto che Clara era l’unica a cui la cosa avrebbe potuto dare fastidio ed ingelosirla e, invece, sembrava divertita, si lasciò andare. Si era infatti dapprima istintivamente coperta col libro il pube e con un braccio il seno. Gettò poi il libro sul lettino, si mise di fronte a Paolo con le braccia sui fianchi ed esclamò: “Egregio Dottore, la vista è di suo gradimento ?” – “Vediamo, fai un giro completo su te stessa, coraggio !” disse Paolo – “Eddai ma non sono più la tua schiava, adesso, sono solo una tua dipendente !” disse Serena. Paolo sempre più divertito disse: “Quindi se ti tolgo il bikini e resti nuda va bene e per una giravolta che ti chiedo mi fai la vertenza ?” rise Paolo. Anche Clara e Serena scoppiarono a ridere di gusto. “No va bene dai ti accontento” e girò lentamente su se stessa indugiando quando era di spalle affinchè il suo Capo potesse ammirarle il sedere con calma. “Clara, tesoro, lo spettacolino di Serena non mi ha proprio lasciato indifferente” come peraltro testimoniava un certo rigonfiamento anteriore nei boxer di Paolo e proseguì: “Andiamo io e te a completare il seguito di questo discorso in stanza e lasciamo Sere qui a godersi il sole !”.

E così dicendo prese Clara per una mano, la avvolse frettolosamente in un pareo (non era il caso che le schiave vedessero seminuda una loro Padrona) e la condusse in camera da letto. Serena li salutò strizzando l’occhio a Clara orgogliosa che le sue grazie avessero rivitalizzato in maniera così prepotente il menage di coppia.

Nel frattempo le schiave sull’altro terrazzo avevano intessuto le loro conversazioni.

Se si fosse capitati in quel momento sul terrazzo grande ci si sarebbe potuti beare della vista di quattro bellezze che erano tanto di pari intensità, quanto ciascuna lo era in modo diverso. Se Flaminia era una bellezza mediterranea, Gaia era una bellezza di segno esattamente opposto: bionda, con una carnagione eburnea e con dei meravigliosi occhi azzurri. Era più alta di Flaminia perchè raggiungeva l’1,74 ed era anche più giovane perchè aveva 21 anni. Il fisico era slanciato ed aveva un seno sì bello come quello di Flaminia ma di una misura in più, per cui la silhouette di Gaia era impreziosita da due meravigliosi seni di quarta misura e che sembravano disegnati.

Beatrice era coetanea di Gaia, di un paio di centimetri più bassa, aveva dei bellissimi capelli rossi mossi, degli occhi verdi e, particolare particolarmente intrigante, dal taglio orientaleggiante. La pelle, piuttosto chiara era impreziosita da un nugolo di lentiggini. Un seno di una magnifica terza misura completava l’opera.

Stella, infine, come colori era simile a Flaminia, era la più bassa delle quattro perchè sfiorava l’1,65, più magra di una taglia, aveva 25 anni e un seno che sembrava ancora più grande della sua quarta misura perchè era ospitato su un corpo molto esile. Stella, diversamente dalle sue colleghe, era la schiava meno consapevole della sua bellezza e del suo fascino. Inoltre era quella che soffriva di più l’obbligo di stare nuda, soprattutto davanti ad amici del Padrone.

Gaia: “E quindi Flami le tre punizioni sono state una per i troppi errori contabili, che è poi lo stesso motivo delle due che aspettano anche me; una perchè ti sei lamentata dei troppo impegni fuori e la terza per le due ore in più in Accademia non segnalate. Tra l’altro, mi pare di aver capito che la collaborazione tra lo Studio e l’Accademia si stia intensificando per cui può anche darsi che chiedano altre modelle e quindi altre di noi dovranno sacrificarsi”. Flaminia: “Guarda non sarebbe neanche un gran sacrificio perché gli allievi dell’Accademia anche se tu stai nuda e loro vestiti di solito sono tutti molto rispettosi perché non sanno che sei una schiava. Quella Matilde invece è odiosa: io sono la schiava di Paolo e dello Studio, mi dà fastidio essere trattata da schiava da una così antipatica e snob”. Beatrice: “Flami ma cosa ti ha fatto di così tremendo ?” – Flaminia: “Ma Bea, in particolare niente di che, ma è l’atteggiamento che mi dava fastidio. Quando le ho detto che sarebbe stato il caso di avvisare lo Studio mi ha folgorata con uno sguardo che manco le avessi dato della puttana. Poi mi ha fatto stare nuda anche quando alla fine ha discusso con l’allievo il lavoro fatto: mi ordinava letteralmente di rifare le pose degli schizzi e dei disegni che l’allievo aveva realizzato. E l’avambraccio qua e la natica là e la coscia così e il seno colà….che palle ! E in più mi becco tra una settimana pure 12 colpi di paddle liberi, che sono una delle punizioni più severe e che Padrona Clara potrebbe, se volesse raddoppiare, triplicare o quadruplicare a suo piacimento. E tutto solo per essermi scordata di avvisare del ritardo quando alla fine del tempo di  posa concordato lo avevo pure chiesto”. – “Vabbè Flami” intervenne Stella “quello è anche perchè Padrona Clara secondo me è gelosa di te e del fatto che sei la preferita del Padrone e non aspettava che una occasione per strapazzarti un po’ più del solito”. 

I colpi cosiddetti ‘liberi’ erano i più temuti dalle schiave perchè mentre venivano impartiti, le schiave non venivano legate ma dovevano assumere una determinata posizione e non muoversi. Inoltre non potevano lamentarsi e dovevano contare i colpi. Ogni errore che le avesse portate a non seguire queste tre apparentemente semplici regole, faceva ripartire la punizione dal principio. E se era vero che se usciva un lamento o si saltava di contare un colpo, era abbastanza chiaro per tutti che la regola non era stata rispettata, sul non muoversi era ben difficile ottemperare. Per cui, per convenzione, tutti i Padroni usavano il buon senso e la schiava doveva sostanzialmente stare ferma.

“Però c’è anche da dire” continuò Stella “che il Padrone ha sempre impartito e fatto impartire punizioni con molto buon senso e sempre sopportabili”.

“Sì forse hai ragione tesoro” aggiunse Flaminia “anche se ho sempre pensato che la preferita fosse la nostra Gaietta”. Gaia: “Eh come no ! La vostra Gaietta è così la preferita che stasera dovrà ballare nuda per chissà chi nel privé del Raqs Bar. Come minimo mi beccherò una bella dose di pacche sul sedere, pizzichi, strizzate di tette alle quali dovrò rispondere solo con smaglianti sorrisi: guarda te se non torno piena di lividi stanotte. A proposito, Flami, ma il tuo misterioso appuntamento di venerdì sera ? Si sa a chi sarai affidata e cosa dovrai fare ?” Flaminia: “Macchè saprò tutto a quanto pare poco prima che succeda e giovedì la vostra preferita-del-Padrone torna in Accademia per un’altra sessione di posa, stavolta dovrò posare, manco a dirlo, nuda, ma con le punte in pose da ballerina”. – “Beh figo, dai !” disse Beatrice e aggiunse: “Pensa che giovedi mentre tu sarai in Accademia io sarò al KS, il Kaiten Sushi, il ristorante giapponese, e dovrò fare da tavolo vivente per il sushi: la cena inizia alle 21,30 e devo essere lì almeno un’ora e mezza prima per essere apparecchiata ! Pensa te: tu sarai nuda ed immobile a farti ritrarre sulle punte e io nuda ed immobile con del meraviglioso sushi sul corpo e non potrò neanche assaggiarlo, solo fare da tavolo per ricchi annoiati”. – “Tesoro speriamo che non siano molto annoiati” disse Stella “io l’ho fatto svariate volte e il KS nel menu ha anche l’opzione ‘V’ dove la ‘V’ sta per vibratore: a fine cena i commensali lo usano a turno per cercare di farti muovere prima della fine del tempo previsto per la cena e, di conseguenza, farti punire mentre loro poi brindano a champagne”.  – “Ecco” disse Beatrice “bella seratina che si prospetta anche a me !”. Gaia disse: “Alla fine la vita delle schiave l’abbiamo scelta noi, l’idea di essere di proprietà di qualcuno e anche di essere punite tutto sommato ci piace: certo viene da sé che non tutte le torture, le punizioni, le situazioni e le persone alle quali ci sottoporrà il Padrone ci piaceranno sempre”. Beatrice disse tra il serio e il faceto: “Senti Gaia visto che oggi tra noi sembri la più saggia ed ispirata, che ne dici di dire a Serena che il carico di lavoro sta crescendo troppo e che noi sempre quattro siamo. Ci possono pure sculacciare a raffica o metterci anche le mezzore sotto le docce fredde, ma tanto sei il lavoro ce lo dobbiamo smazzare sempre e solo in quattro, per non parlare poi dello stress e della stanchezza aggiuntiva degli impegni serali e del week end, quanto potremo reggere ? Tieni conto che per lo Studio è più difficile trovare una risorsa sia schiava che libera: perchè se è libera bisogna trovarne una che accetti questo stato di cose, se è schiava forse è ancora più difficile trovarla e da quando le avranno selezionate, poi bisognerà formarle. 

E Serena e Padrona Clara hanno anche loro il loro bel da fare”. 

Gaia disse: “Va bene dai, provo io a dirlo a Serena anche se come schiave non dobbiamo insistere troppo: possiamo proporre ed è anche troppo per delle persone che hanno deciso di affidare la loro vita quasi completamente nelle mani di qualcun altro”. – “Sì, giusto ! certo ! hai ragione !” dissero le altre tre. – “Ragazze la pausa sta per finire, rivestiamoci e torniamo ai nostri compiti che non è il caso di fare tardi visto che di punizioni ce ne aspettano già a sufficienza” disse Flaminia. E così fecero: Gaia a riposare e prepararsi nella sua stanza e le altre tre al lavoro alle rispettive scrivanie.

Alle 18:30 in punto citofonò allo Studio Rashida, la schiava del Raqs Bar che era venuta a prendere Gaia, la quale, supponendo che a quell’ora non potesse essere che per lei, visto che era stato usato il citofono della parte abitativa e quindi sconosciuto ai più, rispose: “Chi è ?” – “Ciao Gaia sono Rashida, tesoro scendi ?” – “Un minuto e arrivo” squillò Gaia con un guizzo di l’eccitazione mista a timore legato alla parte conclusiva della serata che l’aspettava. In quel momento, tornando dal bagno, passò davanti al citofono Flaminia che le disse: “Gaietta stai andando ? Preoccupata ? Dai che sei una gran figa e, soprattutto, sei sempre stata la più brava al corso di danza del ventre alla Scuola delle schiave, no ?” – “Sì Flami, ma stasera ho come la sensazione che la danza nel privé sarà diversa dal solito e ho paura di trovarmi in una situazione difficile da gestire”. 

Flaminia disse: “Dai alla fine non siamo mai state messe in situazioni impossibili da gestire e la nostra sicurezza è sempre stata  assicurata, non credo che il Padrone ci esporrebbe a rischi seri”. Concludendo la frase l’abbracciò e le stampò un bacio sulla guancia. In quel momento passava Claudia, una schiava che aveva un lavoro fuori ma viveva nello Studio e si occupava di fare la spesa e coordinare le faccende domestiche dividendo i compiti tra le altre quattro schiave. “Lo sapete che è vietato no ?” le apostrofò squadrandole “le effusioni e i contatti fisici tra schiave sono rigorosamente proibiti anche fuori dell’orario di ufficio se non espressamente autorizzati dallo Studio. Vi segnalerò al Padrone”. – “Claudia ti prego” disse Flaminia “Gaia sta andando fuori per un impegno che la preoccupa, le stavo solo facendo coraggio”. – “Non mi interessa il motivo, la segnalazione parte per entrambe, tra l’altro vi siete abbracciate sotto una delle telecamere quindi non posso neanche chiudere un occhio”. – “E quando mai lo hai fatto” disse con tono tagliente Gaia, e poi, rivolgendosi all’amica: “vabbè dai Flami vado, ci manca solo che mi puniscano anche al locale perchè arrivo tardi”.

 

Per contattare l’autore: romaster0000@gmail.com

 

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