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Racconti Erotici

Vita d’ufficio capitolo 3 – Elena

By 12 Aprile 2022No Comments

Capitolo 3 – Elena

Chiara è vestita come sempre abbastanza sportiva, come la giovane età le consiglia, jeans e maglione.
Intravedo entrare Elena, intravedo una giacca e una gonna neri e le scarpe col tacco.
Passo a salutarle entrambe e mi complimento con Elena per il suo abbigliamento: tailleur nero e camicia bianca, un classico da impiegata che nasconde il fisico di una bella 45enne con occhi e capelli scuri.
Torno nel mio ufficio e svolgo le mie solite pratiche.
Faccio dei giri da dei clienti e torno nel pomeriggio in ufficio.
Appena torno nel mio ufficio mi cade l’occhio sul post-it della sera prima…
Mi chiama Elena quasi in contemporanea, vuole parlarmi.
Invito Elena in ufficio.
Lei entra e chiude la porta, appoggia le palme delle mani sulla mia scrivania, dice con tono perentorio “ho visto quello che fai con quella troietta di Chiara” ma intanto mi cade l’occhio sull’incavo del suo seno lasciato un minimo scoperto dalla camicia in avanti.
Adesso dice “mandala a casa che stasera non la voglio in ufficio”.
Le rispondo autoritario che sono io il capo e lei ribatte “allora queste non le vuoi?” liberando le sue tette della quarta misura dai vestiti.
Chiamo Chiara per dirle di andare a casa, mentre lo faccio Elena mi libera l’uccello dai pantaloni e inizia a maneggiarlo e prenderlo in bocca.
Lo lecca, lo succhia e lo assapora dicendo “ecco come fa una vera donna, non una ragazzina”.
In effetti è davvero brava, peccato che da giovane ed inesperto l’avessi sempre trattata come un’impiegata normale…
Continua a leccarmelo fin quando non vengo.
Dice di non provare più ad escluderla.
Io la fermo, la faccio sdraiare e inizio a scoparle le tette dicendole “adesso che ci sei non puoi più tirarti indietro”, vengo anche lì, facendomi poi pulire l’uccello con la bocca, lei lo fa magistralmente tanto da farmelo tornare subito duro.
La faccio alzare e la faccio appoggiare alla scrivania, la spoglio del tutto e inizio a scoparla forte tanto da farla urlare, continuo finchè non mi ispira il suo bel sedere.
“Così impari a venire a cercare di comandare nel mio ufficio” le dico.
La inculo e lei geme senza una smorfia.
La stantuffo finchè non vengo anche lì riempiendole il culo di sborra.
Le dico di rivestirsi e andare a casa e che non si presenti più in ufficio da me a protestare così da darmi il modo di trattarla da signora qual è.
Lei se ne va mentre la invito una sera a casa mia.

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