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Racconti di Dominazione

Aggredita fuori dal supermarket

By 30 Aprile 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Ho appena fatto la spesa e la sto caricando in macchina svuotando il carrello. E’ già buio e il parcheggio di fronte al supermercato è deserto. Affretto il passo, il rumore dei tacchi invade il parcheggio. Mi guardo intorno e non c’è nessuno. Sono sempre preoccupata quando faccio la spesa al discount della stazione all’ora di chiusura, ma facendo la segretaria personale dell’assessore ho sempre gli orari sballati. I mie pensieri si confondono con altri più pratici: sono in ritardo e devo ancora preparare la cena!! Sto pensando a questo quando all’improvviso mi sento afferrare alle spalle e una mano mi chiude la bocca impedendomi di urlare.
Il battito del cuore si fa più veloce, sempre più veloce, la paura mi sta avvolgendo. Sono trascinata con forza all’interno di un furgoncino. Sta accadendo quello che ho sempre temuto, essere violentata.
Mi gira a pancia giù con forza, poi afferra le mie braccia portandole dietro la schiena e me le lega. Io urlo: ‘Aahhh! Lasciami!’, ma mi mette un bavaglio attorno alla bocca, poi mi dice: ‘Zitta, troia!’.
Mi strappa la gonna e i collant, poi strappa le mutandine. Non sento una parola, ma solo il suo respiro affannoso su di me: questo mi terrorizza, nulla posso fare, sono immobile in balia di questo sconosciuto.
Poi il suo organo sessuale penetra il mio culo: sento un dolore acuto ed emetto un gemito soffocato dal bavaglio. Lui ansima sempre di più, eccitato.
Inizia a muovermi i fianchi violentemente spingendomi con forza verso di lui; mentre lo fa mi urla: ‘Ti inculo, bella puledra! Ti chiavo fra le tue chiappone!’.
Io vorrei oppormi ma non ce la faccio. Continua ad insultarmi: ‘Troia! Hai un corpo da troia!’. All’improvviso si ferma. Mi gira a pancia in sù e mi strappa anche camicetta e reggiseno. Una lacrima mi riga il viso. L’uomo si appoggia sul mio corpo, ormai nudo e inerme sotto il suo peso. Vorrei urlare, dire no, ma nessuna suono riesce ad uscirmi dalla bocca imbavagliata.
Lui mi penetra ancora, questa volta la vagina, dicendomi: ‘Sei una vacca da monta! Non puoi muoverti, eh?! Faccio quello che voglio del tuo corpo, troia!’. Non riesco a trattenermi e scoppio in lacrime pensando al mio bambino e a mio marito: non so se potrò rivederli. Lui continua ad insultarmi: ‘Puttana!’ Vaccona!”.
Mi gode dentro. Poi avvicina il suo cazzo sporco di sperma alla mia bocca e mi punta un coltello alla gola. Io sgrano gli occhi; penso: ‘Non voglio morire!’. Lui mi toglie il bavaglio e dice: ‘Ora devi pulirmi bene il cazzo con la tua bocca da troiona! ‘E se provi a mordermi ti taglio la gola!’.
Mi infila con forza il cazzo in bocca, lo spinge giù fino in gola. Sento il sapore amaro e salato del suo sperma schifoso. Ho dei conati di vomito, ma lui continua a muovere ritmicamente il cazzo, oramai ridiventato duro, dentro la mia bocca dicendo: ‘Sssììì, troia!!!’ Hai la bocca calda e umida come una seconda figa, una bocca da pompinara fatta apposta per essere fottuta!!’ Sssììì, ti scopo in boccaaaa’!!!’.
Gli vomito addosso. Lui mi schiaffeggia. Mi sputa in faccia. Poi afferra le mie tette con le mani mettendoci in mezzo il suo cazzo puzzolente e dice: ‘Adesso voglio scoparmi le tue belle tettone da vacca!’. Comincia a muovere ritmicamente il cazzo fra il mio seno.
Non ce la faccio più. L’odore del mio vomito su di lui mi toglie il respiro. Con un gemito di godimento viene sulle mie tette. Grida: ‘Sssììì, tieni la mia sborra sui tuoi tettoni da troia!!!’. Afferra il coltello. Sento che è finita per me.
Invece mi gira con violenza su di un fianco e taglia le corde che mi bloccavano i polsi, poi mi spinge giù dal furgoncino e mi getta i vestiti a brandelli gridandomi: ‘Tieni i tuoi luridi stracci, troia!’. Riparte sgommando. E’ tutto buio intorno a me. Fa freddo. E ho paura’

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