Questo, è il mio secondo racconto che pubblico ma è antecedente al primo nella realtà dei fatti successi. La storia è vera, le sensazioni ancora di più, avrei piacere di sapere se e come vi interessa, piace e come posso migliorare. Grazie per il tempo speso!
Svegliarsi, il mattino dopo, porta con sé quella sensazione di alba legata alla notte, dove il presente si concatena al passato. Gli occhi si aprono dopo un sonno ristoratore mentre la mente, appagata, si riattiva. Il corpo, più lento, fa sentire gli strascichi del suo recente passato. L’ano ed i suoi dintorni duolono e bruciano, portando con sé fitte intermittenti che compromettono il normale camminare. Con passo incerto, provo ad avvicinarmi alla macchinetta del caffè. Lei, la mia Padrona, dorme. Sono passate poche ore dalla sua prima ed intensa dominazione, dopo un breve periodo di educazione.
Era tardo pomeriggio quando mi ha mandato nella doccia a lavarmi e quindi ordinato di aspettarmi, in salotto, nudo, a quattro zampe e con gli occhi chiusi. I minuti passavano lenti nell’attesa mentre, senza vestiti aumentava la mia sensazione di vulnerabilità. Lei, si faceva attendere ma io, diligente, rimanevo inerte ad occhi chiusi. Sentivo ogni movimento nelle altre stanze e, secondo dopo secondo, sentivo che la tensione si trasformava in attesa. Era la prima volta, per me, da vero schiavo sessuale ed era strana quella sensazione di trasformazione. Poi, finalmente, ho sentito i suoi passi avvicinarsi. Mi ha ordinato il silenzio e si è fidata di me che tenessi gli occhi chiusi. Fiducia ben ripagata. La sento girarmi attorno, i tacchi picchiettano eleganti e lenti ad ogni passo, gira attorno e non so cosa pensi di quell’essere umano a quattro zampe e testa bassa. Ogni tanto sento qualcosa di simile ad un piccolo piumino sfiorare il mio corpo. Poi la sento abbassarsi, in prossimità della mia testa, sospiro eccitato ma intimorito. Mi alza leggermente il collo che avvolge con quello che capisco essere un collare. Si allontana un po’ e sento uno strattone, leggero ma abbastanza da farmi un po’ muovere. Mi viene naturale un “oh”. “Ti ho detto di non parlare” e subito sento prima un sibilo e poi un colpo sulla schiena. È una frusta. ” Come ti permetti a disobbedire alla tua Padrona?” ed un altro colpo di frusta. “Forse non sei ancora in grado di servirmi”. Mi sento mortificato per la delusione prodotta, vorrei dire mille cose per giustificare la mia villania ma riesco a proferire solo “mi scusi Padrona”. “Uno schiavo che si scusa, non è un buono schiavo” “si, Padrona”. Ancora non la ho vista, sento solo i suoi tacchi e una sua presenza che riempie la stanza, imponente e totale, ogni molecola d’aria porta con sé il potere straripante della Signora. “Bene, seguimi ma devi starmi sempre dietro” annuisco, “si Padrona” mentre il guinzaglio si tende ed io comincio a seguirla a carponi, come un bravo cagnolino. Mi porta a passeggio per la stanza e sento il pene crescere mentre la seguo diligente. Poi mi riporta al centro della stanza. “Rimettiti a cuccia, bravo cagnolino ” ” grazie, Padrona” asserisco fiero. “Mi hai fatto stancare” e nel mentre avvolge il guinzaglio tra le sue mani, tendendolo al mio collo. Poi, si siede su di me e si fuma una sigaretta. Le mie braccia, dopo qualche minuto, cominciano a tremare leggermente ma sopporto stoico e senza apparente titubanza. Poi si alza. Mi si mette davanti. “Prostati alla tua Dea” “si, Padrona” mi è concesso solo dire mentre dentro di me esplode una sensazione di riconoscenza per avermi dato la possibilità di dimostrare la mia devozione. Allungo le braccia mentre la ma testa si abbassa verso i suoi piedi e comincio a ringraziarla mentre bacio l’unica parte del corpo che è all’altezza della mia bocca, ovvero i suoi piedi, contenuti dalle scarpe. Dopo qualche minuto di prostazione, mi interrompe. Dentro di me sono dispiaciuto, mi trovavo a mio agio a dimostrare la mia venerazione ma non potevo dirlo. “Adesso, puoi guardarmi”. Apro ed alzo gli occhi. Lei si erge di fronte a me, con i suoi tacchi a spillo, le calze a rete ed un body nero lucido con i lacci a chiudere lo spacco tra i seni ed un gonnellino di pizzo leggero. È imperiosa, bellissima e sovrastante. Così, guardata dal basso mi confonde, eccita e, se mai ce ne fosse stato bisogno, ancora di più mi sento sottomesso a Lei. “Adesso basta” e richiudo gli occhi che continuano a vederla nell’immagine che ho fermato. Si avvicina al divano e si siede, sempre tirandomi al guinzaglio, ovviamente. Io ora la seguo deciso, forse anche scodinzolante, probabilmente con lo stesso ardore di un cane che segue la sua Padrona e, come un cane, sono grato per ogni secondo che mi concede del suo tempo. Dal divano mi ordina di mettermi in ginocchio ed eseguo prontamente. “La tua Padrona vuole godere, ne sei capace?” annuisco. Mi prende la testa e la infila tra le sue cosce, senza farmi toccare il suo sesso. “Baciami e leccami”. Comincio a baciare, trattenendo l’eccitazione, con delicatezza ma decisione, assaporando la dolcezza delle sue cosce ed avventurandomi fino al body nella parte che copre la vagina. Ne sento l’odore mentre lecco il tessuto ma nella mia testa non fa differenza perché già la possibilità di essere lì è per me un grande onore. Ogni tanto, mi frusta, ma non smetto di baciare e leccare, neanche mentre sussulto per i suoi colpi. La sento anche toccarsi il seno fino a quando, pochi minuti dopo, mi tira il guinzaglio per allontarmi. “Ora basta, mica vorrai godere al posto mio” “no Padrona” e continuo “grazie per la possibilità che mi ha dato, per me è una gran fortuna potere avvicinarmi a Lei e che mi sia concesso il contatto con qualunque parte del suo prezioso ed inarrivabile corpo. Grazie, le sono devoto per questa possibilità ” “quale possibilità? Illuso cagnolino, sei solo un mio schiavo. Sono io che avevo voglia e ti usato per quello che sei, un semplice giocattolo” Mi lascia con la testa tra le due cosce ma sospeso senza nessun contatto. Mi tiene la testa tra le mani. “Ripeti” “si Padrona” “tu sei mia proprietà ” “io sono sua proprietà ” mi tira uno schiaffetto “più forte, più deciso, schiavo!” “Io sono sua proprietà ” con un tono decisamente più convinto. “Appartieni solo a me” “appartengo solo a lei” “tutti e due!” ” Io sono sua proprietà, appartengo solo a lei” “ed obbedirai a tutto ciò che ti verrà chiesto” “io sono sua proprietà, appartengo solo a Lei ed obbedirò a tutto ciò che verrà chiesto ” “bene, ripetilo, forte e chiaro, scandisci!” Ripeto e così per altre tre volte, come richiesto ed ogni volta la convinzione aumentava fino a sentire quasi una sorta di gratitudine per avermi scelto come schiavo. Si alza e sono costretto a seguirla. “Torna a cuccia” poi un attimo di pausa e sento i suoi tacchi premere sui miei fianchi prima e sulla schiena poi. “Sdraiati, mani avanti” eseguo ed ora, i suoi tacchi, uno alla volta, sprofondano su tutto il mio corpo. Il dolore si trasforma in piacere, il pene diventa turgido , gemo e sospiro ad ogni pressione. La immagino eretta e sovrastante su di me mentre vede la mia carne piegarsi alle due pressioni, con la frusta in mano pronta a punire ogni mia mancanza. “Ora mettiti a quattro zampe, come il cane che sei, ma con le zampe dietro belle divaricate.” “Si, Padrona “. Mi metto a quattro zampe e divarico le cosce, come mi ha ordinato. Scompare, la sento armeggiare e ritorna. Posa vicino a me degli oggetti. Si sposta dietro di me e comincia a tirare degli schiaffi al sedere, sempre più forti. Sussulto, gemo. “Ti piace eh, mio schiavo” “si…si Pad” la parola mi si interrompe sotto un colpo della sua frusta. Ora la sento prendere un oggetto e subito dopo, quell’oggetto lo sento vibrare per un attimo prima di essere spento. Lei torna dietro di me, mentre ogni tanto, continua alternativamente, a schiaffeggiarmi e frustarmi. (continua)



scusa, al quarto sono bloccato!
ti ringrazio, mi fa molto piacere sapere che ti sia piaciuto! il secondo capitolo l'ho completato. nel terzo sono bloccato.…
ne ho scritti altri con altri nick...spero ti piacciano altrettanto.
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Ti ho scritto, mia Musa....attendo Tue...