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Racconti di Dominazione

Alessandra, la schiava inconsapevole

By 25 Febbraio 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

Giuliano era sempre stato feticista. Sin dai suoi primi ricordi di infanzia coltivava quel segreto dentro di sé. Provava piacere nell’essere calpestato, sminuito, degradato. Non aveva mai capito il perché di questa sua fantasia che lo portava a sognare in disparte dagli altri e lo avvolgeva in un mondo che credeva speciale.
Durante i primi anni della sua adolescenza, questa fantasia si concentrò esclusivamente sui piedi femminili e cominciò a crescere in lui una forte dicotomia relazionale: da una parte c’era il suo lato pubblico, quello di ragazzo dal carattere forte ed estroverso, dall’altra, in privato, sognava di essere sottomesso da quelle stesse ragazze con cui fra gli altri scherzava.
Col passare del tempo questa mania per i piedi divenne un’ossessione, un ossessione difficile da sopportare e da giustificare; dopotutto ne andava di mezzo la sua dignità. Come vivere questa fantasia salvando la faccia? In passato era riuscito a vivere brevi momenti di estasi stando sotto i piedi di qualche amica sua coetanea ma erano sempre stati brevi scherzi o goffi escamotage che gli permettevano di vivere qualche fugace esperienza.
Per mascherare questa esigenza aveva cominciato ad inventare scuse più o meno plausibili imparando, negli anni, a raccontare storie incredibili riuscendo a renderle verosimili grazie alla dovizia di particolari e sicuramente all’ingenuità di alcune sue coetanee.
La grande svolta, che avrebbe a lungo segnato la sua vita, avvenne quando aveva 19 anni e conobbe Roberta, una ragazza appena più giovane di lui, bellissima, solare, determinata, con un forte ego ma altrettanto dolce. Giuliano se ne innamorò in un batter d’occhio senza esserne in un primo momento ricambiato. Gli ci vollero quattro mesi di corteggiamento più o meno serrato per riuscire a ottenere le sue attenzioni e mettercisi insieme.
Fra Roberta e Giuliano l’amore era idilliaco, come spesso &egrave l’amore a 19 anni: spensierato, timido e viscerale, fatto di promesse e di sogni. Tutto andava per il meglio fintanto che i sogni non furono pronti a lasciar spazio ad un altro tipo di desiderio. E su questo piano, come potrete immaginare, le strade dei due correvano su due rotaie che non si sarebbero mai veramente incontrate.

Per Roberta, Giuliano era affascinante, determinato, tre spanne avanti ai suoi coetanei e la faceva sentire la donna più speciale di tutto il pianeta. Roberta, per una ragione che non &egrave mai stata chiara, prendeva per oro colato tutto quello che Giuliano le diceva (e gliene raccontava tante di storie incredibili!). Giusto per farvi capire il vello, lui, durante i mesi di corteggiamento, convinto di risultarle più interessante, l’aveva persuasa di essere telepatico e di riuscire a percepire le emozioni delle persone che lo circondavano. Badate, le emozioni, non i pensieri (per non essere facilmente sbugiardato). Non sto qui a raccontarvi tutti i dettagli perché ci vorrebbero pagine e pagine solo per questo e so che vi aspettate altro da questo racconto quindi vi basti sapere che, dopo qualche mese di relazione, lui le disse di essere in grado, creando ponti mentali grazie alle sue doti telepatiche, di far sognare alle persone che la avevano indispettita o che realmente odiava, di trovarsi ai suoi piedi costrette ad obbedire ad ogni suo ordine. Ovviamente, per fare questo occorreva un ‘tramite’, qualcuno cio&egrave che, attraverso un’operazione di autoipnosi, si sarebbe trasformato nella parte subcosciente della persona da lei desiderata e le avrebbe obbedito in tutto e per tutto. Finita la ‘seduta’ al suo risveglio, questo ‘fantoccio telepatico’ non avrebbe ricordato nulla di quanto fattogli fare da Roberta. Riuscite ad indovinare chi mai potesse essere questo ‘fantoccio’?
Bravi, indovinato!
E la cosa incredibilmente meravigliosa (o terribile, dipende dai punti di vista) era che tanto lui desiderava essere sottomesso salvando la faccia, tanto lei desiderava umiliare alcune persone e sapere che avrebbe potuto farlo senza torcere un capello al suo amato le diede un grande entusiasmo.

Continua… ovviamente
Roberta: ‘E tu la vuoi invitare alla festa sabato prossimo? La odio!’
Giuliano: ‘Ma amore, ma perché? Ci sono stato assieme nemmeno un mese ed era prima di conoscerti!’
R: ‘Sì, lo so, ma ‘ potessi averla sotto i piedi ‘ grrrrrrr!!!’
G: ‘Cos’hai detto??’
R: ‘beh, sì, che se quella cosa che mi hai detto di quella sperimentazione di cui ti occupi &egrave fattibile anche senza bisogno di macchinari o altro, mi piacerebbe averla sotto i piedi’.
G: ‘Beh, ma povera Ale, non ha nessuna colpa’ ‘ diabolicamente studiata per accrescere la sua rabbia e la voglia di fare la cosa ‘ ‘e poi non so se posso farlo senza il permesso del collettivo’.
R: ‘ E tu pure la difendi? Guarda, per sabato o c’&egrave lei oppure io, scegli tu!’
G: ‘Pronto’? Pronto’?’

La situazione aveva preso una svolta decisamente interessante: Giuliano poteva veder soddisfatta la sua voglia ed allo stesso tempo quella di Roberta. Così, il giorno dopo, quando lei andò a casa sua, dopo i baci e le tenerezze che accompagnano la pace dopo un litigio lui, buttandola lì come per caso, le disse: ‘guarda che ho chiesto per quella cosa ‘ se ti va abbiamo carta bianca’.
R: ‘Sul serio? Posso averla?’
G: ‘Puoi farle quello che vuoi e lei lo sognerà la notte successiva. Solo attenta che non puoi farle fare cose che ledano la sua integrità fisica e se ti dice la frase ‘non sono autorizzata a farlo’ sai che quello &egrave il segnale di un limite che non può essere superato’.
R: ‘A dire il vero non so se me la sento, dopotutto &egrave comunque un essere umano, non so se sia giusto che io le metta i piedi in faccia, le sputi o chissà cosa potrei farle se mi fa innervosire’.
G: ‘Ti capisco e hai ragione, &egrave una cosa che serve a liberare la rabbia repressa, quella che se viene messa da parte poi si accumula e porta ad esaurimenti e ad altri eccessi. Fai bene a fare ciò che hai voglia di fare, non &egrave una cosa che fai per me, &egrave solo per te. Ah, comunque, tieni presente che tutto quello che tu farai non sarà fatto a lei e che ne conserverà solo una memoria onirica quindi”
R: ‘Uhm’ sì &egrave vero, comunque preferisco pensarci su”
G: ‘Certo amore, comunque basta parlare di lei, dov’eravamo rimasti?’
R: ‘Qui’- disse lei baciandolo ‘ ‘comunque, ho cambiato idea, preferisco che venga sabato, voglio vedere come si comporta con te!’

Inutile dire che durante la festa Giuliano fece di tutto per stuzzicare Alessandra con sguardi o battute che, se vedute da Roberta, sarebbero state causa di sacrosante rimostranze da parte di lei. Ma Roberta non si accorse del provocatore ma solo delle reazioni della povera inconsapevole vittima. E così, dopo la serata. la mattina dopo facendo colazione:

R: ‘Quella &egrave proprio una troia! Una brutta troia! Hai visto come ti guardava ieri? Pendeva dalle tue labbra!’
G: ‘Ma figurati! Sei la solita esagerata, non abbiamo nemmeno parlato tanto io e lei”
R: ‘Ma figurati??? E ci sarebbe pure mancato che vi appartaste a parlare! Ma mi prendi in giro?’
G: ‘Ma no amore &egrave solo che”
R: ‘&egrave solo che un cazzo!!! Adesso me la dai per terra e ci penso io!’
G: ‘Ma figurati! Ci manca solo che ti dia sotto i piedi una che non ti ha fatto nulla! Incazzata come sei me la distruggi poverina ahahah’
R: ‘Forse non mi hai capito: la voglio distruggere, voglio che viva l’umiliazione di stare sotto ai miei piedi, che mi veda bene in faccia mentre il punto più basso del mio corpo tocca il punto più alto del suo!’
G: ‘Cavolo amore, dici sul serio! Va bene, se &egrave questo che vuoi, ora te la do! Lasciami predisporre le cose.’
R: ‘Ok, come funziona? Cosa devo fare? Come faccio a sapere quando c’&egrave lei e tu no? Non voglio rischiare di fare nulla a te!’
G: ‘Non preoccuparti, allora, &egrave semplice: io mi sdraio per terra e sopra di me, all’altezza della mia pancia tu metti quella sedia in modo che tu sia comodamente sopra di lei e puoi metterle i piedi sul petto o sulla faccia senza problemi. Saprai che al posto mio c’&egrave la sua parte subconscia quando mi vedrai fare un sussulto aprendo gli occhi e mi vedrai spaesato; da quel momento in poi sarete voi due e lei &egrave obbligata a fare tutto quello che tu le dici salvo ordini troppo rischiosi’.
R: ‘Ok, allora procediamo!’

Giuliano si sdraia a terra e Roberta, adagiando la sedia con le zampe a cavallo dell’addome sopra il suo corpo vi si accomoda e attende qualche istante finché ‘

Alessandra: ‘Cosa ‘? Dove ‘? Chi ‘?’
R: ‘Buongiorno, ti sei svegliata? Dormito bene?’
A: ‘Ma che diavolo ‘? Chi sei? Dove sono?’
R: ‘Bla bla bla ‘ quante domande ‘ lo sai che sei fastidiosa? Hai una voce piagnucolante!’ E dicendo questo sposta i piedi dai lati del corpo del ‘fantoccio’ e li adagia sul petto di ‘Alessandra’ sporgendosi in avanti per vedere il viso della sventurata a terra quasi nascosto ora dalle sue ginocchia. Ovviamente, nel fare questo, la pressione sul petto di lei sotto la punta dei piedi di Roberta aumenta.
A: ‘Tu sei la tipa di Giul’ Agh.. Agh’ cosa stai facendo? Pesi! Levami quelle scarpacce di dosso!’
R: ‘La tipa? Tipa sarà tua madre! Io ho il mio nome e sono la fidanzata di Giuliano semmai!
A: ‘ Va beh, sì, ti chiami Rob ”
R: ‘Shh, – tappandole la bocca con la suola della scarpa ‘ ‘non sei degna di pronunciare il mio nome! Vediamo, come mi puoi chiamare? Sai, non ne ho idea ‘ facciamo così, non chiamarmi e basta e se proprio devi rivolgerti a me dammi del Lei ma cerca di non fiatare, la tua voce mi &egrave sgradita!
A: ‘Ummmm ‘ Ummmm ”
R: ‘E va bene, visto che &egrave la prima volta facciamo un po’ di conversazione ‘ poi non dire che non sono buona. Eh? Ahahahahah’ E dicendo questo, senza sollevare la suola, trascinò la scarpa dalla bocca fino al stomaco della sottomessa affianco all’altro piede e con un sorriso angelico e canzonatorio proseguì ‘Dimmi, che c’&egrave? Perché ti agiti?’
A: ‘Va bene dai, ho capito, tu e quello stronzo di Giuliano vi siete divertiti abbastanza, devo essermi ubriacata parecchio e mi avete legata qua ed ora sto giochino che non fa affatto ridere, può terminare dai!
R: ‘Oh, merdina, calma con le offese! Giuliano non lo chiami in quel modo e poi, se credi che sia uno scherzo, perché non ti ribelli e provi ad uscire da lì sotto?’
A: ‘ perché &egrave come se fossi paralizzata, non riesco a fare i movimenti che vorrei. Cosa mi avete dato?’
R: ‘Tesoro, non sei paralizzata. Scommettiamo che se ti dico di fare qualcosa mi obbedisci alla lettera?’
A: ‘Ma tu sei fuori di testa! Che tu possa avermi incastrata qui passi, ma che io ti obbedisca, questo MAI!
R: ‘Ah no?’- visibilmente divertita ‘ ‘ allora bacia la punta della mia scarpa, da brava’ ‘ e così dicendo porge la punta del suo gambaletto a pochi centimetri dalla bocca di lei.
Alessandra, come spinta da una forza esterna, avvicina le labbra alla calzatura della sua aguzzina e, con una smorfia di disgusto, la bacia con devozione. Dopo alcuni secondi, che per Ale sembrarono eterni, fu Roberta ad allontanare la scarpa dalle labbra della sua schiava.
R: ‘ti ho detto di baciarla non di farci l’amore! Mio Dio, &egrave una scarpa mica Banderas, non hai un briciolo di amor proprio? Ahahahahah’
A: ‘Come hai fatto? Come ci sei riuscita? Io non volevo’ sei’ sei’ sei una TROIA!!!
R: ‘ No no no no’ non ci siamo! Come mi hai chiamata? TROIA? A me?? A me troia?? A me che volevo instaurare un rapporto amichevole con te? Mi deludi lurido lombrico della società! Sai cosa fai ora per cominciare a mostrare un poco di rammarico? Tiri fuori la lingua e guai a te se la ritiri dentro!
A: ‘No, per piacere’ &egrave stato un impeto.. io non”
R: ‘MUOVITI! Non ti ho chiesto un favore, ti ho dato un ordine!
Istantaneamente la lingua uscì dalle labbra e gli occhi di Ale si sgranarono a fissare la punta di quella lingua che ora, contro la sua stessa volontà, si ergeva sopra la punta del suo naso.
R: ‘Brava Alessandra, lo vedi che quando ti applichi, anche tu ” ‘ disse sfottendola ‘ ‘Ora, se tu non mi avessi offesa, te l’avrei risparmiata questa ma ‘ visto che hai la lingua fuori e che io ho un pezzetto di carta attaccato alla suola da stamattina, cosa ne dici di leccarmelo via? Da brava dai ‘ lecca! E così dicendo appoggiò la suola alla lingua della sventurata che istintivamente chiuse gli occhi e cominciò a leccare.
R: ‘Apri gli occhi, voglio che ti concentri mentre fai il tuo lavoro! Ahahah. E muoviti, non voglio restare con te tutto il giorno! Ho altri progetti col mio Giuliano ahahah! Puoi aiutarti coi denti vah, raschia via la carta ma povera te se mi rovini la suola!’
Dopo una decina di minuti Roberta si stancò della sua preda e le disse ‘per oggi te ne puoi andare ma, ricorda, posso tornare da un momento all’altro ogni volta che vorrò. Ti conviene non farmi incazzare!’
A: ‘Si pad’ Si, come vuole!’
R: ‘Bravaaaaaaa, come mi hai chiamata? Padrona???? Mi piaceeeee! E allora, visto che sei stata così brava, anche io ti battezzerò oggi, d’ora in poi il tuo nome sarà BT, Brutta Troia! Ti piace?’
Proprio mentre stava per rispondere di sì anche se un groviglio di rabbia, disprezzo e disgusto nei suoi occhi voleva far credere alla sua padrona di no, un nuovo sussulto pervase il corpo del fantoccio che cadde in un apparente stato di trans. Roberta sapeva che quello era il segnale che Giuliano stava per riprendere il controllo del proprio corpo e gli tolse i piedi e la sedia di dosso.

Al suo ‘risveglio’ Giuliano trovò Roberta con un sorriso che non le aveva mai visto stampato sul volto. Era divertita ed eccitata ma lei questo ancora non lo sapeva e le ci sarebbe voluto un po’ per rendersene conto.

Continua… Roberta era in piedi accanto al suo ragazzo che stava riprendendo velocemente coscienza. Era confusa e imbarazzata. Non sapeva fino a che punto dare credito a tutta quella storia. Sì, &egrave vero, aveva creduto alla sua teoria del collegamento telepatico fra gli esseri umani e che lui potesse fare da tramite fra una persona ed un’altra ma’ quello che avevano appena fatto andava oltre; era dannatamente concreto e tangibile. Aveva appena visto la faccia del suo ragazzo sparire sotto le sue scarpe e la sua lingua ne aveva appena lucidato le suole. Questa non era telepatia! Eppure non riusciva a non credergli.
Lo osservava rialzarsi e aspettava che fosse lui a rompere quel momento di empasse.
Quasi riuscisse veramente a leggere i suoi pensieri, Giuliano, sedendosi sul divano a fianco alla sedia su cui Roberta sedeva fino a pochi istanti prima, con un sorriso rassicurante le chiese: ‘Com’&egrave andata? Sei riuscita a dirle qualcosa? La prima volta &egrave molto difficile riuscire a scindere il volto del tramite da quella della vittima’.
Tutti i pensieri e le emozioni di Roberta a quel punto condensarono nello stupore.
R: ‘Vuoi dirmi che davvero non sai cosa &egrave successo? Non ricordi nulla di quello che le ho appena fatto fare?’
G: ‘No! Te l’ho detto, quando entro in quello stato di trans per far posto al subconscio della vittima nella mia mente, la parte cosciente di me &egrave addormentata. Perché io possa avere memoria di quello che avviene ci vorrebbe uno sforzo in più che io non ho ancora imparato a fare.’

Ora, personalmente non ho mai capito questo stratagemma dialettico del raccontare una balla colossale e, per renderla credibile, negarne una piccola parte di modo che, l’interlocutore (chiaramente un po’ ingenuo), venga tratto in inganno dall’apparente onestà dell’imbroglione. Comunque, come da copione, lo stratagemma funzionò e Roberta si sciolse e su di lei prevalsero emozioni di narcisismo e trionfo.

R: ‘&egrave incredibile’ ‘ cominciò a raccontare per ragguagliare il suo ragazzo ‘ ‘lei era lì, inerme ai miei piedi e credeva che fosse tutto uno scherzo. Avresti dovuto vedere il suo sguardo quando ha capito che doveva obbedire anche contro la sua volontà! Stupendo!’
G: ‘Beh, sei stata brava, normalmente, alla prima volta, le persone non riescono a fare molto; non riescono a scindere la persona che conoscono dalla vittima e a mala pena ci parlano. Cosa le hai fatto fare?’
R: ‘In realtà non &egrave stato difficile capire quando te ne sei andato: il ‘fantoccio’, dopo il sussulto che hai avuto, aveva uno sguardo vitreo, perso nel vuoto e subito dopo, quando &egrave arrivata Alessandra, aveva gli occhi terrorizzati. Credimi, di tuo non c’era più nulla, non &egrave stato difficile!’
G: ‘Wow, complimenti! E che &egrave successo? Siete state assieme per quasi venti minuti, non &egrave poco per essere la prima volta.’
R: ‘&egrave stato divertente, soprattutto vedere la sua espressione terrorizzata, le facce di disgusto e di odio impotente che mi lanciava. Le ho fatto baciare la punta della scarpa prendendola pure per il culo mentre lo faceva.’
G: ‘Ahahahah, e lei?’
R: ‘Una furia, ahahah, ha cercato di ribellarsi e mi ha dato della troia. Al che le ho voluto far vedere chi comandava e le ho fatto leccare la suola. Dovevi vedere la sua espressione ahahah, che figata!’
G: ‘La suola hai detto? Ma che schifo! Ahahah! Comunque, scusami, non te lo avevo detto perché non avrei mai immaginato che saresti arrivata a questo punto così in fretta ma, devi avvisarmi se prevedi di farle ingerire o leccare qualcosa di potenzialmente nocivo.’
R: ‘Scusami, non dovevo?’
G: ‘No, figurati, solo che, per quanto tu abbia il subconscio di Alessandra a tua disposizione, il corpo resta sempre il mio e devo proteggerlo. Nel senso: se le dai un pugno in un occhio, lei lo sogna, certo, ma l’occhio nero poi ce l’ho io, non lei. Quindi, se ingerisce qualcosa, &egrave il mio corpo che la metabolizza.’
R: ‘Scusami amore!!! Non ci avevo pensato lì su due piedi (ahah) ma in effetti me l’ero chiesto mentre ti stavi risvegliando. Non lo farò più. Scusami tanto, mi sono fatta prendere la mano.’
G: ‘Non devi scusarti. Proprio per questo il collettivo ci rifornisce di apposite pastiglie che, in sostanza, sciogliendosi vanno ad impermeabilizzare tutto l’apparato digerente di chi le assume dalla bocca all’ano proteggendo il fisico da sostanze mediamente tossiche. Ovviamente questa non funziona con veleni o altre sostanze più nocive ma, per tutto il resto puoi fare ciò che ti pare basta che mi avvisi prima.’
R: ‘Ma &egrave sbalorditivo! Quindi, grazie a questa pastiglia posso obbligare Alessandra a leccarmi le suole finché mi pare?’
G: ‘Assolutamente sì, puoi fare quello che ti pare e vedo che la cosa non ti dispiace eheh”
R: ‘No, affatto! &egrave fantastico!! Me la ridai subito?’
G: ‘Ehi ehi’ quanta fretta’ non posso ridartela adesso, sono stanco e ci vuole una gran dose di concentrazione per riuscire ad effettuare il collegamento. Facciamo la prossima volta da te?’
R: ‘Uff’ va bene’ allora mi preparo meglio pensando a qualche tortura nuova da farle fare.’
G: ‘Bene! Ma che ne dici se adesso mettessimo da parte la mia ex e la tua perfidia e facessimo qualcosa di più interessante?’

La domenica dei due piccioncini trascorse serena e veloce. Verso sera lei dovette tornare a casa a preparare un’interrogazione di greco (quell’anno avrebbe avuto la maturità e nonostante fosse molto brava a scuola non voleva vivere di rendita) e lui aveva una revisione di Laboratorio di lì a due giorni (era al primo anno di Architettura). Tuttavia quella sera Giuliano non disegnò un granché; ritornava con la mente (diciamo con quella’) ai momenti salienti della ‘seduta’ fra Roberta ed Alessandra. Il sadismo e il divertimento che trasparivano dagli occhi della sua ragazza lo eccitavano sempre di più.
Durante la settimana i due si incontrarono un paio di volte per un giretto in centro e un caff&egrave e solo sporadicamente fecero accenno all’accaduto ma convennero entrambe che durante il weekend, mentre i genitori di lei sarebbero stati fuori città, la povera Alessandra ne avrebbe viste di cotte e di crude! Ed infatti, il sabato successivo, quando Giuliano andò a casa di Roberta, dopo un pranzetto prelibato e qualche effusione, lei gli disse: ‘Ho pensato ad alcune cosette simpatiche per la tua cara Alessandra’ che ne dici di darmela ora?’
Quelle parole risuonarono come un coro angelico alle orecchie del ragazzo che non se lo fece ripetere due volte ma, senza manifestare tutto il suo entusiasmo (non voleva far capire quanto lui fosse eccitato dalla cosa per non alimentare sospetti) disse semplicemente: ‘Ahah’ ci stai prendendo gusto eh? Va bene dai, te la do per 10 minuti!’
R: ‘Amore, me la lasci un po’ di più? Magari mi stufo anche prima ma’ sai com’&egrave’ poi sarai stanco e non me la potrai ridare”
G: Ok dai, facciamo così, quando sei stufa e la vuoi cacciare dici la frase ‘vattene, mi hai stufata’ e con quella programmo il mio risveglio. Ok?’
R: ‘Fantastico! Hai preso quella pastiglia?’
G: ‘Sì, prima di venire qui. Dove vuoi che ci mettiamo?
R: ‘Benissimo! Per me anche qui in cucina, tanto siamo soli.’
Giuliano si stese sotto la sedia su cui era seduta Roberta con la testa sotto al tavolo su cui fino a poco fa stavano mangiando assieme e sul quale la splendida aguzzina stava accingendosi a bere il caff&egrave. I due si salutarono e lui si mise in posizione e in 3′ 2′ 1′ puff!

Alessandra: ‘Cosa ‘? Dove ‘? Ancora ‘?’
Roberta: ‘Ma ciaoooo cara! Come stai? Ti sono mancata?’ Disse guardandola dall’alto, nello spazio fra le sue gambe ed il tavolo ed appoggiando entrambe i piedi sul seno di lei. ‘Sai, le scarpe sono abbastanza pulite e purtroppo non serve che tu me le lecchi anche se so che ti piacerebbe eheheh’ poi mi fanno un po’ male i piedi, cosa ne dici di togliermi queste Nike e farmi un bel massaggio?’
A: ‘Ancora tu? Ma come’? Cosa’? Non puoi!
R: ‘Eh ma che palle! Cosa sei un disco rotto?? Ogni volta Chi??? Cosa??? Come???’ Disse facendole il verso. ‘Senti, forse ho sbagliato approccio, non ti sto chiedendo una cortesia, ti sto dicendo quello che devi fare. Ti sei dimenticata dell’altra volta? Lo sai che tanto, volente o nolente finirai con l’obbedirmi, ti conviene non farmi incazzare e magari ti puoi risparmiare qualcosa di peggio. Dopotutto l’avrai capito ormai no? Ho io il coltello dalla parte del manico!’
A: ‘Mi’ mi’ mi scusi, faccio subito’ disse il fantoccio simulando una triste e spaventata rassegnazione.
R: ‘Oh’ brava, lo vedi che sai darmi qualche soddisfazione dopo tutto? Su, muoviti! Con dolcezza mi raccomando che non sono mica una tua amica che sarà sicuramente abituata ai tuoi modi villani!
Alessandra cominciò a slacciare i lacci della scarpa sinistra alla sua padrona quando lei, senza nemmeno più guardarla in faccia ma leggendo alcuni sms sul cellulare, la interruppe.
R: ‘Smettila, hai proprio dei modi da plebea! Ma dove sei cresciuta, al mercato? Usa i denti va là ma povera te se mi rovini le scarpe!’
La sventurata proseguì il lavoro iniziato prendendo in bocca un laccio e cominciando a tirare con la testa. L’operazione venne resa più semplice da Roberta che, in un atto di grande gentilezza, collaborò tirando la scarpa e permettendo al nodo di sciogliersi. Eseguito il lavoro su entrambe le scarpe, la padrona le intimo di aprire bene la bocca. Quando questa fu ben spalancata, Roberta vi infilo il tacco appoggiandolo sulla dentatura inferiore della sottomessa e cominciò a far leva su di essa per togliersi la prima scarpa proprio come normalmente si fa usando una scarpa sull’altra.
A: ‘Uhmmm’ Agh’. Pa’r..na’ agh”
R: ‘Taci e cerca di collaborare! Tutto io devo fare??’
In breve le scarpe furono tolte e il volto di Ale usato come comodo poggiapiedi mentre Roberta cominciava a sorseggiare il suo caff&egrave. Dopo qualche minuto di silenzio, Roberta si rivolse a quella che oramai poteva definirsi a pieno titolo la sua schiava: ‘Ma che maleducata che sono! Non ti ho nemmeno chiesto se vuoi un goccio di caff&egrave! Io son qui che me lo sto gustando e ce n’&egrave in abbondanza! Scusami, ne vuoi un po’?’
A: ‘Sarebbe davvero così gentile, grazie, grazie davvero, non mi aspettavo questa gentilezza da parte Sua’. Rispose ingenuamente.
R: ‘Cosa vorresti dire?’ ‘ cogliendo la palla al balzo ‘ ‘Che sono una cafona? Una villana e che tu non ti aspettavi che fossi gentile? Ma chi ti credi di essere??? Ma guarda te! Una cerca di essere gentile e questa parodia umana si permette di rispondere a malo modo! Sai che c’&egrave? Mi hai fatto incazzare e ora il caff&egrave me lo bevo da sola!’
A: ‘Ma no Padrona!! Non intendevo questo, mi perdoni, intendevo solo che dal momento che sta scherzando e mi tiene le sue estremità sul corpo, non mi aspettavo che mi avrebbe offerto il caff&egrave!’
R: ‘Alessandra’ povera cara’ cominciamo a chiamare le cose col proprio nome: non sono estremità sono piedi e non te li sto mettendo sul corpo bensì in faccia e vedi bene che non sto scherzando ma mi sto divertendo un mondo ad usarti come mio zerbino. &egrave più chiara così la faccenda?’
A: ‘S’Sì Padrona’ rispose sgranando gli occhi e mostrando un espressione di sconfitta e rassegnazione.
R: ‘Ecco brava e siccome hai ricominciato a chiamarmi Padrona, e la cosa ammetto mi diverte, ho deciso di offrirtelo lo stesso il caff&egrave. Non sono magnanima?
A: ‘Sì Padrona, grazie, Lei &egrave gentilissima’
R: ‘Beh, non esagerare adesso, sono ancora incazzata per quello che mi hai detto quindi lo berrai come voglio io ahahah’ e dicendo questo spostò i piedi sul petto della derelitta e dopo aver ingerito un bel sorso di caff&egrave, si avvicinò chinandosi sotto il tavolo al volto di lei. Con un cenno le fece capire che doveva aprire la bocca ‘ cosa che Ale fece senza indugiare un mezzo secondo ‘ e appena questa fu spalancata, Roberta trattenendo con le mani i suoi lunghi capelli dietro le spalle per evitare che le ostacolassero l’azione, ci sputò lentamente dentro tutto il caff&egrave che aveva in bocca.
Mentre il caff&egrave passava dalla bocca della Padrona alla sua, Alessandra incrociò lo sguardo di Roberta che si fissò sul suo. Durante quella manciata di secondi, in quell’incrocio di sguardi furono dette molte più cose di quante se ne possano esprimere in un’ora di conversazione o in capitoli e capitoli di racconto! I ruoli erano adesso chiari ad entrambe: lei era la Padrona e Alessandra la Schiava! Il godimento che Roberta provava nel decidere quanto a lungo prolungare quell’agonia, regolando il getto dello sputo, non aveva riscontro fra le sensazioni che ricordava di aver vissuto. Alessandra, dal canto suo, percepiva quel godimento e, al contempo, la sua umiliazione.
Quando il caff&egrave finì, Alessandra non si mosse. Era impietrita con la bocca ancora aperta e il licquido dentro che vi ristagnava.
R: ‘Ahah, che buffa che sei, ma cosa aspetti? Che si freddi ancora di più? Guarda che non &egrave buono il caff&egrave raffreddato, puoi ingoiarlo se stai attendendo un mio ordine per farlo!’
Manifestando un grande sforzo e un grugnito di rabbia, Ale deglutì il caff&egrave gentilmente offertole mentre, la padroncina venne distratta dallo squillare del cellulare. Portando i piedi sul volto della serva, rispose: ‘Pronto?’
Giovanna: ‘Pronto Roby, che fai? Sei con Giuliano?’
R: ‘Ciao Gio, sì, &egrave in garage che mi sistema la bici’ – Disse cominciando quasi inavvertitamente a giocherellare con quella faccia sotto ai suoi piedi. ‘ ‘Dimmi, mi chiami per stasera?’ ‘ e mentre ascoltava la risposta, coprendo il microfono del telefono con la mano ordinò: ‘toglimi i calzini e massaggiami i piedi!’ e senza dire altro riprese ad ignorarla e a conversare con l’amica.
G: ‘Si, Alberto ed io volevamo andare al cinema, vi andrebbe? So che eravamo rimasti per vederci anche con Monica Checco e Sara, che dici, li senti tu?
R: ‘Al cinema? Che fanno? Sì, l’idea mi va e credo che vada bene anche a Giù. Lui voleva andare a vedere Enigma che &egrave uscito ieri’
G: ‘Sì, piace anche a me anche se Alberto proponeva The experiment!
R: ‘Che roba &egrave?
G: ‘Boh, da quello che ho capito la storia di un gruppo di persone divise, per un esperimento, in due gruppi: guardie e carcerati. Le guardie devono vigilare sui carcerati e possono far fare loro tutto quello che vogliono. Pare però che la cosa piaccia troppo alle guardie e la cosa sfugga di mano’ Non so, può essere carino come una cagata colossale.
Roberta nel sentire quella trama sì ricordò improvvisamente di avere ancora sotto di sé Alessandra e fu colpita dalla disinvoltura con cui le veniva spontaneo usarla.
G: ” ehi’ pronto’ Roby, ci sei?’
R: ‘Ehi, scusa, prendeva male il cell’ Per stasera noi ci siamo ma, puoi sentire tu gli altri? Io e Giù abbiamo un po’ di robe da sistemare e non vorrei che Monica mi attaccasse un bottone eterno ahah”
G: ‘Sì Monica’. Come no!? Cosa dovete fare voi due piuttosto’?’
R: ‘Ma dai’ ma cosa dici ahah’ comunque’.’
Mentre la telefonata con Giovanna proseguiva, Roberta di tanto in abbassava lo sguardo sotto al tavolo ad osservare quel capolavoro di supremazia che riusciva ad esercitare sulla miserabile rivale. Ad un certo punto le tolse il piede che stava massaggiando dalla mano e, sempre ascoltando l’amica, con un semplice cenno del dito le fece capire di tirare fuori la lingua cosa che la serva fece.
Mentre la Padrona continuava a chiacchierare al telefono facendosi massaggiare i piedi dalla sua lingua ignorandola completamente, Alessandra fu sorpresa nel constatare con quanta facilità la ragazza del suo ex avesse iniziato a trattarla come un semplice oggetto. All’inizio pensava che lei la odiasse per una questione di gelosia, poi addirittura che volesse solo divertirsi col suo ragazzo alle sue spalle. Iniziava invece a rendersi conto che quella ragazza non stava facendo tutto questo per compiacere Giuliano, c’era qualcosa di più; ci stava prendendo gusto! Le piaceva comandare, e molto anche!
Improvvisamente un calcio non troppo forte la richiamo dai suoi pensieri. Non si era resa conto che aveva smesso di leccare i piedi alla sua aguzzina la quale, con quel semplice gesto le stava intimando di ricominciare.
Quando Roberta riagganciò, scostò la sedia dal tavolo in modo da vedere meglio il suo zerbino vivente. ‘perché hai smesso di leccarmi i piedi? Chi ti ha dato il permesso di smettere? Credevi che solo perché ero al telefono non me ne sarei accorta?’
A: ‘No mia Signora, il fatto &egrave che avevo la lingua secca e anche adesso non ce la faccio più a continuare”
R: ‘Ah &egrave così? Allora facciamo così, vieni qui con la testa fra le mie gambe e apri la bocca su’.
La disgraziata, che intuiva cosa stesse passando per la testa alla sua padrona, sollevò il suo busto da terra e raggiunse le cosce di Roberta che le strinse attorno al suo viso immobilizzandola.
R: ‘Apri bocca’ e cominciò una piccola tortura psicologica: stava sì per sputarle in bocca ma faceva scendere la saliva molto lentamente e proprio quando Ale era rassegnata a ricevere quel dono, Roberta ritirava su la saliva nella sua bocca. Dopo un paio di volte, la serva chiuse la bocca. La giovane dominatrice, avendo la bocca ormai carica di saliva e non potendo quindi ordinarle verbalmente di aprire la bocca, fece la cosa che più le sembrò naturale, con la punta del piede, facendo pressione con l’alluce sul labbro della schiava, le spalanco la bocca e vi fece colare dentro tutta la saliva accumulata e, sempre con la punta del piede, richiuse la bocca dell’inferiore.
Quel gesto, apparentemente meno pesante rispetto ad altre cose che aveva subito, ebbe su Alessandra un impatto psicologicamente devastante. Stava iniziando a realizzare che più gli incontri con quella donna si intensificavano, sempre più la sua identità scivolava sotto quelle scarpe che l’avevano assoggettata come pioggia che, bagnati gli alberi, i prati e le strade, calpestata viene poi assorbita dal terreno, peggio, raccolta dalla rete idrica urbana e convogliata nelle fogne.
Tutto questo pensare venne improvvisamente interrotto dalla voce della Padrona che disse: ‘Va bene, ora vattene, mi hai stufata’.
Il fantoccio, capì che quello era il segnale e in pochi secondi un brivido ed uno scossone percorsero il corpo a terra e Giuliano pian piano riemerse dalla sua ipnosi.
R: ‘Ehi, ciao! Come va? Mi sono divertita un sacco, lo sai?’
G: ‘Eh, vedo’ dovevi giocarci venti minuti’ &egrave passata più di un’ora!’
R: ‘Un’ora?? Sul serio? Caspita, non me ne sono accorta. Sai mi ha chiamata Giovanna dice se andiamo al cinema con gli altri stasera. Che dici?
G: ‘il cinema va benissimo. Posso solo chiederti una cortesia?
R: ‘?’
G: ‘Mi togli i piedi dallo stomaco? Grazie!’
R: ‘Uh scusa amore’ vieni alzati che ti racconto un po’ cosa le ho fatto ihihih.’

Continua… Erano passate due settimane dall’ultima volta che Roberta aveva ‘usato’ la sua vittima. Durante quel periodo i due morosi si videro sporadicamente. Giuliano doveva preparare i suoi primi esami e lei cominciava a dover fare i conti con l’esame di Stato che, per quanto non fosse ancora alle porte, cominciava a far sentire la sua imminenza disseminando le prime folate di panico ed angoscia fra i liceali dell’ultimo anno e fra questi, per quanto fosse fra le più brave della scuola, anche su di lei.
Quelle due o tre volte che si videro non parlarono della Brutta Troia (così la chiamava lei parlandone con lui), ma solo di loro due e delle ansie che avevano per le prove che di lì a poco avrebbero dovuto affrontare. Passeggiavano per il centro rubandosi qualche rapido bacio per non dare troppo nell’occhio fra la folla o scambiandosi abbracci e baci più languidi fra le giostrine dei bambini, a quell’ora deserte, in qualche parco della città lontano da sguardi indiscreti.
Per quanto fosse feticista, Giuliano in quei giorni non sentiva la mancanza della dominazione. Riusciva finalmente a godersi quelle giornate in serenità con Roberta e poi, aveva notato che dopo le ‘sessioni’, il desiderio sessuale nei confronti della ragazza scemava completamente (e te credo!). Ora, dopo due settimane senza quei giochi, lì al riparo dalla pioggia sotto ad uno scivolo nel parco, a Giuliano prese una voglia quasi irrefrenabile di fare l’amore per la prima volta con Roberta. Lei lo capì e lo strinse a sé. Non dissero nulla. Qualcosa fra le gambe di lui spingeva attraverso i jeans contro il soprabito della ragazza e il respiro accelerato di lei all’orecchio di lui lungo tutto l’abbraccio, comunicavano molto di più di quanto i due ‘ ancora vergini ‘ temessero di dirsi a parole. Stavano assieme da poco e lei non voleva correre e a lui, far la parte dell’uomo comprensivo giovava molto perché non aveva la più pallida idea di cosa e come avrebbe dovuto fare. E poi c’erano i piedi! Quei suoi piedi che gli bastavano per eccitarsi, per toccare il cielo con un dito anche se solo per pochi istanti. Sembrava la situazione perfetta! Lui temeva di far brutta figura e lei di concedersi troppo facilmente. Tutto era catastroficamente perfetto!
Passò ancora qualche giorno e i due, dopo gli esami universitari e i compiti in classe, si rividero con calma a casa di lui.
Giuliano viveva coi suoi, la facoltà di Architettura era nella sua città natale ma, aveva un discreto margine di indipendenza in quanto la casa di famiglia aveva una mansarda staccata dal resto dell’appartamento dove lui faceva spesso cene con gli amici e dove si vedeva regolarmente con Roberta.
Quel giorno lei era uscita da scuola un’ora prima ed era andata direttamente a casa sua. Lui, dal canto suo, non era andato all’università quella mattina ed aveva preparato un bel pranzetto. Quando lei arrivò, fra un bacio e una punzecchiatina qua e là, cominciarono a parlare del più e del meno, di come erano andati gli esami ed i compiti, di chi fra gli amici aveva fatto questo o quello o chi aveva detto una cosa piuttosto che un’altra. Si sedettero a tavola; lui aveva preparato degli spaghetti allo scoglio e, per secondo, dei filetti di San Pietro con carciofi (non c’&egrave che dire, in cucina ci sapeva fare il ragazzo!).
Dopo la scorpacciata, a metà del secondo lei gli disse: ‘non ce la faccio a finire, &egrave tutto buonissimo ma hai cucinato per 8!’
Giuliano: ‘beh, non preoccuparti sarà buono anche domani’ mica cucino così tutti i giorni.’
Roberta: ‘No, però mi spiace che” Non fece in tempo a finire la frase che lui la prese in braccio e la trascinò di peso sul divano.
Cominciarono ad amoreggiare, goffamente devo dire, ma cominciarono finalmente a spogliarsi e ad esplorarsi con tutti i sensi.
Durò poco, lei lo fermò proprio quando lui sentiva che stava per perdere la sua erezione e che i pensieri prendessero il sopravvento sui suoi istinti (un po’ come un bambino che perde l’equilibrio quando si rende conto per la prima volta che sta camminando e inciampa per lo spavento).
R: ‘Scusami, &egrave colpa mia’ non sono sicura che sia una b”
G: ‘Non preoccuparti, ti capisco, non avere fretta. Voglio anch’io che sia speciale per entrambe’.
A lei non pareva vero di aver trovato un ragazzo così tranquillo e comprensivo; il suo ex le faceva vedere i sorci verdi ogni volta che lui cercava di accelerare e lei si tirava indietro.
R: ‘Dai, ti do una mano a sparecchiare che poi, se ti va ci guardiamo un film o usciamo. Mamma mia e chi se la mangia tutta sta roba?’.
G: ‘Potresti darla alla tua cara amica Alessandra” Disse lui fra l’ironico e l’intrigato mentre si stava rimettendo i calzoni.
R: ‘Ahahah, ma sai che &egrave una bella idea?’ – disse forse anche spinta anche lei dal desiderio di cambiare situazione ‘ ‘Ma non il pesce, mi pare troppo prelibato, rischierebbe di piacerle, piuttosto, &egrave rimasta della pasta scondita sul fondo della pentola e sai che io non sopporto gli sprechi ahah’.
Giuliano stava per darle una mano a sparecchiare quando lei lo fermò. ‘Non sparecchiamo, voglio che mi veda ancora seduta a tavola. Non voglio che pensi che &egrave tutta una messa in scena per lei. Me la puoi dare subito?’
G: ‘Sì certo, come no’ però non starci una vita come l’altra volta! (pure il seccato si permette di fare!!) Dove vuoi che mi metta?’
R: ‘con la testa sotto al tavolo incastrato sotto la sedia. Ti spiace se ti metto i piedi già sul petto? Vorrei che quando lei arriva se li trovi già addosso!’
G: ‘Pure? Prego.. fai con tuo comodo’ devo anche cominciare a chiamarti padrona pure io?’
R: ‘Dai, non fare lo scemo!’
G: ‘Ok, certo che puoi e comunque, se ti può interessare, c’&egrave un momento durante il processo di collegamento fra me e Ale, in cui io sono incosciente prima del suo arrivo; dopo lo scossone e prima che io riapra gli occhi’
R: ‘Ah, buono a sapersi! Dai, la tengo poco!’
G: ‘Ok, non preoccuparti, in realtà fa bene anche a me, non te l’ho mai detto ma incanalare le mie energie in questo modo, mi aiuta e togliermi tante onde negative, &egrave per quello che quando torno sono rigenerato ma spossato (se se’ lui un contaballe epico ma lei un aquila eh’)!
R: ‘Ma allora &egrave geniale, &egrave perfetto!!! Come potrei io non prendermi cura del mio Giùgiù??’ Disse mentre si stava già togliendo le scarpe.
G: ‘Sese’ come no? Dai, a dopo’
E di nuovo, come le altre volte, Giuliano si sdraiò per terra, chiuse gli occhi simulando dopo pochi istanti di essere pervaso da uno scossone. Con sua sorpresa sentì qualcosa di soffice schiacciargli leggermente il volto. Erano i piedi di Roberta a cui aveva detto che dopo lo scossone lui non sarebbe stato più cosciente e quindi si stava preparando ad accogliere al meglio la sua vittima prediletta!

Alessandra: ‘Pa’ Padrona? Non vedo nulla!’
R: ‘Oohhh finalmente! Ma che brava, sei riuscita a non salutarmi con la solita pantomima ‘Chi’ Cosa’ Dove” ahahah. Brava! E tutto questo senza nemmeno vedermi in faccia! Vediamo se sai anche indovinare perché non mi vedi!’
A: ‘Suppongo perché ho i suoi piedi sulla faccia che mi coprono gli occhi?’
R: ‘Nooooo, ma allora ha ragione Giù, &egrave vero che non sei completamente cretina!’
Questa affermazione, sicuramente studiata appositamente da Roberta, fece trasalire Alessandra che, in un impeto di rabbia fece per sollevarsi da terra. Ma la dolce aguzzina si divertì a ricalare a terra quell’impertinente testolina schiacciandola sul pavimento. ‘Calma Einstein, ti ho appena fatto un complimento, non vorrai rovinare un così buon inizio, vero?
A: ‘No Padrona, mi scusi, non so cosa mi sia preso.’
R: ‘Brava, così mi piaci, e visto che oggi sono particolarmente di buon umore, sorvolerò su questo tuo moto di ribellione e ti concedo un premio per avermi ricevuta come la Padrona che sono ed aver capito cosa stava succedendo.’
A: ‘Grazie Padrona, allora mi lascia andare?’
R: ‘Ecco, hai surriscaldato il cervello ed ora non funziona più! No sciocchina, ti sei meritata un premio e adesso te lo do’ E così dicendo fece leva sui talloni appoggiati sulle guance per far roteare i piedi verso l’esterno della faccia della schiava così da poterla vedere. ‘TA TAAAAN! Ciao Brutta Troia! Eccoci qua, ti sono mancata, vero?
A: ‘Moltissimo Signora!’
R: ‘Ahah, non ci credo ma apprezzo lo sforzo! Allora, si diceva, il tuo premio’ E nel dirlo sollevò una cozza rimasta sul piatto e gliela mostrò. ‘La vuoi’
A: ‘Beh.. temevo peggio, grazie Padrona!
R: ‘Ma ci mancherebbe, &egrave un premio, mica una tortura! Eccolo che arrivaaaa!’ Ma, invece di avvicinare il mollusco alla bocca della sottomessa, se lo mise in bocca lei e cominciò a masticarlo. ‘Lo sai che’ gnam gnam ‘ masticando in bella mostra ‘ ‘&egrave proprio buono il tuo premio? Apri la bocca!’
Appena questa obbedì, la poltiglia di quello che una volta era un succulento mollusco, mescolata alla regale saliva della sovrana, le scivolò in bocca.
R: ‘Manda giù!’ ‘Piaciuto?’
A: ‘Molto Padrona!’
R: ‘Ah, ma allora, se ti piace, qui ce n’&egrave di roba da finire!!! Dai dai, non fare complimenti’ E così dicendo si mise in bocca l’ultima forchettata di pasta rimasta sul suo piatto e, dopo averla rigorosamente masticata fino a ridurla un omogeneizzato, la offrì alla bestia che, con occhi furenti ma rassegnata, attendeva per terra con la bocca già spalancata.
R: ‘Finita’ fece portando i palmi delle mani verso l’alto all’altezza dei gomiti come fa un bambino quando indica che qualcosa di buono &egrave terminato e gli dispiace che non ne sia rimasto più nulla. ‘Cosa posso offrirti ora? Il filetto di San Piero piace troppo a Giuliano, mi spiace non posso dartelo però, ora che ci penso, &egrave rimasta della pasta nella pentola. Non &egrave condita ma adesso troviamo un bel rimedio!’
Prese dalla dispensa un po’ di ingredienti a caso: aglio, peperoncino (molto peperoncino) pasta di acciughe (scaduta) e della nutella. Preparò ‘amorevolmente’ il pranzetto della serva e poi si alzò per andare nella stanza accanto. ‘Tu non osare muoverti’ le disse soltanto prima di lasciarla sola a fissare il soffitto dal pavimento.
In realtà Alessandra (o per meglio dire Giuliano) ‘ sapendo di essere vista da Roberta che non era ancora uscita dalla stanza – approfittò di quel momento di presunta solitudine per far vedere che cercava di fuggire ma che, una forza misteriosa le impediva qualsiasi iniziativa. Questa mossa tattica studiata da Giuliano fu geniale perché continuò a persuadere Roberta che tutta la faccenda della telepatia fosse vera. Dopotutto, che motivo avrebbe avuto il suo ragazzo di fingere anche quando lei non era presente?
Dopo qualche minuto di silenzio, Alessandra (chiamiamola così per comodità), sentì lo sciacquone del water scaricarsi e subito dopo aprirsi la porta del bagno e ricomparire Roberta. In mano reggeva gli spaghetti tutti coperti di salsa marrone.
Questa volta il terrore negli occhi del fantoccio era assolutamente sincero! Cosa avrebbe fatto adesso? La cosa gli stava scappando di mano però voleva vedere fino a che punto la sua ragazza si sarebbe spinta contro la sua ex. Così decise di stare al gioco poi, dopo tutto aveva sempre la ‘parola segreta’ per fermare lo show. Sarebbe bastato pronunciare la frase ‘non sono autorizzata a farlo’ che Roberta avrebbe capito e si sarebbe fermata.
R: ‘Ecco qua la specialità della casa: gli spaghetti alla smerdaiola fatti espressamente per te mia cara!’
Roberta, chinandosi per porgere il piatto alla sua schiava aveva un sorriso radioso, gli occhi le brillavano e si leggeva chiaramente che il cuore le batteva per l’eccitazione.
La sventurata, terrorizzata, si tirò in disparte per allontanarsi dall’olezzo del piatto che però, contrariamente a quanto si aspettava, non emanava.
Leggendo il terrore nei suoi occhi, Roberta le sorrise: ‘Sciocchina, ma secondo te? Ti darei da mangiare quello che temi? Ahahah, ora che ci penso potrei anche farlo ahahahah ma no, per stavolta goditi la tua pasta espressa ahahahah!’
Alessandra cominciò a mangiare quel miscuglio di sapori contrastanti e piccantissimi. Dovette resistere a forti conati quando si trovò ad assaporare contemporaneamente la nutella ed uno spicchio d’aglio. Ma continuò inesorabile fin quando fu Roberta a interromperla: ‘Basta, hai mangiato anche troppo! Vai a sciacquarti la bocca nel bid&egrave ahahah poi torna qui che ho del lavoro per te!
Alessandra andò in bagno e fece quanto le era stato ordinato. Al ritorno, la Padrona si era coricata sul divano e, senza degnarla di uno sguardo le disse: ‘Ora, troia, sparecchia il tavolo dove Giuliano ed io abbiamo mangiato, lava i piatti e metti tutto a posto. Spicciati che non ho tutto il giorno!’
Mugugnando fra sé e sé, la serva fece come le era stato ordinato. Non era così che voleva servire la Padrona ma’ non poteva certo lamentarsi.
Mentre l’inferiore lavorava, Roberta distesa sul divano col cellulare in mano, continuava a chiedersi quanto avrebbe potuto spingersi oltre con Alessandra. Certo, farsi leccare i piedi era umiliante e divertente ma’ dopotutto anche noioso’ Chissà se la schiava avrebbe mangiato lo stesso la pasta se al posto della nutella ci avesse messo quello che voleva farle credere di averci messo.
Nel rendersi conto di quanto stesse andando avanti con la fantasia, Roberta si vergognò quasi di se stessa e cercò di pensare ad altro. Tuttavia, quali erano i limiti che la schiava era pronta a reggere. Quali i suoi? Che piega avrebbe preso tutta questa faccenda? Avrebbe potuto condividere la schiava con altre persone? Avrebbe potuto avere altre schiave? Ma soprattutto perché Lei e Giuliano non facevano l’amore?
Quest’ultima domanda la sorprese perché non c’entrava nulla con le altre e per di più ne conosceva la risposta: lui la stava aspettando; non voleva farle pressioni ed era pronto ad aspettare finch&egrave lei non fosse stata pronta. O no?
La schiava aveva finito il suo compito e Roberta era stanca, voleva il suo Giuliano ora, non quell’essere noioso che obbediva di malavoglia. La fece sdraiare per terra calandole un piede sulla faccia e schiacciandola contro il pavimento. Dopo poco si accorse che non solo la stava schiacciando con tutta la forza che aveva ma che era ormai in piedi con la punta del suo piede destro sopra il suo occhio sinistro. Discese, non disse altro se non la frase convenzionata per congedarla e Giuliano pot&egrave mettere in scena il solito teatrino per simulare il suo ritorno.

Continua…
Dopo quel pomeriggio nella mansarda di Giuliano, Roberta, sola nella sua stanza, continuava a ripensare alla straordinaria occasione che le era data di poter calpestare, deridere ed umiliare la ex del suo ragazzo. Aveva smesso di chiedersi come tutto ciò potesse essere verosimile. Le interessava solo sfogare il proprio bisogno di prevaricare chiunque le potesse essere d’intralcio. E poi Giuliano le aveva detto che quella pratica avrebbe giovato ad entrambe: a lui perche gli permetteva di scaricare tensioni legate all’impiego delle sue doti telepatiche, a lei perché ‘secondo Giuliano- le avrebbe permesso di sfogare in privato delle frustrazioni o della rabbia che, se ignorate, avrebbero nuociuto a lungo andare al suo sistema nervoso. E anche se così non fosse stato, lei comunque ci provava via via sempre più gusto. ‘Quindi’ – pensava fra sé e sé ‘ ‘Non c’&egrave nulla di male ed in più mi diverto’. Ma allora cos’&egrave che mancava a quel gioco per renderlo migliore? Sentiva in cuor suo crescere sempre di più la voglia di andare oltre ma l’educazione ricevuta, la morale comune e, in fondo, anche il buon senso, le censuravano quei pensieri che nel suo animo stavano cercando un sentiero per affiorare alla sua coscienza.

Le settimane passavano e i due continuavano a vedersi nelle pause dallo studio, il sabato sera con gli amici e la domenica da soli. Nonostante la loro storia fosse cominciata appena tre mesi prima e fra loro i sentimenti fossero forti come la difficoltà che avevano nel comunicarseli, il sesso ancora non c’era stato ma nessuno dei due al momento aveva fretta di scoprire se stesso e il partner cosi in profondità e poi in verità avevano già dormito assieme e si erano già visti nudi cominciando più volte ad esplorarsi con affettuosi ma audaci preliminari.
Nonostante ciò, Roberta cominciava a meravigliarsi che Giuliano, dopo quei momenti di intimità, non spingesse per andare oltre come i ragazzi delle sue amiche o come il suo ex. D’accordo, lui voleva rispettare il suo bisogno di tempo ma avrebbe potuto chiederle di soddisfarlo in altri modi; insomma non bisognava per forza consumare per provare piacere, no? Però amava cosi tanto Giuliano e credeva ciecamente in lui che ogni volta che questi pensieri le si presentavano alla mente, lei li allontanava contrapponendo quanto tutto il resto fosse meraviglioso al suo fianco. E poi c’era Alessandra! Quella dote unica che Giuliano aveva di trasmettere oniricamente le torture che lei infliggeva alla sventurata; quella cosa, iniziata per gioco, le stava prendendo la mano. Cominciava a stupirsi di se stessa, non avrebbe mai pensato di poter essere cosi crudele e che le piacesse cosi tanto dominare un’altra persona. Qualche giorno prima, mentre era in bagno si sorprese a pensare ad Alessandra mentre faceva pipì chiedendosi se avrebbe potuto farle bere quella invece del caff&egrave che le aveva già sputato in bocca.
Questi pensieri, anche se da un lato le provocavano un ‘prurito’ in fondo alla pancia, dall’altro la facevano sentire crudele e aveva paura di cedere ad istinti barbari. Decise che ne avrebbe parlato quanto prima con Giuliano.
Dal canto suo, Giuliano, cominciava a porsi diverse domande. Stava palesemente ingannando la sua ragazza. Però questo era anche l’inganno più diabolicamente perfetto che avesse mai escogitato. Era così perfetto che, in un certo senso, a volte lui stesso confondeva la realtà e cominciava a credere a tratti nelle balle che lui stesso raccontava. E poi, come faceva a resistere? Era da sempre che aveva quel desiderio di essere umiliato senza doverne pagare le conseguenze a livello sociale, da sempre sognava che una ragazza lo usasse come zerbino, lo umiliasse, sfogasse su di lui ogni sua frustrazione riducendolo ad un semplice oggetto che ora, ora che ci stava riuscendo proprio con la sua ragazza, perché avrebbe dovuto smettere? Poi andava anche ponderato che Roberta si era finalmente interessata a lui dopo che le aveva raccontato di questi suoi ‘poteri telepatici’. Negarli ora avrebbe messo a repentaglio la stabilità stessa della loro relazione. Però, perché i suoi desideri sessuali si manifestavano solo sotto quella forma? Perché si riusciva ad eccitare solo in quel modo mentre, il desiderio che tutti i suoi coetanei vivevano lo lasciava totalmente indifferente? Non gli piaceva la figa? Era forse gay? Non sembrava questa la risposta, le ragazze gli piacevano e la sola idea di baciare un uomo gli dava ribrezzo, quindi cosa aveva che non andava? Meno male che Roberta non aveva fretta e che le piaceva umiliare Alessandra.
I suoi pensieri furono interrotti dalla suoneria del telefono che improvvisamente infranse il silenzio della stanza.
Roberta: ‘Ehi, ciao, che fai?’
Giuliano: ‘sono su Napster, sto scaricando. Tu?’
R: ‘Sono appena tornata da tennis, ho vinto!’
G: ‘Brava, stai vincendo spesso ultimamente, tempo fa ti lamentavi che perdevi, ricordi? Sei migliorata!’
R: ‘Eh, speriamo’ perché non vieni a vedermi giocare una delle prossime volte? Mi piacerebbe!’
G: ‘Volentieri. Senti ma’ stasera? Che fai? Andiamo al cinema?’
R: ‘Non fare il diavolo tentatore’ avrei da studiare’
G: ‘E dai Ro, non ci vediamo da Domenica!’
R: ‘Sì dai, tanto sono stufa per oggi e poi’ vorrei parlarti”
G: ‘Che succede? Problemi?’
R: ‘No, nulla di che, tranquillo. Cos’hai, paura? Ahahah’
G: ‘Mah’ no’ però’ non si sa mai”
R: ‘Scemo!! Dai, pizza o ce ne stiamo tranquilli da te?’
G: ‘Entrambe le cose: pizza a domicilio da me. Che te ne pare?’
R: ‘Io passo da Blockbuster e prendo un film, arrivo sulle 18’.
G: ‘ottimo, a dopo’

Roberta arrivò con una preoccupante puntualità: normalmente arrivava con una ventina di minuti di ritardo. Fece in tempo a sbaraccare spegnere il modem, cancellare la cronologia su Explorer e aprirle. Contrariamente ai suoi timori, lei era normalissima, affettuosa come sempre. Dopo i soliti calorosi convenevoli le chiese subito di cosa volesse parlargli. ‘Dai Roby, fuori il dente fuori il dolore, che c’&egrave?’

R: ‘Ma no Giu, nulla di che’ non so come dirtelo’ con te sto bene e ti amo’
G: ” ma’. Dimmi, che c’&egrave”
R: ‘Nulla, assolutamente nulla! Il punto e quella cosa che facciamo ad Alessandra!’

Il cuore di Giuliano salto un battito. Da un lato era sollevato che Roberta non lo stesse lasciando ma il timore di perdere quella possibilità di stare ai suoi piedi senza che la sua indole sottomessa fosse scoperta lo faceva fremere nel disperato tentativo di risolvere la situazione. Rimase calmo e cercò di capire meglio i dubbi di lei. ‘Amore, non deve essere un problema!’ disse cercando ti temporeggiare ‘ ‘Se quella minorata di Ale ti dà fastidio o il fatto di torturarla in quel modo ti fa stare male, smettiamola subito. Anzi, propongo la damnatio memoriae sul suo nome! Che ne pensi?’ Disse accarezzandole una spalla e stringendola a s&egrave.
R: ‘No, tu non capisci, il punto non e proprio questo! All’opposto, la cosa mi piace troppo!’ il cuore del ragazzo riprese a battere sempre più velocemente e una vampata di calore pervase il suo corpo tanto che temette che le sue gote si arrossassero rivelando la sua eccitazione. ‘Ma scusa, e quindi? Non capisco”
R: ‘Ma come non capisci? La cosa mi preoccupa perché’ insomma”
G: ‘Insomma cosa Roby???’ Giuliano era chiaramente sopraffatto dall’ansia di non riuscire a gestire la situazione. ‘Insomma’ ‘ riprese lei ‘ ‘ho più voglia di umiliare lei che di amare te! Non ti sei accorto che tu e io non cerchiamo mai le condizioni per fare l’amore?’
Quella frase sembro restare sospesa a mezz’aria nel silenzio che improvvisamente si era creato nella stanza.
‘Voglio dire, lo so che stai aspettando me e che non hai fretta ma’ non so come spiegartelo, sembra che la nostra intimità sia compromessa dopo che finisco di umiliare la Brutta Troia. E sono molto confusa perch&egrave mi rendo conto che la cosa mi piace sempre di più! Ecco, sono riuscita a dirtelo!’
G: ‘Amore, non so come replicare. C’&egrave tanto da dire ed al tempo stesso le cose sono anche molto più semplici secondo me di come le metti giù tu. Non so come replicare. Dico solo che nemmeno tu spingi mai per fare l’amore e, se ci pensi, le ultime volte sei stata sempre tu a fermarmi quando io stavo oltrepassando il ‘semaforo della biancheria intima’ ‘.
R: ‘Si, &egrave vero, razionalmente hai sempre ragione tu’ però, non so come mai il mio amore per te passa attraverso l’umiliazione della tua ex; questa cosa non e normale’
Forse senza volerlo, Roberta aveva centrato un punto a lui familiare: il mio amore per te passa attraverso l’umiliazione di un’altra persona… A parte quell’ altra persona, Roberta aveva appena descritto il modo, forse distorto, col quale lui aveva sempre amato e ora stava amando lei. Che fossero poi più simili di quanto potesse immaginare?
R: ‘Giu??? Parlo con te!’
G: ‘Si, scusa lo so’ &egrave che’ che ti devo dire?- totalmente preso in contropiede dalla lucidità e finezza del ragionamento di lei, Giuliano reagì vomitando tutte la sua emozione in una sincera e genuina risposta; forse la prima manifestazione di autenticità da parte sua verso Roberta ‘ ‘Mi dici che razionalmente ho ragione e poi mi sciovini quel discorso sull’amare tramite l’umiliazione. Che posso replicare? Posso solo dirti che ti amo! Che voglio che siamo felici e che sei la prima donna che sento di amare da uomo e non da ragazzino. Detto questo, non ho mai fatto l’amore prima d’ora e’ cosa vuoi che ti dica? Ho paura di non saperlo fare, non so cosa mi piace, anche io le mie debolezze’ non sap..’
Roberta, conquistata dalla totale sincerità di Giuliano sentì che le stava donando il suo cuore senza riserve e non le importò più di null’altro. Lo interruppe baciandolo e montandogli a cavalcioni.
Fu incredibile, l’ultima cosa che avrebbero pensato di fare quella sera era di finire a letto assieme ed invece fu proprio quello che accadde. Si spogliarono di tutto, riserve, paure, vestiti e cominciarono ad amarsi come mai nessuno dei due aveva fatto prima di allora. Non arrivarono a fare tutto ma per loro quel poco era già tantissimo.
Dopo un paio d’ore ad entrambe prese una gran fame
R: ‘Ma non c’erano due pizze in programma?’
G: ‘eh, anche tre direi’ chiamo la pizzeria qui sotto casa e ce le facciamo portare, che pizza vuoi?’
R: ‘La solita, intanto vado in bagno’
Sembrava tutto di nuovo a posto: stare con Giuliano per lei era come stare sulle montagne russe anche se lui era apparentemente impeccabile. Lui non si rendeva conto di quanto potere avesse sul suo equilibrio emotivo. Come faceva ad essere cosi? Paziente, deciso, affascinante e ora, lo aveva finalmente scoperto, anche passionale! Si sentiva di nuovo al pieno, aveva la sensazione che con Giuliano sarebbe stata felice, che ogni cosa fosse al suo posto che.. ogni cosa tranne la carta igienica! Uff, dove poteva tenerla? Nell’armadietto di fronte al wate e in quello sotto al lavandino nada. Dove trovarla? Ad un tratto di nuovo quel pensiero: Ci fosse Alessandra’. Ancora quei pensieri cosi degradanti nei confronti di un essere umano, cosi ignobili eppure’ eppure cosi eccitanti’
R: ‘Amoreeeee, dov’e la carta igienica?’
G: ‘Scusa, avevo dimenticato di rimetterla, l’ho appena ricomprata, te la passo!’
Roberta apri la porta e si fece passare il rotolo. ‘Sai, stavo pensando che la Brutta troia non c’e mai quando serve! Ihihih’
G: ‘Povera Ale!!! Meno male che d’ora in poi la lascerai in pace ahahah”
R: ‘ehhh??? Non ho mai detto una cosa del genere!!! Anzi!!’
Arrivarono le pizze e si sedettero a mangiare. Ad un certo momento fu lei a introdurre la questione: ‘Prima stavo scherzando in bagno ma vorrei parlarti di questa cosa; ci siamo entrati assieme e assieme vorrei che la affrontassimo.’
G: ‘Cio&egrave?’
‘Il punto e questo’ ‘ Proseguì lei ‘ ‘Nel bistrattare Ale ho scoperto di provarci un gran gusto, di gran lunga più elevato di quanto avrei mai pensato. Non ti nascondo che mi eccita proprio il potere che ho su quella persona e vederla umiliarsi davanti a me mi manda in visibilio. La cosa mi preoccupa per tre motivi: da un lato perch&egrave non &egrave eticamente corretto fare questo ad un essere umano, poi perché mi capita di desiderare di sottomettere la tua ex al pari delle volte che sogno te ed infine, ma non per importanza, perch&egrave vedo che dopo che ti risvegli e ti ripigli dal contatto telepatico, sei distaccato nei miei confronti, &egrave come se baciarmi ti desse fastidio.’
G: ‘Uhm, ok, credo che tu abbia ragione e che dobbiamo capire meglio gli effetti che questa cosa può avere sul nostro rapporto. Non avevo mai coinvolto una fidanzata in questa cosa e forse non e stata una buona idea. Comunque, per rispondere alle tue tre osservazioni, tieni sempre presente che, in primis, tu non stai facendo nulla ad Alessandra. In realtà tu compari nei suoi sogni e, al massimo li trasformi in incubi. Se tu la incontrassi per strada non potrebbe mai accusarti di nulla. Casomai stai facendo qualcosa a me ‘ cio&egrave al mio corpo- e a me la cosa va bene perché mi serve per sfogare le tensioni accumulate dallo sforzo telepatico. Quindi, per quanto riguarda questa prima obiezione, mi pare non ci siano problemi etici o morali in ballo.’
R: ‘Si, &egrave vero. Io temo solo di prenderci troppo la mano’ ma anche smettere non mi va’ anzi!!’
G: ‘Per quanto riguarda la mia stanchezza al ritorno, non &egrave una tua impressione, &egrave assolutamente vero; lo sforzo mentale che faccio per creare il collegamento e mantenerlo per il tempo necessario, &egrave molto simile ad un amplesso, piacevole non lo nego, ma come aspetto negativo si verifica quello che hai notato.’
R:’Ma quindi per te, fare sta cosa e come fare sesso?’
Altra osservazione che colpi Giuliano e alla quale fu costretto a mentire a tre quarti: ‘No, il sesso lo si fa in due e nulla &egrave come il sesso se equivale a quello che abbiamo appena fatto e promette anche di migliorare. Non &egrave nemmeno come l’autoerotismo, diciamo che lo sfogare l’energia necessaria al contatto, rilascia delle endorfine nel mio cervello che mi danno piacere e mi allontanano provvisoriamente l’interesse sessuale. Tuttavia, se non sfogassi quell’energia si verificherebbe l’opposto e alla lunga, la mancata produzione di endorfine mi porterebbe, ribadisco alla lunga, ad uno stadio di depressione.’
R: ‘Ora capisco perché mi dicevi che per te sta cosa ha un effetto positivo’
‘Invece, – proseguì lui – per quanto riguarda la frequenza dei tuoi pensieri circa la Brutta Troia, come la chiami tu, la cosa mi pare normale dato che &egrave evidente che ti piace comandare e adori vendicarti di chi si intromette fra te e i tuoi obbiettivi, basta vedere quanto non sopporti Silvana, la tua compagna di classe con cui rivaleggi per il titolo di più brava. Quello che forse non va bene e che pensi poco a me casomai”
R: ” io non rivaleggio, io sono la più brava! E comunque stavo esagerando, sei il mio ultimo pensiero la sera quando vado a dormire e il primo al mio risveglio, ti amo.’ Gli disse abbracciandolo.
G: ‘Ti amo anche io! Quindi, che facciamo con sta Ale, la liberiamo?’
R: ‘Ma sei fuori? Mi e venuta una voglia di distruggere quella parodia umana che non ti dico.’
G: ‘Ahahah, e cosa ti ha fatto ora?’
R: ‘Ho forse bisogno di un motivo per usare ciò che mi appartiene?’

Quella semplice frase, pronunciata con tutta quella naturalezza, aveva riacceso la passione di Giuliano che, dopo essere stato a letto con Roberta, no aveva tutta quella voglia di giacere ora ai suoi piedi.
‘Assolutamente no,’ replicò ‘ho qualche voce in capitolo se decidi di scendere dal letto sul tuo solito tappeto o se decidi di cambiarlo o toglierlo?’ E dicendo questo si sdraio ai piedi del letto. ‘Sei già scalza, vuoi appoggiare i piedi sul mio petto? Cosi lei ti vedrà da subito in posizione.
R: ‘Non preoccuparti, ormai so come fare”
Durante il processo di collegamento, dopo che Giuliano perse conoscenza ma prima che Alessandra si collegasse, Roberta appoggiò i talloni scalzi sui bulbi oculari del fantoccio di modo che le dita dei suoi piedi combaciassero con le labbra dell’inferiore.
Alessandra: ‘Bu’ bu’ buongiorno Padrona’
R: ‘Adorata!!! Come stai? Ti sono mancata?’
A: ‘Molto Padrona, moltissimo’
R: ‘Uhmmmm, non ti credo ma’ apprezzo lo sforzo. Oppure mi stai prendendo in giro?’
A: ‘No Padrona, assolutamente, non potrei mai!’ disse baciandole ripetutamente la pianta dei piedi incollata alla sua bocca.
R: ‘Brava Merda, brava! Per premio puoi leccarmi i piedi! Sai? &egrave tutto il giorno che corro da una parte all’altra della città e non ho avuto tempo di rinfrescarmi. Stasera mi vedo con Giù e non vorrei che mi vedesse in disordine. Lecca bene fra le dita, voglio che me le rinfreschi!’
A: ‘Padrona, mi sta schiacciando gli occhi”
R: ‘Lo so! Taci e lecca troia! Vedi di non rompere che ho da fare mentre ti uso!’
Alessandra prese a leccare con devozione fra le dita della sua aguzzina la quale, dal canto suo cominciò a sorseggiare la birra che Giuliano aveva lasciato sul comodino. Dopo una decina di minuti la serva iniziava ad avere la lingua indolenzita e di tanto in tanto si fermava. Dopo un paio di richiami all’ordine, Roberta decise giustamente di punire la bestia per le sue inadempienze. Senza scostare i piedi dalla faccia della sottomessa, si alzò calpestandole il capo e rimanendo ferma in quella posizione per una ventina di secondi.
‘Vedi lurida merda’ ‘ disse rivolgendosi all’essere inutile adagiato sotto ai suoi piedi ‘ ‘Mi costringi a punirti e questo mi fa incazzare ancora di più perch&egrave mi tocca alzarmi e distogliere la mia attenzione da ciò che stavo facendo. Quindi meriti una doppia punizione. Disse iniziando a ondeggiare sulla faccia del fantoccio fino a farvi un leggero saltino calcandovi bene i talloni sui bulbi oculari. Quando scese, la schiava aprì gli occhi ma, a causa del lungo tempo trascorso con i piedi che le schiacciavano le orbite, non riuscì a vedere nulla. Le ci sarebbe voluto un po’ prima di poter riacquisire la vista.
A: ‘Pa’ padrona, non ci vedo’
R: ‘Eh’ pazienza’ non &egrave della tua vista che ho bisogno”
Roberta pensò a come sfruttare al meglio la momentanea cecità della miserabile. Le venne subito un’idea. Si slacciò la gonna facendola scendere assieme alle mutande.
Improvvisamente Alessandra avvertì sopra il suo volto un odore che non riconobbe subito ma che da lì a breve avrebbe compreso. Roberta, dopo un primo momento di esitazione, si sedette sulla faccia del fantoccio con la schiena rivolta al corpo incosciente di Giuliano in modo tale da guardare in faccia Alessandra e gustarsene le espressioni.
R: ‘Non stavi leccando prima che ti salissi sul viso? Chi ti ha detto di smettere? Vuoi anche una terza punizione?’
A: ‘No no Padrona ma pensavo che standomi in piedi sul volto”
R: ‘Lurida cagna! Tu non devi pensare! Tu sei solo un lombrico, un rifiuto della società! E poi’ il fatto che io cambi posizione in che modo ti riguarda? &egrave forse un buon motivo per smettere di svolgere il tuo dovere??? I miei piedi devono diventare la tua unica ragione di vita; leccarli, massaggiarli, occuparti di loro, per te deve essere come prenderti cura del tuo più grande amore! Anzi, loro sono la tua ragion d’essere e ora ti sto facendo conoscere il tuo principe Azzurro ‘ le disse schiacciandola bene sotto al suo sedere – Ora, ricomincia a leccare!’
A: ‘Ma padrona, ho il suo culo in faccia”
R: ‘Ah, hai proprio deciso di farmi incazzare oggi? Secondo te sono cretina? Non me ne rendo conto da sola che ti ho messo il culo in bocca??? Non ti ho chiesto di constatare la tua situazione ma di fare ciò per cui sei stata messa al mondo! Ora non fiatare e lecca, troia!’
Scoprì che anche quel linguaggio scurrile che mai avrebbe usato in altre situazioni, le piaceva al punto da eccitarla. Alessandra dal canto suo, cominciò con timidi colpetti di lingua sulle natiche; non sapeva come procedere. Fu Roberta a toglierla da ogni imbarazzo: ‘Non li cretina, lecca al centro! &egrave là che si annida il sudore e l’eventuale sporco’
Cosi comincio a leccare il buco del culo di quella che nella realtà era la sua rivale nel contendersi l’amore di Giuliano, con timida titubanza.
R: ‘E mettici un briciolo di passione cazzo!’ Immediatamente le leccate sotto di lei presero vigore cominciando a darle una piacevole sensazione che non aveva mai provato. ‘interessante, bisogna approfondire il lato piacevole che sta parodia umana può dare, infondo, Giuliano ricava le sue endorfine da tutta sta faccenda, io non posso ricavarci un poco di piacere dopo tutto?’ pensò fra s&egrave e s&egrave Roberta che nel frattempo sentiva la lingua della schiava che ormai aveva preso a spingere contro le pareti del suo ano. ‘Ti ho detto di leccare, non di cercare di tappare ciò che eventualmente potrei decidere di regalarti ahahahah. Succhia dai, succhiami il culo, da brava!’
Appena avverti che Alessandra stava succhiando con la giusta passione, Roberta le scoreggiò in bocca. Ahhh, che sensazione di potere stava provando: poteva disporre della vita di quell’essere al punto da scoreggiarle in bocca e non doveva nemmeno sentirsi in colpa per questo infatti lei ne godeva, il suo ragazzo pure e la Brutta Troia viveva solo il ricordo onirico di tutto ciò quindi nessuno scontento e tutti contenti.
Mentre l’aria usciva dall’intestino di Roberta per dare ossigeno ai polmoni di Giuliano (chiamiamolo col giusto nome una volta tanto anche perché, in fin dei conti, al di là di ogni fiaba che lui poteva raccontare, era lui che viveva quello che succedeva dando a Roberta le reazioni di disgusto di Alessandra per compiacerla e rendere tutto più credibile), avvertì una vampata di calore invadergli i bronchi che non aveva mai provato prima. Il risultato fu che improvvisamente, Roberta sentì sotto le sue natiche perfette, la creatura dimenarsi cercando ossigeno. Divertita dalla cosa, la lasciò agonizzare un pochino dicendole ‘ Non so se lasciarti morire sotto al mio culo o donarti la vita’ mah’ l’importante e che tu sappia che viva o morta a me comunque appartieni. E si, ammetto che forse viva per ora mi diverti di più. Dicendo questo si rialzò dal viso della sottomessa. ‘Ecco, questa e stata la punizione per la tua disattenzione odierna ma, dato che sei comoda, temo potrà diventare una prassi in futuro ahahahah. Torna a leccarmi piedi dai che come leccaculo devi farne di strada’ intanto mi guardo il TG! Ma non fiatare se non vuoi che torni a scoreggiarti in gola.’
Le notizie alla TV si susseguivano una dietro l’altra, fuori, nel mondo, la gente faceva politica, inaugurava strade, moriva, si sposava o si separava mentre lei, in quella stanza si stava rilassando e sentiva i suoi piedi massaggiati dalla lingua della serva.
‘Che sapore avevano le mie scorregge?’ Le chiese all’improvviso senza muoversi di un millimetro dalla sua posizione e senza distogliere lo sguardo dallo schermo.
A: ‘Non ho sentito un sapore Padrona, ho sentito i polmoni bruciarmi in petto perché proprio mentre lei ‘ insomma’ ha capito’ ‘Sì, mentre ti scoreggiavo in bocca ahahah- chiama le cose col loro nome.. che fai, ti vergogni?’ La interruppe.
A: ‘Sì padrona, proprio nel momento in cui lei mi stava’ beh sì, mi stava scoreggiando in bocca, io stavo proprio inspirando perché mi mancava l’aria a furia di succhiarle il buchino. Al posto dell’aria ho inspirato i suoi gas e”
Roberta nel sentire quelle parole senti che stava cominciando a bagnarsi lì fra le gambe. Si piegò in avanti a guardare la serva dall’alto. ‘Davvero di ho incendiato i polmoni con la mia aria primaverile ahahah. Che meraviglia. Purtroppo non mi scappa più’ Tu non hai idea del piacere che mi dà sapere che ti umili sotto di me, vorrei che tu vivessi degli scarti del mio corpo’ ahhh quanto ti disprezzo. Apri la bocca!’
Alessandra ormai non provava nemmeno a ribellarsi e come un automa aprì la bocca. Un copioso sputo misto a catarro le colò in bocca e la padrona ne stava già preparando un altro. ‘Guai a te se deglutisci! Ci mise una buona mezz’ora e alla fine le riempì la bocca con la sua saliva ed il suo catarro. ‘Aspettami qui e non deglutire!’ Si alzò e scomparve dalla sua vista.
Giuliano era allo stremo: non deglutire era uno sforzo non da poco; doveva contrastare i movimenti automatici dei suoi muscoli che gli intimavano di mandar giù la saliva ma, resistette e dopo poco Roberta tornò.
R: ‘Ho un regalino per te’ e così dicendo le mise in bocca alcune cose che non capì subito. ‘Ora puoi deglutire i miei sputi ma non tutto insieme, assapora sorso per sorso e dimmi cosa ti ho messo in bocca adesso. Se indovini la prossima volta ti userò solo come zerbino, altrimenti il livello della tua degradazione scenderà ancora di un girone. A te la scelta!’
Alessandrà deglutì e finalmente la sua gola secca ricevette l’agognata saliva (purtroppo condita con altro). Avvertì che oltre al viscido catarro, in bocca galleggiavano corpi estranei. Fu in difficoltà ad identificarli ma poi azzardò la risposta: ‘Direi che mi ha messo in bocca oltre alla sua saliva e muco, delle unghie dei suoi piedi.
R: ‘Brava Ale! Mi complimento!! Hai un palato sopraffino ahahahah. E poi?’
A: ‘Poi sento dei capelli e dei piccoli agglomerati viscosi’ non saprei’
R: Ma che peccatooooo! Eri partita così bene che temevo mi sarei dovuta rassegnare a farti fare sempre le stesse cose anche la prossima volta e invece taaac, mi hai regalato un’emozione ahahah Brava! Dunque, se avessi indovinato almeno la prima cosa ti direi di proseguire con un altro tentativo ma, dato il tuo errore’ tanto vale dirtelo subito no? Cara la mia toilette, hai appena gustato i miei peli pubici ahahahah e le caramellino viscose sono le mie caccole del naso ahahahah, ingoia ingoia parodia sociale!
Alessandra strabuzzo gli occhi e si lasciò andare in moti di disgusto che fecero gioire la sua proprietaria.
R: ‘Mannaggia a te però, ora mi tocca inventarmi qualcosa di nuovo per la prossima volta ahahahah, chissà che potrei farti? Dai, ora vattene che ho cose migliori da fare che starmene qui con te. Sta per arrivare il tuo ex, Giuliano quello che ti ha mollata per me e non ti vogliamo fra le palle. Sciò’
E dandole una pedata sul volto la cacciò via e si preparò al ritorno del sua amato Giuliano.
Roberta: ‘Amore, lo sai che sono passati dieci giorni dall’ultima volta che mi hai dato l’Alessandra?’
Giuliano: ‘Ma se ieri l’altro tu e Sara avete importunato Silvana per un’ora assieme?’
R: ‘Appunto, Silvana, non Alessandra!’ e nel dirlo, un sorrisetto beffardo le si disegnò sul volto.
G: ‘Scusa, non capisco, che vuoi, un premio per aver resistito all’astinenza di Ale per dieci giorni?’
R: ‘No! Vorrei avere la mia schiava senza doverti pregare tanto! Meglio se te la metto così?’
A Giuliano non pareva vero che quella situazione si protraesse da mesi e che stesse prendendo vita propria. Non doveva nemmeno più inventare scuse assurde per chiedere alle ragazze di mettergli i piedi in testa: ora erano loro che lo imploravano ed erano gasatissime all’idea che potevano umiliare le loro rivali o i loro ex senza sospettare che in realtà l’unico ad essere sotto i loro piedi era lui, l’eccitatissimo Giuliano!
Nell’arco di due mesi, la lista delle ragazze che avevano chiesto i suoi servigi era già salita a 3 e sempre più di frequente veniva supplicato di prestarsi ad accontentare le loro richieste.
G: ‘Amore, ogni tuo desiderio &egrave un ordine’ ‘ rispose canzonandola per stuzzicarla ‘ ‘Fammi trovare il telecomando per mettere in pausa il film e ci sistemiamo in camera’.
R: ‘Ma che bisogno c’&egrave di interrompere il film? Te lo dopo e io adesso tenendomi Merda sotto i piedi. No?’
G: ‘Ci hai proprio preso gusto eh? Fammi prendere la pastiglia protettiva e sono da te!’
La realtà non era tanto che Roberta ci avesse preso gusto o meno. Era da due giorni che rifletteva su quanto accaduto con Sara mentre assieme umiliavano Silvana. Il fatto che la sua amica fosse così a suo agio e si divertisse così tanto nell’umiliare il fantoccio l’aveva fatta sentire in secondo piano rispetto a lei. Ecco, sì, era questo il punto: non accettava di essere seconda a nessuno, doveva primeggiare! Non lo avrebbe mai ammesso apertamente ma, con se stessa i conti li poteva fare onestamente.
Durante l’incontro fra lei, la sua amica e la disgraziata di turno, Sara aveva fatto intendere di voler pisciare in bocca alla vittima. Lei non lo aveva ancora fatto ad Alessandra nonostante avesse già avuto diverse occasioni. Invece Sara, appena al primo incontro, era già pronta a farlo. Si sorprese inoltre a pensare che non si era mai trattenuta per riguardo nei confronti di Giuliano. Quello scrupolo era stata la scusa detta a Sara per farla desistere nel suo intento. Il vero motivo era solo che voleva essere lei la prima a farlo!
I suoi pensieri furono interrotti quando Giuliano, di ritorno dalla sua stanza, le disse di essere pronto.
R: ‘Ti metti qui, parallelo al divano così io intanto guardo la TV?’
G: ‘Ok, non distruggerla troppo che domani la devo vedere!’
R: ‘Come sarebbe che la devi vedere? Ancora la frequenti?’
G: ‘No, non la vedo mai ma c’&egrave la festa di compleanno di mio cugino e siamo invitati entrambe così mi ha chiamato per sapere se gli ho già fatto il regalo o se volevamo farlo assieme. Ovviamente le ho detto che non essendo più fidanzati, al massimo lo avrei preso con te il regalo’ Stava palesemente mentendo per farla incazzare pregustandosi la scena che di lì a pochi istanti si sarebbe presentata.
R: ‘Grrrrr, che troia! Ora me la paga! Hai preso la pastiglia?’
G: ‘Sì, fra quanto torno? Ti bastano 20 minuti?’
R: ‘Eh? No no’ non c’&egrave un modo col quale ti posso dire io quel &egrave il momento migliore per tornare?’
G: ‘Diciamo che normalmente non lo faccio ma’ dai, ti lascio il controllo totale: sarai tu a decidere quando concludere e io non posso tornare nemmeno volendo a meno che tu non dia l’ok.’
R: ‘Sìììì, figo!!! Come si fa?’
G: ‘&egrave molto semplice, per te non cambia nulla eccetto il fatto che sai che non posso tornare all’improvviso e quindi tutta la sessione &egrave molto più riservata ed esclusiva fra te e lei. Quando ti sei stufata, conveniamo un segnale che, una volta messo in atto, farà interrompere il collegamento fra me e Alessandra facendomi tornare. Praticamente tutto come prima tranne che hai il controllo tu sul mio rientro.’
R: ‘Mi piace!!! Come segnale va bene ‘MERDA’?
G: ‘Sì, però appena dici quella parola io torno, metti che tu gliela dica come intercalare e concludiamo tutto subito.’
R: ‘Uhm’ sì, cosa potrei dirle, vediamo”
G: ‘dirle o’ farle’ potresti anche fare qualcosa come segnale. Che ne so, le metti un piede sulla fronte in un certo modo, le dai un calcio in culo”
R: ‘Uhhh sììì che bello’ vediamo’ TROVATO!!! Le schiaccio la gola sotto i talloni. Dopo un minuto che le sto sulla gola coi talloni, nota bene non con le piante, allora puoi tornare. Che te ne pare?’
G: ‘ogni tanto mi chiedo se sai che il corpo che flagelli &egrave quello del tuo ragazzo”
R: ‘Amore’ scusa ma’ mica ti faccio male. Sei tu che mi hai detto che grazie alla telepatia il dolore lo sente lei e che a te restano solo i segni, Se però non &egrave così dimmelo che cambiamo’.
G: ‘Ma no’ &egrave che ultimamente ti vedo più lanciata”
R: ‘e la cosa ti dispiace?’
G: ‘No, anzi, mi intriga’
R: ‘Ecco, bravo allora vai giù!
Giuliano inscenò per l’ennesima volta la pantomima che ormai conosciamo ma, nel mezzo del processo di ‘trasformazione’, mentre aveva gli occhi chiusi la sua faccia venne schiacciata sotto il sedere nudo di Roberta. Capì che la sua ragazza voleva dare un particolare benvenuto alla sua ex.
Dal canto suo Roberta aveva approfittato del raccoglimento propedeutico di Giuliano per alzarsi dal divano, togliersi pantaloni e mutande e, appena aveva visto il primo segnale di trasformazione (quello in cui Giuliano smetteva di essere cosciente ma non aveva ancora stabilito il contatto con Alessandra) si era seduta sul volto del fantoccio aprendogli con la mano la bocca sotto il suo sedere. L’obbiettivo era far sì che Ale, al suo arrivo, si trovasse nella stessa posizione in cui l’aveva lasciata la volta precedente. Infatti quando sentì un leggero scossone sotto le sue natiche capì che la serva era arrivata e, senza dire una mezza parola, scoreggiò direttamente nella sua bocca.
R: ‘Leccami il culo troia!’
Alessandra cominciò a far roteare la lingua attorno al buco da cui pochi istanti prima era uscita l’aria che le aveva pervaso i polmoni ma venne rapidamente ripresa dalla sua proprietaria.
R: ‘Ti ho detto di leccarmi il culo, non di farmi il solletico! Lecca al centro, &egrave lì che potrebbe esser sporco, non si sa mai che assieme alla scoreggia che ti ho mollato in gola sia partita un poco di merda! Pulisci!’
Nel parlarle così, Roberta constatava ancora una volta quanto quel linguaggio la eccitasse: stava scoprendo che degradare, offendere e svilire Alessandra da un punto di vista psicologico la appagava come torturarla fisicamente. Si lasciò leccare il culo per qualche minuto e una volta soddisfatta si alzò infilandosi di nuovo i bantaloncini e andando a sedersi sul divano vicino a lei mettendo i piedi ai lati della testa della sua vittima e, appoggiando i gomiti alle ginocchia si porse in avanti a guardare la nullità sotto di lei.
Alessandra: Padrona, non mi aveva avvisato che stava arrivando e mi ha colto di sorpresa”
R: ‘Avvisarti?’ ‘ disse dandole un calcetto col lato del piede su una guancia ‘ ‘Da quando in qua si avvisa il cesso che lo si sta per usare?’ E dicendo questo, rimanendo sporta in avanti sopra la testa della sguattera, svogliatamente fece cadere un grumo di saliva avendo cura di mirare all’occhio destro. Fu un centro perfetto al primo colpo anche se istintivamente la sottomessa chiuse gli occhi.
R: ‘Apri!’ La riprese giustamente la Padrona
Ale ovviamente obbedì ma richiuse l’occhio quasi subito perché la saliva le bruciava le orbite.
A: ‘Padrona, mi fa male!’
R: ‘E a me che me ne fotte? Meglio se ti fa male così mi fai divertire un po’. Su apri e tieni aperto se non vuoi che al posto dello sputo ti ci metta del peperoncino negli occhi!’
La serva sgranò entrambe gli occhi e Roberta si divertì a sputarvici sopra più volte.
R: ‘Sei ridicola lo sai? Se ti potessi vedere da quassù rideresti di te stessa ahahah, hai gli occhi tutti rossi coperti di saliva e nonostante ciò li tieni aperti solo perché te lo sto ordinando ahahah che scema che sei! Tira fuori la lingua dai che intanto puoi leccarmi i piedi così ti rendi un po’ utile.’
Finito di parlarle si lasciò andare con la schiena sul divano riprendendo a guardare il suo film e cominciando a passare il piede sopra la lingua della sua serva che dal canto suo cercava di metterci tutto l’impegno possibile per far sì che la sua proprietaria fosse soddisfatta. Dopo un po’, come prevedibile, la lingua le si seccò.
O Roberta era talmente presa dal film e dai suoi pensieri oppure usare la serva era diventato talmente naturale per lei, fatto sta che, senza degnarla di uno sguardo, in maniera assolutamente naturale e automatica, avvertendo la lingua dell’inferiore troppo asciutta, cominciò a intingere i calcagni sui bulbi oculari precedentemente riempiti di saliva e a porgerli nuovamente alla bocca della serva perché continuasse la sua opera.
Alessandra leccava i piedi della sua dominatrice con buona lena, passava la lingua con devozione soffermandosi da sola dove notava qualche alone di polvere e passando la lingua fra dito e dito quando la padrona si soffermava con la punta del piede sopra la sua bocca.
Il cellulare di Roberta squillò ma non era vicino a lei stava quasi per ordinare alla schiava di andare a prenderglielo quando decise diversamente. Si alzò in piedi direttamente sulla faccia di Alessandra che rimase immobile per non farla cadere. Scese e andò a prendere il telefono sul tavolo. Rispose e cominciò a gironzolare scalza per la stanza.
R: ‘Pronto?’
Sara: ‘Cia Roby, come va? Che fai?’
R: ‘Ma, niente di che’ mi sto guardando un film’
S: ‘Sei con Giuliano?’
R: ‘Uhm’ più o meno”
S: ‘In che senso più’. Ahhhh ho capito!!! Sei con Silvana?’
R: ‘No’ con quella merda di Alessandra eheheh credo che oggi si divertirà”
S: ‘Uffa’ anche io voglio!!! Non &egrave giusto!!!’
R: ‘E va beh dai’ magari in settimana chiediamo a Giuliano se ci fa usare Silvana e ti sfoghi un poco pure tu ahahah oppure” ‘ un lampo le pervase la mente ‘ ” oppure mi raggiungi e ti sfoghi oggi ihihihihih’
S: ‘Eh magari’ sono presa con le bombe per l’orale’ però se posso dirtelo fra un paio d’ore magari arrivo dopo cena e le porto il ‘dessert’ ahahahaha’.
Mentre la telefonata procedeva, Roberta, dopo aver camminato scalza per alcuni minuti, senza degnare Ale di nessuna attenzione, le montò con un piede sulla e calò l’altro coperto di polvere sulla sua bocca. Per quanto il respiro le mancasse, la serva prese a leccarle la pianta con tutta la devozione possibile succhiando di tanto in tanto la pelle per una pulizia più accurata. E mentre la Dea parlava con l’amica, l’inferiore, prossima al soffocamento, continuava a leccare ogni millimetro di pelle della pianta di quel piede tanto bramato da Giuliano e allo stesso tempo temuto da Alessandra.
Dopo qualche minuto di conversazione sopra la serva, Roberta guardò distrattamente sotto di sé e vide che il volto della bestia aveva ormai assunto le sembianze di una melanzana in agosto. Per non rischiare di uccidere il suo ragazzo (ma solo per quello!) scese dalla gola e osservò gli ampi respiri grazie ai quali il volto della parodia umana cercava di riassumere un colore prossimo alla normalità e l’orma bianca che ricalcava la forma del suo piede sulla gola della merda umana che pian piano tornava di color roseo. Avrebbe tanto voluto colmare quella sete d’aria con una sonora scorreggia ma’ non le scappava e poi, dopo tutto era ancora al telefono.
R: ‘Va beh, dai, se poi vuoi passare io sono qui da sola e Giuliano mi ha dato carta bianca”
S: ‘Beh’ la cosa &egrave decisamente interessante! Vedo di sbrigarmi dai, potrei riuscire ad essere da te per le 9 ‘ 9:30. &egrave troppo tardi?’
R: ‘Ma figurati, magari porta tre pizze che mangiamo assieme’
S: ‘Tre?’
R: ‘Sì dai, anche le merde mangiano, no?’ E nel dirlo calò il piede sinistro sulla fronte della serva divertendosi a farle girare il capo a destra e a sinistra facendo cadere un po’ di saliva con l’intento di centrarle gli occhi mentre la testa girava sotto i suoi piedi e, al contempo, ascoltava l’amica risponderle.
S: ” non so cosa tu abbia in mente comunque, come le chiami tu, le merde possono mangiare qualcosa di meno costoso di una pizza ahahahah’
R: ‘Tu non ti preoccupare che ci divertiremo! Dai, ti aspetto, a dopo!’
S: ‘Ok, a dopo!’
R: ‘Hai sentito Brutta Troia? Forse Sara verrà a trovarci più tardi, non farmi fare figuracce, siamo i padroni di casa, dobbiamo ricevere gli ospiti come si deve!’ disse appena riagganciato il telefono.
A: Co’ cosa bisogna fare Padrona?’
R: ‘Bene, per prima cosa bisogna pulire il bagno, non vorrai che lo trovi sporco, no?’
A: ‘Provvedo subito, prendo i detersivi e vado all’istan”
Ma di nuovo il 38 curatissimo della sua proprietaria le impedì di alzarsi appoggiandosi laddove avrebbe dovuto avere il seno. Roberta salì sul corpo a lei sottostante reggendosi su una sola gamba con tutto il peso e divertendosi a far ondeggiare l’altro davanti al volto di Alessandra.
‘Guarda!’ l’apostrofò ‘Guarda la tua ragione di vita! Vedi cara” usando un tono simile a quello che si usa con un figlio per spiegargli le cose importanti della vita cercando di renderle semplici ma senza riuscire a nasconderle il tono canzonatorio che le stava riservando ”nella Società ogni singolo individuo &egrave importante. Persino tu! Ognuno ha un compito e grazie a questo, la grande macchina &egrave efficiente e non si inceppa. Tutti abbiamo un compito; anche io, cosa credi? Anche io ho dei doveri e delle responsabilità, proprio come te! Beh, forse non proprio come te: il mio compito &egrave studiare, diventare una persona responsabile che col proprio lavoro renderà migliore il mondo in cui vive. Il tuo – di compito – &egrave altrettanto importante. Forse apparente meno affascinante ma, sicuramente fondamentale. Il tuo dovere &egrave soddisfare la mia persona, essere il mio oggetto, grazie a te io mi devo poter liberare di ogni stress. Il motivo per cui esisti &egrave fare in modo che io viva nel migliore dei modi per compiere, a mia volta, al meglio il mio dovere. Insomma, il tuo ruolo nella Società consiste nel farmi divertire, nel descrivermi i lati più fetidi della natura umana di cui tu fai parte per ricordarmi quanto io sia migliore di te e quindi, in sintesi, devi occuparti di ogni mio bisogno e’. e’.’ Si interruppe perché stava per perdere l’equilibrio e andò a sedersi sul divano. Mettendo un piede sulla gola e uno sulla fronte della serva riprese: ‘e’ a proposito di bisogni’. forse hai proprio l’occasione di adempiere al tuo dovere proprio ora, sai?’
Giuliano stava capendo tutto al volo e nascondeva sotto ai jeans una potente erezione. Stava molto attento a non tenere le mani in tasca per non rischiare di permettere a tutta quell’eccitazione di scappargli di dosso facendo scomparire quel mondo incantato nel quale era improvvisamente piovuto. Continuò quindi a recitare la parte di Alessandra in maniera impeccabile.
A: ‘In che senso Padrona?’
R: ‘Nel senso che non conviene pulire il cesso se bisogna usarlo ancora, non ti pare?’
A: ‘Ok, allora andrò a pulirlo dopo, vada pure con comodo!’
R: ‘Che fai Troia, mi dai il permesso di andare al cesso? Mi dai degli ordini? A Casa mia? SEI TU IL MIO CESSO sordida manifestazione subumana, la tua massima aspirazione &egrave vivere solo grazie alle escrezioni del mio corpo!’ E, come a voler ribadire il concetto, raccolse in bocca quanta più saliva poté avendo cura di raschiare dalla gola tutto l’eventuale catarro e sputò con violenza in faccia alla sottomessa. Poi, con gran sorpresa di Giuliano, si alzò dal divano calpestandogli la gola e scomparve in cucina.
A: ‘Padrona mi perdoni, non intendevo assolutamente mancarLe di rispetto! Volevo solo ribadire che” Ma, mentre parlava, capì che stava solo perdendo fiato: Roberta non la stava ascoltando. Persino Giuliano si trovò per la prima volta spiazzato. Aveva chiaro nella testa cosa sarebbe successo di lì a poco e la cosa lo stava facendo impazzire di desiderio ma, al contempo, non era più così sicuro che avrebbe retto. Che sarebbe riuscito ad obbedire. Come avrebbe potuto riprendere la vita di tutti i giorni una volta spogliatosi delle vesti di Alessandra? Roberta gli credeva ma quanto sarebbe riuscito a mantenere la recita? E poi’ lui sapeva che era tutta finzione! Si sarebbe sentito un cesso? Cosa sarebbe potuto succedere il giorno in cui Roberta, ancora assieme a lui o magari dopo che si fossero lasciati, avesse scoperto la verità? Cosa’
Tutti questi pensieri furono interrotti dalla visione di Roberta che fece la sua ricomparsa nell’ampio soggiorno con un imbuto in mano e un sorrisetto stampato nel volto che non prometteva nulla di buono.
R: ‘Dato che non ti &egrave chiaro il concetto di ruolo sociale, ho deciso di aiutarti a capire”
A:’ Cosa? No no no no Padrona, no, la prego!!!’
R: ‘ahahahahah ma vedo che capisci al volo, brava Alessandra!’
A: ‘Padrona, glielo giuro, faccio tutto quello che vuole ma non”
Roberta saltò a piedi uniti sulla pancia del fantoccio che, per l’impatto si dimenò sotto i suoi piedi alzando gambe, bacino e volto.
R: ‘Zitta! Apri la bocca!’ Disse abbassandole la testa ansimante col piede e avvicinando l’imbuto al suo volto. Poi, considerando quanto la serva aveva appena detto ‘ma tanto fai già tutto quello che voglio ahahah, cosa ci guadagno a non farlo scusa?’
A: ‘Giuro che ho capito qual &egrave il mio posto nella Società! Non ho bisogno della lezione’
R: ‘Ma, vedi cara’ il bisogno ce l’ho io’ non sto sprecando tempo a spiegarti le cose, sto solo per usarti! Avanti, spalanca quel cesso di bocca’
A: ‘Padronaaaaa’
Un severo e doveroso pestone dato di calcagno le colpì l’ombelico spezzandole nuovamente il fiato. ‘Adesso taci o giuro com’&egrave vero Dio che ti ci cago in quella cazzo di bocca!’
Alessandrà sgranò gli occhi per il terrore e obbedì seduta stante. Spalancò la bocca e accolse la punta dell’imbuto che la Padrona chinandosi le porgeva. Nel rialzarsi Roberta, rimanendo in equilibrio sulla pancia del fantoccio si portò le mani dietro la nuca ad aggiustarsi i capelli e sorrise nel godersi quello spettacolo: la ragazza che il suo ragazzo aveva avuto prima di lei e che continuava a provarci con lui era accovacciata sotto ai suoi piedi e stava per bere il suo piscio. Non avrebbe potuto sentirsi più gratificata. Oltre a ciò era anche riuscita ad evitare che Silvana le rubasse il record.
Con una calma decisamente studiata, Roberta scese dallo stomaco sotto i suoi piedi e si mise a girare attorno a quella testa per terra su cui si ergeva, un po’ traballante, un imbuto bianco che spuntava dalla bocca come un fungo vicino ad una radice ai piedi di un albero.
R: ‘Lo sai vero cosa sto per farti?’
A: ‘Sì padrona’
R: ‘Dimmelo allora’
A: ‘Sta per fare la pipì’
R: ‘Uhm’ io la vedo diversamente, chiamerei le cose col loro nome evitando di minimizzare”
A: ‘Sta per pisciare’ Sta per pisciarmi in bocca’
R: ‘Ohhh! E ci voleva tanto? Sì Alessandra, sto per pisciarti in bocca e tu stai per bere il mio piscio! &egrave interessante vederla sia dalla mia parte che dalla tua, non trovi? Dalla MIA che piscio, evacuo, espello e dalla TUA che bevi, ingurgiti, ingerisci ahahah. Sai, non ho mai pisciato in bocca ad una mia coetanea. Per la verità non ho nemmeno mai pisciato addosso a nessuno. Sono felice che tu sia la mia latrina. Hai notato che da qualche minuto ti sto di nuovo chiamando col tuo nome? Lo faccio apposta, sai? Non vorrei mai che a furia di sentirti chiamare Merda, Latrina, Parodia, Cesso, Brutta Troia ecc’ tu ti sentissi già svilita al punto da non capire il degrado a cui ti sto per sottoporre. Stai per diventare un cesso mia cara, il mio cesso! Quindi &egrave bene che tu ti renda perfettamente conto che sei una ragazza, potenzialmente carina e mia coetanea. Sei forse anche intelligente. Sei la ex del mio ragazzo e IO sto per pisciarti in gola e TU, cara Alessandra, TU stai per bere il MIO piscio senza opporre alcuna resistenza.’ E dicendo questo coi piedi ai lati della testa e il viso rivolto a tutto il corpo disteso a terra, Roberta sbottonò il primo bottone dei pantaloni. ‘Ma basta parlare, non ho mai intrattenuto una conversazione con la ceramica del water. Eeee oppsss, mi si &egrave slacciato un altro bottone” fece deridendola. ‘Opppssss’ nel sbottonare il terzo. ‘Eeee’.. Ops! Mannaggia, sbottonati tutti! Che faccio ora?’
Abbassò i pantaloni alle ginocchia e rimase in slip.
Giuliano chiuse gli occhi per non vedere il resto. Avrebbe capito quando sarebbe stato il momento fatidico nel sentire il liquido tiepido bagnargli la punta della lingua che teneva prontamente incollata all’imboccatura dell’imbuto per tapparlo impedendone l’uscita del liquido che sarebbe di lì a poco fuoriuscito.
Roberta cominciò ad accovacciarsi proprio come quando si fanno i propri bisogni in un bosco. Messasi in posizione si accorse che la serva aveva gli occhi chiusi.
R: ‘Apri gli occhi Alessandra! Voglio che tu mi guardi bene in faccia mentre la bevi! Sei pronta?’
Giuliano lì sotto era completamente spiazzato: doveva recitare la parte di Alessandra trasmettendo l’immagine della serva fedele ma disgustata ma, al contempo, provava anche una contraddizione nel suo animo. Stava davvero per bere della pipì! Non l’aveva mai assaggiata in vita sua. E per giunta era la pipì della sua ragazza; sarebbe più riuscito a tornare indietro? Sarebbe riuscito a ingoiarla?
Ancora una volta tutti i suoi pensieri vennero interrotti. Questa volta a farlo fu il sibilo prodotto dal liquido che usciva dalla vagina di Roberta e che, gorgogliando, riempiva l’imbuto andando tiepidamente a bussare alla punta della sua lingua. Il momento era arrivato.
R: ‘Ale, non fare la timida! Stappa l’imbuto o si riempirà e tracimerà bagnandoti tutto il viso di piscio.’
Giuliano si fece coraggio. Cercando come poteva di reggere lo sguardo della sua ragazza/padrona, staccò la lingua dall’imboccatura dell’imbuto proprio mentre Roberta (più per non sporcare per terra che per paura di imbrattare lui) interruppe il getto. Iniziò a trangugiare il piscio che gli entrava in bocca a grandi sorsi cercando di non testarne il sapore. Uno, due, tre sorsi e l’imbuto rapidamente si svuotava. Nel vederlo la Padrona riprese a fissare la serva negli occhi e, raccolto un grumo di saliva le sputò in faccia.
R: ‘Fai proprio schifo’ Commentò guardandola con disprezzo e, proprio mentre stava per riprendere la sua minzione venne interrotta.
Giuliano aveva decisamente sopravvalutato la sua capacità di dominare i suoi conati. Quel gusto acre e nauseabondo aveva riempito le pareti del suo palato e del suo esofago. Se era riuscito a svuotare l’imbuto era stato solo grazie ai profondi sorsi che si era imposto di ingoiare senza assaporare. Ma una volta deglutito l’ultimo goccio del nettare divino il gusto iniziò a bussare ai suoi sensi cominciando dalla bocca dello stomaco riempiendo rapidamente tutto l’esofago la faringe uscendo dalla bocca e riecheggiando persino nel naso. Il sapore, l’odore la nausea, alimentati dal pensiero, iniziarono a trasformanti in spasmodici conati. Giuliano sapeva che era una questione di secondi e, con incredibile lucidità interruppe la sovrana accovacciata sopra di lui che si stava apprestando ad offrirgli un secondo drink.
Alzandosi di scatto (facendo istintivamente alzare anche Roberta) chiese: ‘Padrona, non capisco cosa mi succeda! Dov’&egrave il bagno?’
Miracolosamente Roberta capì e glielo indicò. Giuliano raggiunse il water ‘ quello vero ‘ appena in tempo per scaricarvici dentro tutto il liquido appena ingerito. Si aspettava che Roberta gli chiedesse delucidazioni per non essere riuscito a bere senza vomitare e stava già pensando a come giustificarsi quando avvertì una forte pressione sulla nuca. Era il piede di Roberta che la stava calando infondo alla tazza quasi a toccare con le labbra ed il naso il suo stesso vomito.
R: ‘Che succede? Chi sei?’ (forse il dubbio che si fosse interrotto il collegamento fra Alessandra e Giuliano le aveva attraversato la testa ma non abbastanza da rinunciare a dominare il fantoccio).
Giuliano, dal canto suo, sentendosi trattato in quel modo, decise di tentare di portare avanti la recita e di non interrompere la sessione anche perché, dopo tutto ormai aveva vomitato e peggio di così non credeva potesse andare.
A: ‘Sono Alessandra Padrona, non so cosa succeda’ una forza a me sconosciuta mi ha costretta ad alzarmi’
Roberta immaginò che il corpo di Giuliano, sebbene immunizzato dalla pastiglia, non avesse retto al disgusto provato mentalmente da Alessandra e avesse reagito in quel modo. Credeva ancora quindi che Giuliano fosse totalmente protetto e che si trattasse solo di abituare la larva umana al gusto dell’urina. Tirò l’acqua mantenendole col piede la testa nel water e quando le permise di risollevarsi la trovò col viso tutto bagnato.
R: ‘ahahahah che buffa che sei! Ma almeno sei pulita! Sai, non sopporto i cessi sporchi. Avanti sdraiati che non ho ancora finito con te!’
A: ‘Non’ non ha finito? Ma Padrona, non ce la faccio’ ho appena’
Senza darle il tempo di finire la frase, Roberta riabbassò le braghe e le mutande e le si sedette direttamente sulla bocca interrompendo la sua lamentela.
R: ‘Ora taci e bevi! Tieni la bocca aperta e deglutisci ogni volta che mi fermo!’
Giuliano tremava, era paralizzato dall’eccitazione e dalla sorpresa. Il piscio prese a cadere dentro la sua cavità orale e, accumulandosi, iniziò a risuonarvici.
R: ‘Ma sai che sei proprio come i cessi tradizionali? Fai lo stesso rumore della pipì che cade nell’acqua ma tu sei meglio; sei ecologica! Tu non sprechi l’acqua, usi solo il piscio ahahahah.’ E finendo la frase interruppe il getto. Senza dire un’ulteriore parola la guardò negli occhi per farle capire che era venuto il momento di deglutire e per condire al meglio il drink iniziò a giocare facendo scivolare un poco di saliva dalle sue labbra e ritirandola su un paio di volte. Alla terza volta lo sputo cadde dentro alla bocca ancora spalancata della serva andando a mescolarsi col piscio che vi ci ristagnava. ‘Avanti Ale, da brava butta giù!’
Giuliano, questa volta con più calma e meno spavalderia deglutì a piccoli sorsi la boccata di liquido tuttavia, in meno di un minuto bevve tutto.
Per sua fortuna la Padrona si ritenne soddisfatta e regalò al water tradizionale il resto. Avrebbe voluto usarla come zerbino ma era ancora tutta bagnata di acqua e probabilmente piscio così le disse: ‘Merda, apri il cesto degli sporchi lì infondo. Ci trovi l’asciugamano da bidet della settimana scorsa che ho buttato a lavare ieri. Per te &egrave anche troppo. Come ti dicevo, abbiamo ospiti e dobbiamo pulire il bagno quindi: lavati e cerca di renderti presentabile ahahahah!’
Era successo! La barriera era stata infranta. La dignità decisamente compromessa, se già prima sarebbe stato complicato tornare indietro, ora sarebbe stato impossibile. Non era più schiavo per gioco, era schiavo del gioco.

CONTINUA… R: ‘E non startene lì imbambolata! Lavati, mettiti del dentifricio sul dito e sciacquati bene la bocca che non voglio sentirti con la bocca pisciosa!’ Dicendo questo Roberta finì di far pipì seduta sul water e si ripulì. Poi, rivestitasi, prese un boccettino dall’armadietto dello specchio e sparì in cucina lasciando Alessandra ai suoi pensieri.
Dal canto suo Giuliano era in uno stato di confusione senza precedenti: Roberta si stava manifestando una padrona sopra ogni aspettativa. La perfidia e la sottile ironia che riservava alla sguattera nell’umiliarla anche psicologicamente erano aspetti che non aveva mai provato quando anni addietro, con banalissime scuse, era riuscito a stare sotto i piedi di qualche amica. A confondere Giuliano però erano le contraddizioni che non aveva previsto. Se da un lato Roberta era fantastica, dall’altro, quando era solo dopo aver raggiunto vette di umiliazione, si sentiva fuori luogo. Come se il suo orgoglio gli battesse ad una spalla chiedendogli ‘Oh, che fai?’. A quella domanda Giuliano non sapeva cosa rispondere. Sapeva per certo che se avesse permesso alla sua eccitazione di sfogarsi si sarebbe poi categoricamente rifiutato di continuare la sessione inventandosi qualche scusa per giustificarsi con Roberta. Ma sarebbe stato un peccato dato che Sara sarebbe arrivata di lì ad un’ora e si prospettava una lunga serata di dominazione a due. Decise di approfittare dell’assenza della compagna per farsi un bidet freddo in modo da bloccare ogni rischio di esplosione indesiderata.
Fece giusto in tempo a finire l’operazione prima che la Padrona facesse nuovamente capolino nel bagno in cui l’aveva lasciato. ‘Ancora lì sei? Hai finito di levarti il piscio di dosso?’
A: ‘Sì Padrona’ disse Giuliano riprendendo i panni di Alessandra e passandosi sul viso l’asciugamano sporco datole dall’aguzzina poco prima ‘attendo Sue indicazioni’
R: ‘Addirittura? Mamma mia, stai diventando quasi brava come sguattera’ un po’ pallosa forse ma’ educata. Dai sdraiati a terra che finiamo la pulizia del bagno!’
Con suo stupore, Giuliano vide che da dietro la schiena Roberta estrasse una boccetta di Anitra WC (quello con il beccuccio ricurvo normalmente impiegato per pulire il water nei suoi lati più ostici e immaginò che volesse usarlo per pulire veramente il bagno e usare lei come zerbino da lavandino. Ma si sbagliava.
Chinandosi leggermente verso di lei e portando il flacone vicino al suo volto le disse: ‘Apri bocca!’
A: ‘Padrona’ il detersivo non posso berlo, corroderebbe il mio intestino, non”
R: ‘Ti ho detto di alzare la tavol’ ehm scusa, di aprire la bocca, non di darmi una lezione di medicina e tossicologia. Il water va pulito! Se ti dico di aprire la bocca tu la apri o vuoi farmi incazzare?’
Alessandra si rassegnò e aprì la bocca mentre, con un sorriso beffardo Roberta svitò il tappo dell’Anitra WC e si preparò a versarne il contenuto dentro le fauci della Latrina.
Il gettò partì forte contro le gengive e i bordi del palato e delle guance ma Giuliano realizzò che invece di avere una consistenza viscosa e un sapore disgustoso come si sarebbe aspettato, il liquido nella sua bocca sapeva di menta e non era disgustoso. Poi capì: Roberta, uscendo dal bagno dopo aver fatto pipì aveva preso qualcosa dal mobiletto dello specchio. Non ci aveva fatto caso ma era palese che avesse riempito la bottiglia di detersivo col colluttorio. L’umiliante inganno era riuscito.
R: ‘Coraggio Cesso, ora tira l’acqua’
Ale capì al volo la metafora e deglutì. Il gusto del colluttorio, una volta deglutito, era decisamente diverso dal sapore che aveva in bocca e quasi i conati ripartirono ma riuscì a controllarli in tempo. Che diamine, era riuscito a bere il piscio e crollava col colluttorio? Avrebbe dato alla sua proprietaria la possibilità di deriderlo e dargli da bere altro piscio se avesse vomitato la versione alleggerita dell’Anitra WC e, in quel momento, non voleva altre umiliazioni.
R: ‘Ohhh, finalmente! Ora però pulisci questa stanza sul serio; fra una cosa e l’altra mi hai fatto fare un gran casino qui dentro. Ti aspetto di là. Devi migliorare le tue capacità di cesso umano, non puoi farmi perdere mezz’ora per una pisciata ma sono fiduciosa che col tempo e con un buon tirocinio imparerai a reggere il piscio e allora i drink non ti faranno così schifo ahahah’. E se ne andò lasciandola sola a ripulire.
Quando ebbe finito Alessandra raggiunse la Padrona in soggiorno. Non la trovò.
Giuliano sapeva bene come trovarla, conosceva la casa ma non poteva correre il rischio di tradirsi: Alessandra non era mai stata a casa di Roberta. Decise di stendersi ai piedi del divano attendendo il suo ritorno. Fece bene, la sua eccitazione cominciò a scemare e al contempo ebbe il tempo di pensare all’accaduto e a quello che sarebbe potuto succedere nel corso della serata dopo che Sara fosse arrivata.
Si sorprese a pensare anche quanto facilmente Roberta facesse a meno della sua presenza: era passata più di un’ora da quando le aveva dato la serva e non accennava a volerla lasciar andar via. Si trovò ad essere geloso della sua stessa fantasia. La sua ragazza preferiva passare il tempo ad umiliare la sua ex piuttosto che trascorrerlo con lui. Che fosse il caso di fermare la giostra? Di alzarsi da terra e abbracciare la propria ragazza e farci l’amore? Proprio mentre stava per farlo sentì la voce dell’amata deridere Alessandra: ‘Ma bravo il mio zerbino, già pronto all’uso!’ e si interruppe per bere del t&egrave freddo direttamente dalla bottiglia ‘Brava, era proprio lì che ti volevo trovare, al tuo posto. Tuttavia alzati, Sara sta arrivando e voglio che tu vada nel frigo giù in taverna a prendere altre due bottiglie di t&egrave da offrire alla nostra ospite, poi c’&egrave da mettere in ordine qui vicino al divano e magari preparare la tavola per due ovviamente. Tu mangerai per terra ai nostri piedi. Non farmi fare brutta figura: quando andremo a tavola tu ci farai accomodare e servirai le pizze a me e a Sara. La terza la lasci al centro della tavola che ce la dividiamo io e lei. Fatto questo ci versi da bere, attendi eventuali ordini e, se non ti daremo diverse indicazioni, chiederai il permesso di sdraiarti per terra sotto al tavolo a farci da tappeto mentre mangiamo. Tutto chiaro?’
A: ‘Sì padrona, chiarissimo’.
R: ‘Molto bene! Ora spicciati che ti voglio per terra sulla soglia di casa quando Sara arriva. Io vado in camera mia, di sopra al primo piano; vieni lì quando avrai finito.’ E senza attendere risposta dall’inferiore, le girò le spalle e se ne andò.
A: ‘Sì Padrona’ disse comunque la serva cominciando a sbattere i cuscini del divano per ridar loro forma e eliminare ogni traccia d’uso.
Dopo aver sistemato tutto, scese in taverna a prendere le bottiglie di t&egrave e le portò nel frigorifero in cucina, apparecchiò e arieggiò un poco gli ambienti. Erano le 9 di sera quando richiuse le finestre e si presentò in camera al cospetto della Padrona.
R: ‘Hai finito?’
A: ‘Sì, ho fatto tutto come mi ha detto, ho preso il t&egrave freddo e l’ho messo in frigo, ho rassettato il soggiorno, apparecchiato in cucina e dato anche aria alle stanze.’
R: ‘Bene, scendi in taverna ancora e vammi a prendere un’altra bottiglia di te che questa l’ho già finita e le altre le beviamo quando arriva Sara.’
Giuliano scese di nuovo a prendere la bottiglia. Aveva capito bene cosa stava facendo sua morosa e non sapeva ancora chiaramente se la cosa lo avrebbe eccitato o se, dopo due ore in quella situazione, ne avrebbe avuto abbastanza ma non poteva fare altro che assecondare gli eventi.
Proprio mentre stava risalendo gli ultimi gradini per tornare alla camera della Dea, il campanello squillò.
R: ‘Bene Merda, lascia la bottiglia sulla mia scrivania e precipitati sulla soglia di casa. Per terra ovviamente.’
Alessandra aprì la porta principale che dava sul giardino di casa della sua proprietaria e si distese sulla soglia come ordinatole. Pochi istanti dopo Roberta le montò con un piede sulla gola adagiando la punta dell’altro sulle sue labbra incrociando le gambe e appoggiandosi col fianco sinistro allo stipite della porta. Alessandra, intendendo l’implicita richiesta della dea, prese a leccare la punta del piede sopra le sue labbra.
Quando Sara fece la sua comparsa dal viottolo privato attraversando il cancelletto del giardino per arrivare a casa dell’amica vide quest’ultima che l’attendeva nel modo descritto e che giocherellava facendo girare una ciocca di capelli attorno all’indice della sua mano destra.
R: ‘Oooohhhh era ora, ti aspettavamo!’
S: ‘Ciao Roby, ho fatto prima che ho potuto ma in pizzeria c’era coda anche per il semplice asporto, vedo che ti sei messa comoda.’
R: ‘Beh, insomma, purtroppo respira e i suoi rantolii li sento sotto la pianta del piede e non sono piacevolissimi però se non respirasse non sarebbe utile quindi meglio che resti viva per ora.’ Ed enfatizzò quel ‘per ora’ facendo un piccolo saltino col calcagno sulla gola del fantoccio che iniziò a tossire.
A complicare la situazione rendendo la sua respirazione ancora più difficile ci pensò subito Sara che le montò senza troppi complimenti sulla pancia.
S: ‘Tesoro, hai la tosse? Adesso ci pensa mamma Sara a fartela passare, anche tu come Roby mi aspettavi con impazienza vero?’
Roberta scese dal suo zerbino entrando in casa dicendo alla schiava: ‘Stasera non avrai una padrona, ne avrai due. Guai a te se esiterai ad esaudire un ordine della mia amica: venir meno ad una sua richiesta sarebbe come mancare ad un mio desiderio. &egrave chiaro?’
A: ‘S.. sì Padrona’.
S: ‘Mamma mia come sei monotona ‘ padrona di qua padrona di là, guarda che puoi anche annuire e basta. Il Lei e la deferenza mi fanno sentire più vecchia e mi sa che sono pure più giovane di te!’
R: ‘Ahi ahi ahi, Alessandra, cominciamo malissimo’ stai già facendo incazzare la nostra ospite e non &egrave ancora entrata in casa” poi, dandole una pedata non troppo forte sulla guancia si rivolse all’amica ‘dai entra che si freddano le pizze. Dalle a sta merda umana che prepara tutto mentre noi ci facciamo un aperitivo in salotto.’

Le due ragazze si sedettero sul divano e Alessandra si mise in cucina a scaldare le pizze e preparare tutto affinché le sue aguzzine potessero trascorrere la migliore delle serate possibili. Dopo aver messo in forno le pizze si affrettò a preparare due spritz e degli stuzzichini. In meno di cinque minuti la sguatterà arrivò in soggiorno con l’aperitivo.
R: ‘Lombrico, perché solo due spritz? Non ti fai un drink con noi? Non siamo degne della tua compagnia?’
A: ‘Pa’ padrona, no, assolutamente, sono io che ritenevo stupidamente di non avere il diritto di poter solo pensare di disturbarvi ulteriormente con la mia presenza”
S: ”di disturbarvi ulteriormente con la mia presenza’ sentila com’&egrave paracula sta cagna’ ahahah, ci sa fare però’ disse servendosi dal vassoio che le veniva sporto dalla serva e rivolgendosi all’amica che stava già assaggiando il suo spritz.
R: ‘Che fai Troia, mi paraculi?’
A: ‘No Padrona, non potrei mai ma taccio per non contraddirLa, decida Lei cosa &egrave giusto’ disse guardando per terra per non incrociare il loro sguardo.
S: ‘Non c’&egrave che dire, la stai addestrando proprio bene, dovremmo educare così anche Silvana, non credi?’
R: ‘Eh’ sì, sta cagnetta qui &egrave indisciplinata ma almeno sta imparando qual &egrave il suo ruolo’ allora, non bevi con noi? Non hai più sete? Perché non lo racconti a Sara perché non hai più sete?’
Giuliano capiva perfettamente la situazione. Poco prima che Sara arrivasse, Roberta gli aveva pisciato in bocca perché voleva essere la prima a farlo, non voleva cedere quel primato alla sua amica e adesso voleva godersi il merito e poi condividere l’esperienza con Sara. Così si affrettò a continuare ad interpretare la parte nei panni di Alessandra: ‘Padrona Roberta mi ha già offerto un aperitivo poco prima che Lei arrivasse Padrona Sara’.
R: ‘Cosa fai? Lesini sui particolari? Non essere timida, racconta, su”
A: ‘La’la padrona mi ha pisciato in bocca e ho bevuto tutto poco prima che Lei arrivasse, Padrona Sara’
Roberta sorrise e si girò verso l’amica per godesi la reazione che non tardò ad arrivare.
S: ‘ahahahah e ha fatto benissimo’ poi rivolgendosi all’amica ‘Sul serio??? Ahahah, e ha bevuto?’
R: ‘ha avuto qualche difficoltà e c’&egrave stato un incidente di percorso ma’ &egrave ufficialmente una tirocinante e imparerà alla svelta! Ahahahah’
S: ‘Ma bene’ immagino che abbia bisogno di più insegnanti in questa importante e nobilitante disciplina”
R: ‘E sì’ cosa vuoi, io amo insegnarle ma’ non bastano i miei sforzi, se te la senti, lei sarà sicuramente felice di farti da cesso, vero Ale?’
A: ” s’ sì padrona’
S: ‘Tesoro, non sprecarti con l’entusiasmo ahahahah, comunque per ora stai tranquilla, non mi scappa, magari con altri due o tre drink”
R: ‘Non preoccuparti Sara, ho 4 bottiglie di estath&egrave in fresca che so che ami molto e che sono molto diuretiche ahahahah’.
Il timer del forno suonò avvisando che le pizze dovevano ormai essere calde.
A: ‘Col vostro permesso, padrone andrei a prepararvi il tavolo. Fra due minuti sarà pronto se vorrete cenare.’
R: ‘Vai vai parodia umana, vai e non rompere i coglioni’
Quando Giuliano chiamò le ragazze a tavola, quelle arrivarono e trovarono tutto pronto. Fece accomodare l’ospite e poi la padrona di casa, versò loro da bere e servì le pizze. Poi, dato che c’erano tre pizze e lei aveva apparecchiato per due, chiese: ‘Cosa preferite che faccia con la pizza che avanza, la tengo in caldo se desiderate il bis?’
Sara guardò Roberta con aria interrogativa e questa rispose: ‘Tu non ti preoccupare, ora lasciaci in pace e vatti a sistemare al posto tuo!’
Senza fiatare, Giuliano si andò a stendere sotto il tavolo ai piedi delle due ragazze. Roberta, per dovere di ospitalità lasciò che Sara appoggiasse i piedi sulla faccia del fantoccio mentre lei si accontentò di appoggiarli sullo stomaco.
S: ‘Merda, toglimi le scarpe finch&egrave mangio che così mi rilasso meglio e fai lo stesso anche con quelle di Roby. ‘
Giuliano slacciò con devozione le scarpe della nuova aguzzina e appena ebbe liberato entrambe i piedi dagli anfibi (che per l’occasione erano stati calzati rigorosamente senza calze, Sara calò entrambe le sue estremità sul viso della sottomessa schiacciandola a terra.
A: ‘Pad’padrona, se mi schiaccia a terra come posso finire di eseguire i suoi ordini?’ Non riesco a slacciare i sandali della sua amica’
S: ‘E questo sarebbe un problema mio? Cazzi tuoi, muoviti però ad eseguire se non vuoi che ti faccia strisciare per la cucina lucidando tutto il pavimento con la lingua! Ah, a proposito di lingua’ ‘ proseguì dopo aver addentato un pezzo di pizza e parlando con la bocca piena ‘ ‘leccami la pianta dei piedi e passa bene fra le dita che con sto caldo li ho tutti sudati’
R: ‘Sì ma spicciati che io ho ancora i sandalì su” E nel dirlo diede un violento pestone col piede destro sulla pancia della serva che, per reazione istintiva sollevò le gambe e la testa ansimando sotto i piedi di Sara che con forza le impediva di alzare la testa tenendogliela ben schiacciata contro il pavimento.
S: ‘ahahah che figo!!! Ho sentito l’aria uscirle dalla bocca quando le hai dato il pestone e la sua lingua &egrave uscita più in fuori di qualche centimetro’ ahahah mi piace, dagliene un altro!!!’
Roberta accontentò subito l’amica ma Giuliano, per istinto contrasse gli addominali e il pestone, per quanto violento e doloroso, non ebbe lo stesso effetto del primo.
S: ‘Uffa’ ‘ fece Sarah con tono piagnucoloso come una bimba a cui hanno rotto il giocattolo ‘ ‘non butta più fuori l’aria come prima’ bisogna farglielo di sorpresa se no si prepara”
R: ‘Lurida troia, questa me la paghi, giuro che me la paghi! Vedrai
E mentre Sara si stava divertendo ad infilare il suo piede quanto più possibile in profondità in bocca alla schiava, lei con le mani cercava di sfilare i sandali di Roberta ma le dita del piede dell’ospite le solleticarono troppo l’ugola facendole venire dei conati di vomito e facendola di nuovo sobbalzare. Ovviamente Sara, per nulla impietosita, continuava a schiacciarle la fronte impedendole di rialzarsi e, un nuovo pestone all’altezza dell’ombelico (questa volta dato inaspettatamente) fece letteralmente agonizzare Giuliano che perà continuava a respirare male a causa dell’altro piede ancora conficcato in bocca da Sara.
S: ‘Roby, dovresti provare, &egrave divertente sentire la bestia che ansima e il suo dolore si trasforma in divertenti afflati sul piede ahahah, vuoi favorire?’
R: ‘No, non ora’ piuttosto, Merda, abbiamo finito la prima bottiglia di t&egrave freddo, mettici in tavola l’altra!’
S: ‘Fa presto che il pavimento &egrave freddo e impolverato e non voglio rimanere col piede a terra’
Ale uscì da sotto il tavolo e fece per rialzarsi quando Roberta la trattenne per la spalla e le fece segno di girarsi e aprire la bocca. Uno sputo con tanto di pizza masticata la centrò in bocca.
R: ‘Ingoia!’
La serva ubbidì. ‘Ora puoi prendere il t&egrave’ Proseguì la padroncina.
Ale, ancora sofferente e col respiro non ancora regolare, avanzò verso il frigo e ne estrasse una bottiglia fresca. Nel portarla in tavola, venne fermata da Sara. ‘Dai Schitto, appoggia la bottiglia sul tavolo, inginocchiati e metti le mani a terra guarda verso l’alto con la bocca spalancata’
La serva obbedì e prima di appoggiare la bottiglia la aprì e la adagiò sul tavolo avendo cura di riempire i bicchieri delle sue proprietarie. Poi eseguì le indicazioni di Sara.
Appena la serva fu nella posizione indicatake a fianco della sua sedia, Sara appoggiò i piedi sulla mani della derelitta e vi salì sopra. Il viso della schiava le arrivava a malapena alle ginocchia e le smorfie di dolore che cercava di trattenere la divertivano già senza quello che aveva in serbo per lei.
S: ‘Dunque cara, io sono stata educata che sta male mangiare e non offrire alla servitù. Quindi, mi pare giusto che anche tu, in quanto essere vivente, abbia diritto ad essere nutrita.’
Roberta intanto si alzò e raggiunse la scena per prendervi parte; era da troppo in secondo piano e la cosa la irritava.
R: ‘Vedi cara, abbiamo preso tre pizze perché abbiamo pensato anche a te’ come dice Sara, anche tu devi mangiare’ però purtroppo siamo state golose’ abbiamo mangiato noi il cuore delle tre pizze. Sai, ci siamo dette, ogni volta si butta via la crosta della pizza e così, Sara ed io ci siamo mangiate i tre centri. A te lasciamo le tre croste. Insomma, non ti va nemmeno male’
S: ‘Sì però’ non siamo poi così stronze’ La interruppe Sara ‘vogliamo che anche tu possa avere la farcitura e così te le farciremo a nostro piacimento’ e nel dire questo cominciò a masticare un primo pezzo di crosta di pizza. Quando ne ebbe fatto una bella poltiglia bevve un sorso di estat&egrave e vomitò il tutto in bocca al fantoccio.
R: ‘Aspetta, non deglutire!’ Roberta si chinò verso quella bocca spalancata e, tappandosi una narice per volta, si soffiò il naso direttamente al suo interno. ‘ahahaha pizza alle caccole!!! Puoi ingoiare ora’
S: ‘Vedo che stiamo facendo una competizione qui cara Roby’ ok, lo ammetto, 1 a 0 per te’
R: ‘Eheh’ &egrave solo l’inizio’ vediamo’ la concudiamo a chi arriva prima a 10?’
S: ‘Ci sto!’ E dicendo così, si alzò in piedi calcando tutto il peso sui calcagni sopra le mani del fantoccio che cacciò un urletto di dolore. ‘Eh cara’ cosa pretendevi’ mi hai fatto passare in svantaggio con la mia amica’ ora sono cazzi amari per te” e prendendo un altro pezzo dal piatto gettò una crosta sul pavimento. ‘Dai, valla a prendere!’ Ma non accennò a smuoversi dai palmi della serva che quindi rimaneva ancorata ai piedi di Sara.
S: ‘Roby, fammi un bene, la puoi aiutare? Ti conviene rimetterti una sandalo, non credi?’
Roberta capì al volo, ‘Ufff’ tutto mi tocca fare’ e infilando un sandalo solo per la punta, si alzò con un piede così calzato e l’altro scalzo. Arrivata in prossimià del pezzo di pizza guardò Ale, poi il pezzo a terra e poi di nuovo Ale, ‘Lo vuoi?’ ‘Sì Padrona’ disse ovviamente la sottomessa. Roberta sputò un copioso grumolo di saliva a terra vicino al pezzo di cibo e, con il sandalo spostò la crosta sullo sputo avendo cura di farlo ben bene rollare sotto la suola impolverata del suo sandalo che, grazie anche alla saliva, cominciò a rilasciare un colore scuro e grovigli di polvere sulla pizza che pian piano si stava schiacciando sotto il peso della dominatrice. Una volta ridotto il tutto a poltiglia, portò sotto la suola il prelibato boccone vicino ad Alessandra che però era ancora con le mani schiacciate sotto i calcagni di Sara. ‘To Merda, sfamati!’ Disse Sara centrando con uno sputo il pranzo della sottomessa. Questa ovviamente per poter mangiare quanto le era stato generosamente offerto dovette chinarsi ancora di più e portare la bocca al pavimento leccando il cibo direttamnete da terra. Mentre stava raccogliendo la pietanza sentì il piede nudo di Roberta calarglisi sulla nuca e schiacciarle il folto sulle piastrelle del pavimento. ‘Allora cagna, di chi &egrave il punto? Mio o di Sara? Io dico che &egrave mio perché la cosa peggiore te l’ho fatta io ma’ sono sicura che la mia amica avrà da ridire perché &egrave stata lei ad architettare il tutto’ quindi, eccezionalmente, a te la scelta: a chi va assegnato questo punto?’
Sara per intimorire Alessandra iniziò ad oscillare coi piedi cui suoi palmi e Roberta continuava a premere sulla sua nuca.
La serva, con la faccia spiaccicata sul pavimento, per tutta risposta disse: ‘Padrone, siete state eccezionali tutte e due, il punto va ad entrammbe, a Padrona Sara per l’idea e il dolore, a padrona Roberta per l’iniziativa e l’astuzia. Propongo 2 a 1.
‘Molto bene’ disse Sara ‘quindi io non ti sembro sufficientemente astuta? Ora te la mostro io l’astuzia’
‘E io non ti faccio abbastanza male?’ Rincarò Roberta ‘Ti sei messa in un mare di guai e la sfida &egrave appena iniziata ahahah’

S: ‘Molto bene, dato che, a tuo dire, Roberta &egrave debole e io sono scema, dovremo esercitarci a vicenda per migliorarci nei nostri punti deboli’ che ne dici Roby?’
R: ‘Eh per forza cara, per forza”
S: ‘Dunque, visto che sono la scema del gruppo, sta a me darmi da fare per cercare di trovare qualcosa di astuto da fare e di doloroso da far eseguire a te Roby’ vediamo’ cosa potremmo fare? Beh’ lasciaci finire la cena va’ tornatene sotto al tavolo e leccaci i piedi intanto!’
Le padrone si rimisero al tavolo commentando quanto appena successo e discutendo sul risultato di 2:1 assegnatole dalla serva. Qualche pedata data dall’una o dall’altra nei vari punti del corpo di Giuliano manifestavano il loro disappunto ma poi la loro conversazione riprese naturale fra risate e pettegolezzi sulle loro ormai ex compagne di classe e sull’imminente Esame di Stato. Sembravano ormai essersi dimenticate di quell’essere nato solo per servirle che se ne stava lì, inerme ai loro piedi quando Sara all’improvviso scrollando il suo petto con un piede le disse ‘Ehi, sei viva? Hai finito di dormire lì sotto?’ e proprio come si farebbe con un cane a casa di amici, infrangendo il divieto di dargli da mangiare mentre si &egrave a tavola, Sara gettò una pallina bianca per terra sotto al tavolo. Giuliano capì che voleva che la mangiasse. Ci si avvicinò e senza troppo pensarci la leccò dal pavimento. Era lo scarto masticato del grasso del prosciutto con cui evidentemente era stata farcita una delle tre pizze che le ragazze avevano messo da parte per non ingrassare non avevano voluto mangiare. ‘Hai visto Roby, che pattumiera ecologica che abbiamo? Mentre parlavamo mi chiedevo dove avremmo poi buttato tutti gli avanzi e da lì la mia mente limitata (e nel dirlo diede un pestone sul collo di Ale che tossì immediatamente sotto la pianta del suo piede) &egrave andata col pensiero a quelle montagne di rifiuti che intasano le nostre discariche. Allora mi sono detta: ‘Perché invece di incrementare quelle discariche non nutriamo altri esseri inferiori con i nostri scarti?’
R: ‘Uh Sara, che bell’idea, &egrave molto corretto e nobile pensare all’ecosistema e al nutrimento degli esseri meno abbienti! Ti fa bene essere stimolata lo sai? Ahahahah’
S: ‘Eh sì, &egrave vero’ pensavo ora che, per estensione, anche le fogne sono congestionate’ pensa quanto più sano sarebbe un mondo in cui anche i rifiuti corporei di esseri superiori come noi, prima di essere materia da concime fossero riciclati come alimenti da esseri miserabili come quello che abbiamo qui sotto? Anche qui risolveremmo due problemi con una soluzione sola, non trovi?’
R: ‘Ma’ forse potresti risolvere in parte il problema della penuria d’acqua dato che sicuramente potresti dissetare ste parodie umane ma’ per quanto riguarda il problema della fame nel mondo’ non lo so’ credo che la merda resti merda’ voglio dire, per quanto di esseri superiori’ sempre merda &egrave’ credo sia comunque tossica anche per palati meno raffinati”
S: ‘Non so’ sai’ non sono intelligente ma’ credo che prima o poi bisognerebbe provare a vedere ahahah’
Nel finire la frase, padrona Sara sporse dal tavolo un cartone della pizza proprio come si fa con un animale domestico quando si sta per dargli da mangiare: ‘Aleeeee’ picio picio picioooo’ arriva la pappa’ e così dicendo calò a terra il cartone.
Alessandra nel vedere il contenuto guardò la sua proprietaria con aria dubbiosa. Davanti ai suoi occhi lì sul pavimento c’erano gli avanzi masticati e sputati da tutte e due le ragazze. Dovevano essere stati masticati parecchio perché la poltiglia era piuttosto sottile e liquida.
Mentre guardava la ‘pappa’ vide che del liquido ci stava colando sopra. Era Sara che seduta sulla sua sedia, con le mani che le fermavano i capelli per non bagnarseli, stava sputando sul suo pranzo. Poi col piede sinistro prese ad accarezzarle la nuca calandola delicatamente verso la sua cena e con dolcezza le diceva: ‘buon appetito cara, mangia e non fare complimenti, ne abbiamo ancora qui sopra”
Giuliano, uscendo con mezzo corpo da sotto il tavolo, cominciò a mangiare e leccare quegli avanzi così gentilmente offerti. Era incredibile ‘ pensava ‘ poche ore prima aveva addirittura bevuto la pipì della sua ragazza ed ora, mangiare quella poltiglia (decisamente meno disgustosa dell’urina) lo schifava. Per mangiare tutto gli fu molto d’aiuto pensare che c’era la saliva della sua ragazza in mezzo a quella poltiglia e cercò di mettere da parte il fatto che vi era anche quella di Sara.
Mentre era intento a portare a termine il suo compito Sara, che evidentemente si era rimessa un anfibio senza che lui se ne accorgesse mentre mangiava, cominciò a calpestare la poltiglia. ‘Sai, credo che condita con gli aromi della strada, polvere, piscio di animale, schitti e quant’altro, sia più buona la pizza e poi così mi pulisci anche le suole” e così dicendo porse la suola ad Ale che, decisamente schifata, ebbe difficoltà a cominciare a leccare. Sotto la suola della padrona, la poltiglia si era incastrata fra gli interstizi di gomma della tomaia e in alcuni punti aveva addirittura costituito una montagnola di cibo.
S: ‘Muoviti, che facciamo Natale? Dai, limona la mia suola come se fosse il tuo principe Azzurro su, vediamo come baci!’
A Giuliano non restò altra scelta se non quella di far vedere quanto Ale fosse schifata ma sottomessa. Così prese coraggio e cominciò a leccare e succhiare quella suola ripulendola da cima a fondo.’
S: ‘Sai Roby, ho scoperto che mi piace ottimizzare: nutrire e salvaguardare il pianeta, sfamare e pulire le scarpe’ credo che la soluzione di tutto sia questa: ottimizzare, che ne pensi?’
R: ‘Non ci avevo mai pensato, Potresti aver ragione’ sai? Infondo dovrebbero darti il Nobel per l’ecologia ahahah’
S: ‘Hai sentito Merda?’ allontanando per un attimo la suola dalla lingua ‘Tu dici che sono scema ed invece ho già una nomination al Nobel”
A: ‘Mi sono espressa male Padrona, comunque, sicuramente &egrave un 2: 2’
S: ‘Sentito il nostro arbitro? Siamo Pari cara mia”
R: ‘Sì, ho sentito’ vedremo per quanto mia cara’ vedremo per quanto’ Piuttosto, perché non ce ne andiamo in salotto e lasciamo un attimo sta troia a sistemare? Possiamo vederci un film o guardare un film se ti va’
S: ‘Sì’ buona idea’ Troia, abbiamo finito anche questa bottiglia di t&egrave’ ce ne sono ancora?’
A: ‘Ovviamente Padrona Roberta ha pensato a tutto, ce ne sono quante ne desidera Padrona. Gliene prendo subito una bottiglia’
R: ‘Non ti disturbare cara Ale, stai ancora mangiando. Finisci con tuo comodo che poi hai anche il secondo’ prendo io il t&egrave per Sara’
Qualcosa non tornava’ Cosa aveva in serbo la sua ragazza per la sua ex? Perché si scomodava per’ i suoi pensieri furono interrotti da un dolore improvviso. La testa gli si stava schiacciando contro il pavimento, la vista era offuscata da improvvisi puntini neri che macchiavano la visuale e qualcosa gli doleva all’orecchio.
Era Roberta che, mentre Sara e Ale stavano parlando delle teorie ecologiste per salvare il pianeta, si era rimessa velocemente i sandali e ora, con entrambe le suole in cuoio era montata sul fianco sinistro del volto della schiava. Il dolore all’orecchio avvertito da Giuliano era dovuto allo spessore del tacco (per fortuna non a spillo) che gli premeva contro e lei, la Dea, per assicurarsi che la Merda sotto di lei soffrisse al meglio, aveva preso a saltellare leggermente su quei tacchi.
Senza scendere da quella posizione aprì il frigo e si sporse a prendere la bottiglia richiesta dall’amica. Per farlo, con gran sollievo di Giuliano, dovette sbilanciarsi in avanti dando pace al tormentato orecchio e tutto il peso della padrona gravò sulle punte e quindi sulla guancia del fantoccio. Poco male, lì poteva resistere a lungo’ Ma la pace durò poco. Appena Roberta chiuse il frigo, tornò a spostare tutto il suo peso sui talloni divertendosi a sollevare le punte dei piedi. I mugolii di dolore furono apprezzati da entrambe le padrone con risa e sfottò. Sarà approfittò per riempire quella bocca spalancata dal dolore di cibo masticato spostandolo al suo interno col piede. Nel frattempo, Roberta, sempre sopra l’orecchio della serva, stappò la bottiglia e cominciò comodamente a bere a collo.
Bevve parecchio e con tutta la calma e naturalezza possibile. Sembrava non le importasse che il semplice suo peso procurasse tanto dolore ad una creatura sotto di lei. Bevve come si beve sopra ad una piastrella o ad un parquet.
S: Sareste da fotografare ahahah, tu in alto che bevi e lei sotto i tuoi piedi che mangia’ ahahah’
Neanche a mettersi d’accordo, appena la serva finì tutto il cibo sul cartone (gentilmente aiutata da Sara che glielo metteva in bocca con la scarpa) Roberta scese dalla sua posizione e sporse la bottiglia di t&egrave all’amica.
S: ‘Ammazza, avevi sete? Hai fatto fuori quasi mezza bottiglia!’
R: ‘Eehhhh sta a guardà el capello ahahahah’
S: ‘Guarda Roby, guardale l’orecchio, ha una riga netta rossa proprio dove avevi il tacco!’
Un velo di preoccupazione si posò sul volto della ragazza: ‘che resti e che faccia male a Giù?’ chiese più a se stessa che all’amica. ‘Ma va’ rispose comunque quella ‘Il dolore lo sente sta scrofa’ tutt’al più basta non far tornare Giù finché il segno non si riassorbe”
A: Pa’ padrona’grazie per essere scesa ma mi &egrave montata su una mano”
R: ‘ E con ciò? &egrave un problema mio? Taci, non disturbarmi per ste cazzate, non lo vedi che sto parlando?’
A: ‘Scusi, comunque &egrave punto suo’ 3:2 per padrona Roberta, un 3 a 2 molto’ doloroso”
R: ‘Ohhh ahahahah cara, a te la palla ora. Ma ribadisco che ci conviene andare di la e metterci comode.’
Sara, vedendo che la suola era stata completamente ripulita ordinò alla serva di togliergliela perché preferiva restare scalza. Poi, sputandole in faccia (forse arrabbiata per il punto appena assegnato all’amica) si alzò e seguì l’amica in soggiorno mentre la serva si rialzava per rassettare la cucina.
A: ‘Padrone, cosa volete che faccia delle croste di pizza che restano?’
R: ‘mettile in una ciotola’ &egrave il tuo secondo, ma non mangiarlo finché non saremo noi a dartelo!’
A: ‘Come desidera’
Ci fu un momento di relax per Giuliano. Mentre caricava la lavapiatti e buttava via i cartoni delle pizze si portava la mano all’orecchio. Sangue non ne usciva. Sentiva il cuore pulsare nell’orecchio e un gran calore attorno all’area indolenzita. Temeva solo che il segno ci mettesse due o tre giorni ad andarsene. Come lo avrebbe giustificato? Che caratterino che aveva sua morosa’ amava quei piedi freschi e giovani, calzati in quei sandali che li lasciavano vedere e non vedere. Che eccitazione che continuava a provare. Doveva stare molto attento a non permettere a quell’eccitazione di trovare la via d’uscita altrimenti tutto si sarebbe rovinato.
Si rinfrescò sciacquandosi la faccia nell’acquaio e finì di mettere in ordine.
Quando si presentò al cospetto delle sue aguzzine queste lo accolsero con entusiasmo.
‘OOOhhhhh’ fecero in coro’ ‘Era ora che ti muovessi! Sentivamo proprio’. Il bisogno di te!!!’ disse Roberta.
S: ‘Beh’ non so se proprio di lei’ diciamo che sentiamo un bisogno”
R: ‘Beh ma lei &egrave una cara amica e le amiche ci sono sempre nel momento del bisogno, no?’
S: ‘Hai proprio ragione’ sai, con tutto quel t&egrave che ho bevuto ora ho proprio bisogno che tu ci sia cara Ale”
Giuliano guardò terrorizzato Roberta. Per un attimo quasi stava per uscire dalla parte. Fino a poche ore prima non aveva mai assaggiato la pipì, nemmeno la sua. Poi Roberta gli aveva fatto bere il suo. Bere il piscio già era stato difficile ma almeno era quello della donna che amava. Lo aveva sicuramente eccitato ma’ dai’ non poteva diventare la latrina delle sue amiche’ Si ricompose e fece pronunciare ad Alessandra le proprie perplessità: ‘Pa..Padrona’ non so se’.’
Roberta per tutta risposta la guardò negli occhi e le disse: ‘Prima di tutto non farci l’abitudine a parlarmi stando in piedi ma, dato che stiamo per trasferirci in bagno, farò un’eccezione. Poi, dei tuoi scrupoli a farci da cesso me ne sbatto! Rispondi solo con un sì o un no ad una semplice domanda. Guarda che se frigni o rispondi con una qualsiasi parola che non sia un si o un no giuro che ti faccio pentire di essere nata. Ti faccio cucire al tappeto della mia camera e non ti muoverai da lì per un mese! Dunque cara, la domanda &egrave molto semplice e credo avrà una risposta affermativa dato che l’hai già fatto poco fa: Sei autorizzata a bere il piscio oppure non lo sei? TI aiuto: rispondi ‘Sì’ per dire che lo sei e ‘NO’ per dire che non lo sei. Sappi che scopro se menti’. Rispondi
Roberta lo aveva incastrato. Giuliano non era pronto a bere ancora la pipì in così poco tempo dalla prima volta e soprattutto non era pronto ad essere il cesso di una sua amica ma non aveva scelta: o si contraddiceva negando la sua disponibilità a proseguire oppure doveva accettare. E quindi fu costretto a pronunciare il fatidico ‘Sì’.
‘EVVIVAAAAA!!!!’ disse Sara battendo le mani mentre Roberta, mordendosi il labbro superiore disse semplicemente: ‘Molto bene Alessandra, andiamo in bagno che ci scappa!’
Giuliano sapeva il perché la sua ragazza aveva smesso di chiamarla con nomignoli dispregiativi. Esattamente come era successo nel pomeriggio, voleva semplicemente riumanizzarla affinché si rendesse conto di quanto degradante fosse il ruolo che si accingeva a ricoprire.
Arrivarono in bagno dove Giuliano rimase sbigottito.
Evidentemente, mentre lui era affaccendato a eseguire gli ordini datigli da Roberta prima che arrivasse Sara, la diabolica padrona di casa aveva predisposto tutto. Davanti agli occhi sbigottiti di Giuliano, compiaciuti di Roberta ed eccitatissimi di Sara si ergeva la sedia-cesso.
Nei mesi in cui aveva frequentato la casa della morosa, Giuliano si era accorto che attorno al tavolo della cucina c’erano 5 sedie di legno rosso col sedile impagliato. Si era anche chiesto che fine avesse fatto la sesta ma ovviamente non ci diede importanza.
Ecco che la sua curiosità stava per essere soddisfatta.
R: ‘Sai Sara, a proposito del tuo discorso sull’ecologia’ cosa ne pensi di questa attività di riciclo? Vedi, questa sedia l’ha rovinata Chicco, il mio gatto. Aveva sempre l’abitudine di farsi le unghie sul sedile di questa sedia e nonostante mio padre lo sgridasse, prima di imparare ad usare l’apposito tronchetto che gli avevamo comprato, ha distrutto questa sedia facendo un buco fuori per fuori sulla paglia. Così mi sono detta, perché non riutilizzarla? Ho allargato il buco sul sedile, messo un canovaccio attorno alla paglia rimasta perché non ci irriti la pelle quando ci sediamo. Ne &egrave risultata una sedia comodissima dalla quale possiamo fare tutti i nostri bisogni senza stare in posizioni da campeggio! Ovviamente, se vogliamo che la Merd’ Ops, scusa, che Alessandra assapori il tutto direttamente dalla fonte oppure se ci va bene che la riceva a pavimento basterà darle disposizioni circa la distanza da tenere per rapporto alla nostra seduta. Cosa te ne pare?’
S: ‘Cosa me ne pare? &egrave geniale! Posso provare subito? Non ce la faccio più a tenerla!!!’
R: ‘Ahahah, accomodati, e tu Ale, mettiti in posizione e chiedi a Sara a che altezza ti vuole. Ah, aspetta, mettiti a petto nudo, non voglio che rischi di sporcarti i vestiti”
Giuliano era sconvolto, il pacco era gonfio come mai era stato in vita sua. Temeva esplodesse e che l’erezione fosse visibile dall’esterno. Per fortuna aveva i jeans ma doveva stare attento a non mettere troppo in mostra i ‘gioielli di famiglia’. Era consapevole che gli sarebbe stato sufficiente che una delle due ragazze gli sfiorasse il pisello con un piede che sarebbe venuto come mai prima. Mentre si toglieva la camicia, cercò di pensare al funerale di sua nonna, alla suora che gli impartiva le lezioni di catechismo o a baciare un uomo. Funzionò, si cominciava a calmare.
S: ‘Dai Latrina, muoviti che devo dissetarti e non resisto oltre. Sbrigati se non vuoi berla dal bidet!’
Giuliano si sistemò sul pavimento sotto la sedia con la faccia perpendicolare al foro nella paglia.
Sara fece la sua comparsa attraverso il buco e lo guardava dall’alto in basso. ‘Devi aprire la bocca Merda. Tienila spalancata.’ Appena il fantoccio spalancò la bocca Sara vi fece scivolare all’interno una copiosa quantità di saliva. ‘Così, giusto per disinfettare il water prima di usarlo ahahahah’ disse prima di girarsi e sedersi sul comodo cesso messo a disposizione dall’ingegnosa Roberta.
R: ‘Io esco, vi lascio la vostra intimità”
S: ‘Come vuoi’ se vuoi puoi restare”
R: ‘Grazie ma’ la prima volta &egrave speciale, va assaporata. Quando le ho pisciato in bocca io la prima volta ero sola e’ anche se siamo amicissime, &egrave incredibile il legame esclusivo che si crea con Alessandra in questo frangente. Tu per lei diventi Dio, sei la sua fonte di nutrimento’ Il liquido che esce come scarto dalla tua vescica diventa prezioso nettare per il suo organismo prima di riempire anche la sua di vescica. &egrave una cosa unica, va assaporata. Vi lascio soli’ E strizzandole l’occhio chiuse la porta alle sue spalle lasciando Giuliano e l’amica soli.
Sara era eccitatissima. Le cose appena dette da Sara l’avevano eccitata e ora voleva godersi il momento. Era sorpresa che una simile esperienza potesse eccitarla in quel senso’ Ora non voleva pisciare subito in bocca alla serva. Voleva quasi che questa la desiderasse. Voleva che la sottomessa la pregasse di poter bere il suo piscio. Voleva quasi che gliela leccasse via’ Poi per un attimo, al posto di Alessandra pensò a Giuliano’ immaginò che a leccarle la passera e a bersi il piscio ci fosse Giuliano. Beh’ perché no? &egrave un bel ragazzo, il suo corpo &egrave qui e io sono sola con lui. Lui manco se lo ricorderà’ potrei ordinare ad Alessandra di slacciarsi i pantaloni e leccarmi contemporaneamente. Sentì chiaramente che si stava bagnando tutta’ Decise di lasciar perdere quei pensieri e di non tradire la fiducia della sua amica approfittando della sua buona fede e del suo ragazzo. Così, all’improvviso, senza nemmeno guardare sotto di sé, diede un colpetto col piede al petto del fantoccio ‘Sei pronta Latrina? Alzati e mettiti con la bocca a 5 centimetri dalla mia fica. Mi scappa molto e non voglio fare il lago. Quando avrai la bocca piena, prima di far tracimare tutto, dammi un segno così posso interrompere e lasciarti il tempo di ingoiare. Dai muoviti
Era il momento. Di nuovo! Giuliano alzò la testa e portò la bocca a pochi centimetri sotto il sesso di Sara e si appoggiò coi palmi delle mani per mantenere la posizione che comunque non era comodissima.
Nonostante le scappasse molto, Sara aveva un momento di esitazione, non riusciva a svuotare la vescica. Forse il sentirsi osservata da un essere sotto si lei che non sapeva nemmeno se fosse un uomo o una donna, forse l’eccitazione, forse che si era trattenuta a lungo e quindi aveva dominato lo stimolo, fatto sta che ora quasi non le scappava più. Poi, il sentire il respiro caldo del fantoccio che le sfiorava i peli della vagina, sentire il soffio leggero che le scaldava le labbra di sotto, la eccitò e, con l’eccitazione, lo stimolo tornò.
Dal canto suo Giuliano ormai sperava che la pipì arrivasse alla svelta. Quell’attesa era straziante. Senza contare che l’odore era fastidioso. Sara non era fresca come Roberta qualche ora fa. Si vede che era in giro da tutto il giorno e che non si era rinfrescata nelle ultime ore.
Tutte le sue congetture si interruppero nel momento esatto in cui uno zampillo caldo gli lambì il mento, poi il labbro. Per non sporcarsi tutto fu lui a spostare la bocca in modo che il liquido la centrasse al meglio. L’attesa era finita, per la seconda volta in vita sua (e in un solo giorno per giunta!) stava bevendo piscio, Sara gli stava pisciando in bocca!
S: ‘Ahahah, che buffa che sei, lo sai? Sento fin quassù il rumore dello zampillo che fa il mio getto sul piscio che ti ristagna in bocca. Sembri proprio un gabinetto vero”
Giuliano pensò che questa cosa doveva divertirle molto. Anche Roberta aveva fatto la stessa osservazione. Poi si accorse di avere la bocca completamente piena e cominciò a far gorgogliare il liquido per far capire alla sua proprietaria di interrompere la sua minzione.
S: ‘Che bello sentirti fare i gargarismi col mio piscio’ disse intuendo il segnale ed interrompendo il getto. ‘aspetta a deglutire che voglio provare a vedere se riesco a sentire coi piedi che deglutisci.’ Dicendo così appoggiò i piedi sul busto della latrina sotto di sé. Ne mise uno avendo cura di posizionare il calcagno sulla trachea che sporgeva da sotto la sedia e la pianta lungo l’alto busto fra le costole; l’altro piede lo mise subito dopo con la punta sopra l’ombelico. ‘Sono scomoda così ma vorrei accompagnare personalmente il mio piscio nel tuo stomaco ahahahah. Vai, butta giù’ e così dicendo si sporse in avanti in modo da gravare col suo peso sui suoi piedi pur rimanendo seduta sulla sedia-cesso.
Giuliano, memore dell’errore pomeridiano costatogli la vomitata fece attenzione a deglutire molto lentamente ma, per sua fortuna, si accorse che quella pipì non aveva un gusto troppo forte, era pungente ma non fetida come quella di sua morosa. Riuscì a deglutire il primo timido assaggio e poté ingurgitare il resto con sorsate più abbondanti.
S: ‘Aaaahhhhh che bello!!!! Sento che deglutisci, sento una vibrazione leggerissima sotto i piedi ogni volta che il mio piscio viene ingerito dalla tua fogna e passa sotto le mie piante’ Dai dai, continuiamo, apri la bocca!’
Nemmeno il tempo di prepararsi psicologicamente che un nuovo getto gli colpì il palato con pressione decisamente maggiore ed insistente. La bocca gli si riempì in pochissimi secondi. ‘Bevi bevi che ce n’&egrave ancora quanta ne vuoi’ mamma mia, tutto quel te freddo”
Giuliano stava diventando un cesso provetto in pochissimo tempo. Con due sorsi deglutì tutto.
A: ‘Eccomi padrona’ disse semplicemente e Sara poté riprendere.
Sara pisciava proprio come fosse su un cesso normale pareva non farsi alcun riguardo per l’essere vivente che aveva sotto di se. Che ci fosse un pezzo di ceramica a raccogliere i suoi scarti o un palato di carne, quello non era un suo problema. Di nuovo interruppe il getto e di nuovo Alessandra deglutì.
Per ben altre nove volte la sovrana colmò la sua bocca e per altrettante la serva ingoiò tutto.
Finito di pisciare, Sara si pulì con la carta che Roberta le aveva lasciato vicino. ‘Sai, userei te ma’ hai la lingua sporca di piscio e rischia di fare più schifo a me che a te’ Tieni, ingoia la carta va che non mi va di sprecare l’acqua dello sciacquone per un lembo di carta igienica.’
Giuliano aveva la pancia piena e avrebbe voluto alzarsi ma la padrona non accennava a farlo e poi non avrebbe avuto l’autorizzazione a lasciare il suo posto.
‘Robyyyyy, ho finito’ Sentì Sara urlare.
Dopo pochi secondi, Roberta varcò la porta. ‘Allora? Com’&egrave stato? Bella sensazione vero?’
‘&egrave fantastico!! Lo sai? Se gli tieni i piedi scalzi sullo stomaco puoi sentire il piscio che scende giù”
Mi piace sta cosa, mi piace da impazzire!!’
Mentre l’amica raccontava tutto per filo e per segno, Roberta, con una calma degna di una principessa guardò la latrina umana dal buco sulla paglia. Sorrise alla creatura poi si girò su se stessa e montò con tutto il suo peso sul petto del fantoccio.
Giuliano se l’era dimenticato’ non era finita! Anche Roberta doveva pisciare. Di nuovo! Doveva bere ancora e aveva la pancia gonfia. Non sapeva a che santo votarsi.
Roberta, chiacchierando amabilmente con Sara, si slacciò i pantaloncini e fece scendere le mutande alle caviglie rimanendo in equilibrio sul petto del corpo del suo ragazzo. Poi, con noncuranza e naturalezza, senza dare alcuna importanza alla serva, si sedette sulla sedia.
S: ‘Vuoi che esca?’
R: ‘Eh? Ah no.. no, resta pure se non ti dà fastidio’ non &egrave la prima volta e mi pare di umiliarla di più se c’&egrave un pubblico ahahah’
Dato che non le era stata data alcuna indicazione, Alessandra rimase con la testa adagiata sul pavimento. Roberta senza alcun riguardo prese a far pipì con tutta la disinvoltura con cui l’avrebbe fatta su un gabinetto normale. Lo schizzo gli le colpì gli occhi facendole sentire una forte sensazione di bruciore. Ma subito Roberta interruppe la sua pipì. ‘Ah che scema che sono! Ale, lecca il piscio che &egrave caduto a terra e pulisci tutto. Sara, fammi una cortesia, mi passi il sacchetto vicino al lavandino?’
Sara prese il sacchetto e lo passò all’amica. Roby ne estrasse un’altra sua prodezza. Nel pomeriggio aveva evidentemente preparato tutto nei minimi dettagli perché ciò che mostrò all’amica era un’opera di alta manifattura. Un imbuto sapientemente collegato ad una cannetta di plastica.
R: ‘Con questa ho pensato che potrò e potremo pisciare senza dover interrompere il getto. La merda sotto di noi dovrà arrangiarsi per non far tracimare l’imbuto ma avrà abbastanza tempo per inghiottire senza disturbare noi. Che te ne pare?’
S: ‘Roby’ sei diabolica!!!Voglio pisciare di nuovo ahahahah’
Si sollevò di nuovo sul petto della schiava, fece passare il tubicino attraverso il buco della sedia e senza dire una parola lo appoggiò alla bocca della derelitta. Roberta, guardando negli occhi Alessandra le diede una leggera pedata sul mento e aprì la bocca per far capire alla latrina di fare lo stesso.
Giuliano prese in bocca il tubo e lo tenne fra i denti.
R: ‘Brava!’ Disse solo Roberta adagiando l’imbuto sul buco nella paglia. (doveva aver pensato proprio a tutto perché il diametro del buco combaciava perfettamente con quello del grande imbuto). Si girò di nuovo e si risedette.
S: ‘Oh, comunque sta cosa che Giuliano può trasformarsi e far sognare quello che vuole &egrave fantastica!!! Sai che le ho cacciato una pisciata lunghissima in gola? Avrò avuto due litri di roba in corpo ahahah’
R: ‘Eh sì, pensa a quanto berrà stasera sta poveraccia ahahah’ e nel dirlo cominciò a pisciare anche lei.
Mentre la conversazione fra le due padrone proseguiva, Giuliano smise di ascoltare. Roberta non dava alcuna importanza al fatto che gli stava pisciando direttamente in bocca. Sembrava presa dal discorso con la sua amica. Dall’imbuto un fiotto caldo cominciava a scendere lungo il tubo di plastica trasparente. Cominciò a deglutire. Si sorprese a pensare che il sapore non era poi così cattivo. E improvvisamente, continuando a ingurgitare, si chiese se il sapore fosse solo poco cattivo o quasi piacevole. Subito dopo constatò che &egrave proprio vero che ci si può abituare a tutto con il tempo. In realtà poi comprese che, probabilmente a differenza di Sara che magari non faceva pipì da più tempo di Roberta, la pipì della sua ragazza non poteva essere troppo acida in quanto l’ultima l’aveva bevuta poche ora prima e da allora la sua Dea aveva bevuto più dii tre litri di t&egrave. Ora che ci pensava, riusciva a sentire un retrogusto di t&egrave freddo in quella pipì’
S: ‘Madò Roby, ma stai ancora pisciando???’ Guarda che la anneghi se continui così”
R: ‘Eh, che ti devo dire? Se scappa scappa, cazzi suoi se muore’ sai che morte di merda morire annegati nel piscio?’
S: ‘Ahahaha c’&egrave solo una fine peggiore e più coerente ma ahahah non mi scappa’
Ancora una volta Sara rilanciava e Roberta era seconda nell’alzare l’asticella dei limiti. Decise di non cogliere la provocazione e rise semplicemente per tagliare corto. Poi guardò sotto di sé e vide che la pancia del fantoccio era gonfissimo e lei stava ancora pisciandovici dentro’ ‘Guarda Sara, guarda che pancia gonfia che ha la nostra Latrina.’ Poi appoggiò i piedi sul costato della serva.
S: ‘Madonna ahahahah &egrave una mongolfiera. Secondo te, se ci salgo sopra scoppia?’
R: ‘Boh’ c’&egrave solo un modo per saperlo’
Giuliano stava morendo, sentiva che non resisteva più ma Roberta continuava a pisciare senza dar cenno di terminare. Sentiva che la pancia non voleva più saperne di ricevere altro liquido ma doveva continuare. Ora aveva sentito che Sara stava per montargli sulla pancia e cercò di opporvisi con un mugolio ma, ovviamente non poteva parlare dato che aveva una canna in bocca ed era per di più stracolmo di piscio nel palato. Sentendo il latrato Sara rise di gusto e Roberta gli diede una pedata di calcagno contro il mento. ‘Zitto cesso e bevi!’ Guardando sopra di sé Giuliano vedeva che dall’imbuto continuava a scendere il liquido giallognolo e che tutta la cannula ne era colma. Sperava di vedere presto della trasparenza segno che l’imbuto almeno era vuoto. Il non sapere quanta ce ne fosse ancora nella coppa e soprattutto nella vescica padronale lo sconfortava. Non sapeva per quanto ancora doveva resistere. In quella avvertì un primo debole conato che proveniva non tanto dal disgusto quanto piuttosto dalla sazietà.
Purtroppo, contemporaneamente Sara gli montò sulla pancia gonfia e i suoi sforzi per non vomitare triplicarono.
S: ‘Ma stai ancora pisciando? Saranno due minuti che non smetti’ non &egrave normale’ Ale, sei viva? Ahahah Chissà se man mano che beve e la pancia si gonfia io mi accorgo che mi alzo sopra di lei”
Giuliano ormai stava per cedere, avrebbe dovuto interrompere la sessione drasticamente. Si sarebbe occupato dopo di mettervi una pezza giustificando il motivo. Non gli importava. Non poteva lasciarci le penne e annegare davvero nel piscio oppure nel suo stesso vomito. Così cominciò a sputare su per la canna il piscio che aveva in bocca ma, per miracolo, un istante prima di sputare, gli parve di vedere giusto sotto l’imboccatura dell’imbuto, uno spiraglio di luce, l’agognata trasparenza. Così riprese in bocca il piscio che aveva appena sputato e’ sì, la trasparenza c’era. La padrona aveva finito la sua minzione. Ora si trattava di finire la pipì rimasta nel tubo. Tappò con la lingua l’uscita e deglutì quanto aveva in bocca. Avrebbe aspettato un secondo prima di finire. Aveva bisogno di riprendere fiato. Senza contare che Sara sulla sua pancia gli stava complicando la vita.
Una nuova improvvisa pressione sul collo gli tolse quel poco d’aria che riusciva a respirare. Era Roberta che, finito di pisciare, si stava alzando dal ‘water’ avendo ovviamente cura di usare la sua gola come tappetino.
Alzandosi, la Dea volle valutare a che punto fosse la serva con la deglutizione e reggendosi all’armadietto al suo fianco, con tutto il peso sul piede che aveva sul collo della schiava disse ‘Ma che brava, hai quasi bevuto tutto’ Sei proprio nata per farci da cesso!’ E pulendosi con un poco di carta igienica gettò il tutto per terrà alle spalle della serva. ‘Quando hai finito mangiati anche questo. Ah, l’ho passato anche sul culo ma non temere, &egrave pulito da quel punto di vista, era solo sudore dovuto alla calura estiva” Poi rivolgendosi all’amica disse: ‘Che dici, lasciamo sta latrina e torniamo di là?’
S: ‘Sì dai però prima vorrei sapere il nostro punteggio”
R: ‘Uh sì, hai ragione, Allora Merda’ come siamo andate?’
A: ‘Padrone… &egrave ovviamente un altro pareggio’ mi avete distrutta tutte e due”
S: ‘Sì beh… in effetti ci sta’ quindi ora sei in vantaggio verso la fine’ 4 a 3′ o rimonto o soccombo’
R: ‘eh eh’ sì ma io parto agevolata’ ce l’ho spesso e sono abituata e comunque controllerò che la Merda non mi attribuisca la vittoria troppo facilmente per evitarsi lo spareggio’ sai, bisogna essere imparziali”
Sia Giuliano che Sara se avessero potuto si sarebbero guardati in quel momento. Roberta non poteva sapere che parallelamente loro due stavano portando avanti un’altra serie di sessioni in cui Sara stava facendo ben di tutto alle sue vittime. Ma entrambe ovviamente non dissero nulla.
E ci mancherebbe che sta troia mi boicottasse! La userei come cesso per i prossimi sei mesi se solo ci provasse. Dicendo questo scese dalla pancia del fantoccio senza dimenticarsi di dargli un calcio sul fianco. Lo stesso fece Roberta ma gli risparmiò la pedata. Uscirono dal bagno lasciandolo solo a finire e riordinare.
Giuliano si alzò, ovviamente non ingurgitò il pezzo di carta e al contrario si andò a mettere a vicino al water e, cacciandosi un dito in gola vomitò quanto più gli fu possibile. Riuscì a vomitare tre volte e vomitò molto. Per sua fortuna le padrone non si accorsero di nulla. Si alzò, pisciò anche lui. Gettò la carta igienica di Roberta nel cesso e tirò l’acqua. Si lavò le mani, la faccia e con del dentifricio e lo spazzolino che aveva lasciato lì per quando si fermava a dormire, si lavò la bocca. Approfittò anche per controllare la situazione ai ‘piani bassi’ e per calmare gli spiriti e impedirsi di venire si fece un bidet ghiacciato. Mise tutto in ordine e, 5 minuti dopo tornò dalle padrone.
Le trovò in soggiorno che chiacchieravano delle prodezze appena fatte alle sue spalle e vide, con un certo timore, che stavano ancora bevendo il t&egrave freddo. La bottiglia nuova che aveva dato loro prima che andassero tutti in bagno era quasi finita ed infatti Roberta gli disse: ‘Ce ne hai messo di tempo eh Brutta Troia? Cos’&egrave non ti reggi in piedi con tutto quel piscio che hai in corpo? Prima di venire a leccarci i piedi, va in cucina e portaci altro t&egrave freddo. Anzi, porta anche del Baileys’ che sto t&egrave freddo ha pure rotto il cazzo”
S: ‘Eh’ sì da che così ci sciogliamo un po” che finora siam state calme calme ahahah! Pensavo, sai se la obbligassimo a bere il piscio che piscerà lei dopo’ sarebbe piscio al quadrato ahahahah’
R: ‘ahahah Sara, ti darei il pareggio solo per l’idea’. Ti piace l’idea Merda?’
Giuliano, disgustato dall’idea si confortò pensando che aveva appena vomitato la maggior parte delle schifezze ingerite e per sua fortuna aveva anche appena pisciato e quindi, per quella sera avrebbe evitato il problema.
A: ‘Non moltissimo Padrona” e andò in cucina a prendere il t&egrave e il Beilys fra le risate delle due.
Tornò in soggiorno con un vassoio con le bottiglie e i bicchieri.
R: ‘Sevi da bere e sdraiati ai nostri piedi. Dammi la faccia che voglio che mi lecchi fra le dita’ poi rivolgendosi a Sara ‘Non ti spiace vero se per un po’ la tengo io?’
S: ‘Ci mancherebbe’ anzi, sono io che ti ringrazio”
Continuarono a bere e chiacchierare per più di un’ora. Durante tutto questo tempo Alessandra dovette leccare ininterrottamente i piedi di Roberta passando con attenzione fra le sue dita. Di tanto in tanto, in una pausa fra i loro discorsi, a turno si divertivano a sputarle in bocca.
Ci fu anche una gara a chi faceva il centro migliore nella sua bocca o su un occhio stando in piedi sopra di lei. La gara fu vinta da Sara e, su proposta di Roberta si concordò che questa vittoria assegnasse di diritto il pareggio alla sua amica.
La situazione quindi era ora nuovamente di pareggio. Restava la prova finale per assegnare la vittoria a una delle due aguzzine. Le bottiglie erano ormai entrambe vuote e infatti entrambe erano molto più disinibite.
S: ‘Oh, che facciamo per concludere la nostra ‘querelle’?’
R: ‘Uhm’ non saprei’ anzi.. scusa, ho un’idea…’ Poi guardò a terra la sua schiava fino a incrociare il suo sguardo attraverso le piante dei suoi piedi. ‘Tesoro, non mi hai più ricordato che devi ancora finire di mangiare’ Hai il tuo secondo da finire.’
S: ‘Ah sì’ le croste fredde della pizza avanzate. Saranno dure ormai”
R: ‘Credo che quello sia l’ultimo dei suoi problemi’ ahahah, Vai Ale, vai a prendere la tua pappa e portamela qui!
Ahi, l’aveva chiamata col suo nome e quando questo succedeva non prometteva nulla di buono.’
Quando tornò con la ciotola in mano le padrone non erano più in soggiorno.
A: ‘Padrone, dove siete?’
R: ‘Siamo nella tua cameretta Alessandra, vieni!’ Il tono sarcastico di Roberta proveniva dal bagno dove un’ora e mezza prima aveva bevuto probabilmente due litri e mezzo di pipì. Perché stava tornando lì ora? La risposta era abbastanza scontata’ le padrone avevano bevuto ancora e erano brille’
S: ‘Ohhh eccoti qui, non essere timida, entra. Dopo tutto dovresti sentirti a casa fra le mura di questa stanza ahahahah’
Nell’entrare Giuliano vide che sua morosa era senza mutande a cavalcioni del bidet e Sara stava finendo di mettere tutte le croste di pizza avanzate dentro di esso. Capì subito cosa avevano in mente.
R: ‘Sai, ho pensato che sarebbe scortese farti mangiare del cibo che si &egrave indurito per colpa di una mia dimenticanza e così ho deciso di ammorbidirtelo’ Non sono magnanima?’
A: ‘Grazie Padrona ma non doveva disturbarsi’
R: ‘Non preoccuparti, &egrave un piacere, ora guarda bene cosa faccio al tuo cibo, guarda cosa stai per mangiare’ e così dicendo cominciò un’altra lunga pisciata e lei ebbe cura che il suo getto cadesse proprio sopra al mucchietto di croste nel bidet.
&egrave incredibile quanta pipì possa essere contenuta in una vescica pensò Giuliano. Quando Roberta ebbe terminato, più di mezzo sanitario era stato colmato.
Roberta si alzò dicendo alla serva: ‘Prego, accomodati, il pranzo &egrave servito!’
Timidamente Alessandra si avvicinò al bidet e tentò di dissuadere la sovrana: ‘Padrona, la prego”
Uno sputo in faccia fu la risposta.
Manifestando estrema riluttanza, Alessandra si inginocchiò e fece per prendere quei pezzi di pane che galleggiavano fra la pipì della sua ragazza.
In quell’istante si alzò Sara che sino ad allora era rimasta quasi in disparte in quell’ultima parte della serata. ‘Chi cazzo ti ha detto di usare le mani?’ E dirigendosi verso di lei si sbottonò la gonna e fece per far scendere le mutande. Si mise anche lei a cavalcioni del bidet ma non vi si sedette. ‘Sai, Roberta ha pensato a questo gioco che devo dire ha del geniale ma &egrave molto rischioso. Prima, mentre ti pisciavamo in gola, abbiamo pensato a che morte del cazzo avresti avuto se tu fossi affogata nel nostro piscio. Ecco, questo &egrave lo scopo del nuovo gioco: Riuscirai a mangiare tutto senza soffocare nel piscio?’
‘Che gioco del cazzo!’ pensò ingenuamente Giuliano, ‘Appena non ce la faccio più mi alzo’ e si curvò verso il bidet portando la bocca vicino ai rimasugli di cibo.
Capì subito di aver fatto male i suoi conti perché la sua nuca fu spinta sul fondo del bidet dal peso di Sara che si sedette sopra di essa. A quel punto aveva la bocca e il naso sotto il piscio di Roberta e il liquido gli arrivava alle orecchie’. Doveva sbrigarsi a bere, aveva un quarto di bidet più o meno da trangugiare se voleva sperare di liberare almeno il naso e riavere una boccata di ossigeno in tempo utile per non soffocare. Cominciò a bere.
Ma ancora una volta si accorse di ave fatto i conti senza l’oste. Fra i suoi capelli sentì scivolare un liquido caldo. Era Sara che stava pisciandogli in testa e rendendogli la sopravvivenza più difficile.
Mentre lui annaspava e il piscio delle due dee si mescolava alzandosi minacciosamente di livello, le sentì ridere del modo ridicolo in cui lui stava per morire.
Con la forza della disperazione bevve. Bevve ancora. Continuava a bere. Il cuore gli si riempì di gioia quando sentì che i suoi capelli cominciavano a raffreddarsi. Voleva dire che Sara aveva smesso di pisciare e ora doveva solo finire. Il problema era che il livello della pipì nel bidet era lo stesso di quando la tortura era cominciata. Questo significava che in tutto quel tempo era a mala pena riuscito a bere l’equivalente dell’intera pisciata di Sara. Ora doveva bersi almeno metà di quella di Roberta se voleva evitare l’annegamento.
Dal canto suo Sara non accennava ad alzarsi e a dargli almeno il tempo di una boccata d’aria nonostante i suoi tentativi di far pressione contro il suo sesso. Anzi, la sentì dire: ‘Oh, sentissi come si dimena, mi sta rimbalzando contro la fica ahahahah’
Per fortuna sentì anche Roberta risponderle ‘Sì, Sara, occhio però che mi uccidi il ragazzo. Ti ricordi il discorso sulle cose permanenti vero?’
Non seppe mai il perché ma quel gesto di attenzione gli diede la forza di proseguire, fece ampi sorsi e bocconi e mangiò tutto. Proprio quando le forze stavano per venirgli meno, si accorse che il naso era libero e pot&egrave dare la prima inalata di aria fresca (fresca’ puzzava di piscio ma’).
In pochi minuti finì tutto e Sara si rialzò.
Ale leccò il bidet per non lasciare traccia di sporco sotto lo sguardo compiaciuto della sua padrona. Poi per sbaglio fece un rutto molto forte. Divenne tutta rossa e suscitò l’ilarità delle dee. ‘ahahahah Hai proprio gradito la cena allora!’ Disse Roberta appoggiandole un piede sulla schiena.
Giuliano era imbarazzatissimo, aveva ruttato per aver bevuto troppo’ e lo aveva fatto per del piscio! Davanti a due ragazze! Poi effettivamente si rese conto che era protetto dalla figura di Alessandra e che tutto sommato quella era la minima delle cose di cui eventualmente dover provare imbarazzo’
‘Cazzo, ma &egrave mezzanotte e mezza!!!’ disse all’improvviso Sara ‘io domani devo alzarmi alle 7 per accompagnare mio fratello all’esame di terza media!!’ Devo scappare!
R: ‘Beh’ almeno vediamo chi ha vinto, no?’
S: ‘Ah beh, senza saperlo non me ne vado’ Allora lurida Troia’ a chi spetta il titolo di Reginetta? Ahahah’
A: ‘Padrone, non &egrave giusto darmi questa responsabilità: chiunque di voi dovesse perdere se la prenderà a morte con me! Io’ ecco, insomma”
S: ‘Oh come la fai complicata’ dai non &egrave difficile, chi &egrave stata peggiore in questa ultima prova?’
R: ‘Ah, nel caso ti sfiorasse l’idea, non puoi pronunciarti con un pareggio! Se lo fai andremo ai ‘rigori’ e faremo a gara a chi ti prenderà a calci in culo più forte! Vedi tu”
Non c’era che dire, Roberta gli leggeva nella testa, aveva giusto pensato di fare così per essere il più salomonico possibile e risparmiarsi vendette trasversali. Invece niente, dovette trovare un’altra soluzione.
A: ‘Dunque, per cercare di essere obbiettiva’ Prese tempo ‘devo chiedervi di chi &egrave stata l’idea dell’annegamento nell’urina.’
R: ‘Si chiama piscio’ stavi annegando nel nostro piscio’ e comunque l’idea &egrave stata mia compresa la parte di Sara che doveva annegarti.’
S: ‘Sì però la pisciata aggiuntiva &egrave stata un mio personale contributo fuori programma”
A: ‘Mi perdoni Padrona Sara ma’ sic stanti bus rebus’lil punto &egrave di padrona Roberta”
R: ‘Sìììììì!!!! Ho vinto!!!!!’
S: ‘Maiala maledetta, fai preferenze eh? Io e te abbiamo un conto in sospeso’ vedrai”
Così dicendo le diede un calcio in culo con tutta la forza che aveva in corpo. Poi, rivolgendosi all’amica, ‘comunque vittoria meritatissima, scherzi a parte l’idea era fantastica. Mi concederai la rivincita?’
R: ‘Ahahahah, quando vuoi!! Non vuoi fermarti a dormire?’
S: ‘No, grazie, devo volare a casa. Domani devo accompagnare mio fratello all’esame. Ci vediamo sabato? Senti anche Giuliano, so che viene Claudio da Piacenza e potremmo fare seratone”
R: ‘Ok, ti faccio sapere. Non ti accompagno, faccio fare la doccia a sta merda e vedo di recuperare il fidanzato ahahahah’
S: ‘Tranqui, conosco la strada’ ci sentiamo comunque domani, notte!’
R: ‘Notte Sara’.

Dopo che l’ospite se ne andò, Roberta cacciò in doccia Alessandra con l’ordine tassativo di lavarsi con estrema attenzione in ogni singolo millimetro della sua pelle. Quando ebbe finito la doccia le fece lavare i denti 3 volte ed alla fine le disse: ‘Molto bene Merda’ puoi andar’ ahhh no, aspetta!! Credevi che mi fossi dimenticata? Ti avevo promesso che me l’avresti pagata, ricordi?’
A: ‘No Padrona, per cosa?’
R: ‘Come per cosa, per aver deluso Sara facendo gli addominali e impedendole di divertirsi mentre eravamo a tavola stasera. Ti avevo promesso che te l’avrei fatta pagare”
A: Ma Padrona’ &egrave stato un gesto riflesso, involontario’
R: E io me ne fotto’ sdraiati a terra vicino al cesso che devo cagare!’
Giuliano sbiancò di colpo! Non poteva farcela, La merda gli faceva troppo schifo!
R: ‘ahahahah come sei impallidita Latrina’ Ma non preoccuparti, non ho intenzione di cagarti in bocca’ non ancora, non sei degna della mia merda” E così dicendo si sedette sul water tradizionale ad eppoggiò i piedi sul petto della serva. Mentre attendeva che la natura facesse il suo corso si divertì a giocherellare con la saliva sulla faccia della serva. Era da sempre il suo gioco preferito il far oscillare la saliva davanti agli occhi della derelitta per poi ritirarla a sé. Il gioco per lei consisteva nel sputare addosso ad Ale proprio quando lei non se l’aspettava più. Anche quella sera ci riuscì. Improvvisamente tutte e due sentirono un ‘PLOFF’
R:’ Ale’. Mi sa che &egrave ti &egrave nato un fratellino ahahah’ e così dicendo si alzò dal water. ‘non vuoi vedere che bel fratellino che hai?’
A: ‘No padrona, la prego’
R: ‘Era una domanda retorica, cogliona! Muoviti, metti la testa nel cesso e guarda tuo fratello!’
Ale si alzò e si mise in ginocchio a guardare dentro alla ‘culla’ il neonato.
R:’ Per stavolta ti grazio e ti evito di dare il bacio di benvenuto al tuo nuovo parente”
A: ‘Grazie Padrona!!’
R:’ Aspetta a ringraziarmi, non ho finito! Devi ancora essere punita per la tua mancanza! Vedi, Sara prima ha finito la carta igienica e non so come pulirmi. Tu hai la bocca disinfettata dopo tutti i lavaggi che ti ho fatto fare’ non serve che aggiunga altro, vero?’
Roberta con l’indice destro indicò il suo buchino ma la serva esitava. ‘Muoviti Cagna se non vuoi che ti faccia ingoiare lo stronzo che galleggia nel water!’
Terrorizzato alla sola idea, Giuliano si tuffò fra le natiche della ragazza e cominciò a dare i primi colpetti di lingua.
R: ‘Apri gli occhi, guarda bene cosa stai facendo Ale. Voglio che tu ti renda ben conto che sei diventata una leccaculo che uso come carta igienica. Che sapore ha la merda? Racconta”
L’odore che sentiva fra le natiche padronali era decisamente fastidioso ma per sua fortuna le feci erano molto sode e avevano lasciato quasi intonsa la circonferenza del buco del sedere della Dea. Restava praticamente solo un fastidioso odore. Quasi’ man mano che procedeva a leccare il culo della sua ragazza, Giuliano avvertiva sul palato un retrogusto indefinibile. Non esattamente di merda ma’ di un gusto pungente e vomitevole ma che non avrebbe definito proprio di merda.
A: ‘Padrona’ ha un sapore indefinito’ non sap” Una scorreggia le rimbombò nella cavità orale che ebbe l’effetto di una cassa armonica così forte che fece eco in tutto il bagno. La padrona ne rise di gusto e le disse: ‘Lascia stare, non dire altro, hai il fiato che puzza di merda ahahah finisci di pulirmi il culo, lavati i denti altre tre volte e poi vattene.
Roberta si rivestì ma prima di uscire lasciò un biglietto ripiegato sul marmo del mobiletto del lavandino con su scritto X GIULIANO.
Quando fu uscita Giuliano poté smettere di recitare la parte di Alessandra e si lavò subito i denti. Nel farlo aprì il biglietto. C’era scritto: DOPO LA DOCCIA NON RIVESTIRTI, TI ASPETTO IN CAMERA
Sorrise e pensò che quella poteva essere la sublime conclusione di una giornata tanto sensazionale. Doveva solo resistere e non venire troppo presto. Optò per una doccia ghiacciata.

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