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    Metto le mani sotto il getto di acqua fredda della fontana e me le rinfresco. Le muovo a scatti per liberarmi dalle gocce. È una giornata calda, anche troppo per andare in palestra: mi dispiace non potermi allenare, e soprattutto contemplare e sognare sulle splendide ragazze che fanno cardio, ma l’invito di Vittoria è qualcosa che non posso ignorare.
    La via è una di quelle più esterne di Caregan, una strada con i buchi nell’asfalto circondata da case ristrutturate dai giardinetti ben curati, e altre vecchie, con i muri in pietra e malta, le terrazze con grosse travi di legno annerito dal tempo e i portoni dei garage arrugginiti. L’abitazione di Vittoria è l’ultima, un edificio che dev’essere stato costruito negli anni ’70. Il minuscolo giardino con l’erba alta da cui spuntano pochi fiori e un cespuglio di rose confina con il primo prato della campagna, solcato da file di fieno giallo in attesa di una imballatrice.
    Attraverso la strada, percorro il piccolo piazzale e premo il campanello accanto alla porta. Un dlin-dlon attutito risuona nell’edificio.
    Deglutisco e mi mordo le labbra. Non riesco ancora a credere che Vittoria mi abbia invitato a casa sua. In palestra ci siamo scambiati un paio di saluti al massimo, a stento sappiamo qualcosa l’uno dell’altra, nemmeno il cognome per trovarla sui social.
    Anche solo per cercare le foto del suo culo meraviglioso…
    La mezza erezione che mi porto nelle mutande da quando sono uscito di casa per venire qui diventa fastidiosa nei jeans. Nella mia mente compare l’immagine del sedere di Vittoria che si muove nei suoi pantaloncini mentre è intenta a fare ellittica davanti a me, che corro sul tapis roulant. Dopo quello ancora più maestoso di Linda, è il fondoschiena più bello di tutta la palestra.
    La passione per il sollevamento pesi ha come inconveniente, oltre a sudare, un aumento del testosterone tale che, arrivato a casa, per trovare il rilassamento devo segarmi. Un tempo, i soggetti che usavo per le mie fantasie erotiche erano Tori Black o qualche altra troietta dei social, ma da quando è arrivata in palestra Vittoria, e poi Linda, le sborrate che ho tributato ai loro culi sono diventate innumerevoli.
    Una voce femminile proviene da oltre la porta. «Arrivo.»
    La serratura scatta e l’uscio si apre. Vittoria compare di fronte a me. I suoi occhi castani, messi in evidenza da dell’eyeliner nero, brillano, e i capelli neri a caschetto scivolano sulle spalle. «Ciao, William, sono felice che tu sia venuto.»
    Le sorrido. Il mio sguardo cade per un istante sulla camicetta bianca, alla ricerca della sua seconda di seno. Non si vede nulla: trattengo una smorfia di delusione. «Grazie per l’invito, Vittoria.»
    Si scosta dalla porta e mi fa segno di entrare. La chiude alle mie spalle e la serratura scatta di nuovo sotto l’azione delle chiavi. Si avvia davanti a me. «Seguimi, per favore.»
    La ragazza è alta una spanna meno di me, ma i tacchi alti che indossa la portano alla mia altezza. Non conosco la sua età, ma credo abbia qualche anno in più di me, per quanto tutta l’attività fisica la faccia apparire poco più che una ventenne. Il culo è modellato alla perfezione nei pantaloncini; le chiappe che salgono e scendono, tendendo il tessuto, sembrano due indici che mi incoraggiano ad avvicinarmi.
    Annuisco alle sue spalle. Gran bella figa, Vittoria. Peccato per le tette che non sono un granché, ma una chiavata con lei me la farei volentieri lo stesso. Anche due, soprattutto tra le sue chiappe.
    La seguo in cucina. Un lieve profumo di pesca riempie l’aria. La ragazza solleva dai fornelli una teiera di metallo al cui interno sciaborda dell’acqua.
    «Mi stavo preparando del tè, ma sei arrivato prima del previsto.» Avvicina il beccuccio del bricco a una tazza rossa e ne versa un po’. «Vuoi berne insieme a me? Ne ho preparata troppa e non mi va di buttarla. E poi ho notato che in palestra ne bevi. Me lo diceva anche Linda che, quando vi fermate alla macchinetta a chiacchierare, lo prendi sempre.»
    Non controllo l’orologio, ma sono sicuro di essere in orario. Sorrido. «Volentieri, grazie.» È amica di Linda, nonostante Vittoria abbia forse dieci anni in più della ragazza? Beh, buono a sapersi…
    La donna prende una nuova tazza blu dall’armadietto sopra i fornelli e la riempie di liquido. «Quanto zucchero?»
    «Un cucchiaino basta.»
    Me la allunga già mescolato. Una colonna di vapore si solleva dalla bevanda. «Eccola. Bevi che è ancora caldo.»
    «Ti ringrazio.» Accosto la tazza alle labbra e bevo un sorso: il tè è bollente da ustionare la lingua, e il sapore è pessimo, fa ancora più schifo di quella della macchinetta della palestra. Ma forse è la badilata di zucchero che ci mettono che nasconde il sapore.
    Vittoria mi invita a sedermi al tavolo della cucina. Nel suo tè non ha aggiunto lo zucchero. Sarà una di quelle che controlla fino all’ultima caloria. Soffia sulla sua tazza e beve un sorso. Lei sembra apprezzare il sapore.
    Mi sorride. «Sai, William, è da un po’ che ti vedo in palestra, e…» Il suo sorriso si allarga.
    Le rispondo con il mio. Avvicino alle labbra la tazza e suggo un sorso. Cazzo, è vomitevole…

    Vittoria appoggia sul tavolo la sua tazza vuota. Si alza in piedi, gira attorno al tavolo e si siede sulle mie gambe. Le sue braccia mi cingono e le sue labbra si appoggiano alle mie; la sua lingua scivola nella mia bocca. I jeans diventano stretti contro la mia erezione. I suoi piccoli seni spingono contro i miei pettorali.
    Esplora per bene la mia cavità orale, la mia lingua accoglie la sua, si sfregano una contro l’altra come serpenti nel rito dell’accoppiamento.
    Cazzo, come bacia bene, la troia…
    Le nostre labbra si staccano con mio dolore. Mi guarda negli occhi e sorride. «Ti piace il mio culo?»
    Il bacio mi ha sconvolto al punto tale che mi gira la testa. Metto le mani sulle sue chiappe e le stringo. «Lo adoro.» Quanto non ha fatto il bacio, quella palpata porta alla massima erezione il mio cazzo.
    «Allora, andiamo a divertirci, William…» mi sussurra in un orecchio. Alza la gamba e scende dalle mie. Sulla porta mi fa segno di seguirla.
    Mi alzo. L’equilibrio mi manca per un’istante e sono costretto ad appoggiarmi al tavolo della cucina. Scuoto la testa, il mondo smette di ondeggiare e la seguo. Deve venirmi un calo degli zuccheri proprio dopo che ho bevuto il tè?

    Seguo Vittoria in camera, incapace di staccare gli occhi dal suo culo. Allungo una mano e le palpo una chiappa.
    Lei sobbalza e ride. «Ti piace davvero il mio culo, eh?»
    Nella stanza c’è un letto a due piazze con una coperta marroncina. La finestra si affaccia sulla campagna dietro a delle pesanti tende, oltre corrono file di meleti. Un armadio con una specchiera riduce il passaggio ai piedi del letto ad un paio di spanne.
    La donna inizia a sbottonarsi la camicetta. Continua a sorridermi. «Spogliati, William, non riesco ad aspettare di scoparti!»
    Sogghigno. Mi sfilo la maglietta, i miei pettorali e addominali si riflettono sullo specchio. «Non vedo l’ora nemmeno io, Vittoria.» Dall’atteggiamento che ha in palestra, sembrerebbe una che se la tira e si comporta come se chi le sta attorno non abbia il diritto di vederla, e invece…
    Lei si toglie il reggiseno. La seconda che pende dal suo petto non può competere con il suo culo.
    «Ti piacciono le mie tette?»
    Le prendo e le sollevo. Una nuova scarica attraversa il mio uccello: le tette sono sempre tette. «Non ne hai idea…»
    Vittoria ridacchia e mi sbottona i pantaloni, che cadono ai miei piedi. Blocco i retro delle scarpe con le punte e me li sfilo uno dopo l’altro.
    Lei ha messo una mano nelle mie mutande e mi stringe il cazzo, gonfio e in tiro. Me lo tira fuori e lo contempla. Annuisce. «Ci divertiremo parecchio…» Mette le mani sui miei pettorali e mi sospinge verso il letto. «Sdraiati.»
    Mi lascio cadere sul materasso, più duro di quanto mi aspettassi. La coperta è pelosa e calda. La testa mi gira di nuovo. Chiudo gli occhi e sbatto un paio di volte le palpebre. Cosa…
    Vittoria si siede sul mio bassoventre, il mio cazzo in tiro si appoggia contro i pantaloni che celano la valle tra le due chiappe meravigliose. Lei si inchina in avanti e mi bacia di nuovo, ma è una cosa veloce. «Adesso sì che ci divertiamo, William…»
    Si allunga su di me, i suoi seni finiscono sul mio viso, passano sopra i miei occhi. Per quanto piccoli, sono paradisiaci… Mi viene voglia di addormentarmi sotto Vittoria. Può cavalcarmi il cazzo finché vuole, farmi sborrare fino a quando ho le palle raggrinzite…
    Lei prende la mia mano sinistra e stende il braccio. Qualcosa di freddo mi blocca il polso.
    «Adesso, William,» Vittoria si tende dall’altra parte e mi allunga il braccio. «ci divertiamo, noi due.»
    Si solleva davanti a me. Il suo sorriso è scomparso, mi fissa con rabbia.
    Muovo il braccio sinistro: si sposta di qualche centimetro e qualcosa di metallico blocca la mano. «Cosa stai…» Anche l’altro braccio è trattenuto da qualcosa.
    Altro metallo mi blocca entrambe le caviglie, mi ritrovo con le gambe aperte. Al mio movimento si solleva uno sferragliare.
    «Cosa stai facendo?» Le braccia non si spostano che di qualche pollice dal letto. Delle manette mi bloccano, assicurate alla testiera del letto. «Vittoria?»
    Lei ride. «Te l’ho detto che ci saremmo divertite, noi due, William, ma intendevo io e Linda.»
    Linda? Linda‽ «Che cazzo stai…»
    Da dietro la schiena di Vittoria compare una chioma bionda a sovrastare un viso allungato. Gli occhi nocciola di Linda brillano in un sorriso. «Ciao, William.»
    È nuda, il suo corpo a clessidra sembra attrarre tutta la luce nella stanza, i suoi seni calamitano la mia attenzione. Sorride, le sue palpebre inferiori si sollevano chiudendole appena gli occhi.
    Il desiderio di stringerla tra le mie braccia e farla felice riempie il mio petto.
    Lei sale sul letto in ginocchio e gattona, il suo grosso seno dondola. Si ferma accanto a me, si inchina e mi appoggia un bacio sulle labbra.
    La cosa sta diventando più interessante di quanto mi aspettassi…
    Lo sguardo di Vittoria mi fa cambiare idea. «Sporco pervertito, lo sappiamo che ti piace fissarci il culo quando siamo in palestra.»
    Linda si siede come gli indiani incrociando le gambe. Un ciuffo biondo a forma di triangolo sottosopra punta alla sua figa rosa. Le piccole labbra sono appena discoste. «Già, porcellone.»
    Deglutisco e fatico a distogliere lo sguardo dal corpo della bionda e portarlo su Vittoria. «E cosa volete farmi?»
    «Siamo certe che quando torni a casa dalla palestra, sudato e puzzolente, ti seghi fino a sborrare pensando a noi due.» Le labbra della donna si sollevano in un’espressione di disgusto.
    Sospiro. «Beh, sì. Lo ammetto.» E anche su un altro paio di ragazze della palestra: ci saranno anche loro nascoste da qualche parte? «Quindi, cosa avete intenzione di farmi?»
    Vittoria stringe gli occhi. «Esiste una pratica che veniva usata sui pervertiti come te. Dovevano menarselo fino a venire e poi continuare, tenendo sempre a mente la propria fonte di arrapamento. Gli dava un senso di disagio che gli faceva detestare ciò che li eccitava.»
    Scuoto la testa. È come se me l’avessero foderata con del cotone. «Volete scoparmi fino a farmi odiare i vostri culi?» Non so decidermi se è la cosa più stupida o… no, è la cosa più stupida che abbia mai sentito.
    Ma se loro due mi scopano…
    «Grosso modo.» Linda si stende accanto a me, prona. I suoi seni scompaiono ma le sue chiappe si ergono in tutta la loro maestosità: sono così sode e staccate tra di loro che sembrano davvero la parte superiore di un cuore stilizzato. La ragazza appoggia le labbra sul mio collo e mi bacia con un succhiotto. «Scoperemo il tuo corpo come tu vorresti usare il nostro per il tuo piacere.»
    Un senso di benessere ed eccitazione invade ogni fibra del mio essere. Vittoria può cercare di mettermi paura finché vuole, ma l’idea di essere scopato da Linda mi sta facendo dolere il cazzo tanto è diventato duro.
    La mora si sporge indietro, le sue mani afferrano le mie palle. «Sono belle gonfie, porco. Ci vorranno diverse cavalcate per svuotartele.»
    Linda si avvicina al mio orecchio. «Io conosco qualche trucco per riempirtele ancora di più…» La punta della sua lingua passa sul padiglione dell’orecchio. Chiudo gli occhi, il mio fiato freme nell’uscirmi dal naso. Se queste due non iniziano a fottermi, sborrerò da solo.
    Vittoria si alza in ginocchio e si sbottona i pantaloni. Non indossa intimo nemmeno lì. . Lei è depilata, senza un singolo pelo. «Non preoccuparti, William. Il sedativo che ti ho messo nel tè non dovrebbe dare problemi con il tuo cazzo.»
    Stronza, ecco perché faceva così schifo… «Mi… mi hai drogato?»
    La donna appoggia le mani sul mio petto muscoloso, solleva una gamba come un cane che deve pisciare e si posiziona sopra il mio cazzo in erezione. È già scappellato per l’eccitazione e il glande è rosso e luccica. La grossa vena bluastra percorre l’asta muovendosi in pigre anse. Lei lo afferra, lo tiene fermo e lo indirizza verso la sua figa.
    La cappella tocca l’imbocco del suo utero, lei scende e io la penetro, scivolando dentro il suo sesso umido e accogliente. È un lago di trasudo.
    Vittoria prova a non mostrarlo, ma le è impossibile trattenersi dal mordersi un labbro e socchiudere gli occhi. Io mi lascio sfuggire un sospiro roco. «Ah…»
    Non impedisco al mio volto di lasciar trasparire tutto il piacere che sto provando. «Cazzo, sì, Vittoria.»
    Lei mi sputa sul petto e mi fa il dito medio. «Fottiti, pezzo di merda!»
    Dovrei dirle che la volgarità mi eccita e che sta soddisfacendo, suo malgrado, un paio di mie fantasie sessuali? Se ci si mette anche Linda, posso tirare una riga su quattro o cinque…
    Vittoria mette le mani sui miei addominali e solleva l’inguine. La mia cappella scivola tra le pareti della sua figa, come mezza dozzina di lingue che mi leccano il glande. Si abbassa, impalandosi di nuovo, e l’eccitazione cresce ancora più.
    Linda si mette in ginocchio accanto a me. Le sue tette sono un capolavoro… cazzo, quanto vorrei succhiare i suoi capezzoli. Mette le labbra a culo di gallina. «Intanto che Vittoria ti violenta, io non voglio di certo stare qui a guardare ma farti qualcosa di molto sgradevole.» Le sue piccole labbra hanno assunto un colorito più scuro e minuscole gocce luccicano.
    Mi passo la lingua tra le labbra. «Sai cosa troverei molto spiacevole? Che ti sedessi sulla mia faccia e mi costringessi a leccartela.» Faccio una smorfia di disgusto che non ingannerebbe nessuno. «Oddio, che schifo.»
    L‘espressione di pensiero sul viso di Linda è artefatta quanto la mia. Si pone un dito sulle labbra. «Ci avevo pensato, ma non lo è abbastanza… Dopotutto, ti meni il cazzo pensando a me.» Solleva anche lei una coscia, la sua figa che gocciola sul mio petto, e si siede sulle mie scapole.
    Il contatto del suo culo con il mio corpo è una sensazione meravigliosa. «Cos’hai intenzione di…»
    Linda mette le mani attorno alla mia testa e la tiene ferma e solleva il suo inguine.
    «…farmi? Linda, che…»
    La ragazza appoggia il suo basso ventre contro il mio mento e si abbassa. Le labbra, grandi e piccole, scivolano fino alla mia gola, fermandosi sul mio pomo di Adamo, una scia di succhi sessuali bagna la mia pelle. Il profumo di eccitazione di Linda mi riempie il naso, i polmoni, il cuore.
    Linda ti prego ti scongiuro fotti ogni punto del mio corpo usami per il tuo piacere!
    La ragazza mi guarda incapace di trattenere un sorriso. «Ti piace, William?»
    Il cazzo è duro come una barra di metallo nella figa di Vittoria. Nemmeno io riesco a trattenere un sorriso. «Tantis— Cioè, no. Voglio dire: che schifo.»
    Linda si solleva, fa scivolare il suo sesso lungo il mio mento. Il suo clitoride si sta gonfiando abbastanza da uscire da sotto il cappuccio. Cazzo, quanto voglio succhiarlo… voglio vedere questa splendida dea scuotersi sul letto per il piacere dell’orgasmo.
    Dell’orgasmo che gli darò io.
    «Finiscila, Linda! Non stiamo facendo un piacere a questo pezzo di merda.» Vittoria continua a cavalcarmi. Le sfugge un ansimo. Spinge fino in fondo, il mio uccello si scappella dentro di lei. La sua eccitazione cola lungo l’asta e sulle mie palle. «Ci stiamo vendicando perché si sega su di noi.»
    La bionda scende lungo il mio collo. L’umidità che si lascia dietro il suo sesso è maggiore. «Davvero te lo meni quando pensi a me?»
    Lo ammetto con lo sguardo.
    Lei scuote la testa, le sue labbra si discostano appena. «Che porcellino. Magari sulle foto del mio Instagram…»
    Le tette di Linda sono meravigliose viste da davanti, ma da sotto sono divine. Sto per commuovermi. «Non ho Instagram.»
    Linda sposta il suo sguardo a sinistra e si scosta una ciocca di capelli dietro all’orecchio. «Peccato… Non sai cosa ti…»
    Un malessere che ben conosco cresce d’intensità nel mio inguine, l’uretra comincia a bruciare. Stringo il culo per trattenere lo stimolo. «Vittoria, fermati! Sto per venire!»
    La mora assesta un altro affondo di bacino. «Sei una merda, William. A sentire le troie che ti sbatti, sembra che duri delle ore.» Il cazzo scivola fuori per una buona metà dal corpo della donna, rientra quasi del tutto con forza.
    Di solito non ho Linda che si fotte il mio mento. «Sì, fermati…» Mi mordo le labbra. «Lasciami un attimo di tregua o…»
    «Vaffanculo.» Le mani di Vittoria si appoggiano sul mio costato e aumenta la velocità della scopata. Il letto cigola, il cazzo sprofonda fino quasi alla base.
    Mi trattengo, chiudo gli occhi e provo a bloccare lo stimolo. Le dita di Linda mi accarezzano il volto, mi coccola.
    «Ci penso io, dopo,» sussurra.
    La pressione è troppo elevata, Vittoria non è di nessun aiuto. ‘fanculo, peggio per lei. Mi lascio andare. La sborra scorre nell’asta del mio cazzo, una sensazione di benessere si irradia dall’inguine nel resto del mio corpo. Gemo, tremo e il mio seme irrompe nella figa di Vittoria, uno spruzzo dopo l’altro, liquido caldo si interpone tra la cappella e le pareti della vagina. La sborra che erompe sul meato ha lo stesso effetto di una lingua che lo lecca. «Ah!» esalo tutto il fiato che ho nei polmoni.
    La tensione nei muscoli evapora, la mente si libera. Sospiro, che soddisfazione… Non è il suo buco del culo, ma va bene anche così.
    Le mani di Linda mi stanno ancora accarezzando il volto. «Mi piace come godi, William.»
    Le mando un bacio. Io voglio vedere come si illumina il tuo splendido viso quando sei preda di un orgasmo, amore, sentirti gemere, contemplare il tuo corpo scosso dal piacere, le tue grosse tette scuotersi…
    La pressione sul mio inguine scompare, il cazzo scivola fuori dalla donna. L’odore speziato della mia sborra riempie l’aria della stanza. L’uccello mi cade sull’inguine, qualche goccia di sperma cola sulla mia pancia.
    «Che merda, non vali un cazzo come amante.» Vittoria gattona sul letto accanto a Linda. «Vai, tocca a te fottere questo stronzo.»
    La bionda fa scivolare la sua figa sul mio collo e mento un centimetro alla volta. Stringe le labbra e lancia un’occhiata alla mora. «Prima voglio venire in faccia a William…»
    Le sopracciglia di Vittoria si stringono, un paio di rughe si formano in mezzo. «Ma stai scherzando?»
    «Lui sborra sulle mie foto? E allora io gli vengo in faccia.»
    Trattengo un sorriso. «Quanto fai schifo, Linda!» Il profumo del suo sesso eccitato è una droga buonissima che vorrei sniffare in ogni istante.
    Lei mi mostra il dito medio e mi fa l’occhiolino. «Così impari, porcellino.»
    Vittoria sospira. «Dai, finiscila con queste cazzate…» Le appoggia una mano su un braccio e la spinge. Con un cenno del capo indica il mio inguine. «Fottigli il cazzo, piuttosto. È il tuo turno, adesso.»
    La mora si allunga sul letto e apre un cassetto del comodino. Il ravanare il contenuto con la mano fa tintinnare del vetro e qualcosa rotola.
    Linda mi lancia uno sguardo e scende dal mio petto. Il suo culo meraviglioso si muove al suo gattonare fino al mio cazzo. Lo stringe con una mano e la solleva, prendendo i liquidi che ci sono rimasti sopra. La porta al viso e annusa. «Mi piace l’odore della tua sborra.» Inspira a fondo, il suo petto si gonfia. «È virile.» La sua lingua si protende sul palmo della mano e dà una leccata. La ragazza sorride.
    «Piantala, Linda.» Vittoria si protende ancora un po’ sul cassetto, sposta qualcosa che produce un colpo contro un altro oggetto. «È un bastardo che va punito.»
    Il volto di Linda si contrae per un istante in una smorfia contro la donna, mi sorride e afferra il mio cazzo. Lo tiene fermo e – sì, sì! – lo fa entrare dentro il suo corpo.
    I miei polmoni si riempiono dell’odore del mio seme che ha riempito la stanza da letto. La cappella scivola dentro la figa della ragazza, il mio uccello bagnato della scopata con Vittoria non trova la minima resistenza. «Cazzo… sì, Linda…» Espiro una molecola d’aria alla volta. La sensazione è ancora migliore di quella che ho sperimentato dentro Vittoria. Le manette alle caviglie tintinnano per le gambe che tremano per l’eccitazione.
    Lei socchiude gli occhi assaporando a sua volta la sensazione dei nostri sessi che si uniscono. La punta della lingua le passa tra le labbra. Muove il bacino, come a far entrarmi meglio dentro di lei. Linda appoggia le mani sui miei addominali e inizia a cavalcarmi. A differenza della donna, lei non si muove su e giù, quanto piuttosto avanti e indietro. Chiude gli occhi, solleva la testa e si morde le labbra; i suoi grossi seni dondolano al suo movimento, i suoi capezzoli rossi sono irresistibili.
    Se Vittoria si è lamentata che sono venuto troppo presto, con Linda impiegherò ancora meno a sborrare.
    La mora si solleva dal cassetto, stringendo in mano un oggetto bianco e lungo. «Finalmente, l’ho trovato.» La stronza si mette sul mio petto, bloccandomi la vista sulla mia dea. Ha tra le dita un vibratore a forma di tubo.
    Sgrano gli occhi. «Cosa cazzo hai intenzione di fare con quello?» Il buco del culo mi si serra.
    Vittoria accende il sex-toy, che vibra con un suono soffocato nella sua mano. «L’idea della zoccoletta di sborrarti in faccia mi è piaciuta, e voglio farlo io.» Appoggia il vibratore tra le grandi labbra e si lascia sfuggire un gemito e una risatina.
    Il movimento dell’inguine di Linda attorno al cazzo cattura tutta la mia attenzione. «Se proprio ci tieni, Vittoria…» Le pareti della figa della dea scivolano sulla cappella e l’asta, è una carezza che aumenta la mia eccitazione come la tensione della corda di un arco che si tende.
    Cercherò in ogni modo possibile di non scoccare troppo presto. Voglio godermi un signor orgasmo con la figa di Linda, e voglio che anche lei goda del mio cazzo.
    Un paio di dita scivolano ritmicamente sull’asta del pene. Linda si starà masturbando?
    Vittoria si alza in ginocchio di fronte alla mia testa. La passera le cola tra le cosce il succo macchiato di seme bianco; si passa avanti e indietro il vibratore sul clitoride, gonfio e rosso. La donna trema, ha il respiro spezzato.
    Mi sto eccitando troppo, non voglio sborrare così presto in Linda. «Rallenta, Linda… stai per farmi venire.»
    Vittoria si volta verso di lei, è mezza stordita dal piacere che il vibratore le sta affliggendo. «Non… non dargli ascolto. Fai sborrare… ah! …que… quello stronzo.»
    La donna è davanti alla ragazza, che non si ferma e continua a scoparmi.
    Vittoria si gira verso di me, mi prende la mascella con la mano libera e me la stringe. «Non siamo qui a… a farti divertire…» Stringe i denti e gli occhi in una scudisciata di piacere, è senza fiato, «…pezzo di merda.»
    Il movimento della figa di Linda attorno al mio cazzo si ferma. Una sua mano mi accarezza gli addominali, l’altra la usa per masturbarsi.
    L’eccitazione cala di qualche punto. Grazie, gioia, voglio godermi la tua scopata meglio di quanto mi abbia permesso Vittoria. Voglio avere il miglior orgasmo della mia vita nella tua fica, amore.
    La mora è troppo impegnata con il vibratore, se lo passa da una parte all’altra del clitoride, vibra lei stessa come se avesse i brividi. Si infila due dita nella passera fino alle nocchie, uno sbocco di liquido sporco di sperma cola sul mio petto. Respira a fondo, espira a tratti, ha gli occhi socchiusi. L’odore di eccitazione della sua passera non è paragonabile a quello della ragazza: troppo forte, aggressivo.
    Linda riprende a fottermi, il cazzo sprofonda nella sua figa bollente e bagnata. La cappella è coccolata dalle pareti della sua vagina, il frenulo scivola nei suoi umori sessuali, le cosce mi tremano per il piacere. Non ho mai provato nulla di simile nella passera di nessun’altra ragazza…
    Le manette mi fermano le mani, o ribalterei Vittoria da una parte, per liberarmi la vista sullo splendido corpo di Linda intenta a scoparmi. I suoi grossi seni che si muovono, il mio cazzo che scompare dentro di lei… il suo viso illuminato dall’avvicinarsi del piacere fisico…
    Mi conficco i denti nel labbro inferiore. Il fastidio nell’inguine aumenta ancora, è maggiore di quello che mi ha causato la troia mora davanti a me. Devo… devo trattenermi… devo…
    Il viso di Vittoria si storce in una smorfia simile a quando sta sollevando grossi pesi in palestra. Emette un ringhio, le sue cosce vibrano impazzite. «Cazzo… ti vengo in faccia, stronz…» La donna è scossa da spasmi, il vibratore le scivola dalle dita, cade sul mio petto e rotola da una parte. La sua schiena scatta indietro, grida, le sue gambe si spalancano: uno schizzo di liquido caldo mi finisce sul volto, poi un getto simile ad una pisciata mi lava la faccia, mi finisce in bocca e negli occhi. Vittoria geme, si tiene in posizione con una mano appoggiata dietro di lei, trema. Piomba seduta sul mio petto, ansima e abbassa la testa, con i capelli neri che le finiscono sul volto. Le gambe le tremano, si muovono a scatti. Crederei stia soffrendo, se non mi avesse appena…
    Cazzo… mi ha appena squirtato in faccia… La testa mi gira, ho un mancamento: non trattengo l’eiaculazione. Stringo le mani, le catene delle manette tintinnano. Un litro di sborra si pompa nella mia uretra, la attraversa con una forza che ho sperimentato poche volte in passato. La bocca mi si apre, solo il peso di Vittoria sul mio petto impedisce alla mia schiena di arcuarsi, il buco del culo mi si serra. «Sì, Linda! Sì, ti…» Stringo i denti, in un attimo di lucidità nell’uragano dell’orgasmo riesco a fermarmi prima di dire troppo.
    È piacere liquido allo stato puro, mi sento mancare. Tutto l’universo si limita alla sborra che schizza fuori di me e il calore della figa di Linda. Il resto è inesistente.
    Chiudo gli occhi e sprofondo nel cuscino con un sospiro. I polmoni si svuotano, il fiato che sibila nel naso si porta via anche l’ultimo grammo di forza nei miei muscoli, lasciando dietro di sé solo una pace divina.
    Uno schiaffo mi colpisce sul volto. Apro gli occhi. La faccia di Vittoria è una maschera di rabbia. Ha la mano alzata per colpirmi di dorso.
    «Non siamo qui a farti godere, figlio di puttana.»
    La fulmino con lo sguardo. «Stai iniziando a essere un po’ noiosa, Vittoria. A questo punto, sono quasi tentato di smettere di guardarti il culo.»
    La donna solleva più in alto la mano, ha uno spasmo per colpirmi ma si ferma dopo un paio di centimetri. Mi fissa con rabbia. «Linda, facciamo il cambio.» Scende dal mio petto.
    La ragazza compare dietro di lei. Ha un sorriso e gli occhi socchiusi. Una gran quantità di liquidi cola lungo il mio cazzo dalle sue grandi labbra.
    Si scuote, gli angoli delle labbra calano di un pollice, il tono della sua voce è piatto. «Sì, eccomi.» Solleva il culo, il mio uccello scivola fuori da lei e cade sul mio addome, gettando i fluidi sessuali di entrambi sulla pancia.
    Vittoria prende dal copriletto il suo vibratore e lo solleva davanti a me. «Adesso questo te lo metto nel culo, bastardo!»
    L’ano mi si chiude. «Non pensarci nemmeno!»
    Linda glielo prende dalle dita e le sorride. «Lo uso io. Sono l’unica che non ha ancora goduto.»
    Lo sguardo della donna lascia intendere che non è molto d’accordo, ma non dice nulla. Si sposta sul mio inguine e afferra il cazzo barzotto. «Stai già perdendo il tuo vigore, mezza sega?»
    La bionda accende il vibratore, ronza tra le sue dita. «Ci penso io a farglielo tornare duro, Vittoria, non preoccuparti.» Mette il sex toy sul mio addome, trema tra i miei addominali. Linda ci si posiziona sopra con la figa. «Ah!»
    Lei mi sorride, gli occhi le brillano. Le sue labbra si schiudono ad un altro gemito.
    Le mando un bacio. “Sei un amore” formo con le labbra.
    Si abbassa su di me, i suoi seni riempiono la mia visuale fino a scendere sulla mia faccia, il mio volto che s’insinua tra le sue tette. Cazzo, sì… Le manette bloccano le mie mani dall’afferrare quelle meraviglie.
    Mi stringe la testa con le braccia contro il suo petto, il suo cuore batte in una tetta contro una mia guancia. Il profumo della sua pelle sostituisce quello della mia sborra e mi inebria. Linda geme ancora, il vibratore trema sulla mia pancia che si sta bagnando di liquidi sessuali.
    Una mano mi scappella il cazzo ormai viscido. La voce di Vittoria è attenuata dalle tette sulle mie orecchie. «Quello ti sembra molestarlo?»
    Bacio il petto di Linda. Lei muove il suo busto, le sue tette si scuotono sulla mia faccia. È la migliore tortura al mondo.
    «Ce l’ha di nuovo in tiro, o no?» La voce della dea rimbomba nelle mie orecchie.
    Vittoria non risponde. La sua figa inghiotte di nuovo il mio uccello, le sue pareti vaginali intrise di umori non oppongono la minima resistenza. Inizia a sobbalzare sul mio inguine, la rete fa da eco ai gemiti di Linda.
    Le braccia mi pesano come se fossero fatte di metallo, le gambe di mattoni. Essere scopato da una donna e una ragazza è più faticoso di quanto immaginassi… a meno che non sia il sedativo che Vittoria mi ha messo nel tè. La tipa è figa ma ha qualche problema…
    Deglutisco. Forse non è stata una grande idea venire qui.
    La troia continua a cavalcarmi, spinge il bacino verso il basso fino a farmi entrare tutto il cazzo nella sua figa. I colpi sono veloci, violenti. Per fortuna è bagnata o sarebbe davvero doloroso.
    Linda mi stringe la testa, mugugna qualcosa. Il cuore le batte nella tetta al punto da scuoterla. Inspira fino a riempirsi i polmoni, trattiene il fiato, espira come se stesse piangendo o tremasse. Il mio ventre è bagnato dei suoi succhi, le gocce scivolano lungo i fianchi e colano sul copriletto. Le sue gambe tremano, sbattono contro il mio busto.
    Le bacio una boccia, calda e profumata di sesso. Volto la testa da una parte, allungo la lingua e le lecco un capezzolo un paio di volte. Lei si muove un po’ e me lo mette tra le labbra. Succhio a occhi chiusi. L’eccitazione cresce.
    Linda ansima, emette un gemito e trema come se un brivido infinito l’attraversi. «Ah… Wi— William…»
    La ragazza viene sopra di me, ha un orgasmo ma non posso contemplare il suo viso angelico mentre gode… Le manette tintinnano e mordono i miei polsi a ricordarmi che non posso muovermi e abbracciarla. Cazzo…
    Lei si accascia su di me, il suo dolce, caldo peso grava sul mio corpo bagnato dal suo piacere sessuale.
    «Sei stata fantastica, Linda,» sussurro.
    Mi bacia sulla fronte. «Voglio ancora il tuo cazzo…»
    Chiudo gli occhi e non mi trattengo più. La sborra scivola fuori dal meato nella figa di Vittoria, il piacere è quello di una sega che mi faccio quando sono stressato, roba che mi ricordo di essermi sparato solo perché vedo il fazzolettino lercio accartocciato sul letto.
    La donna si ferma con la sua cavalcata. «Pezzo di merda! Per lei ti trattieni e con me ti lasci andare così?» Vittoria si alza dal mio cazzo, l’aria lo circonda e mi rinfresca la cappella. L’odore acido dello sperma sta diventando asfissiante.
    «Ehi, Linda! Prendi il mio posto.»
    Le grosse tette si sollevano dal mio viso sudato. Linda lancia un’occhiata dietro di sé, una mano di Vittoria è sulla sua spalla. «Ok.» Raggiunge gattonando il mio inguine, afferra il mio cazzo e lo solleva con una mano. Mi scappella, il glande inizia a farmi male e l’uretra a bruciarmi.
    Però, un’altra scopata con Linda voglio concedermela lo stesso, potrebbe essere l’ultima tra noi due.
    Poi, spero che la sceneggiata abbia termine. Va bene che volevo scoparvi, ma così è un po’ troppo…
    Linda posiziona il mio uccello, si abbassa e se lo fa entrare nel buco del culo. Sorride nel farselo scivolare dentro, mi fa l’occhiolino.
    Ti amo, gioia. Le mando un bacio.
    Vittoria mi scorge e fissa Linda. Stringe i pugni e li pianta nel copriletto. «Cosa cazzo stai facendo?»
    Il sorriso della ragazza si contrae in una “O”, gli occhi perdono il luccichio. Si è seduta sul mio inguine con i glutei, il cazzo è scivolato per tutta la lunghezza nel suo retto, tra le cosce aperte la figa rossa gronda umori trasparenti screziati di bianco. Il vibratore esce per un palmo dalla sua vagina. «Io… io pensavo di… volevo prenderlo in culo.»
    Le labbra di Vittoria si sollevano come quelle di un gorilla pronto ad attaccare mostrando i denti sopra. «Ma non…» Fulmina con lo sguardo Linda, si gira dandole le spalle. «Vai a cagare, troietta…»
    Il petto mi avvampa. «Ehi! Non permetterti di parlarle così!» Le manette mi segnano i polsi e un crampo scorre lungo le braccia. Il letto si inclina da una parte per un istante e torna dritto. La roba che ho nello stomaco si ferma un attimo dopo.
    Vittoria mi fissa. «Tu non devi parlare, stronzo.»
    «Stai superando il segno, Vittoria.»
    Lei mi afferra di nuovo la mascella. «Cosa c’è? Non ti piace essere dominato?»
    «Da te? No. Preferirei sbatterti sul letto, bloccarti e sfondarti il culo. O, meglio ancora, passare un paio di ore con Linda.»
    La ragazza sorride e inizia a cavalcarmi. A stento percepisco il suo retto muoversi attorno al mio cazzo, il tremolio del vibratore riverbera sulla mia cappella come una vibrazione appena riconoscibile… Merda, sto iniziando ad essere insensibile…
    Vittoria sale sul mio petto, di nuovo. Il suo sguardo incazzato inizia a stancarmi.
    «Adesso cosa vuoi farmi, Vittoria? Prendermi a sberle?»
    Lei sogghigna con un’espressione sarcastica. L’idea che mi segassi pensando al suo culo mi sta disgustando, e non perché mi sta scopando troppo lei.
    «Ho un’idea migliore, non preoccuparti.» Si alza sulle ginocchia e torreggia con la sua figa sul mio volto. Il suo inguine odora come se non avesse mai fatto la conoscenza con un bidet, sporco di sperma e trasudo vaginale.
    Il mio non deve profumare di più, comunque.
    Trattengo una smorfia. «Non ti aspetterai che te la lecchi, spero…»
    La donna si mette una mano sull’inguine e discosta le labbra. «Non ti meriti la mia figa.»
    «Non è la mia sborra quella che ti cola dalla figa, o sbaglio?»
    Si protende verso di me, si appoggia con la mano libera alla testiera del letto. Mi sovrasta con il suo sesso. «Esatto, e ho intenzione di restituirtela.» Una goccia bianca cola dall’imbocco della vagina, resta attaccata con un filo e si abbassa dondolando. Lo sfintere si apre, un flusso colloso di sperma ne fuoriesce.
    Discosto la testa con una smorfia. «Ah, che cazzo fai?»
    «Non hai mai sognato di svuotarti le palle sul mio viso, stronzo?»
    La sborra mi cola in faccia, sulla guancia, sul collo. «Dai!»
    Vittoria si mette un paio di dita in figa. «Pensi che a noi donne piaccia quando ce lo fate?» Le tira fuori e mi spruzza in viso le ultime gocce che le sono rimaste dentro.
    «A me sì.» Linda fa affondare il mio cazzo per tutta la lunghezza nel suo culo.
    Vittoria si volta di scatto verso di lei. «Chiudi quella cazzo di bocca, zoccola!» strilla.
    Le manette bloccano le mie mani. «Non permetterti di parlarle in quel modo, troia!»
    Vittoria mi prende il mento e prova a muovermi la testa, ma blocco i muscoli del collo e glielo impedisco. «Tu sbrigati a sborrarle dentro, che voglio scoparti ancora.»
    Linda si ferma con il suo movimento di bacino. «Dai, smettila di trattarlo così, pover—»
    La troia si gira, il braccio che si solleva. Il suo corpo copre la ragazza, ma lo schiaffo rimbomba nella stanza. «Finiscila, zoccola! Pensi di essere qui a divertirti?»
    Linda cade su un fianco, le sue grosse tette rimbalzano tra di loro. Si tiene le mani su una guancia, i suoi splendidi occhi si stanno bagnando. Il vibratore le scivola fuori dalla figa, rotola sul copriletto macchiandolo con gli umori della ragazza. Il mio cazzo ondeggia all’aria, crolla sfinito sull’addome.
    La testiera del letto geme nel trattenere le manette al mio tentativo di balzare addosso a Vittoria. «Brutta troia! Non metterle le mani addosso!»
    Linda scivola via dalla donna, cade dal letto e si rialza tenendosi ancora la guancia. Le lacrime le solcano il viso. «Sei scema? Avevi detto che ci saremmo divertite con lui, non che l’avremmo trattato in questo modo!»
    La donna solleva di nuovo il braccio, ma si limita a muoverlo per scacciare Linda. «Vattene fuori dai coglioni, zoccoletta. Non mi servi a nulla.»
    La ragazza è sul punto di scoppiare a piangere. Fissa Vittoria, le sue labbra si muovono ma non esce nessuna parola. Il suo sguardo saetta verso di me, come a chiedermi soccorso e a confessare che lei non ha potuto aiutare me.
    Le catene si tendono, le manette mi entrano nella pelle dei polsi e delle caviglie. «Chiedile perdono, Vittoria! Non permetterti di trattarla così!»
    La donna non mi guarda nemmeno. «Forza,» indica la porta dietro Linda, «fuori dai coglioni. E non farti più vedere!»
    Linda si porta una mano al naso gocciolante, si volta ed esce sbattendo la porta della camera.
    Strattono i ceppi ma non cedono ancora. «Vittoria, questa volta hai davvero esagerato!»
    Lei si gira, si appoggia con una mano sui miei pettorali e si mette più comoda sul mio addome. «Con te non ho ancora finito, stronzo.»
    «Ma vattene a cagare! Puoi trattarmi come vuoi, ma non devi permetterti di comportarti in…»
    Vittoria prende dal copriletto il sex toy che vibra ancora. «Avevo immaginato che ti piacesse Linda.» Si batte il vibratore sul palmo dell’altra mano come gli sbirri con i manganelli nei film americani. «A chi non piace una tettona come quella? A te di sicuro.» Scuote la testa. «Quando le ho proposto di scoparti per vendetta, non mi aspettavo che le piacessi tu. Povera cogliona, una ventenne senza cervello…»
    «Lasciami andare…» – spero di mantenere quanto sto per aggiungere – «…e non ti farò nulla.»
    «Ho appena detto che con te non ho ancora finito.» Si alza dal mio addome e scivola giù dal letto. «Devo farti passare la voglia di segarti su di me.»
    «Stai tranquilla che mi fai schifo a sufficienza per non…»
    Lei mette la mano libera tra le mie cosce e mi solleva le palle.
    «Che cazzo stai facendo?»
    Lei alza il vibratore come a mostrarmi un razzo pronto a partire per la stratosfera. «Adesso che quella troietta ha finito di tenerselo per sé, posso usarlo come si deve.»
    Mi dimeno, le gambe non hanno più libertà di movimento delle braccia. «Non permetterti di…»
    Vittoria abbassa il vibratore tra le mie cosce e lo fa scorrere sotto i miei coglioni. Un oggetto tiepido e umido si appoggia contro il mio ano.
    Lo serro, ma non riesco a chiuderlo se non appena. Mi sento privo di forze.
    «Aspetta, Vittoria…»
    La troia non ascolta. Spinge e non trova resistenza. Il vibratore apre il mio buco del culo, si muove come un gatto impazzito. Mi sprofonda nel retto.
    Mi sta venendo il vomito, il cazzo sembra strizzarsi. Spingo ma la mano della donna blocca il vibratore.
    Un sorriso malefico compare sul suo volto. «Allora?»
    Deglutisco e stringo i denti. «Ho cagato stronzi più grossi.»
    Lei afferra il mio cazzo in un’erezione dolorosa. È viscido per la sborra e il trasudo vaginale di due fighe. «Ti viene così grosso quando caghi?»
    «Ti piace, troia?»
    Mi scappella. «Inizio ad affezionarmici.»
    «Allora facci un altro giro e fammi godere di nuovo.» Devo avere le palle raggrinzite come uva passa, il glande mi fa male e l’uretra mi brucia. Ma l’idea che quella troia mi faccia godere un’altra volta, perché è così stupida da credere che la cosa mi dia fastidio, mi fa venire voglia di ridere.
    Se non fosse per il sonno che mi sta sopraffacendo…
    Lei sale a ginocchioni sul letto e raggiunge il mio inguine. «Vediamo quante volte riesci a venire prima di implorarmi di smettere.»
    Sbatto gli occhi, le palpebre si fanno pesanti. Quel cazzo di vibratore mi sta dando il voltastomaco. «Dillo che… che sei innamorata del mio cazzo e non vuoi dividerlo co… con nessun’altra.»
    Vittoria mette in posizione l’uccello e si impala. La sua figa mi fa lo stesso effetto di una mano che si spara una sega, solo più bagnata e calda. «Mi sa che il sedativo sta iniziando a fare effetto, William.» Scende fino a inghiottire tra le sue grandi labbra quasi tutta l’asta. «Continuerò a fotterti anche se svieni, sappilo.»
    «Grazie per l’impegno che ci metti, ma confesso che preferirei Linda ad abusare del mio corpo, troia…» Sospiro, stento a tenere sollevata la testa. Il movimento di Vittoria fa gemere la rete del letto, ormai stanca quanto me; la donna si allunga e appoggia le mani sul mio petto.
    È insaziabile, la troia.
    Peccato sia pazza.
    Spingo con gli addominali e i glutei per espellere il vibratore. È conficcato troppo in fondo e si muove solo di qualche centimetro.
    Vittoria continua a fottermi, ha i denti piantati nel labbro inferiore, gli occhi socchiusi. Glielo pianterei in gola, il vibratore, a questa troia…
    Riprendo a spingere, trattengo il fiato e mi concentro con tutta la forza che ho in… Le palle mi si strizzano, si ritirano nell’inguine. Il buco del culo mi si stringe sul vibratore per il crampo. La sborra esce dal meato con lo stesso piacere che mi dà l’urina durante una pisciata.
    Ansimo per la stanchezza. La testa mi gira troppo.
    «Mi sa che stai per cedere, eh, stronzo?» Vittoria si ferma e si siede con il culo sulle mie gambe. La cappella resta nella figa che gronda sulle mie palle. «Finché il vibratore te lo tiene duro non ho intenzione di smettere, te lo dico.»
    «Vai a cagare…» L’ho detto o l’ho solo pensato?
    Lei ride. «Non riesci proprio a smettere di pensare al mio culo, eh, stronzo? Bravo, continua così che mi…»

    Apro gli occhi. Il rettangolo di luce che attraversa il copriletto marroncino stropicciato e sporco di macchie secche ha raggiunto i miei occhi, il sole compare per un pelo nella parte superiore della finestra. Lo stomaco mi duole e nella testa mi sembra di avere il cotone. Mi giro sul fianco destro e mi sdraio. Il cazzo mi brucia e le palle mi fanno male.
    Sono libero, le manette sono abbandonate agli angoli del letto matrimoniale. I polsi sono arrossati e ci sono un paio di escoriazioni.
    Mi appoggio ad una mano e mi sollevo seduto. Una smorfia sale al mio volto per il dolore al culo. Il vibratore è fermo, abbandonato tra le mie gambe. L’ho espulso mentre ero stordito o l’ha fatto…
    Il petto mi si infiamma, la mano appoggiata stringe il copriletto.
    Vittoria!
    Quella troia ha schiaffeggiato Linda e l’ha fatta piangere!
    I miei vestiti sono gettati accanto a me. Mi vesto in un attimo senza controllare se le mutande e la maglietta sono diritti o d’inverso e sono fuori dalla stanza.
    La donna è in cucina, seduta al tavolo. Indossa abiti diversi da quelli che aveva quando sono arrivato. Sta bevendo dell’altro tè. Solleva la tazza e un sorriso strafottente compare sulle sue labbra. «Ben sveglio, eh. Una tazza di tè?»
    «Così mi droghi un’altra volta, troia?»
    «Quanto la metti giù dura.» Ride e appoggia la tazza prima che altre gocce strabordino. Si alza in piedi e mi raggiunge. «Ammettilo che ti è piaciuto farti fottere.» Mette una mano sul mio petto e muove le dita come se camminasse verso il mio collo.
    Le prendo il polso. «Hai trattato male Linda, e questo non te lo perdono.»
    «Ti ho preso a sberle e messo un vibratore nel culo e te la prendi per lei?» La sua allegria scompare dal suo volto. Sgrana gli occhi «Sei scemo? Puoi avere me e ti interessi di quella zoccoletta? Sei un pezzo di merda!»
    Non faccio in tempo a schivare il suo schiaffo. La guancia mi brucia. Le prendo anche quel braccio. «Mi fai schifo.»
    Mi sputa in faccia. «Ma il mio culo te lo sognavi, eh, stronzo?»
    La volto e la getto sul tavolo. Le blocco la testa con una mano e con l’altra le afferro l’elastico dei pantaloni da palestra.
    Lei si agita, allunga una mano verso di me ma non riesce a fare nulla se non prendere il mio braccio disteso. «Cosa… cosa vuoi fare?»
    «Prendermi il tuo culo per davvero, troia.»
    Gli occhi le si sgranano. «No! No!» Boccheggia. «Aspetta!»
    Le tiro giù le mutande con uno strattone. Il suo splendido sedere è, alla fine, davanti a me nella sua magnificenza. Le afferro una chiappa: è soda, ben distaccata dall’altra. Il buco del culo si contrae e si rilassa come un occhio che batte la palpebra per liberarsi da qualcosa.
    Lei ansima, si scuote sul tavolo. «Le tue ex mi dicevano che ti piace il sesso rude! Volevo sedurti con quello!» I suoi sforzi sono inutili, non la lascio andare. «Ti prego… sono vergine, lì!»
    Infilo la mano nei pantaloni e tiro fuori il cazzo. Me lo meno per cercare di convincerlo a fare un ultimo straordinario. L’odore di scopata esala dalle mie mutande con una intensità vomitevole. «Lo ero anch’io… ma la tua supposta non conta.»
    Infilo l’uccello tra le chiappe di Vittoria e la cappella si appoggia al suo ano.
    La donna respira a stento, mi fissa con gli occhi spalancati. «Ti prego, no…»
    Le afferro una ciocca di capelli neri con una mano e il fianco con l’altra. «Non avresti dovuto picchiare Linda, troia.»
    Spingo. Il buco del culo non offre quasi resistenza e il cazzo è bagnato dalla scopata: si apre e scivolo dentro di lei. Il glande entra nel retto bollente, umido. Lei non urla ma resta a bocca aperta quasi quanto sono spalancati i suoi occhi.
    Esco quasi del tutto, spingo di nuovo, il mio inguine sbatte contro le sue chiappe. «Non avresti dovuto, troia.»
    Lei ansima, la saliva le esce dalla bocca e si riversa sul legno lucidato del tavolo. Allunga una mano per toccarmi. «Mi… mi spiace, William. Ho fatto…»
    Spingo ancora, il cazzo mi fa male, la cappella mi brucia. Il suo culo non è nulla di che, quello di Linda era molto meglio. Non mi voglio fermare, anche se vorrei sputarle addosso e andarmene.
    Non sono nemmeno sicuro sia un orgasmo quell’ombra di piacere che provo. Forse sono solo i miei coglioni che sono tanto vuoti che fingono di farmi godere perché io smetta. Lascio i capelli di Vittoria e mi spingo indietro da lei appoggiando le mani sulle sue chiappe.
    Il suo buco del culo sembra chiudersi al rallentatore e schiuma bianca cola sul suo perineo.
    Lei resta abbattuta sul tavolo, il suo respiro è roco e fa il rumore di qualcuno con il naso chiuso.
    Rimetto il cazzo nelle mutande e mi passo la mano lercia sulla gamba dei pantaloni. «Con questo possiamo dirci pari.» Più o meno. «Ma voglio che tu chieda perdono a Linda.»
    Vittoria si solleva sugli avambracci. Una smorfia che comprendo arriccia le sue labbra. Mi guarda con lo sguardo di un cane bastonato. «Io… non…»
    Raggiungo la porta della cucina. Ogni passo è un dolore all’altezza dell’inguine, quasi più davanti che dietro. Mi giro a lanciarle un’ultima occhiata. «Scusati con Linda. E non preoccuparti che non avrò più altro interesse per il tuo fottuto culo del cazzo.»
    Lei prova ad alzarsi in piedi, una smorfia le distorce il viso. Sta facendo più scena che altro.
    La porta d’ingresso è accostata, uno spiraglio di luce pomeridiana disegna una riga nell’ombra del corridoio: Linda non l’ha chiusa quando è fuggita. Andrò da lei a consolarla, a stringerla tra le mie braccia.
    Prima una doccia, però, e prima ancora una sosta alla fontana qui davanti per togliermi la sborra secca in faccia.

NOTE FINALI DELL’AUTORE
Lettore, ti ringrazio per aver dedicato il tuo tempo al mio racconto, spero ti abbia appassionato e (dai, non giriamoci tanto attorno: è l’obiettivo della narrativa erotica) eccitato.
Sono il primo ad ammettere che questa storia non è al livello di trama pari alle altre che pubblico, ma è sostanzialmente la riscrittura della mia prima pubblicazione su I racconti di Milù anni fa, quando decisi di dare una forma scritta a una fantasia erotica che mi era nata frequentando la palestra. La scrittura, allora, era diversa, più incerta e meno attenta a trasmettere emozioni al lettore. Anche le protagoniste sono cambiate: ai tempi erano due ragazze della palestra che frequentavo, ora sono ispirate a una pornostar e una modella presente sui social (sì, sono le stesse su cui il protagonista sfogava la propria eccitazione all’inizio del racconto).
L’idea di riscrivere e ripubblicare la storia deriva dal consiglio di una mia lettrice, e non so se ringraziarla per avermi spinto a farlo o meno – ma alla fine l’ho fatto, e spero che tu, lettore, sia felice come me di questa follia. In futuro potrei pubblicare anche altre vecchie storie con il mio personaggio come protagonista, vedrò se ne ho il tempo. In ogni caso:

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William Kasanova
Caregan, settembre 2025

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