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Racconti di Dominazione

Beatrice (seconda parte)

By 11 Dicembre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Beatrice tornò a casa, e cercò di riprendere la sua vita ‘normale’. Certo oramai guardava suo marito con occhi diversi; non aveva mai capito cosa la eccitava e non l’aveva mai fatta godere come quello sconosciuto.
Ogni volta che pensava alle sensazioni di dolore e piacere che aveva provato nell’essere inculata, si bagnava tutta. A volte doveva cambiarsi l’intimo per come era inzuppato.
A volte pensava di odiare il marito, perché non l’aveva mai fatta sentire donna. Nella sua mente lo apostrofava con nomignoli del tipo, il cornuto, il cazzettino, l’impotente.
E così decise che non si sarebbe più fatta toccare, il marito se voleva poteva farsi solo delle seghe.
I giorno passavano, e il disagio aumentava. Non resisteva più .
Voleva che il suo amante la chiamasse. Voleva essere la sua schiava. Voleva sentirsi troia e donna, di nuovo. Ma nessuna notizia dell’uomo. Provò anche a chiamarlo, ma nulla, era irraggiungibile.
Entrò un po’ di grande disagio, quasi una sorta di depressione. Beatrice pensava di non essere stata all’altezza.
Un giorno, però, mentre faceva dello shopping in un grande centro commerciale ricevette un sms. Poche parole scritte:
‘Oggi farai tutto quello che ti dico, troia. Sappi, però, che ti controllo e se non mi ubbidirai, saranno guai per te’.
Beatrice, ebbe una vampata ed un immediato formicolio nella fichetta.
L’idea di non recitare fino in fondo il suo ruolo di schiava neanche lo aveva preso in considerazione. Si bagnò immediatamente.
Di lì a poco le arrivò un altro sms che le ordinava di togliere la biancheria intima.
Per le mutandine non ebbe molti problemi, ma per il reggiseno era in difficoltà. Beatrice aveva un seno prorompente, se avesse tolto il reggiseno con quella maglia che indossava, così aderente e trasparente, tutti avrebbero notato quanto fosse troia. Era indecisa.
Pensava che il gioco era bello se non avesse rovinato la sua reputazione. Si chiuse in bagno per pensare e per togliere le mutande. Ma non tolse il reggiseno ed uscì. Tanto pensava non se ne accorgerà. Invece, ad un tratto le arrivò un altro sms. Il tenore era chiaro.
‘Allora troia. Forse non ci siamo capiti. Tu sei la mia schiava. Se non ubbidisci ai miei ordini ti rovino. Togliti quel cazzo di reggiseno e metti in mostra le tue mammelle da vacca!’.
Beatrice si guardò intorno per vedere l’uomo, ma con tutta quella gente non ci riuscì. Diventò rossa dalla vergogna e dalla eccitazione. Ma non resistette. Entrò di nuovo in bagno e si tolse il reggiseno. Appena tolto si guardò allo specchio. Sembrava una troia. Il seno ed i capezzoli erano in bella mostra.
Ebbe però anche un senso di compiacimento. Aveva superato la quarantina ma il suo corpo era ancora molto bello. Prese coraggio. Uscì cercando di coprirsi alla meno peggio. Ma era in imbarazzo. Si guardava intorno sperando di non incontrare nessuno che conosceva.
Altro sms.
‘Brava la mia troietta. Adesso inizia il bello. Vai nel negozio di intimo che sta sulla tua destra. Aspetta che si liberi il commesso e chiedi a lui di farti vedere degli indumenti intimi. Ma devi farti dare quelli adeguati ad una puttana come te’.
Bea, si sentiva confusa ma eccitata. Entrò nel negozio. Aspettò l’unico commesso uomo, facendo finta di dare una occhiata. Appena si liberò, lei si avvicinò.
‘Ha bisogno d’aiuto signora?’
‘Si, direi di si. Cercavo qualcosa di particolare. Intendo dire mi servirebbe qualcosa di’come dire’molto sexy’.
Il commesso la guardò, ed il suo sguardo indugiò sul seno di Beatrice. Lei era terribilmente imbarazzata.
‘Certo signora. Prego le faccio vedere qualcosa di davvero speciale’.
L’uomo prese i completi più sexy, alcuni davvero da troia. Bea iniziò a provarne qualcuno. Altro sms.
‘Puttana ti piacciono i completini? Mentre li provi fai entrare nel camerino il commesso. Voglio che tu lo provochi. Devi farlo eccitare’.
Bea, indossò il completo più volgare, che mostrava la sua fica e le sue tette e chiamò il commesso. ‘Ha bisogno di una mano signora?’
‘Si, per favore, può controllare se mi sta bene questo reggiseno?’ Aprì la tenda. L’uomo stava per svenire, rimase a bocca aperta. Bea notò un rigonfiamento nella patta.
‘Per favore. Controlli anche se sta bene nel sedere’.
L’uomo non sapeva cosa dire. Bea lo guardò. Era un bel ragazzo. Era eccitata. Decise che voleva essere una puttana senza limiti. Lo fece entrare chiuse la tenda. E si gettò sul cazzo dell’uomo. Lo spogliò. Aveva un discreto arnese. Iniziò a pomparlo furiosamente. Voleva la sua sborra in gola. Voleva essere considerata una troia. L’uomo mugolava in silenzio. Era eccitatissimo. Non durò molto. Le riversò una abbondante sborrata in bocca. Beatrice bevve tutto, come la più lurida delle cagne.
Appena finì lo fece uscire si rivesti in fretta ed uscì, rossa in viso e con una eccitazione incredibile. Si avviò verso la macchina. Controllava il cellulare. Ma nessun sms per lei. Era un po’ delusa.
Cercò di prendere l’ascensore per il parcheggio ma era pienissimo. Decise di scendere per le scale, anche se non le piaceva. Erano buie e piene di anfratti quelle scale. Mentre scendeva, non appena girò una rampa, una mano l’afferrò. Ebbe un attimo di terrore. L’uomo che la teneva le sussurrò nelle orecchie ‘sei una troia, altro che santarellina. Non ti avevo detto di fargli un pompino. Puttana. Ti punirò per questo’.
Beatrice era sollevata e terrorizzata allo stesso tempo. L’uomo, con movimenti decisi e rudi le alzò la gonna e le mise un dito nella fica. Era bagnatissima. Inumidì il dito e glielo puntò nel buchetto inizio prima con uno, poi con due e poi tre dita nel culo. Beatrice tratteneva il fiato per non urlare. Ancora non si era abituata a queste intrusioni. L’Uomo senza parlare, allora, puntò il suo membro verso il culo asciutto della donna. E la violò con forza. Bea non si trattenne, iniziò a piangere. Ma nello stesso tempo era eccitata e godeva mentre il suo amante la sfondava.
‘Quando avremo finito il trattamento, in questo culo ci entreranno due cazzi, troia. Anche senza inumidirlo’
Continuava a spingere, con forza. Le mungeva le mammelle come fosse una vacca. Con forza, pizzicando i capezzoli. Bea ebbe un orgasmo incredibile, lungo ed incontrollabile. Non pensava con una penetrazione anale. E per di più in mezzo alle scale.
L’uomo si irrigidì e le scaricò una abbondante sborrata nell’intestino.
La guardò. Sembrava davvero una cagna, con la gonna alzata e lo sperma che le colava.
‘Schiava. Non lavarti stasera e fatti scopare da tuo marito. Voglio che si accorga quanto sei troia’.
Bea cercò di dire qualcosa, ma l’uomo la interruppe.
‘Ricordati che sei la mia schiava. Non mi interessa come farai, ma devi eseguire tutti i miei ordini’.
Si vestì e se ne andò.
Beatrice rimase immobile. Sentiva lo sperma colarli dal culo. E pensava a come poter fare quella sera. Ripensò a quanto successo e fu di nuovo eccitata.

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