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Racconti di Dominazione

Dalila La Porca

By 12 Settembre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Dalila La Porca ‘ Capitolo 1 ‘ La scoperta.

Questa è la storia di Dalila, destinata a diventare semplicemente ‘La Porca’.
Dalila è la ragazza di un mio amico. Stanno insieme da tempo immemore, un numero di anni che è abbondantemente in doppia cifra. Un’era geologica, a mio modo di vedere.
Dalila è sempre stata miss perfettina, da quando la conosco. O meglio, ho capito in seguito, ha sempre mostrato quell’immagine di sé.
Ora lo posso dire con certezza: la ragazza tutta casa, chiesa e famiglia, la studentessa seria dai risultati eccellenti erano solamente una facciata. Erano ciò che lei voleva che la gente vedesse quando la guardava. Anzi, probabilmente era ciò che voleva essere, negando per anni la sua vera natura. Ma non importa quanti sforzi si fanno per negarla, nasconderla, la propria natura prima o poi riemerge.
Ma veniamo al dunque della nostra storia, al come la vera natura della protagonista di questa storia si è palesata.
Da qualche tempo durante le uscite del nostro gruppetto, soprattutto quando non c’era il suo ragazzo i discorsi finivano a vertere, in maniera più o meno esplicita, sull’argomento sesso.
E tra una chiacchierata e l’altra è emerso che Dalila, pur amando moltissimo il suo fidanzato, è sessualmente insoddisfatta. Infatti, a detta di lei, il mio amico a letto è ‘fin troppo gentile’. Ebbene sì, Dalila ha più di una volta velatamente ammesso di desiderare che il suo ragazzo fosse un po’ più dominante, pur non avendo mai usato questa parola. Secondo me, non l’ha mai usata nemmeno con se stessa questa parola, quando si chiedeva cosa volesse esattamente. Perché Dalila è una che è sempre stata decisa, una a cui è sempre piaciuto dettare legge, indipendente, tosta. E ora fatica, nel suo subconscio, di voler essere dominata.
All’inizio ho deciso di non dar peso a queste rivelazioni, soprattutto per l’amicizia che mi lega col suo fidanzato, ma ad un certo punto mi sono detto: se lei è insoddisfatta alla lunga la cosa andrà a nuocere al loro rapporto di coppia, quindi chi sopperisse a placare questa sua insoddisfazione andrebbe in fondo a far loro un favore. – Non è ipocrisia per giustificare i miei atti, la penso proprio in questa maniera. – E decisi di essere io quella persona.
Da quel momento iniziai a provocare Dalila quando si presentava l’occasione, con battute a doppio senso cercando di capire quanto poi effettivamente stesse al gioco. E notai che stava al gioco più del previsto.
Una sera avvenne il primo ‘fattaccio’. Io e i miei amici eravamo in un locale, una sorta di discoteca sul mare, ad una festa di compleanno di un altro nostro amico, e ovviamente c’erano anche Dalila e il suo fidanzato.
Quella sera suonavano musica dal vivo.
Ad un certo punto stavamo davanti ad un drink e lei parlando disse che era da molto tempo che non ballava e le sarebbe piaciuto davvero. Avrei potuto chiederle di accompagnarmi in pista a ballare ma non lo feci perché c’era il suo ragazzo e volevo evitare casini.
Allora mi venne l’idea e le dissi in un orecchio: ‘Visto che hai tanta voglia di ballare, perché non vai a ballare sul cubo?’ Lei all’inizio risponde con un ‘Ma figurati’ autoironico, che capisco benissimo significa ‘Non sono abbastanza fica per farlo’.
Qui occorre un attimo descriverla: Dalila è alta circa un metro e sessantacinque, bionda, fisicamente non perfetta, con una seconda di seno e un culo appena un po’ abbondante. Non grassa ma nemmeno magra anoressica. Un viso con bei lineamenti, che dimostra qualche anno meno dei suoi 29.
Nel complesso, non è affatto male.
Comunque, alla sua battuta risposi facendo lo gnorri: ‘Paura di una scenata di gelosia?’. A quel punto lei: ‘No, quello no, quasi non gliene frega niente.’ Poi aggiunse: ‘è che, insomma, sfigurerei sul cubo’.
Sul cubo c’erano infatti appena state un paio di quelle classiche troiette anoressiche strizzate in miniabiti girofica e tacchi altissimi, e ovviamente si era formato un gruppetto di ragazzi allupati che sbavavano loro dietro, sperando che loro li notassero e ci scappasse qualcosa. Speranza vana, ovvio.
In quel momento il gruppo precedente aveva finito di cantare e le ragazze erano scese dal cubo per andare a bere qualcosa al bar, circondate dai loro ‘fan’, e un nuovo gruppo aveva appena iniziato a suonare ed il cubo era vuoto.
Comunque, la conversazione stava prendendo la piega che volevo darle, a quel punto quindi dissi: ‘Ma dai, guarda che puoi fare bella figura almeno quanto loro’. In fondo quella sera Dalila indossava un vestitino elegante abbastanza scollato da mettere in mostra il reggiseno che c’era sotto e abbastanza corto, piuttosto sexy senza essere volgare. Completavano il tutto un paio di bei sandali chiari con un tacco 8.
Mentre facevo questo controllai che il suo ragazzo non ci stesse guardando, ed effettivamente notai che era immerso in una conversazione con altri nostri amici e non ci prestava attenzione.
Dalila comunque era titubante, allora le passai un drink, si fece un bel sorso e, preso coraggio, si avviò verso il cubo. Salì e si mise a ballare. All’inizio era titubante e si muoveva in maniera un po’ timida ma dopo poco si sciolse e iniziò a ballare in modo davvero sensuale.
Dopo un po’ cominciarono ad arrivare 4-5 ragazzi che ballavano sotto di lei, attorno al cubo, io nel frattempo mi avvicinai al gruppetto dove c’era il suo ragazzo con l’intento di concentrare ulteriormente la sua attenzione sulla discussione e distoglierla ulteriormente da lei. Mi misi quindi a parlare con i miei amici, nel frattempo ogni tanto alzavo la testa a controllare la situazione di Dalila sul cubo. Ad un certo punto il gruppo che suonava finì la propria esibizione ed il vocalist annunciò qualche minuto di pausa per permettere al gruppo successivo di salire sul palco ed iniziare a suonare. Ne approfittai per sfilarmi dalla conversazione con la scusa di una birra e me ne andai verso il bar, nel farlo passai sotto al cubo proprio mentre Dalila ne scendeva. Sembrava accaldata così le dissi di accompagnarmi a prendere qualcosa al bar per rinfrescarsi. Mentre sorseggiavamo i nostri drink le dissi scherzosamente: ‘Allora? Hai visto che anche tu sul cubo fai la tua figura e riesci ad attirare fan?’
‘Sì certo, lo so, ma pochi, non come quelle di prima’ rispose stando allo scherzo.
Al che, scherzo per scherzo, giocai il tutto per tutto: ‘In realtà potresti avere in un attimo molti più fan di loro. Non sarebbe complicato’ ‘E come, secondo te?’ ‘Beh ‘ dissi con tono ancor più scherzoso ‘ secondo me se per ipotesi tu fossi senza mutandine avresti decine di ragazzi a sbavarti dietro’. Per un attimo cambiò espressione ed ebbi paura di aver esagerato. Invece, forse complici l’alcol e l’eccitazione che il ballare sul cubo le aveva causato, disse solo: ‘E come faccio?’.
Al che, semplicemente, risposi: ‘Beh dai, è semplice, vai al bagno, ti togli le mutandine, le metti nella borsetta, dopodiché torni qui, finisci il drink e poi torni a ballare sul cubo’.
Alle mie parole, Dalila disse semplicemente ‘Ok’ e se ne andò in direzione del bagno. Tornò dopo pochi minuti come se nulla fosse e riprese a bere il suo drink.
Al che le dissi: ‘Non ci credo che le hai tolte’ e in risposta lei aprì la borsetta e mi mostrò al suo interno un perizoma bianco che, si vedeva ad occhio, aveva anche una bella macchiolina di umori. Ebbene sì, avevo fatto centro, era eccitata, la cosa le piaceva. ‘Ora torna a ballare, dai che ti divertirai’ le dissi. La vidi però un po’ esitante, capii e dissi: ‘Tranquilla, farò io in modo che nessuno dei nostri se ne accorga. Aspetta cinque minuti e vai.’. ‘Ok’.
A quel punto mi diressi al nostro tavolino, i miei amici erano ancora impegnati nelle loro conversazioni, mi avvicinai al festeggiato, presi una bottiglia di spumante ed iniziai a riempire i bicchieri alle persone, dopodiché improvvisai un discorso in cui ogni due minuti proponevo un brindisi alla salute del festeggiato. Curandomi però di non esagerare col bere.
In breve al tavolo furono tutti piuttosto brilli, e nessuno si accorse di quello che stava accadendo poco lontano sul cubo.
Io che mi ero messo, durante il mio discorsetto, in una posizione di favore da cui si vedeva bene tutta la sala, vidi che poco dopo che Dalila era salita sul cubo e aveva ripreso a ballare, i ragazzi lì attorno dovevano essersi accorti che non indossava le mutandine.
Infatti attorno al cubo si era formato un gruppetto di 20-25 ragazzi che ballavano sotto di lei e ogni tanto qualcuno le dava qualche veloce toccata alle gambe e sotto la gonna. Non volevo che la cosa degenerasse quindi cercai un modo per terminare tutto.
Mi venne incontro la fortuna, nella persona del vocalist che chiamò l’ultima canzone del gruppo, e disse che era anche l’ultima della serata. A quel punto feci cenno a Dalila di staccare con un movimento della mano a taglio sotto il mento, lei capì, finse di essere stanca, smise di ballare e fece capire che voleva scendere.
Alcuni dei ragazzi attorno a lei allora la aiutarono a scendere dal cubo, e nel farlo diedero alcune rapide palpate alle sue intimità nude.
Appena scesa si diresse verso di noi, alcuni dei ragazzi cercarono di seguirla probabilmente per tentare un approccio, allora con una scusa lasciai il tavolino e le andai incontro. Una volta superata mi piazzai fermo dietro di lei che invece proseguì, e mi posi in modo da sbarrare la strada ai ragazzi che la seguivano. Questi capirono che non era aria e se ne andarono. Non che me ne fregasse di lei o che fossi geloso, era solamente che per poter perseguire i miei obiettivi futuri era meglio che nessuno si accorgesse di niente, in particolar modo il suo ragazzo.
Restai un attimo lì per evitare che ci fossero altri tentativi di approccio da parte di altri, poi me ne andai al bar e presi l’ultima birra della serata.
Mentre ero al bancone del bar notai affianco a me un paio di ragazzi che erano stati a ballare sotto il cubo e avevano scattato coi loro cellulari delle fotografie sotto la gonna di Dalila. Capii che avevano alcune foto con un’inquadratura più generale ed altre in cui si vedevano perfettamente esposte le sue intimità nude. Mi venne una folle idea, interruppi i due ragazzi dicendo che avevo una proposta per loro. Gli offrii da bere e dissi che quella della foto era la fidanzata di un mio conoscente, sessualmente insoddisfatta e potenzialmente troia fino al midollo, e avrei fatto in modo che tirasse fuori tutta la sua troiaggine. A quel punto dissi loro che se mi avessero dato i loro contatti e inviato per email solo a me le fotografie di quella serata senza renderle pubbliche con nessun altro, avrei trovato il modo di farli divertire con la troietta, questo il termine che usai, non appena fosse stata abbastanza disinibita e sotto il mio controllo. Accettarono e mi inviarono le foto per email direttamente dallo smartphone, assieme ai loro contatti. Li salutai e gli ribadii la promessa che li avrei fatti divertire con Dalila quando lei fosse stata pronta.
Tornato al tavolino del nostro gruppo vidi che tutti stavano organizzandosi per andare via, al che mi avvicinai a Dalila e le dissi sottovoce: ‘Allora, ti sei divertita?’ E lei, sempre sottovoce per non farsi sentire dagli altri: ‘Sì, è stato incredibile, non sono mai stata tanto eccitata. Grazie per avermi spinto a farlo. Ti prego però di non dire niente di ciò che è successo’. ‘Ecco, di questo ne parliamo domani’ ‘Cosa?’ disse con voce quasi troppo alta, rischiando di farsi sentire. La zittii con uno sguardo e dissi, sempre sottovoce: ‘Tranquilla, nulla di che, ma comunque domani ne riparliamo. Ti contatto io, via chat. Comunque, visto che dovete tornare a casa in bicicletta, ti consiglio di tornare al bagno e rimetterti le mutandine, o vuoi che qualcuno si accorga che sei senza?’.
A quel punto Dalila, che se ne era completamente dimenticata, si rese conto che avevo ragione e doveva ricomporsi, allora si avvicinò al suo ragazzo e gli disse che doveva andare al bagno.
Mentre si dirigeva verso il bagno, io mi congedai dal resto del gruppo dicendo che avevo sonno (si era fatta una certa ora) e me ne andai, felicitandomi con me stesso per come era andata la serata e per l’influenza che avevo iniziato ad acquisire su Dalila. E pianificando il modo di affrontare la discussione il giorno successivo.
Dalila La Porca ‘ Capitolo 2 ‘ Verso la consapevolezza.
Il giorno dopo mi svegliai abbastanza presto per essere in ferie, lo feci perché avevo deciso di pianificare attentamente il modo di muovermi con Dalila. Non volevo lasciare nulla al caso.
Le avevo detto che l’avrei contattata, e lo avrei fatto. Solo, non subito. Entrai in chat appena il tempo di vedere se era on-line e in un attimo mi misi subito invisibile.
Come previsto era connessa, evidentemente stava aspettando con ansia la nostra conversazione, perché nonostante fossi entrato in modalità visibile solo per pochissimi secondi, mi contattò subito. Un semplice ‘ciao’ a cui decisi di non rispondere. Volevo tenerla sulle spine un po’.
Attesi 10-15 minuti navigando su internet a casaccio, poi le risposi. ‘Ciao Dalila’.
‘Perché mi hai fatto attendere?’ disse subito.
‘Perché mi andava di farlo’ risposi, non sentivo affatto la necessità di inventare scuse, e Dalila doveva iniziare a capire quale fosse il suo ruolo e quale il mio.
Non so se le fosse venuta voglia di replicare, non gliene lasciai il tempo: ‘Credo che dobbiamo parlare di quanto accaduto ieri sera’ dissi.
‘Ieri sera è stato un errore, non deve succedere di nuovo. Anzi, ti prego, dimenticati che sia accaduto’ fu la sua risposta. Me la aspettavo: non avrebbe ceduto subito, se la sarebbe tirata un po’.
‘Eppure mi sembrava che ti piacesse ballare su quel cubo mostrando la fica a tutta quella gente. Come era la frase ieri sera? ‘Non sono mai stata tanto eccitata?’ o qualcosa di simile… Secondo me ti è piaciuto da morire.’
‘Sì è vero, lo ammetto, ero eccitatissima, ma avevo anche una paura folle che Mauro mi scoprisse’ – Mauro è il suo ragazzo, nda ‘ rispose Dalila.
‘Stai tranquilla, nessuno si è accorto di nulla. E se faremo le cose per bene nessuno se ne accorgerà nemmeno in futuro’. Dissi accompagnando la frase con una faccetta che strizza l’occhiolino.
‘Che vuoi dire?’ disse lei ‘Io amo Mauro, quello che è successo ieri sera non si ripeterà’
Era il momento decisivo in cui essere diretti: ‘Lo so che lo ami, ma parliamoci chiaro, sei evidentemente insoddisfatta sessualmente’, qualche secondo di pausa e poi contuinuai ‘Non ho la minima intenzione di rovinare la vostra storia. Resterai con l’uomo che ami. Semplicemente, ti propongo di placare la tua insoddisfazione’.
Qualche secondo di pausa e arrivò la sua replica ‘Se accettassi, cosa dovrei fare?’
‘Semplicemente fare ciò che ti dico, come ieri sera. Stai tranquilla, ogni cosa avrà un suo tempo, e potrai sempre rifiutarti se non te ne va. Ma vedrai che se farai come ti dico godrai talmente tanto che ieri sera ti sembrerà nulla al confronto’.
Aspettai qualche minuto, non rispondeva, allora forzai un po’ la mano ‘Allora, Dalila, vuoi godere o no? Vuoi provarla quell’eccitazione sessuale che ti manca da tempo?’
‘Mauro non dovrà mai saperlo’ disse.
‘E non lo saprà, te l’ho già detto, stai tranquilla. Ma voglio sentirtelo dire, che vuoi godere. Voglio che tu lo ammetta e lo faccia per bene’.
Dopo alcuni secondi, la sua risposta ‘Sì lo ammetto, sono insoddisfatta sessualmente e voglio provare quei brividi di eccitazione che mi mancano da tantissimo tempo. Che forse non ho mai provato. Voglio godere fino all’inverosimile. Ti prego, aiutami a farlo’.
‘Ok. Ti dirò cosa fare, e mi aspetto che tu lo faccia. Vedrai, ne sarà valsa la pena. Sei in camera tua col portatile vero?’ Dalila vive in casa con la famiglia, quindi non ha sempre disponibilità totale della casa.
‘Sì’
‘Ok, meglio. Allora, per cominciare spogliati completamente, prima di continuare questa conversazione.’
Dopo un paio di minuti: ‘Sono nuda’
‘Come ti senti?’
‘Un po’ in imbarazzo, non sono a mio agio’.
‘Non sei abituata a stare nuda, eh?’
‘Decisamente…’
‘Allora dovrai recuperare, abituarti. Dovrà diventare naturale per te stare nuda il più possibile: da oggi in poi, quando sarai in casa da sola o chiusa in camera tua ti spoglierai completamente e starai nuda tutto il tempo che potrai’
‘Mi lascia perplessa, e se qualcuno mi vedesse? Mi vergognerei da morire’
‘Non ti vedrà nessuno, e anche se dovesse accadere non ci sarebbe nulla da vergognarsi, vedranno una bella ragazza che gira nuda per casa sua’
Dopo qualche minuto continuai: ‘Allora, come sta la tua fichetta? ‘
‘Un po’ bagnata, a dire il vero, la cosa che mi hai proposto se da un lato mi spaventa da un altro evidentemente mi eccita’ fu la sua risposta.
‘Bene, Dalila. Vuol dire che stai pregustando quello che sta per accadere. Godrai tantissimo oggi, se farai come ti dico’
‘Non vedo l’ora’
Bene, è impaziente di godere, pensai tra me e me. ‘Bene ora apri l’anta dell’armadio in cui c’è lo specchio e mettiti in piedi lì davanti con le gambe un po’ divaricate. Passa la prossima mezzora a stimolare il tuo corpo. Con una mano stuzzicati i capezzoli, strizzali, tirali, giocaci un po’ con le unghie. Alterna stimolazioni al clitoride. Contemporaneamente, con l’altra mano masturbati la fica: inizia mettendoti un dito dentro, e arriva almeno fino a tre. Il tutto rimanendo in piedi davanti allo specchio, non muoverti da quella posizione. Voglio che ti guardi allo specchio mentre ti ecciti. Ma mi raccomando, non venire: se senti che l’orgasmo sta arrivando fermati. Dopo verrà ancor più forte’.
Dopo qualche secondo rispose: ‘Ok, lo faccio’
‘Bene, ora inizia. Non stare a guardare l’orologio, ti contatto io tra mezzora. E ricorda, guarda il tuo corpo e il tuo volto nello specchio mentre ti masturbi’.
Passata mezzora abbondante la contattai: ‘Tempo scaduto, Dalila. Ora siediti e rimettiti al pc. Con una mano scrivi, con l’altra continua a stuzzicarti il clitoride e la fica, senza venire. Come è andata?’
‘Oddio, non ce la faccio più. Sono stata sull’orlo dell’orgasmo due volte e mi sono fermata come mi hai chiesto, sono eccitatissima, ti prego lasciami venire’.
‘Bene Dalila, vieni pure, ma fallo masturbandoti il culetto’
‘Non amo questa pratica, ho il culo praticamente vergine’
‘Tranquilla ti ci abituerai, dammi retta ne godrai all’inverosimile. Dai, ora smetti di masturbarti la fica e passa al culo. Con l’altra mano stimolati i capezzoli. Verrai in maniera devastante’
‘E va bene… Come devo fare?’
‘Usa le dita. Inizia con un dito, poi quando ci hai preso confidenza passa a due. Direi che due possono bastare. Masturbati il culo finché non vieni, non dovrebbe volerci molto visto lo stato in cui sei. Usa la mano che hai messo in fica. Scrivi quando hai finito’
Aspettai qualche minuto, pochi a dire la verità. E scrisse: ‘Fatto. Sono venuta’
‘E come è stato?’ chiesi.
‘Avevi ragione, hai usato la parola giusta. Un orgasmo devastante. Non avevo mai goduto così tanto, sono sfinita’.
‘Molto brava, Dalila. Hai provato il tuo primo orgasmo anale. Ora però ti chiedo un altro piccolo sforzo, poi ti lascio riposare. Leccati la mano con cui ti sei masturbata fica e culo, lecca le dita, assaggia i sapori del tuo corpo, assaporali appieno. Nel frattempo masturbati il clitoride con l’altra mano, fino a venire’.
‘No, ti prego, non chiedermi anche questo, sono distrutta’
‘Dai Dalila, solo un piccolo sforzo, so che sei stanca ma credo che la tua fichetta la pensi come me, sono certo che è ancora bagnata e ha voglia di venire. Facciamo così, toccati e vedi come sta, se è bagnata fai quello che ti ho detto, altrimenti per il momento basta così. Ok?’
‘Va bene’ rispose, e poco dopo: ‘Dannazione, hai ragione ancora una volta. è ancora bagnata’.
‘Io ho empre ragione su queste cose. Mi fai venire voglia di darti una piccola punizione per averlo messo in dubbio, ma visto che è la prima volta forse te la passo. Intanto fai come ti ho detto, poi vedremo’.
‘Ok, lo faccio subito’.
Pochi minuti dopo scrisse: ‘L’ho fatto! Non credevo di potercela fare. è stato bellissimo. Ora però basta ti prego’.
‘Dalila, ti è già passata la voglia di godere?’ dissi ironicamente.
‘No ma… non ce la faccio più. Sono veramente sfinita’
‘Ok allora per adesso basta… ora riposati, mangia qualcosa. Insomma, rimettiti in forze che oggi pomeriggio ci vediamo, ti aspetta il secondo round ;)’ scrissi, con tanto di faccetta ammiccante. E aggiunsi
‘Non so se lo voglio’ disse dopo un po’.
‘Io credo che tu lo voglia. La tua fica sicuramente lo vuole, sono certo che si è di nuovo bagnata quando ti ho proposto di continuare’
‘Non si è mai asciugata’ ammise dopo pochi secondi. Poi aggiunse ‘Tutto ciò mi eccita da morire, ma mi spaventa anche un po’.’
‘Stai tranquilla Dalila, è solo la tua natura che emerge. La tua natura di donna vogliosa di godere, desiderosa di qualcuno che ti faccia realizzare le sue fantasie più perverse. E le tue. Che ti spinga a superare i tuoi tabù per condurti al godimento estremo’.
‘Mi descrivi come una troia’ disse dopo qualche secondo ‘Ma hai ragione. Forse sono una troia’.
‘Troia non è secondo me la parola giusta, tu non fai nulla di male in fondo ‘ dissi ‘ più che altro il termine che userei è che sei un po’ ‘Porca’. Ecco ‘Dalila La Porca’, è la definizione che ti si addice. Non a quella che sei tu ora in realtà, ma alla persona che desideri essere e che ti condurrò ad essere se mi seguirai’
‘Dannazione a te, mi fa impazzire anche solo l’idea. Lo farò’
‘Come tuo mentore sulla strada della porcaggine ti proporrò altre tappe in questo tuo percorso di acquisizione della totale consapevolezza della tua natura’
‘Cosa mi chiederai di fare?’
‘Lo saprai a tempo debito, tranquilla. Ora riposati. Mi raccomando, cerca di non rivestirti. Resta nuda più tempo possibile e gioca sempre un po’ con la tua fichetta e col clitoride. Ma leggermente: devi essere eccitata, ma non devi venire’
‘Ok lo farò’
‘Brava Dalila ‘ dissi ‘ ci vediamo oggi pomeriggio allora, che so che Mauro è impegnato con la partita della squadra. Tieniti libera, ti contatto io. Ah, stavo dimenticando una cosa importante: la tua fichetta dovrà essere completamente depilata. A questo pomeriggio, mia aspirante Porca’. Una volta chiusa la conversazione andai a pranzo, pregustando quello che sarebbe accaduto nelle ore seguenti.
Avevo infatti deciso che quel pomeriggio saremmo passati ad uno step successivo: mi sarei divertito con lei di persona.
Entrai in chat e la trovai lì. La contattai: ‘Allora, rieccomi. Che stai facendo?’
‘Ciao. Ho finito di depilarmi pochi minuti fa e ora sono stesa sul letto, sono nuda e me la sto accarezzando. Come mi hai chiesto’.
‘Bene, Dalila. Finora te la stai cavando bene, per questo oggi pomeriggio faremo un passo ulteriore. Vieni tra un’ora a casa mia, vieni vestita esattamente come ieri sera quando sei salita sul cubo. Ci divertiremo molto’.
Me la presi comoda, mi feci una doccia e mi preparai per il pomeriggio che stava arrivando. Avrei sottoposto Dalila a nuove prove, portandola ad un punto di non ritorno.
All’ora richiesta Dalila si presentò a casa mia. Il vestito era giusto, anche se avevo un dubbio, dubbio che avrei fugato molto presto. La feci entrare e, chiudendo subito la porta alle sue spalle, dissi: ‘Prima di ogni convenevole, da adesso in poi quando saremo tu e io da soli dentro casa, o comunque in qualche altro luogo chiuso, insieme, tu dovrai essere sempre nuda. Ti spoglierai appena entrata e ti rivestirai solo prima di andare via, a meno che io non ti chieda di fare diversamente’
‘Ok’
‘Allora che aspetti? Comunque tieni le scarpe, che quel tacco ti slancia. Anzi, meglio, le scarpe le terrai sempre, se avrai almeno un tacco otto. Altrimenti leverai anche quelle.’
Dalila annuì ed iniziò a muovere il corpo e giocare con le spalline del vestito. Al che la ripresi: ‘Dalila, ti ho chiesto di spogliarti, non di fare uno spettacolo di spogliarello. Vedo che ti piacerebbe e ti chiederò in futuro di farlo, ma non in queste occasioni. Spogliati e basta’
‘Va bene, scusa’ fu la sua risposta. ‘Bene’ pensai tra me e me ‘sta accettando di sottomettersi e forse non se ne sta nemmeno rendendo conto’
Nel frattempo Dalila aveva calato il vestito fino alla vita, slacciato il reggiseno e liberato le tette, piccole ma sode, e ora stava finendo di abbassare il vestito. Con mia grande sorpresa, non indossava le mutandine, proprio come sul cubo.
‘Brava Dalila, hai capito che volevo che tu non indossassi le mutandine, proprio come sul cubo. Mi stupisci, pensavo avresti commesso questo errore. Sei stata brava invece’
‘Grazie. Merito un premio?’ disse esibendo un sorrisetto provocatorio..
‘Vedremo. Intanto accomodati qui sul divano, ci facciamo un drink e poi iniziamo. Gioca con la tua fichetta, ovviamente…’
Presi due bicchieri, li riempii quasi a metà di vodka, un cubetto di ghiaccio e una spruzzata di succo d’arancia e tornai da lei. Si era quasi sdraiata sul divano e si stava stuzzicando il clitoride, e ogni tanto si infilava un dito dentro.
Le porsi il bicchiere, lei lo guardò un po’ spaventata perché era tanto, poi con l’altra mano lo prese e, continuando a masturbarsi, cominciò a bere.
Bevvi pure io, finii prima di lei, e una volta che ebbe finito anche lei le dissi: ‘Ora, Dalila, basta coi convenevoli e iniziamo veramente. Come hai fatto stamattina, mettiti in piedi con le gambe leggermente divaricate e masturbati. Mezzora, senza venire’
Le si dipinse una leggera smorfia di delusione sul viso, allora continuai ‘stai tranquilla, è solo il riscaldamento, dopo viene il bello…’.
Dalila cominciò a masturbarsi e per qualche minuto restai seduto sul divano di fronte a lei a guardarla. Resistetti poco, infatti mi stavo dannatamente eccitando e non riuscivo più a stare fermo, volevo passare all’azione. Mi alzai e mi avvicinai a lei. Si stava masturbando alla grande, con la destra si alternava tra stimolazioni del clitoride e inserimento di due dita nella fica, con la sinistra giocava un po’ coi suoi capezzoli.
Dalila è abbastanza più bassa di me ma con i tacchi raggiungeva un’altezza sufficiente: mi piazzai dietro di lei, le spostai i capelli e cominciai a baciarla e mordicchiarla sul collo.
Dalila reagì con dei gemiti ma continuò la sua opera di masturbazione.
Dalla posizione in cui ero, presi le sue tette tra le mani ed iniziai a palparle con forza. Gliele strizzavo, schiacciavo, muovevo le mani come a spalmarle, e soprattutto giocavo coi capezzoli. Li stimolavo, li schiacciavo tra le dita e li tiravo. Insomma, mi lavorai le sue tette alternando in lei piacere e un po’ di dolore. Volevo vedere se e quanto avrebbe protestato, e lo fece meno del previsto. O meglio, non lo fece affatto. Si limitava a gemere sempre più di frequente, evidentemente gradiva molto il trattamento.
La cosa mi eccitava e il mio pene era ormai diventato durissimo. Lo liberai quindi da pantaloni e mutande e glielo appoggiai sul sedere, nel solco delle natiche. Al contatto col mio sesso ebbe un sussulto, e quasi interruppe l’opera di masturbazione, ma la rassicurai appoggiando la mia mano sulla sua e accompagnandola nell’atto. Ripreso il ritmo, tornai a dedicarmi alle sue tette, in particolare ai capezzoli.
Riprese a gemere e sentivo il rumore delle dita che sguazzavano nella sua fica fradicia. Mi resi conto che erano passati circa venticinque minuti da quando aveva iniziato a masturbarsi, ma ormai Dalila era ad un passo dall’orgasmo. Fermarsi in quel momento era difficile per entrambi, e dovevo farlo io per primo. Con un discreto sforzo di volontà staccai le mani dai suoi seni, afferrai la mano con cui si stava masturbando e la allontanai dalla sua fica. ‘Non devi venire, Dalila. Non ancora. Sei troppo eccitata, però, dovrò calmare i tuoi bollenti spiriti’, detto questo rimanendo nella posizione in cui eravamo (col mio pene appoggiato nel solco delle sue natiche) presi rapidamente, senza che se ne accorgesse, un cubetto di ghiaccio dal bicchiere del cocktail che avevo previdentemente appoggiato lì vicino e glielo appoggiai sul collo. Stavolta più che un sussulto fece proprio un saltino, ed emise un urletto… Le tappai dolcemente la bocca con l’altra mano, avvicinai la mia bocca ad un suo orecchio, ‘tranquilla Dalila, stai tranquilla..’ e scesi lentamente col ghiacciolo dal collo verso un seno. Giocai col ghiaccio sul capezzolo. Dalila gemeva versi soffocati dalla mia mano sulla sua bocca ‘Riprendi a toccarti… piano… lentamente… da fuori, sul clitoride…’.
Lo fece, io continuavo col ghiacciolo sul suo corpo. Passai appena sulla pancia e arrivai all’altra tetta. Anche qui giocai per un po col ghiaccio sul capezzolo, poi lo staccai ‘togli la mano, Dalila’ scesi sulla pancia e verso il pube. ‘Ora scendo lentamente, tu nel frattempo gioca coi capezzoli’. Con una lentezza quasi esasperante, le passai il ghiacciolo dapprima sulle grandi labbra e poi lo portai sul clitoride. Sempre con estrema lentezza giocai col cubetto sul clitoride. Dalila era ormai tutta un fremito, vidi che si strizzava i capezzoli con forza, con l’altra mano continuavo a tapparle la bocca. All’improvviso le infilai quel che restava del cubetto di ghiaccio nella fica, con due dita. Dalila cacciò un urlo che non riuscii a soffocare del tutto, e si contorse. Me lo aspettavo, e sarebbe caduta in ginocchio se non l’avessi prontamente bloccata e sorretta con un rapido movimento della mano che pochi istanti prima era sulla bocca.
La reggevo cingendola col braccio a circa metà tronco, la baciavo e con le due dita muovevo il ghiacciolo dentro la fica.
Dopo pochi istanti lì dentro, il ghiacciolo era in pratica completamente sciolto. Mi staccai dalla sua bocca, e con le due dita che erano nella sua fica cominciai a fotterla con colpi veloci e profondi, muovendo inoltre le dita stesse all’interno. Poco dopo Dalila venne di un orgasmo devastante, che prolungai il più possibile, masturbandola fino allo spasmo. Alla fine era completamente stremata e si accasciò a terra. La sollevai in braccio e la spostai sul divano, dopodiché le dissi: ‘Dalila, sono fiero di te, sei stata bravissima. Ora riprenditi, ti porto qualcosa da bere e da mangiare, poi usciamo. Dai, che il pomeriggio è ancora mooolto lungo (allungando apposta la o) e abbiamo molte cose da fare… Dobbiamo uscire… E inoltre, io non sono ancora venuto…’
Lei provò a rispondere ma non riusciva a parlare per quanto era scossa. Ma i suoi occhi parlavano per lei: ne voleva ancora, ne avrebbe voluto sempre di più. Era arrivata al punto di non ritorno. Sarebbe stata totalmente in mio potere, avrebbe fatto tutto quello che le avessi chiesto… Dalila era distesa sul divano, nuda se non per le scarpe, stravolta dall’orgasmo. Le portai un bicchier d’acqua. Lo prese con entrambe le mani, ancora tremanti, e bevve lentamente. Un po’ alla volta si stava riprendendo.
Decisi di metterle un po’ fretta, avevo almeno un altro paio di idee per quel pomeriggio…
Un paio di volte qualche tempo prima, parlando, si era lasciata sfuggire che non disdegnava affatto il sesso orale, anzi… fare i bocchini le piaceva abbastanza e a suo dire se la cavava anche piuttosto bene.
Era quello che avrei testato…
‘Dai Dalila, che non abbiamo tutto il giorno… alzati dal divano e preparati che adesso è il mio turno di venire. Qualche tempo dicesti che te la cavi bene coi bocchini. Dicesti una cazzata o è vero?’ la provocai.
‘è vero, non mi credi?’ rispose lei
‘Onestamente no, ma ti voglio dare fiducia. Ti metterò alla prova.’
‘Vuoi che ti faccia un bocchino?’
‘No, cara la mia maialina, voglio un semplice bocchino. Voglio un bocchino da manuale, un bocchino da vera porca quale sei. Vediamo se sei in grado…’
Dalila restò per un momento interdetta dalle mie parole, sia dal modo in cui l’avevo apostrofata che dalla sfida che le avevo lanciato. Poi disse ‘Ok’.
Si avvicinò a me, non era niente male vederla camminare nuda sui tacchi, sculettando leggermente nel tentativo di essere maggiormente arrapante. Tentativo riuscito a metà a dire il vero: non so se perché ancora scossa dall’orgasmo precedente o dall’eccitazione, ma nel suo sculettare sembrava quasi ubriaca.
Arrivata di fronte a me, si accucciò a terra, mi slacciò la cinta e mi aprì i pantaloni. Scostati i boxer estrasse il mio cazzo già in tiro e cominciò a segarlo, dando ogni tanto una leccata fugace. Guardai la sua espressione, sembrava soddisfatta del lavoro che stava facendo. Io non lo ero, ma volevo prendermi una piccola soddisfazione. La lasciai fare per un minuto circa, poi all’improvviso la fermai.
‘Basta Dalila. Non ci siamo, è evidente. Quello era un bocchino da ragazzina alle prime esperienze. Come immaginavo sei ben lontana dal saper fare un bocchino come si deve.’
Sul volto di Dalila si compose un’espressione di delusione, anzi più che altro di disappunto. ‘E cosa non andrebbe bene?’ disse quasi arrabbiata.
‘Diverse cose. Innanzitutto il concetto di base: quando fai un bocchino ad un uomo, beh, la cosa deve eccitare lui più che te. E per farlo, deve essere lui ad avere il controllo, non tu. In un vero bocchino, un bocchino come si deve, tu devi essere sottomessa, fin dall’inizio.’
‘Cioè?’
‘Cioè per iniziare, ti metti giù a quattro zampe ed avanzando in quel modo ti avvicini all’uomo’
Nel frattempo mi ero rivestito, e mi ero allontanato un po’ da lei. Dalila non aveva capito bene cosa intendevo dire, evidentemente, perché era rimasta in piedi ferma dov’era. A quel punto io: ‘Allora, che stai aspettando? Torna dove eri prima, mettiti a quattro zampe e rifai l’avvicinamento. Muoviti che non possiamo stare qui tutto il giorno’.
Dalila chinò la testa e con mio discreto stupore disse ‘scusami, hai ragione, vado subito’ e si allontanò di alcuni passi per poi mettersi a quattro zampe ed iniziare ad avanzare in quel modo.
‘Muovi il culo quando avanzi a quattro zampe, come se fossi una cavalla o una cagnetta che scodinzola’.
Lo fece. ‘Brava Dalila, sembri veramente un’animale che scodinzola. Pare quasi che tu abbia davvero una coda. Quasi quasi un giorno di questi la coda te la metto veramente…’
Buttai lì queste parole per vedere che effetto avrebbero avuto, mi aspettavo che avrebbe reagito con timore alla cosa, invece vidi un lampo di luce nei suoi occhi che aveva un significato inequivocabile: l’idea la eccitava. Da morire.
Dalila era ormai partita, evidentemente. Aveva perso i freni inibitori e i timori iniziali e stava dando sfogo ad anni di desideri e perversioni repressi.
Vederla avanzare a quattro zampe, nuda e sculettante, era una cosa arrapante da morire, stavo per esplodere. Dovetti fare uno sforzo su me stesso per mantenere il controllo e non saltarle subito addosso.
Arrivata col viso a pochi centimetri dai miei pantaloni si fermò. Stava ferma e mi guardava, non capendo esattamente come mi aspettavo che continuasse. Feci passare qualche secondo per metterla in ulteriore difficoltà, poi dissi: ‘Ok. Arrivata a questo punto ti fermi. Non ti metti accucciata come hai fatto prima, ma in ginocchio’ Dalila si sistemò in ginocchio, strinse le gambe e portò le braccia in grembo.
‘Ma come diavolo ti inginocchi? Ma che siamo, in chiesa? Allarga quelle gambe, busto eretto, petto in fuori, metti in mostra quelle tette. E le braccia…’ feci qualche secondo di pausa per godermi la sua espressione interrogativa, poi ripresi ‘le braccia leggermente all’indietro, con le mani appoggiate sulle chiappe. Come se fossi ammanettata dietro la schiena’. Una volta che ebbe corretto la sua posizione ripresi: ‘Finalmente. Questa è la giusta posizione in cui dovresti trovarti in attesa di iniziare il bocchino. Per te questa sarà la ‘posizione di attesa’ base, da oggi in poi ogni volta che ci vediamo in casa da soli, dopo esserti spogliata come ti ho già detto di fare, ti metterai in questa posizione di attesa e la manterrai per tutto il tempo necessario, a meno che io non ti dia disposizioni differenti’ dal tono Dalila capì che non era una richiesta o una proposta, ma un ordine a cui doveva obbedire. Non serviva che replicasse e non lo fece. La stavo portando sulla strada della sottomissione e non se ne stava probabilmente nemmeno accorgendo.
‘Ora, Dalila, c’è la fase di attesa. In questa fase tu aspetti in posizione d’attesa che l’uomo decida di iniziare ad usare te e la tua bocca. Ora, questa per te deve essere una fase di attesa trepidante, perché stai per ricevere nella tua bocca ciò che più desideri: il cazzo’. La guardai, non sapeva come reagire alle mie parole, non capiva cosa volessi esattamente che facesse. ‘Dalila, come ho detto stai per ricevere una cosa che desideri da morire. Devi manifestare la tua contentezza perché stai per riceverla. E apri la bocca e tira fuori la lingua, come a pregustartela. In fondo, sei una cagnetta in attesa di un boccone prelibato’.
Mentre dicevo queste parole, portai un piede in mezzo sul suo sesso e lo usai per stimolarle il clitoride. Dalila emise un gemito e la sua fica mi bagnò tutta la punta della scarpa, segno che la situazione la stava eccitando oltre misura.
Dalila era eccitatissima e fece come detto: sul suo volto si dipinse un sorriso di bramosia, tirò fuori la lingua, ansimava come una cagnetta.
Estrassi il cazzo durissimo e glielo strofinai un po’ sulla faccia. Avrei voluto prolungarle quell’attesa il più possibile ma avevo decisamente troppa voglia.
‘Ora te lo metterò in bocca. Ora potrai provare la tua abilità di succhiatrice di cazzi. Mi raccomando usa solo la bocca, non le mani. Le mani, ricorda, è come se ce le avessi legate dietro la schiena con delle manette. Anzi, probabilmente dalle prossime volte sarà proprio così: mi procurerò delle manette e le userò per bloccarti le mani dopo che ti sarai messa nella giusta posizione di attesa’.
Detto questo, le infilai il cazzo in bocca fino alle palle, dicendo ‘Inizia a succhiare adesso, e cerca di farlo bene. Ah, ovviamente, quando sarà il momento dovrai bere tutto: non dovrai lasciar cadere nemmeno una goccia’.
Dalila iniziò a succhiare, ma il non poter usare le mani la metteva non poco in difficoltà. Inoltre era evidente dall’espressione del suo viso che iniziava a sentire un po’ di dolore alle ginocchia. ‘Dai mettici un po’ di impegno, sembri una ragazzina che non ha mai succhiato un cazzo in vita sua’.
Faticava a usare solo la bocca, allora vedendo che non riusciva ad ottenere grandi risultati decisi di calcare ulteriormente la mano: rimisi il piede in mezzo al suo sesso ed iniziai a stimolarle il clitoride, dicendo ‘Per farti capire che ci devi mettere impegno, adesso mentre tu succhi il mio cazzo io ti masturbo il clitoride con il piede, se vieni prima di aver fatto venire me ti darò una punizione.’ feci una pausa e poi ‘Ovviamente, dovrai mantenere questa posizione per tutto il tempo del bocchino, se ti muovi, ti sposti, metti le mani a terra o altro, aggiungerò una ulteriore punizione’.
La risposta di Dalila fu un semplice ‘mmm’, d’altronde si sa, con la bocca piena non si parla… di certo però ottenni almeno in parte l’effetto sperato, perché la mia troia aumentò finalmente l’impegno profuso nel bocchino, alzò leggermente il ritmo delle pompate e finalmente iniziavo a godere veramente della sua bocca.
Nonostante la situazione fosse migliorata ero però ancora piuttosto lontano dall’orgasmo. Invece Dalila, me ne resi conto dai gemiti emessi fin dalle prime strusciate del mio piede sulla sua fica, era fin troppo eccitata.
E proprio mentre il suo lavoro di bocca mi stava portando all’apice e stavo per esplodere, il mio lavoro di piede sul suo clitoride la portò ad uno stato di eccitazione tale che cominciò a perdere il sincronismo nelle pompate che dava al mio cazzo con la bocca. A quel punto colsi l’occasione per avere una scusa per punirla, aumentai il ritmo della masturbazione che le stavo facendo e pochi istanti dopo la sua bocca si staccò dal mio cazzo e Dalila venne copiosamente inondandomi la punta della scarpa dei suoi umori. Nel venire oltre ad essersi staccata dal mio cazzo Dalila perse completamente la posizione, accasciandosi seduta e appoggiando le mani a terra per sostenersi.
Dopo qualche istante rialzò la testa e vide il mio sguardo serio su di lei. ‘Insomma, sei proprio una cagnetta in calore, una ingorda cagnetta in calore, vuoi tutto il piacere per te.’ -dissi- ‘Sarai punita per questo, come ti avevo avvertito. Ma prima rimettiti in posizione, che devi finire il tuo lavoro di succhiacazzi’.
Sfinita dall’ennesimo orgasmo della giornata, Dalila si rimise leggermente a fatica nella posizione del bocchino.
A quel punto non avevo più voglia di aspettare che riprendesse il ritmo della pompata, le presi la testa da dietro e iniziai a scoparle la bocca.
‘Non ho voglia di aspettare i tuoi comodi, ora ti scopo la bocca. Andrò fino in fondo con le pompate, cerca di respirare col naso’. E iniziai una feroce scopata nella sua bocca. Giunto ormai al culmine dell’eccitazione, capendo che stavo per esplodere dissi: ‘Sto per venire troietta, mi raccomando bevi tutto, non farne cadere nemmeno una goccia’. Detto questo, venni copiosamente. Una delle più grosse sborrate della mia vita, e tutta in bocca a quella troia di Dalila, che pur con qualche difficoltà riuscì ad ingoiare tutto. ‘Brava, per lo meno ad ingoiare te la cavi bene. Ora cerca di chiudere in bellezza usando la tua soffice lingua per fare un bel lavoretto di pulizia del mio cazzo’. Quando fui soddisfatto mi staccai da lei e dissi: ‘Ora puoi alzarti Dalila’.
Si rialzò lentamente, rimanendo in piedi nuda davanti a me. Aveva uno sguardo stravolto, assente. Era persa nel godimento.
‘Allora Dalila, come vedi hai ancora molto da imparare persino su una cosa semplice come il fare un bocchino. Credo che dovrai fare davvero tanto esercizio per diventare davvero una bocchinara come dio comanda’. Dalila mi guardava senza parlare. Era ormai in mio possesso, schiavizzata dalla sua voglia di godere e prostrata alle volontà della mia depravazione.
‘Ora rivestiti’- dissi- ‘che usciamo. Andiamo a farci un giro’.
Dalila mormorò un ‘ok’ e iniziò a rivestirsi. Mi guardava in maniera interrogativa.
Si era rimessa il vestito che aveva quando era arrivata, ovviamente senza intimo. Chiese di andare in bagno per darsi una rinfrescata ma le dissi di no: ‘Voglio che ti resti il sapore del mio sperma in bocca, e l’odore di cazzo addosso.
Conclusi sarcastico: ‘E stai tranquilla, non mi sono dimenticato delle due punizioni che ti sei meritata. La giornata è ancora lunga e abbiamo tutto il tempo che ci serve’.
A queste parole aprii la porta e la feci uscire, fuori alla volta di nuove sorprese che avevo per lei…
Parte Prima

Saliti in auto, le dissi: ‘Durante il tragitto toccati, ti servirà essere ben bagnata tra un po’. Ti devo due punizioni, in fondo, e tra poco arriverà la prima’ e prima che mi chiedesse cosa intendevo, aggiunsi ‘Masturbati con due dita nella fica. Ovviamente, senza venire’.
Lei mi guardò un attimo interdetta, evidentemente aveva paura che la vedesse qualcuno. In fondo eravamo tutti di quella zona, la possibilità di essere visti da qualche conoscente c’era.
‘Tranquilla’ dissi ‘Non ti vedrà nessuno, se stai attenta e ti controlli. E se ti metti la mia giacca sulle gambe a coprire il tutto’.
Vedevo che Dalila era inquieta, e la cosa non era dovuta solo al toccarsi: era curiosa su dove stessimo andando. Ma non osava chiederlo. Forse aveva paura che la cosa potesse costarle un’ulteriore punizione. Paura fondata, in quel caso.
Decisi di soddisfare quella sua curiosità: ‘Stiamo andando al centro commerciale. è lì che sconterai la tua prima punizione’. La cosa la lasciò interdetta, un luogo pubblico non era quello che si aspettava.
Provò ad obiettare qualcosa: ‘Ma… c’è gente’.
‘Lo so bene, stai tranquilla, se ti comporterai bene nessuno si accorgerà di nulla’. Ero seccato da queste sue continue obiezioni, e il mio tono lo lasciava capire. ‘Smetti di parlare e pensa a masturbarti piuttosto. Voglio che la tua fica sia in fiamme. Conviene anche a te’.
Dalila stava per accennare un’altra protesta, ma capì che non era il caso, represse l’obiezione e riprese a masturbarsi.
Arrivati al centro commerciale, parcheggiai di proposito in uno dei posti più lontani dall’ingresso, senza neanche provare a cercarne di più vicini. Dalila non osò chiedere e io non volli dire nulla riguardo il perché. Le dissi di lasciare la borsetta in macchina, non capiva perché ma non poteva fare altro che obbedire.
Entrammo. Osservavo Dalila camminare tra la gente. La porca era un po’ imbarazzata dal girare senza mutandine in mezzo alla gente, si vedeva che controllava ogni movimento che faceva, timorosa che una mossa improvvisa potesse scoprire più del dovuto e mostrare che sotto era nuda.
Decisi che doveva scattare la punizione.
Le dissi, piano ma comunque udibile da altri: ‘Ora andremo nel reparto frutta e verdura. Dovrai procurarti la tua cena di stasera, che consisterà in due belle zucchine’.
Dalila mi guardò interdetta, non capiva.
‘Dovrai prenderle e portarle fuori senza pagarle. Rubarle insomma. Dovrai nasconderle da qualche parte e oltrepassare le casse’ le dissi allora abbassando il tono per non farci sentire.
‘Ma, non ho la borsetta’ disse lei ‘dove le metto?’
E io con un sorriso malizioso: ‘Indovina’.
‘Non scherzare’
‘Non sto scherzando’ risposi, e continuai ‘le prenderai e le metterai nel cestino della spesa, poi ti avvierai verso l’area abbigliamento, preleverai dei capi a caso e andrai a provarteli nei camerini. Lì, ti porterai nel camerino oltre ai vestiti anche il cestino della spesa con le due zucchine, e te ne infilerai una nella fica e una nel sedere.’
Dalila mi rivolse uno sguardo che lasciava trasparire la sua condizione interiore: la cosa la imbarazzava e umiliava troppo, e anche se in fondo in fondo la stuzzicava non voleva ammetterlo nemmeno con se stessa.
Decisi di rincarare la dose: ‘Dalila, insomma, fallo. Quando abbiamo iniziato questo rapporto ti ho detto subito come stanno le cose: io ti dico di fare una cosa, tu la fai. Se non te ne va, nessun problema. Ma finisce tutto qui. Amici come prima, ma solo quello. Niente più godimento e te ne torni alla tua vita sessuale monotona con Marco.’
Lei deglutì. Era evidentemente combattuta. Molto combattuta. Forse troppo.
Ero stato un po’ stronzo, e forse avevo esagerato, ma era necessario forzare la mano: convincerla ad accettare la punizione, che molto aveva di umiliante e molto poco di eccitante, era la cosa più difficile del nostro rapporto. Perché il mio scopo fondamentale era sempre stato quello di trasformarla in una schiava sessuale, e l’eccitazione e il piacere intenso che riuscivo a farle provare erano la via giusta. Quindi, mi resi conto, quella su cui insistere.
Allora ripresi: ‘Dalila, ricorda, ogni cosa che facciamo è per il piacere. Il massimo piacere reciproco. Capisco che ti sia difficile accettare la punizione, ma è educativa: serve a migliorarti, a fare in modo che tu impari a fare quel che ti viene detto e a farlo bene, così che sia possibile raggiungere il massimo piacere’.
I suoi dubbi li avevo messi in conto e mi ero preparato a convincerla, e avevo recitato la parte studiata perfettamente, avendo cura di fare in modo di dirle tutto sottovoce in modo che nessuno si accorgesse di noi. In fondo eravamo in un centro commerciale.
E quando dopo qualche secondo disse ‘Hai ragione. è giusto. Ora vado, scusami’ capii di aver fatto centro.
Ero riuscito a convincerla ad accettare la punizione. Da quel momento in poi la strada sarebbe stata in discesa. ‘Ok Dalila, prima inizi, prima finisci.’.
Mi avviai verso il bancone della verdura e Dalila partì al mio fianco.
‘Ti prego non sceglierle troppo grosse’ mi disse, sussurrando l’implorazione.
‘Oh, ma qui viene il bello, Dalila: le sceglierai tu. Ma sappi che dalle dimensioni scelte dipenderà la consistenza della seconda punizione: più piccole saranno, più la punizione sarà pesante. Più grandi saranno, più sarà leggera.’
‘… Dammi una dimensione di riferimento, per piacere’ quasi supplicò lei.
Era proprio quello che mi aspettavo ‘Assolutamente no, Dalila. Devi arrivarci da sola. In fondo, è una punizione, no?’, detto questo mi incamminai verso il bancone della verdura. Dalila, dopo un attimo di esitazione, mi seguì.
Una volta arrivata davanti alla cassa delle zucchine, provò ancora a dire no, ma non volli sentire ragione. A quel punto, esitante, cominciò a tastare gli ortaggi. Provò un paio di volte a prendere una zucchina e fare uno sguardo interrogativo come per chiedere ‘questa va bene?’, e io replicai con un semplice: ‘devi scegliere tu, lo sai’ e aggiunsi ‘E cerca di decidere in fretta, non abbiamo tutto il giorno’.
Finalmente scelse due zucchine, me le mostrò cercando di cogliere qualche indicazione dalla mia espressione ma restai impassibile.
Valutandole, vidi che erano lunghe una decinaa di centimetri e larghe circa tre, tra le più piccole di quelle presenti nello scatolone.
Avrebbe dovuto osare di più, e ne avrebbe pagato le conseguenze.
Senza dire nulla, Dalila si avviò verso il reparto abbigliamento per fare quanto dovuto, e la seguii a distanza.
Già che c’ero, mi venne un’idea: scelsi tra i vari capi presenti un paio di autoreggenti piuttosto volgari e una mutandina a perizoma, molto ridotta e soprattutto, ad occhio, di una taglia più piccola di quella che portava Dalila. A quel punto, mentre era ancora intenta a scegliere i capi con finto interesse, glieli misi nel cestino della spesa e le dissi di provarli veramente.
Dalila dopo aver scelto un altro paio di capi a caso, entrò finalmente nel camerino.
Ne uscì dopo diversi minuti, decisamente rossa in viso, e le due zucchine erano scomparse dal cestino. ‘Bene, vedo che anche se c’hai messo un secolo, ci sei riuscita’ le dissi con un tono di voce normale, udibile da chi passava. Lei per risposta arrossì ulteriormente.
‘Piuttosto, come ti stanno il perizoma e le autoreggenti?’ aggiunsi a voce più bassa.
‘Il perizoma è appena troppo piccolo, una taglia in più e sarebbe perfetto, le calze bene ma mi sembrano un po’ volgari’ mi rispose.
‘Bene, allora prendiamo entrambi’ dissi io con un tono che non ammetteva repliche.
Andammo alla cassa e pagammo. Vedevo che Dalila iniziava ad essere inquieta, evidentemente i due ortaggi facevano sentire la propria presenza.
Il centro commerciale in questione, come tanti, presenta vari negozi tra cui un bar. ‘Andiamo a prenderci qualcosa al bar’ dissi. Dalila cercava di obiettare, era evidente che voleva andarsene il prima possibile. ‘Tranquilla’ le dissi ‘Il tempo di un caffé. E comunque non avere fretta, tanto dovrai portarli dentro per un bel pezzo’.
Dalila mi guardò interdetta. Blaterò un ‘cosa’?
‘Credevi che fosse così semplice? Adesso ci prederemo un caffè, poi ci faremo un bel giro in centro. Passeggiata, magari dello shopping, aperitivo.’
Mi guardò interdetta, voleva obiettare, ma la anticipai ‘bella mia, è solo l’inizio della seconda punizione’
Voleva obiettare ma capì che non ammettevo repliche, per cui ci avviammo verso il bar.
Le dissi di sedersi, cosa che fece con un po’ di riluttanza sia per l’ortaggio che aveva nel sedere, sia per paura che, indossando il vestito senza intimo, si vedesse qualcosa, e me ne andai al bancone ad ordinare. ‘Un espresso per me, un caffè americano per la mia amica. E una bottiglia d’acqua, sa, la mia amica ha molta sete’.
Dalila avrebbe voluto obiettare ma dissi subito sottovoce ‘Bevi tutto senza discutere’.
Le ci volle un po’ per finire il caffè americano e l’acqua, quando finalmente ebbe finito ce ne andammo alla macchina.
Appena partiti dissi brusco ‘Cosa credi sia cambiato rispetto al viaggio d’andata? Continua a masturbarti il clitoride, senza venire’. Dopo poco aggiunsi ‘Dalila, sono molto deluso da te. Hai scelto delle zucchine di dimensioni decisamente troppo piccole per quelle che una porca come te dovrebbe usare come punizione. Per una come te quelle sì e no che van bene come stimolo. Per questo la tua seconda punizione sarà esemplare’ mi gustai un attimo un avvampamento di paura sul suo volto e poi continuai ‘Per ora ti basti sapere che da ora in poi, per tutta la sera, mangerai e berrai tutto ciò che ti metterò davanti, senza protestare’ Dalila fece un’espressione strana, non aveva capito il mio gioco ma non disse nulla.
Arrivati in centro iniziammo la passeggiata. Vedevo che Dalila, come al centro commerciale, ogni tanto avvampava. Evidentemente gli ortaggi dentro di lei le fornivano una certa stimolazione.
Entrammo in un bar lì vicino e ordinai due birre piccole. Le bevemmo in piedi al bancone, dopodiché ripartimmo con la passeggiata. Arrivati davanti ad una nota gelateria del centro, dissi ‘Ora entriamo e tu farai la bambina golosa, dirai di voler mangiare il più grosso gelato della tua vita. Mi raccomando, solo gusti alle creme’.
Entrammo e Dalila cercando di farsi venire un sorriso il più spontaneo possibile disse ‘Voglio il gelato più grande che abbia mai mangiato’, allora le presi la cialda più grande che avevano.
Dopo il gelato la portai in giro per alcuni negozi, in cui le chiesi di provare alcuni capi di abbigliamento, principalmente perizomi e completi intimi, ma anche qualche vestitino. Lo facevo ovviamente per far passare del tempo e per metterla in imbarazzo, nelle sue condizioni, a doversi spogliare e rivestire ogni volta. Inoltre, sapendo la sua natura di porca ero certo che era bagnata, ed avrebbe prima o poi bagnato uno dei capi che provava. Infatti ad un certo punto, in uno dei negozi, mentre ero appena fuori dal camerino la sentii che mi chiamava sottovoce e imbarazzatissima mi disse che aveva bagnato una delle mutandine. Allora io senza farmi notare le passai un pacchetto di fazzoletti e le dissi ‘Che domande fai? ma è ovvio: puliscile bene con la lingua, lecca via tutto, poi asciugale con questi’. Anche li`, Dalila avrebbe voluto obiettare ma c’era poco da fare. Dovette obbedire.
Dopo una buona oretta di dentro e fuori dai negozi, il bilancio era che le avevo fatto comprare un altro paio di perizomi e un reggiseno tutti di una taglia in meno rispetto alla sua, e un paio di vestitini molto corti e scollati. ‘Ora lo shopping è finito. La prossima volta vedremo le scarpe. Ora ci facciamo una bella passeggiata’.
Ovviamente le facevo portare le buste, che pur non essendo certo pesanti la ingombravano un po’ nei movimenti, visto che aveva anche la borsetta.
Mentre camminavamo fingevo disinteresse e chiacchieravo con lei del più e del meno ma ogni tanto aumentavo leggermente l’andatura costringendola a fare altre altrettanto per seguirmi. Dopo un po’ notai che i corpi estranei dentro di lei iniziavano a fare effetto, infatti avvampava sempre di più e cominciava ad avere il respiro pesante.
‘Bene, vedo che qualcuno inizia ad essere stimolato’ dissi con un tono decisamente ironico.
E lei ‘Ti prego, fermiamoci, non ce la faccio’.
‘No, bella, adesso resisti e cammini un altro po’. Ho voglia di fare un altro giretto. Inutile che te lo dica, non devi far cadere le zucchine, altrimenti avrai un’altra punizione. Quindi vedi tu, se vuoi venire lo fai a tuo enorme rischio e pericolo. E lo fai in piedi, camminando nel centro della città’
Camminammo un altro po’, e Dalila ad ogni passo faceva sempre più fatica. Non riusciva più a parlare e stava iniziando vistosamente a sudare. Allora, visto che eravamo vicinissimi ad un locale noto per gli abbondanti aperitivi a buffet, decisi di passare alla fase successiva.
‘Dai, un ultimo piccolo sforzo, arriviamo lì, ci sediamo e ci prendiamo un bell’aperitivo’.
Dalila annuì e a fatica raggiunse il locale.
Sedutici, ordinai un bicchiere di vino bianco per me ed una bottiglia di birra da mezzo litro per lei.
Dopodiché andai a prendere il cibo al buffet. Tornai al tavolo con due piattini pieni fino all’impossibile di cibo vario, e li piazzai davanti a Dalila, poi tornai a prendere del cibo per me. Da lei avevo fatto cura di mettere il più possibile roba piccante e salata, comunque che facesse venire sete. Passammo lì una mezzora, chiacchierando del più e del meno in maniera apparentemente normale, ma ogni tanto io mi alzavo e le prendevo un altro piattino di roba, che lei doveva mangiare. Ad un certo punto ordinammo di nuovo da bere, come prima un bicchiere di vino per me e una birra media per lei. Dalila iniziò a bere ma dopo un po’ accadde l’inevitabile: i liquidi bevuti iniziarono a farsi sentire, ma c’era il problema della zucchina.
‘Senti Luca, ho un problema: dovrei andare in bagno’ mi disse piano.
La guardai senza dire nulla.
‘Devo fare pipì’ continuo`.
Allora, sempre sottovoce, risposi: ‘Le brave ragazze vanno un attimo in bagno o vanno a fare pipì. Le troie come te vanno a pisciare, al massimo’
Dalila rimase un attimo basita dal termine troia, poi rassegnata riprese: ‘Ok, devo andare a pisciare. Come faccio con la zucchina?’
‘Semplice, te la tieni’.
‘La zucchina?’
‘La pipì, ovviamente, stupida. Perché davvero sia una punizione, potrai liberarti solo quando te lo dirò io, cioè alla fine della serata. E sappi che la serata è ancora ben lungi dal finire, sarà ancora piuttosto lunga e impegnativa, e se non sarò soddisfatto dal tuo comportamento, lo sarà anche di più.’
Dalila realizzò in quel momento che il grosso del supplizio doveva ancora venire… Parte seconda.

Le feci finire la birra e la portai fuori. ‘Continueremo la passeggiata di prima’ dissi sorridendo beffardamente.
All’inizio muoversi le faceva meglio, la aiutava a contrastare lo stimolo urinario.
Dopo un po’ le difficoltà tornarono ad aumentare, anche perché io, bastardamente, variavo spesso il ritmo della camminata, non dandole nemmeno mai il tempo di adattarsi, se anche fosse stato possibile.
La passeggiata continuò ancora una quarantina di minuti, inframezzati da un’altra pausa in cui la feci entrare in una yogurteria e ordinare, e quindi ovviamente mangiare, uno yogurt gigante.
Dopo un po’, la combinazione di caffè, gelato e yogurt si iniziò a farsi sentire, creando nella povera Dalila un secondo stimolo fisico.
Lei provò a dirmelo: ‘Luca, ho un problema: sento che ho bisogno di…’ non la lasciai finire: ‘Credo di sapere di cosa tu abbia bisogno ora: se l’acqua e la birra servivano a crearti il bisogno di pisciare, il caffè, il gelato e lo yogurt avevano il compito di crearti il bisogno di cagare’.
Lei rimase interdetta e io ripresi, con un sorriso cattivo: ‘inutile dire che anche questo stimolo, come il precedente, lo potrai soddisfare solamente a fine serata, quando te lo permetterò’.
Come detto, continuammo a camminare. Vedevo che Dalila soffriva sempre di più ad ogni passo, e più lei ne soffriva più io ne godevo.
Il punto è che Dalila è sempre stata una stronzetta un po’ snob, con la puzza sotto al naso, sempre perfettina e pronta a criticare e comandare gli altri a bacchetta. Con la nuova situazione che si era creata, avevo acquisito il potere su di lei e questo mi dava una soddisfazione enorme, e avevo deciso di umiliarla e farla soffrire il più possibile.
Quando fui soddisfatto della passeggiata dissi: ‘Per ora sei salva: la passeggiata è finita. Ora torniamo alla macchina. Appena entrati, riprenderai a masturbarti il clitoride, ovviamente senza venire’.
In realtà ci volle molto tempo perché la sua masturbazione iniziasse a fare effetto, infatti era così a disagio per la presenza delle zucchine e per i bisogni che doveva fare, da non riuscire a godersela appieno.
Proprio per questo andavo piuttosto piano ed indugiavo nel traffico più del dovuto, volevo vederla arrivare al limite e doversi negare l’orgasmo almeno una volta.
Alla fine arrivammo a casa.
Dalila pensava che il supplizio fosse finito, ma non era così.
‘Avanti, spogliati e mettiti in posizione!’ le dissi.
Dalila ormai sottomessa obbedì. Si tolse tutti i vestiti e si inginocchiò, nuda, in mezzo alla stanza.
‘Toccati!’ e cominciò a masturbarsi di nuovo.
Decisi di svelarle come si sarebbe svolta la parte finale della serata: ‘Ti chiederai cosa ti aspetta ancora, immagino… Scommetto che sei ansiosa di saperlo’.
‘Sì, per favore, non ce la faccio più’ mi rispose.
‘Semplice troietta: dopo l’aperitivo, farai cena’.
A quel punto l’espressione di disgusto che si dipinse sul volto di Dalila annunciò che si era appena le mie parole al centro commerciale (‘Dovrai procurarti la tua cena di stasera…’) e capì cosa sarebbe accaduto alle zucchine: avrebbe dovuto mangiarle. La cosa le faceva schifo, evidentemente, e tentò di controbattere: ‘No, per favore, questo no…’
‘Dalila, sai bene che puoi rifiutarti in qualsiasi momento di fare ciò che ti dico. E che, in quel caso, tra noi finirebbe tutto in quell’esatto momento. Quindi, o fai quel che ti dico di fare o smetti, te ne vai e non godi più come hai goduto in questi giorni. A te la scelta. Vuoi continuare a godere?’
La sua fica prese il controllo del suo cervello e Dalila abbassò lo sguardo e disse: ‘Sì, lo voglio, non voglio rinunciare a godere come ho fatto in questi giorni’ disse, e poi quasi con le lacrime agli occhi aggiunse ‘Solo, ti prego, non chiedermi questo’
‘Dalila, non te lo sto chiedendo. Te lo sto ordinando. O lo fai o niente’.
A quel punto le lacrime calarono sulle sue guance ormai rosse, e mormorò un sommesso ‘Ok’ e dopo aver deglutito aggiunse ‘cosa devo fare esattamente?’.
‘Brava, Dalila, ottima domanda’ e continuai ‘Inizierai togliendone una, a tua scelta, la pulirai per bene leccandola e quando sarà pulita alla perfezione la taglierai a fettine. Dopodiché farai lo stesso con la seconda. Quando avrai finito, le metterai in una padella con dell’olio e tornerai in ginocchio a masturbarti mentre io le cucino. Quando saranno pronte le mangerai, o meglio ti imboccherò io e tu resterai in ginocchio a masturbarti. Quando avrai finito ti concederò di masturbarti fino a venire e potrai liberarti. Tutto chiaro?’
‘S-sì’ balbettò, era leggermente scioccata ma si stava eccitando per bene.
‘Renditi però conto che tutto ciò che perdi dai tuoi buchi e finisce per terra, lo lecchi via tutto’ dissi, e senza darle il tempo di ribattere ‘Quindi ti consiglio di fare molta attenzione quando levi le zucchine. Soprattutto quella che hai nel culo.’.
Dalila era a pezzi, aveva continuato a masturbarsi per tutto il tempo e già 2-3 volte aveva dovuto fermarsi o sarebbe venuta. Affondai il colpo, allora: ‘Comunque ti propongo una soluzione per questo ultimo aspetto. Posso aiutarti tappandoti il culetto con un plug anale, appena togli la zucchina, così ti sarà più facile tenere tutto dentro. Che ne dici, ti interessa?’
‘S-sì, grazie’
‘Aspetta a ringraziarmi. Ogni cosa ha il suo prezzo. Infatti, se vorrai la facilitazione del plug, dovrai accettare in cambio una punizione per le tue tette: ti metterò due mollette da bucato ai capezzoli. A te la scelta. Accetti?’ Volevo farle anche male ai capezzoli e volevo che lei me lo chiedesse.
‘Ok, fai quello che vuoi ai miei capezzoli ma ti prego, mettimi quel plug’ rispose. Come avevo previsto, lo schifo di dover leccare quel che le poteva uscire dal culo era tale che accettò quel dolore in più senza troppi patemi d’animo.
Presi quindi due mollette per bucato, legate insieme tramite dello spago da cucina, e gliele applicai ai capezzoli.
Dopodiché dissi: ‘Ora, a questo punto ci starebbe perfettamente un bel bocchino, ma visto che fai fatica a farne uno decente quando sei riposata e senza costrizioni varie, adesso sicuramente lavoreresti da schifo. Per questo mi limiterò a scoparti la bocca come se fosse soltanto un buco da fottere. Tu dovrai stare ferma e pensare a masturbarti, per il resto farò tutto io, il tuo unico compito sarà di ingoiare tutto quando sarò venuto’
A quel punto le infilai il cazzo in bocca ed iniziai a stantuffarla. Con una mano le tenevo ferma la testa e con l’altra giocavo con la cordicella delle mollette, dando delle belle tirate.
Dopo alcuni minuti venni inondandole la gola di sperma che lei, da brava ingoiatrice, mandò giù fino all’ultima goccia.
Finito di svuotarmi per bene dentro la sua bocca e fattomi ripulire il cazzo per bene dalla sua lingua,
presi e sistemai per terra un tagliere, un piatto e un coltello da verdure.
Dalila capì che doveva compiere tutta l’operazione in ginocchio, e che in fondo le era più facile in quel modo evitare di far uscire i liquidi dai suoi buchi.
Iniziò con la zucchina nella fica. La estrasse lentamente, senza far uscire nemmeno una goccia di pipì, la pulì con la lingua senza fare troppi problemi e iniziò a tagliarla. Io nel frattempo mi godetti tutta la scena comodamente seduto in poltrona di fronte a lei.
Quando toccò all’ortaggio che aveva nel buco di dietro, la questione fu più complessa. Le suggerii di piegarsi in avanti, con la faccia praticamente a terra e il sedere in alto, e di estrarre la zucchina in quella condizione. Lo fece con estrema lentezza, ma alla fine riuscì a tirarla fuori senza far uscire nulla dal buchetto, buchetto che subito tappai col plug.
‘Brava, sei riuscita a non far uscire nulla. Dai, ora puliscila per bene e tagliala’
L’operazione di pulitura in questo caso fu più difficile per Dalila, ma nonostante l’espressione schifata che si era dipinta sul suo volto proseguì, ben sapendo che non aveva altra scelta.
Una volta che aveva finito di tagliare, misi il tutto in una padella e glielo cucinai.
Nel frattempo mentre la padella era sul fuoco Dalila si masturbava, e io mentre cucinavo mi divertivo a tirare ogni tanto la cordicella delle mollette.
Finito di cucinarle, iniziai a imboccarla, perché lei doveva usare le sue dita per masturbarsi.
La mia prima intenzione era di farle mangiare tutto, ma dopo un po mi accorsi che non riusciva ad andare oltre.
‘Dai, il supplizio sta per finire e potrai finalmente godere e svuotarti, sei contenta?’
‘Sì, non ce la faccio più’ disse lei con la voce rotta.
‘Allora, da brava, gattona verso il bagno’.
Una volta arrivata in bagno, le dissi:
‘Ora entra nella vasca, stenditi sulla schiena e raccogli le gambe al petto. A quel punto puoi masturbarti fino a venire’.
Dalila non capì il perché di quella posizione, ma ormai aveva staccato il cervello, troppa era la voglia di godere, ed eseguì come un automa.
Pochi istanti dopo, venne urlando in un orgasmo devastante, liberando tutto un pomeriggio di eccitazione repressa. E contemporaneamente liberò anche la vescica, il cui contenuto, a causa della posizione che le avevo fatto assumere, le si riversò in gran parte addosso.
Dalila giaceva stremata nella vasca, bagnata della sua stessa urina, con il plug ancora infilato nel sedere e distrutta da quell’orgasmo devastante.
‘Bene, ce l’hai fatta. Dai, ora puoi liberarti anche il sedere e poi farti una bella doccia rilassante. Io aspetto di là’ dissi uscendo dalla stanza e senza aspettare una risposta aggiunsi semplicemente un ‘Fai con calma, non c’è fretta. La serata per oggi è conclusa. Sei stata brava’.
Dalila non riuscì ancora ad articolare una risposta vera e propria, ma il suo gemito di approvazione mi fece capire che, alla fine, aveva apprezzato.
Mentre aspettavo che uscisse dal bagno, riflettei tra me e me, e ancora una volta mi stupii per quanto era porca Dalila.
Quel pomeriggio avevo seriamente temuto che non ce l’avrebbe fatta a fare tutto quello che avevo in mente: troppo umiliante o troppo duro fisicamente, avevo pensato.
Invece, seppure con qualche riluttanza, ci era riuscita alla grande.
A quel punto capii che la porca non aveva praticamente limiti.
L’avrei spinta a fare di tutto e di più.
Avrei soddisfatto tutte le sue voglie più perverse e nascoste.
E anche le mie, ovviamente. Dopo che Dalila se ne era andata a casa, riflettei su quanto accaduto.
Mi resi conto che forse avevo esagerato: mi ero lasciato prendere la mano e avevo punito Dalila in maniera molto umiliante. Però in fondo lei, dopo il primo imbarazzo iniziale, aveva accettato tutto senza troppi problemi.
Era il caso che parlassimo un po’ di come era andata.
Il giorno dopo la contattai in chat.
All’inizio non ero completamente sicuro riguardo come impostare la discussione, per questo tergiversammo un po’, parlando di inezie.
Ad un certo punto però decisi di raddrizzare la conversazione e buttai lì un:
‘Ora Dalila, basta tergiversare, parliamoci seriamente: voglio che mi scrivi cosa hai provato ieri. Onestamente’
Vidi che esitava a rispondere. Poi scrisse: ‘Sei uno stronzo. Mi hai umiliata. Mi sono vergognata tantissimo…’
‘Ma ti è piaciuto’ la mia era una affermazione, non una domanda.
Esitò un attimo, poi scrisse: ‘Tantissimo, lo ammetto’ attimo di pausa e poi: ‘mi bagno ancora, se ci penso’
Allora prendo la palla al balzo: ‘è che godi ad essere sottomessa, umiliata ed esibita.’
Solita pausa, poi: ‘Sì, è vero.’
‘Allora è questa la strada che prenderemo: sottomissione, umiliazione, esibizione.’ e subito dopo continuai: ‘Quanto sei bagnata, Dalila?’
‘Tantissimo. Sono un lago’
Ormai era mia definitivamente… ‘Allora in quel bel laghetto ci infili due dita e poi ne assaggi il sapore’
‘Ok’ e dopo qualche secondo… ‘Fatto’
Forzai la mano: ‘Sa di cagnetta in calore che ha voglia di essere ulteriormente sottomessa e umiliata, vero?’
‘Sì’
‘Bene… vuol dire davvero che un giorno o l’altro ti farò davvero agghindare come una cagnetta…’
Non le lasciai il tempo di replicare e continuai: ‘Comunque, siccome questa settimana devo partire per lavoro, non vorrei che tu ti ‘rilassassi’ troppo…’
‘Quindi?’
‘Quindi comincerò a darti delle regole, alcune in realtà te le avevo già presentate sotto forma di sollecitazione o di proposta, ma ora diventeranno regole… E dimmi, secondo te, cosa succede ad una cagnetta in calore che non rispetta le regole?’
‘Non lo so… Che viene punita?’
‘Esattamente. Per questo ora ti darò delle regole che dovrai sempre seguire alla lettera, se non lo farai sarai punita….’
E cominciai con le regole:
‘La prima regola è semplice: io ti do le regole, tu le rispetti. Se non lo fai vieni punita. Non ci sono giustificazioni di alcun tipo: dovrai segnarti su un quaderno tutte le infrazioni alle regole che commetterai, e la volta successiva che ci incontreremo o ci sentiremo via chat me le comunicherai. Giudicherò io di volta in volta come punirti. La punizione è insindacabile…’
‘La seconda è altrettanto semplice: qualsiasi cosa io ti dica di fare, che sia a voce, via sms, messaggio privato, mail, ecc… tu la fai, e la fai al momento richiesto. Se non lo fai verrai punita.’
‘La terza già la conosci: quando sarai in casa da sola, o da sola in camera tua se ci sono altri in casa, dovrai sempre essere completamente nuda. Ovviamente, ci dormirai anche, nuda’
Feci un attimo di pausa e aggiunsi: ‘Tutto chiaro fin qui?’
Ma Dalila fece un po’ di resistenza: ‘Completamente nuda? Sempre, anche se è freddo?’
Me la aspettavo… E avevo preparato una contromossa ancor più crudele: ‘Di base dovresti essere sempre completamente nuda. Detto questo, voglio venirti incontro: due giorni alla settimana potrai scegliere di indossare delle infradito, e altrettanti, ma anche in giorni diversi, di indossare un accappatoio o una vestaglia… ma questa scelta, se la farai, dovrà essere ricompensata: se metti le ciabatte, dovrai portare per tutto il tempo anche due mollette da bucato ai capezzoli… e se metti la vestaglia/accappatoio/ecc… dovrai portare per tutto il tempo due mollette alle grandi labbra e una al clitoride. Chiaro?’
‘Sì ma… mi farà malissimo…’
‘Beh, è quello lo scopo… se diminuisce la sofferenza dallo stare nuda, dovrà aumentare in qualche altro modo’.
Poi continuai: ‘Regola numero quattro ‘ e qui mi diverto un sacco, pensai ‘ tu non devi venire se non specificamente autorizzata da me. Mai. Nonostante questo, potrai, anzi dovrai fare sesso normalmente con Mauro, ogni volta che lui vuole e come lui vuole… ma, come già detto, tu non devi venire’ Prevedendo una sua obiezione continuai subito con: ‘Non mi interessa come farai, l’importante è che tu non venga. Puoi scegliere di raccontargli una storiella tipo dirgli chiaramente di non farti venire perché così ti ecciti di più a venire una sola volta dopo giorni e giorni, o di non dirgli niente e cercare di fingere l’orgasmo sperando che si fermi a tuo rischio e pericolo se l’orgasmo dovesse arrivare davvero, o inventarti qualcos’altro. L’importante è che tu non venga. Ogni orgasmo non autorizzato lo dovrai ovviamente riportare sul quaderno. Non mi interessa cosa gli dici, tieni soltanto presente che ad ogni orgasmo non autorizzato corrisponderà ad una punizione molto severa e molto dolorosa. Chiaro?’
‘Oddio, chiaro è chiaro, ma sarà difficile’ fu la sua risposta dopo qualche secondo.
‘Cazzi tuoi se è difficile. A me non frega niente. Impara a controllare il tuo corpo soffocando l’orgasmo, o cedi e accetta le punizioni’
‘Regola numero cinque ‘ continuai subito dopo ‘ ogni giorno dovrai masturbarti per almeno un’ora, completamente nuda, inginocchiata a terra di fronte allo specchio, portandoti al limite dell’orgasmo ma senza mai venire. Potrai fermarti per brevi pause di trenta secondi l’una al massimo. Come prima, ogni eventuale orgasmo deve essere riportato e verrà severamente punito.’
‘Per ora è tutto. Tutto chiaro?’ dissi
Dopo un attimo di esitazione Dalila rispose: ‘Sì’
‘Bene allora, ‘ ripresi io ‘ queste regole valgono da ora. Quindi spogliati completamente e comincia a masturbarti. E nei prossimi giorni seguile scrupolosamente, altrimenti sarà un piacere per me punirti’
E senza darle il tempo di replicare: ‘Ti do un consiglio: fatti trovare in forma il prossimo weekend, che ho in mente una bella sorpresa per te…’
‘Di che si tratta?’
‘Non te lo dico. Lo scoprirai sul momento. Sappi solo che sarà molto umiliante per te… ed eccitante…’
Un attimo dopo Dalila rispose: ‘Non vedo l’ora’
‘Lo so, cagnetta in calore che non sei altro. Lo so…’
Dalila La Porca ‘ Cap. 7: condivisa e definitivamente sottomessa – Parte 1 – Le regole del Gioco.
La settimana passò abbastanza in fretta. Ero pieno di lavoro ma ogni giorno riuscivo a trovare il tempo per sentire Dalila e controllare che avesse compiuto quanto le avevo ordinato. Mi piaceva metterla in difficoltà e avrei voluto darle ulteriori ordini, ma tutto sommato era abbastanza così, il weekend mi sarei rifatto. Avevo in mente una sorpresa feroce per lei: Franca, una mia cara amica con cui da anni mi scambio confidenze intime e perversioni. Franca è una mora bassina con un bel culo e due gran belle tette, e soprattutto ama tantissimo il sesso. Tra noi c’è stato, sessualmente, solo qualche rapporto occasionale, che non si è sviluppato ulteriormente a causa del fatto che siamo entrambi dominanti e non completamente soddisfatti da una storia di tipo ‘vanilla’. Quelle poche volte Franca si era lasciata fare troppo poco, per i miei gusti: solo una volta aveva accettato di farsi ammanettare e bendare, ma mi aveva sempre rifiutato numerose cose tra cui il suo bel culo, riuscire ad aprire il quale era per me diventata una mezza ossessione.
Per capire meglio la situazione, va detto che Dalila e Franca appartengono a due gruppi differenti di mie amicizie, e si erano incontrate per la prima ed unica volta pochi mesi prima ad una serata a casa mia. Inutile dirlo, tra le due era si era creata subito una forte antipatia, per non dire di peggio. Inoltre sapevo che una delle perversioni più eccitanti per Franca era provare a farlo con una donna: fino a quel momento, con persone del suo stesso sesso non si era mai spinta oltre qualche bacio.
Scrissi a Franca in chat, le raccontai tutto quello che c’era stato e il rapporto che si era creato tra me e Dalila. Vidi che era piuttosto interessata alla cosa, al che le feci la mia proposta: ‘Ti piacerebbe l’idea di essere mia partner nella sua sottomissione per una sera?’. La risposta di Franca tardò un attimo, ma fu quella che mi aspettavo: ‘E me lo chiedi?’ Ci mettemmo d’accordo per quel fine settimana, dopodiché scrissi a Dalila: ‘Ciao troietta, stai facendo quel che ti ho detto di fare? Questo weekend tieniti libera che ci vediamo, ho una sorpresa per te. Sarai umiliata e godrai moltissimo’. Dalila cercò di ottenere altre informazioni ma gliele negai. Volevo tenerla sulle spine il più possibile.
Finalmente giunse il weekend. Contattai Dalila e le dissi di raggiungermi a casa mia alle undici di mattina del sabato. Avrebbe dovuto inventare una scusa a casa e col suo ragazzo, perché sarebbe stata a mia disposizione per tutto il resto della giornata, fino a sera. ‘E mi raccomando, non dimenticare di portare con te il quaderno’. Era di quel quaderno che parlavo, quello che avevo soprannominato ‘il quaderno delle mancanze’, quello in cui doveva appuntare tutte le volte che aveva infranto uno degli ordini ricevuti, le circostanze in cui la mancanza era avvenuta, ecc’ Sapevo che Dalila non avrebbe imbrogliato con quello, ormai era calata nel suo ruolo di sottomessa e avrebbe riportato le sue mancanze correttamente.
Alle undici puntuale arrivò, e una volta entrata mi consegnò il quaderno ed iniziò subito a spogliarsi.
‘Vedo che qualcuno ha imparato’, dissi.
Una volta nuda, si mise in ginocchio, nella posizione che aveva imparato, con le gambe sufficientemente divaricate, dopodiché la bendai e le ammanettai le braccia dietro la schiena. Iniziai a controllare il quaderno. Abbastanza brava, solo un paio di mancanze minori: un paio di volte non è stata nuda come doveva.
‘Qui vedo che in due occasioni non sei stata nuda come dovevi’
‘è che” provò a replicare Dalila.
‘Non mi interessa il motivo. Non lo voglio sapere’ la interruppi, poi proseguii ‘Non hai rispettato le regole e sarai punita.’ Qui feci una pausa. Poi: ‘Ma visto che era solo la prima settimana di regole, sarò indulgente. Sarà una punizione leggera: solo dieci sculacciate.’
‘Grazie” mormorò lei, con un tono che lasciava la frase in sospeso. Evidentemente si aspettava che la facessi alzare subito per punirla, ma avevo altri programmi.
‘Tranquilla, resta in ginocchio, le riceverai dopo. Prima c’è la sorpresa che ti avevo promesso’.
Mi allontanai da lei, andai verso la porta di una stanza attigua. La aprii e feci entrare Franca, che nel frattempo aveva visto e sentito tutto attraverso la porta socchiusa.
Ci piazzammo davanti alla nostra vittima. Come concordato, Franca all’inizio non avrebbe parlato, o comunque avrebbe cercato di parlare pochissimo. Infatti, sebbene fosse probabile che Dalila non riuscisse a riconoscere la voce di Franca, non volevo rischiare. Avevo infatti progettato di levarle la benda e farle riconoscere chi fosse la ragazza con cui la stavo condividendo all’apice di un momento per lei molto umilante.
Dalila intanto fremeva e avrebbe voluto chiedere cosa stesse accadendo, ma evidentemente capì che non sarebbe stata una buona idea. Ci piazzammo di fronte alla troietta ed iniziammo a palparla, contemporaneamente. Dalila ci mise pochi secondi a capire che eravamo in due e che l’altra persona era una donna, e la cosa la fece agitare un po’. ‘Stai buona Dalila, stai buona!’ le ordinai, e mentre lo dicevo le presi un capezzolo tra le dita. Lo strinsi, lo tirai, lo strizzai un po’ fino a farle emettere un gemito di dolore, quando vidi che le faceva abbastanza male continuai: ‘Allora, troietta, come ti sarai resa conto, siamo in due. Questa ragazza oggi sarà la tua seconda padrona, sarai sottomessa a lei come sei sottomessa a me, i suoi ordini valgono quanto i miei. Le ho detto che sei una brava schiavetta, ben addestrata e molto sottomessa, e che la cosa ti eccita da morire. Vedi di non farmi fare brutte figure, o sarai severamente punita.’ Feci un attimo di pausa per farle assimilare bene il concetto. Dalila stava quasi per rispondere ma la anticipai: ‘Parlerai solo se ti viene esplicitamente richiesto, e ti rivolgerai a noi sempre in modo rispettoso, capito troietta?’ Rispose con un ‘Sì, padrone’ un po’ mormorato, quasi singhiozzato, evidentemente frutto dell’imbarazzo di questa nuova situazione di umiliazione. Bene, per quel che avevo intenzione di farle, cioè spingerla a sbagliare per punirla e umiliarla alla grande, quel suo imbarazzo mi sarebbe risultato molto utile. Sia chiaro, avevo comunque pianificato di infliggerle diverse dure umiliazioni unite ad una buona dose di dolore fisico alla quale era ora che iniziasse ad abituarsi, e avrei comunque trovato una scusa per punirla, ma in questo modo mi avrebbe reso la cosa più facile, e mi sarei divertito un mondo a vederla in difficoltà. ‘Ora, Dalila, iniziamo davvero la sessione. Inizieremo con un giochino molto divertente in cui tu, da brava schiavetta, dovrai salutare i tuoi padroni come si deve: dovrai farci venire entrambi, prima lei poi io, e nel frattempo che ti dedicherai ad ognuno di noi, noi ci dedicheremo a te. Giocheremo coi tuoi capezzoli, col tuo clitoride, faremo ciò che ci verrà in mente del tuo corpo. Ogni volta che smetterai di leccare o di succhiare, o comunque che riterremo che tu abbia spezzato troppo il ritmo, dieci sculacciate verranno aggiunte a quelle che già devi ricevere come punizione. è tutto chiaro fin qui, troietta?’ Dopo un istante, evidentemente necessario a focalizzare cosa la attendeva, Dalila rispose con un tremolante: ‘Sì, certo…’ e dopo un sospiro concluse la frase con un ancor più tremolante ‘…Padrone’. Bene, la cosa mi piaceva, non ero mai stato fiscale sull’utilizzo del termine ‘padrone’, sono uno che bada alla sostanza piuttosto che a queste formalità, ma il fatto che Dalila lo usasse significava che stesse accettando l’idea di esser completamente sottomessa al mio volere, di annullarsi completamente, di essere la mia schiavetta. Allora rincarai la dose: ‘Affinché il gioco per te non sia troppo facile, sappi che per tutta la giornata di oggi non ti è consentito venire se non quando esplicitamente permesso da uno di noi due. Quindi se il nostro lavoro su di te dovesse eccitarti troppo, dovrai riuscire a controllare il tuo corpo e a non venire, ma sono certo che non ce la farai, perché sei solo una cagnetta in calore che vuole solamente godere’. Aspettai un secondo per farle arrivare il messaggio e la conseguente umiliazione e ripresi: ‘A quel punto, avrai due scelte. La prima, è fermarci ogni volta che sei al limite dell’orgasmo. Per farlo ovviamente dovrai smettere di leccare o succhiare, e quindi, ovviamente, le sculacciate che dovrai ricevere aumenteranno di dieci. La seconda possibilità è semplice: infrangere la regola e venire, ma ovviamente questa infrazione sarà considerata molto grave. Infatti comporterà un’aggiunta di cinquanta sculacciate, il fatto che dieci sculacciate non saranno date con le mani ma con un paddle e inoltre un’ulteriore punizione che la mia amica ed io decideremo insieme al momento. Tutto chiaro, troietta?’ Dalila non rispose. Sudava freddo, aveva realizzato che quel gioco introduttivo le sarebbe costato molto caro. Guardai Franca, il suo volto era raggiante, aveva uno splendido sorriso sadico e il respiro leggermente affannato: evidentemente, l’idea di quello che stavamo per fare a Dalila la eccitava molto. Tornai a rivolgermi a Dalila ‘Allora, troietta, ti ho fatto una domanda. Hai capito?’. Con voce ancor più tremante di prima, Dalila mormorò ‘Sì padrone’ che esprimeva tutta la rassegnazione e la disperazione che la percorrevano in quel momento.
Decisi allora di aggiungere il carico definitivo: ‘Allora, troietta, visto che hai tardato a rispondere, arricchiremo il gioco di una ulteriore difficoltà’ La guardai, fremeva, il suo corpo era percorso da un moto che voleva essere di ribellione, ma la sua fica gli diceva di no, che la cosa le piaceva, la eccitava da morire. ‘Avevo pensato di far durare il gioco un solo turno, cioè un solo orgasmo nella tua bocca per ognuno di noi. Ora invece, ho deciso che tireremo a sorte questo numero. Anzi, sarai tu stessa a farlo.’ Feci un istante di pausa e vidi che la bocca di Dalila si mosse appena come per dire ‘e come faccio, così in ginocchio, bendata e con le mani legate dietro la schiena?’ ma, fortunatamente per lei, dalla sua bocca non uscì una parola. Franca mi guardava anche lei con curiosità. A quel punto presi un dado di quelli da gioco e dissi: ‘Faremo così. Ho in mano un dado di quelli da gioco, a sei facce, quindi coi punteggi che vanno da uno a sei. Ora te lo metterò in bocca, tu lo afferrerai tra i denti e lo sputerai via per terra, come a lanciarlo. Il punteggio che ne risulterà corrisponderà al numero di turni del gioco. Chissà, potresti anche essere fortunata, potrebbe uscire l’uno.’ Avvicinai il dado alla sua bocca, Dalila sentì il contatto con le sue labbra, aprì la bocca e lo afferrò tra i denti, poi lo sputò via. Io e Franca guardammo con attenzione il dado rotolante. Quando si fermò, il mio sadismo fece un ulteriore passo in avanti, e per qualche secondo tacqui per creare la suspence e tenere Dalila sulle spine. Poi con un sorriso sadico, dissi: ‘Sei fortunata, troietta. Non è un sei. è soltanto un quattro’, e strizzai l’occhio all’indirizzo di Franca, che già si pregustava quel che stava per accadere.

Continua…

‘Allora Dalila, è il momento di iniziare. Tira fuori la lingua e preparati a far godere la tua nuova padrona.’, dissi dopo qualche istante. Al mio cenno Franca, che nel frattempo si era completamente spogliata, si avvicinò andandosi a piazzare a un paio di centimetri dalla bocca di Dalila.
‘Allora, troia, inizia a leccarla’ dissi io. Timorosa, Dalila iniziò.
Il fatto di non averlo mai fatto, unito alla scomoda posizione inginocchiata e al fatto di dover andare alla cieca a causa della benda le crearono delle difficoltà iniziali, ma dopo un po’ la schiavetta iniziò a leccare come si deve e gli effetti su Franca si facevano sentire. La mia amica infatti iniziò ad ansimare, l’eccitazione dovuta alla situazione e il lavoro di lingua di Dalila la stavano facendo venire quasi subito. Mi avvicinai e con una mano afferrai tra le dita un capezzolo di Dalila, stringendolo forte e strizzandolo. Contemporaneamente baciai appassionatamente Franca, mettendole l’altra mano sul culo.
Dalila emise un gemito ma non si fermò dal leccare, e Franca, eccitatissima, venne.
‘Niente male, cagnetta, per una che non lo aveva mai fatto prima. Sembri nata per leccare fiche’ dissi, e dopo una pausa: ‘Adesso è il mio turno. Apri la bocca, schiavetta’. E come aprì la bocca le infilai il cazzo dentro tutto in un colpo. Dalila iniziò subito il suo lavoro di bocca, e oggettivamente era brava. ‘Mmm, qualcuno ha fatto pratica. Brava troietta’.
Dopo un paio di minuti Franca, ripresasi dall’orgasmo appena provato, si unì a noi, andando a sua volta a dedicarsi alle tette di Dalila. Iniziò dapprima a palparle quasi dolcemente, e Dalila cominciò ad emettere dei gemiti di piacere soffocati dal mio cazzo nella sua bocca.
Il tocco di Franca divenne via via sempre più energico, fino a strizzare le tette di Dalila con forza. Franca voleva farla sbagliare con il dolore.
Infatti, per quanto la schiava si stesse impegnando per continuare il suo compito, era evidente che le azioni della mia amica stessero mettendo la povera schiavetta in seria difficoltà, i suoi gemiti infatti erano sempre più di dolore.
‘Amica mia, sembra che tu stia mungendo una vacca’ le dissi, e scoppiammo a ridere. Franca aumentò ulteriormente la pressione finché Dalila non cedette, facendosi scivolare via dalla bocca il mio cazzo ed emettendo un piccolo urlo di dolore.
‘Bene, bene, bene’ dissi ‘sembra che qualcuno qui abbia già commesso il suo primo errore’. Poi, dopo qualche istante: ‘Cara la mia troietta, il numero di sculacciate che riceverai è appena salito a venti, vedi di rimetterti subito al lavoro come si deve se non vuoi farlo salire ulteriormente’.
Dalila riprese a succhiare il mio cazzo con impegno e devozione, mentre il tocco di Franca sulle sue tette tornò ad essere delicato e piacevole, fino ad eccitarla: raggiunto il suo scopo di farla sbagliare con il dolore, ora Franca stava testando come reagisse al piacere.
‘Sto per venire, Dalila. Ovviamente dovrai ingoiare tutto, non ti azzardare a far uscire una sola goccia o sarai severamente punita’ dissi poco dopo, e venni riversandole in gola tutto il mio sperma. Lei da brava ingoiò tutto fino all’ultima goccia, senza lasciarsi sfuggire nulla.
‘Brava cagnetta che hai ingoiato tutto. Vedi che con le giuste motivazioni diventi una pompinara come si deve? Adesso riposa la tua bocca per qualche secondo, a breve ne avrai bisogno di nuovo’.
Nel frattempo stappai una birra e me la smezzai con Franca. Dopo qualche minuto tornammo alla carica, Franca a farsi leccare la fica e io a cercare di mettere in difficoltà Dalila. Stavolta fui più bastardo: dopo averle stimolato un po’ il clitoride con le dita, improvvisamente presi un plug di medie dimensioni e glielo misi nel sedere tutto di un colpo, senza nemmeno averlo lubrificato. Un po’ per la sorpresa dovuta all’inserimento improvviso, un po’ per il dolore, Dalila sbagliò: smise di leccare e cacciò un urlo.
‘Secondo errore, troietta. E con questo, siamo a venti sculacciate. Per tua fortuna, però, la mia amica è appena venuta vedendo la facilità con cui questo plug è entrato nel tuo culo’.
Franca infatti, già eccitatissima per il lavoro della lingua di Dalila sul suo sesso, alla vista di quella scena e dell’errore della schiava, non aveva resistito ed era venuta.
Fu il mio turno di godere della bocca di Dalila, e il turno di Franca di cercare di farla sbagliare. Decise di provare con il dolore, e cominciò a colpirla con un frustino. La schiava, però, fin dai primi colpi capì che la strategia migliore era impegnarsi al massimo e così, resistendo non so come ai colpi sempre più forti che le infliggeva Franca sul sedere e sulle gambe, dopo qualche minuto riuscì a farmi venire e ingoiò tutto.
La guardai, tremava per il dolore e le lacrime le scendevano al di fuori della benda, tutto sommato ero fiero di lei, si era in poco tempo trasformata in una discreta schiava, ma non le avrei risparmiato nulla.
‘E brava la mia cagnetta masochista, non pensavo riuscissi a resistere così tanto al frustino. Vorrà dire che da oggi in poi quando ti frusterò dovrò andarci pesante, per fartelo sentire davvero’, dissi.
Intanto stappai un’altra birra e smezzai anche questa con Franca, che era evidentemente delusa dal non esser riuscita a far sbagliare Dalila. A quel punto, ovviamente sottovoce per non farci sentire dalla schiava, le illustrai le mie idee per il turno successivo, e un sorriso sadico si disegnò sul suo volto.
Il piano prevedeva che io iniziassi con il dolore, portando Dalila al punto di rottura. Infatti, dopo averla lasciata in pace un paio di minuti mentre leccava la fica di Franca, presi delle mollette per capezzoli, con tanto di catenelle, e gliele applicai. Dalila emise un gemito ma non sbagliò, ma l’errore era solo rimandato: infatti agganciai le due catenelle ad un anello centrale, al quale iniziai un po’ alla volta ad agganciare dei piccoli pesi. Il peso che ne venne fuori aumentava continuamente e pur non essendo complessivamente chissà che riuscì a fare in modo che Dalila sbagliasse due volte prima di riuscire a far venire Franca.
‘E siamo a cinquanta sculacciate, inutile cagna’ dissi, e aggiunsi con tono sadico ‘E sono sicuro che per la fine del gioco, aumenteranno ancora di molto’. Detto questo, e senza levarle le mollette mi piazzai davanti a lei e le intimai di aprire la bocca. Dalila stava davvero soffrendo, con il culo riempito dal plug, le tette strapazzate dalle mollette e dai pesi, e i segni del frustino su gambe e sedere. Ma quel che soprattutto la metteva in difficoltà era il fatto di sapere che era soltanto a poco più di metà del gioco, ed oltre ad essere in quelle condizioni aveva già accumulato un gran numero di sculacciate.
Fu a quel punto che scattò la seconda parte del piano: mentre Dalila si dedicava al mio cazzo, Franca si posizionò a terra con la testa tra le sue gambe ed iniziò a stimolarle lentamente la fica e il clitoride con le dita e con qualche leggero e dolce colpo di lingua. Dopo un po’, il ritmo lento e delicato intrapreso da Franca ingannò Dalila, che credette di poter resistere abbastanza facilmente, e dedicò attenzione sempre maggiore al pompino. Franca intanto la stava stimolando alternando due o tre delle sue piccole dita nella fica e qualche colpo di lingua sul clitoride, ma sempre leggermente e senza andare troppo a fondo. La stimolazione e la situazione del gioco avevano comunque fatto sì che Dalila fosse bagnatissima e quando Franca percepì che l’attenzione di Dalila per quel che accadeva tra le sue gambe era leggermente calata, affondò il colpo: unì le dita, pollice compreso, a cuneo, e con un movimento deciso infilò praticamente l’intera mano fino al polso nella fica di Dalila, e con la bocca si avventò con veemenza sul clitoride.
Dalila perse ogni controllo, ed esplose, urlando, in un orgasmo squassante, che proseguì a lungo perché Franca, aveva preso a scoparla con la mano a pugno. Quando ritenne di averla sfinita a sufficienza, uscì dalla sua fica e Dalila si accasciò a terra distrutta, al punto che dovetti afferrarla al volo per non farla sbattere sul pavimento.
Le lasciai qualche minuto per riprendersi, dopodiché esclamai: ‘Ah ah, una certa cagnetta di mia conoscenza ha appena fatto cifra tonda col numero delle sculacciate che riceverà. Cento è un gran bel numero, e chissà che non cresca ancora’.
Detto questo, la feci rimettere in posizione, e visto che non aveva più le forze di continuare da sola, le afferrai la testa, iniziai a scoparle la bocca e poco dopo le scaricai tutto il mio sperma in gola.
Dalila ingoiò, ma era visibilmente a pezzi e non avrebbe resistito ad un altro giro a breve, decisi di concederle un po’ di riposo: ‘Visto che sei decisamente a pezzi, e non ci sarebbe gusto a continuare immediatamente, io e la mia amica saremo generosi e ti concederemo un po’ di riposo’.
Le tolsi le mollette dai capezzoli ma le lascia il plug nel sedere, stesi una coperta sul pavimento, ce la adagiai sopra appoggiata su un fianco, con le mani ancora ammanettate dietro la schiena.
‘Resta buona qui e rilassati un po’, se ce la fai’, dissi, ‘hai circa un’oretta per recuperare le forze in vista dell’ultimo giro’.
Aspettai un attimo e aggiunsi: ‘nel frattempo, io e la mia amica discuteremo della tua ulteriore punizione’.

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