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Racconti di Dominazione

Debiti e gravidanza

By 10 Marzo 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Salve a tutti, quello che sto per scrivere &egrave il racconto di quello che mi &egrave successo durante uno dei tanti extra che mi sono concessa durante il lavoro.

Sono una donna di 37 anni e sono separata da 10 anni ormai, vivo con mio padre e lavoro come inserviente in una catena di autogrill. Sono sempre stata una donna piuttosto piacente fino a quando mi sono separata, da allora il cambio di stile di vita mi ha portato a mettere su un pò di chili anche se quest’ultimi sono finiti nei posti giusti. Ho un pò di pancia ma non ho problemi con gli uomini anzi; con il lavoro che faccio mi capita di avere spesso piacevoli discorsi con uomini di età diverse e spesso ricevo dei complimenti piuttosto espliciti. Sono alta un metro e settantadue, lunghi capelli neri e mossi, una sesta di seno ed una taglia 50. Con il passare degli anni ho dovuto far fronte a diversi debiti e da sola non riesco a stare dietro a tutte le spese. Questo mi ha portato più volte con l’acqua alla gola ed un giorno di qualche anno fà ho fatto una scelta che mi avrebbe cambiato la vita. Sergio, un amico di mio padre, un camionista, un uomo piuttosto maturo sulla sessantina, capello ordinato sul grigio ed una folta barba corta. Era solito fermarsi nell’autogrill dove lavoravo e capitava ogni tanto che ci incontrassimo quando partiva o tornava dal lavoro. Sergio con me ha avuto sempre dei modi piuttosto animati e coloriti, un pò per le sue origini campane ed un pò perch&egrave gli sono sempre piaciuta. Un giorno di qualche anno fà durante una pausa mi chiese con fare serio se avevo un momento per parlare:
S: vieni con me, vorrei parlarti di una questione importante, riguarda il lavoro.

Io: dimmi Sergio, &egrave successo qualcosa?

S: Come vanno le cose? ho saputo da tuo padre che avete avuto problemi questi ultimi mesi, ci conosciamo da tanti anni e mi &egrave dispiaciuto molto che non me ne abbia parlato subito, hai avuto problemi con il lavoro? &egrave successo qualcosa? ti pagano?

io: Sergio scusa ma quello che riguarda la mia famiglia vorrei che rimanesse all’interno della mia famiglia.

S: sai che sono di casa, non farti pensieri, per me siete come parenti e se avete bisogno di soldi non hai che da chiedere.

io: Apprezzo moltissimo la tua generosità, il peggio &egrave passato e non avremo più problemi del genere.

Detto questo tornammo ad una conversazione più spensierata e poi tornammo al lavoro. In quei tempi purtroppo le cose non andavano per niente bene, nel giro di due mesi ci furono degli imprevisti che mi fecero indebitare di oltre cinquemila euro. A quel punto lo stress, la paura e la disperazione non mi facevano più fare bene n&egrave il mio lavoro n&egrave tutto il resto, tanto che ricevetti alcune segnalazioni.

Durante una discussione a lavoro mi ritrovai con il culo per terra, al prossimo sgarro mi avrebbero lasciata a casa. Ero arrabbiata e depressa, uscì fuori dai bagni dell’autogrill per fumarmi una sigaretta. Da un camion poco dopo scese un uomo, era Sergio. Questo vedendomi a fumare fece per venire a farmi due chiacchiere e solo quando mi fù vicino scoprì quanto fossi scossa e tempo che fosse davanti a me buttai mezza sigaretta e lo abbracciai piangendo. Passò un attimo di sbigottimento e mi chiese:

S: Sofia che succede? che hai?

io: non ce la faccio più stà andando tutto a puttane! la casa, il lavoro, quello stronzo del mio ex marito che non mi passa mai un cazzo! stò facendo i salti mortali per poter uscire da questo buco di merda e le cose vanno sempre peggio!

S: calmati, spiegami cosa diamine stà succedendo, ti hanno licenziata?

io: no, no! però non ci stò più con la testa e non stò lavorando bene, rischio che mi lasciano a casa, me lo hanno detto ed hanno pure ragione!!!

A quel punto Sergio mi guardò e dopo alcuni istanti sorrise e mi strinse a se cercando di farmi calmare, quella presenza così forte in quel momento mi fece stare così bene che funzionò bene, lo guardai asciugandomi le lacrime e vidi che lui era imbarazzato, durò qualche secondo e poi mi disse.

S: Si risolverà tutto, ti aiuterò e prenderò in mano la situazione se me lo concederai. Però non guardarmi in quel modo che mi si stringe il cuore, fai un sorriso.

Quell’uomo così grezzo e volgare era riuscito a conquistarmi, mi sentì sollevata dalla sua sensibilità d’animo. I giorni seguenti lo chiamai per dirgli che avrei accettato il suo aiuto, lui mi chiese se quel pomeriggio ero al lavoro e che nel caso ci saremmo fermati a parlare dopo il lavoro.
Le ore passarono in fretta, e giunta all’ultime due ore non facevo altro che pensare al nostro incontro. A quell’ora c’era più poca gente che andava e veniva nei servizi, ero intenta a pulire il pavimento dopo che un cliente aveva insozzato tutto fui colta di sorpresa da Sergio che non trovandomi nell’autogrill mi era venuto a cercare nei bagni.
S: appena hai finito vieni qui fuori.
Mi disse con voce autoritaria e ferma. Mi spiazzò l’orario ed il modo, fui colta un pò alla sprovvista. Mi sbrigai a pulire il pavimento e uscì dal bagno. Sergio sembrava leggermente irrigidito ma come ci guardammo ci scambiammo un sorriso che stemperò l’aria tesa che avevo avvertito.
S: eccoti qui, tutto bene?

io: si, finalmente ho quasi finito. sei di ritorno a casa anche te immagino.

S: si, sono stato in toscana oggi ma non ho fretta di tornare a casa, mia moglie &egrave intrattabile oggi.

io: non metto becco! ahahahah!

S: allora…ti dicevo, vorrei davvero aiutarti a venire fuori da questi problemi, vorrei che tu capissi quanto sia importante quello che stò per proporti, sarai te a decidere alla fine. Nel mio lavoro come avrai capito ci sono moltissimi uomini che sono in giro tutto il giorno con il loro camion, persone con famiglie e molte amanti. Non sono sicuramente dei gentiluomini e non vogliono esserlo, questo vale per la maggior parte di loro. Però sono persone con diversi soldi in tasca e per un buon motivo sono disposti a tirarlo fuori. Pensaci. Sò che non &egrave umano proporti qualcosa del genere ma pensaci. Soldi netti, esentasse. Tutto per un piccolo favore. Credimi, la mia amante migliore aveva 28 anni, l’ho invitata io a fare questo genere di incontri se vogliamo farli così ed ora ha potuto mollare quel lavoro per lavorare alle poste della sua città.

Ero sbalordita dalla proposta, mi sentì presa in giro ma qualcosa dentro di me si era acceso. Non frequentavo molti uomini anzi, a dire il vero non ne frequentavo da un pezzo. Quel discorso, quelle allusioni, mi fecero un effetto strano. Sergio continuò
S: ti ripeto, non voglio che accetti, ti chiedo solo di pensarci. sono tutte persone che han voglia di divertirsi, sei una bella donna e potresti risolvere tutti i tuoi problemi così, prendi questa e promettimi che ci penserai.

Accettai la busta e l’aprì, dentro c’erano duemila euro, rimasi allibita.
S: non voglio nulla in cambio, questa somma l’ho potuta prelevare dal mio conto per le emergenze, voglio che tu li prenda per poter far fronte a parte dei debiti che avete accumulato. Me li ridarai con il tempo.

Detto questo mi bacio sulla guancia, io non seppi replicare nulla a quel gesto, avevo avuto talmente tanti pregiudizi su di lui che mai mi sarei aspettata un comportamento simile. Senza dire nulla gli presi la mano e lo trascinai nel bagno, incurante del pavimento bagnato chiusi la porta a chiave e gli saltai al collo baciandolo, lui fece per scostarmi un attimo, facendomi trasalire.
Cosa stavo facendo? Era chiaramente una risposta positiva a ciò che mi aveva proposto, mi stavo comportando come una puttana che voleva ripagare quel gesto così generoso di un amico oppure ero rimasta colpita da tanto cuore? Mi chiedevo se l’avesse presa male, nemmeno il tempo di finire il pensiero che Sergio mi salto addosso. Quell’uomo era un portento, nonostante i suoi 60anni suonati e quella pancia aveva una forza di tutto rispetto, mi sentì avvinghiata in una morsa dalla quale non riuscivo e non volevo liberarmi.Le mie mani erano senza controllo, lo palpavano dappertutto e scoprì con enorme piacere che anche lui era voglioso tanto quanto me. Si staccò dalla mia bocca per guardarmi con due occhi da lupo famelico, ora mi prese lui per la mano e mi trascinò velocemente dall’altra parte del bagno, in modo che eventuali rumori non potessero destare sospetti. Lì mi baciò ancora ma nemmeno il tempo di sentire la sua morbida barba sul mio collo che mi fece girare e sempre continuando a baciarmi il collo iniziò ad infilare le mani ovunque, io ormai totalmente disinibita mi lasciai ispezionare sotto la maglia, dentro i pantaloni della divisa, le sue mani avevano fame di me ed io non potevo che esserne contenta. Mi strinse forte i seni, gemetti e fu allora che scoprì il suo lato più perverso. La sua voce era più roca, mi diede della troia più volte.

S: sapevo che avresti fatto la scelta giusta, non può non piacerti il cazzo ti conosco a te…ti si legge in faccia che vuoi essere usata come una troia!

Mi baciava il collo e mi stringeva le tette, il suo cazzo spingeva nei pantaloni ed io ero impaziente di sentirmelo addosso, dentro, ovunque!
Mi divincolai giusto per girarmi, ancora difronte a lui, mi prese le braccia e mi immobilizzò al muro, mi guardò con quegli occhi da predatore per chiedermi “Come ti senti ora?” per sentirsi rispondere “Puttana….” perfino io ne fui sorpresa! Improvvisavo, non ci capivo più nulla, era un escalation di sensi fortissimi e sensazioni mai provati, era come se stessi puntando tutto sul piatto e mi lasciai andare completamente. Con fare esperto mi porto ad inginocchiarmi, guardandomi dall’alto verso il basso, facendomi sentire ancora più porca e puttana. Senza farmelo dire, iniziai a slacciargli i pantaloni per scoprire quello che era un cazzo bagnatissimo, duro, largo, enorme. Una cappella violacea che colava umori, tutti per me, grossa, un cazzo non enorme ma bello venoso, virile, peloso. Mi avventai su di esso come un’assetata che dopo aver camminato nel deserto trova finalmente un’oasi. In effetti lui era l’oasi che mi avrebbe salvata.

S: fammi vedere quanto sei brava, non ti presenterò mai a delle persone se prima non avrò delle garanzie. Avanti, succhiamelo e fai del tuo meglio troia.

Senza controllo ingoiai quel cazzo, succhiandone avidamente tutti gli umori con una foga che non avevo mai avuto prima d’ora, sentirmi sua, nelle sue mani, a sua disposizione, mi fece salire un’eccitazione enorme questo turbinio di sensazioni.

S: la mia bocchinara preferita, sarai una leccapalle con i fiocchi, guadagnerai tantissimo se saprai far bene il tuo lavoro la metà di come lo stai facendo ora! ora leccami il buco del culo vacca!

Come un automa eseguii gli ordini, fregandomene di cosa avrei dovuto fare iniziai a leccargli le chiappe, sotto le palle, il culo, avevo peli pubici attaccati al mento, in bocca, ormai ogni cosa mi dava tremenda eccitazione. Mentre con una mano continuava a toccarsi con l’altra mi teneva per i capelli, ogni mio desiderio d’eccesso veniva anticipato da lui e questa cosa mi faceva impazzire. La mia figa ormai era un lago di umori, volevo quel cazzo a tutti i costi, mi staccai da lui, gettai via la mia camicia da lavoro e tirai fuori le tette iniziandomi a toccare i capezzoli mentre tornavo sul suo splendido cazzo.
Sergio mi fece alzare e si avventò subito sulle mie tette, succhiandole, sputandoci sopra e leccandole. Queste cose mi piacevano, mi facevano scoprire una Sofia che non conoscevo ma che adoravo. Mi portò a togliermi pantaloni e a rimanere nuda, inizio a ravanarmi la fica con una mano mentre con l’altra mi stringeva il viso e diceva “Questa ora mi appartiene, &egrave MIA!!!” e mi sputò in faccia, dalla faccia deformata dalla morsa riusci a far uscire un “Si bastardo fammi tua” e questo mi fece guadagnare uno schiaffo.

S: qui decido io cosa puoi o non puoi fare!

Mi prese per i capelli e mi fece succhiare ancora il cazzo ordinandomi di sputarci sopra, poi mi disse di stendermi. In un lampo mi fù sopra, baciandomi il collo, i capezzoli, mordendomi e leccandomi. Sentivo la sua cappella strusciare sulle mie labbra della fica e più spingeva più cercavo di allargare le mie gambe implorando il suo cazzo dentro di me. Eravamo lì sul pavimento ancora bagnato, che stavamo per scopare come animali, in un attimo di lucidità lo guardai e chiesi:

“ed il preservativo?”

S: non uso preservativi Sofia

io: e se non fossi daccordo?

S: non me ne fregherebbe un cazzo, ti violenterei a questo punto.

E tornò di nuovo ad assaltarmi il collo, piegata in due da un uomo così spudorato, porco e depravato mi lasciai di nuovo andare incurante di tutto. I miei gemiti assecondarono tutte le sue voglie, infilò la sua verga nella mia fica e con un affondo micidiale si piantò dentro di me.
S: ti facevo più aperta puttana, riesco a toccare il fondo, ti piace? lo senti com’&egrave grosso? dovrai abituartici perch&egrave ti darò la mia dose di cazzo molto spesso puttana!
Ero in estasi, con la bocca aperta, la lingua di fuori, cercavo ancora le sue labbra, mi aveva afferrato per le mie tette e stringeva tanto da farmi male, male che diventava piacevole per il suo trattamento alla mia fica. Mi sbatteva quel cazzo sempre nello stesso punto preciso, stavo uscendo fuori di testa! Allargavo le gambe sempre più per facilitargli la penetrazione, questo dettaglio lo mandava su di giri.

S: ti piace eh troia?

io: siiiiiiiiiiii ancora ti supplico, sono tuaaaaaaa

S: voglio farti il pieno di sborra puttana, ora sei mia e ti scoperò tutte le volte che voglio, ti stuprerò ripetutamente sborrando dove cazzo mi pare!!!

detto questo mi sputò in bocca. Riuscivo solamente a mugolare in maniera quasi incomprensibile, ero molto vicina all’orgasmo e sentivo che anche lui aveva il fiatone.

io: ahhhhhh che bello, bello…bellooooo continua ti supplico!

S: sono al limite troia, mi stai facendo impazzire!!!

io: allora esci, fermo, non continuare vienimi in bocca!

S: stà zitta rompicoglioni!

e mi diete uno schiaffo, si fermò un attimo, prese le sue mutande, le appallottolò e me forzando me le mise tutte in bocca! non capivo cosa volesse fare, mi prese per i polsi e mi infilzò di nuovo il cazzo in fica provocandomi una fitta di dolore misto a piacere. Ora era steso sopra di me il porco, con le mani mi teneva ferma i polsi tenendomi le braccia larghe, esponendo le mie tette al suo predatore. I suoi affondi erano sempre precisi, forti, possenti.

S: ora non voglio più sentirti puttana, farò quel che devo con te e non potrai farci un cazzo.

Io a quelle parole lo vidi tornare a sbattermi con molto affanno, preoccupatissima, terrorizzata supplicai per l’ultima volta
“ti prego non venirmi dentro!!!!!!!!” ma con quelle mutande in bocca non si capì nulla. Un orgasmo potentissimo stava per salire, la mia impotenza mi aveva giocato l’effetto afrodisiaco amplificando esponenzialmente tutti i miei sensi, mi senti puttana, usata e ne volevo ancora!
Sergio era al limite, mi chiese alzando la voce “Di chi sei? DI CHI SEI ORA?” Quel cazzo iniziò a sguazzare in un fiume in piena, il mio orgasmo mi aveva portato a bagnarmi come mai prima d’ora, forse era pipì o forse erano umori, non lo sò, sò che una scarica di adrenalina, calore, piacere mi travolse, provai ad urlare tutto il mio godimento e quelle mutande riuscirono solo in parte a contenere il mio grido di piacere. Smisi di divincolarmi e tornai ad allargare il più possibile le gambe, Sergio si staccò dai miei polsi, attenagliò le mie tette e sbattendomi come un forsennato mi disse “SIIIIIIIIII BRAVA LA MIA TETTONA TROIA! senti come sei bagnata OHHHHHHH stò per sborrare..! TOH PRENDI PUTTANA TE LA RIEMPO DI SBORRA QUELLA FICA ROTTA, ti farò sgravare sette figli TROIA! DIMMELO CHE LA VUOI!!!!” io nei miei rantoli di godimento convulsi continuavo a godere allargando il più possibile le gambe, a quel punto Sergio ebbe la conferma di avere campo libero e dopo una quindicina di affondi sempre più potenti fece quello che voleva fare: riempirmi la figa di sborra. Fermo col cazzo piantato più in fondo possibile si blocco, strinse le tette ancora di più, quest’ultima volta più forte di tutte le altre. Una sequenza di schizzi caldi mi invasero fino alla pancia, accompagnati da un “GODO TROIA SIIIIIIIIIIII” una sensazione che prolungò a lungo il mio orgasmo, mi sentì deflorata per la seconda volta, quel cazzone enorme, il dolore dei suoi affondi, il dolore alle tette, sentirmi violata, stuprata ed appagata allo stesso tempo. Dopo interminabili secondi, gli ultimi fiotti ormai andavano disperdendosi nella mia fica piena di sborra senza che io me ne accorgessi. Ero sua, ormai l’avevo combinata grossa e forse ne avrei dovuto pagare delle conseguenze troppo costose. Ciò che contava era l’aver scoperto questo mio lato, così nascosto ed affamato che avrebbe divorato l’altra mia parte se non ne avessi saputo controllare il percorso. Avevo ancora fame, mi sarei messa nelle sue mani esperte, non avevo scelta. Ormai Sergio aveva normalizzato il suo respiro, sentivo ancora il suo cuore battere forte sulle mie tette, mi guardò e togliendomi le mutande dalla bocca mi disse “Sei una puttana Sofia, la mia puttana” e mi baciò ancora.

Per segnalazioni e suggerimenti: hungrymax@hotmail.it
Una volta finito il turno riuscimmo a vederci in un bar in città per poter parlare seriamente, questa volta per bene.

S: Sofia Sofia…

Io: Te ridi eh, io rido per non piangere se ripenso a quello che abbiamo fatto…

S: Sei stata bene o no? Non mi sento convinto a proporti qualcosa del genere, ti dò qualche giorno per pensarci, ho la sensazione che al momento hai reagito d’impulso. Devi considerare che questa proposta richiederà un pò di compromessi ma potresti toglierti diversi sfizi nel caso tu accettassi.

Intanto arrivò la cameriera a portarci le birre che avevamo ordinato, Sergio era tornato l’uomo che conoscevo, con lo sguardo furtivo colse il più possibile dalla scollatura della giovane cameriera, dovevano piacergli molto le donne.

Io: Sergio non lo sò, sono combattuta. Stasera ho scoperto molte cose che non avrei mai detto di me stessa. Allo stesso tempo questa situazione, la tua proposta…mi sembra tutto così incredibile, da una parte mi sento di fidarmi di te ma dall’altra…non posso espormi così, non dove lavoro e non dove vivo, poi con sconosciuti!

S: Cara, le persone che frequenteresti sarebbero solo persone fidate, molti di loro sono uomini con famiglia che vogliono meno rotture di coglioni di te.

Io: Che ti dico…mi hai portato a ballare e dovrò ballare immagino.

S: Non hai capito, la mia &egrave un’offerta, puoi accettarla o rifiutarla. Non ha assolutamente niente a che vedere con il regalo che ti ho fatto, di quei soldi non devi preoccuparti, ho i miei giri anche io e sò come fare gli affari. E poi, mia moglie &egrave vecchia e rincoglionita, di figli non ne abbiamo, i miei vizi non sono nemmeno troppo costosi…

Mi disse quest’ultima frase con la stessa faccia da predatore che aveva prima come per dire “I miei soldi se ne vanno in puttane come te, mi costi un paio di birre e faccio il mio porco comodo” e così finì la sua birra e ce ne andammo.

Tornando verso casa mi spiegò che sua moglie ormai era totalmente disinteressata alla sua vita sessuale, sapeva che andava a puttane e non le interessava. Dalla mia stava salendo un’agitazione per questa giornata che stava per terminare ed io che non sapevo da che parte stare, le due birre non mi aiutavano di certo. Gli dissi che non avevo sonno, che non sarei voluta andare a casa così presto. Sergio colse subito nei miei occhi la mia supplica, magari fraintendendo una richiesta per non passare la notte da sola.

S: Ho capito dove vuoi andare a parare, voglio approfittarne per mostrarti una cosa. Così per passare ancora un pò di tempo insieme.

Uscimmo dalla periferia, continuammo per 20 minuti in una stradina che andava a infilarsi nelle montagne appena fuori la città, in una foresta fitta. In quella zona non c’era nulla se non qualche piccolissima frazione, per lo più case estive di stranieri. Parcheggiammo nel giardino di una piccola casetta di legno, distaccata dai piccoli complessi che c’erano in zona.

S: Eccoci quà! Questa &egrave il mio rifugio dove vengo a rilassarmi quando posso, &egrave piccola, lontana da tutto e da tutti, occhio che il telefono prende poco, se vuoi avvertire qualcuno fallo qui fuori.

Io: E’ un gran bel posto, da quassù si vede la città e si stà benissimo, avrei immaginato che fosse più freddo!

S: Entriamo, in ogni caso devo far partire la caldaia altrimenti geliamo lì dentro.

Mi sentivo un pò sporca, stavo mischiando troppe sensazioni contraddittorie, non riuscivo ad essere lucida ma mi rendevo conto che non potevo più comportarmi come una bambina con l’amico di papà, bensì come una donna corteggiata a dovere e molto remissiva. Lo ero, mi piacevano questo genere di coccole e avevo tanta fame di questa nuova me che avevo scoperto poche ore prima.

Entrammo in casa, uno spazio aperto dove non c’erano separe o muri divisori tra il soggiorno e la cucina, il che la faceva apparire più grande. C’era giusto un bancone che fungeva da penisola vicino la zona cottura. Nel soggiorno spiccavano dei tappeti che sembravano essere costosi e due piccoli divani di pelle nera sistemati davanti ad un tavolino bassissimo e particolare. Sembrava piuttosto curata per essere la seconda casa di un camionista. Mi disse che l’affittava a delle persone quando non la utilizzava lui. Mi chiese se volevo bere qualcosa, per scaldarci un pò visto che la caldaia ci avrebbe messo un pò, lui si versò del wiskey e ne chiesi un pò anche io, un pò per zittire la mia parte sana, un pò per lussuria: sapevo benissimo che da li a breve mi avrebbe fatto la festa. Chiesi del bagno dove andai a fare le mie cose, notai che era nuovo, che avevano fatto dei lavori non indifferenti per riuscire a sistemare una vasca in stile inglese in mezzo alla stanza. Era un bagno curioso, eccentrico, mi chiedevo perch&egrave una cura dei particolari del genere, in un posto del genere! Tornai poco dopo e lo trovai già sull’uscio dove senza pensarci gli rubai un bacio bevendo il suo ultimo sorso di wiskey.

S: Oh oh oh! Questo ti costerà ben più di un bacio cara! Abbiamo finito il wiskey, dovevo fare la spesa proprio questa settimana, il prossimo weekend ho degli ospiti particolari.

Non feci molto caso a ciò che riguardasse la casa ed i suoi affari, con degli occhi da cerbiatta e un’improvvisazione piuttosto patetica gli dissi “Sofy &egrave stata cattiva, ha bisogno di una lezione!” Mi sentivo divertita, mi rendevo conto che ormai stavo esplorando una parte di me che avevo inibito per troppo tempo, in maniera disordinata ma divertente stava uscendo fuori poco per volta.

Sergio aprì la porta accanto a se, mi invitò ad entrare e rimasi di stucco a scoprire un’alcova dentro una casa del genere, mi spiegò subito orgoglioso che era stata ricavata facendo fuori parte di una grossa rimessa esterna. A dispetto del bagno e del soggiorno questa stanza sembrava avere meno fronzoli, notai dei grossi maniglioni di ferro attaccati al muro, sei ganci sistemati per il soffitto. Avevo capito che fosse un posto dove ci si divertiva ma non potevo immaginare a cosa servissero tutti quei ganci. Mi voltai e fui subito fra le sue mani, mi tastò dalle spalle ai fianchi sorridendomi e facendomi sciogliere in una vampata di calore. La mia fica non era mai andata a riposo e sentivo già la voglia che si muoveva nello stomaco. Tuttavia mi chiese di spogliarmi, di piegare bene i miei vestiti e di consegnarglieli. Non ci furono n&egrave preliminari n&egrave nulla, mi ordinò con voce ferma e cordiale ciò che avrei dovuto fare. La cosa non mi spiazzò visto che &egrave ciò che volevo, mi sentivo brancolare nel buio con questa mia nuova me e in lui avevo un punto di riferimento non indifferente vistò ciò che solo lui era riuscito a tirarmi fuori. Rimasi nuda davanti a lui, Sergio prese i miei vestiti piegati e li ripose nell’altra stanza. Tornò subito dopo e mi accompagnò all’alcova. Mi fece salire sul letto lasciandomi in ginocchio su di esso. Ero divertita all’idea di questo gioco e non capivo nemmeno perch&egrave rimase vestito tutto il tempo, speravo in una bella notte di sesso! Sergio mi spiegò le pratiche che venivano consumate in questa casa da parte dei suoi ospiti. Disse che poche persone avevano a disposizione le chiavi di questo posto, c’era un registro dove ognuno di essi faceva richieste o segnalazioni e da queste persone a fine mese percepiva dei soldi. Il suo giro di affari era questo, tutto quì. Io ero un pò scettica, mi chiedevo perch&egrave pagare tanto per un posto del genere. Sergio aprì l’armadio e mi fù tutto più chiaro. Un enorme armeria personale costituita da corde, frustini di vario genere e misura, oggetti particolari, molti di questi in ferro. Mi fù subito chiaro che qui si svolgevano dei veri e propri festini sadomaso. Mi preoccupò un pò la vista di tutte quelle cose ma ero incuriosita, provai subito a chiedere a cosa servissero quando Sergio mi interruppe subito dicendomi
“Ah-ah, buona! Buona! Non iniziare a farmi domande! Queste cose sono solo alcune delle cose che ho avuto il piacere di comprare per questi miei ospiti, sono tutti personaggi chi più chi meno molto stravaganti ed adorano questo genere di cose.”

Prese in mano una frustino corto tastandone il manico

S: Queste pratiche non le ho certo avvicinate ora, ho sempre avuto il pungo duro nel sesso ma non sono mai dovuto ricorrere a queste cose, sono pratiche che non amo particolarmente, sono un uomo molto più fisico di quello che hai potuto constatare prima cara Sofia. Percorsi mentali e stravaganze del genere non mi fanno effetto. Però queste corse le uso anch’io, non per fare i ghirigori che ho visto fare a quei galantuomini ma per tenere il più ferma possibile la puttanella di turno che stò per scoparmi.

Dicendo questo rimise a posto il frustino e chiuse l’armadio. Si avvicinò a me e mi prese per mano, facendomi alzare e portandomi in bagno. Sentivo il rumore dell’acqua aperta, non mi ero accorta che Sergio avesse aperto l’acqua calda e c’era già metà vasca piena d’acqua calda.

S: Ora mi occuperò di te, voglio assicurarmi che tu possa darmi ciò che voglio.

Io: Cosa intendi? Tutto questo mi eccita, mi vuoi tutta bella profumata?

S: Non solo, vieni, entra nella vasca.

Feci per accovacciarmi nella vasca quando Sergio invece mi ordinò di mettermi a gattoni nella vasca. Sorridendo seguì i suoi ordini e mi preparai ad una bella ravanata nella mia fica. Invece Sergio, tirandosi su le maniche prese una spugna e del bagnoschiuma, con mio enorme stupore iniziò a bagnarmi la schiena e tutto il resto, senza concentrarsi n&egrave sulla fica n&egrave sul seno. Un gesto del genere lo trovai molto affettuoso e non che mi dispiacesse ma mi sembrava fuoriluogo, non capivo se mi volesse Troia o se mi volesse adorare.

S: Ti piace eh? Nonostante il mio aspetto, i miei modi rudi, sò cosa darti per darti piacere o per farti impazzire.

Con dei gesti rotatori iniziò a strofinare la schiena, scendendo sui reni e finalmente sui glutei, aveva ragione che sapeva come farmi impazzire, sentire la spugna che si avvicinava al culo, alla fica, mi provocava una voglia irrefrenabile che mi portava ad esporre sempre più il culo. Sergio allora bagnò la spugna, tolse la schiuma da essa ed iniziò a risciacquarmi passandomela velocemente sulla schiena e più lentamente e finalmente, in mezzo alle gambe. Una sensazione che mi fece morire un gemito fra le labbra socchiuse, tenendomi in sospeso e prigioniera della sua mano. Ormai ero partita, scoprivo piano piano nuove emozioni, accompagnate da una fisicità disarmante che non avevo mai provato prima. Ben presto alla spugna fece spazio la sua mano, sentì le sue mani impossessarsi della mia fica, piano piano del mio culo infilando un pò del suo pollice, un’ispiezione esperta, immagino che volesse capire se avessi mai avuto dei rapporti.

Io: Qualche volta.

S: Qualche volta cosa?

Io: Ho avuto solo poche esperienze lì.

S: Non ti ho mai chiesto se avevi avuto esperienze con il tuo culo, non mi interessa di certo se ne hai mai avute. Visto che te lo stai chiadendo, questa sera avrò quello che voglio, ciò vuol dire che se voglio il tuo culo me lo prenderò.

Tutto questo con calma e un sorriso irriverente. Ma mi eccitava l’idea, non me ne fregava nulla che stavo per farmi male, quel cazzo era troppo largo, di certo mi avrebbe fatto malissimo!

Continuò con i massaggi al culo per un altro minuto, regalandomi ancora attimi di piacere profondo. Ritornai in me quando sentii il rumore del tappo della vasca che era stato tolto, Sergio si stava asciugando le mani con un asciugamano, me ne porse subito uno più grande, per me. Ero accaldata, eccitata, mi sentivo la pelle morbida, avvolgendomi nell’asciugamanto mi resi conto di quanto fossero sensibili i miei capezzoli, desideravo al più presto le sue mani su di essi.

Mi condusse nella sua alcova, come prima, in ginocchio davanti a lui. Ora il suo sguardo tramutava dal cordiale padrone di casa al cacciatore che era. Ero nella sua tana, ed io ero la giovane cerbiatta inesperta che ingenuamente era finita nelle sue grinfie, o forse no, era quello che volevo dannatamente scoprire. Sarei stata puttana e sconfitta? O sarebbe stato il possente errore a cui andavo incontro con tutta me stessa?
Sergio prese le corde, ora sentivo l’adrenalina nel mio corpo, non volevo più fare questi pensieri n&egrave fargli domande, avevo scelto di concedermi a lui e di appagare me stessa.
In un attimo fù accanto a me, che maneggiava queste corde con cura, io cercavo di seguire quel districarsi di corde e non capivo, in pochi attimi il mio polso destro fu completamente legato in maniera ordinata e pulita, stessa cosa accadde all’altro, poi alle caviglie, tentai di seguirlo con gli occhi, con il corpo ma Sergio mi rimise subito giù, con la schiena su quel letto così soffice, mi sentivo donata a un sacrificio al quale non mi ero mai voluta avvicinare ed ora, a 37 anni e un pò sconfitta volevo una sorta di rivincita contro tutti quei preconcetti che non mi avevano portato a nulla. Poco dopo Sergio mi chiese come mi sentivo, se mi faceva male qualcosa, gli risposi di no, che non provavo alcun dolore n&egrave fastidio. Inizio a legare l’estremità delle corde degli arti superiori a dei ganci che erano nascosti dietro le tende, mi ritrovai con le braccia appese ma avevo ancora molta libertà di movimento. Il punto di ritorno era passato da un pezzo e mi piaceva pensare a ciò che mi sarebbe successo poco dopo. Sergio fece lo stesso lavoro con le mie caviglie, lasciando però molto più gioco con le corde. Finito. Aveva concluso tutte le legature ed io ero lì imbambolata ad aspettare un suo gesto, un qualsiasi suo gesto. Speravo che si spogliasse e mi saltasse addosso, invece lo vidi andare verso un enorme mobile a cassetti, frugare dentro uno di essi e tirar fuori qualcosa, non capivo cosa fosse sentivo solo il rumore della plastica della confezione. Scartò la confezione e tirò fuori una sorta di cappella di plastica, grande, non capivo davvero cosa potesse essere. Da un altro cassetto tirò fuori un oggetto particolare, una specie di elettrodomestico, come un bastone con un cilindro all’estremità. Vidi che sistemò con cura quella cappella di gomma su questo cilindro e poi la cosparse tutta di gel. Si avvicinò a me con un sorriso da laido porco, inserì la accanto al letto e accese quello strumento.

S: Ha due velocità, entrambe ti porteranno ad implorarmi di smettere o di farti sbattere, lo scopriremo presto.

Salì sul letto, dove io, a gambe aperte, nuda, con le tette al vento e lo sguardo tra il preoccupato ed il voglioso lo guardavano senza proferir verbo. Mi mise tre cuscini sotto la schiena e sotto la testa per farmi stare comoda.

S: Desidero guardarti mentre ti farò questo, voglio che anche tu veda quanto sei troia.

Con l’apparecchio acceso senza preavviso si appoggio alla mia fica. Il rumore di quell’apparecchio cambiò subito in un suono più imbarazzante dovuto dal contatto con la mia fica. Non ebbi molto tempo per pensare, ero pronta a tutto e non sapevo cosa aspettarmi, scoprì subito che si trattava di un vibratore, la cosa mi tranquillizzò subito. Non avevo fatto i conti con Sergio. Iniziò a roteare il vibratore attorno al mio clitoride, muovendo la testa del vibratore su tutta la fica, cercando di sensibilizzare il più possibile la zona interessata. Inizialmente la sensazione era piacevole, man mano che passavano i secondi la mia fica diventava sempre più sensibile e questa sensazione andava crescendo sempre più, incontrollabile. Sergio con una mano inizio a tastarmi le cosce, i fianchi e prese possesso del mio seno, mentre con l’altra si apprestava ad iniziare quella che iniziava ad essere una pratica di tortura. Iniziai a provare un enorme piacere, di nuovo quella sensazione di liberazione, dove c’era quest’unica catena che mi legava a lui, proprio per non averne più di catene. Muovevo il bacino, iniziai a godere a provare piacere per quella pratica nonostante non fosse piacevole in alcuni momenti dove lui si soffermava troppo su una zona anzich&egrave un’altra, ma proprio questo, il non poter decidere mi faceva impazzire di piacere. Passò alla velocità elevata, ora la testina non solo vibrava ma in alcuni momenti roteava, avvertii subito che le cose erano completamente diverse, ormai la mia fica era un vertice dal quale partiva solo piacere e non riuscivo più a capire dove finiva la mia fica e dove continuava il mio corpo. Iniziai a muovermi più animatamente mentre dalla mia bocca, complice l’alcool iniziarono ad uscire frasi del tipo “sono troia, troia siiiiii, sono tua, fammi tutto quello che vuoi Sergio!!!”. E Sergio era appagato da tutto questo, muoveva con fare esperto le sue mani su di me, accompagnando quello che era un prolungamento delle sue fantasie sulla mia fica, torturandola di piacere.

S: Ho il controllo della tua fica e non solo ora, posso portarti oltre ma il resto stà a te. Troia, chi &egrave il tuo padrone ora?

Staccando il vibratore dalla mia fica, colpendola con esso proprio sul clitoride attivando la roteazione e facendomi impazzire.

Io: Sei tuUuuUUuuu…!!! P-PadROoone SIII si! si! AHHhhhhhh

Ero in delirio, ogni volta che tornava sul clitoride partiva una scossa di piacere, calore, dolore, incontrollabili. La mia fica ormai era un lago, sentivo il culo bagnato, segno che dovevo aver perso tanti umori. Ero al limite, sentivo arrivare l’orgasmo e con esso la risposta alle mie domande, ero la sua troia e questo mi faceva sentire donna come mai mi ero sentita fra le braccia di qualcuno. Una serie di gemiti strozzati e poi uno più lungo accompagnarono il mio orgasmo, con il mio bacino che era alzato il più possibile per avvicinare la mia fica al mio Padrone.

S: Ora arriva il bello cara….

Continuando a guardarmi fisso negli occhi con autorevolezza premette il vibratore sul clitoride con forza, ora faceva male, era insopportabile la sensazione, impazzivo senza la possibilità di pause, non riuscivo a divincolarmi, ci provavo ma la sua mano seguiva sempre la mia fica e se per un attimo riuscivo a fuggire dal mio carnefice lui trovava sempre il modo di colpirmi dritto nell’anima. Quel suo sguarda sanciva chi era il dominante e chi la dominata, dopo il piacere pagavo pegno a lui, ricordandomi che solo lui poteva farmi sentire così. Imprecavo, urlavo in maniera convulsa, sentivo una specie di orgasmo salire in mezzo alle mille altre sensazioni fortissime che quella tortura mi provocava, urlavo, stavolta chiaramente quando Sergio mi disse:
CAGNA! GUARDA QUI, ORA!

Un orgasmo, uno scioglimento devastante, una serie di schizzi che uscivano dalla mia fica, il rumore del vibratore era più sordo, la testina bagnata e questa sensazione di caldo prima e freddo poi al culo, mi stavo pisciando addosso!

Ora il vibratore era spento, nella stanza si sentiva solo il mio fiato, i miei piccoli gemiti incontrollati, umiliata e imbarazzata, Sergio che si bordeva il labbro e con le mani mi carezzava le cosce ed il seno.

S: Non ti sei pisciata addosso, sei solo una gran troia vogliosa ed io lo so.

Mi slegò velocemente le caviglie, ora libere. Le gambe facevano male ora che potevo muovermi sentivo quanto fosse stato spiacevole rimanere in quella posizione. Sergio si spogliò velocemente, aveva fame, fame di me, della sua donna, la sua puttana. lo vedevo, aveva già il cazzo duro che svettava sotto le sue mutande, ora era nudo davanti a me. Io che ancora mi portavo dietro il piacere di questi orgasmi, non capivo più nulla, lo desideravo, lo volevo ancora. Prese il gel, ne mise un pò in una mano, ora avevo due dita nel culo, come prima, ora meno gentili. Sapevo cosa mi aspettava ma avevo ormai desistito all’idea di ribellarmi dalla sua arrembante voglia di incularmi, era giusto così, speravo solo che non avrei sofferto a lungo. Ero sbronza, strafatta di piacere, ora leccavo avidamente le sue dita, sapevano di gel alla fragola. Mi bacio e mi puntò il cazzo sulla rosetta del culo, ero rilassata e provata, non opposi resistenza, iniziò a spingere con forza per forzarlo, come centrò il buco sentì la sua cappella entrare appena, feci in tempo a stringere il culo che lui si fermò: mi avrebbe sfondato glielo leggevo negli occhi ma voleva fare le cose per bene, non voleva farmi male, o forse non voleva fare danni. Piano piano cercò di entrare, ora il dolore lo sentivo, le mie smorfie, i miei lacrimoni, lui si fermava ogni volta ed io piano piano sentivo il dolore che passava. Uscì di nuovo, ora il culo era stato aperto parzialmente, mise ancora del gel, stavolta sul cazzo e poi si rimise dentro di me. Prese le sue mutande e me le mise in bocca, come poche ore prima. Sentivo il sapore forte, l’odore fortissimo di cazzo, sperma, piscio. Mi faceva sentire così troia, mi piaceva, ora ero pronta ad accoglierlo dentro di me, con o senza dolore. Inizio ad infilzarmi, tempo un minuto e mi ritrovai completamente impalata sul suo cazzo, le mie gambe avvinghiate a lui, scuotevo le braccia legate, mi sentivo imprigionata, vittima ancora delle sue voglie, una sensazione piacevole di negazione di una Sofia che pian piano stava facendo parte ad una Sofia nuova, Donna capace di prendersi il suo piacere, donandosi a chi faceva di lei, strumento di piacere per se stesso. Cavalcammo molto in quella posizione, Sergio utilizzò ancora il vibratore sulla mia fica, ricordo di aver ricevuto degli schiaffi, di aver sentito le sue mani stringermi il collo durante quella monta selvaggia, la scopata di qualche ora prima lo aveva portato ad una resistenza che non aveva niente a che vedere con la nostra prima scopata, le sue mani mi stringevano i capezzoli nei punti più sensibili, portandomi al piacere o al dolore, in base a ciò che voleva lui. Godevo, godevo e godevo, prenderlo nel culo era una novità anche quella, bench&egrave lo avessi provato da ragazza con risultati pietosi. Mi sentivo piena di lui, di quel maschio voglioso, porco, che non aveva niente a che vedere con i ragazzi o gli uomini che di tanto in tanto frequentavo, lui sapeva prendere quello che voleva e sapeva pure come lasciarlo andare. Sapeva anche che non me ne sarei andata, sarei tornata da lui ancora una volta, ormai ero dipendente da lui, il mio percorso di Donna, di puttana, dipendeva solo da lui. Mi allargò le gambe, ora i suoi affondi erano decisi, provavo delle fitte ad ogni affondo, con quel palo di carne che mi infliggeva colpi spietati mi sentivo io la dominante, colei che andava incontro trionfante al suo ennesimo orgasmo, conscia di aver superato questa prova con enorme successo. Iniziai ad incitarlo, come se non potesse fare di più mi stupì ancora, piegandomi al dolore con affondi ancora più decisi, un paio di schiaffi e dei morsi sul collo. Godetti senza preavviso, un’esplosione questa volta. Ora era lui di nuovo su di me, che mi cavalcava e mi usava come più gli piaceva, ed io vittima del suo gioco ero ancora una volta in balia del suo dolore e piacere, poco a dire il vero, ora che voleva scaricarmi dentro di me il suo godimento. Lo sentii ansimare sempre più forte, chiamando l’orgasmo un paio di volte, usando epiteti come troia, puttana, mi chiese per l’ultima volta cosa fossi ed io esausta e sofferente presi le ultime forze per cacciar fuori in un tentativo di urlo un “Il mio Padrone….!” dopodich&egrave venne, travolgendomi piantandosi col cazzo nel culo fino ai coglioni, le mie gambe per aria, sulle sue spalle, le mie tette torturate dalle sue mani, una sborrata, due, sentivo la sua cappella pulsare dentro le mie viscere, sentivo questa sensazione calda nell’intestino che andava ad alleviare il dolore di quel cazzo duro che si era gonfiato ancora di più nella sua sborrata finale.
Pensando che fosse finita, cercando di godermi in un relax post scopata delle riflessioni su ciò che era successo mi ritrovai con Sergio che mi mise subito il cazzo davanti la faccia, sporco di sperma che colava sulle mie tette. Tentavo ancora una volta di fare di testa mia, questa volta invece mi lasciai andare totalmente ed accettai il suo volere, feci entrare quello splendido cazzo nella mia bocca e lo ripulii dai suoi liquidi. Mi slegò, la sbronza era passata, le braccia mi facevano meno male delle gambe ma provai comunque enorme conforto ora che erano libere. Sergio mi diede un bacio, ero sua, la sua troia e lui il mio Padrone, crudele e che teneva prigioniera la donna che ero e che sono.

Per segnalazioni e suggerimenti: hungrymax@hotmail.it Avevo cercato Sergio più volte durante il lavoro mandandogli numerosi SMS, volevo sentirlo e sentivo il bisogno di rivederlo.
Avevo finalmente accettato la sua offerta, sull’onda di un entusiasmo dovuto alla nascita di questa nuova Sofia che si sentiva finalmente pronta a fare i suoi passi indipendenti senza il peso di giudizi morali. Sapeva cosa stava perdendo e credeva che valesse la pena rischiare.

S: Eccoti! Sapevo di trovarti qui!

Era Sergio, era all’autogrill.

Io: Ciao! Come mai qui a quest’ora?

S: Oggi non lavoro ho avuto alcune cose da sistemare in città, non ti ho risposto perch&egrave volevo parlarti, stacchi fra poco giusto?

Io: Finisco il turno fra mezz’ora, vuoi aspettarmi?

S: Va bene, se non ti spiace uso il bagno.

Ammiccando un occhiolino scese nei bagni, il mio lavoro ormai era quasi finito, sistemai quello che c’era da sistemare e andai a cambiarmi.

S: Si può?

Io: In teoria non si potrebbe stare qui!

Risposi scherzosa, Sergio fece che entrare rimanendo discreto dall’altra parte degli armadietti.

S: Immagino che tu voglia parlarmi di quel lavoro, mi fà piacere che sei giunta ad una conclusione, quale essa sia.

Finii di sistemarmi la camicetta cercando di mantenere ordinata il più possibile la scollatura dalla quale si facevano largo prepotenti i miei seni. Da quando Sergio mi aveva “iniziata” mi sentivo più a mio agio a mostrare il mio seno senza sentirmi intimidita dagli sguardi degli uomini.

Io: Eccomi quà, hai indovinato! Non la tirerò per le lunghe, sono ansiosa di conoscere tutti i dettagli, voglio cimentarmi in questa esperienza!

S: Ahahah! Non mi aspettavo di vederti così di buon umore, mi fà molto piacere che tu sia così serena a riguardo! Vedrai, tutto sommato si tratta di un lavoro come un altro, &egrave il personale che non si trova, non tutte sono qualificate come te….

Si mise a ridere aprendomi la porta e strappandomi un bacio discreto. Quel gesto mi fece felice e mi imbarazzò temendo che qualcuno ci vedesse.

Io: Che bastardo, tu la fai molto facile, caschi bene che tutto quello che stà succedendo &egrave benvenuto ma mi stò accorgendo che stò correndo molto velocemente, questo va di pari passo con questa mia nuova natura e non voglio fermarmi, sò che in questo momento sei te il mio unico punto di riferimento e seguirò ciò che mi consiglierai ed ordinerai.

Le ultime battute della conversazione le facemmo uscendo dall’autogrill, come uscimmo Sergio mi accompagnò alla mia auto e mi chiese se avevo da fare. Risposi che avevo la serata libera e lui pensandoci un attimo mi chiese se volevo iniziare a fare sul serio già da quella sera. Stava improvvisando ma era credibile.

Io: E sentiamo, com’&egrave che ci sono già clienti disponibili e sicuri?

S: Potrebbero non esserci, vieni alla mia auto, andremo con la mia in un luogo qui vicino dove potrai vedere con i tuoi occhi quello di cui stò parlando, vedrai le differenze fra ciò che ti offro e ciò in cui navigheresti senza una guida esperta come me.

Così accettai, andammo alla sua macchina e ci avviammo sull’autostrada. Passarono circa 40 minuti, ci fermammo in un’area di sosta molto grande, di quelle con i parchi.

S: Ecco cara, ora qui vedrai un pò di movimento. Qui ci vengo a scopare di tanto in tanto, non vado mai oltre il pompino anche perch&egrave difficilmente puoi trovare delle persone affidabili.

Io: Cio&egrave? Vedo tante auto parcheggiate e diversi camion, dove diavolo saremmo finiti?

S: Cara, tutte quelle auto sono qui per avere degli incontri, vedi quelle auto con le luci accese? Significa che sono disponibili ad una conoscenza, significa che stanno cercando. La maggior parte sono uomini che cercano uomini, difficilmente ci sono delle donne qui se non qualche puttana o più raramente mogli accompagnati dal marito o dall’amante. Ecco, un paio di volte mi &egrave capitato di sbattermi la moglie di qualcuno davanti ai suoi occhi.

Io: E perch&egrave siamo qui? Non vorrai mica farmi sbattere da quelli! Io qui non conosco nessuno, come fai a riconoscere qualcuno?

S: Sofia non correre troppo, aspetta…il mio intento &egrave di farti vedere usi e costumi di questo mondo, sulla strada ci sono molte persone che cercano una sola cosa, e tu sei la persona che può dargliela. Capisci che anche loro avranno gli stessi dubbi? Le puttane che girano qui in zona non hanno garanzie e di mogli accompagnate…ce ne saranno un paio in tutta la provincia. Queste persone se potessero pagherebbero per sbattersi una troia come te. Te non lo fai per soldi, a te piace il cazzo e se dimostri loro almeno la metà di quanto hai dimostrato a me ti ricopriranno di soldi. Tutto quello che faremo ora &egrave aspettare, ho già delle persone da farti conoscere, sò che stanno lavorando in zona e posso sentire se sono disposti a conoscerti.

Sergio mandò velocemente un paio di SMS, nell’attesa mi guardavo intorno, vedevo del movimento, in effetti c’erano persone che arrivavano ed altre che conoscendosi ripartivano verso chissà dove. Quel movimento mi eccitava i sensi, mi sentivo a mio agio li.

S: Perfetto, indovina? Sono in sosta qui in zona, dobbiamo girarci e prendere verso sud, in 20 minuti saremo lì. Ti senti pronta?

Io eccitata ed emozionata all’idea di fare questa prima esperienza risposi tutta cinguettando “Si! Sono eccitatissima all’idea di conoscerli!”

S: Senti…per evitare fraintendimenti, ovviamente questi vorranno scoparti, lo hai capito si? Io mi occuperò del resto. Andrà tutto bene, ok?

Io: Si si! Andiamo!

Detto quello abbracciai Sergio e lo baciai sulla guancia, ero tutta pepe, mi sentivo agitata ed eccitata e non vedevo l’ora di scoprire cosa mi avrebbe riservato il futuro.

Arrivammo nel giro di mezz’ora, stesso copione: questa volta l’area di sosta era più piccola, senza parchetto ma c’era un camion ed un paio di auto. Sergio mi fece scendere e mi disse di aspettare accanto alla macchina, andò accanto al camion dal quale scese un uomo, più alto di lui con un cappello, da lontano non riuscivo a capire chi fosse. Dall’altro lato scese un uomo simile a Sergio, con un pò di pancia ed anche lui si mise a parlare con i due amici. Sergio venne da me e mi accompagnò da loro, presentandomi come la sua amica. Quel “amica” mi suonava strano, io avevo dato prova di essere più di un’amica e mi sentivo un pò piccata che non mi considerasse Sua. Non ci feci caso e strinsi la mano del primo uomo.

P: Piacere cara, sono Paolo e spero che ti vado a genio tanto quanto tu lo vada a me, sei meravigliosa!

Un uomo alto, forse appena più giovane di Sergio, capello corto brizzolato, due enormi baffi con una mosca, un viso piuttosto pulito, un uomo di mondo ed a pelle mi &egrave sembrato una persona curata e simpatica. Sorrisi alla sua presentazione, lo baciai sulla guancia, lui mi trattenne per un terzo bacio a stampo sulle labbra.

Mi presentai anche all’altro uomo, un orsone più giovane dei due, occhiali spessi e barba fitta fitta, brizzolata sul pizzetto. Aveva dei modi garbati e sembrava un pò in imbarazzo, mi baciò sul bordo della bocca cingendomi il fianco, un tocco che mi fece molto piacere mandandomi l’eccitazione alle stelle.

D: Piacere cara Sofia, io sono Danilo. Siamo molto felici che tu abbia voluto incontrarci, non ci aspettavamo una creatura meravigliosa come te.

S: Bene ragazzi sono felice che vi abbia fatto piacere conoscervi, se tutto &egrave apposto che ne dite di salire in cabina?

P: Vieni cara, ti aiuto a salire da quà.

Salimmo uno alla volta, io seguita da Paolo, dall’altra parte salì prima Danilo, lasciando la porta aperta e parlando con Sergio per gli ultimi dettagli. Intanto Paolo mi condusse nella cuccetta dove mi misi comoda insieme a lui. Iniziammo a conoscerci con un pò di contatto fisico, lui mi chiese se fosse la mia prima volta e gli risposi di si, visibilmente eccitato con dei modi molto discreti mi aiutò a svestirmi. Fuori intanto era buio ormai, Danilo e Sergio erano saliti e si erano seduti nei sedili anteriori. Paolo ripose i miei vestiti in uno spazio elevato ed inizio a baciarmi i seni, parlando con i suoi amici di quanto la mia pelle fosse morbida elogiandone la pulizia e la sensualità. Anche Danilo si fece spazio vicino a me ed iniziò a baciarmi, toccandomi con gentilezza i fianchi, i seni, le cosce ed il culo. Mi sentivo coperta di attenzioni ed ero molto eccitata, mi sentivo a mio agio con i loro modi calmi e sicuri, mi aspettavo di peggio e mi ritenevo piuttosto fortunata. Decisi di prendere in mano la situazione, iniziai a spogliare Danilo, dopodich&egrave anche Paolo iniziò a spogliarsi rimanendo ben presto nudo come me. Finì di spogliare Danilo, scoprendo il suo cazzo, già sull’attenti, bello tozzo come quello di Sergio ma ben più corto. Dietro di me si faceva spazio Paolo con un cazzo non del tutto eretto ma visibilmente enorme. La cappella non era grande come le altre due dei miei partner ma il suo cazzo stato più grosso di 20 centimetri. Vedendo la mia faccia ridendo mi disse “Sono ventidue!” Ed io spalancai gli occhi e gli dissi “Giura!”

P: Scherzavo sono ventitre! ahahahahah!

Avevamo rotto il ghiaccio e ben presto ci sarebbe stato ben altro di rotto! La mia paura era che volesse mettermelo nel culo, dopo di Sergio avevo avuto un pò di dolori e mi spaventava l’idea di un palo del genere. Iniziammo la danza sensuale attorcigliando i nostri corpi, Paolo si appoggiò a me, prendendomi da dietro per i seni, infilando lentamente il suo cazzo dentro di me nella mia fica ormai fradicia. Mi abbandonai subito sopra Danilo iniziando a baciarlo mentre con una mano gli lavoravo il cazzo. Danilo mi strizzava i capezzoli di tanto in tanto, almeno quando questi ultimi erano liberi dal massaggio funzionale di Paolo. Era eccitante. Ero l’oggetto del desiderio di due uomini, due sconosciuti, mi piaceva da impazzire. Il lavoro di Paolo era impeccabile, il suo movimento di bacino mi faceva godere molto e sentire quel cazzone che aveva ormai raggiunto la sua erezione massima tutto dentro di me provocava sensazioni magnifiche, gemevo e sospiravo mentre i miei due uomini si saziavano del mio corpo. Danilo prese a mangiarmi le tette, ora era Paolo che girando il mio viso mi baciava appassionatamente sempre continuando la sua penetrazione. Decisero di scoparmi a turno, fù Danilo il primo a montarmi sopra, era cotto di me, si vedeva nel viso, nei modi, avrebbe voluto mangiarmi se avesse potuto. Infilò senza tanti preamboli il cazzo in fica ed iniziò a sbattermi con un ritmo elevato. Questo comportamento mi fece godere come una puttana, iniziai a gemere ad alta voce, ormai anche Sergio era col cazzo di fuori e si toccava guardandomi. Danilo mi sbatteva con forza e metodo, le sue mani scorrevano su di me, mi faceva leccare le sue dita, mi strizzava il culo, le tette, era stupendo!

D: Sergio te lo devo dire, Sofia &egrave una donna con la D maiuscola, non sò come ringraziarti di avercela presentata!

S: Hai ragione, &egrave nella sua natura, ne avrà di cazzi davanti a s&egrave ancora! e non solo davanti ahahah! Sono contento ti piaccia, puoi farle quello che vuoi, pacchetto completo.

Pacchetto completo? Pensai a cosa potesse essere ma non immaginavo, ero intenta a farmi sbattere e mi piacevano tutti questi apprezzamenti, tempo ancora due colpi e Danilo avrebbe ceduto, era al culmine, volevo dirgli qualcosa ma lui uscì di colpo, si avvicinò a cavaccioni al mio viso e masturbandosi molto velocemente iniziò a schizzarmi in faccia una gran quantità di sborra densa, sorpresa da tanti schizzi ci volle un attimo prima che mi occupai di quel cazzo, leccandolo nei suoi ultimi istanti di gloria. Feci in tempo a prendere un pò di sborra in bocca che deglutii avidamente.

D: Grazie amore, sei stata magnifica!

Mentre recuperava il fiato mi baciò per bene e fece spazio a Paolo che guardandoci aveva mantenuto la sua splendida erezione.

P: Adesso tocca a me cara, ritieniti fortunata perch&egrave questo bel cazzo non capita tutti i giorni di averlo fra le gambe.

Io con lo sguardo voglioso lo tirai a me con foga, lui ce ne mise ancora di più prendendo in mano la situazione sopraffandomi di forza, infilzando il cazzo nella mia fica già bella aperta e iniziando a stantuffare. Il suo cazzo era un’altra cosa, godevo come una maiala con quelle misure, mi sentivo piena.
Paolo chiese a Danilo una cosa, non capii bene cosa, si fece passare il gel e se ne mise un pò sulla mano che passò velocemente sul mio buco del culo. Eccolo pensavo, ora mi vuole fare anche lui il mio povero culo. Ero preoccupata per il dolore ma il piacere di quelle scopate mi faceva desiderare anche quello.

P: Piano piano, guarda come entra bene…non sei vergine qui dietro Sofy….

Disse mentre piano piano faceva scorrere il cazzo nel mio culo, in effetti era entrato molto bene, senza problemi con mio enorme stupore. La sua circonferenza era minore a quella di Sergio e questo rendeva meno traumatico il tutto. Iniziò a cavalcarmi con foga, più gemevo e più godeva, più urlavo e più si gasava, era un porco perverso, godeva a stuzzicarmi ed io godevo come lui se non peggio! Mi aggrappai alle tende, il suo penetrare mi stava sconquassando tutta e arrivai velocemente ad un’orgasmo dirompente. Godevo e gemevo, non mi sembrava vero che fino a qualche giorno prima ero cosi depressa e stressata! Paolo digrignò i denti, guardò Sergio e gli chiese qualcosa, anche questa volta non capii ma capii quello che disse Sergio:

S: Certo che puoi! La mia troia si fà fare tutto ciò che vuole il cliente, puoi sbatterla senza preservativo e adora a farsi riempire di sborra, il cazzo le piace anzi la fà impazzire!

A quelle parole pensai che non ero protetta, che cretina che sono stata! Andare ad un incontro del genere senza preservativi n&egrave altro, dentro di me si fece largo uno strano senso di eccitazione, Paolo pompò altri quattro colpi fortissimi uscì dal culo, punto il cazzo nella mia fica e spinse a fondo piantandosi dentro di me eruttando un fiume di sborra bollente. Ululava come un lupo alla luna, ed io guaivo come una cagna ferita. In fondo godevo, ad ogni eruzione del suo seme dentro di me sentivo i miei sensi esplodere di piacere. Il suo cazzo premeva contro la cervice, era troppo lungo, sentivo distintamente tutti quegli schizzi, la mia mente non vagava più in mille direzioni diverse ma solo verso il piacere, un altro orgasmo accompgnò quei pensieri e godetti anch’io con Paolo che era ancora piantato dentro di me, con la fica che a fatica conteneva tutta quella sborra. Poco dopo Sergio mi porse il suo cazzo, dopo qualche leccata mi presi anche la sua bella dose di sborra, tutta in gola. Ero piena, pancia, fica.

Ci baciammo a lungo con Paolo e Danilo, ricomponendoci al meglio ci salutammo con la promessa di rifarsi vivi se per lavoro fossero passati nella nostra zona, il nostro contatto era Sergio.

Sulla strada del ritorno con Sergio io ero appagata, felice, Sergio mi disse che avevo guadagnato ben 400′ con quella prestazione, questo genere di incontri erano molto redditizi per una persona come me. Mi disse che quei soldi li avrebbe tenuti, fino a quando non sarei riuscita a tirar sù la somma necessaria per estinguere i miei debiti restanti. Arrivammo al parcheggio dove io presi la mia auto e mi diressi a casa dopo aver salutato Sergio con il memo di incontrarci al più presto. Avevo mille pensieri e voglie per la testa, sentivo le mutande bagnate della sborra di Paolo, le mie tette odoravano della sborra di Danilo, arrivata a casa mi gettai nella vasca da bagno dove piano piano raggiunsi delicatamente il mio ennesimo orgasmo di quella giornata.

Per segnalazioni e suggerimenti: hungrymax@hotmail.it I giorni seguenti fù sempre peggio, ero diventata lunatica per questa mia nuova natura e la difficoltà di poterla mettere in atto. Sergio lavorava e non riuscivamo a vederci, le mie voglie mi facevano implorare qualunque cosa ma tentavo comunque di mantenere una linea dignitosa per quanto possibile. A lavoro le improbabili battute dei clienti iniziavano ad essere piuttosto piacevoli ed intriganti, fantasticavo difatti sui personaggi più improbabili e su una loro possibile doppia vita. Quante di quelle persone che erano dentro quell’autogrill, in giacca e cravatta celavano un lupo pronto a divorare la carne alla prima occasione?
Ma erano solo fantasie, a lavoro cercavo di rimanere sempre la stessa senza dare a sottointendere nulla. Finalmente arrivò il mio giorno di riposo e con quello la chiamata di Sergio. Mi diede le indicazioni per raggiungerlo nella sua casa in montagna. Mi disse di portarmi il cambio perch&egrave sarei rimasta a dormire lì quella notte. Ero eccitata, feci in un baleno rischiando pure di prendere una multa, ero troppo impaziente di incontrare il mio Padrone. Già, il mio Padrone: l’ultima volta mi presentò come una sua amica, in questi ultimi tempi avevo provato ad informarmi virtualmente su questo genere di pratiche, ho letto qualche articolo riguardante il sadomaso e diversi che trattavano il rapporto fra Padrone e serva. Non mi ritrovavo per nulla in quello che avevo letto, sentivo di essere stata creata da lui e di aver fatto io quei passi lasciandomi andare al suo volere, non volevo rivedermi in nessun altro stereotipo. Però il dubbio che mi tormentava era se per lui ero solo un gioco sessuale oppure ero davvero la sua puttana, la sua serva fedele che solo lei poteva garantire di esaudire ogni suo folle desiderio. Quello che mi faceva stare bene era questo pensiero, poteva scoparsi chi voleva ma volevo spiccare su tutte le altre, quanto lui era diventato importante per me anche io volevo restituirgli quella magnifica sensazione, senza l’orgoglio di poterlo rivendicare poich&egrave la mia natura sottomessa mi portava solo a dare, ricevere e mai chiedere.

Ero arrivata, mi accolse in casa e notai che stava fumando un sigaro, non sapevo nemmeno fosse un fumatore.

S: Solo uno, promesso. Non fumo se non occasionalmente, mi concedo il giusto relax dopo una serie di tour de force impegnativi al lavoro. Cosa mi racconti Sofia, come stanno andando le cose?

Posai subito le mie cose in salotto dove Sergio mi aspettava su uno dei divanetti. Mi misi nell’altro ed iniziai a raccontargli le mie giornate, parlandogli di quanto fossi stata felice che tutto stava prendendo quella piega positiva, che fossi ottimista. Però senza girarci intorno, visto come sono fatta arrivai al punto che mi dava dei dubbi: cos’ero per lui?

Io: Sergio, mi sono accorta che questo cambiamento ha portato alla luce una Sofia a cui non ho mai voluto dare ascolto n&egrave spazio, ho fatto varie riflessioni, mi rendo conto che un cambiamento del genere mi farà crescere molto come donna, non voglio più impormi contro me stessa se non per mia stessa volontà, vorrei seguire più la mia natura. Quando sono stata con Paolo e Danilo il tuo considerarmi un’amica mi ha fatto tremare, prima che tu dica qualcosa capisco che al momento andava bene così, che in ogni caso la tua decisione va bene, però vorrei…saperlo.

S: Sofia cara…dimmi, vorresti essere la mia prigioniera? Dici sul serio? Non ho mai considerato la possibilità di averti a lungo, puoi avere di meglio non voglio prendermi in giro.

Non lo feci continuare e mi accucciai ai suoi piedi appoggiandomi alle sue gambe

Io: Ma Sergio io ti devo tutta me stessa, ho fatto la mia scelta, non voglio perdermi di nuovo. Sei tu. Solo tu il motivo per cui ora sono qui, con il sorriso in ginocchio da te. Sarebbe una fortuna per una donna come me avere Te che dedica le sue attenzioni esperte su di me. Non &egrave lo stesso con gli altri, solo te amplifichi tutte le mie emozioni e mi fai toccare vette irraggiungibili.

S: Capisco, se &egrave questo che vuoi dovrai accettare più di un compromesso, dovrai avere solo il mio credo nel bene e nel male. Ho già visto come funzionano questi rapporti, io non sarò dolce, non sarò un tuo amante, io non verrò a cercarti per farti sentire una regina o cazzate del genere, &egrave giusto che tu lo sappia.

Io: E non lo voglio, sarò Tua. Se ciò che farai di me farà star bene te come tu fai star bene a me sarà un piacere aggiunto, ma io ti stò supplicando di prendermi perch&egrave sei l’unica persona in grado di far vivere questa Sofia.

Detto questo Sergio mi disse di rimanere li. Prese carta e penna e iniziò a scrivere. Era un foglio appena spiegazzato, non capivo cosa stesse scrivendo. Capii a malapena che fosse una bozza di contratto, vedevo dei punti numerati. Dopo qualche minuto mi porse il foglio, lessi attentamente tutti i vari punti, poi mi disse

S: Se vuoi essere mia devi firmare il in fondo.

Lessi il contratto due volte per assicurarmi di aver capito, c’erano alcune clausole e divieti, ben pochi. Si parlava della mia persona, della mia salute, di cose che potevano mettere a repentaglio essa. Ci pensai un attimo, rilessi con agitazione un’ ultima volta, poi lo guardai. Rimasi in quella stanza in ginocchio per un periodo indefinito, Sergio spense il sigaro sul posacenere del tavolo, accanto c’era il foglio con la mia firma.

Ero in ginocchio, incupita, non sapevo cosa mi sarebbe successo e maledivo il giorno in cui avevo iniziato a scoprirmi nuova, ero preoccupata perch&egrave il mio punto di riferimento principale in quel momento non c’era più ma fù una questione di pochi istanti, Sergio mi prese per mano, mi alzò e mi baciò appassionatamente, iniziò a spogliarmi lentamente e con dolcezza fino a lasciarmi nuda in quel salotto, mi fece stendere a pancia sotto si quello strano tavolo di pietra. Al tatto era fredda ma mi abituai velocemente, in quella posizione avevo il culo e la fica belli esposti, risaltavano al partner e non stavo nemmeno scomoda. Ora dovevo chiamarlo Padrone, anche se non dovevo essere troppo riverente. Mi aveva concesso un’elasticità minima su quel tipo di dettagli, lui voleva badare al sodo. Iniziò a tastarmi lo spacco della fica con le sue dita, in quella posizione mi sentivo provocante e oscena allo stesso tempo, mi eccitava farmi toccare così da lui, ora sapevo con certezza che avrebbe preteso ogni più intima fantasia da me, ed io avevo la garanzia che il mio corpo non ne avrebbe che giovato. Il suo massaggio era insistito, non ci andava piano, sentivo il piacere salire, mi porse le dita unte dei miei umori alla bocca e leccai con piacere quelli che erano i miei umori.

S: Hai voglia di cazzo non &egrave vero? Hai fame si vede, non puoi farne a meno, non riesci, guarda fin dove ti sei portata…Sofia sei una troia da sfondare senza alcuna pietà.

Si tolse la cintura dei pantaloni e la usò a mò di guinzaglio chiudendola al primo buco. Me la infilò al collo, mi stava larga ma il suo intento era di usarla diversamente. Tirò fuori il cazzo e in men che non si dica esaudì il mio desiderio di essere posseduta. Sentì quell’enorme cappella farsi strada dentro le mie viscere, la mia fica era piena del suo cazzo ora e nonostante i miei umori sentii che entrò forzando. Si buttò di peso sulle mie terga ed iniziò a muoversi dentro di me, cercando un punto d’appoggio col cazzo che non tardò ad arrivare, trovò una posizione in cui il suo cazzo faceva talmente pressione che sentivo aprirmi in due mentre scivolava dentro, sfregava così prepotentemente che sembrava volesse spaccarmi. Intanto con una mano afferrata la cinghia inizio a metterla in tensione, mentre con l’altra mano alla base del collo cercava di tenersi in equilibrio, tenendomi assicurata a quel tavolo spingendomi in basso. Avevo il suo cazzo che mi sprofondava in fica, lui che mi schiacciava e quella cintura che mi stringeva il collo. Non potevo far altro che inarcarmi all’indietro per non soffocare, nonostante questo trattamento disumano godevo come una troia, fregandomene del fatto che respiravo a fatica e godendo del trattamento fisico a cui stava sottoponendomi. Quel cazzo entrava con una violenza inaudita, andavamo avanti così da diversi minuti ed il ritmo era decisamente alto, mi confidò che per farmi la festa quel giorno era ricordo ad un aiuto del medico e che non si vergognava a dirmelo, dopotutto una troia come me andava utilizzata al meglio. Ero spudoratamente offerta a lui che continuava a pomparmi la fica, ebbi un paio di orgasmi dovuti a quel trattamento, quella cintura al collo, quella violenza, impazzivo di goduria. Il tavolo era sporco dei miei umori, grondavo. Pompando e tirando sempre più forte Sergio mi chiese

S: Puttanella, che mi dici del tuo ciclo? &egrave regolare? Troietta ne hai presa di sborra ultimamente, cosa stai prendendo, la pillola?

I suoi colpi non mi davano pace, riusci malamente a rispondergli

Io: No Padrone non stò usando nulla

S: Ma chissene frega! Puttana credi che me ne fotta qualcosa di te? Sei in un periodo fertile si?

Io: MMH Si Padrone, credo di si

S: Troia, prima te la spacco poi ci sparo dentro tutto il seme che ho nei coglioni fino a impregnarti, ti farcirò per bene piccola cagna

Mi sentivo completamente usata, godevo ad essere umiliata così, provai a controbattere qualcosa ma fui zittita dai suoi colpi di minchia che mi fecero tornare a cuccia, furono le ultime gocce che mi portarono ad un orgasmo che tentai di reprimere, volevo godere dopo di lui ma non ce la feci, ancora una volta mi aveva piegata e portata dove voleva lui. In preda alla goduria, gemiti e urla sguaiate mi mise in tensione con la cintura e mi chiese

S: Allora cagna, dov’&egrave che vuoi il pieno di sborra?

Io risposi eccitata con un filo di voce strozzata

Io: Dentro Padrone vieni dentro! sborrami dentro AHHHHHHHH!!!

Urlando Sergio lasciò andare la cintura, afferrò il mio culo stritolandolo e iniziò a martellare gli ultimi colpi finendo con l’ormai solita farcitura in fica. Le sue urla piene di insulti, mi facevano salire ancora l’orgasmo, o forse era lo stesso che continuava ed aumentava sempre più.

S: STO PER SBORRARE CAGNA! TI RIEMPIRO’ DI SBORRA OGNI GIORNO FINO AD INGRAVIDARTI, NON SMETTERO’ DI SCOPARTI NEMMENO QUANDO SARAI INCINTA TROIA!!!!!!

Le mie urla si mischiarono alle sue, schizzi bollenti mi invasero l’utero fino a farlo scoppiare, mi sentii travolgere da un’orgasmo che stavolta partiva dalla testa più che dal corpo, ero sua, finalmente ero sua e mi stavo donando alle sue fantasie più perverse, godevo come non avevo mai goduto in vita mia ed avevo la certezza che più avrebbe continuato ad usarmi più ne sarei stata felice! La mia fica era un lago di sborra e di umori, i suoi ultimi colpi andavano ad urtare contro il collo dell’utero facendo uscir fuori la sborra che aveva appena depositato. Appena uscì mi tirò con la cintura per farsi ripulire il cazzo, poi mi fece pulire il tavolino con la lingua. Leccai minuziosamente tutto il tavolino che avevo bagnato, con i miei umori e la sua sborra, intanto la mia fica sbrodolava tutto il seme del mio Padrone ed io sentivo quel nettare colare giù per le cosce, godevo ancora nonostante non stessimo più scopando, mi poggiai con la schiena su quel tavolino e mi iniziai a masturbare furiosamente, un ditalino forzato con la mia mente che attraversava una tempesta di eccitazione e frustazioni passate, ora che avevo firmato questo contratto stavo avendo la mia rivincita su ciò che la vita non mi aveva dato. Urlai ancora vittima di un altro orgasmo, con le mani sporche di sborra ed umori vaginali, le portai alla bocca e leccai. Sergio mi guardava soddisfatto, mi diede una carezza e mi tastò delicatamente i seni.

S: Ora vai a mettere a posto la tua roba, non vorrai lasciarla in salotto, stasera verrà gente!

Detto questo se ne andò in camera lasciandomi con i miei pensieri e quella frase, cosa mi spettava quella sera?

Per segnalazioni e suggerimenti: hungrymax@hotmail.it Mi presi del tempo per sistemarmi bene, gli ospiti sarebbero arrivati intorno alle cinque e mezza di pomeriggio, non volevo sfigurare con il mio Padrone. Non sapevo cosa aspettarmi: sarebbero stati dei clienti? Quanti? Mentre mi facevo quelle domande Sergio mi guardava sul ciglio dalla porta con un aria sorniona, vedevo visibilmente il suo cazzo in tiro sotto la vestaglia, era incredibile che fosse ancora così vispo dopo una cavalcata del genere, sarà stato merito dell’aiutino di cui mi parlava. Mi metteva soggezione, ero tutta presa dal trucco ed ero agitata.

S: Caff&egrave? Lo vuoi anche te?

Io: Due minuti e sono pronta!

S: Ti aspetto in cucina.

Tornai di là mentre Sergio era intento a versare il caff&egrave in due tazzine, ne presi una e ci scambiammo sorrisi e ricevetti una carezza sul volto.

S: Molto bene cara, sei meravigliosa. E’ un peccato che gli ospiti non potranno vedere interamente il frutto del tuo lavoro!

Così sorridendo guardò uno dei divanetti, mi voltai e vidi degli oggetti sopra un asciugamano. Mi avvicinai incuriosita e trovai poggiati su di esso un paio di strane mollette, una benda, un pennarello e delle corde.

Sergio si avvicinò spiegandomi cosa fossero, le mollette erano dei piccoli clamp a cui volendo si potevano attaccare dei pesi, non afferravo a cosa servissero finch&egrave non vidi i pesi ed immaginai che qualcuno li avrebbe voluti mettere sui miei capiezzoli, già l’idea mi incuteva timore tanto da farmi chiudere a riccio.

S: Ahahahah non preoccuparti! Solo se vorranno gli ospiti ed in ogni caso, sono persone esperte di cui potrai fidarti, dirò loro che sei una novizia.

Già, gli ospiti. Forse erano le persone che frequentavano questa casa di tanto in tanto, facendo festini a luci rosse con frustini e tutto il resto, avevo capito.
Mi spiegò quindi che io sarei stata offerta agli ospiti: Mi avrebbe legato i polsi, fatta inginocchiare su dei cuscini che aveva già preparato accanto alla porta e che da bendata sarei stata disponibile alle loro voglie. Finimmo il caff&egrave, presi servizievole la sua tazzina e le portai in cucina per lavarle. Vidi Sergio trafficare con le corde dal lavello.

S: Vieni, iniziamo i preparativi.

A piccoli passi veloci arrivai da lui, in attesa delle sue direttive, tutta eccitata. Mi chiese di fare varie prove su quei cuscini, per trovare la posizione ideale, poich&egrave sarei potuta stare li per molto tempo. Non ci volle molto, quei cuscini erano morbidi e sprofondavo in loro fino al culo da inginocchiata. Mi fece alzare, iniziò a prepararmi: aprendomi di più la scollatura fece per tirarmi fuori il seno, fino al limite possibile tenendo appena nascosti i capezzoli. Mi fece togliere le mutandine, poich&egrave non dovevo portarle per quella sera. Ero morbida e profumata, mi sentivo a mio agio con il Padrone che si prendeva cura di me. Iniziò a legarmi i polsi dietro la schiena, un nodo molto largo che mi permetteva molto movimento. Ricevette una telefonata, erano loro che si apprestavano ad arrivare, di li a poco sarebbero arrivati i primi ospiti.

S: Bene &egrave ora, mettiti comoda come ti ho mostrato.

Detto quello rimasi li, senza la benda e con il pennarello accanto a me. Vidi Sergio imbastire nella penisola in cucina un piccolo buffet che aveva già preparato precedentemente.
Tempo qualche minuto ed ebbe finito, andò in bagno e poco dopo tornò con una bellissima vestaglia di raso, tutta nera. Mi piaceva in quelle vesti, lo vedevo molto a suo agio e disinibito.

S: Ecco che arrivano! Metti questa cara, la toglieremo tra un pò, solo dopo che avranno potuto godere dei tuoi servizi.

Da lì in poi solo il buio. Sentii la porta aprirsi, la voce di Sergio che salutava quelli che sembravano essere degli amici, più voci, non riuscivo a distinguere quante. Sentii una voce maschile, molto bassa, parlare con me, la cosa mi fece sorridere. Capii che erano tre persone, due uomini ed una donna. Per qualche strana ragione pensai che fosse la loro schiava, dai loro discorsi capii subito che non fosse così. Sembravano adulti il primo uomo e la donna e quando si rivolsero al terzo uomo scherzando se gli sarebbe piaciuto essere li al mio posto immaginai che fosse lui lo schiavo, confermò i miei dubbi quando sentii la sua risposta ai suoi Padroni.

S: Miei cari, questa &egrave Sofia, un mio piccolo omaggio per chiunque voglia godere delle sue attenzioni. E’ appena entrata in questo mondo e come potrete immaginare gli stò facendo fare un percorso piuttosto duro.

Padrone: Sergio se tanto mi da tanto anche Sofia non dev’essere molto mentale, la trovo una graditissima sorpresa.

Padrona: E’ ingiusto da parte tua Sergio donarci un omaggio adatto solo ai signori! A me chi ci pensa? *ridendo*

S: Questa cagnolina fà tutto ciò che gli chiedo, se le ho detto di donarsi ai miei ospiti lo farà con molto piacere.

Le voci si dirigevano verso la cucina, capii che si stavano allontanando. Quel prologo mi aveva eccitata, ero curiosa di scoprire chi fossero, dai loro commenti mi sembravano persone normalissime come me, Oddio ultimamente la normalità non era più di casa a pensarci bene, mi chiedevo cosa mi sarebbe aspettato.
Sentii rumori di calici, qualcuno si era seduto sul divano, un’altra persona si stava avvicinando a me.

Padrone: E dimmi Sergio, hai già capito se &egrave portata al dolore?

S: Dobbiamo ancora arrivarci, possiamo scoprirlo anche stasera volendo.

Sentii l’uomo di cui conoscevo solo la voce iniziare a toccarmi, dai capelli al seno, lo sentii mettersi dietro di me massaggiandomi il corpo, il culo e la fica.

Padrone: E’ un previlegio per te passare una serata con noi, mi auguro di farti scoprire che in fondo sei una maso.

Detto questo mi strizzo forte un capezzolo strappandomi un urletto che cercai di trasformare in gemito con pessimi risultati.
Sentii la Padrona che rideva, commenti di Sergio sul suo schiavo che leccava i piedi sia a lui che alla sua Padrona.
Poi ad un tratto la donna si rivolse a qualcuno con un nome da donna.

Padrona: Veronica, oggi sei adorabile e mi sento buona, perch&egrave non vai a giocare con Sofy?

A chi si stava rivolgendo?! Non avevo capito ci fosse un’altra donna! Subito dopo sentii un “Grazie Padrona” ma la voce era quella del suo schiavo! Che stupida che sono, si rivolgeva chiaramente al suo schiavo con quel nome da donna! Avevo così tanto da imparare.

Sentii lo schiavo avvicinarsi a me, un rumore di zip, poi nulla. Non mi stava toccando ne niente, sentivo solo un rumore strano, stava facendo qualcosa davanti a me. Potevo solo immaginare cosa stesse facendo, dai commenti della Padrona si capì che si stava masturbando, Lei gli ordinò di usarmi come bocca da pompino. Senza farselo ripetere mi infilò il suo cazzo in bocca, sentii subito quel sapore di sperma invadermi la bocca, era già molto eccitato, le sue dimensioni erano nella norma e sentivo che si scappellava molto bene dentro di me. Iniziai a mugolare gradendo molto quel servizietto. La Padrona intanto disse al suo schiavo di sfogarsi, era libero di parlare con me di qualunque cosa. Senza farselo ripetere iniziai a subire un suo attacco verbale, secondo lui per colpa mia era costretto a sborrare subito senza poter godere dei trattamenti della sua Padrona che lo avrebbe sicuramente offerto ai suoi amici, mentre me lo diceva mi aveva afferrato la testa, sbattendomi il cazzo in gola con tutta la forza che aveva. I suoi colpi in gola mi provocavano molto piacere, tutto quell’odio nei miei confronti rivelava anche la sua debolezza per il mio trattamento, che da lì a breve lo avrebbe portato a riempirmi di sborra.
Gli ospiti si avvicinarono parlottando, sentivo il Padrone parlare con Sergio spiegando che la Padrona non aveva fatto un favore al suo schiavo facendogli godere dei miei trattamenti poich&egrave una volta sborrato sarebbe stato tutto molto più triste per lui e meno piacevole. Sentivo lo schiavo ansimare, la Padrona allora lo intimò a sbrigarsi.
Padrona: Avanti Veronica, sbrigati a venire, quanto ci metti a prepararmi quella bocca?
Poco dopo il suo schiavo iniziò a gemere e sospirare, in concomitanza con la sua sborrata che andava a finire tutta nella mia lingua, in bocca, qualche schizzo in gola, lo sperma era andato a finire anche un poco sul mento, sulle labbra, mi sentivo appiccicaticcia e vogliosa, adoravo succhiare quei cazzi e speravo che avrei potuto fare cosi anche agli altri.

Schiavo: Grazie Padrona

Padrona: Non &egrave finita, voglio che con quel pennarello scrivi cosa pensi esattamente della nostra bravissima Sofy.

Schiavo: Si Padrona, Grazie Padrona.

Sembrava un automa, aprì il pennarello ed iniziò a scrivere qualcosa sul mio seno, poi sentì ridere gli ospiti.

Padrona: Bene…brava cara, ora vai a metterti seduto sul divano mentre noi ci divertiamo un pò con la nostra….*pausa* Troia.

Avevo capito che stava leggendo ciò che aveva scritto di me quello schiavo, mi eccitava ancora di più la cosa.

Padrona: Ora tocca a me, non ingoiare cara.

Avevo ancora un bel pò di sperma in bocca, obbedii senza ingoiare. La Padrona si spogliò davanti a me, mi prese per i capelli cacciandomi un urlo improvviso facendomi perdere l’equilibrio, portò la mia testa vicino il suo pube e mi disse

Padrona: Avanti, datti da fare.

Io ormai persa nell’eccitazione di quei trattamenti senza pensarci due volte mi avvicinai con le labbra alla sua fica, baciando le labbra interne con la mia bocca ancora sporca di sperma…delicatamente, la Padrona mi prese con forza e mi schiacciò la faccia interamente sulla sua fica usando un tono molto severo “Lecca Sofia! Non fartelo ripetere avanti!”
E così iniziai a leccare perdendo ogni inibizione, la sborra colava dalla mia bocca e andava a mischiarsi con i suoi umori, avevo la sborra sul viso, sul naso, era sulla sua fica, ovunque.
Iniziò a godere dei miei servizi, stringendomi sempre per i capelli mi torturava la testa, io continuavo a leccare ormai eccitatissima, mi piaceva, era la mia prima volta con una donna e mi piaceva moltissimo! Non arrivò all’orgasmo, il suo intento era quello di far eccitare i suoi osservatori che zitti zitti stavano assistendo alla sua performance. Regalò invece il suo orgasmo al suo schiavo, a Veronica.

Padrona: Brava Sofy ti sei guadagnata i miei più sinceri complimenti. Ora però spetta a Veronica finire lo splendido lavoro che hai iniziato sperando che sia all’altezza della tua qualità.

Non potevo vedere ma immaginavo Veronica ribollire di invidia a quella frase, la Padrona si andò a mettere sul divano e ordinò al suo schiavo di leccarle la fica.

Intanto Sergio ed il Padrone si avvicinarono a me dicendomi che ora ci avrebbero pensato loro a divertirsi un pò.
Ero diventata l’oggetto del desiderio della serata, magari lo ero sempre stata, magari Sergio aveva organizzato questo per me!
In men che non si dica mi ritrovai ad alternarmi su due cazzi, ero piacevolmente preoccupata: non riconoscevo dalle dimensioni quale fosse quello del mio Padrone e quello dell’altro uomo, ciò voleva dire che erano simili! Qualcuno si mise alle mie spalle, iniziò a tastarmi il buco del culo. Sentì uno sputo e una mano sulla mia rosetta, tempo zero ed un cazzo era puntato dentro di me. Per tenermi in equilibrio non potevo far altro che appoggiarmi all’uomo davanti a me, senza sapere chi era. Sentii una carezza sul viso e Sergio che diceva
S: Ora cara proverai un pò di sensazioni forti, guai a te se morderai.
Detto quello mi mise il suo cazzo in bocca senza tanta gentilezza e mi afferrò per la testa, ero in perfetto equilibrio. Il Padrone dietro di me iniziò a sforzarsi per entrare dentro il mio culo, cazzo senza un minimo di lubrificazione mi stava facendo male! Iniziai a mugolare presa dall’agitazione, i dolori erano forti e lui non era intenzionato a fermarsi! Non potevo stringere i denti, il cazzo del mio Sergio non mi faceva fare movimenti del genere e mi faceva pure resiprar male. Mugolavo in preda ai dolori ed iniziai a piangere per il dolore. L’uomo dietro di me ben presto riuscì a piazzarsi nel mio culo.

Padrona: MMmmm mi eccita da morire quando le svergini la prima volta, guarda com’&egrave bella…starà piangendo ora.

E infatti sentivo gli occhi umidi, non per la disperazione, ero pronta ad essere usata e consapevole ma per il dolore…era troppo! Era sadico, entrato con tutto quel popò di cazzo capii che le dimensioni erano notevoli e non si fermò nemmeno quando entrò del tutto, iniziò invece a muoversi, prima lentamente poi con un ritmo più elevato. Quei dolori iniziali dopo qualche minuto fecero spazio al bruciore, mi sentivo dilaniata e usata, da una parte c’era il dolore che mi agitava e dall’altra l’eccitazione di essere impalata e abusata in quel modo. Godevo urlando con un cazzo in bocca ed uno nel culo, ora anche Sergio mi sbatteva il cazzo in gola fino a strozzarmi, avevo dei conati che cercavo di controllare il più possibile.
Sbavavo come una troia in calore, bava che finiva sulle mie tette. Il Padrone mi inculava selvaggiamente ora prendendomi a schiaffi il culo e ridendo di me. Sentii la Padrona arrivare all’orgasmo, il suo schiavo ringraziare. Mi chiedevo quando sarebbe toccato a me. Ad un tratto il Padrone uscì dal mio culo, Sergio uscì dalla mia bocca.

Padrone: E adesso succhiamelo con la stessa bravura con cui hai impressionato la tua ospite.

In verità non potevo far nulla, mi prese per la testa ed iniziò ad impalarmi in gola, ora facevo fatica a controllarmi, mi veniva da vomitare con quella violenza! Fortunatamente il Padrone era prossimo a sborrare e poco prima farlo lanciò un urlo inquietante, sentii i primi schizzi in bocca, poi uscì e mi sborrò in faccia e sulle tette, provai qualcosa di simile all’orgasmo e godetti con lui. Mi rimproverò dicendo di sputare la sua sborra, la sputai lentamente facendola colare sul mio mento e sulle mie tette.
Padrone: Non sei ancora degna di avere la mia sborra dentro di te, devi migliorare i tuoi lavori di bocca sui cazzi ma ti faccio i miei complimenti per come hai incassato il mio cazzo nel culo, hai bagnato tutto il cuscino troia…
Mi passò suo cazzo in faccia, tenendomi per i capelli e usandomi con disprezzo per pulirsi, lasciandomi filamenti di sborra su tutta la faccia e sui capelli.
Ero eccitata, colsi la palla al volo e ringraziai il mio Padrone per avermi concessa ai suoi ospiti.

Padrona: Impara in fretta la ragazza!

Sentii le voci allontanarsi dalla mia postazione, erano tornati alla conversazione in salotto. Sergio si avvicinò a me e mi disse

S: Brava cagnolina, ti sei meritata un premio…la benda la teniamo ancora 10 minuti e poi ti porteremo con noi in camera da letto… Finalmente libere le mie mani andarono a cercare nel mio culo qualcosa di tangibile, di concreto che potesse aiutarmi a sostenere tutto quello che stavo provando. Toccandomi la fessura del culo aperta oscenamente dal Padrone mi sentii collegata spirito e corpo con la mia natura da cagnolina sottomessa. Lo sperma ormai era colato giù dai seni sino dentro al mio vestito, Sergio mi fece cenno di raggiungere gli ospiti in camera da letto, finalmente mi avrebbe concessa del tutto a loro.

In camera da letto vidi finalmente i tre ospiti:
Un uomo alto, sicuramente più di un metro e novanta, massiccio, una T-shirt nera e pantaloni neri, delle braccia molto pelose. Avrà avuto un 50-55 anni all’incirca, i suoi capelli erano folti e mossi, un grigio scuro omogeneo, una barba incolta e due occhi grigi meravigliosi.

La donna era anch’essa alta, meno dell’uomo, alta per essere una donna. Dei capelli ricci ramati, forse non il suo colore naturale, occhi marroni ed un viso affusolato con delle labbra piccole. Era davvero bella ed espressiva, incantevole. Dei seni piccoli si intravedevano da una sorta di casacca velata nera, trasparente, larga e stranamente elegante al suo corpo che andava a cingere i suoi fianchi. In mostra le sue splendide gambe, lunghe, con solo un intimo di pelle nera, del latex presumo e degli stivali alti anch’essi molto molto particolari, di latex.

Alla fine c’era Veronica, un ragazzo di una trentina d’anni, castano, capelli sul corto, spettinati e lisci, tutto nudo con un fisico magro ma morbido nei glutei e nella pancia, un corpo peloso di una carnagione olivastra. Non sembrava un brutto uomo, anzi. La sua voce mi aveva portata a crederlo.

Veronica ora era molto più complice con me e si notava che era nata un’intesa tutta nostra: infatti mentre i Padroni allestivano la camera preparando gli oggetti lui si mise a spogliarmi con estrema cura, pulendomi un rimasuglio di sperma dal viso con il suo pollice affinch&egrave potessi mostrarmi impeccabile. Non volle pulirmi il seno poich&egrave portava i segni che mi contraddistinguevano come schiava ed oggetto sessuale.
Il Padrone e la Padrona erano pronti: uno brandiva una corda nera, l’altra una corda viola. Entrambi si avvicinarono a noi ed iniziarono a legare singolarmente i nostri corpi nudi.

Venni legata con la corda nera, il Padrone era piuttosto rilassato nonostante la sua mano ferma serrava dei nodi precisi senza nessuna esitazione.

Padrone: E’ il tuo primo Karada sofia?

Io: Immagino di si

Risposti senza curarmi del reale significato di quel nome intuendo che si riferisse al lavoro che stava facendo.

Padrone: Bene &egrave ultimato, &egrave venuto bene, sei davvero splendida ora.

Mi sentivo a mio agio con quei suoi modi che celavano quel tipo di protezione che mi faceva sentire così bene, così desiderosa di restituire quel bene che sentivo donandomi alle sue mani, mente e corpo.

Anche la Padrona finì il suo lavoro e mostrò a noi Veronica presentandola compiaciuta del suo lavoro.

Padrone: Cara, a te l’onore di presentar loro i passi successivi.

Padrona: Bene, Grazie. Mi aspetto da voi la massima dedizione a ciò che stiamo facendo, sarò più comprensiva con sofia dato che &egrave la sua prima sessione, da te Veronica mi aspetto la solita qualità.

Entrambi rispondemmo con un “Si Padrona”, Veronica aggiunse un grazie che feci in tempo ad infilare nella mia frase prima che cadesse in sospeso.

Padrone e Padrona ci presero entrambi facendoci piegare sul letto. La mia testa era piegata verso Veronica che mi guardava sorridendo, leggendo le sue labbra lessi “andrà tutto bene”

Dietro di noi Padrone e Padrona trafficavano con gli oggetti, sentii su di me qualcosa di leggero ed una sensazione di caldo, qualcuno stava posando sui miei glutei qualcosa di soffice. Non capivo, non potevo vedere, sentii solo che quel gesto venne ripetuto per qualche minuto, era strano, piacevole. Capì che era la Padrona quella dietro di me quando il Padrone si avvicinò a Veronica ed iniziò lo stesso trattamento. Era una frusta, mimava il gesto di una leggera frustata, non faceva male e non notavo violenza nei suoi gesti. Non capivo il perch&egrave di quella pratica poi la Padrona ruppe i miei pensieri.

Padrona: Ti stò preparando sofia, i tuoi glutei saranno pronti quando lo deciderò io.

Così andarono avanti entrambi per ancora un paio di minuti, poi entrambi riposero via quella frusta con i crini di cavallo.
Tirarono fuori entrambi dei bastoncini piuttosto fini, sembravano leggeri e di un legno simile al bambù. Entrambi simili, differivano solo dalla personalizzazione del manico.

Padrone: Ora veronica avvicinati a sofia, desidero che arriviate al contatto delle labbra, come di regola ad ogni colpo voglio sentire un grazie.

Padrona: Per te invece esigo che conti i colpi che riceverai, dovrai baciare veronica durante questa sessione.

Mi sentii accarezzare il culo da una fredda asticella di legno, il mio culo era diventato piuttosto caldo dopo il trattamento con il crine, sentivo i glutei come mai li avevo sentiti prima d’ora.

Vidi il Padrone fare lo stesso con Veronica, poi di colpo diede un colpo secco: vidi Veronica sobbalzare cercando di incassare un colpo, i suoi occhi non nascondevano alcuna paura, uno sguardo eccitato da quello che forse era un dolore misto a piacere seguito da un “Grazie!”

Mentre osservavo Veronica ricevetti un bacio, più simile ad una slinguata alla quale non ero pronta e non contraccambiai, nello stesso momento arrivò il mio primo colpo di cane: una fitta di dolore inaspettato che mi fece lanciare un urletto.

Padrona: Allora? Cosa vogliamo fare? Non ti ho sentita contare, non sarò tollerante verso altre mancanze di rispetto sofia sia chiaro! Non mi interessa se hai la bocca piena o se sei terrorizzata, esigo che conti! Che non si ripeta mai più!

Io: Scusi Padrona! Mai più!!!

Ero immobilizzata, cercavo di girarmi ma ero sdraiata in una posizione in cui non potevo girarmi, cercai di concentrarmi nonostante il dolore che andava a dissiparsi piano piano.
Intanto il Padrone colpiva a ritmi blandi il culo di Veronica, sembrava preciso come un orologio, ogni tot secondi arrivava un colpo ed il seguente Grazie.

Iniziarono ad arrivare i miei colpi, non furono diversi dal primo e mi sforzai di rimanere concentrata solo sul numero, dentro di me saliva l’adrenalina per un dolore che volevo spegnere a tutti i costi e mi scatenava dentro una rabbia che riuscivo a controllare a malapena. Rispondevo digrignando i denti, quasi arrabbiata, cercando di addolcire la mia voce per quanto fosse possibile, frustata iniziai a piangere e a tremare dopo i primi dodici colpi. Non ne persi nemmeno uno questa volta e la Padrona mi diede tregua. Anche il Padrone si fermò per guardarmi, Veronica mi baciava, ora anche io sfruttando quel momento di tregua ricambiai i baci, sentivo che erano felici per come mi stavo comportando, mi accarezzavano il culo che mostrava dei lividi che descrissero come “stupendi”.

Padrone: Brava sofia, ti stai comportando molto bene.

Il Padrone continuò ancora ad infierire su Veronica, la mia Padrona invece abbassò moltissimo il ritmo e ricevetti pochi altri colpi, me ne accorsi e facendomi coraggio chiesi di averne ancora.

Padrona: Sappi che non devi MAI e dico MAI chiedere al tuo padrone o padrona che sia di volere qualcosa. Devi imparare ad offrirti cara, questo &egrave bene che tu lo sappia e lo impari. Tuttavia mi diverte molto avere a che fare con te, ringrazio ancora Sergio per averti donato al nostro piacere. Credevo che fossi al limite, mi fà piacere scoprirti così maso cara.

E così tornò a colpire il mio culo più forte e con un ritmo più alto, ora i colpi che arrivavano erano in linea con quelli ricevuti da Veronica, numeri e grazie riecheggiavano nella mia testa assieme a quel rumore di frustate che portava dentro la mia testa desiderio, dolore e piacere.

Gli ultimi colpi furono devastanti. Non ce la feci a contare gli ultimi due, urlai dal dolore mentre Veronica tentava di arginare quel mio errore cercandolo di coprire con un bacio.

Padrona: Questi ultimi due colpi sono stati più forti per premiare e allo stesso tempo punire la tua curiosità. Brava cara.

Io: Grazie Padrona

Piangevo ma ero felice. Veronica tornò a baciarmi, chiusi gli occhi abbandonandomi fra le sue labbra. I Padroni riposero l’attrezzatura, il Padrone si spogliò dei pantaloni e puntò il suo cazzo sul culo di Veronica, iniziò a puntare prepotentemente al suo culo affossandosi completamente in lui. Veronica ora era a bocca a perta, lasciò andare un gemito che si perse nella stanza e nella mia bocca. Continuai a baciarlo mentre il Padrone iniziò a incularlo.

La Padrona trafficava dietro di me, poco dopo sentii anche io al culo un qualcosa di freddo, un vibratore? Lo sentì farsi largo fra le mie carni, era enorme, sembrava il cazzo del Padrone. Rimasi senza fiato, cercando di non fare uscire urletti o gemiti ma quell’enorme corpo estraneo che entrava dentro di me lasciò uscire un sospiro lunghissimo per sfogare il dolore che stavo provando. Così a secco era dolorosissimo, fortunatamente per me almeno il vibratore era stato cosparso di gel. Non arrivava mai alla fine, quando arrivò sentì le mani della Padrona sui miei fianchi ed il suo pube attaccato al mio culo. Che cosa diavolo succedeva? Mi stava inculando? Adesso avevo capito! Si era allacciata una sorta di montatura, si! Mi stava inculando anche lei! Mi apostrofò con diversi aggettivi poco gentili, ora con quel cazzo fittizio nel culo, estenzione della sua mente e del suo corpo mi possedeva fino a farmi urlare di piacere.
Che sensazione, ero posseduta da una donna! Mi sentivo raggiante di gioia, per un attimo il dolore sparì lasciando spazio all’eccitazione del momento, ero sua! Della Padrona! Mi prese per i capelli e mi tirò a s&egrave costringendomi a poggiarmi sui gomiti, le sue mani mi afferrarono gli enormi senti e le sue dita afferrarono i miei capezzoli iniziando a torturarli freneticamente.
Era diverso, le sue mani sapevano come toccare una donna, ero completamente sconvolta da come sapeva toccarmi sia con le mani, sia con quel cazzo di gomma. Dopo qualche minuto di quella monta iniziai a godere di un orgasmo incredibile, era stupendo godere nelle mani di una donna del genere, godevo da matti! Urlai di piacere, Veronica rideva e godeva, entrambi prede dei nostri Padroni che poco dopo pian piano smisero con il loro duro e gratificante lavoro.

Ci alzarono in piedi, presero da delle valigie dei vibratori grandissimi, erano di una circonferenza e misura abnorme. Li posizionarono a terra, vidi Veronica avvicinarsi guidata dal Padrone e sedersi sopra di esso, il culo aderì perfettamente, poteva rimanere seduto senza che il vibratore sprofondasse nel culo, tuttavia notai dalle sue espressioni che tendeva ad entrare e a forzare il culo.

Toccò anche a me, il vibratore era piuttosto comodo, fno a quando non fui sopra di esso con tutto il peso e dovetti tenermi in equilibrio! Iniziò ad entrare mandando in tensione tutto il buchetto, mi sentivo oscenamente aperta, raggiunto l’equilibrio ho potuto assaporare tutta la violenza con la quale quell’enorme fallo premeva contro il mio culo, a bocca aperta venni presa immediatamente dal Padrone. Il suo cazzo mi arrivò subito in gola, inaspettatamente, provocandomi un conato di vomito. Lo tolse subito dopo, con le lacrime agli occhi lo guardai scusandomi, un filo di bava densa andava dalla mia bocca fino alla sua cappella, alla fine del cazzo che imponente ergeva davanti al mio viso. Era più grosso di quello che avevo potuto provare prima. Torno a fottermi la bocca, impalata su un vibratore, legata, dominata godevo come una troia. La stessa sorte toccava a Veronica, che doveva far godere la sua Padrona allo stesso modo in cui doveva far godere il mio.

Quel trattamento al mio culo mi provocò ben altri due orgasmi, meno intensi di quello provato con la Padrona che estasiata dal lavoro di Veronica a ruota libera aveva avuto anch’essa un paio di orgasmi. Il Padrone continuò a stantuffarmi il cazzo in gola, scopandomi la bocca come mi ha scopato il culo: con tanta violenza. Lo sentii ringhiare questa volta, un urlo liberatorio mi avvertì della sborrata ma poco potevo fare. Mi piantò il cazzo in gola fregandosene dei miei conati, un fiume di sborra mi schizzò in gola, cercando in qualche modo di non strozzarmi riuscì a difendermi malamente con la mia lingua, la sborra schizzò fuori dalla bocca, quando i fiotti furono meno potenti li lasciai riempire la gola, golosa come non mai di quel nettare prezioso. Messi uno davanti all’altro Padrone e Padrona godevano di noi schiavi, baciandosi e toccandosi. La Padrona mi stringeva per i capelli, il Padrone mi teneva la testa con una mano e la schiacciava sul suo cazzo, con l’altra stringeva un gluteo della Padrona portandola a se per baciarla. Veronica mi leccava accanto alla bocca, cercando di rubare più sborra possibile. Conciati com’eravamo ripulimmo bene i nostri visi con le nostre lingue, il cazzo e la fica della Padrona. Mi fecero stendere a terra, portarono Veronica su di me e mi fecero sbattere li sul parquet mentre assistevano al compimento dell’orgasmo di Veronica che arrivò subito dopo una decina di affondi, riempendomi il culo del suo seme.

Fù una serata indimenticabile, la mia prima sessione. Ringraziai tutti, accoccolandomi ai piedi di Sergio per il resto della serata che passò tranquilla per un altro paio d’ore in salotto. Ci salutammo con la promessa di restare nel giro, ricevetti molti complimenti, segno che ero stata un dono gradito per loro.
Quando andarono via mi dispiaque, speravo si fermassero per farmi possedere ancora una volta da ognuno, era stato magnifico.

Tornammo in casa con Sergio e ci sedemmo sul divanetto parlando delle nostre sensazioni, Sergio aveva assistito in silenzio a tutta la sessione ed era orgoglioso di me. Dopo un bicchiere di wiskey decidemmo di andare a dormire ma non prima di aver regalato al mio vero Padrone un servizietto con la mia bocca mai sazia del suo sperma. Così sul divano godetti un’ultima volta di quel cazzo irresistibile ingoiando un’altra buonissima razione di sperma, l’ultima per quella fantastica giornata. Passarono alcune settimane nelle quali alternavo il lavoro alla gestione delle incombenze di casa. Con Sergio fuori zona per lavoro non avevo nessuno con il quale passare dei momenti di intimità e la cosa inizialmente non mi diede pensiero ma col passare dei giorni avevo bisogno di una vera e propria valvola di sfogo. Fù così che fra una telefonata e l’altra con Sergio quest’ultimo mi organizzò qualcosa con un suo amico che mi avrebbe accompagnata in una zona di provincia dove poter fare incontri a pagamento. Accettai volentieri il tipo di invito fidandomi di Sergio e dei precedenti incontri. Il weekend stesso mi presentai da questa persona dopo aver ricevuto le indicazioni via telefono da parte di Sergio e mi ritrovai a suonare il campanello di un condominio di un paesello fuoricittà. Subito dalla voce che mi rispose mi resi conto che questa persona poteva essere un coetaneo di Sergio ed arrivata al quarto piano trovai Gennaro ad accogliermi in casa sua, un uomo sulla cinquantina, un uomo piuttosto massiccio nella parte superiore del corpo e con una pancia leggermente pronunciata. Un bel viso impreziosito da una barba di due giorni brizzolata, due occhi scuri con due folte sopraciglia nere. I pochi capelli, cortissimi, erano tutti brizolati. Nel complesso un bell’uomo e fui subito a mio agio entrando a casa sua. Chiuse la porta dietro di se e mi offrì un caff&egrave. Bevendo il caff&egrave facemmo una conoscenza più approfondita, di me sapeva molte cose che gli aveva detto Sergio, sapeva del mio “lavoro” particolare e si era offerto volontario di accompagnarmi. Mise subito in chiaro che se le cose avrebbero funzionato fra noi due a livello sessuale sarebbe stato tutto più divertente e piacevole. Ma io sapevo già perch&egrave ero lì e ben felice una volta posato il caff&egrave sul tavolino mi avvicinai a lui inginocchiandomi ai suoi piedi per iniziare a palpare il suo cazzo attraverso i pantaloni. Tutto ebbe un’evoluzione decisamente tranquilla, non fummo presi dalla foga, ci fu pace e tranquillità per scoprire i nostri corpi e assaporarli con i giusti tempi. Liberando il suo cazzo dalla patta fù un piacere prenderlo nella mia bocca dopo averlo lavorato accuratamente con labbra e lingua. Un cazzo bello grande nel diametro ma con una punta più piccola del tronco. Mi accarezzava facendomi molti complimenti mentre mi godevo il sapore di quel cazzo in tutta la mia bocca. Poco dopo mi accompagnò su di se, una volta a cavaccioni sopra di lui le sue mani ebbero modo di esplorare il mio corpo scoprendo che non avevo mutande nonostante indossassi delle autoreggenti ed un reggiseno di pizzo nero. Non fù spiazzato dalla cosa ma piacevolmente colpito, portandomi con una mano a baciarlo stendendomi su di lui ci ritrovammo a strusciarci pesantemente eccitati l’una sopra l’altro. Mi spogiai della maglia e della gonna, restando con l’intimo addosso. Lui si tolse pantaloni e la polo che indossava mostrandomi quel corpo da orso che avevo immaginato fino ad un certo punto: il petto era particolarmente peloso mentre dalla pancia in giù era tutto molto meno folto. Tornammo a baciarci continuando a giocare con i nostri sessi che si strusciavano provocandoci piacere. Mi misi a terra aprendo le gambe a compasso, lui si avvicinò a me armeggiando con i miei piedi, il suo cazzo appoggiato sulla mia fica, dicendomi quanto fosse piacevole questo incontro. Le sue mani mi solleticavano i piedi riaccendendomi i sensi, il che contribuiva ad aumentare il piacere dell’esperienza stessa. Il mio corpo si lasciava andare alle sue mani e alla sua bocca che volgiosa si impossessava dei miei capezzoli turgidi, baciando e leccando il seno stesso fino a tornare alla mia bocca. Finalmente sentii il suo cazzo entrare dentro di me, ormai per me era diventata un’assuefazione quella di concedermi ad estranei dei quali potevo fidarmi, rubandone tutta la passione possibile per appagare la mia sete d’amore. Furono momenti piacevoli dove raggiunsi l’orgasmo due volte, infine stremato Gennaro si poggiò con tutto il suo peso sopra di me confidandomi che era giunto ormai allo stremo e che da li a poco sarebbe venuto. Percependola come una timida richiesta per capire se potesse venire dentro mi avvinghiai con le gambe a lui sussurrandogli parole dolci e affettuose. Finalmente sciolto iniziò a pompare velocementre gli ultimi colpi mentre il suo respiro si faceva sempre più rumoroso accompagnato da gemiti di piacere e sorprendendomi iniziò a baciarmi dolcemente, rallentando un poco il ritmo dicendomi teneramente dolci parole d’amore mentre da li a poco iniziava a riempirmi la pancia di una serie di schizzi di sperma caldo e denso. Come al solito in frangenti simili a quelli raggiunsi uno stato d’eccitazione che mi portò quasi all’orgasmo e sentire le sue parole, leggendo nei suoi occhi tutto quell’amore e percependo nel mio corpo il suo godimento mi sembrò così bello fare l’amore con lui che mi sentii felicissima sia nel corpo che dentro. Baciandolo mi abbandonai a lui ad un orgasmo dolce ma come sempre pronompente, l’urlo del corpo che ha avuto la sua ennesima conquista. Ci facemmo una doccia in casa, fù gentile a lasciarmi nella mia intimità ma fui io a cercarlo per fare una doccia insieme. Le sue mani ora non erano più affamate come prima ma erano più adeguate ad una sorta di coccola. Furono molto piacevoli quella serie di gesti che ci portarono a prepararci nell’oretta successiva. Partimmo in serata verso il luogo stabilito dove avrei avuto modo di fare i miei numerosi incontri. L’amore del pomeriggio non aveva diminuito il mio entusiasmo mentre Gennaro era rimasto lo stesso di quando mi aveva aperto la porta e non riuscivo a leggere se fosse eccitato o meno. L’area di sosta che raggiungemmo era un’area di sosta piuttosto piccola dove avrei potuto immaginare non più di 4 camion parcheggiati, 2 erano già fermi. Gennaro mi spiegò che quello era un luogo dove si fermavano perlopiù automobili, era un posto di battuage dov’erano solito incontrarsi gay e bisex. In realtà per un pò di tempo che fummo fermi lì non arrivò nessuno, così decidemmo di andare a chiedere ai camionisti. Gennaro parlò con loro ed io come al solito aspettai in macchina. Tornò sorridente e mi disse che due uomini nel camion azzurro mi aspettavano. Gli chiesi se mi avrebbe accompagnata e lui mi disse che questa volta non sarebbe venuto, conosceva uno dei due uomini e quest’ultimo gli aveva chiesto di lasciarli soli. Arrivata al camion un ragazzo giovane mi aiutò a salire, piano piano entrai in cabina con le consuete palpate da parte del cavaliere di turno che mi aveva aiutato a salire. Non feci in tempo nemmeno a salire che un uomo mi aveva già accolto baciandomi e tastandomi le tette. Come salì anche il suo compare nel giro di un minuto e mezzo furono entrambi a cazzo di fuori e senza pensarci due volte iniziai a spogliarmi anche io brandendo uno dei due cazzi mentre mi spogliavo. Le loro bocche iniziarono a cercare i miei seni e la mia fica, il mio collo e la mia bocca, io mi lasciai subito andare all’atmosfera frenetica della situazione ed il ragazzo dopo qualche leccata di fica iniziò ad infilare subito le sue dita dentro di me. Gli epiteti non erano dei più gentili ma ormai avevo preso gusto a farmi usare così, fui subito colta da un orgasmo mentre avevo in bocca il cazzo dell’uomo ed in fica le dita dell’altro. Non tardò ad arrivare anche l’altro cazzo, tutto in fica e senza gentilezze. Arrivò dentro fino ai coglioni, un bel cazzone che mi faceva sentir piena e vogliosa. Iniziò a montarmi con estrema foga, sentivo la differenza con gli altri uomini che avevo incontrato, sopratutto per la fisicità di questa attività che vedeva lui incaprettarmi dandomi botte fortissime con la sua verga, facendomi urlare col cazzo dell’altro piantato in gola. L’altro vedendo la scena mi chiese di andarci piano, così presi il suo cazzo fra le tette, cosa che apprezzò moltissimo. Il ragazzo non vedeva l’ora di arrivare ma io non riuscivo a sottostare a quel ritmo, poco dopo arrivò il secondo orgasmo, questa volta un pò fastidioso a dire il vero poich&egrave lo sentii forzato dall’azione di quel giovane. Mi chiavava sempre più forte e non fece in tempo ad urlarmi addosso degli insulti che sentii il suo cazzo piantarsi dentro e schizzare un lungo schizzo di sborra bollente che mi fece perdere la testa proiettandomi al terzo orgasmo di fila. L’uomo davanti a me eccitatosi all’inverosimile mi prese la testa e puntandomi il cazzo in faccia mi urlo di aprire la bocca ed inizio a spararmi una serie di sborrate in faccia. Fica piena, bocca e viso grondanti di sborra. Finita la scopata mi rispedirono al mittente con i soldi pattuiti, non prima di avermi dato due belle pacche sul culo e regalato altri insulti “affettuosi”. Tornai da Gennaro che come mi vide scese dall’auto e mi disse che c’erano altri uomini ad aspettarmi. Mi girai e c’erano un paio di macchine ferme dall’altra parte della piazzetta e mi accompagnò da loro. Restammo in quell’area di servizio per qualche ora, ricevetti sborra da chiunque. Giovani, uomini, vecchi. Riuscì a far godere un vecchio con la mia bocca mentre un paio di ragazzi si alternavano il mio culo. Dopo di loro fui costretta a farmi fare la fica per il bruciore. Tornammo a casa con un bel pò di soldi e tanta tanta sborra. Gennaro mi disse che in genere c’era più gente, in ogni caso in tre ore e mezza avevo avuto modo di farmi possedere da sette persone e mi ritenevo soddisfatta. Gennaro mi chiese se l’indomani avessi impegni perch&egrave desiderava riportarmi in quel posto e per me fù un piacere prendere un altro impegno con lui. Tornammo a casa sua dove mi diede ospitalità per la notte, dopo una doccia rigeneratrice andai a letto con lui dove ne approfittammo per fare l’amore altre due volte.

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