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Racconti di Dominazione

Eccolo il 5!

By 3 Marzo 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Eccolo. Sferraglia e caracolla in Viale Zara, tra poco sarà qui in Via Fulvio Testi. Il 5. Ho insieme il petto che si apre e il fiato corto. L’attesa è snervante, interminabile. Mi sento osservata Non c’è ragione, mi dico. Cioè, si, lui mi sta osservando, salirà dietro. Io davanti. Ma non è per questo, so che lui mi osserva. Gli altri, l’adolescente che mi guarda le gambe spuntare dalla gonna al ginocchio, la signora con la spesa che sbircia con invidia il seno pieno e morbido, quel geometra/ingegnere/architetto che occhieggia dal giornale tutto il mio insieme’ Sono orgogliosa di ME ma non sono mai riuscita a superare fino in fondo la vecchia timidezza. Loro mi stanno guardando con annoiata curiosità, ma non mi stanno osservando.

IO mi sto osservando. Mi guardo mentre salgo sul tram, finalmente arrivato, scalando i gradini troppo distanti, cercando di non inciampare negli inusuali tacchetti, abituata come sono alle scarpe basse. Oggi sono più femminile del solito, era inevitabile. Devo tenere le gambe strette! Strette! Non devo assolutamente pensare a quello che mi sta succedendo! ma come si fa? Il tram è partito, sento addosso gli occhi di tutti e arrossisco. So che non è vero. Ma lui mi vede, e adesso mi vede bordeaux’ Sento lo stomaco che sfarfalla, sono troppo tesa. Mi siedo. Gambe strette ho detto! Intanto il tram sobbalza, un pochino, non tanto, cari vecchi tram, ed eccole che sobbalzano dentro di me. Sento un brividino e la mia testa senza volerlo si china un po’. Sento il tintinnio inudibile.

Lo avrei preso a schiaffi quando le ha portate a casa. I bimbi dormivano, lui è sceso a prendere la borsa del lavoro, mi ha dato un pacchetto dicendo ‘ho una sorpresa per te’, con il sorriso malizioso che gli si disegna in viso quando ha in mente certe cose. Ho fatto la ritrosa, so che lo fa arrabbiare e poi però alla fine si infoia e mi scopa con violenza, come piace a me. Ho fatto la ritrosa ma poi lo ho preso e aperto, il pacchetto, e ho visto queste ‘campanelle’ rotonde, chiuse e pesanti, che adesso sono dentro di me e con il loro tintinnio continuo mi fanno illanguidire, e bagnare, e venire voglia di strusciare con la schiena contro il sedile e la finestra. Ho aperto il pacchetto e ho chiesto spiegazioni e ho fatto l’infuriata, e lui mi ha preso per i polsi, mi ha buttato sul letto e mi ha tappato la bocca con la sua, strusciandosi addosso e spogliandomi senza darmi il tempo di reagire, e mentre era dentro di me mi spiegava tutto quello che avrei dovuto fare e mi ha stuzzicata e conquistata con il racconto, e ho goduto forte come non succedeva da un po’, stringendolo con le mie pareti come se volessi davvero spremerlo.

E adesso sono qui, e stare ferma è davvero una tortura. Sento che arrossisco ancora, e non è l’imbarazzo questa volta. Sto venendo, cavolo, e non posso gemere, muovermi, infilarmi un dito in bocca e mordere, non posso fare nulla se non stringere le gambe, contrarre i muscoli e arrossire, e sento il sangue correre verso la radice dei capelli come se volesse schizzarne fuori. Devo essere rossa come un peperone, magari qualcuno penserà che mi sento male, non riesco a non ansimare leggermente.

Mi giro. è vero, c’è anche lui. Per qualche minuto me ne ero dimenticata. Ho i suoi occhi incollati addosso. Lui sa e guarda e non riesce a credere ai suoi occhi. Quella che gode in mezzo alla gente sul sedile di legno del tram è sua moglie. Sua moglie che è stata al gioco. Sua moglie che ha deciso di farlo impazzire. Gli vedo il cazzo premere sui pantaloni, duro come il marmo, eccitato come nelle migliori occasioni. Come faranno gli altri a non accorgersene? Io mi sto un po’ alla volta rilassando ma non è facile con queste due palle dentro di me. Lo guardo negli occhi e lo vedo serio. Non riesce a sorridere, è preso dal suo gioco e non pensa a nient’altro che alla mia figa, ai miei muscoli stretti che adesso vorrebbe intorno al suo cazzo. Ha la mano in tasca è lo fa. Parte! Ooh… Questo è davvero impossibile. Il mio ipertecnologico marito mi ha costretto a indossare quest’altro regalo. Il vibratore inserito nelle mutandine poteva venire in mente solo agli americani, loro e la loro mania dei telecomandi. Ma adesso li benedico, mentre le gambe mi si allentano, devo sforzarmi di non allargare le ginocchia come una troia da monta, e come si conviene a una donna compita stringo le ginocchia e allargo piedino e caviglia. Ho una tempesta dentro, brividi ovunque e una pelle d’oca alta un dito, il vibratore piccolo come un sassolino appoggiato sul mio clitoride che fa allegro il suo dovere e le palline cinesi che saltellano nella mia vagina.

Vorrei alzarmi in piedi per dare meno nell’occhio ma non riesco, sto godendo ancora mentre umani contenuti in un’altra dimensione salgono e scendono dal tram. Io non sono lì con loro, sono sola con mio marito sulla scena di un film porno dove gli unici esseri veri siamo io e lui. Le mie mani stringono il legno del sedile e le mascelle sono contratte per non farmi urlare. E voglio il suo cazzo in bocca e dentro di me, DENTRO LA MIA PANCIA. Non ce la faccio più, mi alzo e lui capisce; il vibratore adesso è spento. Mi avvicino alla porta per scendere, mi struscio sul suo pacco enorme senza guardarlo neanche in faccia, ignorandolo come se fosse un perfetto sconosciuto. Non mi volto, so che mi segue. Punto dritta vero un bar, un po’ anonimo, ho le gambe molli ma una determinazione che non mi conoscevo. Mi appoggio al banco, benedicendo la sua solidità, e chiedo un caffè. Mio marito finge di non conoscermi e recita l’approccio un po’ cafone: ‘se permette glie lo offro io’. Prendo la tazzina guardandolo fisso negli occhi e senza dire nulla la porto alle labbra, continuando a guardarlo. Chiedo dov’è il bagno e mi avvio sculettando leggermente, sentendo forte il contatto delle palline che sono il mio segreto ripieno. Sono una tigre del sesso, sono onnipotente. Entro e lascio la porta socchiusa.

Passano due secondi, mio marito mi segue, entra, chiude a chiave. Immagino la faccia del barista. Mi giro e mi abbasso per slacciargli i pantaloni ma sono già aperti e raccolti sulle sue caviglie. Il cazzo è dritto e tesissimo. Lui mi afferra i fianchi e mi gira, piegandomi con lo stesso movimento sul lavandino. Non mi da tempo di fare nulla. Davanti sono ancora piena e lui si infila dietro, per un buon terzo, con il solo primo colpo. Là sotto è tutto fradicio, non ha fatto la minima fatica, e adesso mi sento piena come non era mai successo. Pensavo di non riuscire a concentrarmi, con figa e culo occupati nelle stesso momento. Ho la bocca aperta per la sorpresa, con la gola dritta e il mento proteso in avanti. Sto gridando senza nessun suono, E’ BELLISSIMO. Ho perso di nuovo il senso della realtà, non so dove sono ho gli occhi chiusi e penso solo a tutto quello che c’è dentro di me, al suo cazzo che va piano avanti e indietro mentre lui cerca di non esplodere ai primi colpi. Quando viene sto godendo senza soluzione di continuità. Lo amo.

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