Skip to main content
Racconti di Dominazione

Elisa: Il vero inizio

By 28 Ottobre 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Finalmente una settimana &egrave passata da quando Elisa ha iniziato a lavorare per me. Piano piano si &egrave abituata ad avere le mie mani sul suo corpo, anche se al momento solo sul collo o al massimo vicino ai fianchi, ma oggi sono deciso ad andare oltre, oggi finalmente voglio gustarmi un poco il suo corpo. Quando siamo arrivati in ufficio mi sono mostrato un poco abbronciato, così da metterla sull’attenti che magari avesse combinato qualcosa di male. Aspetto che il responsabile vendite venga per le solite delucidazioni e poi chiamo elisa in ufficio

Noto subito che non ha il solito velo di sorriso sulle labbra. Attenzione *Mi voleva vedere?* Nervosamente mi liscio le pieghe della gonna scozzese che indosso, un pò sopra il ginoccchio. La camicetta &egrave abbottonata fin quasi in cima. Se ne accorge appena rinchiusa la porta e fa un rapido gesto per rimettersi a posto.
Sposta nervosamente il peso da un piede all’altro *Ho sbagliato qualcosa?*

“beh…..Elisa, io l’ho studiata ultimamente, e vedo che non ha ancora imparato a fare una cosa che le avevo chiesto fin dal primo giorno, ovvero di essere quanto più naturale possibile nei suoi indimenti, non cerca sempre di coprirsi troppo quando io invece le avevo detto di muoversi come se nulla fosse?”

Sento il rossore salire alle guance *Io…ho cercato di fare il mio meglio* strofina la punta del piede destro per terra.

Il fatto che Elisa si senta dispiaciuta mi inebria ancora di più, so che ormai &egrave fatta, cosi continue e le dico “Bene Elisa, mi fa piacere che le dispiaccia, e non si preoccupi, io le insiegnerò anche questo, come del resto le sto lentamente insegnando a lavorare per me, e mi aspetto che qualsiasi cosa io dica, per lei sia come un ordine di lavoro”

Annuisco *Sono ansiosa di imparare, lo sa.* rincuorata, smette di strofinare il piede a terra. Alzo lo sguardo verso di lui, seduto dietro la scrivania; mi preoccupa un pò il suo umore, oggi. *Vuole un caff&egrave?* il silenzio le pesa sulle spalle, la opprime sul petto. C’&egrave un senso di attesa.

“Si Elisa, lo voglio, ma prima si alzi e si avicini a me, devo prima lavorare sulla sua camicetta, le sbottonerò i bottoni, e voglio che lei non faccia nulla per fermarmi, così si abitua” ormai il primo ordine era stato dato. Muovo un poco la poltrona così che Elisa possa stare tra le mie gambe e le guardo mentre si avvicina per capire la sua reazione

Proseguo dalla porta fino alla scrivania; mi fermo avanti a lui, in piedi, le mani incrociate tra loro dietro la schiena, le punte dei piedi sulla linea immaginaria che corre tra le lucide punte delle sue scarpe. Sono talmente nervosa che mi pare il cuore scoppi in petto; provo un vago senso di nausea di cui non riesco a identificare l’origine. Odioso, davvero.

Sento che mi comincia ad odiare, ed il fatto che esegua gli ordini nonostante tutto mi fa ribollire il sange nelle vene. Non c’&egrave perversione maggiore che possedere il corpo di una donna senza possederne anche la mente.

Aspetto qualche istante e poi inizio a sbottonarle la camicetta, notando con piacere che sotto stava indossando un reggiseno che le avevo regalato con la scusa che i suoi erano troppo casti. E’ un modello con il gancio in avanti, e non dietro. Continuo imperterrito fino a che anche l’ultimo bottone &egrave aperto e gliela sfilo dicendo “ora mi prepari il caff&egrave senza rivestirsi, e sorrida come sempre”

Il gesto &egrave stato così immediato che non me ne sono accorta. Porto la mano destra alla spalla sinistra e quella sinistra alla destra, per coprirmi *Non posso farmi vedere in ufficio così!* esclamo con voce strozzata, tremando appena: non &egrave una spiacevole sensazione stare scoperti, dato che il caldo, ma farlo davanti ad un uomo &egrave tutt’altra storia. *Cosa penseranno?*
“non si preoccupi Elisa, ho dato disposizioni che nessuno mi disturbi fino all’ora di chiusura, e poi non le avevo dato un ordine ben preciso?”

Mi volto, rapida, e prendo la direzione della porta, quasi correndo, pregando che nessun altro mi veda, specialmente mio padre. Circospetta attraverso la sede, verso la macchina che, dopo un tempo per me interminabile, mi consegna una tazza di caff&egrave che affretto a posare sul vassoio assieme allo zucchero. Non mi ricordo se al bar l’aveva preso con o senza il dolcificante. Accidenti. Torno indietro, più lentamente, attena a non rovesciare niente. Oltrepasso di nuovo la soglia e poso il vassoio sulla scrivania, arretrando poi di un passo, istintivamente

“molto bene Elisa, ora si avvicini, di nuovo, e come sempre non si muova, per oggi non le chiederò di uscire dall’uficio di nuovo, a patto che esegua perfettamente ciò che le dirò, non si dimentichi che lo faccio per sbloccare la sua timidezza”

Ritorno da lui, guardinga; per il mio bene, dice. E lui sa cos’&egrave bene per me: &egrave il mio capo. E mio padre ha bisogno dei soldi che lui gli ha offerto. Dannazione. Non so se oservare le mani o il viso. N&egrave l’uno n&egrave l’altro mi attraggono, ora. Poso lo sguardo sul nodo della cravatta, perfetto, gonfio.

Sorseggio il caff&egrave lasciandola per un momento in quella posizione, poi, sicuro che lei non si muoverà avvicino due dita al gancio del reggiseno, di una taglia più piccola apposta per mettere in risalto quel seno morbido da 19enne quale &egrave. Inizio a muoverlo, facendole capire che lo aprirò e le ricordo”Mi raccomando, non si muova, mi renda orgoglioso di averla come segretaria”

Infine il tuono tanto atteso, tak, ed il reggiseno si apre lasciandomi vedere finalmente quei seni nudi che rimbalzano un pochino per effetto della libertà acquisita

Distolgo lo sguardo, posandolo sulla scrivania, lasciando che i capelli mi coprano parte del viso. Un calore sconosciuto divampa per un istante tra le cosce, facendomi fremere e abbassare le palpebre. Non mi devo assolutamente allontanare o per me sarà finita. Sento un piccolo scatto e un’improvvisa sensazione di libertà all’altezza dello sterno.

muovo il reggiseno in modo da farlo cadere a terra e rimango ad ammirare quello spettacole per qualche minuto senza proferire parola. Poi come se già sapessi che posso farlo, con la mia mano sinistra prendo il suo seno destro e lo alzo un poco, come per tastarne la consistenza dicendole” Da oggi in poi lei toglierà qualsiasi indumento io voglia, ed in qualsiasi momento. Questo l’aiuterà a sentirsi più libera

La vergogna mi assale: vorrei cacciare via quella mano, vorrei divincolarmi da lui. Ma rimango, paralizzata dalla sua voce, dai suoi modi decisi, da un sentimento che non conosco ancora. *Va bene* la mia voce &egrave un sussurro e solo con la coda dell’occhio osservo quella mano che profana il mio corpo, che mi soppesa, che mi valuta.

quel suo “va bene” mi rassicura sul fatto che non mi fermerà, quindi senza lasciare il primo seno, afferro l’altro con l’altra mano e gentilmente inizio a giocherellarci muovendoli in senso orario, facendo attenzione che i capezzoli restino nei miei palmi. Non ho fretta, so che ormai posso toccarla per ore senza che lei batta ciglio poi per vedere che reazione fa le dico “Non si dimentichi di sorridermi mentre le controllo il corpo, lei &egrave pur sempre la mia segretaria, deve sempre essere gentile” e mentre lo dico premo ancora i seni in alto, questa volta lasciando i capezzoli in bella mostra

*Non riesco.* sussurro, di rimando. Nemmeno volendo sarei riuscita a sorridere, nemmeno per finta. Sento i capezzoli che s’inturgidiscono a quel contatto; i Lussuriosi vanno all’Inferno; le Impure vanno all’Inferno; mi aspettano secoli di tormenti che, spero, si riducano semplicemente a questo misto di eccitazione -ecco come si chiama- e imbarazzo.

Finalmente le dò un cenno di sorriso, per farle sentire che non sono più arrabbiato, conoscendola bene questo la farà star meglio nonostante il suo odio per me sia evidente, poi mentre le rilascio i seni aggiongo” Imparerà a sorridermi in ogni situazione” ed inizio a sbottonarle la gonna aggiungendo “Ora controlliamo il resto” Quasi come se stessi controllano una bolla di accompagnamento di una ordinazione importante, in pratica come se tutto stesse scorrendo in piena narmalità

Lascio le mani sui fianchi, si aggrappano alla gonna per istinto. Il sorriso era affascinante, accattivante, ma &egrave troppo, insopportabile. Mollo la gonna, facendo appello a quell’ultimo filo di ragione: se qualcuno lo venisse a sapere, nessuno mi vorrebbe più nemmeno frequentare; sarebbe un gioco da ragazzi per lui mettere in giro la voce che ho tentato di sedurlo. Lui pare che se la cavi, con queste cose, tiranno. Io, passiva, subisco la sua esperienza.
Finalmente finisco di slacciare la gonna. Dopo un iniziale piccolo istante di resistenza noto con piacere che Elisa ritorna ad essere passiva. La gonna va giù, all’altezza dei suoi sandali, ed in un attimo le mie mani sono sul suo sedere, che contro ogni più rosea previsione scopro essere a cuoricino. I miei pollici sono già sotto le stringhe degli slip.

Lei vorrebbe dare forfait, scivolare via da quelle mani avide, mentre l’unica cosa che sfugge sono i suoi indumenti intimi. Pudicamente fa per coprirsi alla meglio con le mani, una moderna Venere di Milo. Non osa aprire bocca, non osa guardarlo negli occhi.

Con l’aiuto dei pollici, faccio scendere le mani lentamente sul culetto, e poi verso l’estreno sulle gambe, facendo scendere gli slip e rivelando una fichetta dalla peluria poco folta, cose che mi aspettavo perch&egrave molto tipica nelle bionde alla sua età. Il lento streep tease era finito, niente più si intrometteva tra me e la sua intimità. Una volta che i vestiti sono tutti a terra li raccolgo e li appoggio alla mia scrivania ed infine dico “Ora Elisa, per andare avanti con il suo allenamento sulla timidezza voglio che si sieda sulle mie gambe e lavori ad una pratica al mio computer”

Il cuore mi martella nelle tempie, mi sento il fiato corto; esco dai vestiti afflosciati a terra e mi siedo praticamente sulle ginocchia di Enzo. Bastardo. *Che pratica?* Non sopporto le sue mani, ma allo stesso tempo non sopporto le distolga da me. Che mi ignori. Perch&egrave? Sto scomoda, ma non accenno a scivolare indietro. Sono una bambina, in fondo, non dovrebbe nemmeno prestare attenzione a me, non dovrebbe illudermi.

Ha l’aria confusa, sento che il fatto che non l’abbia toccata mentre si &egrave seduta un pò le &egrave spiaciuto, inconsciamente il suo corpo si sta svegliando così decido di continuare dicendole “Apra la pratica Offman, quella difficile che studiammo insieme, e compili tutti gli spazi vuoti mentre io la toccherò per distrarla, lascerò la presa solo quando lei ha finito”

Velocemente eseguo, cercando di ricordare a memoria ogni dato per evitare di fare troppe domande; questo richiede una perdita di tempo notevole, complessivamente dieci minuti. Nel frattempo le mani di Lui indagano curiose, soffermandosi ora su quell’unica cicatrice dell’appendice, ora su quel particolare neo sulla coscia. Dita di un cieco che si fanno sempre più audaci.

Non le tocco parti intime per i primi minuti. Già il fatto che lei stia nuda a lavorare tra le mie braccia mi fa sentire un Dio, ma daltronde che bastardo sarei se non le dessi più problemi, così senza esitazione porto la mano destra a prendere il seno destro, e la mano sinistra sul pube, entrambe a muoversi dolcemente

Mi distrae dal lavoro. Mi confonde. Mi imbarazza. Mi eccita. Oppongo fiera resistenza all’insinuarsi della sua mano tra le mie gambe. Sono ancora vergine, intoccata. Porto i polpastrelli della mano sinistra a posarsi sopra il mio seno e sopra la sua mano, a toccarne l’effetto complessivo.

Continuo ancora il movimento delle mie mani, sempre più eccitato e divertito; i primi limiti di Elisa li noto dal fatto che chiude leggermente le gambe, io allora la faccio tornare alla realtà del suo stato di sottomessa dicendole “Cosa fà Elisa, si distrae? Non &egrave il suo corpo che deve muoversi, ma il suo cervello nel finire la pratica”

Spaurita, allungo di nuovo le mani alla tastiera e, nella fretta, mi sbilancio un pò, andando a divaricare le gambe per non rovinare a terra. Sento le dita che s’insinuano abili, ma riprendo a concentrarmi su quella maledetta pratica. Mi pare eterna, campo dopo campo, riflettere una decina di secondi prima di completarlo e poi proseguire; il lavorio di Lui lo rende oltremodo complicato e difficile.

Le mie mani non si staccano un attimo, quando apre le gambe un poco lo fa con una naturalezza disarmante, come se non volesse cadere, quasi non accorgendosi che muovendosi in questo modo il mio membro ora si trova perfettamente nell’incavo del suo culetto, mentre la mano sinistra le stimola dolcemente le grandi labbra, mentre la detra le tormenta i capezzoli

Il respiro accellera; quella durezza, sulla quale sono scivolata, mi da piacere, come anche le mani, ormai parte di me. Una sconosciuta sensazione di umidità mi pervade attorno alla vulva, dischiusa dalle dita di Lui. Un gemito viene appena strozzato nel percepire piccole fitte ai seni. Le labbra vengono bagnate dalla punta della lingua, mentre il viso si accende di un colorito tenue.

Aveva ceduto…..le mie mani non le davano più fastidio, anzi, quasi sentivo un suo dispiacere nel viso se mollavo il seno o le sue labbra vaginali. Ancora una volta il mio carattere mi ha portato ad ottenere ciò che voglio, e questo era solo l’inizio. Finalmente dopo un lasso di tempo ad entrambi sembrato eterno, lei finisce la pratica, con mio grande stupore senza errori. Non lascio la presa, anzi, la abbraccio con il mio braccio destro che le avvolge il seno, e con la sinistra le parti intime, ed in quella posizione le dico “E’ stata molto brava Elisa, mi aspetto che da ora in poi abbia sempre questa efficienza”

Mi stringe forte *Sempre?* una vaga speranza che questo rapporto continui, si approfondisca, diventi più intenso. Il bisogno della Sua presenza mi &egrave doloroso già adesso; non ho molte altre aspirazioni se non compiacerlo.

Non mi muovo per alcuni istanti, la mano che era arrivata al suo frutto proibito si ritrae e va all’ombelico mentre l’altra resta saldamente avvolta ai seni. Sento che il suo respiro &egrave aumentato, avevo pianificato di testarle solo il corpo ma ormai l’eccitazione &egrave tale che solo sfogandola in un incontro di arti marziali potrei calmarmi senza fare sesso, ed il mio lavoro purtroppo non me lo permette più, quindi con fare sempre gentile le domando di nuovo “Da adesso si comporterà in modo più spontaneo spero, e seguirà ciecamenti i miei consigli”

*Ciecamente* si limita a ripetere, quasi meccanicamente. Lui ha allontanato la mano dalla mia essenza, e poso su di quella la sinistra, trattenendola un po’ *Non ho mai fatto queste cose.* riprende, un pò assorta nell’osservare i seni pieni, deliziati dal tocco maschile.

“Questo &egrave uno dei motivi per cui ti ho scelta, sei pura” Mai sono stato così sincero con Elisa, la volevo perch&egrave nessun altro l’aveva avuta, la volevo per puro senso di caccia, ed in fondo la volevo anche per la sua dolcezza nel’obbedire. Ed in più le avevo dato del tu con una semplicità disarmante. “Ora per favore alzati, e senza avere paura di me, inginocchiati tra le mie gambe”

Elisa sì alza, sentendosi stranamente ancora padrona delle proprie gambe. Si volta, accuciandosi, posando le mani a terra e di senguito le ginocchia; inginocchiata di fronte a lui si sente piccola, infinitamente insignificante, bramosa di entrare nelle sue grazie.

Mi apro la patta dei pantaloni, sorridendole mentre aspetta il mio volere. Il membro mi schiiza fuori dai boxer, l’eccitazione di prima lo ha reso talmente turgido da farmi male. Non abbasso i pantaloni, la trovo una volgarità, e poi sono troppo costosi per stropicciarli. Infine la guardo dicendole “Prova ad accarezzarlo”

Allungo una mano, sfiorandolo, timorosa di farGli male. La ritraggo appena, alzando gli occhi verso di lui. Istintivamente mi viene da posarvi un bacio. Mi allungo, ne respiro il profumo di pelle detersa e biancheria pulita con qualcos’altro che non distinguo, e poso piano le labbra, giusto per saggiarne la consistenza, sicura di non dolere.

Un secondo……un solo lungo ed interminabile secondo……il paradiso e ritorno. Lo ha baciato, con naturalezza, con leggerezza, senza falsi pudori. E la cosa che mi rendo più orgoglioso nel mio essere uomo &egrave che lo ha fatto di sua spontanea volontà. Questa volta non posso fare a meno di sorriderle con dolcezza, quando finalmente trovo la forza di dirle “Usa la lingua, come se volessi pulirlo”

Socchiudo le labbra, passo la lingua su quello che a scienze, durante la lezione di anatomia, era stato citato come frenulo. Continuo, lappando, quasi, verso i testicoli; chiudo gli occhi, istintivamente poso le labbra anche su quelli e li saggio, uno alla volta, succhiandoli appena.

Il piacere ormai &egrave continuo, lei &egrave li che prova ed esplorale il mio pene, ed io la lascio fare, non le do ordini, lascio che lei impari da sola. Rilasso la schiena e la appoggio allo schienale della poltrona, mentre appoggio le braccia ai braccioli, continuandola a fissare nella sua giovane bellezza

Diventa quasi un gioco: vediamo quanto riesco a leccare, baciare, ingoiare. Torno al glande, lo saggio ancora con la lingua prima di baciarlo più profondamente, facendomene passare un pò tra le labbra; attenta a non posarvi i denti, mi ritiro, succhiando la morbidezza di quella pelle tanto delicata.

Non resisto, ho un sussulto di piacere, ha le labbra talmente morbide che d’istinto con la mano sinistra le spingo leggermente la testa in giù, dicendole semplicemente “Brava” Giusto per fale capire che sta dandomi un piacere enorme

Mi sospinge; faccio una prova, tanto per vedere, quanto riesco a imboccarne; lo sforzo di vomito &egrave quasi immediato, a circa due terzi (tre quarti?) della lunghezza; mi ritiro lentamente, di nuovo, deglutendo e succhiando contemporaneamente. La mano destra comincia a toccare la Sua pelle sotto la camicia, la sinistra ne soppesa i testicoli. Comincio a divertirmi: ha un buon sapore, una durezza piacevole.

le do il ritmo con la mano, ma sempre senza mai farla spaventare, solo di volta in volta la spingo più giù con la testa, fino a che finalmente vedo che lo prende tutto senza fare eccessiva fatica, mentre le dico di continuare a muovere la lingua

Il cuore esulta: &egrave riuscita a infilarlo tutto tra le labbra, fino a sentire i peli del basso ventre solleticarle il naso; lo fa scivolare lentamente saettando con la lingua lungo tutto il percorso. La incita, ancora, con leggerenza e lei si impegna, si accanisce, quasi, stringendo di più le labbra scendendo, succhiando la pelle risalendo.

quasi assuefatto dal quel piacere mi piego un poco fino a che le mie mani non arrivano ai suoi seni, che questa volta prendo con avidità, e sapendo che tra poco esploderò le dico di focalizzare la lingua sul glande, e per farle capire cosa sta per succedere le dico semplicemente “Attenta ai pantaloni”

Non fa alcun gesto per fargli intendere che ha capito; si limita a farLo sprofondare nella gola un’ultima, intensissima, volta, stringendo le labbra, vorticando con la lingua.

L’orgasmo arriva esplosivo, quasi incontenibile, dico quasi perch&egrave con uno sforzo sovrumano ingoio l’urlo di piacere, e mi limito ad un gemito calmo, mentre sento lo sperma invaderle la bocca, con lei che nonostante tutto continua a muovere la lingua come se niente fosse

Attenta ai pantaloni. Ubbidiente, si ferma, cominciando a deglutire con attenzione, facendo una piccola smorfia a causa del nuovo sapore a cui non &egrave abituata. Per la prima volta aveva dato piacere in maniera completa e desiderandolo. Una sensazone di appagamento la pervase e, soddisfatta, attese che si calmasse un pò prima di ripulire alla meglio con le labbra arrossate.

Come sempre per critiche, suggerimenti, lamentele, aiuti ed elogi (che modesto che sono) contattatemi senza problemi.

Leave a Reply