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Racconti di Dominazione

Error Secretary 1

By 27 Dicembre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Jon Letters


jonletters360@gmail.com

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Error Secretary – Primo capitolo

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‘In ginocchio.’
La tua voce è lenta, calma, non mostri nessun accenno d’ira. Ho sbagliato. Lo so perché l’ho fatto apposta. Quel documento poi, doveva essere importante. In alto a sinistra cera la firma del Direttore.
‘Alza la gonna fino a scoprire le cosce’ troia.’
Gli insulti sono venuti dopo le sberle, le cinghiate, le scopate con i gomiti piegati dietro la schiena, le lacrime, le mollette, i dildo interni, le catenelle, gli sputi. Te; che mi fai gattonare a quattro zampe, la moquette che mi pizzica le ginocchia, seduta ma legata e imbavagliata o in ginocchio sotto la scrivania. Arrivati ad un certo punto ti chiesi perché non mi dicevi mai una parola, niente, mai un insulto o un umiliazione, ordinavi e basta. L’umiliazione mentale, verbale più che altro. La prima decina di colpi non la sento nemmeno, quasi. Con lo sguardo fisso davanti ha me osservo la pianta finta che arreda il tuo studio. Manca una bacchetta di bambù. Forse dovrei preoccuparmi, ma non mi importa, l’importante è che non devo piangere. Sicuramente è quello che vuoi, lo vuoi sempre perché ha me non piace. La seconda decina fa ammontare le bacchettate a venti. Le calze nere iniziano a smagliarsi e i lividi rossi, lunghi e sottili,
iniziano a formarsi sulle cosce.
‘Ora piegati’ come una cagna.’
Punto le ginocchia. I palmi aperti sono ora aderenti alla moquette grigia. La schiena è dritta e la testa anche, lo sguardo che ora osserva il vaso della pianta.
‘ Aaa!’ Una bacchettata improvvisa mi colpisce le nocche e non posso fare ha meno di alzare lo sguardo, perplessa e preoccupata per questo cambio di programma.
‘Cosa fanno le cagne?’
Già cosa fanno? Non posso fare a meno di ridere per la stupidità della domanda unita all’espressione seria del tuo viso. Un’altra bacchettata mi colpisce l’altra mano, due soli colpi alle mani sono bastati a farmi venire gli occhi lucidi. ‘Cosa fanno’ Padrone?’
Penso che ora sia il caso di mantenere un atteggiamento docile sennò mi toccherà incominciare ad usare i piedi per battere a macchina.
‘Abbaia.’ Cosa? Non ci penso nemmeno.
‘No'”
‘Abbaia come una cagna, tre volte poi vai fino alla porta muovendo il culo a destra e sinistra’ muoviti.’ ‘ No’ No.’ Ripeto più decisa.
Ti siedi. Impugni il mouse e torni a guardare il computer.
‘beh? Alzati e riscrivi il documento, passa da Michela e fattene dare una seconda copia.’
Stronzo’ ‘Ma’ No’ Scusa”
‘Dai Rebecca muoviti’ alzati e torna al lavoro.’
Una lacrima inizia a scendermi dall’occhio destro, seguita poi dalla gemella sul lato sinistro.
‘Ma’ è stupido.’ Dico a voce bassa.
‘è stupido? Cosa è stupido?’ Mi urli alzandoti dalla scrivania.
‘Te che te ne stai li a quattro zampe è stupido? Allora alzati e torna al lavoro Stupida!’
‘Ma” Ora le guance sono rigate da due rivoli trasparenti, abbasso il capo perché mi vergogno e dico quello che vuoi. ‘Non ho sentito.’
Lo ripeto, tre volte come mi avevi ordinato.
‘Più forte cagna! Vogliamo fare notte?’
‘Wuf! Wuf! Wuf!’ Questa volta ho urlato, per la rabbia e l’odio che provo nei tuoi confronti quando mi riduci in questo stato.
‘Brava cagna’ ora vai. Fino alla porta e ti fermi davanti al cestino.’
Mi giro, la gonna ancora alzata sopra la schiena rende visibili i fianchi bianchi avvolti nelle calze, che lentamente arrivano davanti al cestino dei rifiuti. Lo guardo ed è completamente vuoto e pulito. Il nero della plastica riflette il mio viso. Inizi a sbriciolare una merendina nel cestino. Mi intimi di non muovermi cosicché alcune briciole mi cadono sui capelli e l’interno del collo. Intuisco quello che vuoi e ora ho capito perché lo stai facendo.
‘Volevi la mente cagna? Il dolore non ti bastava più? Allora adesso metti le mani dietro la schiena e la mangi tutta’ e lecca bene con la lingua mi raccomando.’
Ridendo ritorni alla scrivania ed è l’ennesima umiliazione. Il fatto che mi guardi, non mi controlli, mi lasci li da sola ad umiliarmi’ a mangiare i residui di una merendina sul fondo di un cestino. Lentamente entro con tutta la testa. I primi pezzi che ingoio sono quelli grossi, una marmellata arancione, dal sapore è albicocca. Per i pezzettini e le briciole devo usare la lingua. Lecco e aspiro con le labbra fino a che il fondo del cestino è completamente bagnato di saliva e dopo un lasso di tempo indefinito è finalmente pulito. Alzo la testa, uscendo dalla prigione cilindrica nera e ti chiamo dicendo che ho finito di mangiare.
‘Ora alzati e vai a rifare il documento.’ Lentamente mi alzo. Le ginocchia mi fanno male e mi stiro per un attimo la schiena, alzandomi sulle punte dei piedi. Mi risistemo la gonna e i capelli, passo da Michela chiedendole un nuovo foglio. Sicuramente la nuova arrivata si sarà chiesta come una segretaria così incapace possa ancora lavorare in uno degli studi più importanti della città. Ci scambiamo il solito sorrisetto di circostanza, due minuti dopo sono di nuovo davanti alla macchina’ La seconda volta niente errori, mai.

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A differenza di altri autori, che anno la fortuna di scrivere per il puro piacere di farlo, io mi sento motivato a farlo per il semplice piacere di conoscere le persone. Se perciò vi va di contattarmi in msn, o di perdere mezzo minuto per mandarmi un commento tramite mail ne sarei molto felice. Vi aspetto numerosi all’unico indirizzo:

msn – mail jonletters360@gmail.com

Jon

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