Skip to main content
Racconti di Dominazione

Fu alla stazione

By 30 Settembre 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Fu alla stazione, subito.
Che lei gli sbottonò, appena lui le fu di fronte la camicia. Slacciò la cravatta che mise nella sua borsetta, ripiegandola con cura, poi ancora prima di un saluto o un primo bacio andò con le mani al colletto alto della sua camicia. Ne ebbe ragione subito e allargò con le dita il colletto, scoprendo la gola e il pomo d’adamo che vide sussultare al solo tocco delle dita.
Poi infilò le mani nella borsa e lo prese. Con un gesto delle dita sicuro lo chiuse e ne percorse da dentro, lungo la pelle del collo, la superficie. Al collo dell’uomo svettava, nero. Il collare.
E il bello &egrave che tutto era cominciato tra loro mesi prima e con un segno diametralmente opposto. Lui aveva tentato di sedurre lei, conosciuta per caso e di trascinarla nei suoi giochi per la porta che lui meglio conosceva.
Aveva giocato a farla eccitare.
Con brevi messaggi, col darsi e il negarsi, facendo sì che lei di volta in volta si immaginasse nuda e legata. Oppure bendata e aperta e offerta a qualsiasi intemperanza e desiderio lui potesse avere avuto con lei così indifesa.
Aveva giocato a stuzzicare aree del cuore e dei desideri di lei che nemmeno, all’inizio, quasi si conosceva. Poi lui scompariva e tornava magari dopo una settimana per farle ricominciare i sogni più osceni.
Ora era lei. A girare nascondendo anche una sua recondita paura, frammista ad un’eccitazione che mai prima aveva conosciuto così violenta e oscena e liquida tra le cosce, tra collare e collo dell’uomo le sue dita.
– Non mi saluti nemmeno? – gli chiese tirando il viso più vicino al suo con le dita a tenere il collare.
Allora l’uomo aveva deglutito e a voce che avrebbe voluto più alta ma gli uscì quasi soffocata, col cazzo gonfio di lei e del brivido delle sue dita sul suo collo a spingergli nei pantaloni, l’aveva salutata.
– Buongiorno, padrona.

Intorno a loro si erano fermate alcune persone, chi per riunire i bagagli chi per salutare all’arrivo qualcuno sceso dallo stesso treno.
Perch&egrave tutto gli fosse più chiaro lei lasciò il collare, dopo aver indugiato un attimo solo con un dito dentro l’anello di acciaio che la sottile striscia di cuoio nero aveva proprio davanti.
Aveva teso quell’anello con il dito, incurante degli sguardi a metà tra il divertito e lo stupito dei passanti e del rossore che, accorgendosi di essere visto l’uomo aveva improvvisamente esibito sulle guance, abbassando lo sguardo.
Col dito ancora nell’anello lo aveva portato a una spanna dalle sue labbra con il viso, tanto che l’uomo aveva immaginato volesse baciarlo. L’aveva tenuto lì e aveva invece fatto scivolare una mano dal fianco fin sul davanti dei pantaloni di lui.
La voce della donna l’aveva raggiunto calda e umida di fiato sul viso sfiorandogli con le parole calde di fiato le labbra. Non aveva nemmeno tenuto la voce così bassa, incurante – o forse l’aveva fatto proprio apposta – che qualcuno intorno la sentisse.
– Ebbravo il mio schiavetto. Chi ti ha detto che puoi esibire così i tuoi desideri?
E prima di togliere la mano aveva stretto cazzo e coglioni con forza. Era compiaciuta dell’erezione che aveva in pugno e al tempo stesso era solo la prima lezione quella che aveva voluto dargli su chi avesse diritti e chi doveri da quel momento.
– Sbavi per la mia fica, lo sento – e aveva liberato il cazzo dalla morsa, mentre l’uomo aveva avuto come un cedimento alle ginocchia mentre lei l’aveva artigliato e ora si stava ricomponendo – ma l’avrai solo quando lei vorrà averti e come lei vorrà averti –
– Dimmi che hai capito e sei d’accordo
L’uomo sussurrò un “sì padrona”.
Lei riprese possesso dell’anello e lo riportò praticamente a pochi millimetri dalle sue labbra violentemente.
– Non ho sentito. Dillo a voce alta piccolo porco in calore
L’uomo esagerò, perch&egrave probabilmente le persone più vicine a loro non poterono fare a meno di sentire anche loro le parole – Sì. Padrona –
Lei allentò la presa sull’anello, ogni volta che lui aveva pronunciato la parola “padrona” si era sentita bagnare quasi violentemente sotto la gonna corta. L’idea di averlo lì, lui che aveva cercato di avere lei allo stesso modo la eccitava con violenza quasi animale da giorni e ora anche più intensamente nella fisicità del loro primo incontro.
– Tu sai che se mi segui io non ti permetterò di cambiare idea e non avrai diritto a rifiutarmi nulla, nessun capriccio, anche il più crudele o umiliante vero? Che il mio piacere sarà l’unico di cui avrai cura da adesso e il tuo sarà solo accessorio al mio ?”
Il “sì padrona” usci, seppur tremolante ben più udibile adesso.
Lei allora lo baciò, velocemente sulle labbra, e gli disse, mordendogli l’orecchio fino a obbligarlo a trattenere il primo grido di dolore ‘ Sarai Mio. Mi apparterrai –
Gli fece strada fino al bar della stazione, dopo avergli detto come doveva camminarle a fianco, solo leggerissimamente indietro, in segno di sudditanza e di rispetto.
L’uomo la seguì senza scollare un solo attimo lo sguardo dalle caviglie nervose e dal culo muscoloso e disegnato all’inverosimile dalla gonna stretta che si muoveva e contraeva come un animale ad ogni passo adesso.

Entrati nel bar la donna si guardò attorno, poi scelse un tavolino, poco discosto dalla parete, uno dei pochi che ancora fossero liberi.
Entrando aveva fatto una pausa sulla soglia perch&egrave fosse lui ad aprirla, poi era entrata. Lui un passo indietro come gli aveva ordinato.
Si fermò davanti al tavolino e attese che lui scostasse la sedia per farla accomodare sotto lo sguardo indifferente dei vicini.
Poi scivolò sulla sedia che lui aveva portato sotto di lei nuovamente e accavallò le gambe snelle e quasi nude, a parte le calze a rete e le scarpe a punta sottile.
Lasciò compiaciuta che alcuni sguardi si posassero su di lei e mentre era ancora osservata gli fece cenno che poteva sedersi ora anche lui.
Seduti a lato lui posò d’istinto gli occhi sullo stacco delle cosce e sull’ombra che sotto la gonna sembrava permettergli di intravedere mutandine e spacco della fica sotto il tessuto. Lei gli afferrò il mento con due dita e gli sollevò il capo decisa.
– No, così cominciamo proprio male- furono le sue uniche parole.
All’arrivo del cameriere lei attese. Che lui le chiedesse cosa desiderava per poi girare al cameriere l’ordinazione.
– Cosa desidera da bere ?- l’uomo si stupì di essersi rivolto d’istinto a Lei che era avvezzo mesi prima a chiamare per nome e con confidenza, proprio usando il Lei e non il tu che sarebbe stato in una altra circostanza assai normale.
Poi ordinò un tea freddo alla pesca “per la Signora” e un caff&egrave per se stesso sotto lo sguardo divertito dell’uomo in giacca bianca.
Lasciò che lei portasse il bicchiere alle labbra, prima ancora di osare toccare la sua tazzina. Poi la portò alle labbra.
-Aspetta, ne voglio un sorso io prima e poi non &egrave perfetto il tuo caff&egrave, necessita una correzione per il tuo sguardo alle mie cosce degno di una cagna in calore prima…-
Lasciò che lei portasse la tazzina alta sotto il viso, che ne annusasse constatandone la fragranza il profumo.
La vide serrare le labbra e si aspettò la portasse lì ma la sua mano si fermò proprio sotto di loro con la tazzina sospesa. Scostò le labbra e lasciò colare abbondante la saliva di cui si era riempita la bocca mentre annusava la bevanda.
– …ecco &egrave perfetto ora – la donna disse posando la tazzina sul piattino.
L’uomo leccò il bordo e il velo di saliva che era colto fuori e poi porto le labbra per bere.
Al tavolo di fianco un uomo e una donna seguirono tutta la scena senza perderne una frazione. L’uomo finendo il caff&egrave ne era conscio perfettamente ma voleva la felicità della sua Signora.
Aspettò che lei avesse finito e che lei decidesse che era ora di uscire. La vide giocare con gli sguardi di due uomini al tavolo vicino, persi sulle sue cosce che lei ostentava, accavallava e scavallava ripetutamente lasciando la gonna salire un po’ di più volta dopo volta.
Sull’uscita lei si complimentò col cameriere.
– Il caff&egrave era delizioso, vero? – disse ad a alta voce a lui davanti all’uomo in giacca bianca.
Poi lasciò che lui le aprisse la porta e uscì fuori.

L’uomo e la Donna lentamente si incamminano verso il loro bisogno di intimità e privacy per siglare indissolubilmente un patto viscerale .
La Donna riceve e sopporta tutta la tensione e impazienza dell’uomo che freme speranzoso di ricevere il suo addestramento’
Quanto &egrave bizzarro il destino, ti offre incontri ed allontanamenti come dondolii di un’altalena che ti permette quasi di toccare il cielo con i piedi e l’attimo dopo ti ritrovi scaraventato a guardar il terriccio brullo e villereccio.
Un’altalena che non conosce termini di tempo, un’altalena che ti ha permesso di volare in alto ..tanto in alto.. ed il suo contraccolpo tanto in basso.. un’altalena non consona ai deboli di stomaco.. la Mia altalena!
Una sorta di selezione, forse.
Una cernita naturale, forse.
Una forma di supponenza che non riesco a controllare, forse.
Un capriccio molto più semplicemente.
E quando il destino lega due anime nessuna scorciatoia o alternativa potranno mai salvarti se non una: la via d’uscita!
Vagano i pensieri quando il caso porta l’uomo e la Donna nel loro cammino a passare per i bagni pubblici della stazione.
Un lampo
Un flash
Un colpo diretto che ti spezza il respiro
-Reazione!-
Un bagliore maligno
La mente scatta scellerata
Un sorrisetto perfido
Lei si ferma e l’uomo le rimane poco dietro con aria interrogativa. E’ Lei a trascinarlo fin contro la sua bocca afferrando ben saldo il colletto della camicia. Bocca contro muso!
‘Ricordi?’ soffia leggera e ipnotica la voce della Donna ‘Ricordi? Ti ricordi lurido porco dove meritavo una tua scopata nei nostri primi contatti? Eh? Lo ricordi?’
La Donna non lascia il tempo all’uomo ne di risponde ne di collegare il cervello e congiungere i ricordi. L’uomo possiede una notevole mole e stazza ma la Femmina che stinge in mano i lembi della camicia ha grinta e carattere e scaraventa l’uomo dentro al cesso pubblico.
La porta d’ingresso &egrave malmessa, regge a malapena su arrugginiti cardini, nessuna etichetta indica la separazione degli ambienti tra i sessi maschio e femmina e il locale &egrave evidentemente lasciato al degrado.
Accoglie gli incontinenti viaggiatori un puzzo nauseabondo di piscio e merda.
‘Eccoci! Eccoti! Ora ricordi?Ora ricordi la tua proposta di scoparmi? Ora ricordi come mi scrivevi eccitato di questa scena? Eccoci! Eccotela! Ma sarai tu a subire la scopata che ti meriti in un sporco cesso!’
La scena &egrave assurda, stonante, disarmonica e forse l’uomo collega i suoi 2 neuroni.
L’uomo viene colto da ripensamenti e ricordi ben nitidi di quelle fantasie in cui lo vedevano padrone di una povera mentecatta scialba e sguattera… -Che stupido! Che stupido idiota!- si diceva nei suoi pensieri. -Come avevo potuto collegare una misera chiavata in un posto così sudicio con una Dea così elegante e pulita- Lei profuma di fresco e di ricchezza circondata da un’aurea snob che lui con le lacrime agli occhi si pentiva che le preziosissime scarpe della sua Regina potessero pestare un lerciume tale!!!
La Donna non si commuove e nulla placa la sua furia, anzi, il viso dell’uomo rigato da lacrimoni attrae e richiama in Lei una bestia selvaggia che non ha ne moralità ne limiti se non quelli dettati della Sua libido.
‘Inginocchiati! Quando piangi devi starmi ai piedi’
L’uomo si abbassa lentamente, cercando uno spazio nel ristretto ambiente, attaccato ai piedi della Donna.
Il silenzio, il fermo duro silenzio
‘Hai finito di piagnucolare?’ non esistono scorciatoie, non ci sono vie di salvezza nulla addolcisce o impietosisce chi ha sete di lacrime.
L’uomo ha liberato il suo pentimento per aver collegato una figura Divina ad una flaccida mignotta da 2 soldi che apre le sue cosce nel cesso.
La Femmina attende di sentir cessare lo sconforto dell’uomo e abbassandosi infierisce sorridendo
‘ Ora avrai da piangere. Io governo le tue emozioni e delle tue lacrime mi bagno la fica! Alzati e slacciati i pantaloni!’
L’uomo obbedisce. Lei ricerca nella sua borsetta una sigaretta ed annoiata tra il fumo esce dalle sue labbra ‘Masturbati!’ sono stretti nell’angusto bagno avvolti dal puzzo ‘ Era un tuo desiderio erotico vero? Vero? Eri tu quello che ha inscenato una fantasia a dir poco vomitevole e lurida come lo &egrave la tua persona vero?VERO?’
‘ si Padrona’ risponde mesto l’uomo
Non eccita ed intriga a nessuno dei due protagonisti un’orgasmo così squallido. Il loro rapporto &egrave profondo e importante meritevole di un locale pulito e igienico per realizzare tutte le voglie accumulate in un anno di attese e desideri del contatto reale.
‘ Si Padrona cosa? Sei sporco vero?’
Basta una minima indecisione dell’uomo e veloce, tagliente, arriva il primo schiaffo.
La figura dell’uomo si piega leggermente, l’animo si incatena e la mente si svuota. La guancia dell’uomo porta il marchio.
Il rapido schiaffo brucia sulla sottile mano delle Donna che col suo palmo arrossato ha siglato il patto.
Non &egrave ambiente e tempo perché Lei gli regali un’importante dottrina e decide che: di puzzo/ sporco / pozzanghera di sborra ai piedi ne ha piene le scatole.
‘Andiamocene da qui!’
Si sbattono le porte, si esce dal cesso..
Appena usciti la donna si ferma e dalla sua borsetta estrae la cravatta dell’uomo
La dispiega e la getta a terra pulendosi le suole dei suoi preziosi sandali prima di finire inglobata tra la folla della stazione
L’uomo chino a raccogliere la sua cravatta saprà rialzarsi con carisma ed eleganza degni della sua Regina.

Leave a Reply