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Racconti di Dominazione

Giusy si confessa

By 19 Settembre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Salve, una volta ero conosciuta come Giusy, una Signora della buone borghesia medio-alta della tranquilla provincia veneta, fisicamente sono da tutti considerata una bella donna, alta circa 1,70, capelli castani chiari portati lunghi sulle spalle, occhi marroni con pagliuzze dorate, sono carina, ho due labbra carnose, un bel seno ancora sodo malgrado due maternità, ventre piatto, fianchi invitanti, le gambe lunghe e ben tornite e per completare il panorama, un culo da fare invidia, senza traccia i cellulite.
Ora sono, da quasi un anno, Irene una donna greca dell’isola di Rodi, ovviamente vi chiederete come questa cosa sia possibile, &egrave un po’ lungo da spiegare, ma se avete la pazienza di seguirmi vi racconterò tutto.
Dunque dopo sette anni di fidanzamento, a trent’anni ho sposato Gino, ne ero follemente innamorata, e nonostante i miei tradimenti e tutte le successive traversie lo sono tuttora, anche se dalla mia storia sembra difficile crederlo.
Quando mi sono sposata, da noi il femminismo e la così detta liberazione sessuale non erano di moda, le ragazze per bene si tenevano la figa ben stretta fra le cosce fino al giorno del matrimonio, ed io ero una ragazza per bene.
La prima notte di nozze, Gino si &egrave preso la mia verginità, &egrave stata una cosa sconvolgente, le mie amiche dicevano che la prima volta non era poi così divertente, che era doloroso, ero preoccupata non volevo fare brutta figura, ma lui &egrave stato molto dolce, premuroso, attento alle mie sensazioni, con baci e carezze &egrave riuscito a portarmi a un tale punto di eccitazione, che al momento della penetrazione mi ero totalmente dimenticata dei miei timori, e più che dolore ho provato soltanto un attimo di fastidio.
Egli mi ha fatto conoscere i piaceri della carne, mi ha posseduta in tutti i modi, facendomi godere in un modo incredibile, ho provato tanti orgasmi al punto di non saperli più contare, ho provato perfino un paio di orgasmi multipli, mi ha letteralmente distrutta, lasciandomi senza fiato, ed ancora più innamorata.
Mi ha fatto conoscere la mia natura, il mio punto debole, anche se sul momento e per diversi anni non ne ho avuto coscienza, mi piaceva il sesso, ma ritenevo la cosa nei limiti della normalità, solo in occasione delle vacanze a Rodi, mi sono resa conto che il mio desiderio di sesso era fuori dalla norma.
Sono quello che si potrebbe definire una donna calda, non vivo senza sesso, se Gino passava un giorno senza mettermi le mani addosso, ero io ad, andare a cercarlo.
Gino era ed &egrave tuttora un bel uomo, ha quasi sette anni più anziano di me, &egrave alto 1,78, fisico robusti senza essere grasso, capelli brizzolati, un paio di baffetti, anche quelli sale e pepe.
Lui &egrave nato in Maggio, &egrave un Toro, con tutti i pregi ed i difetti connessi ed annessi, &egrave lavoratore, tenace e prudente, ma &egrave anche passionale, possessivo e geloso, e non manca mai di darmene la dimostrazione, dopo tredici anni di matrimonio, nell’intimità eravamo ancora come all’inizio, posso dire che ero una donna appagata in tutti i sensi, sessualmente, professionalmente ed ero serena,
Avevo un marito innamorato, che non mi faceva mancare niente, mi coccolava, mi viziava, avevo due bei figli, una ragazza di dodici anni e un ragazzino di quasi sei anni, avevo una bella casa, ed avevo anche un buon lavoro, di responsabilità e ben retribuito, non mi mancava proprio niente.
Tutto questo fino a quando, dopo tredici anni di matrimonio, Gino ha prenotato tre settimane in un villaggio turistico sull’isola di Rodi, la prima vera vacanza della nostra vita, tre settimane a soli, senza figli, liberi i divertirci, di trasgredire, di fare tutte le cose che, per un motivo o l’altro non avevamo mai fatto.
Ora a cose fatte, devo riconoscere di essere stata stupida, mi sono lasciata prendere la mano. e Gino che, non mi poteva rifiutare niente, mi ha lasciato fare fino a quando ha esaurito tutta la sua riserva di pazienza ed &egrave intervenuto, forse in modo sbagliato, non so, ma era già tardi.
Ed &egrave così che un tardo pomeriggio, un volo dell’ Aegan Airline ci ha sbarcati all’aeroporto di Diagoras, e da lì, con un taxi abbiamo raggiunto il villaggio turistico, un posto splendido, ero incantata e veramente avrei fatto qualsiasi cosa per ringraziare Gino, ignorano che questo era l’inizio degli avvenimenti che avrebbero portato alla fine del mio matrimonio.
Ma procediamo con ordine, o creeremo solo confusioni e la mia narrazione risulterà incomprensibile.
La mattina successiva al nostro arrivo, ero sulla terrazza del nostro bungalow, intenta ad ammirare il panorama, con addosso una camicia da notte, corta e trasparente, che non lasciava alcun spazio all’immaginazione, alle mie spalle arriva Gino, mi bacia sul collo augurandomi il buongiorno e senza esitare mi passa le mani sotto la camicia a notte per iniziare ad accarezzarmi su tutto il corpo.
Mi giro, lo abbraccio e lo bacio ed egli mi trascina in bagno dove facciamo la doccia, prima di fare collazione e di andare in spiaggia, ero in preda a una strana eccitazione e strani pensieri mi passavano per la testa,
Sulla spiaggia non abbiamo perso tempo, ci strusciavamo i nostri sessi l’uno contro l’altro, con l’inevitabile risultato di raggiungere l’orgasmo, macchiando i nostri costumi in modo indecente, siamo dovuti andare di corsa nel bungalow per lavarci e rivestirci, dopo di ché siamo andati a comperare nuovi costumi.
Avevo già deciso, ovviamente senza dirlo a Gino, di acquistare almeno un paio i bikini, li volevo al limite della decenza, facendo però finta di prenderli perché non c’era altra scelta.
Scegliere i bikini &egrave stato facile, c’era un unico modello, tre triangolini tenuti insieme a laccetti o nastrini, erano francamente indecenti e spudorati, il reggiseno copriva appena i capezzoli ed il tanga riusciva a malapena a contenere il pube, facevo la pudica, fingendo di non voler mostrarmi in giro a fare vedere le chiappe.
E’ stato Gino, stanco di aspettare una mia decisione a dirmi di comprarli visto che tutte le donne li indossavano, ho finto di accettare a malincuore e ne ho comprati tre.
Tornati nel bungalow, sono corsa in bagno per indossarne uno, ho dovuto radermi la patatina, i peli per quanto ben curati, uscivano dal tanga da tutte le parti, ho dovuto anche tirarlo sù, si inseriva fra le grandi labbra e metteva bene in evidenza la mia figa,
Mi sono guardata alla specchio, sembravo una troia, ma era quello che volevo, volevo dimenticare la ragioniera e comportarmi da troia … da puttana … volevo fare impazzire di voglia e di gelosia Gino, fare delle porcherie, soprattutto quelle che non ho mai osato fare.
Quando Gino mi ha vista non credeva i suoi occhi, era arrapato, la stoffa dei calzoncini era tesa sotto la pressione del cazzo, quando poi gli ho detto che mi ero rasata la patatina &egrave andato in ebollizione.
Ha preso la camera digitale e mi ha fotografata sulla terrazza, ha voluto anche fotografarmi nuda, per riprendere la figa depilata.
Ovviamente, dopo aver scattato chissà quante fotografie, in tutte le pose, di faccia, di profilo, di dietro, immortalando le tette, la figa ed il culo, mi ha messo le mani addosso.
Quasi mi scopava sulla terrazza … abbiamo dato spettacolo per un po’ … c’era un giovanotto che da lontano ci guardava facendosi una sega … mi ha trascinato in camera e abbiamo fatto una di quelle scopate da ricordare

per commenti brubu@yahoo.it Dopo aver scopato come ricci, eravamo ancora lì abbracciati, a baciarci, ad accarezzarci … a mormorarci sozzerie … quando improvvisamente Gino si &egrave fatto attento, mi ha sussurrato di aver sentito un rumore sospetto, si &egrave infilato il costume ed &egrave andato sulla terrazza, dove egli ha sorpreso un guardone che, con il naso incollato alla finestra, stava cercando io spiarci, si &egrave incazzato di brutto, tentavo di calmarlo, quando arrivava la sorpresa, quel tizio si offriva di diventare il mio schiavo, non avevo mai pensato a una cosa del genere, ma la proposta mi attirava, e malgrado l’opposizione di Gino l’ho accettata, compiendo così, senza rendermene conto, il primo passo verso la distruzione del mio matrimonio.
Subito le cose hanno preso una direzione sgradita a mio marito, pretendevo che lo schiavo si presentasse sempre nudo, e rimanevo incantata alla vista del suo cazzo, meno largo di quello di Gino, ma più lungo, mi sentivo rimescolare le viscere, lo volevo!!! me lo volevo sentire dentro, non sapevo come fare per prenderlo, ma lo volevo! la mia figa si apriva ed il miele colava abbondante, la mia mente si riempiva di immagini erotiche, che mi vedevano succhiare quel cazzo, od anche essere scopata oppure inculata.
Intanto, non potendo fare altro, gli ordinavo di sdraiarsi supino sotto il tavolo, lo masturbavo con la pianta del piede, egli veniva coprendomi i piedi di sperma che gli ordinavo di leccare e per finire mi facevo leccare la figa, e godevo come una vacca.
Per tutto il tempo della nostra convivenza, questa scena si &egrave ripetuta, almeno due volte al giorno, di fatto più che mio schiavo era il mio amante.
Gino non era per niente contento, arrivava al punto di inculare Dimitri con cattiveria, mentre questo mi leccava la figa, come se volesse vendicarsi, ed un giorno incazzato dalla faccenda mi ha detto acido di farmi inculare, ed io stupida l’ho fatto, il mio amante mi ha inculta in presenza di mio marito, speravo che la volta successiva mi avrebbe detto di farmi scopare, ed ancora non mi rendevo conto di fare un altro passo sulla via della distruzione della mia vita.
Ma non &egrave finita lì, abbiamo conosciuto due coppie, due francesi sulla quarantina, in cerca i trasgressioni, e due sposino inglesi assolutamente spudorati e disinibiti, non ho dovuto faticare per sottometterli … non chiedevano altro.
Mi sentivo troia e puttana … ero felice di esserlo e volevo diventarlo ogni giorno sempre di più .. l’ho detto a Gino, sul momento non ha detto niente, sembrava non dare peso alle mie parole, ed io l’ho preso per un permesso tacito.
Ma Gino si &egrave stancato delle mie porcherie, senza tanti complimenti, ha rimesso tutti al proprio posto, minacciandomi di piantarmi lì, se non facevo quello che voleva lui, mi ha spinta in mezzo ad un orgia in corso fra le due coppie ed il mio amante, mi hanno fatto di tutto sotto i suoi occhi, ma non mi hanno scopata e neanche inculata, avevano capito che era lui il padrone della situazione e non volevano sfidarlo.
Allora ho finalmente capito che la mia vita sarebbe cambiata, che niente sarebbe più stato come prima, neanche dopo le vacanze.
Mi ha ordinato di vestirmi a troia senza biancheria intima e mi ha portata in discoteca, e &egrave lì che ho incontrato Georgos, il boss ella prostituzione della zona.
Facendomi ballare, questo mi ha messo la mano sotto il vestito e mi palpava il culo e la figa, voleva portarmi fuori per scoparmi e poi mandarmi a battere, mi stringeva forte e premeva il suo cazzo sulla figa … un cazzo spettacolare … lungo .. largo … e duro un sogno per ogni donna … ero bagnata … mi tremava la figa … e lui mi spingeva le dita dentro mi masturbava … ero senza difesa pronta a seguirlo … quando all’ultimo momento, egli vedendomi pronta alla resa, ha allentato la presa … per un attimo ho recuperato un po’ di lucidità e sono corsa per rifugiarmi dietro Gino che, fino a quel momento si era limitato a guardare senza intervenire, mi stava mettendo alla prova.
Georgos mi ha raggiunta e preso il mio polso voleva trascinarmi fuori, Gino con un colpo secco del frustino sulla sua mano lo ha fatto lasciare preso, &egrave nato un alterco nel corso del quale mi sono sentita dare della troia … della puttana ed altre gentilezze del genere alla fine quel tizio se n’&egrave andato sicuramente convinto che io fossi una prostituta, tanto da dirci che non voleva concorrenza.
Tornati al bungalow, Gino mi ha messo la mano fra le cosce, mi ha trovata bagnata e mi ha dato della puttana.
Dopo mi ha chiesto se avevo capito a cosa andavo incontro se perseveravo a voler fare la troia e la puttana, invece di ragionare, me ne sono data a male e stupidamente, senza riflettere, ho risposto che ero felice di essere troia e puttana.
E’ stato quella notte che ho perso il mio marito, mi trattava con freddezza, mi pagava come una prostituta prima di scoparmi, lo faceva senza tenerezza né riguardo per me, dopo mi voltava le spalle e dormiva.
Io insoddisfatta fisicamente e moralmente, me ne andavo a piangere sulla terrazza, ed &egrave lì che Georgos mi ha trovata, &egrave stato gentile, mi ha consolato e mi ha chiavata … sono impazzita per quel suo cazzo … non pensavo a niente altro … &egrave tornato a chiedermi di prostituirmi per lui … la prima sera ho rifiutato … ma ci ho pensato per tutto il giorno successivo e la seconda sera ho accettato.
Mi ha vestita da troia e mi ha accompagnata su un viale, dove diverse ragazze lavoravano per lui, alla prima macchina che si &egrave fermata, ho avuto un momento di esitazione, ma egli mi ha spinto dentro, dopo non ho più avuto esitazioni, salivo senza problemi.
Mi sono divertita un mondo a fare la puttana, però dopo due ore ero sfinita, ero venuta troppe volte, ma non riuscivo a non godere facendomi scopare.
Sono andata avanti così per tre sere, poi abbiamo lasciato Rodi per tornare a casa.
Da quelle sere la mia vita &egrave cambiata, ho perso tutto, perfino la mia identità, ma prima di proseguire mi devo fermare, asciugare le mie lacrime e ritrovare un po’ di calma.

per commenti brubu@yahoo.it Dopo il nostro rientro in Italia, la nostra situazione familiare diventava sempre più difficile, da parte sua Gino era freddo e distante, mi tollerava, ma sembrava non provare più niente per me, ed io di certo non provavo più niente per lui, non facevo altro che pensare a Georgos, ero pronta a diventare una prostituta, pure di stare con lui.
Se Gino tentava qualche approccio, lo scoraggiavo subito ed il fossato fra i noi si allargava sempre più, non c’era più niente che ci teneva uniti, tanto più che Georgos mi tempestava di sms, chiedendomi di tornare da lui.
Con Gino era una lite continua, allora mi vestivo e mi truccavo da troia ed uscivo sbattendo la porta ed andavo in discoteca o frequentavo i pub, in breve mi ero fatta la reputazione di una che si faceva sbattere, bastava pagare.
Poi un giorno mi sono decisa, per tranquillizzare Gino, ho finto di riavvicinarmi a lui, non l’ho più respinto, ho fatto, ovviamente di nascosto, tutti i preparativi necessari ed un giorno sono uscita di casa come per andare al lavoro e invece ho preso l’aereo per Rodi.
Ed &egrave così che, un pomeriggio di fine estate, sul tardi, l’aereo dell’Aegan Airline mi faceva sbarcare a Diagoras, in fretta mi cambiavo e mandavo un messaggio a Georgos avvisandolo del mio arrivo, da quel momento hanno avuto inizio le mie delusioni.
Ho aspettato a lungo in aeroporto, sull’orlo di una crisi di pianto, lui non &egrave venuto, ha mandato uno dei suoi scagnozzi, il quale in macchina si &egrave preso la libertà di palparmi, e si &egrave anche incazzato perché ho protestato.
L’accoglienza che mi ha fatto Georgos, mi ha tolto ogni illusione sul mio destino, mi sono preso un paio di schiaffi perché non ero venuta prima, poi mi ha messo il cazzo in bocca e per finire mi ha scopata, dopo &egrave uscito dalla stanza chiudendomi a chiave dentro.
Per circa sei mesi ho fatto la puttana per Georgos, mi ha sequestrato i miei documenti, mi ha fatto fotografare per preparare un book a mostrare ad eventuali clienti, c’&egrave anche una serie di dvd, che mi riprendono al lavoro, non andavo a battere sul viale, mi vendeva per le feste private.
Poi una sera, cambia tutto, un cliente pretendeva di farmi montare dal suo cane, un grosso pastore tedesco, mi sono ribellata ed ho rifiutato, Georgos si &egrave incazzato, mi ha picchiata, e il giorno successivo ero sul viale a battere.
Ero lì da poco, quando si &egrave fermata una macchina, si &egrave aperta la portiera ed una voce mi ha detto di salire in fretta … sono rimasta senza parole … alla guida della macchina ho trovato il mio ex amante Dimitri, era stato assunto da Gino, che non so come sapeva dove mi trovavo, per liberarmi e riportarmi a casa.
E’ stata una fuga degna di un film d’azione, con cambio di macchina, poi mezzo pubblico e infine il motoscafo di un contrabbandiere, che ci ha portato in Turchia.
Dimitri ha fatto tempo a scoparmi tre o quattro volte prima di mettermi sull’aereo per Roma, ho avuti anche l’occasione di fare un paio di scopate extra con un giovane pastore tanto carino.
A Fiumicino ho trovato Gino a aspettarmi, mi ha dato un bacio e siamo andati in albergo, non un alberga qualsiasi … all’Excelsior … non ci credevo .. sembrava che fossi tornata a un viaggio di piacere.
In albergo ho trovato dei vestiti per cambiarmi, ma niente biancheria intima, quando gli ho chiesto dove l’aveva messa, Gino mi ha tranquillamente risposto che tanto non mi serviva, se avevo passato mesi senza portarla potevo continuare, mi ha fatto più male di uno schiaffo.
Mi ha portata fuori a cena, ha preteso che mi comportassi come una troia, tanto che il direttore el ristorante, ha chiesto a Gino di non portare più prostitute nel suo locale, altra umiliazione.
Tornati in albergo, ci preparavamo per la notte, non trovavo le camicie da notte, ho domando dove erano e la risposta &egrave stata simile a quella che riguardava la biancheria intima, non ti serve &egrave tanto che non la porti più.
Gino mi ha fatto sedere sul divano al suo fianco, ha messo un dvd nel lettore e sullo schermo mi sono vista scopare con Georgos e fare la puttana, sono crollata distrutta.
Quell’imbecille di Georgos mi aveva sputtanata con mio marito, va bene che me lo ero meritato, ma poteva pure risparmiarmi quest’ultima umiliazione.
Gino mi osservava con un aria ironica, si era acceso una sigaretta, mi ha chiesto se avevo qualche spiegazione ragionevole da dare, o se era solo le voglie di cazzo di una troia come me ad avermi fatto fare quelle cose.
Ovviamente non avevo risposte da dare, cosa avrei potuto dire a mia discolpa, che era tutta colpa della mia voglia del cazzo di Georgos, o della mia voglia di fare la puttana e la troia, sono rimasta zitta.
Allora Gino si &egrave incazzato e mi ha chiesto se volevo tornare a casa e quale era il prezzo che ero disposta a pagare.
Ho risposto, sperando nel suo perdono, che avrei pagato qualsiasi prezzo, e lui annuiva ascoltando, la sua risposta mi ha lasciata fredda, potevo tornare a casa soltanto per essere la sua schiava.
Debolmente ho tentato di protestare, ma se non accettavo le sue condizioni, egli avrebbe pagato il conto dell’albergo e se ne sarebbe andato senza di me, poi avrebbe chiesto il divorzio per colpa mia, avvisandomi di non fare storie se non volevo che foto e dvd diventassero di pubblico dominio, allora mi sono arresa alle sue condizioni.
Ero uscita a un inferno per entrare in un altro.
Mi consolavo pensando alla fine fatta da Georgos, quell’idiota, credendosi furbo si era tirato la zappa sui piedi, egli non conosceva Gino, credeva di poter prenderlo per il culo e umiliarlo impunemente, ma si sbagliava, mio marito non si &egrave sentito umiliato, anzi si sarà sentito liberato da una zoccola, invece si &egrave incazzato di brutto.
Gino per carattere, ha la pazienza di Giobbe, ma quando questa termina non lo ferma più niente, e così &egrave successo, si &egrave messo in moto, mi ha fatto liberare e riportare in Italia, non per amore ma per vendicarsi, ed ha fatto di tutto rovinare Georgos.
Come sono venuta a sapere in seguito, ha manovrato per farlo arrestare e condannare ai lavori forzati a vita per avermi rapita e eliminata.

per commenti brubu@yahoo.it Dopo la parentesi romana, nel corso della quale Gino mi aveva fatto provare un assaggio di quello che sarebbe stata la mia vita in avvenire, siamo tornati a casa.
Mi aspettavano i miei genitori, i miei suoceri e i miei figli, mia madre e mia suocera avevano preparato il pranzo, tutti si complimentati per il mio aspetto e si informavano sulla mia salute, non sapevo cosa dire, per fortuna Gino ha tagliato corto, dicendo che mi stavo riprendendo ma che ci sarebbe voluto del tempo e nessuno ha insistito.
Per più im mezza giornata ho vissuto una vita normale, ma appena siamo rimasti soli, Gino si &egrave affrettato di ricordarmi la mia condizione.
Sono diventata una schiava nel senso letterale della parole, non sono più un essere umano, Gino mi considerava alla stregua di un animale da lavoro, mi manteneva bene perché deperita o ammalata sarei stata senza alcuna utilità, la palestra, i massaggi, la parrucchiera e l’estetista facevano parte del sistema, me lo aveva detto umiliandomi, che dovendo vivere con una puttana almeno la voleva bella.
Una sera, si &egrave incazzato per una mia piccola mancanza. mi aveva fatto mettere carponi a gambe larghe e aveva iniziato a schiaffeggiarmi la figa violentemente, mi ha fatto un male cane, ma dopo un po’ il dolore si &egrave attenuato lasciando spazio al piacere, mi eccitavo, mi bagnavo ed incredibilmente godevo, quasi ero giunta al punto di farlo arrabbiare per essere punita, ma non &egrave durato a lungo, si &egrave reso conto che le mie urla non erano di dolore ma di piacere ed ha smesso di battermi la figa.
Tutte le sere devo vedere i dvd mandati a Gino da quel cretino di Georgos, non vorrei ma la visione di quelle immagini mi eccita, mi bagno come una porca, non mi vergogno più di niente, senza essere richiesta di farlo gli succhio il cazzo, eccitandomi ancora di più, gli offro la figa e il culo, voglio sentirmi un cazzo dentro, impazzisco dalla voglia.
Ma Gino non mi scopava, quasi ero riuscita a farmelo mettere dentro, ma appena aveva iniziato a spingere si era fermato, si era ritirato e mi avevo spinta lontano da sé… gli facevo schifo diceva e poi aggiungeva che la mia figa marcia era quasi certamente un focolaio di malattie veneree e forse ero anche portatrice dell’HIV.
Non so se egli l’aveva detto perché ne era convinto oppure per il gusto di farmi stare male, ma se questo era il suo scopo, lo aveva raggiunto, sono rimasta senza parole … distrutta moralmente, umiliata una volta ancora nel sentirmi respinta come una lebbrosa, ed in preda alla disperazione al solo pensiero che egli potesse aver ragione.
Per quasi sei mesi, mi avevano scopata decine di uomini, io prendevo la pillola per mettermi al riparo di una gravidanza non desiderata, ma questo era solo un aspetto del problema, i partecipanti alle feste private davano a Georgos fior di quattrini per scoparmi, ma non volevano sentire parlare di preservativi, loro ci godevano a scaricarmi nelle figa il loro sperma.
Una sola cosa &egrave andata al mio vantaggio, Gino mi ha portata alla clinica universitaria di Padova, da un suo amico ginecologo, gli ha raccontato una favoletta, secondo la quale, in occasione di un viaggio di piacere fra i monti della Grecia, ero stata catturata e stuprata a alcuni briganti che hanno preteso un riscatto per liberarmi, e che ora vivo nella costante paura di essere incinta o di essermi preso qualche infezione.
Sono rimasta lì per dieci giorni, una vacanza per me, non sono malata, meno male, ma c’&egrave un altra cosa, così si &egrave scoperto che, mi avevano sicuramente drogata e mi avevano asportato il cappuccio del clitoride, rendendomi così più facilmente eccitabile.
Tornata a casa ho ripreso la mia vita fatta di lavoro e di umiliazioni, ma ho anche ripreso a sperare, ero sana quindi Gino non doveva più aver paura di scoparmi, e mi cullavo di pensieri e di speranze.
Ero certa che era questione di tempo, non che egli mi sarebbe saltato addosso dall’oggi al domani, ma usando la seduzione, ero certa che egli avrebbe finito per arrendersi, certo non sarei mai più diventata la moglie adorata, ma il passo da schiava ad amante, sarebbe comunque stato un bel progresso.
Una sola cosa mi preoccupava, tutti i giorni egli faceva lunghe telefonate, sospettavo che fosse una donna.
Una sera che era particolarmente incazzato, Gino mi ha battuto la figa fino a farla gonfiare e mi ha obbligato a raccontare tutti i miei tradimenti, poi mi ha finalmente scopata, ma mi ero illusa inutilmente, &egrave stata l’ultima volta.
Passava il tempo e Gino che, certamente aveva saputo qualcosa di nuovo, cambiava atteggiamento, le mie speranze diminuivano, egli sembrava deciso a liberarsi di me, non mi voleva più vedere, ero certa che fosse disposto a ridarmi la libertà, tanto sapeva bene di non rischiare niente, con quello che custodiva in cassaforte sapeva di tenermi in pugno, quelle foto e quei dvd erano, e sono tuttora, la sua polizza di assicurazione.
Tutte le sere mi coricavo chiedendomi come sarebbe stato il mio domani, e cercavo di dormire per non pensarci.
Sapevo, perché me lo aveva detto Dimitri, ancora in Turchia che Georgos era finito in prigione con pesante accuse, ritenevo che Gino avesse avuto la sue vendetta e speravo che col tempo la sua rabbia andasse diminuendo.
Il colpo finale, che ha distrutto definitivamente le mie speranze &egrave avvenuto un giorno, quando Gino &egrave tornato a casa in compagnia di una donna.
Ora mi devo fermare prima di proseguire, sono accecata dalle lacrime, le devo asciugare, riordinare i miei ricordi e ritrovare un po’ di calma.

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Quel giorno, ancora una volta &egrave cambiata la mia vita, hanno suonato alla porta, ho guardato allo spioncino ei ho visto Gino, non me lo aspettavo a quell’ora, normalmente tornava a casa più tardi, questo mi preoccupava perché in qualche modo questo significava un cambiamento, e dalla mia esperienza i cambiamenti sono sempre stati in peggio.
Avevo previsto bene, Gino non era solo, lo accompagnava una donna, mi &egrave bastato un colpo d’occhio per classificarla, sicuramente ricca, si vedeva dai vestiti che indossava, alta sartoria, e dal suo bagaglio, trolley, beauty case, borsetta, tutto originale e delle migliori marche.
Una bella donna greca, mora, occhi nerissimi, carnagione ambrata, carina, labbra carnose, seno abbondante e sodo, belle gambe e bel fondoschiena, leggermente più bassa di me, poteva avere fra i trenta ed i trentacinque anni, una concorrente pericolosa.
Dopo i saluti, Gino mi ordinava di portare i bagagli della Signora in camera da letto, sentivo i morsi della gelosia, non avevo ancora capito che egli non mi apparteneva più, lo avevo buttato via ed un altra l’aveva raccolto.
Sono saliti in camera, e Gino mi cacciava senza tanti complimenti, scesa in cucina mi rodevo il fegato in mille congiunture e ragionamenti, tutti più cupi l’uno dell’altro.
Intanto loro si trastullavano nella doccia, mi stava per venire un travaso di bile quando Gino mi ha chiamata, erano lì comodamente seduti sul divano, con addosso solo gli accappatoi di spugna, si tenevano per mano, così ho saputo che la donna era la mia nuova padrona, le ho dovuto baciare e leccare i piedi, in segno di sottomissione, ma ho voluto fare di più, le ho leccato la figa, &egrave stato una buona mossa, non mi ha respinta, credevo di aver segnato un punto a mio favore.
Gino ha spazzato subito quella mia illusione, mi faceva sedere e mi annunciava, con aria soddisfatta che Georgos era stato condannato ai lavori forzati a vita, per avermi rapita e uccisa, in effetti la polizia greca aveva trovato nel boschetto dietro la sua casa, il corpo carbonizzato di una donna, della mia statura, e apparentemente l’età della poveretta era compatibile con la mia, così hanno creduto di avermi trovata.
E così ufficialmente ero morta, lo doveva sapere da giorni, perché da tempo la parrucchiere, l’estetista e la massaggiatrice non venivano più, per tutti ero scappata di casa un altra volta.
Piangevo, lo supplicavo di non uccidermi che avrei fatto qualsiasi cosa ma di lasciarmi vivere, &egrave stato una vera carogna, mi ha lasciato disperare per bene, poi quando ero rimasta senza voce, mi ha detto con aria tranquilla, sfoderando una faccia a schiaffi, che non aveva alcun intenzione di ammazzarmi, che mi avrebbero mandata via altrove con una nuova identità, ma viva e vegeta, in quell’istante l’ho odiato, potendo l’avrei ucciso.
Ma sono stata stupida, l’ho supplicato di ricordarsi degli anni felici trascorsi insieme e ei figli che gli avevo dati, non l’avessi mai fatto, si &egrave incazzato come una belva, mi ha fatto alzare, mi ha fatto aprire le gambe e mi schiaffeggiava violentemente la figa … ed io mi bagnavo.
Cercavo di intenerirlo, ho pianto ben sapendo che Gino non sopporta le donne che piangono, tante volte in passato ho ottenuto quello che volevo con un paio di lacrime, ma questa volta non ha funzionato, &egrave stato irremovibile devo andare via:
Almeno una cosa ero riuscita ad ottenere, mi assicurava che non sarei stata buttata fuori così sù due piedi, che dovevano pensare e fare le cose bene.
Mi sono azzardata, gli ho preso la mano l’ho baciata, ringraziandolo mentre dichiaravo il mio amore per lui.
La cosa strana &egrave che era vero, ero tornata ad innamorarmi di Gino, già quando ero a Rodi a prostituirmi per Georgos, pensavo spesso con nostalgia a mio marito, ed in molte occasioni, mentre ‘lavoravo’ provavo piacere pensano di essere nelle sue braccia.
Gino si &egrave schernito, mi ha risposto che negli ultimi mesi non si era accorto del mio amore e mi ha mandata via.
Ho visto la greca guardarmi divertita, ero certa che lei aveva capito, che non mi ero ancora arresa.
La mattina successiva, sono passata all’attacco, mi ero alzata presto, avevo fatto dei biscotti e preparato il caff&egrave, messo il piatto con i biscotti e le tazzine di caff&egrave su un grande vassoio, mi sono presentata nuda in camera, sapevo di rischiare, ma mi &egrave andata bene.
Gino non ha potuto rimproverarmi, perché la greca &egrave saltata giù dal letto per sgranocchiare i biscotti e bere il caff&egrave, così a lui non &egrave rimasto che adeguarsi.
Gino si &egrave alzato, aveva il cazzo in tiro, sono certa che avrebbe voluto scoparci tutte e due, sorridevo soddisfatta, mentre la greca fingeva di stupirsi di fronte allo spettacolo, e io incoraggiata dal mio piccolo successo con il caff&egrave ed i biscotti, le dicevo che Gino le avrebbe riservato ancora molte sorprese.
Mi &egrave andata male, perché lei ha reagito bruscamente mettendomi a tacere, però vedendo che me ne ero data a male mi ha consolato, e mentre mi mandava via mi faceva i complimenti sulle mie tette, sul mio culo e sulla mia figa.
Le ho restituito i complimenti, facendole notare che era un peccato che non si depilasse la figa, offrendomi a raderla e lei accettava.
Questo semplice fatto creava fra di noi una intimità, che speravo di poter sfruttare, se fossi riuscita a dominarla, la mia vita sarebbe cambiata, ma forse speravo troppo, mi stavo dimenticando di Gino, lui mi conosceva anche troppo bene e non mi avrebbe permesso di portare a termine il mio piano.
Comunque, avevo iniziato e dovevo continuare, sotto lo sguardo attento di Gino ho rasato la figa di quell’intrusa, ed a cose fatta per pura sfida le ho baciato il monte di Venere prima di uscire dalla camera.
Non so come l’ha presa Gino, so soltanto che aggrottava la fronte guardandomi uscire.

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Gino era uscito, lasciando la greca sola con me, approfittando dell’intimità che si era venuta a creare fra di noi, dopo che le avevo rasata la figa, ero decisa a sottometterla, mi bastava una dominazione dolce, non doveva rendersi conto di essere nel mio potere, mi bastava farle fare quello che volevo io, lasciando che credesse di agire di testa propria, se riuscivo a dominarla, mi sarei ripresa Gino.
Appena siamo rimaste sole, senza darle il tempo di rivestirsi, la volevo nuda come me, la raggiungevo, mi dimostravo umile, ansiosa di usufruire della sua benevolenza, desiderosa di esserle utile e gradita, la lusingavo complimentandomi per il suo aspetto, la corteggiavo sfacciatamente, non perdendo l’occasione di toccarla o sfiorarla, di accarezzarla, avvicinavo la bocca per baciarla ma si sottraeva e non ho insistito.
Per prima cosa le ho fatto visitare la casa, alla cantina alla soffitta, stanza per stanza, dopodiché siamo andate in bagno, mi sono messa a lavare il pavimento, la vasca e la doccia, le ho detto di lavare specchi e vetri, lo ha fatto senza problemi, poi ha lavato anche il lavandino, il bidet e la tazza del cesso.
Passati in camera da letto, le ho ordinato di aiutarmi, io fingevo di spolverare osservandola mentre rifaceva il letto, ero veramente contenta, ero certa che la greca mi avrebbe dato molte soddisfazioni, l’avrei dominata usando il sesso.
Sarebbe diventata la mia amante, le nostre rispettive posizioni si sarebbero scambiate, lei era destinata a diventare la mia serva, e con il suo aiuto avrei dominato anche Gino.
A l’ora di pranzo, fingendo di essere impegnata, l’ho fatta mettere ai fornelli, non solo ha cucinato per me, ma mi ha anche servita in tavola, l’ho mandata in cantina a prendere il vino, le ho ordinato di sparecchiare e di mettere piatti e stoviglie nella lavastoviglie, ha fatto tutto senza protestare, ogni tanto le facevo una carezza, le davo un bacio sulla guancia oppure una schiaffetto affettuoso sulle chiappe, e lei stupida quasi mi ringraziava.
Oramai era mia, prima di sera mi avrebbe baciato i piedi e leccato la figa, era un pensiero eccitante che mi faceva bagnare, non ho resistito, le ho messo la mano fra le cosce, poche carezze e si &egrave bagnata allargando le gambe, l’ho masturbata spingendole la lingua in bocca … lei ansimava e mugolava … l’ho fatta abbassare e mi ha leccata la figa.
Dopo questo, mi sono seduta e l’ho messa al lavoro, stava a impastare la pasta per la pizza, coperta solo a un grembiulino che le copriva appena la figa, lasciando le tette ben in vista malgrado il pettorale, mi divertivo la grande Signora ricca ridotta a sguattera, infarinata fino nei capelli, che si lasciava comandare a baghetta.
Quando ho sentito suonare il campanello, non mi sono posta il problema di sapere chi fosse, l’ho mandata a aprire la porta, che andasse a mostrarsi quasi nuda, un pensiero eccitante, lei &egrave andata ma ci metteva un tempo infinito, l’ho chiamata incazzata … mi ha risposto per dirmi che arrivava subito.
Tutto il mio lavoro, tutti i miei sforzi, tutti i risultati raggiunti sono andati in fumo, entrava Gino incazzato nella cucina, ho temuto che mi avrebbe picchiata, fortunatamente si &egrave limitato a sbraitare, esce trascinandosi dietro la greca, e io mi ritrovavo al punto i prima.
Non so cosa si sono detti, perché li ho sentito salire in camera e non sono più scesi, neanche per cenare.
Alla mattina, ho portato in camera il caff&egrave ed i biscotti, invece di alzarsi si sono seduti sulla sponda del letto, obbligandomi così a tenere il vassoio alzato di fronte a loro mentre mangiavano e bevevano, Gino non sa più cosa inventare per umiliarmi, a volta pensavo che sarebbe stato meglio qualche sberle piuttosto che questa continua umiliazione.
Ho comunque una soddisfazione, quando mi ha vista, Gino si &egrave eccitato, mi sono messa bene in mostra e con la coda dell’occhio gli fissavo il cazzo.
Stavo per uscire, quando Gino mi richiama bruscamente, mi ordina di inginocchiarmi di fronte a loro e mi mette al collo un collare di cuoio nero con borchie i metallo, c’era anche il guinzaglio, mi &egrave venuto da piangere.
Ho dovuto leccare la figa della greca e succhiare il cazzo di Gino, poi mi ha ordinato di sdraiarmi, mi hanno messo i piedi addosso, lei sulle tette e lui sulla figa. mi masturbava, ma quando vedeva che stavo per venire si fermava, poi riprendeva, lo ha fatto diverse volte prima di mandarmi via, vietandomi di masturbarmi e minacciandomi di tagliarmi le dita se mi sorprendeva a farlo, sapevo che era solo una minaccia, che non lo avrebbe mai fatto, si vendica per le corna ma non &egrave un delinquente, me lo avesse detto Georgos l’avrei creduto.
Non sapevo cosa stavano discutendo, capivo solo che ero io l’oggetto della discussione, sicuramente pensavano a come sbarazzarsi di me, il fatto era che, nonostante le umiliazioni e i suoi continui richiami al mio recente passato, non voglio andare via, voglio stare dove sta Gino, non m’importa se si &egrave preso un altra donna, lui non ci credeva ma io lo amo più di prima.
Ed ora cosa succede? Gino mi chiama mi ordina i vestirmi e di sedermi a tavola per discutere del mio avvenire.
Cosa mi propone Gino, annullare la mia morte, divorziare, dovrei rinunciare ai figli ed a qualsiasi pretesa economica, sarei libera di andare dove voglio e fare quello che più mi piace, bastava che stesi lontana da loro e dei ragazzi.
Non l’ho lasciato continuare, mi sono messa a piangere, dicevo che non volevo divorziare , che volevo stare stare con lui per sempre.
Gino si &egrave arrabbiato di brutto, mi ha detto un sacco di parole, fortunatamente la greca lo ha calmato, mi ha fatto spogliare e sdraiare sotto il tavolo.
Mi torturava con il piede sulla figa, non mi faceva venire, neanche quando lo supplicavo di aver pietà.
Mi minacciava di mandarmi in Turchia per farmi circoncidere con il taglio del clito ed infabulare facendomi cucire la figa, ed io lo supplicavo di non farlo, promettendo assoluta ubbidienza.
Mi viene ancora a piangere se ricordo quel giorno.

per commenti brubu@yahoo.it Da alcuni giorni, potevo vedere un grande movimento, sicuramente si preparava qualcosa, notavo che la greca, passava parecchio tempo al telefono ed al computer, e non riuscivo a sapere cosa si preparava, anche perché stavano bene attenti a non lasciarmi avvicinare al computer.
Intanto la mia vita continuava con alti e bassi, oramai era diventato un abitudine, mattina e sera, Gino mi masturbava con la pianta del piede, e per torturarmi facendomi morire dalla voglia, il porco mi eccitava allo spasimo per mandarmi via senza farmi venire.
Ma a tutto c’&egrave rimedio, come quando facevo la puttana avevo imparato a fingere l’orgasmo per soddisfare la vanità degli uomini che mi scopavano, ora imparavo a venire in silenzio senza darlo a vedere, così il mio amato porco non sapeva mai se venivo o no, e questo lo faceva incazzare.
Si vendicava la sera, mi faceva dormire sul tappeto ai piedi del letto legata al guinzaglio per tenermi lontano mentre scopavano sotto il mio naso, mi eccitavo da morire, la mia figa era un lago, ma non potevo darmi sollievo, mi aveva infilato le mani dentro delle manopole che mi impedivano di toccarmi, stringevo forte la figa fra le cosce e riuscivo così a venire.
Una ,mattina, Gino mi ha slegata presto, era buio, mi ha detto di vestirmi per un viaggio e mi ha restituito il mio borsone per metterci dentro la mia roba, in fondo poche cose, i miei bikini, un paio di minigonne, qualche top e camicette, dei tubini, uno nero, uno rosso e uno giallo, scarpe e sandali.
Il caff&egrave era pronto, abbiamo bevuto e mangiato insieme in cucina, e quando &egrave arrivato il taxi eravamo pronti.
Eravamo seduti tutti e tre sul sedile posteriore, ero stretta fra loro due, cercavo di capire dove andavamo, sicuramente verso il mare, visto che percorrevamo la statale triestina, che ad un certo punto abbiamo lasciato per fermaci vicino ad un piccolo pontile sul Sile, dove ci aspettava un motoscafo.
Non osavo chiedere ove andavamo per paura di sentire la risposta, questa &egrave venuta da sola, quando dopo circa un ora, vicino a Torcello ho visto all’ancora un veliero battente bandiera greca, uno sloop di 25 metri, capisco che torniamo a Rodi.
Siamo in alto mare al largo della Dalmazia, la greca ha detto che a Korcula, un isola vicina a Dubrovnik, cambieremo imbarcazione, intanto non ho niente da fare, pensa a tutto il marinaio, Gino sta nel pozzetto accanto allo skipper a chiacchierare, parlano di me, lo skipper mi mangia con gli occhi, ma non mi interessa.
Per tre giorni ho condotto una vita normale, perché in pubblico non vengo trattata da schiava, la greca si comporta nei miei confronti come se fossimo ottime amiche, almeno certe umiliazioni mi vengono risparmiate.
Giunti a Korcula ci trasferiamo su un altro sloop un 18 metri, di proprietà della greca, che prende il comando, Gino al timone e io, in tanga, in cucina ed a tenere la barca pulita, e non &egrave poco pulire gli alloggi, il ponte e lucidare i verricelli, argani e corrimani di acciaio inossidabili.
La greca, mostrando delle armi, ci racconta una storia di pirati, stupri e rapine, spero che siano solo storie.
Intanto stavo diventano isterica, erano giorni che Gino non mi toccava, e non mi bastava masturbarmi, volevo sentirmi la figa colma, non sapevo come fare, c’erano delle melanzane ma non osavo usarle, temevo che se Gino mi avesse scoperta sarei finita in acqua, ma come la necessità aguzza l’ingegno, pensandoci bene credevo di avere la soluzione.
Mi sono presentata da Gino, con aria pentita, chiedendo di essere punita, egli mi ha detto che a bordo comandava la greca, quindi mi doveva punire lei, questa mi ha chiesto cosa avevo combinato, ho finto di vergognarmi ed ho raccontato della mia voglia di usare la melanzana.
Mi &egrave andata meglio del previsto, ho dovuto mettermi dentro la melanzana mentre Gino mi accarezzava la figa col piede , mi ha fatto godere come una porca in calore, ne avevo proprio bisogno.
Il bello della barca, era che a bordo eravamo tutti uguali, ognuno aveva i propri compiti, ma lavoravamo tutti, mangiavamo insieme, facevamo tutto insieme.
Gino in calzoncini corti, stava al timone, stretto fra la greca che gli spiegava come mantenere la rotta, ed io che stavo lì solo per aver la possibilità di strusciarmi contro di lui, e come tutte e due non abbiamo addosso altro che un tanga striminzito, egli si eccitava come un porco.
La sua eccitazione era palese, sorridevo nel vederlo col cazzo in tiro, ma mi sono accorta che anche la greca era divertita, ci &egrave bastata un occhiata d’intesa ed abbiamo insistito a stargli appiccicate.
Il mare non era deserto, abbiamo incrociato una nave traghetto, la greca e io abbiamo riscontrato un grande successo, dall’alto ci hanno applaudite e fotografate, e noi ci divertiamo a salutare agitando le mani e mostrano bene le tette.
Incontriamo anche alcuni motoscafi diretti in Italia, la greca perde la sua allegria e tira fuori le pistole dal loro ripostiglio, informandoci che quelli sono contrabbandieri albanesi che sulla via del ritorno potrebbero darci dei fastidi.
La greca fa dispiegare tutta la velatura per aumentare la velocità, ma quando scende la notte siamo ancora in alto mare.
Sono arrivati i pirati, li ho sentito io avvicinarsi, la greca non ha esitato, la preso la pistola lanciarazzi ed ha sparato un bengala, li abbiamo visti, ci hanno chiamati usano un megafono, ma di nuovo la greca ha sparato un razzo, rosso questa volta.
Quei delinquenti ci hanno sparato addosso, fortunatamente senza causare danni, e Gino ha risposto al fuoco sparano un paio di colpi ,., ma non credo che sia stato quello a fermarli, abbiamo visto un razzo vere alzarsi nel cielo a poca distanza, e lo hanno visto anche i pirati che sono fuggiti in fretta.
Dal buio &egrave sbucata una vedetta greca, che ci ha scortato fino a una stazione della guardia costiera, dove ci siamo fermati per la notte.
Ci ritiriamo sottocoperta per la notte, ero ancora spaventata dall’accaduto mi stringevo addosso a Gino, incurante dallo sguardo seccato della greca, che si stringe anche lei.
Gino eccitatissimo, dopo aver esitato per un po’, non resiste più, ed inizia a palparci tutte e due.
Ci rotoliamo, in un groviglio inestricabile di braccia, di gambe … non ci ferma più niente, le nostre bocche si congiungono, le lingue s’intrecciano, finisce che Gino ci scopa tutte e due.

per commenti brubu@yahoo.it Alla mattina la greca ed io eravamo ancora allacciate a Gino, questo si sveglia e si alza, lasciandoci sole, non ricordo chi ha fatto il primo passo, ma questo &egrave senza importanza, nello spazio di un attimo eravamo abbracciate, ci baciavamo, le nostre lingue si incrociavano, sentivo i suoi capezzoli premere su i miei, ci strusciavamo le nostre fighe, il mio miele si mescolava al suo, eravamo eccitate, ma ecco che arriva Gino che non sembra molto soddisfatto e ce lo fa notare.
La greca non si perde d’animo, lo saluta allegramente chiedendogli un bacio, lui si china sulla bocca di lei, senza pare caso a me, invece io non perdo l’occasione, inserisco la mia lingua fra le loro … un bacio appassionato a tre … ehmmmm che bello &egrave stato.
Gino esce e va sul ponte, un attimo dopo scende, fuori c’&egrave un militare che chiede dello skipper, in fretta la greca si copre ed esce, &egrave il momento i giocare la mia carta.
Ero ancora nuda e sdraiata, gli ho chiesto di baciare anche me, non volevo, seccato mi ha chiesto cosa volevo a lui.
Glielo detto molto semplicemente, sono disposta a dividerlo con la greca, come la scorsa notte, ma non a perderlo.
Lui s’incazza, litighiamo, mi rinfaccia le mie colpe, gli rispondo di essere sinceramente pentita. mi minaccia di mandarmi in Turchia, ma non mi spavento, so che non lo farà, gli prometto di essere umile e ubbidiente e intanto mi stringo a lui e poso la mano sul suo cazzo duro, so che non può resistermi, mi inginocchio e tiro fuori il cazzo .. lo prendo in bocca … lo tratto bene con tutta la mia esperienza di puttana … mi riempie la bocca .. lo pulisco bene e scapo in bagno soddisfatta.
Lo vedevo dalla sua faccia … gli era piaciuto … ma era incazzato con sé stesso per aver ceduto … amore mio ti conosco troppo bene …
Torna la greca e salpiamo.
Facevamo i turisti, andavamo senza fretta, Gino molto preso dal suo ruolo di timoniere, mentre la greca e io, nude prendevamo il sole sdraiata sulla tolda, oramai tra di noi esiste un rapporto di complicità, siamo disposte a dividerci il nostro uomo, non ce lo siamo mai detto apertamente, ma lo sappiamo tutte e due.
Il mare non era più deserto, incrociavamo diverse imbarcazioni ci salutavano e noi salutavamo, e ecco che all’orizzonte appariva Itaka, la greca riprendeva il comando ed andava a ancorarsi in una piccola insenatura deserta.
Era tutto concordato, la greca e io ci siamo buttate nude in acqua, poi a gran voce abbiamo chiamato Gino, si &egrave tuffato, per prima cosa lo abbiamo assalito e gli abbiamo sfilato il costume, poi &egrave venuto il bello, la greca prendendolo alle spalle, usano braccia e gambe lo ha immobilizzato, poi sono stata io a avvolgerlo fra le mie gambe e le mie braccia, era alla nostra mercé incapace di liberarsi .. lo bacio .. gli prendo il cazzo … me lo metto dentro e me lo scopo … godo come una porca quando mi riempie la figa del suo sperma.
Cambiamo le posizioni, sono alle sue spalle e gli sussurro porcate quando si scopa la greca, ma parlo sempre troppo, mi lascio prendere la mano, e tratto la greca da puttana e da troia … non l’avessi mai fatto, sul momento, non ha detto niente, ma appena hanno finito di scopare mi ha presa per i capelli e mi ha dato un paio di sberle, a lasciarmi rintronata mi ha insultato ed ha detto che quando arriveremo a Rodi mi avrebbe venduta in Turchia, e quella volta sembrava parlare seriamente.
Mi ha salvata la greca, &egrave riuscita a calmare Gino, ma io stupida ero riuscita a rovinare la serata.
Per diversi giorni ho pagato la mia bravata, piangevo di nascosto, Gino non mi guardava più, non mi rivolgeva più la parole, ero depressa, avevo perso l’appetito, Gino non sembrava per niente preoccupato,fosse stato per lui mi avrebbe gettato a mare.
Invece la greca mi difendeva, e quando siamo giunti a Naxos, si &egrave vestita e &egrave scesa a terra, per tornare con un medico, il quale mi ha visitatae ha finito col dichiarare che avevo soltanto la pressione bassa, che probabilmente avevo qualche dispiacere che mi tormentava incoraggiandomi a mangiare ed a non guardare troppo ai centimetri oppure ai kilogrammi in più od in meno, facendomi anche i suoi complimenti per il mio aspetto.
Gino incazzato decideva di guarirmi a modo suo punendomi per la mia cattiveria, mi ha battuta la figa con violenza … ho goduto come non mai … ma a vedermi godere, il porco e la greca si sono eccitati e si sono messi a scopare.
Va a finire che dormiamo rutti e tre allacciati, credo che Gino abbia capito che non riuscirà mai a liberarsi di me, non so se si &egrave rassegnato, ma per me l’importante &egrave che lo sappia.

per commenti brubu@yahoo.ot Dopo la sosta a Naxos era tornata l’armonia e il viaggio fino a Rodi si svolgeva senza eventi particolari, ero stata riammessa nell’intimità dei miei padroni e stavo ben attenta a non combinare più stupidaggini, mi ero fatta cauta.
Giunti in vista dell’isola, la greca ha ripreso in mano il timone dello sloop, per portare la barca all’attracco nella sua darsena privata, &egrave uno spettacolo vederla nella luce del sole che batte sulla sua pelle dorata, nuda, con i capelli al vento alla ruota del timone, sembra uscire dall’antichità, quando Micenei e Minoici si disputavano il dominio del mare.
La vedevo Indossare il bikini e il copricostume, ma ero tanto affascinata a guardarla che non mi veniva in mente di imitarla, capivo perché Gino si era innamorato e lei … un richiamo ironico mi riportava alla realtà, e mi affrettavo a coprirmi.
La greca non vive in una casa, ella ha un palazzo, con servitù, spiaggia e porticiolo privato, e chissà quante altre cose, dall’atteggiamento degli uomini e donne appena incontrati capivo subito che lei era la Signora indiscussa.
Appena giunti nel salone, si sono seduti su un grande divano, la greca mi ha indicato una poltrona di fronte a loro, per tenermi un breve discorso.
Giusy era morta, al suo posto esisteva Irene, dovevo imparare il greco, tingermi i capelli di nero, evitare certe alzate di tono come mi ero permessa recentemente, se facevo la brava la mia vita sarebbe stata, tutto sommato, accettabile, in caso contrario il viaggio verso la Turchia era già prenotato.
Al solo pensiero di finire la mia vita venduta ad un contadino dell’altopiano dell’Anatolia centrale, dopo essere stata mutilata alla figa, mi venivano dei brividi di terrore e mi affrettavo a promettere tutto quello che volevano.
Dopo quel discorso, siamo andati ai bagni turchi, perché c’erano anche quelli nel palazzo, un caldo soffocante, eravamo seduti sui sedili, nudi, sudati, stretti li uni agli altri, Gino fra le greca e me, sudava abbondantemente, ma non era solo per il vapore caldo, era eccitato, il cazzo che svezzava come l’albero di un veliero od un pennone.
La greca sorridendo mi diceva di succhiarlo bene, lo voleva bello duro nelle figa, ovviamente non mi facevo pregare e lo prendevo in bocca, dopo avermi ordinato di spompinarlo ha dovuto allontanarmi o me lo facevo venire in bocca.
Gino se l’&egrave tirata sopra, lei lo scopava e io come voluto da quel porco di mio marito le leccavo la figa ed il buco del culo, e anche quando ci riuscivo le palle ed il cazzo di Gino, che entrava ed usciva dalla figa della greca.
Sono venuti che era un piacere vederli, egli le ha sborato nella figa e lei si &egrave lasciata scivolare di lato, ne approfittavo per ingoiare lo sperma che le usciva dalla figa e poi riprendermi il cazzo in bocca, leccarlo bene e gustarmi le ultime gocce di crema.
Erano veramente soddisfatti di me, mi hanno ricompensata battendomi la figa fino a farmi venire.
Ogni tanto Gino si assentava per tornare in Italia, andava a trovare i ragazzi e si prendeva cura dei suoi affari, non tutto si può risolvere per telefono o tramite computer, in quei momenti rimanevo sola con la greca, tutto sommato per me erano periodi di riposo, lei mi trattava bene e se era di buon umore mi coccolava, alcune volte abbiamo anche fatto l’amore, mi piaceva il sapore della sua figa e lei mi faceva impazzire quando mi leccava fra le cosce.
Gino non era per niente contento nel vederci così affiatata, se avesse saputo dei nostri incontri amorosi ne sarebbe sicuramente nato un casino, ma né lei né io glielo andavamo a raccontare, era il nostro segreto, anche perché ci piaceva ogni tante fare i giochetti saffici.
Una sera, al rientro di un dei suoi viaggio, Gino si &egrave complimentato con me per i miei progressi nello studio della lingua greca, mi ha detto che quando sarei stata padrona di quella lingua, sarei diventa ufficialmente la segretaria della greca, una giustificazione della mia presenza, senza però dimenticare che rimanevo comunque la loro puttana personale.
Come sempre parlo troppo, prima di riflettere, ho risposto sorridendo che così potevano usufruire di tutte le mie competenze, appena detto mi sarei mangiata la lingue, ma oramai era troppo tardi, la presenza di una cameriera mi ha risparmiato un paio di sberle.
Appena questa &egrave uscita, mi aspettavo una punizione, invece niente mi ha mandata via, rimandando il castigo alla sera.
Quando mi hanno chiamata la sera, ho dovuto rivedere tutto, le foto della ‘bella Giusy senza peri’, i dvd con le immagini delle mie scopate con Georgos, con il viale dove quello mi aveva mandata a battere e quelli delle feste private, mi ha fatto ripetere fino alla nausea che sono una puttana e una troia, e per finire mi ha minacciata di raccontare ai miei genitori che razza i troia era la loro figlia.
E’ più di quanto potrei sopportare, sono vinta, mi arrendo non voglio più lottare, accetterò di divorziare, sarò greca, non parlerò più italiano, farò tutto quello che vuole.
Tutto si &egrave svolto molto in fretta, l’atto di decesso &egrave stato dichiarato nullo e trascritto in Italia, la causa di divorzio ha preso solo un paio di udienze e Gino ha sposato Vasilissa, non ho resistito, non potevo vederlo sposare un altra donna, sono fuggita dalla chiesa, e mi sono chiusa nella mia camera, fino a quando l’ultimo invitato ha lasciato il palazzo.
Ora la mia situazione &egrave ambigua, a mezza strada fra la schiava e la concubina, sono la loro amante ma anche la loro serva, non so come finirà.
Spesso vengono i miei ex suoceri con i ragazzi, tutti si sono dimenticati di me, non mi riconoscono, mi prendo cura dei miei figli, loro si comportano in modo educato, come ragazzi beneducati fanno con gli estranei, ma niente più, si sono anche affezionati a Vasilissa che li vizia, così oltre che avermi preso il marito ora mi prende anche i figli, ma di che mi lamento? &egrave soltanto e solo colpa mia.
Ho perso tutto per colpa delle mie fantasie erotiche, perfino la mia identità, a volta vorrei morire ma non ho il coraggio di uccidermi, spero sempre di vedere nascere un giorno migliore.
Chissà forse un giorno Irene riuscirà dove Giusy ha fallito.

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