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Racconti di Dominazione

H.P. : the untold tale – parte 1

By 8 Febbraio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Molti di voi conoscono senz’altro la storia del maghetto più celebre degli ultimi anni. Nell’arco di dieci anni la penna di J.K. Rowling ci ha deliziato con le vicende del giovane Harry Potter, emozionandoci, facendoci piangere, ridere e parteggiare per lui nella lotta contro il signore oscuro. L’abbiamo visto bambino alle prese con la scoperta di una nuova vita, poi coraggioso adolescente, seguendolo tra i banchi di scuola nei suoi anni di studio a Hogwarts, la prestigiosa Scuola di Magia e Stregoneria. Abbiamo imparato a conoscere ed amare i suoi amici e ad odiare i suoi nemici. I fan più accaniti dichiarano orgogliosi di sapere tutto su quest’eroico personaggio. Nulla di più lontano dalla realtà, perché quello che la blasonata scrittrice inglese non ha mai raccontato è come la storia prosegue dopo la vittoria di Harry sul perfido Voldemort. Il nostro intento è quello di gettare luce su tutta una serie di vicende che hanno in realtà coinvolto il nostro paladino e che potrebbero forse contaminare quell’aura di perfezione che avvolge il giovane.

I.
‘Egregio Sig. H. J. Potter,
siamo lieti di informarla che grazie alla sua collaborazione, le ultime celle di individui legati in qualsivoglia modo al mago oscuro da Lei sconfitto sono state eliminate o assicurate alla giustizia.
Allo stesso modo, ci premuriamo di comunicarle che in seguito al fondamentale contributo alla sicurezza del Paese da Lei apportato, è stato deciso all’unanimità di conferirle uno status speciale, nelle prossime ore riceverà sia un’onorificenza a carattere simbolico, sia una cospicua somma per i servigi resi al Paese.
Purtroppo, è nostro dovere anche informarla che, nonostante le azioni compiute nel corso di quest’anno, non Le sarà possibile ritirare il titolo di diploma accademico alla Scuola di Magia di Hogwarts in seguito alla sua assenza per più di un anno scolastico dalla stessa.
Nel caso Lei sia ancora interessato al conseguimento del Diploma, dovrà pertanto sostenere un nuovo periodo da frequentante della durata di un anno.
In virtù della Sua nuova condizione, tuttavia, ci siamo permessi di assegnarle un attendente personale, il cui compito sarà assecondarla e ovviare alle Sue esigenze al fine di velocizzare e rendere meno gravoso il periodo di recupero scolastico.
Si tratta di una individuo suo coetaneo legato membro di una famiglia di maghi oscuri i cui membri sono stati recentemente arrestati, ragion per cui assegnarlo a Lei ci è sembrata una buona pena correttiva.
Naturalmente comprenderà che, essendo la situazione del tutto eccezionale, consideriamo opportuno che la faccenda venga gestita mantenendo un basso profilo, soprattutto per evitare di destare malumori negli altri studenti. Le consigliamo pertanto di non avvalersi dei servigi del ragazzo in spazi comuni e non durante lo svolgimento delle lezioni. Avrà invece piena facoltà di usufruire di questi servizi durante il tempo libero, la sera e all’interno del dormitorio comune.
Nel caso accetti queste disposizioni, troverà il suo nuovo attendente ad attenderla in stazione a Londra già il primo giorno del calendario scolastico’

Aveva riletto quella lettera più e più volte. Steso sul letto della sua nuova camera, in una Grimmauld Place rinnovata e dotata di fastosi nuovi arredi, Harry rifletteva guardando il soffitto. Non si era mai chiesto seriamente come avrebbe concluso la propria carriera scolastica, eppure scoprire che non avrebbe ottenuto il M.A.G.O. che aveva tanto desiderato gli era sembrata una terribile ingiustizia. Aveva dimostrato più volte di cavarsela con incantesimi avanzati e dopotutto, non era un persona privilegiata ora?
Nemmeno il suo migliore amico se la passava meglio. La famiglia di Ron non aveva mai accettato veramente l’interruzione degli studi, per cui il ragazzo era stato costretto a tornare a scuola. Un gufo aveva recapitato una sua lettera già in prima mattinata. Quanto ad Hermione, non si era fatta sentire, probabilmente era ancora troppo sconvolta.
‘Potrei rifiutare’, pensava Harry tra sé e sé. Anche senza un buon diploma, dopo le imprese compiute nell’ultimo anno, chi mai gli avrebbe negato un posto di lavoro, magari anche ben retribuito? Una vita tranquilla dietro l’angolo, senza cacciarsi nei guai.
O meglio, senza che i guai lo venissero a cercare.

Tuttavia, Hogwarts era stata la casa di cui non aveva mai potuto godere appieno e che era stato costretto a lasciare. A quel luogo erano legati i suoi ricordi più belli e ne sentiva enormemente la mancanza.
Tornare a scuola significava anche questo, rivedere vecchi amici, sentirsi finalmente apprezzato ed accettato da tutti, svelare nuovi segreti ‘
Restavano solo due dettagli, la mole di compiti che lo attendeva una volta tornato nel castello e il misterioso condannato menzionato nella lettera. Di certo non gradiva la presenza di qualcuno legato ad una famiglia oscura, eppure Harry era sicuro che non fosse pericoloso: impossibile altrimenti che lo avessero assegnato proprio a lui. Era stato un bersaglio per fin troppo tempo.
Inoltre il ragazzo, in qualità di attendente, avrebbe potuto fornirgli un valido aiuto per gli studi, un aiuto che né il suo migliore amico né il suo elfo domestico erano in grado di dargli. Magari, servendo dalla parte giusta, si sarebbe anche potuto redimere…
Era notte fonda quando Harry si addormentò, i mille pensieri per la testa finalmente dissipati. Mentre il ragazzo dormiva beatamente, il gufo faceva ritorno verso casa Weasley, un biglietto stretto tra gli artigli:

‘Ciao Ron, grazie per la tua lettera. Ho deciso: ci vediamo in stazione, sembra che avremo un nuovo amico con noi’ Harry.

II.
‘Harry! Harry!’ il giovane si voltò ed accolse quegli occhi verdi e quei capelli rossi tra le sue braccia. Ginny lo baciò appassionatamente, erano quasi due settimane che non si vedevano.
‘Hey, voi due, non cominciate subito!!’ Ron rimproverò bonariamente sua sorella e il suo migliore amico sentendosi leggermente in imbarazzo. Harry gli sorrise e i due si salutarono:
‘Dov’è Hermione?’ Ron alzò gli occhi al cielo:
‘Te l’ho detto che l’hanno fatta caposcuola, no? Dove vuoi che sia? E’ laggiù che sputa ordini a destra e a manca a chiunque passi!’ i due ragazzi risero:
‘Sai credo che sarà uno spasso sapere che è lei il capo scuola e che a noi non può fare proprio niente! Hehehe!!’ Harry gli sorrise ma Ginny guardò suo fratello con aria strana:
‘Io non ne sarei così sicura se fossi in te…’ i ragazzi la guardarono ‘…conoscendola magari non beccherai punizioni o quant’altro ma quando siete da soli…’ lasciò la frase appesa e Ron perse tutta la sua baldanza.
‘E inconcepibile! Si può essere tanto idioti, dico io?!’ una voce femminile sbraitava dietro le loro spalle. Hermione li raggiunse con i suoi riccioli ribelli legati in una coda. Senza neanche salutarli proseguì: ‘ho sequestrato dieci caccabombe da un ragazzino del terzo anno! Cosa voleva fare asfissiarci tutti?’ Harry sorrise nel constatare che certe cose non cambiano mai.
Salirono sul treno e trovarono uno scompartimento vuoto, naturalmente tutti li guardavano con timore reverenziale ma Harry ci si stava abituando. Erano passati circa tre mesi dalla vittoria su Voldemort e aveva notato come, ovunque andasse, ogni porta gli veniva aperta all’istante, metaforicamente parlando. Chiacchierarono del più e del meno poi, dopo una mezz’ora, Hermione volle fare un primo giro di perlustrazione e Ginny si offrì di accompagnarla.
I ragazzi rimasero soli:
‘Allora?! Questo servetto che ti hanno assegnato?!’ disse Ron curioso ma parlando a voce bassa. Harry lo guardò divertito con un sopracciglio alzato come a sottolineare che erano soli nello scomparto. ‘Scusa…’ borbottò l’altro ‘…la forza dell’abitudine, se mi sente Hermione…’
Harry rise: ‘Non è il mio servetto e tipo un… tizio che deve aiutarmi negli studi e…’ tirò fuori la lettera di tasca e parafrasò ‘…assecondare le mie esigenze e i miei bisogni…’ Ron rise:
‘E dai amico! Questa è la definizione di un servetto!! Haha!’ anche Harry rise e l’amico continuò ‘beh, vedremo, intanto sono ansioso di conoscerlo, chissà che tipo è!’ Harry alzò le spalle:
‘Non lo so… qui dice che viene da una famiglia di maghi oscuri…’ Ron sorrise:
‘Sai quant’è contento di servirti! Hehe!! Ben gli sta!’ i due continuarono a scambiarsi idee, immaginandosi questa figura un po’ ambigua che avrebbero incontrato molto presto. Poi le ragazze tornarono e dovettero dirottare su un altro argomento, Hermione mal tollerava anche solo la menzione del fatto ed Harry non aveva affatto voglia di un’altra bella lezioncina sui diritti civili.
Poco prima di arrivare indossarono le uniformi, dopodiché scesero dal treno con i loro bagagli, tutti eccetto Harry che non riusciva a trovare il suo. Ron disse alle ragazze di avviarsi mentre lui rimase lì ad aiutarlo. Dopo alcuni minuti di frustrante quanto inutile ricerca nel vano bagagli una voce li fece voltare:
‘Uhmm… signor Potter!’ era un ragazzo più o meno della loro età che dovevano per forza aver rivisto a scuola ma che non riuscivano assolutamente a ricordare. Era piuttosto basso e mingherlino, con i capelli scuri e un viso… beh, tutto sommato dimenticabile.
‘Si?’ gli rispose Harry un po’ sorpreso dalla formalità.
‘Ai Suoi bagagli ho pensato io signore, la aspettano già nel Suo alloggio.’ gli disse con voce dimessa non osando mai guardarlo negli occhi ma fissandogli i piedi. Ron era sul punto di esplodere dal ridere. Harry era a metà tra l’allibito e il divertito.
‘Grazie… tu sei?’ il ragazzo gli sorrise quasi fosse contento di essere stato notato:
‘Tom, signore. Tom Harshwood. Sono il Suo attendente personale.’ Ron bisbigliò:
‘Cioè schiavetto, hehe!!’ Harry soppresse una risata dando una gomitata all’amico.
‘Chiamami pure Harry, Tom!’ il ragazzo tornò a fissargli i piedi
‘Non mi è permesso signore, ordini del ministero…’ gli disse tutto d’un fiato. Harry fece spallucce:
‘Ok… come vuoi…’ Ron gli sorrise e spavaldo gli chiese:
‘Senti amico non è che penseresti anche al mio di bagaglio?’ Tom lo guardò incerto:
‘Beh, dipende tutto dal signor Potter…’ si voltò verso Harry ‘…posso aiutare il Suo amico?’ a Harry scappo da ridere. Questo tipo di ossequiosità l’aveva visto negli elfi domestici e, a dire il vero, gli aveva sempre dato fastidio. Vedere la loro intera razza sottomessa non gli sembrava giusto. Diverso era il discorso con il ragazzo che aveva di fronte. Nonostante fosse così servizievole e deferente, veniva pur sempre da una famiglia che aveva sposato la causa di Voldemort quindi era più difficile provare pena per lui. Lo guardò e gli sorrise:
‘Si per favore… aiutalo…’ il ragazzo gli sorrise chinando leggermente la testa per poi prendere il baule di Ron e caricarlo su una delle carrozze dirette al castello. I due ragazzi lo guardarono leggermente straniti dalla novità. Poi Ron sorrise e disse all’amico:
‘Secondo me quest’anno non sarà poi tanto male…’

III.
Un’altra cosa, notò con piacere Harry, non era cambiata: una volta seduti ai lunghi tavoli nella Sale Grande, restava solo l’imbarazzo della scelta.
Certo, ai colonnati dei cortili esterni mancavano ancora dei pezzi, parecchie merlature erano state divelte e alcuni camminamenti non erano ancora stati del tutto ricostruiti; per contro, all’interno il castello sembrava essere stato rimesso a nuovo.
Cosa ancor più importante, il luogo era ora pervaso da un clima sereno e allegro: fu con un lungo applauso che Harry ed i suoi amici vennero accolti in Sala Grande.
“Sai” gli bisbigliò Ron con un gran sorriso, “non pensavo che essere ripetente ti facesse sentire così apprezzato… credo dovremo farci l’abitudine!”
Il banchetto si trascinò per gran parte della serata e i ragazzi si abbuffarono per bene, servendosi portata dopo portata. Quando i vassoi rimanevano vuoti, dalle cucine provvedevano a riempirli nuovamente per magia.
“Tom non c’è…” fece notare piano Harry a Ron, mentre Hermione, spintasi al tavolo degli insegnati, chiedeva se sarebbe stato possibile dare tutti gli esami mancanti già entro Natale.
“Mpf…Scusa… Chi?” rispose Ron, la bocca piena di dolcetti
“Tom! Il ragazzo del treno… Gli hai anche lasciato il tuo baule, ricordi?”
“Ah, si chiama Tom? Non me lo ricordavo, si vede che non mi ha fatto una così grande impressione!”
“Ma dai” Harry lo rimproverò bonariamente “bel modo di ringraziare chi ti fa un favore…”
“Beh, non lo conoscevamo fino a ieri, ma devo dire che lo apprezzo più di quanto pensassi. Considerando che è qui per punizione è comunque più che rispettoso: di certo non è molto loquace e se non la smette di guardare per terra finirà presto a sbattere contro un albero…”
“Già… Devo dire che all’inizio è stato imbarazzante, mi ci abituerò, non voglio che per colpa mia infranga le regole che gli hanno imposto” commentò Harry con un mezzo sorriso, per poi aggiungere “comunque hai ragione Ron, inutile preoccuparsi… o ha già mangiato, oppure è ancora fuori a trascinarsi dietro il tuo baule!”
Alla cena seguirono le vecchie ore di divertimento in sala comune, euforica per l’occasione. Fu solo in tarda serata che Harry e Ron, dopo aver dedicato le opportune attenzioni alle rispettive fidanzate, salutarono ancora una volta chi era ancora sveglio e, superata la ripida scala a chiocciola, raggiunsero il dormitorio maschile.
La stanza in cui avevano dormito per anni aveva subito un cambiamento radicale: due enormi letti a baldacchino erano stati sistemati all’interno del locale, mentre altrettanti armadi, imponenti e di ottima fattura, occupavano quasi completamente le pareti. I vecchi mobili erano stati fatti sparire.
Al confronto con lo sfarzoso arredo della stanza, soltanto un elemento non poteva apparire più fuori posto: uno spaesato quanto imbarazzato Tom Harshwood, seduto su un’esile sedia posta in un angolo.
“Oh eccoti… Non ti abbiamo visto a cena… Tutto bene?” esordì incerto Harry.
“Si signor Potter” rispose Harshwood, di nuovo quasi sollevato di essere stato notato “hanno finito di approntare la vostra camera solo questo pomeriggio, per cui se necessitate d’altro o volete cambiare qualcosa nella disposizione non esitate a chiederlo”
‘Grazie Tom’ ehm’ sei molto gentile, ma credo che per ora vada benissimo” gli sorrise Harry ” tu che ne dici, Ron?’.
‘Secondo me è perfetta’ sembra che non manchi proprio nulla’ c’è anche il mio baule ‘ rispose quello con fare compiaciuto.
‘Solo, Harry” continuò il rosso ‘ti dispiace se prendo io il letto vicino alla finestra?’
‘Ok, non c’è problema’ gli rispose l’amico, ma non fece in tempo ad aggiungere altro che Harshwood si era già alzato. A grandi passi, si avvicinò al baule di Ron, per poi trascinarlo (non senza una certa difficoltà) verso il letto in questione.
‘Oh” commentò il ragazzo, un po’ sorpreso ‘non c’era bisogno, comunque grazie”
‘Di nulla’ signor Weasley” la voce di Tom era un po’ affannata. I due ragazzi si guardarono un po’ straniti.
‘Dimmi Tom’ tu invece, hai mangiato bene?’ fece Harry, tanto per cercare di metterlo a suo agio, il suo fare perennemente imbarazzato cominciava a stancarlo, specie data l’ora.
‘A dire il vero, signor Potter, non ho ancora cenato” rispose invece l’altro, a voce più bassa e apparentemente in preda alla tentazione di ricominciare a scrutare il pavimento.
‘Ecco’ forse non era il caso di cenare insieme a voi, ho pensato che potesse mettervi a disagio’ così sono sceso ad aiutare in cucina’
‘Capisco’ Non ti preoccupare, puoi cenare dove preferisci’ Perché non fai un salto giù in cucina ora? Conosco gli elfi che stanno laggiù e sono sicuro che c’è ancora qualcosa di buono” Harry gli sorrise incoraggiante ‘se proprio vuoi, puoi sempre venire a trovarci dopo aver mangiato, intanto che noi prendiamo confidenza con la nostra nuova camera”
‘Grazie signor Potter, è molto gentile’ a dopo’.
Harshwood fece ritorno circa una mezz’ora più tardi. Ron dormiva già da un pezzo, mentre Harry, stanco ma ancora elettrizzato dagli avvenimenti della giornata, si rilassava fissando con aria assente il soffitto del suo magnifico letto a baldacchino.
‘è permesso?’
‘certo, entra! Noi qui abbiamo finito, non credo ci serva nient’altro’ sarai stanco anche tu, immagino!’
‘non si preoccupi, non ho ancora sonno, se desidera qualcosa mi faccia sapere’
‘Davvero?’ Harry alzò un sopracciglio, leggermente accigliato ‘beh, non saprei’ se hai proprio voglia di fare qualcosa, potresti finire di mettere a posto le nostre cose… per favore?’
‘Non c’è problema’.
‘Ok, ottimo! Ora scusami Tom, ma ho sonno, quando te la senti faresti bene a dormire anche tu, ci vediamo domani mattina’
Detto questo, Harry spense il lume che aveva vicino, afferrò la bacchetta e fece apparire un globo luminoso, quel tanto che bastava per lasciare a Tom la possibilità di vederci almeno un poco. Chiuse gli occhi e in breve si addormentò profondamente.
Tom si guardò attorno. Considerando che i due ragazzi ne avevano preso possesso soltanto poche ore prima e lui si era assentato per poco tempo, la stanza versava in condizioni tutt’altro che eccellenti. I bauli erano stati aperti e svuotati malamente, molte cose erano state tirate fuori e lasciate alla rinfusa sul pavimento. Ai capi ancora da riporre negli armadi, erano stati mischiati gli indumenti usati in giornata e persino le scarpe da ginnastica di Harry e Ron giacevano qua e là, quasi fossero state lanciate a caso piuttosto che tolte. Soltanto i libri sembravano non aver ricevuto alcuna attenzione. Il ragazzo fece un respiro profondo ed iniziò a lavorare.

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