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Racconti di Dominazione

Il BISOGNO

By 14 Novembre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Buona sera a tutti/e.

Mi chiamo Yann, oggi ho 30 anni. Lavoro come libero indipendente, convivo con la ragazza che amo e sono stranamente felice.

“L’inizio”, inizia con la mia pubertà, quando avevo circa 13 anni, ero probabilmente cresciuto lentamente, interessato all’avventura dei giochi innocenti che i bimbi fanno appena finita la scuola. E probabilmente era giusto così…
A volte, accadeva che mia mamma, separata, mi lasciava per il sabato sera a dormire dai nonni, una serata di festa per me, dove potevo combinarle di tutti i colori e non accadeva mai nulla. Una sera però, la mia nonna si addormentò davanti alla televisione, lasciando così scorrere i diversi programmi e film proposti in tarda serata… Ricordo una sola scena di questo film, particolare, intimamente sconosciuta e stranamente inquietante, nonostante la trama non mi fosse chiara guardavo una donna sui 30 anni, completamente nuda, a quattro zampe con le cosce divaricate e il capo chino, in un bagno di una casa privata, in compagnia di un uomo completamente vestito, in piedi al suo fianco, che con la mano spingeva la sua schiena verso il basso cercando di aumentare l’esposizione dei suoi glutei e delle sue intimità, le sue grandi labbra sporgevano oscenamente, sembrava che soffriva ma non si lamentava, subiva nel silenzio, la schiena si inarcava a comando dell’uomo, sempre di più…

E poi, la nonnina si sveglia, spegne e mi porta nel lettone.

Passa poi un tempo indeterminato, ma resto ad avere i miei 13 anni, era probabilmente una domenica mattina, inconsciamente attratto ad esplorare il mio corpo e la mia intimità mi dirigo verso l’armadio di mia mamma, apro il cassetto dei suoi indumenti intimi, lei dorme ancora con il suo compagno nella camera a fianco, io sono completamente nudo, scelgo con accuratezza delle calze auto reggenti nere, un tanga e un reggiseno, il mio pene è duro e rigido, ancora senza peli a coprire le mie “mascoline” intimità, sento freddo alle gambe e la mia pelle esposta all’aria si irrigidisce e si tende, sento le natiche esposte durante la ricerca, stando accovacciato davanti al cassettone, poi indosso gli indumenti, in maniera veloce e goffa, e corro verso lo specchio al piano di sotto, durante la corsa sento il mio sedere esposto, sento le natiche fredde, sobbalzare ad ogni gradino. Al mio arrivo davanti allo specchio mi contemplo, ricordo che la mia giovane voglia usciva dalle mutande e questo mi dava fastidio, non conosco ancora la masturbazione e dopo pochi secondi risalgo velocemente le scale per spogliarmi e riporre tutto nel cassettone lasciando l’ingenuo atto incompiuto.
Questo accade più volte nel corso di alcuni mesi sino a quando decisi, nudo con addosso solo gli indumenti femminili, di mettermi nella stessa posizione della donna del film, sopra un grosso tappeto arrotolato, vicino all’armadio ed iniziai così a muovere inconsciamente il bacino, strofinando la punta del mio pene duro sul ruvido tappeto… Poco tempo e provai un fortissimo piacere, un fortissimo calore salire e pervadere tutto il mio giovane corpo e poi la venuta, il primo orgasmo della mia vita, incontrollato, frenetico, per una frazione di secondo spaventoso perchè sconosciuto e poi i getti, molteplici, forti, imbarazzanti… Rimasi fermo e preoccupato, controllai se avevo sporcato gli indumenti ma erano puliti, pensai a come togliere le mie tracce velocemente e poi, rimasi ipnotizzato dal mio liquido seminale, eccezionalmente denso, giallo e dall’odore molto pronunciato, mi abbassai per sentirne meglio l’odore e con la lingua ne assaggia un poco, il sapore mi piaceva ma non ci feci molto caso, non avevo piu molto tempo, da li a poco i miei genitori si sarebbero svegliati, corsi a cambiarmi e pulii l’intero scempio che il mio corpo aveva creato… Rimisi il mio corpo, ancora giovane, ancora acerbo, ancora vergine e in via di sviluppo all’interno di un paio di jeans e corsi fuori a giocare con gli amici dimenticando immediatamente l’accaduto.

TO BE CONTINUED…
Gli anni passarono, attratto dal comune sesso, con poca esperienza ed un bisogno perenne mai soddisfatto continuo la ricerca del mio “io”.

Avevo presto dimestichezza con la masturbazione, passando dallo strofinarmi sul materasso del letto, sporcando le lenzuola di evidenti macchie di piacere, all’utilizzare l’indice ed il pollice delle mie due mani stimolando la punta del mio pene ancora in via di sviluppo sino ad utilizzare unicamente la mano destra, imprigionando la punta del mio membro nella mia mano chiusa a pugno se non per l’indice ed il medio che chiudono a tenaglia con l’alluce, in modo tale che le nocche dell’anulare ed il mignolo creino una pressione maggiore sui lati.

Passavo spesso la sera, la notte, a chattare su internet con il vivo disappunto dei miei genitori, frequentavo spesso una chat per lsb, mi trovavo bene in loro compagnia e ricordo di essermi confidato con una donna molto più grande di me, che si presentava come -slave- e mi disse di stare attento, di frenare questa mia voglia perchè un giorno, non sarei più stato in grado di farne a meno! Ancora oggi mi chiedo chi fosse questa persona, ricordo era di Milano, ad ogni modo le sue parole non le ho mai scordate..

A scuola ero diventato un “fighetto”, il classico teppistello che ne combinava di cotte e di crude e fortunatamente riusciva sempre a cavarsela senza mai però oltrepassare quel sottile limite imposto dagli adulti. Le ragazze mi guardavano e inconsciamente ne ero molto attratto, ma sentivo che il mio desiderio verso loro non era mirato al classico sesso, la mia ricerca andava oltre.. Mentre con i ragazzi, ero legato a loro durante i momenti di ribellione, quando si cerca di evadere dal quotidiano con alcol e fumo girando la notte per le discoteche ma nell’intimità dell’amicizia ero lontano dal comune modo di pensare dei miei coetanei, troppo spavaldi, troppo esuberanti nei confronti delle ragazze e del sesso, elogiando le loro prestazioni e misure. Non avevo nulla da spartire, ero diverso.

Durante l’ultimo anno, ebbi una relazione con la più quotata della scuola, una ragazza realmente bella, furba, di buona famiglia e segretamente sadica e stronza “almeno per come io la ricordo..”. Non ricordo bene come iniziammo a frequentarci, ma da parte mia fu amore vero, il primo amore della mia vita, quello che ti brucia dentro e ti porta alla follia senza più capire nulla. Sessualmente era ancora acerba, inesperta sotto ogni punto di vista, vergine sia fisicamente che mentalmente. Io scappavo da lei durante la notte, dormivamo nudi, abbracciati, toccandoci intimamente, io sul fianco sinistro e lei su quello destro, vicini vicini, accarezzandoci nell’intimità. Sentivo la sua voglia, sentivo i suoi piccoli capezzoli diventare duri, le sue grandi labbra gonfiarsi e durante gli abbracci più calorosi, bagnarmi la coscia in maniera imbarazzante per lei. Le sue mani esploravano il mio sesso, in tutta la sua lunghezza, accarezzavano titubanti i miei testicoli, mi baciava il petto, era una gatta, giovane ed inesperta, sapeva di femmina.

Dopo pochi mesi, il mio bisogno cresceva e come tutti i giovani innamorati, vivevo il conflitto interiore che divideva categoricamente sesso e amore, sentivo il bisogno di penetrarla, possederla, farla mia. Sentivo il bisogno di suggellare questa nostra relazione, questo nostro amore tramite la penetrazione. Lei era vergine, e nonostante io fossi normodotato, diceva che il mio pene era troppo grande per lei, diceva di sentire dolore e che non riusciva a farlo, nonostante volesse. Fino a quando arrivo la risposta tanto temuta -se mi ami non hai bisogno di questo, se mi ami aspetti-, io mi senti frustato e accettai. A volte, ricordo, vivevo questa situazione come una provocazione, una sadica ripicca che mi obbligava ad amare un corpo che non potevo avere e come se non bastasse, il suo interesse verso il sesso andava sempre più scemando nei miei confronti, fino a ridursi, con scusanti e pretese all’unico atto sessuale realmente soddisfacente: io che le davo piacere con la bocca.
Il tempo passava, io vivevo con estremo amore questa relazione, bramavo le sue attenzioni, senza più dare spazio alle amicizie ricercavo la sua presenza in maniera morbosa e lei ogni giorno ricercava i suoi spazi, iniziando, giustamente, a farmi notare quanto fossi assillante, insistente, possessivo.

Fino al giorno in cui, ad una festa, bacio un altro ragazzo. Tradimento! Estremo dolore, rabbia, frustrazione… Il tutto fini con il mio piango davanti a lei ed il suo provare pena per me.
Ci amavamo ancora più di prima ed eravamo felici. Ma non passò molto tempo che mi tradì nuovamente. Solita scenata, soliti pianti, solita tiritera la quale finiva con dei dolci baci ed una mano che spingeva la mia nuca verso il basso.
Mi tradì otto volte! Senza mai farsi penetrare, solo con baci e carezze, ma era sufficiente per farmi soffrire e più soffrivo più ero legata a lei. Ormai tutti sapevano, i suoi tradimenti avvenivano sempre durante feste o gite scolastiche, sempre davanti a più persone, ed io tra l’umiliazione pubblica, la frustrazione sessuale, tornavo sempre da lei, piangendo, implorando di continuare la nostra relazione, arrivando IO a chiederle il perdono, sino a mettermi in ginocchio, nella sua stanza, davanti a lei, che logorata dal dolore che provava nei miei confronti, mi abbracciava dicendomi -ti amo anche io, ti amo tanto-.
Ci fu l’ultimo tradimento, quello che fece terminare definitivamente la nostra relazione. Era un giorno d’estate, un pomeriggio, io la aspettavo a casa sua, avevamo appuntamento per studiare assieme, nonostante io non fossi un genio, l’idea mi piaceva, andava bene tutto pur di stare con lei. Sua madre mi aveva fatto entrare, ormai ero di casa, seduto sul bordo del suo letto aspettavo curiosando qua e la tre le sue cose. La vidi dalla finestra arrivare a passo veloce, era in ritardo, la aspettavo già da una ventina di minuti, la porta sbatte e il rumore dei suoi passi la precede fino ad entrare in camera richiudendo la porta alle sue spalle
-Ciao amore, mi sei mancato tanto, tutto bene?-
-Si, grazie. Tu come stai?-
è solare e allegra, visibilmente accaldata per la corsa ed il caldo, le manca il fiato… Veste una maglietta senza maniche azzurra e dei calzoni aderenti neri fino a metà polpaccio con ai piedi delle cinesine nere. Chiude la porta a chiava e mi sussurra
-Devo assolutamente studiare ma sento una voglia fortissima di te…-
-Anche io ho voglia di te… sempre- sorrido.
-Ti va se mi sdraio sul letto e ripasso biologia mentre tu mi lecchi?-
è stranamente vogliosa, raramente cosi esplicita. Accetto.
-Certo amore, sdraiati, ci penso io a te-
Si abbassa velocemente i calzoni ed il tanga, li lascia cadere accanto al letto in caso la madre bussa alla porta e si sdraia sulla pancia sul letto, con il libro davanti, io mi slaccio i calzoni, tenendoli abbassati alle ginocchia e mi sdraio dietro lei, affondando il mio viso tra le sue gambe. La sua vulva ‘ esposta, calda e gonfia, sprigiona forti odori si sesso, lei inarca la schiena per darmi una migliore visione ed ansima, io inizio a leccarla e la scopro bagnata, un lago di piacere, rimango sorpreso e soddisfatto e cerco di inserire il più possibile la mia lingua nella sua vagina, roteando all’interno del suo buco per darle maggior piacere. Ansima in silenzio, vedo che morde le lenzuola.

-Sono stata da Marco prima di arrivare da te- Resto sorpreso e interdetto -Non smettere di leccare, ti prego mi piace troppo..- Torno a darle piacere -Sei geloso?- Mi afferra la testa per i capelli, e spinge il mio muso fon forza contro la sua vagina bagnata, non posso rispondere. -Dio, mi fai venire, sei bravissimo… Devo dirti una cosa, ma non voglio che la prendi male, voglio che capisci- Mentre mi parla ansima. Mi tira i capelli come per risalire, mi preparo a risponderle, ma si ferma a metà strada, spingendo nuovamente il mio capo, questa volta tra le sue natiche, inarca maggiormente la schiena, espone il suo ano ed io ne sento l’odore, mi afferro il pene, è duro ed umido, mi masturbo e aspetto una sua reazione -Lecca, cazzo non ti fermare, leccami ! – Lecco il suo ano, morbido, umido, mi viene istintivo inserirci la lingua ed entrare -Ti ho tradito nuovamente amore, scusami, so di aver sbagliato, ma io ti amo, ti amo veramente tanto e tu mi fai godere moltissimo- smetto di leccare, resto inebetito davanti al suo ano, e lei mi ordina -lecca, non ti fermare, mi piace cosi, voglio dirti tutta la verità ma tu lecca, se ti fermi mi blocco… lecca- ed io lecco, mi sento nuovamente ferito, mi viene da piangere ma lecco, ed il mio pene non smette di essere rigido, sempre più -Sono stata da marco, ahh.. E abbiamo fatto sesso, mi ha presa e mi voleva ma io non mi sono data, perche sento male, capisci.. ahh.. che non è una scusa il mio non fare l’amore con te? che ti amo veramente- mi sento sollevato, ma ugualmente soffro e lecco -abbiamo fatto l’amore, ma dietro, ahh.. Non smettere, ti prego, sto per venire, voglio che tu sappia- Io non capisco, non ci credo, aspetto che mi dica la verità, voglio sapere -Mi ha sodomizzata, con amore e dolcezza, e io ho goduto.. uhh, entra con la lingua, ti prego, come prima, spingi !- Spingo e la sua mano mi schiaccia contro il suo ano, la schiena non smette di inarcarsi, il suo corpo è teso – amore, mi dispiace, Marco ha goduto dentro di me, e poi io sono corsa subito da te, perche mi sentivo in colpa… ahh.. sii.. Godo, si, godo. Ora! – Sento il suo corpo fremere e al lapice del suo piacere, mentre la sua mano libera frega nevrotica sul clitoride, uno spruzzo entrare nella mia bocca, coprendomi la lingua di un liquido denso. Capisco ed il dolore in me aumenta a pari passo con la mia eccitazione incontrollata. Eiaculo nel medesimo momento in cui mi alzo in piedi con le lacrime agli occhi, lei si gira restando su un fianco, sinuosa come una gatta appena soddisfatta, sorride dicendomi che le dispiace, io in piedi, con il pene in mano e la mano sporca del mio seme, ed i calzoni abbassati alle caviglie cerco di pulirmi la bocca con la mano libera e lei dolcemente mi dice segnandosi il suo angolo delle labbra… -Ne hai ancora un po qui – Mi rivesto, le do della puttana e le dico che mi fa schifo, apro la porta ed esco velocemente, mentre la sento rispondermi con dono ironico -Calmati, respira e prendi fiato, e magari.. Deglutisci-.

Esco di casa, ingoiando il sapore di Marco, mio compagno di scuola, domandandomi se lui sa ed è a conoscenza di cio che è appena accaduto o se verrà a saperlo. Non vidi mai più quella ragazza…

TO BE CONTINUED… … Ho pianto tanto, per tanti giorni, scappando nella notte della città, vagando con amici e non tra diverse discoteche, bevendo tutto quello che riuscivo nella speranza di non pensare più.

Ma un giovane studente, non puo vivere questa vita in eterno e tornai a casa dai miei genitori, mi chiusi in me stesso, cercando risposte su internet, nelle chat, ossessionato dall’eccitazione che cercavo di reprimere.

Una sera, scrissi ad una donna, molto più grande di me, aveva 40 anni ed io potevo essere suo figlio. Le scrissi la mia età e la città in cui vivevo “la quale dista pochi chilometri dalla sua abitazione, ca. 10″ e del problema che stavo vivendo con la mia personalità, questo innato senso alla sottomissione nonostante il mio carattere dominante, rimase stupita e ne volle sapere di più ed io mi aprii…
Per poi ricevere una risposta inaspettata
-se vuoi venire, ho poco tempo ma posso scendere da basso per incontrarti- Rimasi spiazzato, non sapevo più cosa scrivere, non sapevo cosa fare, non sapevo … Mi vennero immediatamente mille domande, mille preoccupazioni, forse mi conosceva, forse conosceva la mia famiglia, forse mi avrebbe ricattata, forse era un uomo, forse era in compagnia di alcuni uomini !!! La mia risposta fu molto semplice e quasi involontaria
-SI-
-Bene, allora ascolta, vieni da me tra 1 ora, il tempo di farmi una docci a scendo di casa, hai capito dove vero?-
-Non serve che si faccia una doccia, si ho capito- Le davo del Lei, era naturale…
-Ma guarda che ho lavorato tutto il giorno, puzzo.. :) –
-A me va bene così… Signora-
-Bene, come preferisci, parti e raggiungimi, 20 min allora.. A dopo-
-A dopo e grazie Signora-
La conversazione fini così.. Silenzio in casa, i miei genitori dormivano, io ero in pigiama, sentivo freddo ai piedi e le gambe mi tremavano dall’emozione, stavo per avere la mia prima esperienza come sottomesso, contro ogni mio volere e desiderio avevo supplicato in maniera ambigua una donna matura che non conoscevo e non sapevo chi fosse di SOTTOMETTERMI !
Mi vesti velocemente, presi il mio scooter e partii.

Arrivai sotto il palazzo indicato, era notte e non si sentiva nessun rumore, per mia fortuna la strada non era una trafficata ma una secondaria che portava ad un vicolo cieco.
Parcheggiai il motore lontano dalla casa, non volevo si vedesse, e poi camminai fino all’entrata, e non trovai nessuno. Deluso e imbarazzato pensai ad uno scherzo e mi sedetti lungo il marciapiede ad aspettare.

Dopo non molto vidi una figura uscire dalla porta di servizio, lateralmente allo stabile, fermarsi nella penombra del lampione e farmi cenno di raggiungerla..

-Ciao-
-Salve-
-Trovato subito il posto- Fumava nervosa, aveva paura di essere vista
-Si, grazie Signora-
-Bene, inginocchiati e leccami i piedi- La mia prima e reale sottomissione ad una donna… Stavo leccando i piedi.
-Senti l’odore? Ti piace?-
-Si Signora, lo sento, mi piace, grazie- Mi fece mille domande, continuando a farsi leccare i piedi, ed io rispondevo e leccavo. Scopri durante questo *rapporto” un qualcosa di nuovo nel mio fisico.. L’eccitazione estrema che stavo vivendo portava il mio bacino a muoversi come se volessi avere un rapporto completo, come fossi un cane, cosa che fece molto ridere la Signora e umiliò enormemente me.

Finita la seduta, mi fece alzare il capo
-Sei stato un bravo cane, sono contenta di te, la prossima volta verrai a casa mia a fare le pulizie di casa, completamente nudo con solo le mie mutandine usate a dosso… –
Mi sputo in faccia e mi disse di andare.

Tornai a casa nel freddo della notte con la consapevolezza di cio che ero.

TO BE CONTINUED
Capii presto che il web era un grandissimo calderone di perversioni, nelle quali mi ritrovavo pienamente.

L’immaginazione correva veloce e l’unico freno era la paura di essere scoperti, ma questo non mi impediva di dialogare apertamente in chat con ragazze e donne sconosciute a me. Un sera, era tardi, incontrai su una chat locale una ragazza, dalla fotografia sembrava molto bella, in genere si dubita di tanta fortuna… Aveva 22 anni, capelli ondulati neri, bassa, bel seno, labbra carnose e naso alla francese, pelle bianca come il latte e labbra dipinte di nero… Una piccola dark di estremo fascino e carisma.

Dialogando scoprii che conosceva gia questo mio mondo, e ne era attratta, viveva sola a pochi chilometri da casa mia… Ma era stanca. Io per la paura di perdere l’occasione, convinto del suo rifiuto, insistetti con estrema remissività sino a convincerla di cio che ero veramente: un’nonnulla che si sarebbe accontentato di un suo sguardo…

Mi disse dove abitava, o meglio, il parcheggio in cui ci saremmo incontrati, erano forse le 24.00 di notte ed io partii, convinto che all’appuntamento non si sarebbe presentato nessuno o che semplicemente un ragazzo si era spacciato da donna per poi vedere, chi si sarebbe presentato… Ma poco mi importava, ne avevo bisogno.

Arrivato all’appuntamento, nel parcheggio descritto dalla ragazza, spensi il motore e attesi a lungo… Erano passati almeno dieci minuti dall’orario prestabilito, ero stanco e stavo per andare via, quando da una viuzza del paesello, arrivo lentamente e nella penombra lei, con addosso delle scarpette con il tacco e una lunga camicia da notte in seta bianca. Non riuscivo a crederci, si era presentata, era veramente lei ed era vestita come in un sogno. Usci dall’auto e mi diressi lentamente verso la sua persona. Arrivato davanti a lei, mi disse una semplice frase, con sicurezza e determinazione:

-Cammina dietro a me con il capo chino-

Io la segui sino a casa sua, senza parlare ne discutere, pieno di paure e incertezze su chi poteva essere presente nel suo appartamento e sull’umiliazione che avrei subito nel presentarmi…. Ma entrati in casa, varcata la soglia, mi trovati davanti un piccolo monolocale estremamente confuso e disordinato, con una cucina in subbuglio e vestiti ovunque. Lei era davanti a me, mi fissava con occhi cattivi e neri, non capivo cosa pensava, ma io ero in piedi, con il capo chino e aspettavo, sentivo solo il silenzio.

-Spogliati completamente nudo, ora-

Mi spogliai davanti a lei, sentivo il freddo sulla mia pelle, sino a restare in boxer e lentamente, con esitazione e paura, abbassarli, mostrando un pene semirette, bagnato in punta e con la ricrescita sull’inguine. Percepivo il mio odore nell’aria, la mia eccitazione, il mio bisogno era palese e chiaro.

-Ora voglio che pulisci casa, inizi con lavare piatti e bicchieri. Mi raccomando, accuratamente ! Poi gli asciughi e li metti via nell’armadio. I prodotti sono sotto il lavandino. Successivamente, pieghi i vestiti e li metti tutti nell’armadio e poi ti occupi di pulire il cesso. Quando cammini, fallo a quattro zampe… Tutto chiaro?-

-Si Padrona, grazie-

Iniziai a pulire la cucina, provavo schifo anche per una cosa tanto semplice, per quanto fosse lurida… Ero nudo, sentivo la punta del mio pene che sbatteva accidentalmente contro il bordo del lavandino, lasciano una striscia di bava penzolare come un ponticello di rete tra il mio pene caldo ed il bordo freddo del lavandino. Ogni tanto vedevo con la coda dell’occhio che lei mi osservava dalla saletta, leggermente distaccata dalla cucina e nel frattempo, parlava al cellulare con una sua amica.

Finita la pulizia della cucina, mi misi a quattro zampe e andai in sala, passando davanti a lei che era seduta a bordo del letto.

-Aspetta un’attimo- disse al suo interlocutore -Schiavo ! Vai in cucina a prepararmi un the alla camomilla-, -si Signora, subito-.

Mi aveva chiamato -schiavo- ad alta voce mentre era ancora al telefono, ero spaventato e curioso di sapere chi fosse la persona con cui parlava, immaginavo che da un momento all’altro sarebbe entrata una sua amica dalla porta vedendomi completamente nudo ed inerme, ridendo di me con la sua amica… Ma non accadde.

Portai il the alla Signora e mi diressi davanti all’armadio, raccogliendo i vestiti che erano sparsi sul pavimento e piegandoli restando sempre inginocchiato. L’armadio si trovava davanti alla ragazza, la quale mi osservava con insistenza mentre piegato in avanti esponevo la mia intimità. Sentivo il suo sguardo sul mio piccolo ano, sui miei testicoli che penzolavano caldi e piedi di piacere. Ma non fece nulla, si limitò ad osservarmi mentre obbedivo alle sue richieste. Finito di sistemare gli abiti mi diressi verso il bagno, e solo all’ora terminò la telefonata seguendomi nello spostamento.

-Sotto il lavandino ci sono dei prodotti. Non usare nessun guanto e pulisci accuratamente il lavandino, poi la doccia in fine il cesso. Sempre a mani nude con lo stracotto-, -Si Signora-.

Mi fece usare dell’acqua bollente che mi ustionò le mani e resto per tutta la durata in piedi davanti a me ad osservarmi in silenzio. Solo quando arrivai a pulire il suo cesso, stando sempre a quattro zampe mi fece l’osservazione di pulire bene anche all’interno, dove lo sporco è maggiore.

-Altrimenti ti metto il viso dentro il cesso e ti faccio usare la lingua e credimi.. non ti piacerebbe- !

Mi impegnai e strofinai i vari aloni gialli e le croste sotto l’asse del wc fino a riportarlo a nuovo. Il mio compito era finito…

Mi porto al centro della sala, io la segui gattoni cercando di sbirciare sotto la lunga camicia bianca ma non riusci a vedere nulla.

Mi inginocchiai e lei si mise in piedi davanti a me porgendomi un suo piede da annusare e nulla più.

Alzò la veste e si tocco il sedere, io non guardavo in alto ma intuivo i suoi gesti, poi estrasse la mano e mi fece alzare il capo ponendomi davanti al viso il suo dito medio, allungai il volto e annusai. Odorava del suo ano.

-Bene, sei stato un bravo cane. Penso che potremo vederci nuovamente. Ora torni a casa, quando arrivi ti masturbi e ti spalmi lo sperma sulla bocca, poi ti metti a dormire così. Ti chiamerò io nei prossimi giorni. Ciao cane.-

E cosi fu, andai in silenzio a casa, mi masturbai con foga e mi spalmai il mio sperma sulla bocca, addormentandomi con il suo schifoso odore.

Passò una settimana di silenzio, la quale basto a farmi credere di aver perso le speranze di rivederla nuovamente.

Un pomeriggio, durante la settimana, ero a casa solo, era estate e il sole splendeva, la citta era viva e tutti erano in giro… Il telefono squillò ed io risposi, era lei.

-Ciao schiavo, cosa stai facendo?-

-Salve Signora, sono a casa, non sto facendo nulla.-

-Ottimo, io sono vicino a casa tua, in un paesino… Sono a casa di un mio amico e dobbiamo andare in stazione ma non abbiamo l’automobile, o meglio, siccome dobbiamo prendere il treno è stupido pagare il parcheggio, quindi mi chiedevo se potevi gentilmente venire a prenderci…-

Panico, “un suo amico?!?, un mio coetaneo che vive nella mia zona? E lui sa di me? Forse mi conosce? Forse è un mio amico???”… Pensavo.

-Signora, non so se me la sento. Ho paura e mi vergogno, preferirei non mostrarmi cosi in pieno giorno-

-Senti, dimmi tu… Io ti ho chiamato e ho bisogno dei tuoi servizi, se vuoi servirmi bene, altrimenti amen… –

-Beh… Signora, se proprio lo vuole, io lo posso fare, ma preferirei veramente di no.-

-Allora diciamo, che lo voglio. Si lo voglio proprio. Quindi fai così, mettiti un vestito elegante e nero, con cravatta, verrai con la macchina in Via xxxx, e ci aspetterai in auto, quando ci vedrai arrivare, scenderai e ci aprirai la porta, mi chiamerai Padrona anche davanti al mio amico e noi naturalmente sederemo dietro. Chiaro?-

-Si mia Padrona-

… Parti con il cuore in gola. In pieno giorno, vestito come un damerino, come un’autista. Speravo di non incontrare nessuno e di non conoscere “l’amico”.

Arrivato all’appuntamento aspettai diverso tempo dopo aver fatto uno squillo sul cellulare della mia Padrona. E poi li vidi arrivare da lontano, usci dalla macchina con il capo chino e apri la portiera. Tanto era il terrore che non riuscivo a guardare il ragazzo in viso ma basto poco per capire che non era nella mia schiera di amici e neppure un conoscente. Ma questo non bastò a rassicurarmi. Chiusi la porta ed entrai in auto. Accesi il motore e mi diressi verso la stazione guidando con calma.

Arrivati in stazione, cercai di parcheggiare in un luogo appartato per quanto si potesse, spensi il motore e usci per aprire la portiera della macchina e far scendere i miei due Padroni. Lui ringrazio con indifferenza e lei lo bacio con fervore per poi dirmi

-Bravo schiavo, ora ti saluto, sei libero-

E se ne andarono come se nulla fosse.

Nessuno mi vide e nessuno seppe nulla.

… Forse la paura di espormi, forse l’insicurezza di sperimentare o forse ancora, il non riuscire a trovare una Donna adeguata ai miei stimoli mi portò ad allontanarmi, almeno fisicamente, da questi bisogni.

Il web è pieno di Master e Mistress che pensano e/o pretendono che il semplice insultare e picchiare una persona sia sufficiente per ottenere la sua sottomissione. Ma un sottomesso non è attratto esclusivamente dal dolore fisico fine a se stesso e certamente, benchè remissivo e accondiscendente, non si lascia chiamare -puttana- e -cagna- dal primo individuo che incontra.

La sottomissione di uno slave, va meritata, acquisita attraverso l’intelletto ed il carisma, due qualità che non si possono comprare e neppure interpretare.

Guardavo filmati professionali BDSM & FEMDOM, chattavo con donne sconosciute, leggevo racconti e “studiavo” a livello fisico e legale, le diverse pratiche sessuali presenti su internt. E mi masturbavo.

Il mio bisogno era veramente forte, non so gli altri maschietti come si comportano in proposito, tra amici non ci si confida certo queste cose e anche se si facesse, si tende sempre a mentire… Ad ogni modo, io mi masturbavo almeno una volta al giorno, sino ad un massimo di 5 volte, il più delle volte mentre ero sul web, iniziando ad accarezzarmi il pene sotto i pantaloni dal momento in cui iniziavo… Prendevo il pene con tutta la mano e con il pollice, roteavo sul mio glande, muovendolo sopra la pelle che lo ricopre, resa scivolosa e lubrificata dall’eccitazione e andavo avanti per ore intere.

Nel frattempo, continuai a vivere una vita apparentemente normale, come tutti gli altri ragazzi… Amore, sesso tradizionale, litigate, sofferenze e via dicendo.

Sino al giorno in cui, verso i 19 anni conobbi una donna più grande di me, con prole e mi innamorai di lei. Non voglio raccontarvi i dettagli di questo amore, non riguarda il mio essere schiavo, anche se all’interno della nostra sessualità è accaduto che io mi sottomettessi a lei, in maniera sporadica e graduale, sperimentando pratiche ed emozioni in tutta sicurezza. Questa relazione durò 7 anni, di cui gli ultimi di convivenza… Anni in cui, continuai a coltivare discretamente la mia passione virtuale e platonica per la cultura bdsm, senza però entrare più in contatto con altre Mistress.

Durante una separazione di 2 mesi, un’anno prima della nostra definitiva rottura, il bisognoso di evadere dalla solitudine mi portò a ricercare nuovamente persone legate al FEMDOM ma questa volta, per la prima volta, decisi di capovolgere il mio ruolo e presentarmi in veste di Master.

Il mio pensiero era: Se non riesco a trovare una vera Domina, molto probabilmente anche altre persone avranno lo stesso problema e siccome io so esattamente di cosa ha bisogno un sottomesso, perchè non essere io a impartire ordini ?!?

Sono sempre stato una persona molto camaleontica sotto l’aspetto caratteriale, presumo per la mia bravura nel provare empatia e nell’immedesimarmi nelle altre persone, riuscendo con una certa facilità a comprendere i sentimenti e gli atteggiamenti altrui…

E cosi, detto fatto, mi scopri con estrema facilità ad interpretare con successo il ruolo del Dominante, con una modella della mia regione che si aprii e affidò a me completamente nonostante fosse all’oscuro del mondo SadoMaso.

Riuscivo ad utilizzare le parole corrette per manipolare la mente della ragazza, entravo nei suoi pensieri, gestivo le sue emozioni. Sbalordito mi accorsi che sapevo comandare e che il “potere” mi stimolava enormemente.

Era sicuramente un’eccitazione diversa dall’essere sottomesso ma ugualmente forte.

La psiche umana assomigliava tanto al gioco degli scacchi, dove ogni azione prevede una reazione e potendo controllare la partita puoi controllare le reazioni dunque, i sentimenti, belli o butti, e se una “cosa” fa male a me, molto probabilmente fa male anche agli altri, perchè in fondo, non siamo poi cosi diversi…

Il mio hobby divenne quasi uno studio, che mi portò a comprendere molte sfaccettature della mente umana: capii come portare una persona ad apprezzare, desiderare e sentire il bisogno di una certa pratica sessuale, anche estrema; come legare sentimentalmente una persona a me e fare in modo che essa abbia bisogno di me; come livellare il bene ed il male, e sopratutto, che le parole possono essere “parole chiave” e che il metodo di spiegazione può essere vincente:

Ho incontrato una persona per strada, l’ho atterrata con un pugno, senza sensi l’ho portata nella cantina di casa mia. Rinvenuta, con un bisturi, mentre era cosciente e poteva vedere, ho tagliato la sua pancia orizzontalmente, creando un solco di qualche centimetro, lui urlava mentre io estraevo il suo intestino e lo gettavo a terra… è morto dopo ore di tortura.

A questa singolare “confessione”, ognuno di noi ha reagito con stupore e disapprovazione. Sicuramente, nessuno approverà il mio gesto e chiunque lo condannerebbe, etichettandolo sbagliato e ingiusto !

Ma se vi dico, che questa persona, 2 anni prima, ha inserito in un forno mio figlio e l’ha cucinato vivo per poi obbligarmi a mangiarlo altrimenti avrebbe riservato la stessa sorte al mio secondo figlio … ?!?

è un esempio estremo, ma spesso sono questi a rendere al meglio l’idea al nostro interlocutore e fargli, in un qual modo, cambiare opinione. Non deve necessariamente darvi ragione, è sufficiente creare il dubbio e la “manipolazione” ha inizio… Di fatto, il mio gesto è ora da tutti, almeno in parte, compreso e “giustificato”: Ho manipolato la vostra mente, il vostro pensiero, portandolo più vicino a me, utilizzando una semplice leva che ognuno di noi può a suo modo associare con facilità attraverso il proprio nucleo famigliare e in tal modo, immedesimarsi.

Inoltre, l’utilizzo delle parole è essenziale. Mai ripetere la stessa parola, utilizzare bene la punteggiatura, comunicare con aggettivi pieni e colorati, altalenare il bene con il male, senza lasciare mai che l’osceno prevalga sul buon gusto e via dicendo.

Ma cio che è fondamentale, è conoscere la persona, i suoi punti deboli e le sue paure, cosi da diventare SALVATORE e CARNEFICE, mischiando gli estremi in una sola sinergia di piacere.

è tutto un po confuso, lo ammetto, dovrei stare qui a pensare come impostare al meglio il mio scritto, ma non ne ho voglia e francamente me ne frego… Questo “racconto” doveva essere, ed è nato per essere unicamente uno sfogo per me e cosi voglio che rimanga…

Morale della favola, tenni questa ragazza, questa modella, incollata al monito del computer per tutti i due mesi, comandandola a bacchetta e lasciando che l’immagine astratta di me diventasse per lei simbolo di desiderio ed amore.

Ma tutto questo, benchè perfetto, era solo ed esclusivamente virtuale, dovevo concretizzare ed affrontare la realtà. Dovevo incontrarla…

Dopo due lunghi mesi di dialogo, la mia cavia era pronta, cotta al punto giusto e desiderosa di poter vedere il mio volto e percepire il mio sapore… Rendermi reale per vivere appieno le forti emozioni che stava scoprendo.

Razionalmente, dialogavo con me stesso, elencando i le mie paure ed insicurezze nell’approccio reale, cercando di colmare le mie lacunee… Deciso a rendere tutto perfetto, sia per me che per lei, non volevo commettere errori e la mia persona doveva apparire sotto ogni aspetto sicura e determinata, e per fare questo, dovevo mettere la mia schiava in una posizione di insicurezza e disagio.

Lei era una modella ed io no. Lei era molto alta ed io di statura normale. Lei era molto fashion mentre io sono comune. Lei era impaurita ed io… Anche.

Dovevo giocarmi bene le mie carte…

Il nostro incontro era previsto per le 14.00 di pomeriggio di un giorno d’estate , in una piazzetta poco affollata in centro città. Sull’ultima panchina in fondo alla piazza, la più “isolata” e discreta, avevo posizionato un paio di occhiali da sole con dello scotch nero attaccato all’interno della lente, cosi che indossandoli possano sembrava comuni occhiali da sole ma alla persona che li porta è impedita la visuale. Io mi posizionai a ca. 200 metri dalla piazza, con una buona visuale sul sito.

Le scrissi per chiederle dove si trovava, e mi rispose che aveva appena parcheggiato e si stava dirigendo verso la piazza.

Le scrissi che doveva andare a sedersi in fondo, sull’ultima panchina e attesi.

Sino a qui tutto bene.

Lei arrivò ma non andò come da me richiesto a sedersi sull’ultima panchina e resto ferma proprio nel punto in cui non potevo vederla dalla mia postazione. Primo imprevisto…
Mi disse che era presente un gruppetto di ragazzi vicino alla panchina e si vergognava, ma io non potevo vederli da dove mi trovavo e non volevo avvicinarmi troppo per paura di esser visto da lei, cosi nel dubbio le risposi di avviarsi all’ottavo piano dell’autosilo, dove avevo parcheggiato l’auto.

Stavo improvvisando e questo non era bene, perchè significava non avere il controllo della situazione ed il mio piano di farle togliere in un luogo pubblico le mutandine senza poter vedere nulla attorno a se e percepire unicamente la mia presenza alle sue spalle quando mi sarei avvicinato… Era svanita.

Andai all’autosilo camminai sino all’ottavo piano per paura di incontrarla casualmente e far si che lei si accorgesse della “casualità”, ma mi ricordai di non aver pagato il biglietto e tornai a pagare, stavo perdendo tempo e non andava bene… Giunto da lei, la vidi girovagare per un piano dell’autosilo, bella, annoiata e per nulla eccitata. Avevo toppato e lo sapevo.

Una ragazza, specialmente se incarna la figura della modella materialista con la puzza sotto il naso, non si “accontenta” di me, ma vuole forti emozioni, cosi la feci salire in automobile. Recitavo una finta sicurezza che molto probabilmente non trapelò… Accesi il motore e mi diressi verso l’autostrada pronunciando una sola parola per non perdere tutta la mia dignità:

-ti porto a casa ? –

-si-

Entrambi delusi l’accompagnai nel suo paese e la lascia in una via indefinita.
Ci fu ancora uno scambio di qualche email ma ormai ero bruciato e non potevo recuperare.

Il mio primo tentativo da Master, fallì miseramente nella vita reale.

Ho 32 anni ad oggi, vivo nel Nord Italia, in provincia di Milano. Durante la pubertà mi sono avvicinato inconsapevole alla sfera bdsm tramite una sottile voglia che spingeva la mia mente verso emozioni estreme ed astratte isolandomi dai miei coetanei. Nel tempo queste voglie sono diventate dei bisogni quotidiani sempre più forti, l’adolescenza non è stata facile, l’approccio comune esulava dalle possibilità offerte ed il pregiudizio riduceva enormemente la possibilità di sfogarsi, il web è stato ed è ancora una fonte di grande espressione per i miei bisogni, un ponte di collegamento tra menti analoghe capaci di interagire e confrontarsi.

All’epoca la mia natura era ancora astratta, incompresa, come il sesso in generale. Non scurivo a comprendere i miei bisogni e questi imancabilmente riuscivano a ferirmi e farmi sentire diverso, sbagliato. I sensi di colpa, uniti alla frustrazione hanno dato il via al mio cammino in veste di sottomesso, esplorando l’universo del perverso sadismo, della paura e dell’ignoto. Successivamente compresi che eiaculando, tornavo a sentirmi forte, sincero verso la maschera che indossavo pubblicamente, determinato e Dominante. Così iniziai a provare questa sfumatura della mia personalità e mi trovai molto bene.

Compresi che l’essere umano non è solo bianco o nero, ma si riempie di più verità capaci di oscillare tra bene e male, trasformando la persona, il carattere e l’essenza, ed anche questa è la forza che distingue chi ha la capacità di accettarsi e viversi con libertà.

Sono dunque uno switch, ma non per gioco, per forma.
Non sono in grado di decidere chi e come dominare o quando e dove sottomettermi, adeguo la mia natura allo stato d’animo che vivo oscillando con fastidiosa perversione tra due estremi che si attraggono, senza riuscire a pormi limiti o freni ma volendo scavare sempre più a fondo nella mia persona.

Un Syero capace di darmi pace.

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