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Racconti di Dominazione

Il culo di Tania

By 18 Gennaio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

IL CULO DI TANIA

Lo adoravo, il culo di Tania. Anzi, di più, lo amavo. Mi faceva impazzire strizzarlo, pizzicarlo, tormentarlo, schiaffeggiarlo’.e ovviamente penetrarlo, sia con il mio pene che con gli oggetti più disparati.
E ovviamente la amavo, lei, Tania. Sì, perché è possibile amare veramente una schiava, soprattutto se sei un ragazzo, e lei è la prima.
Eravamo molto più giovani, allora. Un ragazzo e una ragazza. Stessa scuola, anzi dirò di più, stessa classe.
Tania, una ragazza bassina, una seconda di seno, capelli biondi e lunghi, che lei amava portare ricci oppure lisci, fino alle spalle; due occhi azzurri come il mare, sempre con poco trucco, e una pelle chiarissima, come la sabbia di una spiaggia tropicale. E soprattutto, il suo essere così docile e remissiva, che mi faceva impazzire: parlava sempre a bassa voce, teneva gli occhi bassi, e arrossiva per niente. Ma dietro quel carattere, si nascondeva una doppia anima, vogliosa di esplorare il sesso, fin negli angoli più oscuri del corpo e della mente. Segretamente, anche e soprattutto per lei, desiderava avere un uomo da cui essere sottomessa.
Io fui il primo che la aiutò a tirare fuori la sua vera natura: ma soprattutto, fu lei la prima a tirare fuori la mia, e per questo, non smetterò mai, in segreto, di ringraziarla.
E poi c’era il suo culo, che io amavo più di ogni altra cosa: perfetto, a mandolino, eppure grande, mediterraneo; non dimenticherò mai i primi approcci con esso; lei quasi si vergognava, arrossiva e non aveva il coraggio di proferire alcunché: tuttavia, in segreto la cosa la eccitava, e con il passare del tempo se ne rese sempre più conto.
La nostra relazione iniziò normalmente, come due ragazzi innamorati come solo due adolescenti che volevano scoprire la vita, potevano esserlo: fu solo dopo, con il passare del tempo e con la complicità e l’intesa che andava crescendo sempre di più, che io le confessai le mie fantasie, e lei le sue.
Con il tempo provammo molte cose, anche il pissing, ed eravamo sempre più felici e innamorati, io il suo unico padrone, lei la sua unica schiava: eravamo adolescenti, ci amavamo, e allora tutto sembrava per sempre.
Poi, le casualità della vita, che come unisce crudelmente anche divide, ci separarono: la vita ci portò distanti, lei prese una strada, io un’altra: andammo a vivere in due città diverse, molto distanti, e con il tempo la storia finì.
Ora, sono passati dieci anni: lei è realizzata, fa un lavoro che le piace e vive in una città lontana dalla mia, ed è felicemente fidanzata: sembra una ragazza cambiata, sicura di sé; però, se la guardate bene dentro, vi accorgereste tutti che dentro ha ancora quell’animo da bambina che mi ha fatto impazzire; dentro, è ancora quella ragazza timida e insicura, ma con quel fuoco segreto, nascosto e apparentemente inaccessibile, che aspetta solo la giusta chiave, e il giusto uomo che possa aprire quella porta, e far risplendere quel fuoco sacro più del sole; sì, dentro, lo so, è ancora quella ragazzina timida che arrossiva ma contemporaneamente con una voglia insaziabile di esplorare il sesso; dentro, lo so, è ancora quella ragazza, quella schiava, che mi ha fatto innamorare tanto tempo fa.
Non smetterò mai di ringraziarla per tutto quello che mi ha dato, e non correrò mai il rischio di dimenticarla: perché la prima schiava, come il primo amore, non si scorda mai.

Per commenti, suggerimenti, critiche o quant’altro , scrivetemi alla mail: giovanni174@hotmail.com

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