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Racconti di Dominazione

Il Glen

By 1 Febbraio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

IL GLEN – CAPITOLO 1

Davanti a me osservo il nulla.
Per un istante mi era davvero balenata l’idea di essere su una qualche Candid Camera. Sorrido: non è così. Sono solo a pochi passi da dove vorrei essere, ma ho calcolato male i tempi e ora è troppo tardi per cambiare idea: indietro non posso certo tornare.
Il bosco è fittissimo e il buio praticamente impenetrabile: anche la piccola lampada dietro di me riesce appena a scalfire le cortecce dei primi alberi. Fa abbastanza freddo: nonostante sia estate, piccole nuvole di condensa scandiscono i miei respiri. Devo iniziare a pensare a come passare questa notte: giunto fin qui rinunciare è fuori questione.
Alle mie spalle la porta cigola.
Fingo di ignorare la persona che percepisco alle mie spalle. Lascio che i miei sensi pervadano lo spazio intorno a me: quest’atmosfera mi fa sentire teso, anche se non c’è alcun motivo per esserlo.
Un rumore: un accendino che scatta e uno sbuffo di fumo.
– ‘Cerchi qualcosa nel bosco?’ ‘
Mi sembra di aver già sentito questa voce nel locale poco fa: una donna, anzi una ragazza.
Ovvio: cosa potevo aspettarmi, visto cosa mi sono appena lasciato dietro le spalle? Il suo accento scottish è tremendo: devo sforzarmi per capire le parole al primo colpo.
Non le rispondo, rimango a fissare qualcosa all’interno di quella macchia scura. Quel qualcosa che in questo momento non riesco a raggiungere.
– ‘Sei strano: non sei come gli altri. Stai qui a fissare il bosco al buio ‘non c’è niente la’.’ –
Fa una pausa.
– ‘Non sarai un lupo mannaro, vero?’
Scozzesi!!! fantasmi, licantropi, mostri lacustri’ in questo paese circola davvero troppo Whisky! E magari questa sta parlando pure seriamente’
Mi volto.
E’ bat-girl.
La fisso, penetro in quegli occhi verdi. Ho deciso: mi diverto un po’.
– ‘Lupo mannaro?!?’ ‘
Faccio un passo verso di lei.
– ‘Intendi dire forse quelli che vanno in giro in notti come questa? Vicino ai boschi e alle brughiere?
Che aggrediscono animali e persone? ‘meglio ancora se giovani donne con occhi verdi?!?
e poi le trascinano nel bosco, prima che queste possano chiamare aiuto, per poi azzannarle e seviziarle senza pietà? ‘ Quelli ?!? ‘ –
Sono a mezzo metro da lei. La guardo dall’alto al basso. Tra le sue dita la sigaretta è diventata un cilindro di cenere, i suoi occhi fissi nei miei.
Intorno a noi è solo silenzio, leggero stormire di fronde tra gli alberi e lento fluire d’acqua nel torrente che fiancheggia il locale su cui si apre la minuscola porticina in legno.
– ‘S…Sì… i’ntendevo quelli.’-
I suoi occhi sono sgranati dentro ai miei. Mi godo questi attimi perché so che non riuscirò a rimanere serio molto a lungo.
– ‘No. Non sono così strano. E comunque non sono io quello vestito da bat-girl” ‘
Le sorrido.

‘QUALCHE ORA PRIMA:
Edimburgo mi ha rotto le palle.
Sono stanco di passare le sere a bazzicare per i vicoli e i pub di Grassmarket e di fare tour sotterranei per incontrare improbabili fantasmi settecenteschi.
Tra i molti turisti e gli abitanti locali, Prince Street è piuttosto affollata. Parcheggio la Golf a noleggio ed entro nel negozio. In Italia non se ne trovano, ma qui è del tutto normale. Sembra un negozio di intimo, ma allontanandosi dalle vetrine i completi si fanno sempre più arditi e compaiono anche oggetti come manette, gag di ogni tipo, frustini e falli degni di un porno-fantasy. Casalinghe e coppiette curiosano, maneggiano e osservano la merce come se fossero in un negozio di articoli per la casa.
In effetti c’è davvero molto assortimento. Prendo alcune cose e mi avvio alla cassa.
La donna dietro di me, una signora di mezza età, osserva la mia spesa. Anche la sua non è male, ma io ho avuto più fantasia. Mi guarda mentre pago, le strizzo l’occhio e lei mi sorride. Beati anglossassoni! La saluto, butto tutto nel baule della macchina e parto. Destinazione il glen più solitario della Scozia centrale, nella valle dell’Angus.

Conosco la strada, arrivo senza troppi intoppi all’ultimo villaggio, baluardo della ‘civiltà’ umana all’imbocco del glen. Proseguo. E’ pomeriggio inoltrato, sole: la strada ora mi è familiare, stretta, tortuosa e piena di saliscendi. Intorno boschi fittissimi e pascoli scoscesi. Ovunque ci sono animali: angus, pecore, conigli selvatici. Fermo la macchina su uno spiazzo erboso e scendo. Intorno è la pace. Poco lontano da me il bosco limita il prato verdissimo ed è lì, bello e silenzioso. Tra qualche ora non sarà più così: buio e rumori sinistri lo trasformeranno. Intanto però il sole gioca con le nuvole ed offre uno spettacolo grandioso di natura incontaminata, incendiando le montagne di rosso fuoco e disegnando ombre verde scuro. Cerco di imprimere tutto nella mie retine, di incamerare questi posti nello scrigno dei miei ricordi: un deja vu.
Riparto. La strada è così piccola che non so come farei se incrociassi un’altra macchina: un problema del tutto irrilevante, vista la densità abitativa della zona, praticamente deserta. Non incontro più né auto né case per miglia e miglia. Finalmente in lontananza compare la mia prima meta: un alpeggio dove, tra stalle e granai, si trova un’ottima taverna per mangiare carne alla brace e qualche capanno trasformato in confortevole alloggio per escursionisti.
E’ l’imbrunire. Me la sono presa davvero troppo comoda: oggi non riuscirò a fare quello che pensavo. Alla fine comunque non m’importa: avevo progettato di rientrare ad Edimburgo il giorno successivo.
Già in lontananza ho la percezione che qualcosa non vada secondo i piani: il parcheggio è troppo affollato. Mi aspettavo al massimo qualche pick-up dei mandriani locali e un paio di escursionisti, invece devo arrendermi all’evidenza che mi troverò in mezzo a molte persone ‘.troppe.
‘.Cazzo! E’ venerdì! ‘venerdì sera: tempo di sbronze per i pastori che hanno ricevuto la paga settimanale e di partenza per i cittadini smaniosi di weekend bucolici.

Sotto l’insegna che dondola con un cigolio sinistro trovo la conferma di quanto mi aspettavo: no vacancies. La taverna non ha più camere per stanotte. Ok, ‘fanculo. In qualche modo farò, adesso ho sete. E fame.
Mi avvio verso l’ingresso della taverna, sbircio di sfuggita dietro le finestre. La mia attenzione è catturata da una capigliatura platino con sotto una cinquantenne completamente brilla che ride sguaiata. Mi fermo e guardo meglio: l’intera sala sembra abbia fatto un salto indietro nel tempo e davanti ai miei occhi c’è un ritrovo di hippie ultracinquantenni. Uno spettacolo tra il ridicolo e il patetico. Sembra carnevale e sono tutti ubriachi’ anzi, ubriache: sono donne, tutte donne, acconciate con parrucche colorate e vestite con tutti gli abbinamenti più improbabili che la mente umana possa concepire.
Spingo la pesante porta di ingresso ed entro. Vengo accolto dall’odore familiare di carne alla brace, birra e whisky. Davanti a me passa una ragazza con un minuscolo vestito nero, una fascia fucsia stile concorso di bellezza e tacchi neri vertiginosi.
E’ chiaro che sono finito in una candid camera.
Seguo con lo sguardo la ragazza che entra nella saletta alla mia destra. All’interno, altre vestite come lei sono intorno ad una lunga tavolata al centro della quale siedono tre ragazze vestite una da bat-girl, una da clown e l’ultima da dalmata: probabilmente un addio al nubilato o qualcosa del genere.
Non è certo quello che mi aspettavo di trovare qui, in questa valle sperduta tra le montagne. Nella sala di fronte, intanto, hippie attempate saltellano al ritmo di brani in naftalina.
Sospiro, vado verso la stanza del bar. Entro: qui l’odore di alcool ha impregnato l’aria. Al bancone siedono quattro mandriani scozzesi. Sono già alticci. Sembrano eccitati per la presenza delle donne, evidentemente inaspettata anche per loro, e sono vestiti a festa (secondo i loro canoni, ovviamente).
Li osservo. Loro fanno lo stesso con me: l’unico altro uomo oltre a loro. Già m’immagino sguardi torvi per difendere le loro prede mentre mostrano i muscoli come veri maschi del branco. Sono in quattro, due nettamente più grossi di me anche se vistosamente impallati dall’alcool, ma io ho un vantaggio su di loro: non me ne frega un cazzo. Non sono venuto fin qui da Edimburgo per farmi una scopata: sarebbe stato molto più agevole rimorchiare qualcuna a Grassmarket.
Rifletto’ decido di fumare il calumet della pace.
Mi siedo al banco e ordino una birra.
– ‘Ehi’ ma cosa fate alle donne qui?’ ‘ inizio per attaccar discorso ‘ ‘Sono qui tutte per voi?’ ‘
– ‘Complimenti’ vi meritate un giro di Guinness!’ ‘ esclamo rivolto a quello che sembra il ‘maschio del branco’
Se vuoi far colpo su uno scozzese, regalagli qualcosa. Lo cogli di sorpresa: non ci è proprio abituato.
Ovviamente accettano di buon grado. Ora siamo amici. Ridacchiano e fanno un paio di battute biascicando in un inglese annegato nell’alcool. Si fanno i complimenti l’un l’altro. Il succo dei discorsi deve essere qualcosa del tipo: ‘Stasera bene o male si tromba’. Guardo il più arzillo dei quattro, quello che ho etichettato come il maschio del branco: giacca e maglietta come Don Johnson in Miami Vice, il tutto rovinato da un paio di pantaloni stile anni trenta e un paio di scarponi da trekking. In testa uno sparuto gruppo di capelli sembrano un monumento ai caduti: avvilente.

Siedo ad un tavolo e ordino un filetto alla brace con le immancabili patate che gli scozzesi ti propinano in tutte le salse. Qualcosa sfiora il mio tavolo. Sono bat-girl e la sua amica clown: si fermano al bancone per ordinare l’ennesima consumazione della serata: sono entrambe su di giri. Non passano inosservate: i cow boy gongolano tentando approcci piuttosto goffi. Le ragazze non li sentono nemmeno: si guardano intorno in attesa dell’arrivo dei bicchierini di whisky. Per un attimo il mio sguardo e quello di bat-girl si incrociano. Due occhi verdi incredibili anche per questi posti, dove è una caratteristica abbastanza diffusa, un caschetto castano tendente al rosso. Non avrà più di 25-26 anni. Vengo distratto dalla cameriera che mi consegna il piatto. Ne approfitto per chiederle se davvero non c’è più nemmeno una camera e lei mi conferma che hanno avuto più arrivi del previsto e quindi sono assolutamente al completo.
La ringrazio e torno con lo sguardo verso il bancone. La ragazza dagli occhi verdi sta parlottando con il barista, si alza e se ne va con la sua amica nella sala a fianco dove c’è il tavolo da biliardo. La stanza è deserta: sono solo loro due. Dalle risate che sento non devono essere giocatrici provette.
Il baldanzoso ‘sosia’ di Don Johnson si alza, scambia una battuta con i suoi compari e si infila nella sala del biliardo sfoderando un sorriso da piazzista. Osservo la scena di sottecchi. L’approccio non è dei migliori: se non le costringe con la forza non ce la farà mai. Il mandriano infatti è presto in palese difficoltà. Penso che vivere tutto l’anno in questi posti non deve aiutare troppo negli approcci con le ragazze di città: più che un maschio del branco ora sembra un agnellino.
Nel frattempo ho finito, ma una cena in Scozia pretende un whisky di chiusura. Mi avvicino al banco e ordino un Talisker. Mentre lo sorseggio il tizio è rientrato sconfitto dalla missione di abbordaggio. Mi saluta e scuote la testa.
– ‘ Amico, qui c’è solo l’imbarazzo della scelta. Vedrai che la fortuna ti bacerà! ‘ – Me la rido davvero, chissà che la fortuna non sia l’unica cosa che lo bacerà stasera!
Lui annuisce. Ci riproverà con qualcun’altra. Ma non prima un whisky consolatorio. Piove sul bagnato.
Ho bisogno di aria. Decido di uscire a guardare un po’ il ‘mio’ bosco. Attraverso la sala del biliardo ignorando volutamente quei due occhi verdi impressionanti. Apro la posterla ed esco.
Fuori è buio pesto. Davanti a me il nulla”.

‘ADESSO:
Bat-girl mi sembra ancora un po’ confusa per l’ultima conversazione.
– ‘No, ma’. Giuro che tu sei strano davvero!’ ‘ sbotta – ”e non sei inglese’. da dove vieni?!? ‘ –
La osservo in silenzio. ‘Che occhi!…’ penso. Devo stare attento a questi occhi’
– ‘Sei tedesco?’ ‘
Ecco, siamo alle solite. Vengo sempre scambiato per tedesco. Forse ho passato troppo tempo in Germania. Ma ora non ho intenzione di parlare di me. Non stasera.
– ‘Non importa. Diciamo che vengo dal continente.’ ‘
Mi guarda, poi abbassa il capo. Colgo di sfuggita un suo sguardo verso la finestra’ dietro il vetro, l’ombra di un clown.
– ‘Ho sentito che non ci sono più stanze libere.’ ‘ attacca ‘ ‘Amanda e io abbiamo la dependance, l’ultima, quella grande con due stanze’. e ogni stanza ha il suo letto’. è immensa!’ ‘

Non ci credo. Mi sta per caso offrendo di dormire da loro? Chiaro che l’idea non è sua: è stata mandata qui come ambasciatrice dalla sua amica clown. Ma perché?
Qualcosa non quadra: ok, non ho mai avuto molti problemi con l’altro sesso, ma non ho ricordi di proposte così sfrontate. Da qualche parte, negli anfratti della mia mente, un campanello d’allarme sta suonando e si fa sempre più insistente, ma non riesco né a fermarlo né a capire cosa l’abbia fatto scattare.
– ” e poi abbiamo due bottiglie di whisky per scaldarci tutta la notte!!!’ ‘

Lei aveva continuato a parlare, ma assorto nei miei pensieri mi sono perso parte del discorso.
Devo ragionare. In fretta. Vorrei aver bevuto meno. Ma in fondo di cosa mi preoccupo? Due ragazze mi invitano nella loro stanza, due belle ragazze e io sto qui a fare il prezioso? Chiunque mi darebbe del pazzo. Sarebbe da accettare, sono solo due ragazzine mezze ubriache, posso solo divertirmi, e al massimo togliere in fretta il disturbo se la situazione si facesse sgradita, ma viste le premesse non credo affatto che sarà così.
Il campanello continua a suonare. Adesso è assordante.
Ok, è irrazionale, ma ascoltiamolo. Decido di guadagnare tempo, di mescolare le carte e vedere cosa succede.
– ‘Cosa festeggi?’ ‘
La domanda la spiazza un po’. Silenzio. Una pausa. Un po’ troppo prolungata.
– ‘Compio gli anni’ ‘ dice – ’30!’ ‘
Mente.
– ‘Complimenti!’ ‘ la guardo con fare ironico -‘E’ quando sarebbe la data del matrimonio? ‘ ‘
Spiazzata. E’ la seconda volta che si sente rivolgere domande inaspettate. Sguardo interrogativo.
– ‘Chi te l’ha detto?!? Amanda?’ ‘
– ‘No. Non me l’ha detto nessuno, ma so riconoscere un addio al nubilato.’ ‘
Guarda in basso. Forse si vergogna un po’ per essere stata smascherata così in fretta.
– ‘Ok’ sì, è vero: mi sposo. Sono qui per festeggiare con le mie amiche’. Ma l’offerta della camera è comunque valida. ‘ – parla senza guardarmi in faccia.
C’e qualcos’altro. Qualcosa che mi sta sfuggendo. E’ il momento di rilanciare. Cerco di destabilizzarla un po’.
– ‘E infatti ti ringrazio moltissimo. Accetto!’ – parlo con enfasi, ma poi lancio la bomba:
– ‘Ma saremo solo io e te.’ ‘
Lei resta immobile per qualche istante. Poi si scuote, percepisco chiaramente la sua agitazione: è decisamente allarmata.
– ‘Ma’ e Amanda!?! Dove dormirà lei? Non posso mandarla via!’ ‘ è quasi un lamento: gli angoli della bocca sono piegati verso il basso, ma è più che altro disorientata, non intimorita.
Continuo a non capire. Devo convincerla.
– ‘E’ la tua festa, no? Anche le tue amiche hanno dependance grandi. Lei potrà dormire con qualcuna di loro.’ ‘ le dico con tutta la tranquillità che riesco ad esternare.
Adesso mi sta fissando. I suoi occhi per me sono una delizia e un pericolo. Le sorrido.
– ‘Uhm, vado a parlare con Amanda, chiedo se le va bene, ok?’ ‘
– ‘Ok,’ ‘ le rispondo ‘ ‘mi trovi dentro, a scaldarmi un po’. ‘ ‘
Varco la porta, con la coda dell’occhio fisso il clown. E’ una ragazza con capelli lunghi e mossi, biondi, anche lei occhi verdi e lentiggini. Sguardo deciso. Fin troppo.

Vado al banco. E’ molto più affollato di prima. I mandriani stanno chiacchierando con un gruppo di babbione, sembrano tutti soddisfatti della situazione. Il Maschio mi vede e mi saluta, vuole offrirmi un whisky per sdebitarsi del giro offerto prima. Laphroaig.
Ne farei volentieri a meno, ma rifiutare un regalo di uno scozzese è quasi un reato. Accetto.
Mentre lo sorseggio e penso al da farsi, mi sfilano a fianco bat-girl e la sua amica clown Amanda. La prima mi lancia un’occhiata furtiva, la seconda mi ignora come fossi trasparente. Passano pochi minuti e qualcuno si siede sullo sgabello di fianco al mio. E’ proprio lei: Amanda.
– ‘Kate ti aspetta all’ingresso. Mi devi un giro, stronzo di un continentale.’ ‘
Parla come un camionista. Il suo fiato sa di whisky: mi sa che stasera ci ha dato dentro. Le pago un giro doppio e prima che inizi a bere mi alzo e le sossurro:
– ‘Coraggio, non si può vincere sempre!’ ‘
– ‘Vedremo” ‘ ringhia a denti stretti.
Il campanello insiste nel suonare. E’ come un ronzio ormai. Ma forse è solo perché ho bevuto un po’ troppo.
Arrivo all’ingresso. Bat-girl (che adesso so chiamarsi Kate) mi sta aspettando.
E’ tesa.

Usciamo. L’aria, per essere Agosto è davvero fredda. E’ stata una fortuna trovare una camera: in macchina sarebbe stata una nottata sgradevole. Spero solo di non essere caduto dalla padella nella brace.
Prendo un po’ di cose dal baule della Golf e seguo Kate. La sua dependance è l’ultima di una fila di casette in legno tipo far west, ciascuna con davanti un portico e una staccionata per legare le briglie dei cavalli. Probabilmente una volta erano stalle.
La camera è davvero grande e sebbene rustica, confortevole.
Lei si avvia verso l’altra camera. C’è in effetti un secondo letto.
– ‘Puoi sistemare qui le tue cose. – mi dice
Mentre è girata di spalle mi guardo intorno. Non so cosa sto cercando, cerco di notare qualsiasi cosa, forse cerco solo un interruttore per spegnere quel maledetto campanello.
In un angolo della stanza c’è una seconda valigia, aperta. Deve essere quella di Amanda, perché tra le cose ammassate dentro vedo una parrucca da clown, che in effetti non le avevo visto in testa poco prima.
Strano che la sua valigia sia ancora qui.
Nella penombra mi sembra di notare qualcosa di strano che emerge dai corpetti e dalla biancheria intima.
– ‘ Beviamo qualcosa?’ ‘ Kate si avvicina con una bottiglia di whisky e due bicchieri.
Non ho sete, e sicuramente non ho voglia di bermi un ennesimo whisky.
Secondo me nemmeno lei ne ha tanta voglia, ma si vede che ci tiene davvero che accetti.
La sua però non è ospitalità.
Ora ho capito. Finalmente il campanello tace.

La situazione non mi piace. Non mi piace essere messo in mezzo, anche se da due belle ragazze, e se il mio istinto ha ragione, non credo proprio che per come sono fatto mi divertirei stanotte.
Povera Kate, nel mazzo ha pescato proprio la carta sbagliata.
Mi siedo sul divano. In piedi davanti a me, Kate ha ancora in mano il mio biglietto di vetro per la nottata. Di certo non posso assecondare i loro piani. Devo pensare velocemente. Riprendermi il controllo. Non so quanto tempo mi rimane.
– ‘Metti pure giù la bottiglia. Adesso non si beve. ‘ ‘
– ‘Perché? Non hai sete?’ ‘ la sua voce ha una nota troppo alta.
Cerco di immaginarmi cosa ci sia dietro quegli occhi tanto belli. Provo a verificare la mia teoria. Se ho ragione sarà una notte lunga e intensa ben più del previsto.
– ‘Nemmeno tu hai sete. Forza, mettili giù!’ – le intimo.
Il tono, quel tono di voce che non ammette repliche.
Appoggia bottiglia e bicchieri sul tavolo e si siede di fianco a me. Sembra molto imbarazzata. Una veloce passata tra i capelli che erano già perfetti. Lo sguardo che indugia sul pavimento.
Fa per prendermi una mano.
‘ ‘Pensavo volessi rilassarti un po”’ ‘
E’ un ultimo tentativo, un po’ disperato. Avvicina il viso al mio, le sue labbra sono invitanti. Si aspetta un bacio.
Ok, è il momento. Provo a darle scacco. Se funziona ho davvero buone probabilità di passare una serata come non mi sarei aspettato. Devo solo trovare la forza di resistere a quegli occhi e a quelle labbra.
– ‘Povera Kate. Stasera non te ne va dritta una.’ ‘
Il suo viso, a pochi cm dal mio, ha un movimento impercettibile. I suoi occhi adesso sono aperti. Nei miei.
E’ il momento più difficile.

– ‘Sei gay?!?’ ‘
– ‘No. Molto peggio.’ – le sussurro prima di alzarmi.
Mi segue con lo sguardo. Attonita.
Vado verso la valigia di Amanda. Tra una capigliatura da clown e un abito succinto, estraggo un corpetto in cinghie di latex, con tanto di slip corredati da un fallo di lattice a doppia punta.
– ‘La tua amica quando dovrebbe arrivare?’ ‘
Kate mi fissa. Cristallizzata e paonazza.
Non parla.
– ‘Ti aiuto io.’ ‘ butto il corpetto da mistress sopra la valigia e mi avvicino a lei.
Si ritrae. Adesso è intimorita, sì.
– ‘Diciamo che volete passare il weekend di addio al nubilato in un posto rude, in mezzo ai taglialegna e ai cowboy. L’idea è di prenderne uno e ubriacarlo un po’ e divertirsi la tua amica mistress e tu. Tanto di sicuro quello non va a raccontarlo in giro che due ragazzine gli hanno fatto perdere la verginità con un fallo di gomma.’ ‘
Immobile. Una bambola di porcellana mi fissa dal divano senza vedermi. Continuo:
– ‘Peccato che una volta arrivate fin qui, vi accorgete che i mandriani locali che bazzicano questo posto non sono esattamente i California Dream Men. E gli altri avventori del locale’ beh, lasciamo perdere le nonne hippie. ‘.quindi rimanevo soltanto io. Arrivato per caso all’ultimo minuto. Un vero colpo di fortuna!’ ‘ mi avvicino, le sollevo il mento con una mano e ci troviamo a pochi cm di distanza.
– ‘Se sbaglio, correggimi pure.’ ‘
Silenzio. Occhi sbarrati. Poi, un filo di voce:
– ‘Ti prego’ dimmi chi sei” ‘
– ‘Sono la carta peggiore che potevi pescare dal mazzo stasera.’ ‘
Non capisce. Non voglio che capisca. Non ancora.
– ‘Adesso però mi spieghi una cosa.’ ‘ la incalzo ‘ ‘Pensavi veramente di ubriacarmi a tal punto da potermi fare queste cose? Sono abbastanza sicuro di reggere l’alcool più di te e della tua amica. Cosa avevate in mente? Cosa volevi mettere nel mio bicchiere? Dimmelo!’ ‘
Silenzio.
La prendo per i capelli.
– ‘Dim-mi che caz-zo vo-le-vi far-mi be-re!!! Dimmelo adesso!’ ‘
Comincia a singhiozzare.

– ‘E’ stata Amanda’. è una sua idea’.’ – piagnucola come una bambina presa con le mani nel sacco.
– ‘Lei’ lei dice che è una Mistress, voleva farmi provare, farmi vedere’. L’addio al nubilato era l’occasione perfetta, diceva. ‘Adesso’ adesso va tutto a puttane! ‘noo’ perché??? Perché sono sempre così scema da ascoltarla?!?” ‘
Sta cedendo su tutta la linea. è un fiume in piena, di lacrime. E di parole.
– ‘Dimmi cosa volevi mettermi nel bicchiere insieme al whisky! Ti conviene dirmelo subito. Mi sto incazzando davvero.’ ‘
– ‘Non te l’avrei data’. L’ha procurata Amanda, ma ti giuro’ che non’.’ ‘
– ‘DIMMI CHE STRACAZZO E’ !?! CAPITO?!?’ ‘
Devo controllarmi. Mi sto incazzando sul serio ma devo controllarmi. Per fortuna ho un bel po’ di pratica alle spalle.
– ‘GHB! GHB’. Non so dove l’abbia trovata. Se l’è procurata da qualche suo amico’ di Glasgow’. credo.”
– ‘MA SEI RINCOGLIONITA?!?’ ‘ il mio slang stasera fa faville, non pensavo di poter arrivare a certi livelli.
Tiro più forte i suoi capelli. Le sto facendo male.
– ‘Adesso sai cosa si fa? Te la prendi tu la tua cazzo di droga dello stupro, così quando arriva la tua amichetta di merda si ritrova tra le mani una larva in calore vestita da bat-girl!’ ‘
– ‘No! No! ‘ ti prego! …ti giuro! non te l’avrei mai data! Sul serio ‘.devi credermi!!’ ‘
E’ completamente, assolutamente nel panico più totale. Mi godo questi momenti mentre affilo l’arma della mia vendetta. E’ giunto il momento di usarla.
Sta ancora piangendo a dirotto.
– ‘Ho fatto una stronzata! Lo so! Ma te lo ripeto! Te lo giuro! non te l’avrei data’. devi credermi!’ ‘
Mi siedo di fronte a lei e la guardo. Hai il volto rigato dal trucco che le lacrime hanno sciolto.
– ‘O la prendi tu, tutta quella che volevi dare a me, oppure vado alla polizia. Spero tu non abbia fissato la data del matrimonio tanto presto’ sai, manette, avvocati, processi. Sempre che il tuo ragazzo non cambi idea.’ ‘ la guardo serio.
– ‘Oh no! No! ‘in che merda mi sono andata a mettere!! Che idiota!’ ‘ balbetta.
Si alza e si lascia cadere sul pavimento. In ginocchio. La sua testa è piegata in avanti, i suoi capelli lambiscono i miei piedi. Quello che sento è un sussurro tra i singhiozzi.
– ‘Ti prego, sono una stronza. Ma giuro, giuro che non volevo farti alcun male. Ti prego, ti scongiuro: non rovinarmi vita per una cazzata di una sera. Ti supplico!!’ ‘

Quanto mi piace questa ragazza.
E’ da pazzi, lo so. Ha appena cercato di fottermi, ma la voglio. Gioco l’ultima carta:
– ‘Scommetto che adesso vorresti essere a 200 miglia da qui. Al caldo, nel tuo letto, a leggere qualche catalogo di articoli per la tua nuova casa” ‘
Alza la testa, un mormorio sommesso: – ‘Sì” ‘
– ‘E magari domani mattina poter uscire di qui e tornare nella tua casetta a 200 miglia da qui come se niente fosse” ‘
– ‘Sì..’ ‘ singhiozza.
– ‘Ascolta: potrei non rovinarti la vita, ok. Ma non fare finta di niente’. Hai appena cercato di fottermi! E non sto parlando di metafore” ‘
Mi guarda incredula.
– ‘Cosa’. Cosa vorresti in cambio?’ ‘ sussurra
– ‘Te, ovviamente.’ – le sorrido, il sorriso meno dolce che riesco a sfoderare. ‘ ‘Ti propongo questo. Tu sarai mia, tutta la notte. Ai miei ordini. Ti avverto: non sarà facile per te. Ma domani mattina potrai uscire da questa stanza e riprendere la tua vita da dove l’hai lasciata. Ti propongo un addio al nubilato che non credo dimenticherai mai.’ ‘
– ‘Cosa significa che sono tua?’ ‘ ‘Cosa dovrei fare?’ –
Non sa se essere sollevata o impaurita. Credo stia provano una strana miscela delle due cose.
– ‘Lo scoprirai. L’unica cosa che ti dico è che domani potrai uscire di qui e tornare alla tua vita senza nessuna conseguenza. Devi fidarti di me. Fai conto di salire su una giostra. Prendi il biglietto e sali. Domani mattina potrai scendere.’ ‘
– ‘Ma tu’. chi sei???’ ‘ mi guarda. Per lei devo essere effettivamente un mistero.
– ‘Diciamo che stasera hai pescato proprio la carta sbagliata. ‘o forse la carta giusta, chissà’ deciderai domani.’ ‘ sulla sua faccia è disegnato un unico, enorme, punto di domanda. ‘ ‘Potremmo dire che stasera bat-girl ha pescato proprio il Joker!’ ‘
Mi sta fissando. Nella sua testa deve esserci il caos.
Ad un tratto sembra riprendersi ed esclama:
– ‘Ma Amanda??? Le dovevo fare uno squillo quando ero pronta. Sicuramente tra poco verrà a controllare perché non la chiamo!’ ‘
Ma brava la mia bat-girl’
– ‘Alla tua amica Mistress dal cazzo di gomma ci penso io. Non preoccuparti. Non le succederà nulla di grave. ‘ ‘ sto ghignando. Mi vendicherò anche di lei.

Comincio a sentire la testa pesante… Strano. Ho bevuto, ma sono sicuro di essere stato ben sotto il mio limite di guardia.
Eppure’ cerco di pensare a cosa ho bevuto: un bicchierino di whisky mi si materializza nella mente. Non l’ho pagato io, mi è stato offerto dal mandriano’ quello che era stato nella sala da biliardo dove c’erano Amanda e Kate!
Merda! Potrebbe essere. Sono finito in un bel casino, oppure sto solo diventando paranoico. La stanchezza del viaggio, il freddo del bosco e il caldo afoso del locale, la situazione con Kate e Amanda, il whisky che ha innaffiato tutto quanto forse da soli bastano a spiegare un mal di testa. Devo stare più attento, potrei effettivamente essere solo paranoico, ma anche essere capitato in una gabbia di pazzi. Più pazzi di me.
Decido di non fermarmi. Sono in ballo e voglio chiudere le danze a modo mio. E’ probabile però che abbia meno tempo del previsto per gestire questa situazione. Per ora decido di rimanere fedele al piano e torno a concentrarmi su Kate.
E’ davanti a me, in ginocchio nel suo costume da supereroina, il rimmel le è completamente colato intorno agli occhi, ma sono bellissimi lo stesso. Guardano nella mia direzione e non mi vedono. Fissa il vuoto, ma la sua mente deve essere affollata. Provo ad entrarci, cerco di carpire le sue sensazioni. Deve essere come strare in piedi al centro di una piazza trafficatissima, con i pensieri che come macchine impazzite ti sfrecciano intorno da tutte le parti senza che tu riesca a coglierli.
Sta pensando che si è cacciata davvero in un bel guaio’
Sta pensando che non sa chi sono. Che ha paura. Ma forse non solo paura. Qualcosa d’altro, qualcosa di misterioso che non riesce a cogliere e che in fondo, forse, la intriga un po”
Sta pensando all’opportunità di tornare a casa con una denuncia, di spiegare al suo ragazzo cosa è successo, di leggere il suo nome sul giornale locale’ di cosa dire alla sua famiglia.
Sta pensando ad uscire di qui domani lasciandosi alla spalle per sempre un’avventura terribile’
Ma pensa anche che, a dire la verità, l’avventura forse è terribile ma forse non così tanto’ è un’incognita’
Alla fine forse non ha scelta’
No, c’è sempre una scelta’
E lei ha scelto, ora lo so.
La conferma arriva con un sussurro appena percettibile, con le palpebre che si abbassano in segno di resa, mentre china la testa e poi subito la rialza appena per guardarmi come a cercare di convincersi di non stare per fare una immensa cazzata. Mi fissa. Nel suo sguardo leggo l’abbandono e sento la sua voce, appena un mormorio sommesso:
– ‘Va bene, accetto. Volevo solo dirti che è la verità che non ti avrei drogato, sono una stupida, ormai l’ho capito, ma non volevo fare male a nessuno. Ricordati che hai promesso che domani mattina potrò uscire ‘indenne. Non so perché ma mi fido di te e della tua promessa.’ ‘

Non voglio ammetterlo, ma mi fa tenerezza. Ora è indifesa. Questo non mi impedirà di darle una lezione. Allo stesso tempo però provo desiderio come da un po’ non mi capitava.
– ‘La tua fiducia è ben riposta. Manterrò la promessa. Ricordati però che non ti ho affatto detto che non ti spaventerai, anzi: ho detto che non sarà facile per te’.’ ‘
Mentre parlo estraggo dal mio zaino alcuni oggetti della mia spesa pomeridiana ad Edimburgo. Non voglio perdermi nulla della sua espressione. La sua bocca si spalanca, i suoi occhi si sgranano’
– ‘Oh, my God’.’ ‘ sussurra.
E’ salita in giostra. Il giro comincia. Per tutti.

‘CONTINUA’
IL GLEN – CAPITOLO 2

E’ inginocchiata davanti al letto, sul tappeto. Le tengo la testa e le spalle in basso, mentre con una mano le sollevo la gonna e le sfilo le mutande trascinandole lungo le sue belle gambe. Le sue mani invece sono saldamente bloccate dietro la schiena da una ruvida corda che le stringe i polsi.
Un debole gemito di protesta. Cerca di soffocarlo: non voleva emetterlo, ma non riesce a trattenersi.
E’ completamente esposta, le sue natiche sono rivolte verso l’alto, mentre le ginocchia sfiorano i seni stretti nel costume da bat girl e poggiano sul tappeto. Pochi istanti e anche le sue caviglie sono legate una contro l’altra dalle corde.
Prendo il collare: un collare di cuoio nero con un anello davanti. Glielo faccio indossare.
– ‘No” ‘ più che altro un lamento sussurrato.
Il suo incubo è appena iniziato.
Con una catena la lego ad una gamba del letto in ferro, le accorcio il guinzaglio il più possibile, costringendola a sfiorare con la testa il pavimento, sempre restando inginocchiata con il sedere proteso verso l’alto.
La guardo: è splendida. Ho davvero voglia di prenderla. Ma non è ancora arrivato il momento.
Le afferro il viso con una mano e lo giro verso di me. I suoi occhi mi fissano. Un eccitante mix di terrore e rassegnazione.
– ‘Cosa eri d’accordo di dire alla tua amica per avvisarla?’ ‘ le chiedo in tono perentorio.
– ‘N.. niente, solo che era tutto ok e poteva venire”’ ‘ Sta per piangere.
Decido che è fuori questione farla telefonare. La sua voce allarmerebbe sicuramente l’amichetta mistress. Opto per un più sicuro sms.
– ‘Va bene. Le manderò un sms con il tuo cellulare. Dimmi qual è il suo numero in rubrica. E non cercare di fregarmi un’altra volta. Nelle tue condizioni non te lo puoi più permettere.’ ‘
Scrivo l’sms, cerco il nome. E’ l’unica Amanda. Lei me lo conferma con un cenno del capo.
Send’
– ‘Ti prego’. Amanda è la mia migliore amica. Hai promesso che ‘ Ghgmmff!! ‘ ‘
Ora i sui denti stringono il morso nero che le ho fissato con una fibbia dietro la nuca.
– ‘Ti ho detto di non preoccuparti di lei. E credimi: la sorte della tua amica adesso è davvero l’ultimo dei tuoi problemi, mia piccola bat-pony-girl!’ –
Ok, lei è sistemata. Spero di avere qualche minuto prima che arrivi Amanda e soprattutto spero sia sola. Controllo dalla finestra con molta discrezione: per il momento nessuno in vista.

Vado nel bagno della stanza, apro il rubinetto e infilo le mani sotto il getto di acqua gelida. Cazzo! Da queste parti l’acqua è veramente fredda di sorgente. Mi sciacquo il viso, una, due, tre volte. Va meglio, ma avrei bisogno di più tempo: non ce l’ho. Ok, metto la testa sotto il rubinetto: ho la sensazione che una cascata di stiletti di ghiaccio mi colpisca il capo. Sembra che funzioni. Mi asciugo rapidamente mentre mi osservo allo specchio: ‘Sei abbastanza pazzo per fare quello che hai in mente?’ chiedo alla mia immagine riflessa che mi fissa spettinata. ‘Oh, sì’decisamente sì.’
– ‘Bene, allora si va in scena!’ ‘ dico all’altro me stesso prima di correre nell’altra stanza.

Sbircio con molta discrezione dalla finestra: ad una cinquantina di metri vedo Amanda che arriva con passo deciso. La osservo: sembra essere sola. Bene’
Mi apposto rasente il muro dietro l’uscio di ingresso dopo essermi assicurato che sia aperto, guardo davanti a me Kate inginocchiata sul tappeto: la sua bocca stringe il morso mentre il suo corpo trema e i suoi occhi mi fissano in nell’ultima vana speranza che tutto questo non stia succedendo davvero.
La guardo e mi porto l’indice davanti alle labbra. Non dimenticherò mai il suo sguardo in questo momento.
Mi sembra di sentire dei passi molto leggeri sotto il porticato della dependance: ci siamo. La maniglia della porta si muove lentamente: è lei. E’ solo una piccola fessura: sento la folata di aria fresca, mi avvicino per afferrare la maniglia’.
– ‘Nnnnggghhhhh!! Nnnnggghhhhh!!’ ‘
Kate cerca di avvertire la sua amica mugolando e divincolandosi come può, dimenando il culo proteso verso l’alto: uno sguardo di sfuggita a quello spettacolo basta a farmi rizzare il cazzo istantaneamente, ma è un riflesso condizionato a cui devo cercare di non prestare troppa attenzione: non in questo momento!
Troppo tardi, piccola Kate.

Spalanco la porta: un clown finisce lungo disteso davanti a me. Con un calcio richiudo la porta e mi avvento su di lei.
– ‘What the Hell..?!… Uhmpgh!!! Mmgghh!!’ ‘
La mia mano le tappa la bocca, stringendo il suo viso, mentre blocco saldamente le sue braccia dietro la schiena, stringendole così forte dal lasciarle i lividi. La solevo di peso facendola inginocchiare e sedere sui talloni, senza allentare la presa e premendola verso il basso. Si sta dimenando come un’indemoniata. Probabilmente quello che sento giungere soffocato dalla mia mano è il suo peggior repertorio di insulti.
– ‘Adesso piantala piccola troietta di una mistress.’ ‘ Le sussurro a voce bassa. – ‘Ho deciso di cambiare un po’ il copione della serata: quello scritto da te non mi piaceva.’ ‘
Sento il suo respiro ansimante di rabbia uscire dalle sue narici sulla mia mano che le tappa la bocca. Ha un altro sussulto: l’ultimo. Decido di stroncare le sue velleità di ribellione sul nascere. La stringo, facendole male.
– ‘Mi stai facendo perdere la pazienza. Ti confesso che ne ho pochissima: ti conviene non mettermi alla prova se non vuoi farti davvero male.’ ‘
Le parlo con calma, ma la stringo con tutte le mie forze. Comincia a gemere per il dolore.
– ‘Facciamo così: tu stai buona e io ti prometto che non ti farò male, anche se hai cercato di fregarmi e per questo mi vendicherò. Stanotte. Domani mattina sarai come nuova, e forse avrai imparato a non cercare di fottere chi non conosci e chissà ‘magari anche un paio di cosette nuove che ti possono tornare utili per questo tuo ‘hobby” che guarda caso, è anche il mio.
L’avresti mai detto che abbiamo qualcosa in comune?’ ‘

Si è calmata, il suo respiro adesso è un po’ più regolare. Fissa Kate di fronte a lei che, con la disperazione negli occhi, scuote la testa come a cercare di discolparsi della situazione.
– ‘Allora’ siamo d’accordo?’ ‘
Cerca di guardarmi con la coda dell’occhio, ma la stessa mano che le impedisce di parlare le impedisce anche qualsiasi movimento del viso. Sforzandosi di forzare la mia stretta, accenna ad un sì con il capo. Un movimento minimo, appena accennato, ma ripetuto due volte, per sottolineare la sua resa.
Allento la mano.
– ‘Ma tu’ chi cazzo sei?’ ‘ mi domanda appena le sue labbra trovano lo spazio per muoversi nuovamente
– ‘Fai domande poco originali.’ ‘ le rispondo, non volendo certo rivelarle niente più di quello che ho detto qualche minuto prima alla sua amichetta.
Pochi minuti dopo è saldamente legata ad una sedia, i polsi bloccati dietro la spalliera, il corpo rivestito del suo corsetto da mistress. A parte questo è completamente nuda e scalza. Il costume da clown ha rivelato una bionda con un fisico leggermente appesantito ma molto più bello del previsto.
– ‘Il costume da clown non ti rendeva giustizia.’ ‘ la provoco
Non mi risponde. Sta fissando il bicchiere che ho appoggiato sul tavolo davanti a lei.
– ‘Sai cos’è, vero? ‘ le chiedo con voce calma mentre sprango la porta del piccolo cottage con un chiavistello. ‘ ‘è quello che volevi farmi bere.’ ‘
Lo sguardo che parte all’indirizzo di Kate, che nel frattempo non si è mossa di un millimetro dalla sua posa, è uno sguardo carico di risentimento.
Mi abbasso in modo che il viso di Amanda sia all’altezza del mio.
– ‘Se vuoi fare un lavoro bene, non devi affidarlo ad altri. Specialmente se non ne sono all’altezza.’ ‘
Tace, ma lo sguardo si fa più cattivo. Sorrido: adesso so che la convincerò. Prendo lo strap on dalla sua valigia. Lo faccio penzolare davanti al suo viso.
– ‘Bevi. E ti permetterò di vendicarti della tua amichetta incapace che ti ha fatto finire in questa situazione di merda! ‘
Si gira di scatto verso di me. Un lampo nel suo sguardo.
– ‘Veramente?!?’ ‘ mi sembra di vederle l’acquolina in bocca.
– ‘Sì.’ ‘ Annuisco.
– ‘Nnngghhh!!! Nngghh!!! Pleeg!!! Plegg, ngkh!! ‘
Kate mi guarda terrorizzata mugolando, mentre si dimena muovendo piedi, mani e facendo stringere sempre più i nodi ai polsi e alle caviglie. Alla fine tanta agitazione le provoca la perdita di equilibrio e finisce raggomitolata su un fianco ma continuando a muoversi per quel poco che può e infrangendo tutte le sue proteste sul morso che ha stretto tra i denti.
Mi avvicino a lei, sul tappeto. La prendo e la raddrizzo nuovamente nella posizione di prima, con il sedere in alto e il viso per terra.
– ‘Tu stai buona e zitta. Stanotte non hai alcun diritto di protestare. Lo sai.’ ‘
Un rivolo di bava scorre lungo il morso, andando ad allargare una pozzanghera di saliva sul tappeto sotto il suo mento. Nel raddrizzarla le passo una mano sul culo e le mollo una sonora sculacciata. Infilo la mano tra le natiche e faccio scorrere le dita verso l’inguine. Al passaggio sopra la sua fica la trovo bagnata. Anzi: fradicia.
Mi giro verso di lei. Diventa paonazza e distoglie lo sguardo fissando il tappeto.
Non dico nulla e mi alzo per tornare da Amanda.
– ‘ Allora l’accordo è fatto.’ ‘ prendo in mano il bicchiere e glielo porto alle labbra.
Restano per un attimo tese e sigillate.
– ‘Bevi!’ ‘
Sa che non ha scelta. Socchiude le labbra e un attimo dopo il liquido comincia a scendere all’interno della sua bocca. E’ una dose generosa, ma questa ragazza deve essere abituata a bere parecchio. Lo finisce tutto in pochi sorsi. Forse per l’impazienza di avere la sua vendetta su Kate.
Libero le sue caviglie e le faccio indossare lo strap on. Ovviamente indugio con le dita sul suo corpo e sulla sua fessura. La allargo per fare penetrare il fallo interno, più piccolo. Pure lei è eccitata, anche se non come Kate. Il pensiero di cosa farei io nella loro situazione mi sfiora come una brezza passeggera. Devo smettere di ritenermi strano e originale: mi sa che in questa stanza il più ‘normale’ sono io’
Una sonora sculacciata sulle sue natiche separate dalla cinghia di cuoio dello trap on è il segnale che le do il permesso di iniziare. Le ho liberato le caviglie ma non i polsi. In questo istante mi sento generoso, non stupido. Mi appoggio al tavolo a braccia conserte, pronto a gustarmi un’altra emblematica prova di quanto sia radicato il senso dell’amicizia tra donne.

Amanda si avventa subito sulla sua amica inginocchiata che la guarda con terrore crescente.
– ‘Slut! Moron cunt! ” – urla mentre le assesta un calcio su una natica.
Kate vacilla, ma stavolta non cade.
– ‘Pleeeg! Fogiv mh! Pleeeg! mmkghh” ‘ implora mentre Amanda si inginocchia dietro di lei avvicinando la punta del ‘suo’ fallo alla sua fichetta fradicia.
Ma Amanda non sembra avere alcuna intenzione di perdonarla’
– ‘Shut the fuck up, cunt!!! I’m gonna to fly you high! You’ll bebegging for more” ‘
Sicuramente Amanda non viene da Cambridge. Mentre inveisce le infila il pene di gomma nella fica. Penetra come nel burro. Ovviamente. Lei non se lo aspettava e la cosa la fa imbestialire ancora di più. La penetra con forza fino in fondo e la sbatte veramente con violenza. Kate fissa il pavimento e singhiozza. Non piange per il dolore: piange per la vergogna.
– ‘Ah! You like it! Now I start fucking your small, lovely ass hole, bitch!’ ‘
Detto fatto: estrae il fallo e lo punta diretto verso l’altro buco e spinge con forza. Violentemente. Kate ha un sussulto, raddrizza la schiena, ma il guinzaglio è corto e la blocca.
– ‘Uhhk! Ngkhh!! ‘ Cerca di protestare.
Amanda si allontana e le urla:
– ‘Lì non è entrato così facilmente, vero cagna in calore?’ ‘
Mentre parla Amanda ritrae di colpo il fallo e le assesta una ginocchiata su un fianco. Stavolta Kate non regge l’urto e cade raggomitolata su se stessa. Rimane a terra singhiozzante. L’altra ne approfitta: si alza e le mette un piede sul viso, schiacciandoglielo contro il tappeto e continuando nel suo turpiloquio. Indietreggia e carica per assestarle un calcio. Solo che Kate con le mani legate dietro la schiena non può nemmeno ripararsi.
Adesso basta. E’ solo una stronza violenta, altro che mistress. Così me la rovina.

Il calcio parte, ma fende solo l’aria mentre stingo i lunghi capelli di Amanda nella mia mano. La trascino verso di me e la faccio piegare con la testa sul tavolo.
– ‘Se non sai gestire il potere, non te lo meriti.’ ‘ le sussurro ‘ ‘Mi stai quasi facendo cambiare idea sulla tua incolumità.’ ‘
Parte con un’altra serie di dichiarazioni su cosa farà al mio ‘ass’ e al mio ‘cock’, ma rimangono vaneggiamenti impossibili, grugniti dietro il ballgag che le infilo in quella bocca da scaricatore. La cosa che mi lascia esterrefatto è che sia ancora lucida, mentre la maggior parte delle ragazze che conosco al posto suo sarebbe già sicuramente ubricaca.
La corico sul pavimento e le blocco le caviglie tra le sue vane proteste. Mi devo levare dagli occhi questa stronza: non la sopporto.
Prima però mi avvicino a Kate che singhiozza appallottolata sul tappeto.
– ‘Questa’ sarebbe la tua MIGLIORE amica?!? Non mi sembra che nei tuoi confronti lei abbia gli stessi riguardi che hai avuto tu nei suoi.’ ‘
Guarda per terra e socchiude gli occhi. Lascio cadere l’argomento e ritorno dalla stronza che si sta dimenando impotente a pochi passi da noi.
– ‘Vieni, mistress del cazzo. Ti presento il tuo nuovo slave!’ ‘
Mi guarda stupita.
L’aiuto a rialzarsi. Prendo un po’ di corda e la costringo a saltellare fino alla cameretta adiacente.
Entriamo. Mi chiudo la porta alle spalle. Siamo dentro la stanzetta, solo noi due.
Tiro lo strap on in modo da sfilare il pene piccolo dalla sua fichetta e lo giro. Ci infilo quello più lungo. Spingo in modo che entri tutto. Non ci vado troppo per il sottile. Lei protesta, ma non troppo.
La spingo sul letto, la giro a pancia in giù puntellando il piccolo pene sul materasso, poi le lego insieme polsi e caviglie in un hogtied. Con la corda che ho preso nell’altra stanza la fisso in modo che non riesca a girarsi.
– ‘Fottiti il materasso. E’ quello l’unico schiavo che ti meriti.’ ‘
Credo mi stia maledicendo sbavando dal ballgag.
Le do una pacca sul culo.
– ‘Avanti! Fammi vedere come fai!’ ‘
Mi fissa con aria di sfida. Non ho voglia di giocare con lei. Voglio Kate e qui sto solo perdendo tempo. Raccolgo il frustino da cavallerizza che avevo trovato rovistando nella valigia di Amanda.
Ssstack!! Prima natica.
Ssstack!! Seconda natica.
Ssstack!! Pianta dei piedi, che rivolti come sono verso l’altro sono un obiettivo anche più facile del sedere.
– ‘Considera che mi stai sulle palle e che ho tutta la notte.’ ‘ le mento (per quanto riguarda la notte)
– ‘Adesso muovi quel bacino da scrofa e fammi vedere come fotti il tuo nuovo schiavo.’ –
Ssstack!!
– ‘E voglio sentirti contare.’ –
Ssstack!!
– ‘Ohe’uh..vhii” ‘ dice mentre io frusto quel suo sedere che comincia a muoversi su e giù.
Dopo il dieci vedo che ci ha preso gusto.
Smetto di frustarla ed esco dalla stanza.
– ‘Continua! Se sento che smetti mi incazzo e vengo a fartela pagare sul serio!’ – le dico minaccioso dalla porta.
– ”.ofhiin’aihin” ‘
Chiudo la porta. A chiave.

Mi avvicino a Kate. Mi fermo in piedi davanti a lei che è raggomitolata vicino alle mie scarpe e mi guarda con la coda dell’occhio, senza osare girare la testa.
– ‘Bene. Adesso che ci siamo liberati delle scocciature possiamo ricominciare da dove eravamo rimasti.’ –
– ‘Dobbiamo rendere memorabile questo addio al nubilato!’ ‘
Sospira, guardando avanti con la testa poggiata sul tappeto. Una smorfia di autocompatimento disegnata sulla sua bocca. Sicuramente ritiene che sia già memorabile. E’ convinta di avere toccato il fondo e che peggio di così non possa andare.
Si sbaglia.
Mi avvicino alla sua valigia. E’ aperta, sopra il tavolino vicino al divano. Ci frugo dentro: il solito pessimo gusto per l’abbigliamento tipico di questi luoghi. Ecco quello che speravo di trovare: un altro corpetto da mistress. Lo prendo e mi giro verso di lei.
Coricata sul fianco, raggomitolata sul tappeto, Kate allunga il collo per vedere costa sto frugando. Appena mi giro verso di lei con il corpetto, le sue palpebre si abbassano, come la testa che lascia ciondolare sul tappeto. Se dovessi tradurlo in un’espressione sarebbe ‘Oh, no! ‘è proprio la fine” ma dal suo bavaglio esce solo un – ‘Groan” ‘ un gemito soffocato di rassegnazione.
– ‘Bello! Cos’è? Il regalo di Amanda? Direi che va assolutamente sfoggiato!’ ‘
Lo appoggio sul tappeto di fianco a lei e comincio a liberarle le caviglie e i polsi. E’ intorpidita: allunga appena le gambe, ma rimane nella posizione fetale che aveva anche quando le corde la costringevano.
– ‘Alzati. Spogliati. Completamente. Voglio vederti con questo corpetto addosso e questa sera il mio volere è l’unica cosa che deve contare per te.’ ‘
Si alza.
– ‘Ah, e non sognarti nemmeno di toglierti il morso. Non ti intralcia in quello che devi fare!’ ‘
Fa tutto quello che le dico. E’ docile e rassegnata. Non sa ancora quello che la aspetta.
Pochi istanti dopo le piccole cinghie di cuoio le fasciano il corpo. Due piccoli anelli di metallo interrompono la cinghia che le passa tra le natiche in corrispondenza dei buchi, lasciando spazio per eventuali strap on ma al tempo stesso lasciandoli vulnerabili. Ai piedi due sandali neri con tacco smisurato.
E’ bellissima e domata, con lo sguardo fisso sul pavimento. Credo che il mio cazzo stia ormai per sfondare i pantaloni attratto irresistibilmente da questa ragazza. La corico sul letto, in posizione prona. I polsi tornano ad essere bloccati dietro la schiena. Non un lamento, non una resistenza. Sembra in stato catatonico: fissa il muro davanti a lei.
Un’ispirazione: raccolgo il corpetto del costume. Cerco il celebre logo con il pipistrello. Con un grosso pennarello nero lo riproduco sulla sua natica sinistra. Mi allontano per osservare il lavoro: rende bene.
– ‘Bene!’ ‘ esclamo mentre le afferro il guinzaglio e la trascino docile giù dal letto ‘ ‘ Così ti riconosceranno meglio quando farai il tuo giretto d’onore nella sala del ristorante!’ ‘
– ‘GGGHHHNN????’ ‘ improvvisamente si è ripresa dal suo stato di apparente apatia.
Due occhi spalancati di chi ha conosciuto per l’ennesima volta un nuovo record di terrore nella stessa sera, proprio quando riteneva che il suo cuore ormai avesse resistito a tutto quello che poteva capitarle.
– ‘NNNGGKH!!! PLEEG!! NNNGGHH’.’ ‘
La trascino verso la porta di ingresso mentre cerca di resistere in tutti i modi con tutta la forza che la disperazione le ha dato.
– ‘UUUUHH! OHHMFFF!!….’ ‘ stavolta non è Kate. I rumori vengono dalla stanza di Amanda.
Non vorrei avesse vomitato nel gag. Abbandono per un attimo Kate e apro la porta della stanzetta.
Sul materasso Amanda si sta inarcando al massimo nella sua posizione hogtied. E’ tutta un fremito. A tratti contrae ancora i glutei, spingendo il pene con forza contro il materasso.
E’ solo l’ennesimo orgasmo. Ha gli occhi sbarrati dal piacere. Non mi vede nemmeno.
La vede però Kate, che pietrificata in piedi con il guinzaglio al collo la fissa dal centro della stanza principale. Mi giro e chiudo di nuovo a chiave la porta e la vedo. Scoppio in una risata guardando la sua espressione:
– ‘Le stronze si beccano sempre il meglio a questo mondo, eh?!’ ‘
E’ avvilita.
Riprendo il guinzaglio e mi avvio verso la porta di ingresso. Mi segue senza fare resistenza. Forse ormai ha ceduto su tutta la linea.
Usciamo. L’aria è gelida.

Kate tremava già come una foglia prima di uscire. E non per il freddo.
Sotto il portico il buio ci accoglie nella sua complicità. In lontananza arrivano i rumori della festa ancora in nel vivo. Musica, balli, bevute e grida festose. Un mondo lontano anni luce. Un mondo spaventosamente vicino.
– ‘Nnnn’.’ ‘ Kate si ritrae gemendo e abbassando la testa. Tira il guinzaglio verso la porta del cottage.
Sbam!
Le chiudo la porta davanti agli occhi. La fissa sgomenta e rassegnata. Alle sue spalle il mondo normale ride e si diverte, lontano.
– ‘Nnn!! Nnn!!’ ‘ mi tira con il guinzaglio dalla parte opposta alle luci.
Sembra una puledra che oppone le sue ultime resistenze. Poco più in là un piccolo cono di luce lunare sfida l’oscurità del portico.
Un’idea. Questa ragazza mi ispira.
Lego il guinzaglio al parapetto che una volta serviva per fissare le briglie dei cavalli, faccio in modo che rimanga nel cono di tenue luce. La lascio lì, piegata verso il palo a cui è fissata la sua catena.
Entro in casa e prendo il suo iPhone.
– ‘Una foto ricordo del tuo addio al nubilato!’- la derido.
Lei si gira dall’altra parte.
– ‘Guardami! Guardami ti ho detto!’ ‘
Si gira verso di me.
Click!
Un po’ buia ma si vede chiaramente quello che serve.
– ‘Bellissima! Ora andiamo a festeggiare! ‘
La trascino giù dai gradini, muove i primi passi del cortile. Ci avviciniamo al cottage vicino al nostro. Sull’altro lato una finestra è accesa.
– ‘Nnn!! Nnn!!’ ‘
– ‘Avanti! Muovi il culo!’ ‘ ringhio.
– ‘Nnnff!! Fff!!’ ‘ piagnucola.
Sciaf!
– ‘Sbrigati, che ho sete!’ ‘ la incalzo.
Si arrende. Mi segue piangendo in silenzio. Ormai docile, senza forze e senza dignità.
Le gambe vacillano. La sostengo.
Nel frattempo mi allontano dalla tenue luce notturna e la spingo nell’ombra del suo cottage. Lontano da sguardi indiscreti. La appoggio al muro. Il mio viso è di fronte al suo.
– ‘Allora Kate’ com’è linferno?’ – le sussurro ‘ ‘brutto e freddo, vero?’ ‘
Mi guarda con gli occhi inondati di lacrime. Sono sempre e comunque fantastici. Annuisce due, tre, volte, poi abbassa il capo.
– ‘Ok.” le do un bacio sulla fronte imperniata di sudore freddo. ‘ ‘Credo tu abbia imparato la lezione.’ –
E’ attonita. Mi sfilo il trench e glielo metto sulle spalle. E’ abbastanza grande da coprirla completamente anche davanti.
– ‘Vieni. Rientriamo nel cottage.’ ‘
Non realizza subito. Le serve qualche istante, poi il suo sollievo è tale che le gambe le cedono. La sorreggo. La riaccompagno verso la porta di ingresso.
– ‘Non ti ho detto che sei libera. Stanotte sei mia, lo sai.’ ‘
Annuisce. Felice. E’ felice di essere mia tutta la notte. Nel cottage, ovviamente’.
Entriamo. Dentro adesso sembra ci sia caldissimo.

Le sfilo il trench, i sandali e l’adagio sul letto. La sua pelle è fredda. E non potrebbe essere altrimenti.
Mi spoglio, mi infilo sotto le coperte con lei. Le tolgo il morso e l’abbraccio per scaldarla con il mio corpo.
E’ ancora legata e sta tremando per il freddo e la tensione.
– ‘Grazie’..’ ‘ un sussurro. Una voce appena percettibile, ma riconoscente.
– ‘Mi stai ringraziando dopo tutto quello che ti ho fatto?!?’ ‘
Silenzio.
– ”.Sì’.’ ‘
La accarezzo e la scaldo. Lei si lascia andare appoggiando la testa sul mio petto. Piano piano smette di tremare. Le mie mani diventano audaci, un po’ alla volta la dolcezza lascia spazio alla foga della passione, mi giro sugli avambracci. Sono sopra di lei, sento il suo corpo nel corsetto sfiorare il mio.
Due occhi verdi mi guardano carichi di un nuovo sentimento.
– ‘Per favore’. Ti va di rimettermi il gag? ‘ ‘ ‘
Questa non mi era mai capitata’.
– ‘Vuoi essere nuovamente imbavagliata?!?’ ‘
Una piccola pausa.
– ‘Mi hai fatto sentire terrorizzata, perduta, derisa, finita e indifesa. Ma sei riuscito a farmi sentire anche protetta e sicura. Con te.’ ‘ parla sussurrando. Come se le costasse una fatica immane ammettere quello che sta dicendo.
‘ ‘Ora non sono più terrorizzata. Vorrei riprovare quella sensazione: completamente indifesa nei tuoi confronti, ma al tempo stesso protetta e al sicuro. E’ stata la sensazione più forte che abbia provato con una persona. Ti prego, prendimi così” ‘
Sono basito e al tempo stesso ammirato. Adoro questa ragazza!

La notte si spegne in un battito di ciglia che le prime luci dell’alba colpiscono filtrando dalla tenda. Sul mo fianco sento il contatto del corpo caldo di Kate, ormai libero da corsetti, corde e paure, così come il suo respiro regolare sul mio petto. Nell’altra stanza Amanda, anche lei libera dalle sue costrizioni, russa con lo stile che la contraddistingue. E’ ancora intontita dalla sbornia e dal GHB: chissà cosa si ricorderà una volta sveglia: spero poco.
Io invece non dimenticherò mai il tuo addio al nubilato, mia piccola Kate.
E’ ora di fare quello per cui sono venuto fin qui. Sposto delicatamente la mia compagna di follie e vado in bagno a cercare di cancellare i segni di una nottata tanto pazza quanto fantastica. Al mio ritorno mi accoglie una voce:
– ‘Mi lasci già sola?’ ‘ mi guarda con la testa ancora poggiata sul cuscino.
– ‘Eh già” ‘ sospiro. Non è facile nemmeno per me.
– ‘Non mi lasci nemmeno un nome? Non ti chiedo un numero, ma almeno un nome” ‘ Ora è seduta nel letto.
– ‘Per te sarò sempre il Joker” ‘ le dico con sguardo complice. Sul suo volto la delusione. ‘ ‘Piuttosto, posso chiederti un favore?’ ‘
– ‘Ma certo! Oddio’. non ci sono abituata! Mi fa senso sentirti chiedere e non ordinare…’ ‘
Sorrido e prendo un paio di forbici dal tavolo. Lei mi guarda aggrottando le sopracciglia.
– ‘Posso rovinarti il costume da Bat-Girl?’ ‘
Si mette a ridere. ‘ ‘E’ tuo. Fanne quello che vuoi.’ ‘
Mi guarda curiosa mentre ritaglio il classico simbolo del pipistrello.
– ‘Mi servirà tra poco.’ ‘ dico mentre raffino il ritaglio.
– ‘Sei strano. Te l’ho già detto?’ ‘
– ‘Se non ricordo male è la prima cosa che mi hai detto.’ ‘
Mentre le rispondo mi rendo conto che mi sembra di conoscerla da una vita, mentre fino a poche ore prima era una perfetta sconosciuta.
– ‘Strano e misterioso, bastardo di un Joker. E io sono pazza!’ ‘
Mi fermo mentre sto raccogliendo le mie cose e mi volto verso di lei con sguardo interrogativo.
– ‘Sono pazza perché nonostante tutto mi piaci!’ ‘
– ‘Nonostante? E’ proprio per quello che ti piaccio!’ ‘
Raccolgo dal pavimento il pennarello nero con cui avevo disegnato il pipistrello la sera prima, mi avvicino a lei, sollevo le coperte e le scopro la natica sinistra. Sotto un disegno di pipistrello che la sera prima mi sembrava fatto meglio, firmo ‘ by Joker the bastard’. Poi le do un bacio e mi allontano.
Si alza e corre verso lo specchio per vedere cosa ho scritto e scoppia a ridere. Vado alla porta: è il momento degli addi.
– ‘Ciao Kate, evita altre cazzate, se ci riesci. Non è detto che fili sempre liscia.’ ‘
– ‘Ciao adorabile bastardo.’ ‘
Chiudo la porta alle mie spalle. Il sole sta sorgendo. Mi avvicino alla macchina per lasciare il trolley e prendere lo zaino con alcune cose che mi serviranno tra poco. Dietro di me sento una voce gridare dalla porta del cottage.
– ‘A proposito!!!! Non è vero che le stronze si beccano sempre il meglio a questo mondo!!!’ ‘

Mentre me la rido, faccio il cambio di borse dal baule, metto gli scarponi da trekking e inizio la mia salita attraversando il torrente dietro il ristorante, proprio nel posto dove ieri sera ho incontrato Kate. I riferimenti non sono proprio facili: è passato troppo tempo. Avanzo nel bosco costeggiando il torrente, arrivo al laghetto con le due cascatelle, dietro gli alberi la radura con la roccia squadrata c’è ancora. Dopo una decina di minuti trovo l’anfratto di erba verde tra i massi. Mi fermo ad annusare l’aria. Aspetto che il bosco si abitui a me e riprenda i suoi rumori.
Amo questo posto.
Estraggo una piccola pala dallo zaino. Basta poco a trovare quello che cerco. La deposito ai miei piedi e resto per un po’ a fissarla, appoggiata sull’erba. E’ incredibile che ci sia ancora. Impossibile che si apra.
La prima serratura scatta. Pazzesco. Idem la seconda: il vecchio artigiano di Lindau am Bodensee aveva ragione a decantarne la resistenza e la precisione quando me l’aveva venduta.
Mi siedo su un piccolo masso piatto e me la metto sulle ginocchia. Sollevo il coperchio.
Il sole mattutino mi svela alcuni oggetti e un biglietto sul fondo dello scrigno che mi riportano a quasi 15 anni fa. Atri tempi, altri nomi, l’inizio di un viaggio. Improvvisamente una folata di ricordi, situazioni e persone incredibili, emozioni e sensazioni folli che la mia mente ha sepolto sotto un po’ di polvere che questa visione pulisce in un solo istante. Un viaggio lungo 15 anni. Un vento caldo mi colpisce con forza la mente: la consapevolezza di aver vissuto arriva in un solo istante.
Tocco quei pezzi materiali di vita. Passo qualche minuto come in trance. Prendo dallo zaino alcune cose che mi ero portato. Le metto nella scatola del tempo. Un altro biglietto, altre iniziali, un’altra storia di un viaggio che ogni volta si rinnova. A fargli compagnia anche il morso di Kate e un frammento di costume da bat-girl raffigurante il pipistrello. Un’altra persona incontrata per caso che ha saputo arricchirmi la vita.
Chiudo con attenzione il coperchio, lo accarezzo prima di rimettere tutto dove l’ho trovato. Tra poco l’erba nasconderà nuovamente ogni cosa.
Meno di un’ora e sono di nuovo alla macchina. Butto le mie cose nel baule e salgo. Quando apro la portiera del guidatore alla maledetta destra del’auto, da questa si stacca un biglietto che cade come una piccola foglia bianca. Lo raccolgo e lo apro. E’ piegato in quatto. Al suo interno una scritta ‘Kiss, K.’ e un numero che non chiamerò mai.
Parto e faccio rotta verso la civiltà attraversando nuovamente quella valle incantata dove per fortuna la civiltà non ha ancora avuto voglia di arrivare. Alla radio i Thin Lizzy cantano un assolutamente appropriato ‘The boys are back in town’. Nel pomeriggio devo essere a S. Andrew per una partita a Golf. Vado incontro ad un nuovo rilassante giorno di ferie, in attesa che mi capiti una nuova notte di ordinaria follia.

Nell’ultimo cottage in fondo alla valle un’intontita Amanda sta dicendo alla sua amica che non si ricorda un cazzo della notte appena passata.
– ‘Per forza! Ti sei ubriacata e poi hai dormito come un sasso!’ ‘ le dice l’amica sorridente mentre si infila sotto la doccia.
Mentre Kate chiude l’anta di vetro ad Amanda sembra di scorgere un disegno sulla natica. Una cosa strana. dovrebbe dirle qualcosa,ma’. No. Niente. I suoi occhi sono incantati e la sua testa ovattata. Davanti a lei osserva il nulla’.

FINE

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