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Racconti di Dominazione

IL PADRONCINO 8

By 15 Gennaio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Provato dall’abbondante libagione e dai ripetuti orgasmi della giornata, William si buttò sul lettone, sistemò le sue schiave sul carosello e le fece spogliare completamente mentre sfilavano dinnanzi a sé. Così esausto da rinunciare a massaggiarsi il cazzo, si limitò a comandare alle sue dodici figone di mettersi nelle pose in cui gli aggradava vederle esibite. Fermò col telecomando la passerella mentre Nives era proprio davanti il lettone, ma ordinò solo a tre schiave (Ester, Francesca e Giacoma) di venire a leccargli cazzo, palle e culetto. Improvvisamente, mentre già gli occhietti gli si chiudevano, gli venne voglia di frustare qualche bel culetto. Si rialzò dal letto, chiamò Luisa, Bea e Domiziana; le fece mettere a quattro zampe ordinando loro di passeggiargli attorno quasi fossero delle belve in gabbia. Prese a colpirle sul culetto, gustandosi quel suono (‘Sciaff’) che testimoniava di come le sue frustate andassero a segno. Poi richiamò lo sguardo delle tre schiave sui suoi occhi e annunciò il prossimo giochetto:
– Lancio lo scudiscio e voi, sulle quattro zampe come brave cagnoline, andate a riprenderlo. Con la bocca me lo raccogliete e me lo riportate; quella che si dimostrerà più lesta delle altre a prenderselo in bocca e a riportarmelo si metterà in ginocchio davanti a me con le braccia dietro la schiena, così che potrò premiarla frustandole le tettine. Capito quello che dovete fare?- Solo Bea espresse un dubbio:
– Quando riportiamo lo scudiscio al padrone, poi possiamo prenderci un po’ in bocca il suo cazzo, quale premio per essere stata la più brava e lesta cagnetta?-
William accondiscese a questa richiesta, che gli sembrava proprio carina:
– Va bene, la cagnetta più svelta delle altre potrà gustarsi il mio cazzo in bocca, prima di venire frustata.-
Lanciò lontano dal lettone lo scudiscio e vide le sue tre troiette prescelte per inaugurare il nuovo gioco mettersi sulle quattro zampe e disputarsi ‘l’osso’: proprio Bea fu a più lesta ad azzannarlo e sculettando felice lo riportò ai piedi del padrone, il quale si complimentò con lei e le chiese:
– Vogliamo lasciare le tue rivali a bocca asciutta?- Senza attendere risposta, ordinò a Luisa e Domiziana si sistemarsi con la linguetta rispettivamente sui suoi coglioni e dieteo di sé per farsi leccare il culetto.
– Attente ora, altro tiro altra corsa!- e così dicendo lanciò lo scudiscio da favorire sfacciatamente Luisa nell’accaparrarselo: aveva voglia di metterlo in bocca proprio a lei. Purtroppo Luisa fu preceduta da Domiziana, la quale tutta contenta scodinzolò verso il padroncino con lo scudiscio in bocca. William, che avrebbe preferito vedere vincitrice l’altra schiava, gli lasciò succhiare il cazzo solo per un momento, poi la sistemò in ginocchio con le braccia dietro la testa e, mentre l’agognata linguetta di Luisa si esibiva sul suo culetto e quella di Bea si trastullava i suoi coglioni, frustò duramente i capezzoli di Domiziana, che urlò dal dolore senza però togliersi dalla portata dello scudiscio del suo padrone. William, che voleva proprio farsi succhiare l’uccello da Luisa, chiamò le sue tre schiave dinnanzi a sé. Prese le chiome di Bea e Domiziana e lanciò lo scudiscio: in questo modo Luisa ebbe buon gioco a raccattare con la bocca lo scudiscio, che portò orgogliosa ai piedi del suo padrone, il quale -solo allora- allentò la presa sui capelli delle altre sue due schiavette, sistemandole ancora una volta con la bocca aperta e la lingua di fuori su palle e culetto.
– Succhia, cara- suggerì dolcemente a Luisa, la quale non si fece ripetere l’invito un’altra volta. La schiavetta fu talmente docile e soddisfacente che William pensò di gratificarla con una bella pisciata in bocca. Le sollevò il mento ingiungendole di guardarlo negli occhi e le disse:
– Adesso ti faccio la pipì in bocca: tu la non la ingoierai subito, perché voglio che la dividi con Bea e Domi.- Svuotò la sua vescica nella bocca di Luisa, le lasciò ancora per qualche minuto il cazzo in bocca, che ‘navigava’ in mezzo a quel liquido caldo ed era sollecitato dalla lingua della schiava a estemporanei sussulti. Poi volle che Luisa concedesse un po’ di pipì sia a Bea, sia a Domiziana. Con estrema maestria, Luisa fece colare un po’ di pipì dapprima nella bocca spalancata di Bea, poi in quella di Domiziana. Quando tutte e tre le boccucce furono ben piene, le schiavette ‘in ginocchio davanti al padrone, che rimirò a lungo le loro gote allargate- poterono mandar giù la pipì .
– Prima di dormire voglio prendere uno dei vostri culetti- annunciò il padroncino, il quale risistemò le sue dodici schiave sul carosello, le fece girare mettendole di schiena per scegliere il culetto che più lo eccitava e infine scelse quello di Giacoma. Chiamò la schiava nel lettone, la sistemò sulla pancia e volle anche Manuela e Nives a leccargli i piedi, mentre Ambra gli spalancava le chiappe per meglio leccare il suo buco del culo. Stantuffava come un forsennato nel culo di Giacoma, sentiva le linguette al lavoro nei punti suoi strategici e scrutava le altre schiave nude che gli passavano davanti sulla passerella mobile. Chiese un cambio, e a leccarlo finirono Claudia, Ester e Ombretta. Quando si sentì vicino all’orgasmo, si rialzò un po’ sul corpo di Domiziana, ordinandole di muovere il bacino in modo da venire lei stessa a farsi inculare e alle altre tre di essere più veloci e incisive con le lingue. Finalmente sborrò con un ululato che si sarebbe sentito sino alle Maldive! Si tolse dal culetto di Domiziana, si distese sulla schiena e si fece ripulire il cazzo dalle altre schiave, che avevano assistito a quell’amplesso indiavolato, ma erano sin lì rimaste a bocca asciutta.
– Domiziana, tu stai qui stesa vicino a me- disse prima di addormentarsi- voglio avere il tuo corpicino accanto al mio. Cominceranno a leccarmi i piedi, il culetto e la schiena Ambra, Luisa, Manuela e Francesca. Poi stabilirete voi i turni. Adesso qui tutte a darmi il bacino della buonanotte!-
Prima ancora che tutte le boccucce fossero sfilate a baciare le sue palline, il padrone si addormentò, estremamente soddisfatto della sua giornata e sicuro del fatto che per tutta la notte i suoi sogni sarebbero stati accompagnati dallo slinguazzamento di -almeno!- quattro sue devote schiavette.

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