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Racconti di Dominazione

Il sogno di una vita – Elisa completa la sua punizione

By 15 Dicembre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Chiara 3

Sergio si avvicinò alla porta, afferrò Elisa per i capelli, la baciò, le diede un ceffone e le sfilò la vestaglia. Elisa aveva ancora il petto striato dai segni delle frustate del giorno prima. Tirò i due guinzagli e fece entrare le due schiave. Elisa non tentò neppure di andar a nascondere il grosso vibratore e il pacco di mollette che aveva sul divano. Chiaramente si stava masturbando e auto punendosi con le mollette. Sergio si sedette sul divano, dopo essersi tolto scarpe e calzini. Sara gattonò fino al suo fianco, mentre Chiara si abbassò ai suoi piedi, li baciò e poi si distese sotto di lui facendogli appoggiare i piedi uno sui suoi seni e uno sul suo viso. Sergio si eccitò moltissimo: era il ritratto dell’annullamento e della sottomissione. Elisa gli si inginocchiò davanti.

-Vedo che ci stavamo trastullando…- disse rivolto a Elisa e ai suoi giocattoli.

-Sì Padrone-

-Lo sai perchè sono qui, vero?- sogghignò.

-Per darmi gli ultimi ventisette colpi di frustino per la mia punizione, Padrone- teneva lo sguardo fisso a terra.

Sergio prese le chiavi dell’auto dalla tasca, le porse a Sara e le ordinò di andarle a prendere la cassetta appoggiata dietro al sedile di guida. Sara eseguì, senza esitare nemmeno per il fatto di dover uscire nuda, seppur a quell’ora tarda della notte. Tornò con una cassetta dall’aspetto pesante. Sergio premette un po’ i piedi sulla faccia e le tette di Chiara, poi si alzò ed estrasse il frustino del giorno precedente dalla cassetta.

-In posizione schiava!- abbaiò a Elisa

L’ex compagna di classe si alzò in piedi, mise le mani dietro la nuca e attese.

S’CIAFF!!

-Ahi!! Uno, grazie Padrone. La prego Padrone potrei averne un’altra?-

-Non ci siamo puttana, devi riprendere da ventitrè! Ora riprenderai dal ventesimo-

S’CIAFF!!

-Ahi!! Ventuno, grazie Padrone. La prego Padrone potrei averne un’altra?-

S’CIAFF!!

-Ahi!! Ventidue, grazie Padrone. La prego Padrone potrei averne un’altra?-

S’CIAFF!! S’CIAFF!! S’CIAFF!!
A ogni colpo la sua pelle urlava di dolore, a causa dei colpi che cadevano su parti già martoriate il giorno prima.
S’CIAFF!!
-Ahuuuu!! Quarantanove, grazie Padrone. La prego Padrone potrei averne un’altra?-

S’CIAFF!!

L’ultimo colpo Sergiò lo inflisse con una forza tremenda, che fece barcollare Elisa.

-Sob!! Cinquanta, grazie Padrone. La prego Padrone potrei averne un’altra?-

-Per adesso va bene così, vacca- rispose gelido Sergio. Elisa crollò in ginocchio. Sergio prese delle polsiere e cavigliere dalla cassetta e le mise a Elisa. Poi prese due fascette e le strinse attorno ai seni di Chiara. Diede il frustino a Sara, dopo averle applicato due pinze a coccodrillo sui capezzoli, ordinandole di frustare Chiara sui seni. I colpi inframezzavano i gemiti di Chiara, mentre Sergio usciva dalla porta in direzione dell’auto. Tirò fuori dal bagagliaio due bastoni di legno lunghi circa un metro con degli anelli di metallo, uno ne aveva solo uno per ogni capo del bastone e l’altro ne aveva uno pure in centro. Rientrato, fermò Sara e, dopo aver applicato due fascette anche sui seni di Sara, ordinò a Chiara di colpirla finchè non gli fossero cadute le pinze. Sara iniziò a urlare, il dolore era fortissimo, le pinze molto dure, ci volle molto tempo prima che si staccassero sotto i colpi di Chiara, e questo procurò a Sara un dolore forte e pungente. Afferrò Elisa e fissò le sue cavigliere agli anelli di uno dei due bastoni, poi fece lo stesso con le polsiere e il collare sull’altro legno. La costrinse in piedi. I bastoni la obbligavano a tenere le gambe divaricate e le braccia larghe all’altezza del collo. Era completamente annullata. Prese una macchina fotografica dal suo borsello e fece qualche scatto a Elisa, che si reggeva in piedi a malapena.

-Inginocchiati, lurida schiava!- Elisa eseguì, con non poche difficoltà.

Sergio diede un altro schiaffo a Elisa, poi si rivolse a Sara. La fece alzare, le strizzò i capezzoli ancora stretti dalle fascette e le mollò un ceffone. Chiara intanto era distesa a terra, nella posizione servile di poco prima, pronta a ricevere di nuovo i piedi di Sergio sulle sue tette. Lui le mise un piede sulla faccia, premendo. Si abbassò, la baciò, le tolse le fascette ed iniziò a palparle i seni. Poi le afferrò i capezzoli e la sollevò quasi di peso, strappandole urla di dolore mentre lei col corpo assecondava la spinta verso l’alto. Quando fu in ginocchio, Sergio le diede due schiaffi forti sulle tette e sul culo. Si alzò, raggiunse la cassetta, tirò fuori due candele grosse e un nerbo di bue. Accese le candele e estrasse il suo cazzone, che andò a infilare nella bocca di Elisa, prendendola poi per i capelli e guidandola in un pompino furioso. Le venne in faccia e sui capelli, poi si allontanò, lasciandola con la testa penzolante e lo sperma che le colava sul petto.

-Lecca i piedi della troia Sara, cagna!- abbaiò Sergio a Chiara.

La ragazza iniziò a passare la lingua sui piedi della schiava bionda, Sergio prese le due candele e iniziò a versare la cera bollente, contemporaneamente sui seni di Sara e sulla schiena di Chiara. Gemiti sommessi si alzarono da Chiara, che però non smise di leccare Sara, a sua volta gemente per il bruciore della cera calda. Quando ebbe coperto quasi completamente i seni di Sara e la schiena di Chiara, Sergio appoggiò le candele e mise una mano in mezzo alle cosce di Chiara: era fradicia.

-Qualcuno qua sta apprezzando il trattamento- ridacchiò.

-Sì, Mio Signore, grazie Padrone… aaahuch!- Sergio l’aveva colpita con uno schiaffo sul culo.

-Qualcuno ti ha ordinato di fermarti?-

-No, Padrone- rispose Chiara, e riprese ad adorare i piedi di Sara.

Sergio prese il nerbo di bue e sferrò una frustata potente sulla schiena della schiava china. Chiara urlò, ma riprese subito il suo lavoro.
S’CIAFF!

Un altro colpo cadde sulla povera serva., e ancora un altro, un altro e un altro. La cera si stava iniziando a staccare dal corpo di Chiara, che vibrava ad ogni colpo. Sergio continuò a frustarle la schiena finchè tutta la cera non venne via.

-Alzati, vacca- le disse.

Chiara si alzò, Sergio la baciò e le strinse i capezzoli, poi le porse il nerbo.

-Sei stata brava- le disse -Ora dà venti frustate sulla schiena alla puttana lì in ginocchio. Dominala, insultala, voglio sentirla contare e gemere!-

-Sì Padrone, grazie Padrone, grazie- rispose lei, baciandogli le mani.

Chiara si avvicinò a Elisa, le afferrò i capelli, le sollevò la testa e iniziò a leccarle via lo sperma che ancora non si era solidificato. Poi le mollò uno schiaffo in piena faccia.

-Allora lurida schiava, hai sentito il padrone? Mi devi venti frustate, troia-

-Si Padrona, grazie Padrona-

-E il Padrone non lo ringrazi?!?- altro ceffone

-Grazie Mio Signore, per frustare questa puttana come me, suo oggetto sessuale-

-Prego cagna, le frustate ti saranno sempre concesse- rispose Sergio con un sorriso.

-Sei solo una lurida cagna, una schiava in calore che è al mondo con l’unico scopo di farsi scopare e punire dagli esseri superiori come il nostro Padrone! Ora ti colpirò e dovrai contare ogni colpo-

-Sì mia Padrona-

S’CIAFF!!

-Aaahuu! Uno, grazie Padrona. La prego Padrona potrei averne un’altra?-

S’CIAFF!!

-Ooouucch! Due, grazie Padrona. La prego Padrona potrei averne un’altra?-

S’CIAFF!!

-Aaahii! Tre, grazie…-

Sergio si fermò per un paio di istanti a guardare sorridendo Chiara che puniva Elisa. Poi estrasse dalla cassetta uno spanker in cuoio duro, una striscia di pelle larga cinque centimetri e lunga una quindicina. Si avvicinò a Sara e iniziò a colpire i seni coperti di cera. Sara gemeva forte ad ogni colpo. Il seno destro era quasi completamente libero dalla cera, quando Sara sussurrò:

-La prego Padrone, più forte…-

Sergio si arrestò di colpo, fissandola.

-La prego Padrone, mi colpisca più forte- ripetè, a voce più alta.

Un sorriso increspò le labbra di Sergio, che riprese a colpirla, sferrandole un colpo fortissimo al seno sinistro.

-Grazie Padrone, ancora la prego!-

Ad ogni colpo Sara gemeva, ringraziandolo e chiedendo altri colpi. Quando ebbe liberato anche il seno sinistro, si fermò e le tolse le fascette. Sara si gettò ai suoi piedi.

-Grazie Padrone, grazie. Grazie che si prende cura di un essere inutile come me. Sarò la sua umile schiava sempre, subirò ogni punizione, ogni umiliazione. Grazie!-

Sergio la spinse via con un calcetto e si avvicinò a Elica e Chiara.

S’CIAFF!!

-Soob! Venti, grazie Padrona. La prego Padrona, potrei averne un’altra?-

-Abbiamo finito, troia- disse Chiara, andando ad inginocchiarsi di fronte a Sergio, porgendo il nerbo.

-Brava cagnetta. Ora tocca a te venir punita, mettiti a quattro zampe-

-Si, Padrone-

Sergio prese uno spanker in legno, e iniziò a colpire forte il culo di Chiara. Man mano che il rosso acceso delle chiappe della schiava volgeva al viola, Sergio diminuiva l’intensità. Ad un certo punto si fermò e la girò supina. La baciò a lungo, poi prese a palparle avidamente i grossi seni. La adagiò sul divano e ordinò a Sara di leccarle i piedi. A quel punto si diresse alla cassetta ed estrasse un sacchetto della spesa, che appoggiò sul divano.

-Ora Chiara, proverai cosa vuol dire essere veramente la mia schiava-

Aprì il sacchetto e iniziò a tirarne fuori degli aghi da siringa, ancora nelle loro confezioni sterili. Li aprì tutti. Chiara era attonita. Spaventata, ma allo stesso tempo eccitata come non lo era mai stata in vita sua. Aveva provato emozioni fortissime in quei due giorni, era grata per questo a Sergio e non voleva deluderlo. Ormai gli umori le colavano lungo le cosce. Sergio prese in mano il seno destro di Chiara e afferrò un ago. Con un movimento rapido e preciso lo conficcò una decina di centimetri sopra il capezzolo. Chiara urlò di dolore, mentre, senza darle preavviso, Sergio le conficcava un altro ago un centimetro a fianco del primo. Chiara continuava a gemere, ma ben presto furono gemiti di piacere, la schiava aveva scoperto che quel gioco la faceva eccitare da pazzi. Sergio descrisse un anello intorno tutta la tetta con gli aghi, su entrambi i seni. Chiara aveva il viso rigato di lacrime, ma un mezzo sorriso sulle labbra. Sergio prese altri due aghi e infilò uno sul capezzolo destro e uno in quello sinistro. Chiara urlò con tutto il fiato che aveva in gola e venne, con un fiotto poderoso. Sergio sorrise soddisfatto e la lasciò là. Prese la borsa e si avvicinò a elisa. Le sollevò il viso, le diede due ceffoni e le strizzò i capezzoli.

-Cosa sei, puttana?-

-Sono la sua umile schiava, Padrone. Sono al mondo solo per essere trattata come un oggetto, non ho dignità, non merito nemmeno di bere la sua piscia e di leccarle i piedi-

-Di chi sono le tue insulse tettine?-

-Appartengono a te, Padrone-

-Di chi sono la tua figa, le tue gambe e il tuo culo?-

-Sue, Padrone! La prego, mi usi come zerbino leccapiedi, come un oggetto, come cagna, lei mi possiede-

Sergio si avvicinò e le infilò un ago nel capezzolo destro, vero il basso, strappandole un gemito. Poi ne infilò un altro, orizzontalmente per formare una croce. Infine uno inserito nel capezzolo perpendicolarmente. Altre lacrime iniziarono a scendere sul volto di Elisa. Ripete la stessa operazione su capezzolo sinistro e le diede un altro ceffone. Andò alla cassetta tirò fuori una matassa di filo di rame e un elettrostimolatore, di quelli da fitness. Raggiunse Chiara, che stava gemendo, e iniziò a collegare la raggiera di aghi sul seno col filo di rame. Ripetè la stessa operazione anche sull’altro seno e poi collegò i due capi penzolanti di rame ai diodi dell’elettrostimolatore. Prese una fascetta di plastica e fissò i polsi di Chiara dietro la schiena. Prese Sara per i capelli e la stese a terra. Ordinò a Chiara di mettersi in ginocchio sopra Sara, in maniera che la sua figa fosse davanti al viso della schiava. Poi infilò alcuni aghi nell’interno cosce di Sara, che iniziò a gemere e a singhiozzare.

-Sara, lecca a fondo la figa di Chiara. Chiara, guai a te se vieni in faccia a Sara prima che te lo dica io-

Sara iniziò a leccare Chiara, Sergio attivò l’elettro stimolatore. Chiara iniziò a ricevere brevi ma frequente scariche che si condussero a tutto il seno. Ad ogni scarica gemeva forte. Sergio lasciò il soggiorno e andò in camera di Elisa, individuò il computer portatile e lo portò al piano di sotto. LO appoggiò sul divano, di fronte a Elisa. Lo accese e iniziò a cercare qualcosa fra le cartelle. Elisa arrossì. Sapeva cosa stava cercando Sergio: un anno prima, si frequentava con un ragazzo più grande che frequentava la facoltà di architettura all’università. Aveva un corso di fotografia tra gli esami a scelta, che culminava poi in un lavoro individuale che prevedeva un servizio fotografico. Aveva chiesto a Elisa di posare per lui, ovviamente con l’unico scopo di fotografarla nuda e poi scoparsela, cosa che ovviamente accadde. Le fece avere il cd con le foto di quella sera. Ora Sergio le stava cercando.

-Sono in un cd nel primo cassetto della scrivania Padrone. Insieme a quello c’è anche una chiavetta usb…- disse sommessamente Elisa

-Brava, schiava-

Tornò in camera e recuperò cd e chiavetta. Dal piano di sotto giungevano i gemiti di Chiara, gemiti di dolore misto a piacere intenso. Elisa aveva la testa reclinata in avanti, umiliata. Sergio inserì il cd nel lettore e lo aprì. Iniziò a scorrere le foto, le prime erano normali nudi, in pose più o meno ridicole, poi le foto iniziarono a farsi più interessanti. Sergio spalancò gli occhi dalla sorpresa: Elisa iniziò ad apparire in ginocchio, con delle manette che le stringevano i polsi dietro la schiena, finchè non apparirono i primi colpi di frusta. A quel punto improvvisamente apparve una foto di Michela. Michela era un’altra ex compagna di classe di Sergio, molto amica di Elisa, carina, ma decisamente non il tipo che lasciava intendere essere una ninfomane. In quelle foto appariva sottomessa come una vera cagna, con un collare addosso e annesso guinzaglio. Venne frustata pure lei e il servizio finì in un’orgia sadomaso. Sergio rimase senza parole per qualche secondo.

-Questo propone nuovi orizzonti interessanti…- le sue labbra si incresparono in un sorriso.

Spense l’elettrostimolatore e tolse gli aghi dai seni di Chiara, che si gettò subito ai suoi piedi ringraziandolo e baciandoglieli. Lui la baciò, le palpò le tette, strappandole gemiti di dolore, poi la fece inginocchiare di fronte al divano insieme a Sara, di fronte al pc. Inserì la penna usb e iniziò a dare un’occhiata al contenuto. Iniziò dalle foto. Le prime erano semplici nudi scattati da fidanzati precedenti, poi si aprì una foto ritraente Elisa in compagnia di 4 marinai, scattata in università. Alzò lo sguardo con un ghigno verso Elisa, il cui volto era ormai rigato di lacrime e rosso dall’umiliazione e dagli schiaffi. Sergio si ricordava del giorno in cui era stata scattata la foto. Era approdata a Trieste la nave scuola Vespucci e i cadetti erano venuti in università per una visita. Elisa, grande appassionata di mare che aveva anche tentato di entrare nell’accademia di Livorno, li aveva subito incontrati e conosciuti, lui li aveva visti insieme. Passò alla foto successiva e Elisa era nuda, con uno dei quattro che la prendeva da dietro, il cazzo di un altro di loro in bocca e un pene per ogni mano libera.

-Bene bene… raccontaci un po’ delle tue avventure con questi simpatici marinai. Non lesinare dettagli e ricordati che sei una schiava- le ordinò Sergio

-Sono quattro marinai della Vespucci. Questa lurida schiava li ha conosciuti in università. Sono una cagna in calore e non ho perso l’occasione di prendere un po’ di cazzi- singhiozzò, poi riprese -Prendemmo un caffè insieme, poi insisterono per offrire un ‘metro’ di grappe. Bevvi e persi l’inibizione. Cominciarono a far battute spinte e io li assecondai. Dissi che quando vedevo una divisa perdevo il controllo. Loro avevano già le loro mani sul mio corpo da troia. Mi dissero che loro aveano una stanza in una piccola pensione in zona stadio, per le due notti di permanenza. Mi sfuggì l’espressione ‘ho bisogno di cazzo’, normalissima per una zoccola della mia risma. Mi portarono nella loro camera della pensione e mi strapparono letteralmente i vestiti. Iniziarono a insultarmi pesantemente, io mezza ubriaca e eccitata da quel trattamento degno della vacca che sono, mi gettai in ginocchio e gli chiesi di schiavizzarmi. Marco, uno di loro mi diede un ceffone, mentre Giulio mi prese per i capelli, mi getto sul letto e mi ficcò il cazzo in gola. Iniziarono a scoparmi selvaggiamente, dandomi schiaffi dappertutto, venni diverse volte. Poi Marco prese la sua cintura e iniziò a colpirmi il culo. Mi colpì fino a farlo diventare blu. Andarono avanti così tutto il pomeriggio. Io ormai sobria, ma completamente soggiogata e eccitata, non riuscivo a far altro che sottomettermi a loro. Nelle pause mi gettavo a baciar loro i piedi. Due di loro uscirono e mi lasciarono con gli altri che iniziarono a frustarmi le tette con la cintura. Dopo un paio d’ore ritornarono con un collare, un guinzaglio, polsiere, quattro paia di manette e un’asta di bambù. Mi costrinsero a chiamare mia madre per dirle che mi fermavo a dormire da un’amica. Mi usarono tutta la notte. Mi coprirono di sperma, la faccia, i capelli, le tette, i piedi. Mi frustarono dappertutto, mi portarono al guinzaglio, mi penetrarono in due contemporaneamente la mattina dopo ero distrutta. Mi portarono un po’ della colazione della pensione, poi uscirono lasciandomi nuda con le mani legate alle caviglie, sul letto. Quel secondo giorno furono anche più brutali. Mi pisciarono addosso, in bocca, in faccia. Mi fecero mangiare in una ciotola per cani. La notte fecero a turno per usarmi. Fui sul punto di svenire diverse volte. Mi sentivo realizzata per la cagna che ero, ormai li apostrofavo con ‘padrone’. La mattina dopo dovevano partire. Mi infilarono una banconota da dieci euro nella figa, affermando che le puttane vanno pagate. Poi mi ammanettarono i polsi al termosifone, presero due banconote da cento euro e due aghi e fissarono le banconote sulle mie tette con gli aghi. Mi sputarono addosso e se ne andarono. Mi trovò un’ora dopo la donna delle pulizie, tutta nuda, ancora sporca di sperma dappertutto e con le banconote addosso. Le dissi che se voleva ero a sua disposizione, che i 200 euro erano per il suo silenzio e che le chiavi delle manette erano sul comodino. Lei prese i soldi, mi disse che ero proprio una puttana, mi costrinse a pulire e riordinare la stanza al posto suo, colpendomi con il bastone di bambù. Poi la implorai di darmi qualche vestito e lei mi diede una divisa da cameriera presa da quelle sporche delle colleghe. Tornai in treno vestita in quel modo e senza intimo, aperta a ogni palpeggiamento che ovviamente avvenne, soprattutto sul bus diretto in stazione. Questa è tutta la storia- concluse sommessamente.

Sergio aveva un sorrisetto beffardo sulle labbra. Si alzò, mollò due ceffoni a Elisa, poi le liberò le caviglie. La prese per i capelli e tirò su, si reggeva a malapena in piedi. Le tolse i quattro aghi che formavano le croci nei capezzoli, lasciandole quelli conficcati in perpendicolare. Le mise un guinzaglio al collare, afferrò i capezzoli di Sara e la costrinse ad alzarsi in piedi. Prese un bastone di bambù dalla cassetta e afferrò il guinzaglio di Elisa.

-Cagne-abbaiò, rivolto a Sara e Chiara-a quattro zampe andiamo su per le scale, precedeteci!-

Le due vacche iniziarono a gattonare su per le scale, mentre Sergio le colpiva col cane, tirando per il guinzaglio Elisa, ancora con il collo e i polsi fissi sul bastone. Era annullata completamente. Arrivati nella stanza di Elisa, Sergio la liberò dal bastone, lasciandole collare e polsiere. Tolse gli aghi dai capezzoli e afferrò Sara per i capelli alzandola in piedi. La baciò e le palpò le tettone. Poi le prese il capezzolo sinistro, lo avvicinò a quello di Elisa e infilò un ago in maniera che attraversasse i capezzoli di entrambe, facendo urlare le due donne. Fece lo stesso anche ai due seni sinistri e poi le gettò sul letto di Elisa. Poi agganciò le polsiere di Elisa e Sara dietro alle loro schiene.

-Ci vediamo domani, zoccole- le lasciò con un ghigno.

Portò Chiara nella stanza dei genitori di Elisa trascinandola per il guinzaglio. La prese per i seni e la issò sul letto matrimoniale.

-Sei stata fantastica, stellina- le disse, baciandola

-Grazie Padrone. E’ stata la notte più bella della mia vita-

-E chi ti ha detto che sia finita, amore?-

Le appoggiò il cazzo duro in mezzo ai suoi abbondanti seni, che Chiara strinse subito intorno all’asta, iniziando una spagnola da favola. Sergio venne in breve tempo, eiaculandole sul collo e sulle tette. Chiara non si perse d’animo e prese il suo membro in gola, iniziando a spompinarlo. Sergio le mise una mano sulla nuca, dandole il tempo, poi, avendo il cazzo ormai di nuovo in erezione, le divaricò le cosce e prese a scoparla con forza, alternando dolci movimenti circolari a violenti colpi in profondità. La girò a quattro zampe e la prese a pecora, tirandola per il guinzaglio. Con profondi ansimi Chiara venne copiosamente, gemendo. Sergio la voltò di nuovo, sputo sul suo sfintere e lo lubrificò, poi la inculò rudemente. La prese per le tette e iniziò a pompare, sforzandole il buchetto stretto. Ormai all’orlo, le scaricò tutto il suo seme nel culo, strizzandole i capezzoli nel momento dell’orgasmo. Uscì da lei e si lasciò cadere sfinito sul letto. Chiara ripulì tutto lo sperma rimasto sul suo cazzo.

-Non l’avevo mai fatto.. fa male, ma dopo un po’ è fantastico- ansimò lei.

-Tu, sei fantastica. Sei una schiava perfetta e una donna incredibile- Sergiò la abbracciò a la strinse a se.

-Ho paura che mi sto innamorando di te- mormorò

-Io lo sono già-

Chiara lo baciò e poi si ricompose.

-Mi scusi Padrone, stavo per dimenticare il mio posto. Devo dormire per terra? O Devo raggiungere Sara e Elisa? La prego, mi faccia dormire qua con lei, potrebbe legarmi al letto e usarmi durante la notte…-

-No Chiara, stanotte dormirai a fianco a me, libera- le mise una mano sul seno e la baciò con trasporto, abbracciandola stretta. Si addormentarono quasi istantaneamente, avvinghiati così.

Continua

per critiche suggerimenti proposte shootingmaster@tiscali.it

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