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Racconti di Dominazione

Il viaggio di Chiara nella sottomissione

By 11 Gennaio 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Il primo giorno! Chiara stava finalmente per diventare il “capo di se stessa”, aveva un vero e proprio lavoro, la propria casa e la propria libertà. Ancora non poteva credere che la rinomata società Jarvis e Co le aveva offerto il posto, ma adesso c’era quasi, si stava preparando per il suo primo giorno di lavoro. Va bene che il posto di assistente era un umile punto di partenza ma aveva la possibilità di fare quello per cui aveva studiato, al contrario di molte altre ragazze con cui era stata all’università. Era sicura che in quel ruolo e in quella società avrebbe avuto molte opportunità per una brillante carriera ed &egrave per questo che non lasciò nulla al caso nel prepararsi quella mattina.

Stava cominciando a rendersi conto che attirare gli sguardi su di sé era qualcosa che poteva usare a proprio vantaggio. Chiara aveva sempre avuto un look semplice per tutta la durata delle scuole superiori ma nella sua tarda adolescenza e una volta iniziata l’università era sbocciata. Aveva sempre avuto un bel fisico snello e atletico ma la caratteristica che più di tutti attirava l’attenzione era la bocca dalle labbra sottili abbinata ai suoi occhi verdi. Aveva dei capelli biondi, lunghi e lisci che aveva sempre curato con orgoglio e aveva imparato che il suo smagliante sorriso poteva avere un notevole effetto con le amicizie maschili. Il pensiero per il nuovo lavoro aveva richiesto dello shopping durante il fine settimana, Chiara sapeva bene cosa indossavano le ragazze che lavoravano in ufficio, soprattutto in società prestigiose come la Jarvis & Co. Pensò bene di comprare anche della nuova lingerie soprattutto per il fatto che indossandola si sarebbe sentita più sicura di sé e a suo agio; e infatti così accadde quando indossò il nuovo reggiseno in raso bianco e sistemò con cura il perizoma abbinato tra le gambe. Il reggicalze di pizzo era troppo? No, le piaceva e lo prese, dopo aver accarezzato le calze nere si guardò allo specchio: “quasi un peccato che nessuno vedrà”. Adesso Chiara avrebbe dovuto pensare attentamente a quale fosse la lunghezza appropriata per la gonna di una donna in carriera e alla fine si decise per una gonna sopra il ginocchio, non troppo corta; il tipo di gonna che una ragazza “seria” avrebbe indossato. E ancora seguendo un look classico scelse una semplice camicetta bianca con colletto, che si adattava perfettamente al suo fisico. La scelta delle scarpe ricadde su dei tacchi a spillo e per completare l’insieme una giacca che si addiceva al look voluto. Uno sguardo in più: “sì, sarò manager in qualche mese”.

Finalmente si stava incamminando al lavoro come tutte le altre ragazze facevano, fiduciosa e sicura del suo aspetto e dell’ottima preparazione per il lavoro. “Ciao, sono qui per vedere il Signor Jarvis, inizio a lavorare oggi” disse alla ragazza della reception e con piacere notò il suo sguardò di ammirazione anche se provò a dissimularlo. “La sta aspettando di sopra” , “Terzo piano” aggiunse.
“Vieni, vieni” disse l’uomo accogliendola all’ascensore, lui era più alto di quanto si ricordava nel colloquio e anche piuttosto bello. “Benvenuta, &egrave bello rivederti”. Chiara notò come il signor Jarvis non le staccasse gli occhi di dosso quando le mostrò l’ufficio, e si vedeva che gli piaceva quello che vedeva: aveva chiaramente scelto bene.

“Ecco la tua sedia” disse, indicando una sedia dietro una scrivania posizionata al lato della sua ma di fronte a lui. Chiara rimase un po’ delusa perché non sembrava essere una sedia da ufficio normale, di quelle girevoli, ma più una strana seduta in legno imbottita. Ma non importa &egrave tempo di iniziare a lavorare!. I primi tre giorni non furono molto eccitanti ma Chiara era contenta nella tranquillità del lavoro: scrivere, archiviare, prendere le chiamate, ecc. Il Signor Jarvis non parlava molto se non per darle istruzioni, ma nonostante ciò si rivolgeva sempre gentilmente così da darle l’impressione di pensare che lei stesse facendo un buon lavoro. Alla fine della giornata dopo aver concluso una telefonata con un cliente importante si rivolse a Chiara: “Chiara mi chiedo se potrebbe farmi un favore domani?”
“Certo Signor Jarvis”,
“Beh, domani verranno alcuni importanti clienti prove ed ho davvero bisogno di farli sentire coccolati. Pranzeremo in ufficio – ti dispiacerebbe essere qui per servire bevande, ecc?”
“Certo che no Signor Jarvis, nessun problemai”
“Un’altra cosa”, aggiunse Jervis “dovresti indossare qualcosa che si addica di più ad una cameriera, potresti farlo?”
“Erm non sono abbastanza sicura di cosa intenda”
“Beh la tua camicetta bianca &egrave perfetta, ma sarebbe meglio se potesse indossare una gonna più corta”
“Oh ehm non lo so Signor Jarvis – io non so se…”
“Ci sono problemi?” Con un tono di voce deciso e autoritario.
“Nessuno Signor Jarvis, farò del mio meglio”
“Bene, prenditi libero il resto della giornata e assicurati di essere pronta per domani”
“Grazie, Signor Jarvis”
Chiara si incamminò verso la porta “Oh e le calze e reggicalze che indossa sono perfetti, dovrebbe indossare quelli domani” Chiara si sentì avvampare sul petto e sul suo viso, come faceva a sapere che stava indossando un reggicalze? La scelta di indossare lingerie questa volta la sentì molto meno appropriata.

Chiara pensò molto a cosa indossare la mattina seguente. Aveva un sacco di opzioni, era stata un animale da festa durante il periodo universitario ed aveva un’ampia scelta di gonne corte; ma tutto quello che era successo l’aveva destabilizzata. Aveva creduto di essere stata scelta per le sue capacità e non per il suo aspetto fisico. “Stupida”, si disse, “&egrave solo per stupire i clienti, se vestire un po’ più sexy e flirtare con un cliente o due aiuta Jarvis & Co poi qual &egrave il problema, scegli e prendine una”

Decise di provarne una nera ma non le piaceva come stava quella gonna super stretta con la camicia da ufficio. Ne provò una altrettanto corta, più larga, che però saliva un po’ mentre camminava. Così Chiara la testò facendo qualche passo, solo per essere sicura che di non mostrare il bordo delle calze. Ci voleva molta attenzione ma era possibile, presa.

“Grazie Chiara” disse Jarvis in tarda mattinata “sembri perfetta. Spero non ti dispiaccia fare questo per me , mi sei sembrata un po’ contrariata ieri?”
” No Signor Jarvis , va tutto bene, non si preoccupi”
“Significa molto questo che sta facendo” disse; i suoi occhi seguirono tutta la lunghezza delle gambe di Chiara e l’ammirazione mostrata non dispiacque alla ragazza.

Gli ospiti arrivarono a mezzogiorno e Chiara mostro loro l’ufficio. Mentre faceva strada poteva sentire gli occhi sulle sue gambe “come api sul miele” pensò tra sé. Dopo che gli uomini si sedettero cominciò a servire il pranzo e le bevante, ogni tanto uno sguardo più malizioso era il suo modo flirtare. Una volta che cominciarono a mangiare si avviò verso la porta.
“Aspetta Chiara” disse Jarvis “potrebbe esserci utile ancora stia lì, per favore,” e indicò un punto dall’altra parte del tavolo nel mezzo della stanza dove tutti e tre loro poteva vederla.
“Che cosa?”
“Stia lì, giusto nel caso in cui avessimo bisogno di lei”
“Ma ..”
“Grazie Chiara” ancora quel torno deciso e autoritario.
Chiara arrossì e rimase dove le era stato ordinato, era chiaro che era meno una cameriera in questa occasione: un ornamento. Mentre i tre uomini parlavano continuavano a guardarla, i loro occhi si posavano in ogni parte del suo corpo. Si sentiva a disagio, era consapevole del fatto che essendosi mossa la sua gonna si era alzata gonna mostrando ancora di più le sue cosce.

Era rimasta in quello stato finché Jarvis chiese: “Chiara le dispiacerebbe passarci quelle cartelle laggiù,quelle rosse”
Chiara guardò dietro di lei, vi erano tre mucchi di cartelle impilate con altri documenti e piccoli oggetti sopra.
“C’&egrave un set per ciascuno di noi”
Le cartelle erano sul pavimento; in tacchi e minigonna non c’era modo di abbassarsi senza mostrare qualcosa, chiaramente era quella l’intenzione. Cercò di accovacciarsi leggermente di lato per prendere la prima, ma in questo modo la gonna si alzò irrimediabilmente mostrando il bordo delle calze e il reggicalze. Alzatasi si avvicinò al tavolo.
“Le distribuisca per favore”, disse Jarvis.
Mentre sistemava la prima cartella di fronte al primo cliente sentì scivolare una mano tra le gambe
“Hey!” disse facendo un balzo indietro
“Chiara, ci sono problemi…..?” Di nuovo quel tono deciso e autoritario, che cosa c’era in quella voce che la faceva obbedire?
“No signor Jarvis, scusi”
Tornò alle pile di documenti prese un’altra cartella e la portò all’altro cliente. Questa volta la mano andò dritta sotto le sue mutandine tra le sue gambe. Si scansò rapidamente senza dire nulla e andò a prendere l’ultima cartella. Mentre spostava i vari documenti la pila si inclinò e cadde spargendo fogli per tutto il pavimento. Si accucciò per raccoglierli
“Lascia che ti aiuti”, disse Jarvis, lasciando il tavolo. Ma quando si chinò si appoggiò con forza contro di lei, facendola cadere sulle mani e sulle ginocchia. In questa posizione i clienti furono in grado di vedere sotto la sua gonna, le mutandine e tutto il resto. Fece per rialzarsi quando una mano sulla spalla la blocco.
“Forza, raccolga questo casino”, disse Jarvis spazientito. Chiara aveva gli occhi lucidi e un singhiozzo le sfuggì dalla gola come a completare quell’umiliazione. Era diventata puro e semplice intrattenimento per i clienti, raccolse tutte le carte sotto quegli sguardi famelici.

“Può andare ora” disse Jarvis dopo che tutti i documenti furono raccolti.
Andò alla porta senza guardare indietro. Non si fermo alla sua scrivania, ma andò dritta all’uscita. Questo non era il lavoro di segreteria che sognava, lei non aveva intenzione di essere trattati in quel modo. Jarvis avrebbe dovuto trovare qualcun altro per arredare il suo ufficio e lei avrebbe trovato un altro lavoro.

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