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Racconti CuckoldRacconti di Dominazione

In basso

By 20 Luglio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Il campanello suonava.
– Corri ad aprire Luigi, non farli aspettare!
Subito si tolse il grembiule, corse in camera da letto e si stese a gambe larghe, la gonna sollevata. Sotto non portava mutande, non lo faceva più da tempo oramai. Sentiva le voci dall’ingresso
-Ciao cornuto! Tutto a posto?
Quello era Alfonso. La voce sempre allegra ma il più stronzo. Una volta che Luigi aveva provato a opporsi ad una sua voglia si era preso una scarica di pugni in faccia e in pancia, quasi ai coglioni. Da allora non aveva più osato rifarlo. Alfonso aveva preteso che Luigi leccasse lo sperma che usciva dalla vagina di Maria, dopo che lo sconosciuto l’aveva riempita e se ne stava coricato vicino a lei.
dopo quella scarica di botte Luigi aveva imparato a fare il suo dovere e questo piaceva a chi si faceva Maria, e lo chiamavano cornuto senza nemmeno più chiedergli il nome.
-Tutto a posto Alfonso, come sempre!
– a volte mi chiedo se capitare sempre all’ultimo momento non vi dia fastidio!
– Ci mancherebbe anche! Maria è di là in camera da letto che vi aspetta!
– Facci strada cornuto che abbiamo voglia di vedere come è messa!
Le voci si avvicinavano. Dietro quell’apparente cordialità c’erano degli ordini precisi che Alfonso dopo la volta dei pugni aveva detto a voce bassa guardandoli negli occhi e che avevano imparato ad eseguire. Lei era distesa sul letto a gambe larghe, la gonna sollevata a lasciar vedere la figa spalancata. Le braccia erano lungo i fianchi e le mani spalancate, a mostrare docilità. Ad un cenno di Alfonso o di chi era con lui avrebbe sollevato il maglioncino, la camicetta, la vestaglia per mostrare le tette, doveva però aspettare gli ordini. bastava un cenno e lei capiva, doveva far vedere però che era obbediente. Una volta l’uomo che era venuto l’aveva chiavata senza nemmeno farle sollevare il maglione. Non sapeva se la cosa d era stata più umiliante ma non le era piaciuto neppure quello. Quando si era scaricato ad alta voce doveva dire :”Grazie” e guardarlo negli occhi. C’era chi le sorrideva, qualcuno rideva e le diceva troia, due le avevano sputato in faccia, non si era pulita, aveva lasciato che la saliva le colasse sul viso. Poi toccava a Luigi. Quando l’uomo era uscito ed era un po’ lontano da lei le veniva lì e leccava tutto lo sperma che colava. Non doveva rimanerne nemmeno una goccia. Chiedeva poi se voelva la pulizia anche del cazzo. Se l’altro annuiva procedeva subito a fare il bidè anche a lui, sempre con la lingua. A qualcuno però non piaceva e se gli diceva: “Via cornuto, frocio! ” si allontanava subito. Però dovevano capire che lui il bidè lo faceva, se ne avevano voglia.
-Come è messa a tette quella vacca?
L’uomo grasso, volgare, puzzava di sudore. Alfonso pareva avesse piacere a portare sempre persone di quel tipo. Subito Maria sollevò la camicetta a mostrare le tette. Sentì quelle mani sudate che le palpavano e sperò facesse presto.
– Come è messa a culo?
– fatti vedere!
Subito si voltò mettendosi un po’ a pecorina per mostrare il culo, tirando su la gonna e tenendola per evitare che cadesse giù. Era a gambe larghe ma questo non bastava.
-si vede niente!
la voce di Alfonso le arrivò come una staffilata. Sapeva bene che se non avesse fatto in fretta avrebbe pagato le conseguenze. Con tutte e due le mani si allargò le chiappe mostrando il buco del culo e la vagina spalancati, sperando di placare l’ira di Alfonso. Doveva farsi chiavare a tutti i costi da quell’uomo o sarebbero stati cazzi acidi per tutti e due. Si Allargò al massimo con le mani sperando che l’altro capisse il suo gesto e rimase ferma, aspettando la decisione.
– Bene Alfonso, mi va
– E il cornuto lo vuoi o lo cacciamo fuori a pedate?
– No, ho voglia del bidè!
Alfonso rise alla battuta ed uscì chiudendo la porta. Adesso erano lì in tre, due schiavi e un signore.
– Sbottonati
L’ordine era per Luigi. Senza guardarlo Maria sapeva che si stava slacciando i pantaloni per calarli e mostrare le mutande da donna che indossava. Lei non poteva più indossarle, lui doveva indossare solo quelle.
-Sei proprio frocio!
-Si signore,mia moglie gode solo con maschi veri!
_ Da quanto non la chiavi?
-Da tre mesi!
-E che fai, lo pigli in culo?
– faccio quello che mi dice il Signor Alfonso!
-Segati!
subito Luigi iniziò a masturbarsi, lo sentiva muoversi. Poi venne.
-Lecca la tua sborra frocio!
Mario si inginocchiò per leccare lo sperma a terra, lei lo sentiva. Sentì poi il pene le entrava nella vagina. Meglio che in culo pensò. era solo l’inizio. Glielo mise anche in culo e le venne dietro. Quando si voltò per dirgli grazie, l’aveva tolto, capì che doveva fare lei il bidè quella volta. Lo prese in bocca e lo leccò sentendo il sapore dello sporco del suo culo. Non poteva fare sempre il clistere e la merda la doveva leccare alla perfezione: se il cazzo fosse stato ancora sporco alla fine Alfonso l’avrebbe ammazzata di botte. L’altro la guardava con occhi cattivi. Sapeva che lei stava leccando la merda e ne provava piacere: la guardava negli occhi
-Masturbati mentre mi pulisci!
Cominciò a toccarsi. In bocca intanto sentì il getto caldo della piscia dell’uomo. Sperò non fosse troppa. Non era brava a venire a comando doveva però far vedere che si dava da fare. si toccava in maniera appariscente per far vedere quanto era troia. Alla fine ce la fece. Sentì il piacere che le stava arrivando e si lasciò andare. Stava diventando in tutto e per tutto una troia da quattro soldi. L’uomo pareva gradire la scena.
– Cornuto, lo vedi quanto è troia tua moglie? Non sta recitando.
Luigi annuì.
– Non sta recitando. Da quanto tempo non la fotti tu?
– Da tre mesi signore.
– Non ti tira più?
– E’ il signor Alfonso che l’ha proibito e noi obbediamo.
– E tu come godi?
– Quando il signor Alfonso lo vuole mi sego. Se un cliente lo vuole mi sego.
– Vai con i maschi?
– Se il signor Alfonso lo vuole. Bocce e culo.
– Ti sei abituato?
– No Signore.
– Ti piace?
– No signore, mi fa schifo. Ma sono uno schiavo.
– Bene cornuto. Prendimelo in bocca che mi va di pisciare.
Luigi corse a prenderlo bocca. Lo succhio un attimo prima, poi si preparò alla pisciata, che arrivò copiosa. L’uomo pareva soddisfatto.
– Vi ha addestrato bene Alfonso. Lo riferirò a Don Carmelo.
– Grazie signore.
– Risposero i due all’unisono.
L’uomo rispose con un’ultima palpata alle tette di Maria e uno sputo in faccia a Luigi poi uscì.

Maria e Luigi erano una coppia normalissima di mezza età , senza figli, di onesti lavoratori. Il loro chiosco per le bibite dava da vivere e non avevano problemi fino a quando un’ improvvisa rivoluzione del traffico della loro città non rese la loro strada praticamente morta al traffico. Passava più nessuno. Non sapevano come fare. Così ne comprarono un altro, in uno spazio più vivace, dando fondo a tutti i risparmi. E il vecchio chiosco? Dato in garanzia per un prestito che doveva coprire la parte di soldi mancante. La banca però capì dopo poco che la garanzia non bastava e chiese di rientrare subito. Incaricato del recupero del credito era Alfonso. Gentilmente spiegò tutto ai due ma disse che poteva aiutarli a trovare una persona di fiducia che li avrebbe aiutati. Fu lui a portarli da Don Carmelo. Un uomo di poche parole, che diede i soldi in due minuti, in contanti. Alfonso li prese per darli alla banca ma disse che avrebbe seguito il loro caso. Dopo due mesi i due si accorsero di essere nei guai. Non avevano i soldi per Don Carmelo e lo chiamarono. Fu lui che spiegò che la cosa funzionava così: ogni due mesi si andava da Don Carmelo con i soldi e si allungava il prestito per la parte che mancava. Dopo sei mesi erano sommersi da debiti. Non avevano più nulla. Dopo un anno anche la casa se ne era andata. A questo punto le cose cominciarono a divenire pesanti. Una sera mandati da Don Carmelo due tipi presero a pugni Luigi per un’ora. Non riuscirono a trovare Alfonso, a parlare con lui. La settimana dopo si ripresentarono. Avrebbero massacrato il pover’uomo se Maria non avesse detto che era disposta a tutto. In camera da letto se la fecero uno alla volta, Luigi in piedi guardava. La quarta volta Maria li aspettava in sottoveste, non sapeva più cosa fare.
Venne anche Alfonso. Maria o sapeva cosa pensare ma rimase lì a farsi palpare tette e culo dai due mentre Luigi serviva il caffè. Era oramai con le tette i fuori quando Alfonso si mise a parlare.
– Lo sapete che a fare così la situazione non si risolve? Loro si divertono ma il vostro debito non scende. E’ rimasto fermo per pietà ma non scende.
– – Cosa dobbiamo fare? Ce lo dica lei!
La scena era surreale. Maria con la sottoveste abbassata e le tette in fuori carezzava la patta di uno dei due, l’altro beveva il caffè fatto da Luigi, Alfonso guardava.
– Domani vi porto da Don Carmelo per trovare una soluzione. Adesso vado.
La serata terminò anche quella volta con i due che la montavano, Maria e Luigi però speravano in qualcosa di diverso. Il giorno dopo erano con Alfonso da Don Carmelo. Maria aveva vestito un abitino molto semplice, come Alfonso aveva ordinato. Don Carmelo quasi non li aveva guardati.
-Cosa mi dici Alfonso di questo debito? L’ho perso?
-Non dica così Don Carmelo. Maria è ancora una bella donna.
Senza dire niente abbassò la cerniera del vestito e glielo tolse. Oramai era rassegnata a farsi guardare da sconosciuti e rimase così, con le mani lungo i fianchi, non aveva reggiseno.
– Alfonso, questa in qualunque bordello la metta non riesca a pagare il debito. In quelli di lusso non la chiavano, in quelli da poco la sfondano ma non basta a raccogliere quello che deve. E’ perso il debito!
– Don Carmelo, ha ragione. Io le propongo un’altra cosa. La vende come schiava e recupera tutto subito.
– Che idea hai?
– – Semplice. Io li addestro. Poi li vendo e i soldi li prende lei. Una schiavitù di cinque anni per i due risolve tutto. Che ne dice?
– Spiegala a loro, vediamo se si può fare.
In una stanza appartata. Alfonso aveva spiegato il progetto. Si sarebbero dovuti dichiarare schiavi per cinque anni. Qualcuno li avrebbe acquistati, il debito con Don Carmelo sarebbe stato così saldato e loro alla fine sarebbero tornati liberi.
-Il contratto che firmerete vi rende delle bestie. Il vostro padrone non può mutilarvi o lasciare segni permanenti ma siete degli animali. Decide lui cosa farete, con chi e come vi accoppierete, perché gli schiavi sono soprattutto schiavi sessuali. Che ne dite?
Non avevano altra scelta. Sapevano che sarebbero stati uccisi appena usciti da lì se avessero rifiutato.
– Poso essere solo io schiava?
– No, tutti e due.
Chinarono la testa ed accettarono. Alfonso comunicò la scelta a Don Carmelo e li riaccompagnò a casa.
– La vostra schiavitù inizierà terminato l’addestramento, ricordatelo. Domani vi porto dall’avvocato per firmare il contratto
Li lascò sotto casa. Non aveva nemmeno toccato Maria. Il giorno dopo sarebbe stato diverso.

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