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Racconti di Dominazione

Insolita avventura notturna

By 3 Marzo 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

‘Lo sapevo, anche stasera ho fatto tardi e tra una storia e l’altra ho dovuto fare due ore di straordinari.’ – La donna che con passo svelto si dirigeva verso la sua macchina pensò questo; l’unica persona nell’immenso parcheggio dell’ospedale a tarda notte. Il leggero vento gli fece percorre un brivido lungo tutta la schiena aprendogli un lembo del giaccone sbottonato lasciando intravedere la vesta da infermiera.
‘Ma domani mi sentiranno, mi sono rotta di dover lasciare la macchina lontano e di farmela tutta a piedi e da sola di notte, questo parcheggio mi mette i brividi’ – e si guardò intorno ma quasi con gioia non vide nessuno se non le solite macchie parcheggiate in solitaria desolazione.
Improvvisamente da dietro vide un’ombra ma non fece in tempo a fare nulla, sentì un dolorino in un braccio come un pizzico e dopo pochi istanti la testa iniziò a girargli, la vista iniziò ad appannarsi e svenne come morta, sorretta da due misteriose braccia di un uomo.

Samantha aveva freddo, sentiva i brividi su tutto il corpo e si sentiva la bocca imbavagliata e aveva le mani e i piedi intorpiditi e non riusciva a muoverli, furono questi sintomi che la fecero immediatamente piombare di nuovo alla realtà. Era legata a un letto con degli stracci, mani e piedi. Ed era tutta nuda per questo sentiva freddo. La testa la poteva muovere ma non riusciva a vedere molto, era avvolta nella penombra di una cantina anche se i muri erano puliti e sgombri da ogni cosa; una stanza ben sotto il normale piano stradale, arredata in un modo molto spartano che comprende un letto, una piccola stufetta elettrica a un angolo della stanza e un tavoli ma che non vede bene da quella posizione; insomma un posto perfetto per gridare per ore intere senza la possibilità di essere sentita da nessuno.
Se il suo orologio biologico non aveva dato i numeri doveva essere ancora notte, non sentiva di aver dormito più di tanto forse un’ora al massimo. Si sentiva la gola secca e le labbra iniziavano a screpolarsi per via della benda che gli bloccava la voce e la bocca ma senza fargli male per fortuna.
Mille domande e dubbi si fecero largo nella sua mente e la calma che era sempre stata un suo pregiò svanì di colpo e pian piano si fece largo in lei un’atroce paura e un brivido freddo gli sali lentamente la schiena mordendogli la schiena nuda e liscia.
‘Perché proprio io, perché non sono rimasta ancora dentro all’ospedale a cercare qualcuno che mi accompagnasse! Ora mi violenta e poi mi uccide. Oppure mi uccide subito. E se non fosse una sola persona? Oddio ancora sono giovane per fare una simile fine…’
I suoi pensieri furono interrotti da una porta che si apriva e un cono di luce invase la stanza e comparse una figura, un uomo per quello che poteva vedere Samantha.
L’uomo in questione spense la luce nell’altra stanza, chiuse la porta dietro di se e accese le luci della cantina, inondando la stanza di una forte luce gialla. E la luce illuminò anche l’uomo. Capelli neri, fisico snello e compatto, portava una maschera nera che gli copriva il volto e gli lasciava scoperto solo la bocca e gli occhi. Vestito solo di un paio di pantaloni neri, aveva il torace scoperto mettendo in mostra un fisico piacente, i muscoli non erano ben visibili e curati ma si intravedevano.
La voce del tizio gli arrivò ovattata forse per colpa della maschera davanti alla bocca ma riusci a capirla: ‘Forse sente freddo ma non si preoccupi, accendo subito la stufetta. Mi scusi se non ci presentiamo ma non l’ho portata qui per questo. E poi io già la conosco…’
Mentre l’uomo con passo calmo si dirigeva verso un angolo della cantina per la mente di Samantha si susseguirono mille pensieri: ‘Ma questo è tutto matto! Ma dove sono finita ora questo mi violenta e poi mi uccide! Ma perché la mia vita tanto complicata doveva finire in questo modo?!
Fu un alito di aria calda che gli arrivò all’improvviso ai piedi a distoglierla da quei pensieri e a tornare a guardare l’uomo che adesso accucciato in fondo al letto la osservava attento ma immobile, forse pensando.
L’uomo la osservava, carpiva ogni suo particolare del suo corpo perfetto, osservava ogni sua curva, la sinuosità del collo e del seno florido e eretto, i capezzoli turgidi dal freddo e dalla paura. Il ventre piatto e disteso che si alzava e abbassava con ritmo frenetico, la soffice ma curata peluria del pube che metteva in risalto ancor di più la perfezione di quel corpo.
L’uomo si alzo da quella posizione, si avvicinò alla donna e con tocco delicato li accarezzò i lunghi capelli sussurrandogli all’orecchio: ‘Adesso si toglierò quella benda dalla bocca ma promettimi di non urlare. Non servirà a niente quaggiù, farà peggiorare solamente il mio costante mal di testa. Ci siamo intesi?’
La donna asserì con la testa, per quanto gli fu permesso dai legacci e l’uomo come promesso sciolse i nodi della benda tornando a dare sollievo alla bocca e alla labbra di Samantha. Fatto questo si alzò e domandò sempre con voce calma: ‘Mi dispiace per averti legata e imbavagliata ma non sapevo che reazione avresti potuto avere. Desideri un po’ d’acqua per inumidirti le labbra?’
Samantha era paralizzata dallo shock la sua voce non riusciva a salire alle corde vocali e comunicò a gesti la sua voglia di bagnarsi le labbra. L’uomo si avvicinò a lei con un bicchiere colmo di acqua già in partenza preparato posto vicino a un tavolo vicino e l’aiutò con amorevole cura a bere, come si fa con un malato. Finito questo l’uomo posò il bicchiere sul tavolo e tornò ad accucciarsi ai piedi di Samantha e iniziò a parlargli: ‘Samantha mi dispiace averti condotta qui, sei una delle donne che mi ha sempre affascinato e vedendoti ogni giorno il mio desiderio di averti mia è sempre salito ma non ho mai avuto la forza di farmi avanti. E col passare del tempo si è fatta largo in me questa mia pazza idea di rapirti e portarti qui dove avrei potuto averti. So a cosa stai pensando, non voglio ucciderti. Non ti torcerei un capello anche se quello che farò per alcuni potrà sembrare come una violenza, io lo interpreto come un’avventura, se fatta con la più dolcezza e delicatezza possibile’
Si alzò e iniziò ad accarezzarla partendo dai piedi. Samantha che si stava riprendendo dallo shock iniziale non sapeva cosa dire. Nella sua mente aveva sempre sognato avventure erotiche di quel genere, visto che ormai non ne aveva più avute da quando il suo novello sposo l’aveva mollata, dopo avergli promesso mari e monti. Per lei era stato un trauma ma col passare del tempo ci si era abituata e si era dedicata al sogno di simili avventure grazie a libri per donne. Era una assidua lettrice, era quello l’unico piacere che provava, leggere e fantasticare su come fosse stato provarlo sul serio. Anche se ancora trentenne e in ottima forma non voleva più andare alla ricerca di un uomo ma di tanto in tanto gli mancava la presenza di qualcuno che la facesse sentire di nuovo donna ma non era disposta alle storie di una notte sola. Anche se ultimamente avrebbe desiderato anche queste pur di svagarsi. Ma l’orgoglio glielo impediva e si era buttata a capofitto nel lavoro, almeno fino ad allora…

Samantha dopo aver ritrovato un briciolo di autocontrollo e di logica rispose all’uomo: ‘Mi ascolti non so chi sia e non me ne importa, mi lascia andare e faremo finta che non sia successo nulla. Non mi importa di chi lei sia, non mi ha fatto male e spero non mi violenti, mi basta solo che mi lasci andare, la prego! Posso pagarla se vuole ma la prego mi lasci andare! ‘
Disse questo tutto d’un fiato e le prime lacrime iniziarono a rigargli il viso. L’uomo con amorevole dolcezza asciugò le lacrime col dorso della sua mano e rispose: ‘Io non voglio violentarti ma farti provare emozioni che tu hai sempre desiderato ma mai ottenuto, voglio farti provare le gioie del piacere carnale che tu hai sempre letto sui libri e su cui hai sempre sognato ma mai provato. Ma solo se tu lo vuoi. Dimmi ‘Lasciami andare’ e ti slegherò, ti darò i tuoi vestiti e ti lascerò libera di andartene. Ma credimi se puoi, immagino che è difficile dare fiducia a uno sconosciuto ma non ti farò del male in alcun modo’
Samantha di primo acchito avrebbe detto quelle due lettere negative con tutta la forza che gli permetteva la sua voce; come sapeva quello sconosciuto tutte quelle cose su di lei, chi poteva essere così matto da pensare a un simile piano, perché proprio a lei era toccata una simile sorte?! Ma qualcosa in quella voce di quella persona la rassicurava come se sentendola parlare la potesse tranquillizzarla fin nel profondo, le sembrava quasi di conoscerla da tempo anche se in verità attribuiva questi sentimenti al primo stadio della sindrome di Stoccolma… infine decise di continuare quella bizzarra ma intrigante avventura e rispose solo: ‘Fammi quello che più ti attira’

L’uomo allora tornò ai piedi del letto,si spostò la maschera che gli copriva il volto lasciando uscire la bocca iniziò a massaggiare dolcemente i piedi di Samantha, accarezzandogli le caviglie e iniziando a salire sempre più in su, con dolcezza iniziò a mordicchiare le gambe di Samantha per poi leccarle con la punta della lingua. Samantha che non si aspettava certamente dei simili gesti ne rimase sbalordita ma erano piacevoli e la stavano rilassando e anche se non voleva ammetterlo a se stessa, tutta quella situazione e quei tocchi mirati e delicati, quei baci e morsi delicati la stavano pian piano facendo sciogliere e in parte eccitare.
L’uomo palpava le cosce di Samantha, ne assaporava la bellezza e il tono muscolare mentre con la lingua continuava a baciare e leccare salendo sempre verso l’alto; il suo tocco caldo e delicato non poteva essere attribuito a un balordo ma ad un perfetto amante.
L’uomo continuava a salire, con le mani premeva e massaggiava sempre più su le gambe di Samantha e con la bocca dava dei piccoli bacetti alle sue splendide cosce; ormai mancava poco prima che raggiungesse il suo pube e seppur con difficoltà voleva ammetterlo a se stessa, mai nessun uomo l’aveva trattata con così tante attenzioni e se l’uomo davanti a lei avesse continuato così avrebbe raggiunto l’orgasmo ancor prima che l’uomo raggiungesse la sua zona più intima.
Samantha si sentiva bene e seppur la situazione sicuramente molto insolita e pericolosa, voleva andare avanti, non sapeva dove sarebbe andata a finire ma sicuramente quell’uomo non era il classico violentatore/ rapitore seriale. E per adesso le andava bene così.
Le attenzioni dell’uomo si spostarono finalmente verso le fichetta finemente curata di Samantha; seppur non aveva rapporti sessuali con nessuno, concedeva sempre alla sua micia ‘ così la chiamava tra sé e sé ‘ un trattamento di riguardo e una cura quasi da estetista. Così l’uomo poté sentire e apprezzare la bellezza dei ‘ciuffi’ curati sopra al roseo clitoride; un attimo sì fermo, la fissò negli occhi e prima di continuare sussurrò debolmente a Samantha: è proprio come me l’ero sempre immaginata.
E quasi si buttò a capo fitto, con le mani massaggiandole l’interno coscia e dapprima baciando e dopo titillando molto delicatamente il suo clitoride per poi passare alle labbra; piaceva a lei e come riprova inizio prima debolmente e poi sempre più forte a gemere di piacere, era bellissimo. Aveva provato del sesso orale ma sempre come un dovere e non un piacere che gli veniva concesso dagli uomini; ma adesso era tutta un’altra cosa. Quell’uomo sapeva cosa stava facendo e lo faceva non perché doveva farlo ma perché gli piaceva, lo poteva vedere dai gesti attenti e dai movimenti sinuosi con cui la degnava.
L’uomo finalmente inizio anche a massaggiare la sua passerina, era un godimento immenso sentire le sue sapienti dita sul suo corpo ma specie in quella zona tanto delicata per una donna; con la lingua gli lappava, a tratti delicatamente e a tratti più energicamente il clitoride mentre un timido dito le stuzzicava le labbra cercando a tratti di iniziare la penetrazione e con una mano gli accarezzava lo scultoreo solco del suo bel culetto perfettamente sodo, quasi atletico.
Era l’apoteosi del godimento per Samantha, un simile rapporto l’aveva sempre letto nei suoi romanzi erotici femminili e l’aveva sempre sognato, magari da un uomo che conoscesse ma in quel momento gli andava bene anche quel perfetto sconosciuto ma dalle capaci doti di seduttore e amante.
I suoi gemiti accompagnavano le toccate delicate e precise dell’uomo, i suoi ansiti spingevano l’uomo a continuare a dargli quel piacere tanto desiderato; l’orgasmo che stava provando cercava di farla contorcere, gli era impossibile star ferma, se fosse stata libera avrebbe voluto muoversi sotto le splendide leccate dell’uomo e tentare di spingere la testa dell’uomo ancor più a fondo dentro di se ma forse era quello il piatto forte del rapporto per l’uomo, l’impotenza di non aver scelta di fronte a lui. Però gli andava benissimo così.

Ormai la fichetta di Samantha grondava di umori e ormai non era più difficile per l’uomo far scivolare dentro di lei due, tre dita e premerle le pareti interne, poteva stuzzicarla come più lui voleva e ormai poteva sentire dai suoi gemiti che sarebbe stata vicina a raggiungere un profondo orgasmo.
Samantha stava impazzendo di piacere, avrebbe voluto gridare all’uomo di fronte a sé di possederla, di penetrarla ma gli sarebbe piaciuto raggiungere l’orgasmo anche solamente grazie a quelle stupende attenzioni; cercò dentro di sé di resistere ma l’uomo era veramente bravo a toccarla e leccarla nei punti giusti e l’orgasmo finalmente arrivò, facendola tremare dal piacere per quanto poteva dai lacci intorno ai suoi arti.
Era la prima volta che con un uomo raggiungeva un orgasmo solamente col sesso orale e seppur era una situazione strana in cui era andata a sue spese a cascare, gli era piaciuta da matti e voleva che continuasse, che non finisse solamente lì ma voleva spingersi oltre.
L’uomo si alzò da lei e si tirò su; per un attimo si soffermò a osservare il suo splendido viso ancora contagiato dal precedente orgasmo e avvicinandosi a lei ma specie al suo viso, Samantha poté sentire sprigionarsi dal corpo dell’uomo misterioso un forte odore di lavanda muschiata che sulle prima risvegliò un ricordo in lei: quell’odore particolare lo aveva già sentito addosso a qualcuno ma non ricorda chi e specie in quale luogo. La sua testa era invasa da mille pensieri e cercare di ricordare quel preciso odore gli era difficile ma sapeva che non era la prima volta che lo sentiva, le sembrava familiare. L’uomo la baciò dolcemente sulle labbra e lei poté sentire il proprio sapore intimo sulle morbide labbra di lui; era una cosa che in un rapporto normale non avrebbe mai accettato ma in quella situazione, seppur costretta, era una cosa che l’eccitava e che le piaceva.
L’uomo si scostò un po’ da lei; in tutti quegli eccitanti momenti non aveva proferito parola, gli unici suoni udibili nella stanza erano i gemiti di piacere di Samantha e concentrandosi bene era possibile udire anche il soffuso rumore della ventola della stufetta che inondava la stanzina di dolce tepore. Ma l’uomo da prima non aveva detto nulla.
E adesso ammirava con sguardo attento il corpo sudato e ancora un po’ tremante di piacere di Samantha; lei dal canto suo si era immaginata che sarebbe venuto il momento di essere finalmente penetrata e di poter sentire dentro di lei quello sconosciuto ma quella spasmodica e inerte attesa iniziava a preoccuparla. Il suo sudore di piacere che imperlava il suo corpo iniziò a tramutarsi in sudore freddo e come una lama iniziò a percorrerla dal fondo schiena fin su per arrivare dritta alla testa con un pensiero: questo tipo prima mi ha illusa e adesso mi uccide.
I minuti di totale silenzio si susseguivano e la paura dentro di lei iniziava ad aumentare, gli occhi dell’uomo erano fissi su quelli di lei, si muovevano per qualche secondo e poi tornavano su di lei. Samantha non sapeva quali pensieri potessero attraversare la mente dell’uomo; se pensava a come l’avrebbe soddisfatta o se pensava a come l’avrebbe uccisa.
E infine l’uomo abbozzò un sorriso e rivolto a lei gli disse: ‘Sei splendida Samantha…’

Un sospiro di sollievo le allentò la tensione che aveva ormai preso possesso di lei. Anche se ancora era presto per ritenersi fuori pericolo perché seppur quell’esperienza fino ad adesso gli era andata bene, non sapeva con esattezza come sarebbe andata a finire.
L’uomo si mosse e tornò a posarsi sopra di lei e iniziò a baciarla sul collo, alternava piccoli morsini a dolci baci e lei poté sentire ancora una volta quel tipico odore di lavanda misto a muschio. Sapeva di aver già sentito quell’odore ma non si ricordava proprio addosso a chi, chi era il misterioso uomo che l’aveva così principescamente trattata?!
I baci, i morsi e le carezze continuarono ma ben presto l’uomo sembrò essersi stancato, si tolse da lei e concentrò la sua attenzione sulla sua fichetta lasciata momentaneamente in disparte; come se volesse riniziare la stupenda performance orale riprese a massaggiare l’interno coscia, a baciare il basso ventre per poi scendere sul pube; Samantha in un primo momento ebbe un rapido sussulto per poi tornare a eccitarsi al solo pensiero di riprovare le sensazioni di poco fa seppur si augurava che andasse più in profondità questa volta. E invece l’uomo riprese come prima a stuzzicarle con la bocca il clitoride e con le dita a massaggiare e a infiltrarsi dentro di lei e questa volta il dito forzava sul suo buchetto posteriore.
‘Ora me lo mette in culo sta a vedere….’ – fu il primo pensiero che proruppe nella sua mente, quasi a momenti si vergognava di quel pensiero veramente osceno che aveva ponderato, non avrebbe mai scoperto questo suo lato se non fosse stato per quel misterioso uomo.
Lui continuava a leccargliela delicatamente, poteva sentire i suoi più reconditi umori e bagnandosi un dito sulla sua bocca, continuò a premere sullo stretto buchetto questa volta con più decisione. Samantha seppur aveva una mezza idea di come sarebbe stata penetrata provava timore; per lei il culo era solo un’uscita e mai sarebbe stata un’entrata specie di piacere; da ragazza un procace compagno di classe si era azzardato a puntarglielo leggermente col pene e aveva ricevuto un sonoro schiaffo e una notte in bianco. Da quella volta in poi nessuno le aveva rivolto attenzioni e quindi il problema della penetrazione anale era andato per dimenticarsi. Fino ad adesso.
Ma se una parte di lei aveva timore vista la palese e naturale repulsione delle pareti anali, un’altra parte di lei era curiosa di riprovarci perché nel parlare con altre donne il rapporto anale era per loro un vero must per godere e non provarlo era uno spreco. E forse quella sarebbe stata l’occasione per sperimentarlo. E visto l’esperienza e la bravura dello sconosciuto nel toccare una donna, pronosticava che sarebbe stato stupendo anche la penetrazione anale.
Mentre lei si faceva dentro di se tutti questi pensieri l’uomo con precisi ed esperti gesti aveva pian piano rilassato le pareti anali fino a farci entrare quasi facilmente l’intero dito mentre con la lingua ancora lambiva il clitoride e le labbra, facendo tramare di piacere Samantha.
Essa provava piacere e lo mostrò all’uomo con i soliti gemiti sommessi; per un attimo l’uomo alzò la testa e gli sorrise e lei lo poté vedere da sotto gli occhi strizzati dai graditi gesti.
L’uomo allora si alzò in piedi e si tolse i pantaloni rivelando degli slip bianchi ormai chiazzati sul davanti da una vistosa macchia; Samantha lo guardò e seppur un breve modo di stizza apparve sul suo viso, gli sussurrò: ‘Dai ti prego fammelo sentire’ – si stupì dalla facilità con cui quelle parole uscirono dalla sua bocca ma ormai voleva dare completo sfogo alla sua ‘porcaggine’ tanto ormai non gli importava gran che di come sarebbe andata a finire, almeno se il suo destino era morire, sarebbe morta soddisfatta e col sorriso sulle labbra.
L’uomo si avvicinò ancora con le mutande addosso a Samantha, si avvicinò alla sua mano per potergli fargli sentire la sua fremente voglia bloccata dal tessuto e lei senti bagnarsi sotto, sentiva un cazzo davvero pulsante e duro sotto al fine strato di fibre, poteva sentire la sua voglia di uscire premere sulla sua mano e adesso lo voleva dentro di sé, chi se ne frega per quel rapporto a tratti volgare e animalesco, era l’unica occasione che aveva da mesi di scopare con un uomo. E pure bravo per giunta.
‘Ti prego smetti di torturarmi e scopami’ – sussurrò ancora Samantha rivolta all’uomo; ormai non riconosceva più la vecchia Samantha ma gli piaceva quella nuova, finalmente aveva liberato la sua parte di donna vogliosa.
Ma l’uomo non ne voleva sapere. Si ritrasse da lei e andò a strusciargli gli slip sulle piante dei piedi legati; la donna non poteva sollevare più di tanto la testa per poter osservare completamente l’uomo ma sentì l’elastico delle mutante e subito dopo la sensazione di qualcosa di duro ma umido che premeva sui suoi piedi, prima il destro, poi il sinistro. Seppur non fosse una tipa fetish, quel suo essere legata e quel tocco strano ma piacevole aumentarono la sua eccitazione e voleva veramente essere penetrata, se ne sentiva urgentemente il bisogno.
L’uomo smise di colpo lo struscio e con l’agilità di un felino si posò sul letto e dando un ultimo bacio al clitoride di Samantha si tirò su e la penetrò.
Samantha aspettava quel momento da tutta la notte; all’inizio la paura di quella strana situazione l’aveva un po’ bloccata ma col proseguire degli eventi voleva sempre di più provare ancora dentro di sé la sensazione di un cazzo. E finalmente lo poté sentire e muoversi dentro di sé la mandava in estati, vedeva l’uomo muoversi ritmicamente con spinte decise ma non eccessivamente forti; sentiva le pareti della vagina dilatarsi per prendere il più possibile quella carne che tanto aveva sognato nei profondi angoli della sua mente. Non si sentiva più una sgualdrina a provare quei pensieri, li negava pure a se stessa ma era quello il vero peccato: rinnegare la normale voglia di una donna.
Avrebbe voluto che quel momento non finisse mai, la perfezione di due corpi uniti in uno solo, l’atto puramente fisico che fondeva le sensazioni di corpo e mente in un solo grande piacere … tutti pensieri che non aveva mai avuto il coraggio di fare a sé stessa adesso gli sembravano normali, l’eccitazione che provava nell’essere presa da un perfetto sconosciuto unita alla sua perfetta bravura di amante la stavano facendo impazzire; e doveva piacere anche all’uomo del mistero visto che aveva aumentato i colpi e le penetrazioni, deve essere anche lui vicino.
E Samantha cercò di concentrarsi ancor di più e di ‘sincronizzarsi’ con l’uomo, avrebbe desiderato venire insieme a lui; poteva sentire i colpi sempre più rapidi, sentiva che stava per venire, sentiva i suoi soffocati gemiti che si univano al suono dei suoi testicoli sbattere furiosamente contro di lei… Stava impazzendo dal piacere e avrebbe voluto che non finisse mai… ma avvenne. L’uomo con un ultimo colpo raggiunse l’orgasmo, schizzò dentro di lei il suo seme e anche lei potè sentire il caldo liquido inondarla ‘ o perlomeno si immaginava di sentirlo.
L’uomo era ancora sopra di lei, col cazzo ancora dentro. ‘Aspetta a uscire ti prego…’ sussurrò con voce roca Samantha ‘ è così bello sentirti dentro di me…’ e l’uomo l’accontentò.
Poco dopo Samantha si addormentò dolcemente, spossata da quelle stupende sensazioni che non provava ormai da tempo, si addormentò su quel letto sconosciuto con sopra e ‘ancora dentro di se’ un perfetto sconosciuto.

L’uomo aspettò, anche lui si sarebbe addormentato su di lei se non fosse che ancora doveva fare diverse cose. Sfilò il cazzo ormai moscio e appena lo tolse, la fica ancora dilatata di Samantha riversò nel letto tutto il suo contenuto, frutto di un incontro veramente eccitante per entrambi.
L’uomo andò nell’altra stanza, si rivestì con degli abiti e tornò con una fotocamera, scattò due, tre rapidi scatti al corpo ancora legato al letto di Samantha, inquadrò alcuni particolari, i suoi seni che si alzano e abbassavano al ritmo del suo pacifico e appagato sonno, la sua passerina ormai stanca ma ancora sporca del loro incontro. Una rapida scorsa alle foto, un impercettibile assenso col capo e poi pensò a Samantha.

Con molta cura prese i suoi vestiti e dopo averla slegata la rivestì e mentre era seduto accanto a lei ormai tornata una donna qualsiasi, non poté fare a meno di osservarla meravigliato dalla sua bellezza e ipnotizzato dal ricordo del loro rapporto. Ma doveva portarla altrove, ormai iniziava ad essere tardi. Doveva finire quello che aveva iniziato quella sera e quindi doveva agire ma volse dare un ultimo bacio alla sua donna, si piegò su di lei e la baciò sul quelle calde labbra socchiuse nel sonno del piacere. Samantha aprì debolmente gli occhi, inconsciamente ricambiò quel folle bacio e li richiuse per tornare al dolce torpore del sonno.
Senza alcuno sforzo l’uomo l’alzò di peso e tra le braccia passò alla stanza accanto dove si apriva su un garage e su una macchina già aperta in precedenza. Posò dolcemente la donna sul sedile posteriore, la coprì con una coperta e si mise alla guida del veicolo e uscìì nel buio della notte.

Samantha fu scossa da un rumore secco, si riscosse perché sulle prime non sapeva dove si trovasse; fece appena in tempo a rendersi conto che era seduta al posto di guida della propria auto nel parcheggio dell’ospedale che un’auto ferma lì accanto partì immediatamente lasciando dietro di sé solo una nuvole di fumo.
Si sentiva stanca, spossata, come se fosse stata drogata, non sapeva se i suoi ricordi di poco fa erano solo un sogno o era veramente accaduto. Insomma era in uno stato terribile di shock. Pensò di chiamare la polizia e di denunciare uno stupro. Ma si era veramente trattato di questo, lei era stata veramente posseduta contro la sua volontà? Il cuor suo rispose di no mentre il cervello ancora non sapeva cosa rispondere.
Poi senza pensarci una sua mano raggiunse l’interno delle sue mutandine sentendo umido, sentendo ancora la dolce peluria ancora imperlata di un liquido quasi denso. E seppe che tutto quello che aveva provato quella sera era accaduto veramente.

Partì per raggiungere casa sua, tra poche ore avrebbe dovuto tornare lì per rientrare a lavoro. Ci avrebbe pensato il mattino successivo ad agire.
Il mattino successivo temendo che seppur fosse stata oltre posseduta anche derubata svuotò la borsa, il portafogli e controllò da cima a fondo la macchina: non mancava nulla.
Si fece una doccia calda, si lavò sia l’odore dell’uomo rimastogli addosso e si lavò la sua intimità ancora fresca del ricordo di un uomo e partì per il lavoro, senza smettere di pensare alla notte scorsa.

Arrivò in ospedale tardi, per la strada la sua mente era concentrata più sui mille pensieri riguardo all’uomo che non alla strada, fu un miracolo che arrivò sana e salva al parcheggio; notò alcune macchine delle sue colleghe, voleva dire che era già in ritardo quindi doveva muoversi.
Correndo leggermente raggiunge gli spogliatoi riservati al personale medico, si cambiò abiti e raggiunse subito il proprio settore; non fece in tempo ad arrivare che vide davanti a se le sue colleghe attorniare il capo reparto per le normali istruzioni mattutine.
Sperava di passare inosservata ma il suo fiato ansimante la tradì svelando al suo superiore il ritardo. Sentì la sua voce arrivare prima della sua figura; ‘Ma chi abbiamo qui, una ritardataria mi pare di sentire…’ e il gruppetto di donne si scansò per lasciar passare l’uomo in camice bianco che si stava avvicinando a Samantha per l’imminente lavata di capo.
‘Lo sa che io e le sue colleghe siamo qui già da dieci minuti? ‘ – rispose il medico rivolto a lei ‘Se pensa che noi ci divertiamo a stare qui, si sbaglia di grosso! ‘
Odiava iniziare una giornata di lavoro con la scenata del suo capo-reparto ma stamani si sentiva ancor di più innervosita, aveva passato una nottata da incubo e avrebbe preso volentieri un giorno di pausa e invece era li a lavorare e venire pure sgridata da quell’egocentrico uomo!
Si sentiva avvampare di ira però doveva resistere e rimanere in silenzio, rispondere sarebbe stato come gettare benzina sul fuoco e quindi rimase a capo chino aspettando la fine della scenata.
Il medico si rivolse a tutte le altre esclamando ‘Signorine, aveva già i vostri compiti, quindi andate’ e senza aggiungere altro si avvicinò a Samantha e gli disse in tono normale ‘ Gori, un’altro suo ritardo e la faccio trasferire, intesi?’
Samantha sollevò di poco il viso per guardare il suo superiore negli occhi, l’avrebbe impalato se avrebbe potuto, quello stronzo si permetteva pure di minacciarla!
Il medico non aspettò neanche una sua risposta e mentre se ne stava andando passando accanto a Samantha dicendogli di spalle: ‘Vale anche per lei, signorina, segua le sue colleghe’

Lei rimase lì attonita; aveva passato una nottata allucinante, una mattinata in fretta e furia per andare a lavoro e adesso il cazziatone e la minaccia da parte del suo superiore; cos’altro poteva accadere?!
E mentre pensò questo, un debole profumo le raggiunse le narici e come un fulmine a ciel sereno squarciò tutti i suoi pensieri, il suo cervello lo riconobbe: un odore di lavanda mista a muschio!
Ma… non poteva essere lo stronzo egocentrico del suo capo, il perfetto amante della sera precedente!

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