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Racconti di Dominazione

Irina ed Anchelka

By 27 Novembre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Iri ora aveva già smesso di limettarsi le unghiette nere.
Fece un cenno con la limetta ad Anchelka. Deciso ed allo stesso tempo scostante.
-Vieni qui!
La bionda non capiva bene che cosa volesse la sua amica. Proprio adesso.
Con il camionista che ora si era accorto anche della sua presenza.
E la guardava ebete con quei suoi occhi da bue.
-Che schifo gli uomini! Pensava.

Si avvicinò trotterellando con quella sua andatura ciondolante su quei tacchi di 12 cm.
Era alta Anchelka e ben proporzionata. Due belle tettone sode ed anche un bel culone, quasi matronale.
I capelli biondicci. Le guanciotte gonfie. La faccia un po’ sciapita.
Ma se si truccava sapeva rendersi sexy ed attraente.
Per uomini di bocca buona, certo.
Traballava tutta. Si sentiva goffa ed inadatta per quel ruolo.
Lei non avrebbe mai lasciato Kishinev. Al contrario di Iri.
Ma la brunetta era stata inflessibile.
E lei voleva bene ad Iri, la sua amica del cuore.

In quel momento il baffone dall’alto della cabina le fece un fischio.
Uno di quei fischi modulati. Quelli apposta per le donne come lei.
Anchelka si scostò di lato quasi impaurita. Più vicina al muretto dove sedeva l’amica.
Iri la guardava con quegli occhietti cattivi, tuttavia caruccia con quel suo visino sporgente.
Aguzzo e con gli zigomi alti delle donne dell’est.
Dimostrava proprio la sua età.
Non fosse stato per l’ abbigliamento l’avresti presa per una ragazzetta qualunque.
Vista da dietro.

Davanti era torbida, a volte cupa.
C’era qualcosa in lei di strano. Incuteva come un certo timore.
Eppure era proprio uno scricciolo, anche se ben proporzionata. Ed i capelli neri, lunghi e lucenti.
I denti candidi e felini.
Anche l’amica a volte quasi se ne spaventava.

-Ma che CAZZO pensi? Ma sei una TROOIA!

Le grido all’improvviso senza motivo come un’ossessa.
Il camionista capì dal tono ed anche da qualche parola in moldavo che diceva.

-Taci din gură CUURVA! (Stai zitta troia!)
-CURVA!

Iri un po d’italiano lo masticava.
Era scaltra. Sì. Sapeva. Il camionista non l’avrebbe certo capita.
Ma aveva bisogno anche di Anchelka. In due sarebbe stato più facile.
Le curve non c’entravano..
Ma lei era proprio una “curva”, una curva piccolina e rotondetta ancora da svezzare. E pericolosa.

Il baffone fumava e taceva.
Se solo avesse compreso.
Dall’alto del suo mezzo osservava ora l’una, ora l’altra. Soppesava.
Il suo sguardo indugiante a lungo.. ancora fra le coscette di Iri sempre seduta sul muretto. Le gambe penzoloni.
Adocchiava ora più famelico la “curva” Anchelka.
Il suo culone ben in evidenza dai panta-collants.

Ora Anche si sentiva “sporca”.
Come trafitta dallo sgardo dell’uomo alle sue spalle.
Ne percepiva l’odore di rancido e di tabacco.

-Ma sei proprio una troia!

Sussurrò questa volta più piano all’amica.
La bionda ebete stava per replicare..

-A face de vorbit numai eu! (Fai parlare solo me!)
-Ai ‘nţeles puţin unul? (Hai capito piccolina?)

Anchelka ora annaspava. La sua mente confusa.
Si appoggiò di lato a fianco di Irina per non cadere.
In questo modo così facendo mise bene in evidenza -di profilo- il suo seno prosperoso.
Il baffone emise allora un altro fischio di ammirazione.

-Acest porc vrea să le dracu’, at’t. (Questo porco ci vuole scopare tutte e due.)

Nella penombra fra le luci blande del piazzale la bionda percepì come un bagliore.
I denti di Iri. La sua bocca.
Si aprì e brillarono lucenti.

-Şi am enervat in fata ..(E noi gli pisciamo in faccia..)

Anchelka fece allora un risolino singhiozzante. Uno di quelli suoi un po’ scemi.

Ed Iri le tappò la bocca con l’indice, ma dolcemente.

-Şi apoi ne fura banii..şi du-te la Milano..(E poi gli rubiamo i soldi..ed andiamo a Milano..)

L’autista capì solo Milano..

-Tranquilee putee ahh. Mi ghe voo a Milan..Ceerto.. ma prima la se ciava. Ciò!
E fece un segno inequivocabile con il pugno chiuso all’ingiù nell’aria.
-Ghe capìo?
-Understand?

Le due troiette confabulavano ancora nel loro simil-italiano.

-Iri, ma questo ci fotte e poi manco ci paga la marchetta..
-Lo vedi com’è grosso?
Ribattè Anchelka un po’ pensosa. Titubante all’avventura.
-Dai non ti preoccupare..Tranquilla!
-Ci penso io.. me lo lavoro.
Le sorrise..di un sorriso strano, mai visto prima.
Le si avvicinò con il suo visino smunto.
Un sussurro.

-Puteţi vedea că pipì!
-Fac pipì?!

La bionda sobbalzò. Le tettone ballonzolarono improvvise.
L’autista fischiò un’ennesima volta.
Un sibilo divertito, acuto e pungente. Questa volta.
Si abbracciarono e..tutte e due risero come sceme, appassionatamente.
Come ai tempi della scuola..

Si abbracciarono ancora e si diedero un bacio sulle labbra. Veloce e sfuggente.
Risate cristalline nell’aria.

Il camionista le osservava adesso sempre più sorpreso.
-Putee ghe lo duro.. putee monee vegnìi chi.. vegnìi chi!
L’uomo brancicolava..brancicava con il braccio come spastico.
Guardava ancora in estasi le coscette smunte di Iri ancora sul muretto intenta a limettarsi di nuovo le sue unghiettine.

Iri adesso lo osservava in tralice, di sbieco, ammiccando un pochino alle esternazioni dell’uomo.
Finalmente con uno scavallo degno di Sharon Stone saltò giù.
Con uno zompo arrivò appoggiandosi con tutte e due le mani minuscole al finestrino.

-Che vuoi coglione?
L’uomo interdetto non rispose.

-Ti PISCIO in faccia..PORCO? Lo vuoi? Vero che lo vuoi? Gridò con tutta la sua rabbia.
-Vieni fuori stronzo che te la faccio tutta come la vuoi tu!

Il grassone impaurito non profferì parola.
L’ ammirava muto.
Tutto si sarebbe aspettato meno che quello.
La cosa tuttavia porcamente lo titillava.
Due giovani. Due zoccolette. Due sbandate. Due straniere.
Avrebbe finalmente visto quella fichetta dalla parte migliore.
Di sotto.
Non come la moglie che odorava di igienizzante alla menta. Che due palle.
Un’infilata al mese -se Dio voleva- e buonanotte suonatori.

Quella fichetta giovane, invece, magari ancora con la prima peluria o.. forse ce l’aveva bella depilata..

Ma sì, ma si,.. ma no. Una cosa selvaggia, sporca, turpe e feroce.
Il sale della vita.
L’avrebbe voluto..sì..il suo cazzo s’inturgidiva solo al pensiero.
Era proprio un porco a pensare a quelle sconcezze.

Iri lo guardo ancora un po’ fissa, aspettando una risposta..imbufalita.
Poi gli voltò le chiappe e sculettando se ne tornò appollaiata sul muretto.

-Questo ci porta anche in via Montenapoleone e ci fa fare shopping alla Rinascente.. Ripeteva ad Anchelka.
La tenera ragazza scuoteva il naso e tirava su il moccio.
Kishinev per lei invece era sempre troppo bella..

Iri guardò dritto l’uomo e si scosciò ancora un po’ rimanendo di nuovo sul muretto.
-Ehi t’mpit (coglione) ci pensi tu?..Ma noi noi poi fare te un bello regalo..
-Che è t’mpit? Oh non disete monate, putee..Ahh!
-T’mpit è uomo buono.. Io essere uomo buono con voi povere ragazze russe..
-Da?
-No russe, moldave te l’ho detto..
-Russe, moldave, putee, zoccole, mone..che ghe se importa?

Irina sbuffava fremente.

-Davai.. davai.. fece come dei gridolini Anchelka. Mimando la cadenza veneta dell’uomo.
Era proprio una bambina quando ci si metteva.

-Davài..Ok? Va ben? Che me parle italiàn, mone!
-Du iu spikke inglish?
-Ma dai.. no mona.. no trombare.
Fece loro il segno con le ditina a cerchio intorno all’indice dell’ altra mano.
-Davài.. davài.
-Davài.. cuckàaa..
E fece risprofondare ancora di più il dito indice all’interno del cono di carne.
Si umettò pure la lingua con le labbra.

Irina ora lo guardava fisso senza distogliere più lo sguardo.
L’uomo fece un salto accennato sul sedile.
Poi stiracchiò gambe e braccia lentamente con un lungo fremito.
Aveva capito che la lingua non sarebbe stato un problema.
Si sporse.

-Quanto voi volere girlzz?
-One hundert.. drei..funf..?
-Mille..? Monaa!
-Ma ghe ce l’avè d’oro, puteee..
-Mille.. tutte e due -disse Irina-..two times or a week-end..all night long.
Understood? Karasciò?
E si carezzò con l’unghia fradicia di olio il bordo delle mutandine.
-Noi poi volere andare a Milano..karasciò?
-Do u understand?
-Davài.. davài..cantilenava anche lui.. dall’alto del mezzo..come assorto. Dopo aver ascoltato Irina.

Ed Irina ad un tratto decise.
Saltò con un balzo giù dal muretto.
Per un tratto scoperse il minuscolo ombelico sotto la gonnellina svolazzante e la maglietta.
Si avvicinò lesta come una volpe alla cabina della motrice.
Si fece forza con le sue braccia minute e si aggrappò di peso alla maniglia del portellone.
L’uomo stupito la guardava inebetito come il coniglio con il serpente.
Gli occhi azzurri di ghiaccio di Iri brillarono nel buio.
Il vecio stava quasi per allungarsi a darle un bacetto sulla guancia..ma la ragazzina fulminea gli smollò un manrovescio in pieno viso e l’uomo urlò dal dolore.
-Maledeta putea.. Ah!
-La vuoi la la figa.. la ciornia.. eh?
-Brutto PORCO.. LA VUOI? E dicendo così gridava come un ossessa incurante che qualcuno potesse sentirli..
-La mia fichetta rasata è dolce, vero?
-Assaggerai prima la piscia della mia amica.. Ti va’? STRONZO.

Anchelka, da sotto, con quei suoi occhi da pesce la guardava come inebetita.
-Vieni.. Anchelka.
-Sali su..disse all’amica..Devrème..Devrème..Sbrigati!

Iri riuscì ad aprire la portiera mentre lottava con l’uomo.
E gli diede un altro manrovescio, quasi un pugno. Nel contempo si aggrappò di peso alle orecchie di lui sbatacchiandole con tutta la forza per entrare..e per fargli ancor più male.
Gli saltò poi addosso e riuscì con il suo esile corpo a posare l’inguine sulla sua faccia.
Con tutto il suo peso.
Era fatta.. Ora avrebbe comandato lei il gioco.

-LECCALA! LECCALA! Gridava isterica. LINGE PASARICA!
-SEI UN UOMO PORCO.. SEI IL MIO PORCO..MEU DE PORC!
-LECCALA.. LECCALA STRONZO.. STRONZO ITALIANO.. BOULE ITALIANA!

L’uomo cercava di divincolarsela di dosso ed avrebbe potuto certo riuscirvi facilmente..
Iri -al suo confronto- era un fuscello.
Ma la vista di quella cosa sbarbina era un tarlo dell’anima.

Così fu la ragazza la più forte.
L’autista si fece spingere la testa fra i cuscini del sedile del passeggero ed accolse le coscette della ragazza sopra di sè.
Disse debolmente:
-Te la lecco troietta..
-Sei una troietta..bofonchiò.

Iri allora prese il destro e gli si assestò ben bene sopra la sua faccia.
Scostò le mutandine e rise augustamente.

-LECCAMELA tutta..bene.. STRONZO ITALIANO!

Anche Anchelka ora -esortata dall’amica- era entrata nell’ abitacolo e si era adagiata di fianco alla brunetta.
Vedeva lrina gemere un po’..
Piaceva molto ad Irina essere leccata lì, soprattutto se si trovava in una posizione dominante.
Anche lei lo sapeva. L’aveva leccata qualche volta stando però sempre di sopra.. Iri non voleva essere dominata dai maschi.
Le femmine -invece- le leccava dal di sotto, ma dovevano fare quello che diceva sempre lei.

Anchelka era proprio estasiata a vedere come Iri si dondolasse sadicamente -a volte- per non far raggiungere la fichetta a quello che ora era un altro suo slave.
E l’ uomo si sforzava di allungare il collo e di raggiungere la meta agognata.
E lei rideva di un risolino folle e perverso.
Non glielo aveva mai sentito prima..
Era spaventata e turbata insieme.
L’uomo di sotto mugolava come impazzito.
-Putea.. putea.. la mona.. la mona..

Ed Iri sempre più selvaggia a volte ridacchiando gliela schiacciava di sopra fin quasi a soffocarlo di proposito.
L’angustia del luogo e del mezzo poi, favorivano l’operazione.
L’uomo era come bloccato con la testa serrata -stretta stretta- all’estremità del suo inguine.

-Hai SETE?.. gridò isterica.
-Ora è tempo di BERE..LO SAI?
-BETI FAC PIPI’!
ll suo volto era quasi trasfigurato in un’ Erinni bambina con le fattezze da angelo..Malvagio.
-No.. non mi gho.. Non vojo.. si lamentò debolmente lo slave.

Iri gli puntò veloce una lama alla gola.
Iri portava sempre qualche “gingillo”..un coltellino personale in caso d’ emergenza.
Lesta glielo puntò alla giugulare.

-ASCULTA-MA! OBBEDISCI!
-Stai zitto.. PEZZO di STRONZO!

Disse poi ad Anchelka di avvicinarsi ancora.

-Giù i panta-collants.. Apriti la figa!
La bionda istupidita dalla situazione subito non capiva..
-SIEDITI!..
-Ho detto.. SCEMA!
-Vagli di sopra!
Lei intanto lesta si era ritirata dall’uomo non senza prima avergli rifilato un altro pugno.. questa volta sui coglioni.

Il vecchio..cercò di reagire.. Stava quasi per sferrare lui uno sganassone alla piccola brunetta.
Ma Anchelka per amore della sua amica.. finalmente si convinse.
Prese la testa grigia dell’uomo di forza e se la pose sotto il suo culone con tutte e due le mani.
Tenendola pure ben ferma.

Per l’ uomo fu la resa finale.
Aprì la bocca.. Era estasiato dalle chiappone belle sode e giovani in mostra sopra di lui.
Provò un po’ a leccarla..ma Anchelka non lo desiderava.

-Bevi buona pissa, pissa, PISSA..(moldavo).. gridò anche lei trovando.. non sapeva neppure dove.. le forze.

Si allargò le grandi labbra a conchiglia ed un rivolo giallognolo iniziò a scaturire.. Eppoi sempre di più.

Anche lei ora si sentiva alla pari della sua amica.
Anche lei PADRONA! Sì!

L’uomo supino bevve il nettare dorato che gli inondò la gola e le nari..
Amarognolo odore e sapore di scalogno lo pervase.
Bagnandogli il petto e la camicia.
Mai aveva provato un simile piacere..
Iri gli sbottonò la patta ed accennò un breve-feroce pompino..rigato con i dentini.
Gli morse pure un pochino la cappella. Gli fece di nuovo male.
Però un male tenero..accompagnato poi subito dal succhio.
Il signore s’inarcò in alto con il bacino ed emise un sospiro.
Tutta la gola di Iri accoglieva ora per intero il suo nodoso bastone.

Un angolo male illuminato di un piazzale. Due giovani prostitute alle prime armi.
Una leccatina alla fregna. Sentirsi come in loro balia. Loro così tenere ed inesperte..in apparenza.
Una tarda, ma prosperosa, l’altra esile, intelligente e malvagia.
Paradiso ed Inferno. L’esaltazione degli opposti.
Ora poteva godere..

Era quello il paradiso delle urì sognato..Chi lo poteva sapere?
Sborrò e bevve pure tutta la piscia calda di Anchelka.
Gorgogliando e tossendo.
Sembrava appagato, sottomesso e felice.

Iri -a quel momento- era all’acme finale.
Mozzicò ancora una volta la cappella facendolo urlare per bene. Spompinandolo, poi ancora più veloce.
Glielo fece diventare rosso-rosso e duro-duro come un palo-peperone.
E se lo cavalcò alla sua maniera di amazzone sbarbata.. un po’ di fronte all’amica che ancora pisciava. Eccitata e tutta accaldata in viso.

Piscia e sperma e godimento.. Vennero tutte e tre insieme.
La fogna dei sensi.
Il tributo finale alle divinità ctonie.
Di fra i finestrini appannati appariva ora una maschera trionfante.
Pregna di lussuria.
Quella di una piccola dea maligna e sorridente.
Il volto di Iri. Ora finalmente paga.
Di se stessa.

Il viaggio sarebbe continuato.

(2-Continua)

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