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Racconti di Dominazione

La Banca

By 4 Gennaio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

LA BANCA

L’aria era tesa, nessuno parlava. Io e mia moglie, Laura, eravamo seduti al tavolo della cucina davanti alle tazzine del caffé ormai vuote e le fissavamo, ognuno assorto nei propri pensieri.

Io ero senza lavoro da quasi tre mesi e fra pochi giorni avremmo dovuto pagare l’affitto. I soldi non c’erano e con lo stipendio di Laura non ce l’avremmo comunque fatta. Inoltre, eravamo già in ritardo di due mesi e il locatario ci stava già alle costole da un po’.
L’unica nostra speranza, secondo me, era che Laura chiedesse un aumento urgente. Avrebbe forse dovuto umiliarsi raccontando della nostra situazione disastrata, ma confidavo che un direttore di banca, che di certo non ha problemi a concedere quello che per lui sono pochi euro al mese di aumento ad una dipendente di alcuni anni di anzianità, avrebbe capito e ci avrebbe aiutato. Laura, dal canto suo, era una donna orgogliosa e non aveva intenzione di implorare l’aiuto ad una persona tutta d’un pezzo come il suo capo, una persona, a suo dire, di grandi valori, che crede che i soldi vadano guadagnati, così come il rispetto.

Alla fine, vista la mancanza di alternative, Laura accettò di fare un tentativo. Ci tenne però a precisare che la causa di tutto ciò ero io e che avrei dovuto darmi da fare per trovare un lavoro al più presto e che non avrei più dovuto fare il coglione e farmi lasciare a casa.

LA RICHIESTA

Quella sera, Laura non aprì bocca per tutta la cena, che essendo io a casa le feci trovare già nel piatto. Malgrado io insistessi ad avere informazioni sul colloquio, lei si limitava a ribattere nervosamente di essere lasciata in pace.
Alla fine, durante il caffé, finalmente parlò:

– M’ha detto che in vista dell’anno prossimo, hanno previsto dei tagli e che probabilmente a giorni dovrei ricevere la disdetta del contratto. –

Rimasi interdetto. Invece di darle un aumento, stavano per lasciare a casa anche lei…

– Ma gli hai parlato della nostra situazione? – mi informai.
– Sì, l’ho pregato di fare qualcosa, gli ho anche proposto di prendermi carico di tutto lo straordinario in nero, ma niente –

Di nuovo, in silenzio fissavamo le tazzine vuote davanti a noi.

– Dovremo cercarci un appartamento più piccolo – dissi io, quasi fra me e me. Passarono ancora alcuni minuti, nessuna risposta, poi riprese, senza alzare lo sguardo:

– Mi ha però fatto una proposta alternativa… –
– Quale? – chiesi.
– Io gli ho detto che avrei fatto qualsiasi cosa per non perdere il posto di lavoro in un momento come questo. Non volevo più discutere dell’aumento, solo conservare il posto di lavoro… Gli dissi che avrei fatto anche le pulizie se necessario… –
– Sei un tesoro… apprezzo tantissimo… – e le presi una mano fra le mie.
– A quel punto mi ha ordinato di spogliarmi… –

Quel figlio di puttana! L’avrei preso a calci nel culo…

– Cooosa??!! E tu? –
– Io gli ho detto che era un porco, mi sono alzata e ho girato i tacchi –
– Brava! – mi complimentai – Domani vado ad aspettarlo fuori dalla Banca quello stronzo… –
– E poi?… Così io rimango senza lavoro e tu finisci pure in galera? Io penso che domani dovrei andarlo a trovare io… –
– Ma cosa dici!? Ti vuoi prostituire per un posto di lavoro?! –
– No, voglio salvare la mia famiglia dalla rovina e salvare il culo anche a te, visto che tu non sei in grado! –

… e non potei fare a meno di notare una evidente nota stizzita nel suo tono. Mi fermai un po’ a meditare su quanto aveva appena detto. Non sapevo cosa ribattere, quindi dissi quello che mi dettava il cuore:

– Ma non puoi… –
– Eh… tu potevi mandare a fare in culo il tuo capo quando ti ha ripreso per essere arrivato tardi al lavoro? Sentiamo, come paghiamo l’affitto e tutto il resto a fine settimana, quando siamo già sotto con le carte di credito e in ritardo di due affitti? –

Aveva ragione, ma per me era inconcepibile che mia moglie si facesse vedere nuda dal suo capo solo per mantenere il posto di lavoro. Quindi glielo feci presente prima di andarmene a guardare la tele in sala:

– Beh, a me non va che quel maiale ti veda nuda e non capisco cosa ti prenda. Domani non andrò solo perché rischierei di fare una strage, ma vedi di gestire la cosa. –

Uscii dalla cucina e con la coda dell’occhio vidi lei che andava in camera da letto dietro di me. Io rimasi in sala a guardare un po’ la televisione.

LA NEGOZIAZIONE

Attesi questa sera con trepidazione. Come sarà andata la giornata? Sarà riuscita Laura a preservare il posto di lavoro? Quel porco l’aveva ancora molestata? Non tardai a scoprirlo. Questa volta, appena entrata, iniziai a interrogarla:

– Allora, novità? –
– Sì, ho il contratto prolungato e ho avuto l’aumento. Puoi stare tranquillo. –
– Fantastico… Ma mica ti sarai mostrata nuda a quel porco… –
– Tu cosa credi? – mi rispose quasi retoricamente.
– Mah… cazzo… –
– Sono andata da lui, m’ha detto che era contento di vedermi e mi ha chiesto se volevo continuare la discussione. Io dissi di sì, e lui per tutta risposta mi ha ordinato di spogliarmi. Senza che mi spogliassi, mi avrebbe fatta allontanare. –
– Quel maiale, quel segaiolo guardone… –
– Aspetta. Io mi sono spogliata e sono rimasta lì in piedi, immobile. Lui si &egrave alzato, mi ha fatto un paio di giri intorno squadrandomi e poi ha iniziato a toccarmi il sedere, il seno, il bacino. –
– Cooosa!!?? Ma io l’ammazzo! –
– Stai zitto e ascolta – mi interruppe spazientita – mi ha chiesto se sapessi succhiare i cazzi, se l’ho già preso nel culo e domande del genere, dopodiché m’ha fatto accomodare sulla poltroncina e mi ha detto che lui stava cercando una segretaria, e che io avrei potuto avere quel posto. Tuttavia, doveva essere chiaro che mi sarei dedicata a quel lavoro anima e corpo. Avrei dovuto fare tutto quello che mi diceva senza mai obiettare e senza mai farlo attendere, sia dentro che, quando serviva, fuori dagli orari lavorativi. M’ha anche detto che ero libera di non accettare, non voleva fare alcuna pressione e lui, da parte sua, avrebbe preso atto di qualsiasi mia decisione. –

Durante l’ultimo pezzo, mi sembrava di sognare. Mi fischiavano le orecchie, mi ronzava il cervello… ero stordito.

– Laura, credo che la cosa migliore… –
– Per concludere, l’ho ringraziato dell’opportunità e gli dissi di mettermi pure alla prova. Lui m’ha detto che non era al momento necessario, di rivestirmi e di uscire. Ed ora, eccomi qua, con un lavoro sicuro e un bell’aumento di mille euro al mese. –

Non dissi nulla. In fondo, non potevo negare che con quei mille euro avremmo pagato l’affitto e nel giro di qualche mese, quando avrei trovato di nuovo lavoro io, si poteva mandare a fare in culo (o denunciare) quel maiale e lasciarci questa brutta storia alle spalle.

L’abbracciai, mi misi a piangere per la tensione e me ne andai in sala a vedere la televisione. Lei si fece una doccia e se ne andò a letto.

IL PRIMO GIORNO DA SEGRETARIA

Quando arrivò a casa la sera, mi feci raccontare la giornata nei minimi particolari. Da un lato avevo paura a chiedere, dall’altro pensai che più fossimo stati aperti l’uno con l’altro in questo momento di difficoltà, meno fantasmi ci saremmo portati dietro in futuro.

– &egrave stato interessante. A parte il rispondere al telfono e preparare caffé, ho accompagnato il dottor Maraini ad un pranzo con un grosso cliente. Per l’occasione siamo andati in via Montenapoleone a fare shopping e mi ha comprato un vestito e delle scarpe da urlo… ha speso più di duemila euro… –
– Cazzo… Li avessi io quei soldi da buttar via così… –
– Ma che buttare via, vedi che non capisci un niente… Era un pranzo fra due vertici di grosse aziende ed entrambi avevano un’accompagnatrice degna della situazione e del locale. Comunque hanno parlato di affari e io ho preso nota di tutto, dopodiché rientrati in ufficio gli ho preparato un amaro e mi ha chiesto di succhiargli il cazzo mentre lo beveva. –
– Ecco… lo sapevo! Quel maiale! –
– Roby, &egrave il mio nuovo lavoro, lo sapevi, non rompere. –
– Come ce l’ha? –
– Mah, normale… –
– Come normale… &egrave grosso? &egrave più grosso del mio? &egrave circonciso? –
– Va bene… &egrave molto grosso e non &egrave circonciso. Devo dire che ho fatto un po’ di fatica a farglielo rizzare sai… alla sua età… ma quando &egrave diventato duro era impressionante. Sembrava un totem. –
– Dov’&egrave venuto? – chiesi, sperando che la risposta fosse diversa da quella che evidentemente mi aspettavo.
– Beh, con un vestito da più di duemila euro e un tappeto che non oso immaginare quanto costi, dove vuoi che sia venuto? Comunque &egrave stata dura ingoiare tutto, ha due coglioni che sembrano quelli di uno stallone diciottenne… Comunque, una volta ingoiato tutto e ripulito il suo cazzo, ho dovuto redarre un protocollo dell’incontro e farglielo avere. &egrave stato davvero interessante. Gliel’ho consegnato prima di uscire, speriamo che vada bene… domani saprò, &egrave stato il mio primo compito. –

Non sapevo che dire. Da un lato ero contento per la sua carriera, dall’altro sapevo come se la stava guadagnando. Quello che mi colpiva, era che a lei sembrava tutto così normale…

IL VIAGGIO

Il secondo giorno del nuovo lavoro di mia moglie, mi arrivò a metà mattinata una telefonata da mia moglie, ma essendo sotto la doccia, non udii nemmeno la suoneria. Quando me ne accorsi era ormai mezzogiorno ma, richiamando, mi accorsi che il suo cellulare era spento o fuori rete. Verso le tre del pomeriggio, mi chiamò di nuovo Laura:

– Roby, sono a Londra, siamo dovuti partire per un urgenza, penso torneremo domani in mattinata –
– Ma non ti sembra di esagerare? Io cosa dovrei dire? – risposi stizzito.
– Roby, &egrave lavoro, tu ce l’hai un lavoro? E comunque per guardare la televisione la sera cosa cambia se io sono a letto o a Londra? Dai, a domani. Ciao! – e appese.

Cosa centrava la battuta sulla televisione? Non mi sembrava che lei cercasse granché il contatto, non mi sembrava di farle mancare niente… Mah. Non ci pensai e tornai a guardare il mio telefilm. Probabilmente ci saremmo comunque sentiti in serata almeno per sapere come andavano le cose e salutarci.
Verso l’una di mattina, vedendo che lei non chiamava, le mandai un SMS. Alle due nessuna risposta. Provai a chiamare e mi rispose con voce stranamente sveglia per l’orario in questione:

– Pronto? –
– Ciao… pensavo mi avresti chiamato… –
– Scusa, non mi sembrava fossimo d’accordo che ti avrei chiamato… –
– No vabbé, magari avevi voglia di sentirmi, che so… non ce l’hai? –
– Sì sì, come stai? –
– Vabbé, che fai di bello? Non mi sembra stessi dormendo… –
– No, infatti. Qui &egrave bellissimo, siamo nel privée della sauna dell’albergo, che ci gustiamo un bel Martini. &egrave tutto così incredibile! –
– In che senso il privée? –
– Beh, c’&egrave la sauna pubblica, per tutti i clienti, e ci sono dei piccoli privée che puoi affittare per startene un po’ in disparte, nudo e, volendo, con spettacoli dal vivo con donne o uomini. Dovresti vedere che lusso! –
– Siete lì nudi? Ti sta pure facendo vedere le danzatrici? –
– Sì, ma anche i danzatori. Ci son qui due ballerini sudamericani, che fanno come delle danze tribali interamente nudi. Vedessi lui che fisico, e come prende e fa girare la ballerina. E vedessi che mazza… –
– Ma se mi hai detto sempre che le dimensioni non contano! –
– Già, non contanto. Ora ti devo lasciare che il ballerino mi ha invitato a ballare. A domani, ciao! – clack. Fine.

Ero incazzato come lo sono stato poche volte… inutile negarlo, io ero qui, disoccupato, a tirarmi le seghe al mio misero cosino mentre mia moglie era in giro per il mondo a divertirsi facendosi scopare da chiunque. L’indomani le avrei fatto un discorsetto.

IL RITORNO

Quando arrivò a casa la sera, quasi non la riconobbi: aveva tagliato i capelli stile “Valentina Crepax”, aveva vestiti elegantissimi che non le avevo certo comprato io, ed era raggiante, sembrava pure ringiovanita. Partii subito:

– Porca troia, ma ti sembra la maniera? Un conto &egrave un sacrificio per superare un periodo difficile, un conto &egrave andare in giro a scoparsi i negri per divertimento… –
– Senti, non mi rompere, ieri sera in sauna abbiamo parlato anche di te e dei tuoi problemi. Sappi che ti ha già coperto il buco della carta di credito e mi ha pagato l’affitto di questo mese in più del normale stipendio. –
– Uhm… avete parlato di me? E cosa gli hai detto? –
– Beh, mi ha chiesto se ero felice con te, se eri un giovanotto prestante, se mi scopavi bene… –
– E… –
– E niente. Gli ho detto che non mi scopi da almeno un mese, che sei sempre davanti alla tele e che purtroppo ce l’hai piccolo. Per lo meno, mosso a pietà, ti ha risolto tutti i problemi… dovresti ringraziarlo… –
– Cooosa!? Gli hai detto che ce l’ho piccolo e non ti scopo!? –
– Sì, &egrave una bugia? –

Mi girai e uscii a farmi un giro per non tornare fino a notte fonda, quando Laura dormiva già. Mi avvicinai, la svegliai e iniziai a massaggiarle il sedere e il seno. Lei, svegliandosi un pochino, mise una mano dietro a palparmi il pacco, quindi, con una specie di sbuffo mal celato, mi disse che fra poche ore si sarebbe dovuta alzare e di lasciarla dormire. Io risposi:

– Sì ma poi non dire che non ti scopo mai…, buona notte… –

IL CONFRONTO

Quella sera decisi di aspettare il dottor Maraini fuori dalla banca e seguirlo a casa, per poi dirgli due paroline. Verso le 4 di pomeriggio, lo vidi uscire e salire su una BMW serie 6. Lo seguii e una volta arrivato al cancello di casa, lo affiancai e gli dissi:

– Dottor Maraini, scenda dalla macchina che le devo parlare. –
– Mi scusi, con chi ho il piacere di… – rispose lui senza scomporsi.
– Sono il marito di Laura, non faccia il finto tonto! –
– Ah… ma la prego, entri pure con la sua auto e posteggi dietro la mia. Le offro volentieri un aperitivo. –

La sua educazione mi lasciò spiazzato, decisi di accettare. Forse era un uomo ragionevole dopotutto e magari si potevano sistemare le cose. Una volta posteggiata la macchina, ci ritrovammo uno di fronte all’altro e notai subito che, nonostante la sua cinquantina d’anni, era molto alto, robusto e in forma. Mi diede la mano e mi invitò a seguirlo in una villa principesca. Una volta arrivati in un salotto gigantesco, arredato in stile minimalistico lasciando molto spazio aperto, versò qualcosa a cui non prestai attenzione in un bicchiere e lo posò su un tavolino. In quel mentre, arrivarono due domestici che avevano quasi l’aria del buttafuori. Si piazzarono agli stipiti della porta del soggiorno, in attesa probabilmente di ordini. Il dottore esordì con una cordialità estrema:

– Prego, &egrave un ottimo Wisky, lo faccio arrivare dall’Irlanda io stesso. Comunque, di cosa mi voleva parlare? –
– Beh, come di cosa? Di quello che succede con mia moglie… – risposi un po’ spiazzato dal tono garbato che aveva preso la discussione.

Ero andato la quasi per picchiarlo, e ora stavamo discutendo da persone civili, non ero preparato!

– D’accordo. Mi dica quindi. –

Di nuovo, rimasi spiazzato… come mi dica? Era tutto ovvio nella mia mente, questa storia doveva finire, ma non sapevo da dove iniziare.

– Beh, questa storia non può andare avanti così. – esordii un po’ fiaccamente.
– Capisco. Sua moglie mi può tranquillamente far avere una lettera di dimissioni domani stesso. Provvederò comunque al versamento di 6 mensilità e le farò redarre un’ottimo certificato di lavoro. Posso fare qualcosa di più? –

Rimasi impietrito. Non era certo questo che volevo. D’altronde, aveva perfettamente ragione. La storia con mia moglie esisteva perché noi ne avevamo bisogno, per lui, l’una o l’altra faceva probabilmente poca differenza.

– Non può dimettersi ora… abbiamo bisogno di quel lavoro… – mi lagnai.
– Bene, allora sappia che sono molto contento di sua moglie e può considerare l’impiego presso la nostra banca come sicuro. Qual’&egrave il problema? Vuole più soldi? – mi propose.
– No beh… vorrei che non dovesse farsi scopare per guadagnarsi da vivere… – risposi timidamente.
– Capisco, tuttavia sua moglie mi sembra apprezzi le condizioni lavorative. Mi sembra di capire che si sia gettata a capofitto nel lavoro in quanto vi trovi delle soddisfazioni che le mancano nella sfera privata, se capisce quello che voglio dire. –
– A Laura non manca niente, glielo posso assicurare! – risposi offeso.
– Beh, se posso esprimermi francamente, da quello che mi ha riferito Laura sulla sua prestanza fisica e, mi permetta, le ridotte dimensioni del suo pene, penso le manchi qualcosa, per esempio un uomo, mi permetta. –
– Ma come si permette? Cosa ne sa lei delle nostre questioni private? – obiettai con forza.
– Senta, se qualcuno deve finire questa, come la chiama lei, storia, quella &egrave sua moglie. Io le darò una buonissima uscita, delle ottime credenziali e sei mesi di stipendio, più di così non so che fare. Gliene parli e ora, per cortesia, mi lasci solo che ho da fare. Addio. –

Uscii più confuso di prima. Durante tutto il viaggio di rientro, pensai cosa dire a mia moglie, e verso la fine, ritenni di chiederle di licenziarsi: in sei mesi, avrei di sicuro trovato un lavoro.

Arrivato a casa, riferii dell’incontro:

– Ciao Laura, oggi ho incontrato il dottor Maraini e… –
– Cosa!? Cosa hai fatto tu? Ti ha cercato lui? – si incazzò subito.
– No beh… sono andato io da lui… –
– Ma sei diventato scemo?! Cosa hai combinato? –
– Calma, non &egrave successo niente… Abbiamo parlato un po’ e ho avuto anche occasione di riflettere su questa storia. –
– Tu non devi riflettere, tu devi stare zitto e cercarti un lavoro. Tutto questo &egrave iniziato perché tu sei un lazzarone di merda e hai una volta di più perso il già misero lavoro che avevi… Quindi non me ne frega un cazzo delle tue riflessioni. Spera solo che il dottore non sia incazzato con me adesso per ‘sta storia qui! –

Quella notte, Laura non chiuse occhio. Era nervosa, incazzata e continuava a pensare a come comportarsi l’indomani. Provai a consolarla ma si rifiutava di farsi anche solo toccare, arrivando persino a dire:

– Aveva ragione mia madre a dire di non sposare un perdente come te… –

Decisi di lasciar passare la notte…

FINALMENTE UN LAVORO!

L’indomani, durante la mattinata, ricevetti una telefonata alquanto inaspettata. Era Laura che mi diceva quanto segue:

– Senti, ieri sei piaciuto al dottor Maraini. Ha detto che sei uno con le palle e al contempo hai affrontato la situazione da signore. Ti propone quindi un posto di lavoro nel suo staff. &egrave un’occasione da non perdere e ti dico già che non puoi rifiutare: sarebbe un posto finalmente sicuro e di molto al di sopra delle tue più rosee aspettative! –

Rimasi basito: quello prima mi scopa la moglie, poi mi offre un posto di lavoro? Evidentemente aveva riflettuto su quanto gli avevo detto il giorno prima e ora voleva mettere una pezza e farsi perdonare. Tuttavia dovevo ammettere che egli aveva saldato ogni nostro debito e ora mi offriva un posto di lavoro che sicuramente mi avrebbe permesso di guadagnare più che dignitosamente. Decisi di accettare:

– D’accordo. Sono contento che questa brutta faccenda si sia conclusa così. Come facciamo per il crontratto? Devo passare? –
– No, non &egrave necessario. Tanto sarò io a redarre il contratto per la nostra parte, mi occupo io di tutto, tanto tu non ci capiresti niente comunque… Stasera te lo porto a casa da firmare, a più tardi… –
– Grazie amore! Ti amo tanto! –

Aveva già appeso… pazienza. Probabilmente stava già lavorando al mio contratto, il contratto che ci avrebbe finalmente dato un po’ di stabilità e, di conseguenza, serenità.
Finalmente arrivò sera e, verso l’ora di cena Laura arrivò e subito mi presentò il contratto da firmare. Le chiesi se avesse già controllato tutto e di quanto fosse lo stipendio. Mi disse che era tutto a posto e che lo stipendio sarebbe stato adeguato, ma ancora da negoziare nei dettagli. Firmai. Non appena ebbi firmato, Laura con un grande sorriso mi diede un bacio sulla fronte e mi disse che doveva uscire per cena e che sarebbe tornata più tardi.

Non era certo il tipo di serata che mi aspettavo visto l’evento ma ero felice lo stesso. Chiamai mia madre e diversi amici, dando la buona notizia ed incassando diversi complimenti e incoraggiamenti. Laura rincasò poco prima della mezzanotte, cosa che mi fece alquanto incazzare. Ero tentato di chiederle se si era vista ancora col dottore, ma lei mi anticipò dichiarandosi stanchissima e che avrebbe dormito subito. Messaggio recepito.

IL MIO PRIMO GIORNO

Arrivai in banca insieme a mia moglie, e fu alquanto imbarazzante in quanto tutti sapevano o immaginavano qualcosa fra Laura e il dottor Maraini e fui accolto da sorrisini e un gran vociferare. Mia moglie sembrava non curarsene e mi condusse direttamente nell’ufficio del dottore, il quale mi accolse con estrema cordialità:

– Oh, ma buongiorno Sig. Rossi, si accomodi, sono contento che abbia deciso di iniziare da oggi! Complimenti anche per il coraggio dimostrato nel firmare un contratto come quello da noi proposto. D’altro canto, l’avevo già inquadrata durante il nostro breve ma intenso incontro… –
– In che senso un contratto come quello da voi proposto? – Chiesi.
– Beh, un contratto che la lega alla nostra società per 5 anni senza diritto di licenziarsi, se non dietro una penale che non potrà pagare nemmeno in un’intera vita di onesto e duro lavoro… –
– Laura! – interruppi – cosa mi hai fatto firmare? –
– HAHA – mi derise lei – Non ti ha insegnato la mamma a leggere prima di firmare? A proposito, oggi sarà arrivata a casa la mia richiesta di divorzio. Ti consiglio di firmare anche quella celermente, onde evitarti problemi che neanche ti puoi immaginare! –
Ero stordito… Mi stavano facendo uno scherzo? Ero passato da uno stato di euforia dovuta al nuovo lavoro, vicino a mia moglie, ad uno stato di shock.

– Ma amore… –
– Amore sto cazzo, io per te d’ora in avanti sono la Signora Bellini. Tu sei stato assunto come mio aiutante e quindi vedi di portarmi rispetto. Ti &egrave chiara la situazione o ci vuoi pensare con calma qualche minuto? –

Mi sembrava di vivere un incubo. Non riuscivo nemmeno a parlare. Fu il dottor Maraini a prender la parola, mettendomi paternalmente una mano sulla spalla:

– Senti, in pratica, sei in nostro totale potere. Devi accordare il divorzio altrimenti noi faremo pervenire alla magistratura le foto trovate sul tuo computer. Non ti puoi licenziare da qui perché finiresti in strada sommerso dal debito della penale. Non ti puoi far licenziare apposta perché scatterebbe comunque la penale. Già da tempo, tra l’altro, la casa &egrave diventata di Laura… brutto vizio quello di firmare senza leggere… In pratica, tu non hai niente, e devi lavorare per noi, considerati pure nostro schiavo se ti &egrave più semplice da capire. –

Dopo una breve pausa ad effetto, continuò:

– Tieni una monetina, vai a farti un caffé e riflettici sopra. Ci vediamo qui fra 15 minuti esatti. Vai –

Uscìi come un’automa e mi diressi verso la macchinetta del caffé in fondo al corridoio che mentre traversavo mi giungevano risatine e un vocio di sottofondo che nel mio stato non riuscivo a decifrare. Feci giusto in tempo in tempo raggiungere la macchinetta che un messaggio da un altoparlante mi scosse:

– Il Sig. Rossi si rechi immediatamente nell’ufficio del Dottor Maraini. Il Sig. Rossi dal Dott. maraini, immediatamente. –

Era mia moglie. Ormai, essendo giunto fino alla macchinetta e per giunta su ordine del Dott. Maraini, decisi di prendere il caffé: un minuto in più che differenza avrebbe potuto fare? Beh, mia moglie non la pensava così. Appena rientrato nell’ufficio mi disse:

– Come al solito non ci siamo capiti: te ne vuoi andare e pagare 5 milioni di euro di penale? Dimmi sì o no, pezzente. –
– No… ma che c’entra… –
– Vuoi pagare un avvocato per mettersi contro il Dott. Maraini per cercare invano di salvare il tuo inutile culo? –
– Ma io sono arrivato quasi subito… –
– Il quasi qui non esiste. Inginocchiati. Subito! –

Non sapevo che fare… Il tono di Laura non lasciava alternative: o mi inginocchiavo o avrei trasgredito e non ero ancora pronto ad affrontare la situazione. Mi inginocchiai, un po’ anche per guadagnare tempo, stando al suo gioco.

– Bravo, ora chiedimi scusa mentre mi baci i biedi. –
– Ma Laura! – protestai…
– Ma questo &egrave deficiente – disse lei rivolta al Dottore. – Non ha ancora capito chi sono… –
– Ma Sig.ra Bettini… –
– Senti, qualsiasi frase ti inventi, deve essere una frase di scuse che mi convinca a non trattenerti diciamo un centinaio di euro da questa busta paga per negligenza, come da contratto… chiaro? –

Cazzo, anche quello c’era nel contratto? In pratica se non ubbidivo imediatamente a qualsiasi loro capriccio, non avrei nemmeno avuto di che vivere quasi.

– Mi scusi Sig.ra Bettini, sono arrivato tardi –

E così dicendo le baciai entrambi i piedi. La Sig.ra Bettini quindi continuò:

– Vedi, noi non siamo quel tipo di persone grette e sadiche che godono a far del male alla gente. Noi non vogliamo punirti in continuazione. Tutto quello che vogliamo &egrave uno schiavo fidato, cosciente della sua posizione, che ci serva con dedizione e ci adori come esseri superiori, come suoi padroni. Capisci? –

Aveva una strana tenerezza nella voce ed aveva preso ad accarezzarmi una guancia col suo piedino scalzo.

– Sì… –
– Mi ami ancora? – mi chiese poi inaspettatamente Laura.
– Più di ogni altra cosa al mondo! – risposi io.
– Bene – e mi sorrise. – Questo ti faciliterà di molto la vita. Dovrai amarmi come non mi hai mai amato prima, dovrai venerarmi. E vedrai che imparerai ad adorare anche il dottore… –

Non so cosa mi prese, ma d’istinto chiesi:

– E tu mi ami? –

Laura, con un sorriso ironico ma con infinita dolcezza disse:

– Nemmeno un po’… In realtà, dopo tutti gli anni passati a sopportarti, servirti e masturbarmi in segreto per ricordarmi com’era un orgasmo, ora provo un piacere immenso nel vederti lì ai miei piedi, nel posto che meriti. Vedrai che nel corso dei prossimi anni, avrai modo di sdebitarti ampiamente… –

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