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Racconti di Dominazione

La Camionista

By 29 Maggio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Era tutta la mattina che stavo sulla strada, senza che nessuno mi avesse tirato su. Ogni tanto sventolavo il mio pollice, ma senza risultati. Così mi ero fatto quasi mezza di quella statale. Stavo perdendo le speranze quando un grosso tir grigio e azzurro si fermò ai bordi della strada. Lo raggiunsi correndo nel caldo dell’asfalto. Dopo qualche secondo una fessura dal finestrino si aprì e una musica techo invase l”aria. Quando la musica si abbassò lentamente una voce da dentro disse: ‘Dove stai andando?’
‘Oh, da qualsiasi parte per me va bene.’ Risposi.
‘Salta su allora’. Salii sopra e mi sedetti su una poltroncina di pelle morbidissima. ‘Grazie’ dissi. Dentro c’era una piacevole,fresca temperatura. L’abitacolo del camion era addolcito da un buon profumo che non riuscivo a decifrare. Tutto aveva un aspetto pulito e ordinato. Un teschio da pirata di peluche dondolava sotto lo specchietto retrovisore. Un frigobar lasciava intravedere delle birre e della coca light. ‘Vuoi bere?’ mi chiesi. Fu allora che guardai. L’autista era una donna che mi osservava divertita. Indossava una camicia a scacchi con le maniche arrotolate e dei jeans sdruciti come si addiceva ad un vero camionista con tanto di bandana al polso,ma sotto la camicia un seno generoso e in evidenza spuntava con una bellezza materna. Era una donna. Il volto era piuttosto duro e mediocre ma delle labbra carnose dipinte di rosso e degli occhi truccati di azzurro riuscivano comunque a darle un tocco di femminilità. ‘grazie ‘ risposi alla fine ‘ vorrei una birra’ ‘Serviti!’ mi disse e riprendemmo la strada. Bevvi un sorso e dissi: ‘Ottima, ci voleva. Grazie mille sei molto gentile. Io sono A. e tu come ti chiami?’
Rise e dopo un attimo rispose: ‘Rita.’ Quindi aggiunse: ‘Aprimene una anche a me e raccontami qualcosa di te. Ho voglia di sentire parlare qualcuno che non sia la radio. Sono due giorni che guido e devo essere a M. per domani pomeriggio.’
Presi a raccontarle qualcosa di me. Quando mi fermavo, lei faceva qualche domanda e mi esortava a continuare. Bevemmo altre 2 birre. Io parlavo e lei annuiva o rideva ai mie racconti. Dato che non avevo avuto una vita tanto interessante che non potesse stare in una conversazione di più di dieci minuti, presi a inventarmi storie. Anche le più assurde. Rita mostrava di apprezzare e io ci detti sotto, sparando stupidate a non finire. Dopo un paio d’ore di viaggio, Rita si fermò in un autogrill e mi disse che andava a mangiarsi qualcosa perché le era venuta fame.
‘Penso che ti aspetterò qui fuori dal camion. Non ho molta voglia di mangiare.’ In realtà avevo pochi soldi in tasca e volevo conservarmeli per quando saremo arrivati da qualche parte. Lei sorrise e poi mi fece: ‘Dai, scommetto che un panino ti va. Offro io, non preoccuparti, si vede che sei un morto di fame’. Provai una punta di vergogna nell’udire quelle parole. Ma erano la verità.
‘No, grazie, non voglio approfittare.’
‘Dai, un panino non fa di te un approfittatore.’
Accettai e la segui dentro. Pagò una cotoletta alla milanese e mi dette lo scontrino. Io vado a mangiare di là, fece indicando il ristorante.
‘Quando hai finito raggiungimi’.
Mangia il mio panino con calma e poi andai al ristorante. Rita stava seduta da sola in fondo. Aveva terminato della pasta e un petto di pollo bevendoci sopra due birre. ‘Vanne a prendere un’altra’ mi ordinò quando mi vide arrivare, alzando una delle bottiglie vuote. ‘E delle patatine ‘aggiunse. Lo feci e mi sedetti di fronte a lei.
‘Meglio?’
‘Sì, grazie. Avevi ragione, morivo dalla fame.’
Bevemmo la birra e poi ripartimmo. Viaggiammo per almeno tre ore e mezza prima di fermarci di nuovo per il rifornimento. Quando ripartimmo Rita disse: ‘Io guiderò fino a T. e lì mi fermerò per la notte. Se vuoi ti lascio in qualche cittadina dalle parti di B. altrimenti puoi dormire qui e domani venire con me fino a M. e lì fare come ti pare. Io me ne rimarrò un po’ a riposare in casa prima del prossimo viaggio.’
Feci un rapido calcolo delle opportunità:farmi lasciare a T. da solo,con pochi soldi e senza una meta era ciò che di cui non avevo bisogno,mentre approfittare dell’ospitalità di Rita, per quanto sfacciata fosse la cosa, mi offriva la possibilità di risparmiare e tirare avanti ancora un po’.
‘Accetterei volentieri, se non disturbo.’
‘Quale disturbo. Mi fai compagnia.’
‘Posso sdebitarmi in qualche modo?’ chiesi.
Le ci pensò su e poi disse: ‘ potresti dare una pulita all’appartamento. Sarà un immondiziario, sono alemno venti giorni che non ci torno e l’ultima volta ho dato una festicciola prima di partire. Non so se intendi!?’ non intendevo, ma mi pareva uno scambio giusto.
Guidò fino a T. dove ci fermammo in una zona residenziale molto anonima. Mi fece strada nell’appartamento.Era come diceva: ridotto uno straccio: sporco, vestiti ovunque, bottiglie di birra e wisky sparse per terra.
‘Puoi sistemarti in quella camera là in fondo. Vado a farmi una doccia e stendermi un po’. Dai una pulita e poi ordina delle pizze e delle birre. Almeno una dozzina. Questi sono i soldi. Là c’&egrave il numero del runner pizza: per me salame e cipolla e del gelato alla fragola.’ Mi cacciò 50 euro in mano, sorrise e se ne andò in un’altra stanza. Certo non potevo che fare quello che aveva chiesto, specie in quel modo. Così mi detti d’affare per rimettere in sesto quel posto(per fortuna molto piccolo), detti il cencio sul pavimento, pulii il bagno, portai fuori la spazzatura e passai l’aspirapolvere in giro. Tutto sommato feci piuttosto in fretta, così mi stesi un’oretta sul letto e dormii. Dopo la doccia ordinai le pizze e il gelato e quindi svegliai Rita.
Quando avemmo finito di mangiare, lei si sedette sul divano a guardare la tv e bere birra.
‘Posso fare qualcosa?’ chiesi dopo una mezz’ora che Rita stava passando da un canale all’altro. Prese tempo e dette un’occhiata in giro. ‘hai fatto un buon lavoro. Bravo.Potrei assumerti come cameriere!’ rise forte. ‘Intanto vammi a prendere un’altra birra e poi mettiti di fronte a me.’ Feci come aveva chiesto. Bevve con calma e mi squadrava. Dopo alcuni lunghissimi minuti mi disse:
‘Togliti i vestiti e fammi vedere come sei messo’
Imbarazzato feci quello che aveva chiesto.
Rimasi in mutande.
‘Un fisico un po’ minuto per i miei gusti. A me piacciono gli uomini grossi.’
‘Mi spiace”balbettai.
‘Ma amo le donne graciline. Tu potresti essere una via di mezzo’mi eccita questa idea:mi sa che ho voglia di divertirmi un po’ con te stanotte. Come? potrei sfondarti il culo col mio strap-on. Che ne pensi. Sei mai stato sodomizzato da una donna?’
‘No. E neppure da un uomo.’
‘Ancora vergine? Favoloso. La cosa si fa ancora più interessante.Umh.Avvicinati, fammi sentire il tuo culetto da verginella ‘ mi palpò il sedere e poi ci rifilò 2 sonori schiaffoni -. L’idea di prenderti da dietro per la prima volta mi mette subito di buon umore. ‘ E mi sculacciò ancora – . Vai nella mia camera e prendi la borsa nera sotto il letto. Sbrigati!!’
Lì per lì fui tentato di dirle di no. Avevo paura e mi sentivo umiliato. Ma dopo qualche secondo corsi in camera di Rita. Portai il sacco di là. Dentro c’erano dei cazzi finti, un vestito di pelle e un cappello nero. Corsi trafelato di là, mentre sentivo il pene tirarmi nei pantaloni.Rita si mise il cappello e poi iniziò a indossare una camicetta senza maniche di pelle e si tolse i jeans per indossare delle mutande leopardate sopra le quali mise lo strap-on. Era una figura maestosa e brutale. Era più bassa di me,ma mi sovrastava, tenevo lo sguardo basso e mi sentivo in sua balia. Dominato e bloccato dal suo potere. Mi colpì in faccia con un manrovescio.
‘Inginocchiati e prendilo in bocca!!’ ordinò sventolandomi il cazzo finto davanti. Mi inginocchiai e allungai la mano verso quell’affare. Quindi lentamente lo avvicinai alla bocca e presi a ciucciarlo.
‘Ma che fai, stupido ‘ uno schiaffo ‘ infilatelo dentro,deficiente!!’ e mi afferrò per la nuca e mi conficcò quella bestia in gola.
Mi sforzai per non vomitare. Cercai di liberarmi, ma Rita mi tenne stretto e prese a pompare la mia bocca con forza e determinazione. Ero bloccato dalla sua stretta e sentivo la bocca penetrata da quell’affare. Aveva un odore falso ma deciso,mi sbatteva nella parete e Rita rideva e gemeva simulando un pompino vero e proprio. Cercai di succhiarlo meglio,ma lei non si faceva sfuggire il gioco di mano. Mi colpiva in faccia con la mano libera e mi apostrofava: ‘Troietta del cazzo,prendilo tutto!!’ ero senza fiato e prigioniero. Andò avanti per un po’ quindi mi ordinò: ‘Mettiti carponi e spingi in fuori il culo!’ .Ripresi fiato e mi voltai. Una raffica di sculaccioni mi investì: ‘Muoviti troietta, non abbiamo tutta la notte e voglio farmi questo culetto, adesso’. Mi ficcò un dito in culo facendomi urlare. ‘Piano, piano, ti prego!’ ‘Zitta, troia, apri il culo sarà meglio per te’ sputò sul mio ano un paio di volte quindi rintrodusse il dito forzandomi. Sentii come uno strappo e un senso di piacere. Allargati mi ordinava e spingeva il suo dito più in dentro. Forzò. Continuò. Penetrò. Mi accorgevo che andava avanti dentro il mio buco del culo, ‘ Brava, eccoti servita’ e spinse più forte, più avanti. Tolse il dito e ci sputò ancora. ‘un po’ di saliva ti farà bene!’ sputò a lungo,quindi di colpo ficcò ancora il dito con rabbia ma anche con il fare di chi &egrave abituata. ‘Sapessi quanti me ne sono fatti di verginelli come te!’ mi disse come se avesse captato i miei pensieri. Il mio culo si allargava sotto la sua spinta decisa e sapiente. Passò a due dita e poi alternò pollice ed medio e indice messi insieme. ‘Ci siamo quasi, puttanella, fra poco sarai pronta per il mio cazzone gigante!’ Si alzò e frugò nella borsa. Mi mostrò un affare rosa a forma di cazzo stretto con una sorta di manico in fondo. ‘Adesso te lo allargo con questo e poi ti tromberò nel culo per tutta la sera!Pronto, troietta?’ Ero intimorito e non vedevo l’ora che ciò accadesse. Mi sculacciò. ‘Rispondi!’. Silenzio da parte mia, ero troppo impaurito e confuso. Altro sculaccione. Un terzo, un quarto. ‘Dimmi che vuoi che ti fotta e ti rompa il culo!’ sculaccione. ‘Sì’farfugliai’ ‘Cosa?’. Sculaccione. Silenzio. Sculaccione. ‘Sì!!’ urlai quasi in lacrime. ‘Dimmi lo voglio, sono la tua troietta della notte!’ Sculaccione. ‘Sì, lo voglio sono la tua troi” mi mancava la voce. Sculaccione. ‘Chi sei per me?’. Silenzio, due sculaccioni fortissimi. ”la tua puttana” ‘Bravo’. Sculaccione. Mi si avventò e ficcò quell’affare nel culo con rabbia. ‘Prendi questo intanto e dilata le chiappe, stupido!’ In un attimo mi sentii quella roba su per il culo e gemetti. Rita lo spinse avanti e indietro facendosi spazio, quindi lo piantò lì. Si mise di nuovo a trafficare con la borsa e tirò fuori della crema, la spalmò sul cazzo finto allacciato alle mutande e lo fece lentamente,ridendo, prendendosi tutto il tempo necessario. Alla fine ordinò: ‘Schiaffati con il culo per aria, stai rilassato e tranquillo mentre io ti scoperò fino a sfiancarti!!’ tolse l’affare che ci aveva messo prima sogghignando. Sputò sul mio buco del culo.
Feci quello che mi aveva detto di fare.
La punta dello strap on mi premette sull’ano.
Un dolore secco. Mugolai.
‘adesso ti rompo il culo troietta’
Spinse più forte e sentii entrare qualcosa.
Dolore.
‘Eccomi, dolcezza!’
Ancora un colpo.
Un altro.
‘Aprilo!!’
Cercai di rilassarmi.
L’affare si fece strada dentro il culo.
‘Eccomi, eccomi”.’ Gridava Rita eccitata.
Una sferzata lancinante. Uno strappo prolungato. Bang!

‘Ci siamo’oh se ci siamo’.
Sentii come aprirmi in due. Dolore. Rita mi afferrò i fianchi e affondò un colpo. Poi un altro. Poi un altro. Dentro. Era dentro. Mi teneva fermo con le mani e mi impalava. Cavalcava con forza e lo strap on mi andava e veniva nel culo come se fosse stato sempre lì dentro.
‘Whao, troietta come ti scopo!!!’
Mi teneva saldo, ogni tanto mi schiaffeggiava il culo per darsi slancio. Mi trombava come le veniva meglio.
Il dolore era fortissimo. Ma dopo un po’ inizia a sentire un piacere ruvido ma buono. Cercai di non resistere più a quel supplizio. Rita ci dava dentro e presi a rilassarmi veramente. Assecondai la sua chiavata e presto mi trovai a godere di quel farmi fottere.
Rita mi mollò due sculaccioni fortissimi:
‘Vedi, troietta come ti rompo il culo?l’ho tutto dentro,te lo saresti immaginato?’
Gemevo di piacere e mi sentivo posseduto da lei. Mi aveva. Mi teneva stretto e mi trapassava con lo strap on. Ci dette sotto. Sentivo spaccarmi il culo ma era divertente. Lei non mi mollava,spingeva, caricava, sbuffava,mi offendeva,mi inculava.
Andò avanti così per un po’, quindi si stancò. Tolse quell’affare e ci rinfilò il cazzo finto. Bevve della birra e ruttò. Si sedette. ‘fatti un giro per la stanza a carponi con il cazzo su per il culo,troietta!’
Avrei obbedito a qualunque cosa. Lo feci. Un giro,un secondo. Un terzo:
‘Bravo’ mi concesse. Il cazzo mi scivolò per terra e mi affrettai a raccoglierlo per porgerlo a Rita. ‘Ficcatelo in culo da solo e rimani per terra. Mi faccio una doccia e vado a letto. Quando mi sarò addormentata,potrai togliertelo e dormire anche tu. Domani riprendo il viaggio da sola. Mi aspetterai qui.’
Feci quanto aveva detto e solo quando si fu addormentata mi tolsi il cazzo finto dal culo e andai a dormire.
Quando mi sono svegliato l’indomani sul tavolo c’era una lettera di Rita.
“Hai 2 possibiltà. La prima &egrave di andartene. La seconda &egrave di restare alle mie condizioni. Mi sono divertita a fotterti ieri notte e voglio fare di te il mio ragazzo da strap-on. Parto per M.,torno fra una settimana. Fatti trovare lì e ti sfonderò di nuovo il culo col mio cazzo nero preferito. Sarai la mia puttanella e quella delle mie amiche. Usa i soldi che trovi nella busta per le provviste. Compra delle birre per me. Tieni pulita la casa. Non rispondere al telefono. Le mie amiche hanno le chiavi e possono venire quando vogliono.
Sono sicura che mi aspetterai.
Un bacio,puttanella. Rita.”

Fui scosso da un lungo brivido. Rimasi senza fiato e mi ritrovai accecato dall’eccitazione. Rilessi più volte la lettera dopo essermi seduto. Mi girava la testa,Rita voleva fare di me il suo ragazzo e al tempo stesso la sua puttana. Ero senza parole.
Dopo qualche momento di capogiro, mi alzai e mi feci una doccia. Come aveva capito subito Rita, di andarmene non se ne parlava. L’avrei aspettata.

I primi due giorni li passai al centro commerciale e in un paio di bar della zona. Il paese era deserto e per strada si incrociavano solo automobili e vecchi affaticati. La terza sera andai al cinema e poi a letto molto presto.
Fui svegliato di colpo da porte che si aprivano e risate. La luce accesa mi accecò e scorsi appena due donne a fianco del letto. ‘Svegliati, troia!! Rita ci ha detto che possiamo divertirci un po’ col suo nuovo ragazzo!’ riuscii a mettere a fuoco. C’erano 2 donne: una alta con dei riccioli biondi stile afro,l’altra molto più bassa in canottiera e lunghi capelli raccolti in una coda di cavallo. ‘Muoviti, fatti una doccia e corri qui, vogliamo sfondarti il culo’ ‘ disse la seconda ed agitò il cazzo finto legato in vita. Io ero paralizzato e farfugliai qualcosa. La più grossa mi fu addosso. Mi mollò uno schiaffone pesante e mi sputò in faccia:
‘Non hai capito quello che ha detto, Tina? Vogliamo divertirci con te,subito! Siamo delle amiche di Rita e abbiamo pieni poteri su di te!Ricordatelo!’
Mi schiaffeggiò di nuovo e mi scaraventò giù dal letto. Imparito e confuso corsi in bagno e mi chiusi dentro.
‘Adesso o te ne esci fuori pulito e remissivo, pronto a fare ciò che noi vogliamo oppure entriamo là dentro e prima te le suoniamo e poi ti violentiamo a sangue,fino a quando non sarai sfinito a terra. Scegli. E muoviti!’
Mi sentii male e mi girò la testa. Avevo una fifa terribile e temevo che quelle due sarebbero state capaci di sfondare la porta e riempirmi di botte. Scappare?ero nudo e non avrei saputo dove andare. Aprii piano la porta e sussurrai:
‘Un minuto. Arrivo.’
‘Bene, hai fatto la scelta giusta, puttanella”
Feci la doccia e mi presentai in camera in accappatoio. La bassa mi saltò addosso, mi afferrò le palle e mi buttò sul letto. Sempre tenendomi le palle mi mise una mano in faccia e mi sputò in bocca.
‘Sentimi bene. Ora ti darai da fare con la bocca su Lù, cerca di farla godere almeno un po’, mentre io ti scopo e siccome hai fatto lo stronzo prima,te lo prenderai tutto in culo senza neppure il gel,ma solo coi nostri sputi, chiaro?’
Annuii. Lù mi schiacciò nel letto, mi sollevò le braccia e ci mise 2 manette che poi legò al letto. Ero bloccato. Si piazzò a fianco a me e mi sollevò le gambe. Lù mi ficcò un dito in culo e prese a ravanare. Dopo il passaggio furioso di Rita era già molto largo,ma Tina sapeva come fare male e si godeva quel momento. Sputò due volte e Lù fece altrettanto,due colpi pieni e liquidi. Tina spinse la sua cappella finta contro l’ano e sputò ancora per farlo scivolare. Un colpo fortissimo,un nuovo strappo profondo,urlai, Tina mi premeva, Lù mi teneva le gambe alte, un altro colpo, un nuovo urlo, ancora, era dentro,la sentivo martellare. Tina si fece spazio e mi penetrò duramente. Un fuoco mi premeva e spingeva. La sentivo premere e godere di quel gesto, di quella violazione, di quel potere che mi infliggeva. Colpì e spinte. Il suo cazzo di gomma era dentro il mio culo e mi fotteva a suo piacere. Sì perché la sentivo trarre un piacere violento e rassicurante nel trombarmi a quel modo. Lù mi teneva in alto le gambe e si divertiva a vedermi contrarre la faccia e devastare dal dolore. Poi si alzò sul letto e premette la sua figa contro la mia faccia:
‘Datti da fare,tesoruccio’!’
Con fatica provai a leccare la figa di Lù,ma la posizione mi rendeva difficili i movimenti. Lei si accorse di ciò e mi afferrò la testa spingendola all’altezza giusta. Mi adoperai per soddisfarla come potevo,quasi soffocando, mentre lei spingeva la sua figa pelosa contro la mia faccia,la mia lingua che si contorceva,si insinuava,leccava,baciava,le incitazioni di Lù,la sua foga,la sua rabbia mentre l’amica mi sfondava il culo con divertimento e passione.
Ero devastato dalla fatica e dal dolore fisico, Lù mi spingeva la testa con tale forza da togliermi il fiato. Annaspavo. Tina menava doro fendenti alle mie natiche con il suo strap-on, mi sentivo abbandonato a quelle furie predatrici e spossato.
‘Leccami,puttana, fammi godere!’ urlava Lù.
Mi sforzai ancora ma ben presto fui sopraffatto dalla fatica e svenni.
Quando ripresi conoscenza,ero disteso sul letto e sentivo delle mani leggere massaggiarmi il buco del culo. Aprii un occhio e intravidi Tina che mi penetrava dolcemente con un dito. Percepivo un rinfrescante piacere allorch&egrave del gel freddo mi rilassava e addolciva quella parte delicata del culo,così provata e trafitta dallo strap-on della stessa Tina. Lù non era nella stanza sentivo dei rumori e della muscica provenire dalla cucina. Tina continuava quel massaggio con una padronanza e una delicatezza che faceva supporre un’esperienza decennale. Oltre a rivitalizzare quel punto così bruciante, il massaggio era oltremodo piacevole e fui avvolto da una libido estasiante. Tina agitava le due dita con tatto e precisione,spingendo il gel in profondità e allo stesso tempo, inculandomi con un fare delicatissimo,tutto il contrario della foga che aveva prima dimostrato con il cazzo finto. Il rapimento di piacere di quei minuti fu fantastico. Avrei dato qualsiasi cosa perché quell’estasi continuasse. Tina se ne accorse,il cazzo mi si era drizzato di colpo, ma continuò con quell’azione. Ben presto fui toccato dal piacere e proprio in quel momento Lù entrò e mi mollò uno schiaffo in pieno volto:
‘Puttanella, godi nel ditalino della mia amica,sei proprio una troietta’ho delle belle idee su di te. Ci divertiremo. Vedrai.’
Tina non aveva cessato di muovere le sue dolci dita e sebbene l’irruzione di Lù mi avesse sorpreso e impaurito,in un attimo tornai al piacere che ricevevo in basso. Lù mi strinse le palle e mi disse che ero la sua troietta preferita. Tina seguitava con il massaggio. Senza neppure toccarmi venni copiosamente e le due mi lasciarono disteso sul letto in preda ai miei gemiti,assieme ad una busta bianca,nella quale,avrei scoperto,erano segnate le indicazioni per il mio destino con quelle donne.

Sul tavolo c’era una lettera scritta a mano.

“Bene Puttanella, ci siamo divertiti questa sera, ma abbiamo in serbo per te delle belle sorprese. Venerdì prossimo, al ritorno di Rita, vogliamo organizzare una festicciola con le ragazze e tu sarai il nostro trastullo da sbatacchiare e scopare. Pertanto vogliamo che ti prepari a dovere. Senti cosa dovrai fare”:
seguivano delle dettagliate indicazioni per i mie giorni a venire. Avrei dovuto allargarmi ben bene il culo con la serie di strap- on che trovavo nella sacca nera della padrona Rita, quindi inventarmi un piccolo spogliarello da eseguire il giorno della festa per intrattenere le ospiti.
Freneticamente i giorni successivi mi detti da fare per venire incontro alle richieste. Pulii casa, comprai da mangiare e da bere, mi allenai a ballare un ridicolo e maldestro strip , mi ficcai in culo i falli finti per preparare al meglio la serata.
Quando Rita rientrò mi fece i complimenti per come avevo sistemato tutto quanto, per i salatini, le birre in fresco, le poltrone e i materassi puliti. Volle fare anche un’ispezione anale per vedere se avessi rispettato le richieste di Tina e Lù. Mi fece togliere i calzoni e le mutande e mi disse di sedermi a culo in aria sul divano. Come lo feci mi dette il suo dito medio da succhiare. Appena decise che ne avessi succhiato abbastanza me lo tolse di bocca e me lo schiaffò nel culo, a freddo, con rabbia. In un attimo affondò tutto non trovando più molta resistenza.
‘Oh,ma sento che di qui ci sono passati varie misure di cazzo. Brava, puttanella, hai ubbidito agli ordini. Continua così e andremo sempre più d’accordo noi due.’
‘Grazie, padrona Rita. Sono stato bravo? Mi infilavo almeno 2 cazzi diversi al giorno per preparrarmi al meglio”
‘Sì, sei una brava troietta, ti meriti un premio”
‘Grazei, farei tutto per farla contenta, padrona Rita e vorrei ringraziarla anche per tenermi qui da lei,senza che io possa contribuire alle spese di casa,eccetera”
Lei annuì soddisfatta e mi carezzò la testa affettuosamente.Disse poi che avrebbe fatto una doccia e che quando mi avrebbe chiamato avrei dovuto presentarmi da lei nudo e con un cazzo finto infilato su per il culo per fare un massaggio alla sua figa, intanto avrei ricevuto gli ospiti. Le ragazze arrivarono alla spicciolata, già ubriache. Erano sei, oltre a quelle che avevo conosciuto, cio&egrave Lù e Tina,c’erano Cinzia una mingherlina con un grosso naso e la bocca enorme e pitturata di rosso, Gina, una grassona con una minigonna di pelle e tatuaggi ovunque; Sara, una signora sulla sessantina dai modi bruschi e spicci, Jusy, una maschiaccia coi capelli rasati, gli occhiali da sole, il giubbotto di pelle. Si misero sedute e presero a bere e a mangiare. Rita mi chiamò e mi precipitai in camera sua. Mi spogliai e mi misi il cazzo in culo. Camminando a carponi raggiunsi il suo letto e vi salii sopra. Rita stava nuda sdraiata, la sua fica pelosa e nera mi fissava imperiosa. Aveva anche lunghi peli sotto le ascelle e un grosso angelo tatuato sopra la gamba destra. Rise vedendomi in quel modo e disse:
‘Vedo che hai capito come comportarti in questa casa. Brava puttanella. Ci intendiamo alla grande tu e io. Spero che diventerai il mio ragazzo, cio&egrave il mio culo da scopare quando non sto con le mie amiche. Adesso datti da fare. Voglio rilassarmi in vista del tuo spettacolino e della serata che ci aspetta!’
Con rispetto mi avvicinai alla sua figa e presi a baciarla piano piano. Quindi leccai delicatamente le grandi labbra e alternavo i baci alle leccate. Ancora lentamente presi a baciare più a fondo e sentii la padrona mugolare con piacere. Presi a leccare allora con più coraggio. Con più forza. Rita apprezzava e per dimostrarlo mi afferrò la nuca e mi ficcò la faccia fra le sue gambe. Mi esortava a leccarla con forza e io accellerai i colpi. La figa si inumidì velocemente. Un fiotto caldo di umori scesero sulla mia faccia e Rita godeva incitandomi. Mi afferrò allora la schiena con un piede in una morsa che mi stese sul letto, il cazzo finto, sgusciò dal culo, ma io non potevo muovermi paralizzato sotto di lei. Leccavo e soffocavo fra i suoi peli,i suoi umori,e il peso della gamba sulla schiena. Leccai furiosamente come per sopravvivere e lei venne, colpita da un orgasmo che piombò addosso anche a me perché fui rivestita dal suo peso,dalla sua forza, dal suo dominio.
‘Bene, puoi andare. Rivestiti e vai a servire le mie ospiti’
Tornai di là e distribuii birre e patatine. Le amiche di Rita si divertivano a prendermi in giro a darmi pacche sul culo e a ruttarmi in faccia. Sara se ne stava seduta e mi ordinò due volte di riempirle il bicchiere di wisky. Gina mi fece dire ad alta voce che non vedevo l’ora di farmi sculacciare da lei. Quindi per premio mi riempì di scapaccioni che mi fiondava addosso con fare abituato. Tina mi fece inginocchiare ai suoi piedi e mi ordinò di baciarle i tacchi. Lù mi rifilò un paio di sculaccioni da farmi venire le lacrime agli occhi. Finalmente arrivò Rita e ebbi modi di alzarmi. Indossava un corpetto di pelle e niente sotto. Jeans e tacchi alti. In mano aveva un frustino.
‘Vieni qua puttanella!’ mi disse vedendomi in terra a ciucciare i tacchi di Tina. Mi precipitai da lei e mi inginocchiai al suo fianco.
‘Brava la mia ragazzina’
Mi porse una mano che baciai con devozione e in cambio ricevetti una frustata sulla schiena che suscitò l’ilarità generale.
‘Sei pronta per lo spogliarello, troietta?’
‘Sì’ balbettai.
‘Bene. Preparati e datti una mossa,le mie amiche vogliono divertirsi!’
Mi alzai,beccai una frustata sul culo e mi misi al cento della stanza. Accesi lo stereo e la stanza si riempì di una hit da poco che avevo scovato fra i cd di Rita. Ancheggiai e ballai in maniera goffa togliendomi lentamente camicia, calzini, pantaloni, ma era tutto poco coordinato e ridicolo e le donne ridevano. Lù prese a sbatacchiarmi per farmi andare più a tempo. Tina mi mollò un paio di schiaffi ordinandomi di rivestirmi e riniziare da capo. Sara disse che facevo pena. Rita allora mi raggiunse e mi frustò sulle gambe con forza:
‘Brutta cagna. Che roba &egrave questa? Fai schifo ti meriti solo frustate. Stupido!!’
Piangendo le dissi di perdonarmi perché non ero buono a ballare. Rita mi schiaffeggiò e mi scaraventò a terra. Le altre ridevano di gusto.
‘Mi scusi, padrona Rita’mi lasci riprovare oppure’posso fare altro per divertire le vostre ospiti”dissi balbettando.
‘Cosa?troietta?’
‘..potrei ficcarmi’ in culo qualche vibratore e mostrare quanto sono bravo e ho rispettato gli ordini della Signora Tina’oh, ‘la prego”
‘Oh, la troietta vuole mostrarci quanto &egrave troia e le piace il cazzo nel culo! Che ne dite? Diamo un’occhiata a questo spettacolo?’ Lù e le altre applaudiro e fischiarono. Cercai di ricompormi ma non sapevo cosa fare veramente. Sara allora si alzò e dalla borsa cacciò fuori un vibratore rosso:
‘Ficcatici questo, puttana!’ e giù risate. Gina mi si avvicinò e mi sputò in faccia. Cinzia mi tirò il naso tanto da farmi urlare di dolore. Allora Lù mi mise in piedi e mi trascinò per un orecchio sul tavolino.
‘Ficcati questo cazzo di vibratore nel culo,spicciati e facci capire quanto ti piace!’
Presi in mano il vibratore e lo leccai per inumidirlo. Mi ero messo molto gel nel culo in previsione delle lunga serata ma quel coso freddo era secco ed era meglio fare qualcosa.
‘Guaradate come lo ciuccia! Che Troia!’ disse Rita.
Visto che la cosa li divertiva mi detti d’affare con il leccaggio.
‘Bene,che spettacolino”
‘Brava puttanella, ciuccialo bene!’
‘Che roba, una troietta mica da ridere”
Quindi mi passai il cazzo sull’ano.
‘Avanti ficcatelo dentro!’ urlò Tina.
Giocai ancora a quel modo per sentire le loro approvazioni.
‘Brava puttanella! Ti piace quel coso,eh?’
Infine ficcai la cappella dentro. Scivolò morbida e indolore. Oramai dovevo essere come spanato almeno all’inizio. Tuttavia mi mossi lentamente come se non ci entrasse.
‘Sbrigati,troia! Vogliamo vederlo dentro,tutto!!’ disse Gina.
Ne infilai ancora un poco con calma. Forse giocherellai troppo,perché Rita si arrabbiò. Piombò su di me e mi riempi di frustate sulle gambe e sul culo. Persi l’equilibrio e caddi. Il vibratore volò via e la collera di Rita esplose. Mi afferrò per un orecchio e mi sbatacchiò sulla poltrona,addosso a Jusy. Tentai di rialzarmi ma Jusy mi afferrò il collo e mi strozzò con forza. Non respiravo e sentivo che lei rideva isterica. Poi mi mollò e caddi di nuovo. Rita mi prese per i capelli e mi trascinò sul tavolo.
‘Non devi giocare con noi, puttana! Noi siamo le tue padrone, intesi, non scherzare mai con noi, stupido!’ e mi mollò due pesanti sganassoni che mi girarono la faccia.
‘Sì, scusi’mi perdoni, padrona..io’chiedo scusa’sono uno stupido, lo so’io”
Lù mi schiaffeggiò. ‘Ci vuole una lezione per questa troia!’ disse.
‘Ci penso io. Sedetevi pure e godetevi come mi fotto questo ragazzetto impudente! Ti faccio il culo adesso con il mio cazzone nero!’
Mormorii di stupore si alzarono dalla stanza.
‘Sììì’ gridò Cinzia.
‘Distruggilo, Rita, sfondagli il culo con il cazzone!’ fece Gina. Quindi mi afferrò i polsi e mi schiaffò con la testa in basso.
‘Tenetelo fermo, vado a prepararmi!’ gridò Rita.
Lù e Tina mi presero le gambe e mi tennero. Gina si fece dare le manette che Jusy teneva in tasca e mi imprigionò le mani. Sara si alzò e con grazia si tolse le mutandine. Ne fece una palla e mi avvicinò la sua mano alla bocca:
‘Apri e stringi forte,ne avrai bisogno..’ e sogghignando mi mise le mutandine in bocca. Sapeva di umori femminili molto dolci.
Ero bloccato. Lù mi alzò in piedi e mi trascinò al divano. ‘Qui sarà più facile’
Avevo il culo in aria e sentii che trafficavano con le mie caviglie. Mi legarono anche lì con un’asta nel mezzo che impediva i movimenti. Era stata Cinzia ad applicarla in un attimo. Impossibile muoversi. Mani e gambe bloccate. La testa appoggiata al cuscino. Le mutande in bocca, il culo esposto,aspettavo l’arrivo di Rita e del suo amico. Un boato di approvazione mi annunciò che ciò stava accadendo.
‘Ohhh, ma &egrave enorme!’ sentii Jusy.
‘Cazzo, quello &egrave un palo,ma lo vuoi usare veramnete?’
Fui preso dal terrore. Non potevo vedere Rita ma sentivo che camminava lenta verso di me. Brividi di paura mi corsero lungo la schiena. Fremevo. Le ragazze mi passavano le loro unghie addosso,sui genitali, sul petto,sul culo. Solo Rita era silente. Tina mi riempì il culo di gel,sia fuori che dentro il buco.
‘Eccoci, stupidino. Hai voluto burlarti di noi. Ora ti sfonderò il culo così a fondo che questa notte non te la scorderai mai!!’ fece Rita alle mie spalle.
‘Pronto?’.
Jenny mi tolse le mutandine per rispondere.
”no..no padrona..la prego..non sono abbastanza aperto..non scherzi”
‘Oh, non scherzo affatto. Ti aspetta il mio amico old black qui, e ti arriverà fino in gola. Rilassati, &egrave meglio, eccolo!’
‘..no..no..’
‘Perché prima non glielo mostri Rita,così il suo terrore aumenterà!’ disse sadicamente Sara.
‘Sì, hai ragione. Guardalo puttanella. Fra cinque minuti l’avrai dentro!’
Provai a voltarmi ma non era possibile. Allora Lù mi prese al petto e mi girò di fronte.
Mi andò il cuore in gola.
Lo spettacolo era impressionante.
Rita stava in piedi con lo strap on legato in vita. Ma quell’affare era un gigante che pendolava nel vuoto tanto era grosso. Forse 30 cm o giù di lì.
‘NO!NO, la prego. No quella bestia non c’entrerà maiiii!!’ urlai disperato.
‘Oh,lo farà non preoccuparti’.ah ah ah, so che sei bello aperto,ci entra un braccio la dentro’ah ah ah’
Lù mi rimise nella posizione di prima e Cinzia mi rificcò in bocca le mutandine di Sara.
Avevo una paura infinita. Ero rigido e il primo affondo di Rita andò ovviamente a vuoto. Lei mi prese i capelli e mi gridò:
‘Guarda di fare la brava mogliettina e beccarti il cazzone nero senza fare troppe storie o te ne pentirai”
Il secondo affondo già era meglio. Ma non potevo pensare che quella cosa entrasse dentro di me.
Piano piano ma con la sua forza, Rita si fece spazio. Sentivo mugolii di approvazione e risate di scherno. Gina mi tirava sculaccioni e Jusy mi teneva il naso.
Rita avanzò. Un momento dietro l’altro. Implacabile. Pazinete. Decisa.Sentivo che già la cappella era entrata e apriva la strada al resto. Piangevo per il dolore acuto e per le sculacciate di Gina che aveva la mano pesantissima. Dopo qualche lunghissimo minuto Rita era arrivata a metà.
‘Vi dicevo che ci stava tutto, no? Ora lo riempio!’ urlò e spinse con tutta la forza. Sentii un dolore immenso e una forza devastante sfondarmi tutto. Era come essere squartato, credo. Piangevo a dirotto e mugolavo di smettere,ma Rita era decisa. Due colpi, un terzo, un altro e fu dentro.
La stanza scoppiò in un applauso e risate, grida, giubilo. Io mi sentivo distrutto e caddi giù senza forze. Rita mi afferrò i fianchi di nuovo con forza e prese a trombarmi con quel coso nero enorme. Andò avanti per un po’. Io non provavo quasi più nulla. Ero come in trance. C’era il mio corpo lì, ma era come se io non ci fossi. Rita certo mi stava martoriando ma anche il dolore era passato. Adesso avvertivo solo la sua potenza su di me, come se fossi un prolungamento del suo corpo, in balia di lei, un piccolo pezzo di carne nelle sue mani. Spingeva con i colpi del suo corpo, chiavandomi come si fa con una puttana, senza rispetto o concessione. Mi strapazzò ancora, non so quanto durò, quindi forse stanca si staccò. Lo fece con rabbia,di colpo e fu allora che mi ripresi per il dolore.
Cinzia mi tolse le manette alle gambe e l’asta. Sara si riprese le mutandine ed io piombai sul divano esausto. Mi rannicchiai a singhiozzare, fra gli applausi e le risate generali.
‘Guardate come gronda gel, la puttanella!! Pare sborra!’
‘Sì, sborra di padrona!’ disse Rita.

Come finì la festa non lo ricordo, perché stanco e dolorante ovunque mi trascinai in camera si Rita e mi addormentai di colpo.
La mattina dopo mi svegliai molto tardi e scoprii che Rita non c’era. Feci colazione e con calma rimisi tutto a posto. Di nuovo stanco e dolorante tornai in camera per riposare. Rita rientrò qualche ora dopo con una sua amica, Timy, una ragazzina dalla faccia molto dolce e carina ma vestita come una punk londinese, per consegnarmi una busta della farmacia. ‘Mettiti queste creme nel culo e vedrai che starai meglio’ mi disse e poi uscì di nuovo, baciando Timy che rideva. Feci come mi aveva ordinato Rita, mi passai le creme sull’ano devastato dal suo enorme strap-on nero ad intervalli di tre ore. Quindi a tarda notte, assonnato, pensando che Rita in quel momento si stava facendo la sua amichetta Timy, ingelosito, andai di nuovo a letto.
La mattina,sul tavolo, della cucina trovai una lettera di Rita:
‘Oggi hai tutto il giorno libero. Nella busta ci sono dei soldi, compra qualcosa per cena e il resto usalo come vuoi. Ci vediamo alle 20.30. mettiti le creme nel culo. Fai la brava fidanzatina, non guardare altre donne, non ti masturbare e ricordati che sei la mia PUTTANELLA PERSONALE.’
Presi i soldi e uscii di casa. Ero confuso e soprattutto felice. Essere il ragazzo di Rita(o qualunque cosa fossi)mi faceva sentire sollevato e tranquillo. Mi recai al centro commerciale. Girai per negozi e feci su e giù per le scale mobili, comprai della frutta e della carne, un regalino per Rita e un cd per me. Tornai a casa per preparare la cena e feci trovare tutto pronto per le 20.30. Alle 20.40 lei telefonò per dire che rimaneva a bere con Timy al pub e che avrebbe fatto più tardi. Arrivò alle 22.00, ubriaca e stravolta. Mangiò tutta la carne fredda e bevve della birra. Io ero sul divano a vedere un film di guerra. Quando ebbe finito di cenare, ruttare, scurreggiare, togliersi gli stivali e fare una telefonata a Timy nella quale le ricordava come le era piaciuto farsi leccare le figa dalla sua linguetta da universitaria al primo anno di legge, venne sul divano e mi abbracciò:
‘La mia puttanella personale! Eccoti finalmente. Per prima cosa voglio dirti che sono fiera di te. Pensavo che te ne saresti andato dopo la festa. Invece hai resistito. Ti fa onore. Ottimo. Continua così. Il culo come va?sempre in fiamme?’
‘Meglio. Le tue creme mi hanno aiutato molto. Grazie.’
‘Continua a metterle per tutta la settimana. Voglio che il tuo culetto da troietta sia sempre in forma, per quando lo voglio impalare col mio amico Big Black! Ti &egrave piaciuto,di la verità? Puttanella”
”’
‘Lo so. Ti &egrave piaciuto. Lo so. Ascoltami: domani pomeriggio io riparto per lavoro. Vado a letto. Tu dormirai con me. Ma non allungare mani o che. Sono stanca e voglio dormire. I prossimi giorni fai quello che vuoi. Sabato invece quando tornerò, andremo a casa di una mia vecchia amica che vuole tanto soddisfare una sua fantasia sessuale molto particolare e tu sei la troietta- servetta adatta per soddisfarla. Muoviti, andiamo a letto.’
Non ebbi il modo di dire niente. Ero turbato dal programma che aveva già fatto per me, ma al contempo mi sentivo al sicuro. Farfugliai qualcosa e Rita allora mi afferrò le gote come per farmi male, strinse ma invece di sputarmi in bocca o qualcosa del genere stessi pensando, mi dette un piccolo bacio sulla bocca e poi un altro e un altro e ci trovammo a baciarci veramente come due fidanzatini. Lei sapeva di birra, carne,ma anche di rossetto che lei e Timy si erano scambiate al pub.
Quindi ci alzammo e Rita si buttò a letto. Le detti il regalo mentre si spogliava. Era un piccolo ciondolo con un pneumatico infuocato d’argento. Lei fu felice del gesto carino. Mi baciò ancora e volle mettermi lei la crema nell’ano. Fu dolce e delicata. Operò a lungo con dolcezza. Poi si addormento di colpo, con un suo dito ancora nel mio culo. Io ce lo lascai e mi godetti il piacere fino a che non mi addormentai pure io.
Il sabato arrivò velocemente. Rita tornò a casa nel primo pomeriggio. Fece una doccia e mi disse di prepararmi. Avrei indossato una benda sugli occhi per non vedere dove mi avrebbero portato. Fui condotto dentro un van dove stavano altre donne. Timy la riconobbi dalla voce e Cinzia. Partimmo e dopo una mezzora salii delle scale che conducevano in un appartamento. Ancora bendato fui presentato ad una donna come lo schiavo di Rita pronto a soddisfare la sua vecchia fantasia. La donna rise sboccatamente e ringraziò le amiche per la bella sorpresa e l’inatteso regalo. Prima di usarmi però disse che avrebbe fatto volentieri quattro chiacchiere con le amiche e così fui portato in un’altra stanza da Rita, che mi spogliò,lasciandomi la benda che mi impediva di vedere, mi massaggiò l’ano. Mi ci mise del gel e quindi vi infilò un dildo. ‘Ecco, questo ti preparerà per dopo. Stai buona qui, puttanella, noi torniamo fra poco e ci divertiamo un po’ con il tuo corpicino’non fiatare. Zitta. Ci vediamo presto.’ Mi lego con delle manette al letto e uscì. Passarono un paio di ore che trascorsi pisolando. Entrarono sghignazzando e berciando. Rita si precipitò su di me, schiaffeggiandomi con forza: ‘Andiamo, puttanella. &egrave ora di prenderlo nel culo! Ma prima ti dobbiamo fare un lavoretto. Non ti piacerò ma questa &egrave la fantasia della mia amica e tu, in quanto mio ragazzo e mio schiavo, faccio del tuo corpo quello che voglio.’ Mi slegarono e sentii che in tre mi stavano applicando qualcosa al corpo. Era appiccicosa ma non umida. La stessa cosa mi passò prima su un braccio poi sull’altro. Capii che mi stavano avvolgendo. Presero a girare intorno a me stirando quella carta adesiva. Mi coprirono tutto fino ai capelli e tutto intorno. Fu un lavoro lungo e meticoloso. Sentivo che l’amica di Rita,quella della fantasia stava approvando con commenti e applausi. Quindi si butto sul letto e immaginai che si stesse toccando dal modo in cui gemeva. Ma ben presto fui coperto da non sentire. Mi fecero dei fori all’altezza della bocca e del naso per poter respirare e quindi ripreso a imbustarmi come un salame. Quando giudicarono di aver fatto al meglio,si fermarono; ero bloccato dalla vita in su. Stretto, oppresso e in piedi completamente isolato dal mondo che non vedevo e non ascoltavo,al massimo odoravo, mi tolsero il dildo da culo e fui alzato e messo disteso per terra. Le gambe mi furono sollevate e del gel venne applicato sul mio ano. Penetrato da varie dita,ero di nuovo aperto e pronto per l’uso come avrebbe detto Rita. Così fui sollevato di nuovo e tenuto da più parti, braccia, gambe, testa fui messo sul letto con le gambe divaricate sul materasso,in mezzo ai gomiti della donna. Fui messo in posizione con calma, perché non cadessi ero tenuto stretto da mani salde. Quindi vigorosi colpi sulla schiena mi convinsero a piegare le gambe buttare giù il culo. Sentii qualcosa che mi premeva sull’ano e che mi penetrava. Spinto in basso con rabbia, mi ritrovai impalato e sbattuto dai colpi dello strap-on della donna. Lei spingeva da sotto e le altre mi sollevano e buttavano giù. Ero spaccato in due dal cazzo finto che mi entrava e usciva dentro. Non vedevo niente e mi sentivo prigioniero, soffocato in quella maschera di carta trasparente adesiva. Ero sbattuto e violentato. Saltavo spinto dalla forza delle donne lì attorno e chiavato dalla loro amica. Dovevo apparie proprio come un grosso preservativo umano conciato in quel modo e l’amica di Rita forse aveva soddisfatto la sua fantasia
Dato che il numero del preservativo umano era piaciuto, la padrona mi cedette ancora per delle serate particolari che coinvolgevano delle sue amiche. La prima fu Mirella una bella cinquant’enne che abitava a Bolzano. Fu spedito lassù da Rita con un biglietto aereo, fui prelevato alla stazione da un autista nero e fui condotto in un elegante appartamento del centro, incredibilmente caldo e accogliente. Mirella, una ex della padrona Rita, era una donna alta, bionda, elegante e austera. Mi espose la sua fantasia: voleva fare una cosa a tre: lei,un suo vecchio amico trans con il quale aveva attualmente una relazione ed uno schiavo pronto a soddisfare le loro voglie. Le dissi che non ero mai andato con un trans ma che avevo l’ordine della padrona Rita di obbedire ad ogni ordine della signora di Bolzano. Mirella trovò eccitante la situazione. Mi ordinò di spogliarmi e rimanere solo in mutande. Anche lei si spogliò e mi condusse, dopo avermi messo un collare dorato che aveva preso da un armadio pieno di corde, manette, scudisci, strap-on della camera, mi portò poi in cucina dove consumammo una cena squisita lei ed io, al lume di candela, Mirella mi chiedeva del mio rapporto con Rita e mi raccontava della loro relazione che era durata qualche anno. Dopo circa un’ora suonarono alla porta ed entrò il fidanzato di Mirella. Un trans molto esagerato, avvolto in una pesante pelliccia di leopardo e da una nuvola di profumo ammorbante; era alto, portava una grossa parrucca bionda, le labbra due canotti, gli occhi truccati pesantemente, Mirella lo baciò e mi presentò. Io mi inginocchiai come mi aveva detto di fare lei quando avrei incontrato P, la trans, e P scoppiò in una risata di gioia quando mi vide fare quella reverenza e urlò che quella sera si sarebbero divertiti. Chiesi se volesse togliersi la pelliccia.
‘Certo, schiava. Toglimela tu e stai ben attenta a non sciuparla!’
‘Farò del mio meglio, padrona. La posso chiamare padrona?’
‘DEVI!!! E tu sarai la nostra puttanella stasera? Bene, ho già avuto un paio di schiave, tanti anni fa”
Le tolsi la pelliccia e la riposi. Portava una gonna molto corta,delle calze color carne che terminavano in un paio di piedi enormi ficcati in un paio di scarpe dai tacchi alti. In quel modo era alta quasi due metri. Addosso aveva un maglietta coperta di strass e al centro la faccia di Minnie,la fidanzata storica di Topolino. Rise sgraziatamente,la bocca grandissima coperta di rossetto si muoveva isterica. Gli occhi godevano di un piacere strano. Si accese una sigaretta e mi sfiatò il fumo in faccia. Afferrandomi la testa mi strinse al suo seno finto ma ampio. Annusai il forte suo profumo. Mi tirò per i capelli di colpo. Strinsi i denti per non urlare. ‘Apri la bocca,da brava.’
Lo feci. Mi guardò. ‘ Ed io dovrei ficcare il mio cazzo qua dentro?che spreco’almeno sai fare i pompini?’
‘Non l’ho mai fatti ad un uomo.’
Mi strinse ancora più forte i capelli. Quindi mi rifilò uno schiaffo leggero.
‘Per prima cosa,quando ti rivolgi a me o a Mirella dovrai sempre dire: Grazie Signora,ai suoi ordini’ Un altro schiaffo. Più forte. ‘Poi, che storia sarebbe questa?non hai mai succhiato un cazzo in vita tua?’
‘No, solo quelli di gomma.’
Mi colpì violentemente.
‘Cosa ti ho detto, servetta, stupida?’
‘Scusi, Signora. Dicevo. No,solo i cazzi delle donne. Gli strap- on’
Rise. Mi schiaffeggiò ancora: ‘Non sai cosa ti sei perso. Rimedieremo stasera, ma diamine, che schifo di servetta,neppure un pompino come si deve saprà fare, questa troietta’ma che razza di cretina ti hanno rifilato, Mirella?’
‘Oh, &egrave la nuova schiava di una mia vecchia e cara amica, Rita, la camionista, l’hai conosciuta anche tu. Me ne ha parlato molto bene. &egrave una troietta mica da ridere. Rita la sta usando per fare dei giochetti particolari con delle sue ex. Ci divertiremo con lei e vedrai come righerà dritto se non vuole che diciamo qualcosa a Rita!’
‘Altrimenti quella si incazza e ti riempie di botte. Dico bene, schiavetta?’
‘Sì.’
Schiaffo. ‘Vedi che non capisci?’
‘Sì, Signora, farò quello che mi ordinerete”
‘Brava, servetta.’ Disse Mirella,palpandomi il sedere.
‘Metti a posto la pelliccia e seguici di là’
‘Sì, Padrona..’
Lei mi fissò. Lasciò i miei capelli e mi ficcò un dito in bocca, ordinandomi di ciucciarlo. Lo feci e mentre lo ciucciavo,lei si sfregò a me e poi mi afferrò il culo e lo tastò. Mi mise un altro dito in bocca e poi un terzo. Mi opprimeva al corpo e si divertiva col mio culo. 4 dita, quindi tutta la mano. Soffocavo. Ero stretto a lei e avevo una sua mano in bocca. Iniziai a lacrimare e lei tolse la mano. Mi sculacciò con rabbia. Più volte e mi dette uno schiaffo. ‘Piangi, troietta. Il tuo culo mi appartiene e pure la tua bocca. Intesi?ora vai di là, prendi un asciugamano puliscimi la mano e sbrigati.’
‘Sì, padrona.’ Rimase con il braccio languidamente esposto in avanti; ‘Muoviti, servetta, prendi un asciugamano e sbrigati,non posso mica rimanere così tutta la notte’!’
Corsi in bagno e presi un asciugamano rosa, tornai di là e mi precipitai da lei. ‘Eccomi,padrona..’
”pulisci, stupida!!’
Mi detti da fare per pulire quella grossa mano,dalle lunghe unghie colorate di rosa e pallini neri.
”bene, stupidella, ora vieni di là!’
‘Subito, padrona’
I due fidanzati erano di là a bere vino. Era incredibile che una donna della classe di Mirella si accompagnasse ad un trans del genere, così appariscente e volgare.
‘Hai vostri ordini’ dissi in tono farsesco.
Mirella mi disse di sedermi per terra e baciarle i piedi. Così feci e dal basso li sentivo parlare delle serata ma anche di amici, amiche e amenità. I piedi di Mirella erano dolci e bellissimi, quelli di P.,che assaggiai subito dopo, erano, brutti, rozzi, le unghie colorate di rosa e strisce nere. P si divertiva a farmi alzare, rifilarmi uno sculaccione e poi ordinarmi di sedermi di nuovo a baciarle i piedi o adorare quelli di Mirella. Lo faceva ogni tanto, strattonando la catena e facendomi segno di ripetere quel gesto di sottomissione. Mirella mi fece mettere a culo in aria e mi ficcò uno dei suoi tacchi delle scarpe nel culo. Mi ordinò di camminare a quattro zampe per la stanza con il tacco conficcato nel culo. Girai intorno a lungo mentre loro si scompisciavano dal ridere. P fece delle foto e si divertiva a ordinarmi di andare più svelto o di fermarmi di colpo e agitare il sedere davanti a Mirella che mi sculacciava. P era sadica e avvezza alla cosa, con le sue labbra a canotto, la voce profonda e melliflua, la grossa criniera e la ridicola magliettina con Minnie, era decisa e volgare. Dopo che ebbero scolato la bottiglia di vino, mi trascinarono in camera da letto . P. mi rifilava qualche sculaccione e toccava Mirella. Questa si stese sul letto e si tolse le mutandine, P. iniziò a leccarle la figa con una lingua chilometrica, appoggiava le sue grosse labbra su quelle della figa di Mirella e la faceva godere. Era clamoroso come in un attimo la fece arrivare ad un orgasmo e come riprendesse subito a baciarla e succhiarla. Mi chiamò: ‘Leccaci, entrambi, troietta e guarda di essere brava e generosa.’ Si tolse anche lei le mutande e sfoderò un cazzo lungo lungo e stretto, moscio ma scappellato. Titubante iniziai a leccare la figa di Mirella. Lei si abbandonò alla mia leccata e si divertiva. P mi spinse la faccia sulla figa di Mirella e me la fece baciare e succhiare, quindi di nuovo leccare. Poi mi afferrò il collo e mi spinse sul suo cazzo. Era sempre a riposo,ma non avevo mai succhiato un cazzo vero e avevo paura. ‘Ciucciamelo, puttana, che aspetti?’
Mi trattenni. Allora, Mirella mi prese per gli orecchi e mi ordinò di aprire la bocca. Lo feci. Diresse la mia bocca sulla cappella della padrona. La ingoiai e Mirella mi tirò su. Poi mi spinse di nuovo sulla cappella e la baciai. ‘Succhia, serva!’ disse P. Melissa mi spinse giù per le orecchie e quando ebbi di nuovo in bocca il cazzo di P. mi impedì di risalire. ‘Puppalo;puttana! ‘proclamò con la sua voce bassa la trans.Così iniziai il primo pompino della mia vita. Prima aiutato dalle mani che spingevano le mie orecchie, di Mirella, succhiai quel cazzo lungo, lo ciucciavo e lo prendevo in bocca. Poi presi a leccare l’asta di pelle e infine lo succhiavo trattenendo la cappella in bocca la cappella. Mirella mi abbandonò la testa e mi detti da fare con le mani. P. apprezzava ma voleva di più. ‘Succhialo bene, &egrave il cazzo della tua padrona, il tuo regalo da schiava. Ingoia e succhia.’ Lo ciucciavo e baciavo la cappella come pensavo si dovesse fare. Era diverso che succhiare falli finti. Questo aveva un sapore pregnante e intenso. ‘Apri la bocca, puttanella!’ mi sbatt&egrave il cazzo sulle labbra divertendosi. ‘Tira fuori la lingua!’ mi colpiva con la cappella sulla lingua e mugolava. ‘Ciucciamelo con amore, dolcezza!’ ripresi a succhiarlo. Mirella si mise sulle mie spalle e tolse la maglietta a P. le grosse tette rifatte della trans apparvero maestose e gonfie. Mirella prese a leccarle e baciare i capezzoli. P. godeva e mugolava di piacere. ‘Oh, Mirella,sei un tesoro, godi del mio seno’e tu,servetta del cazzo,succhia!!’ spompinavo ma il pene non si drizzava. In quella posizione, con la donna che leccava le tette alla trans seduta sopra di me, ed io che facevo un pompino alla seconda andò avanti a lungo. Il cazzo rimase moscio,ma ad un tratto lo tolse dalla mia bocca e ordinò: ‘Toglietevi e tu,serva, mettiti distesa in terra!’ Mirella si alzò e mi fece distendere ai piedi della trans che si mise sopra di me,masturbandosi:
‘Toccami le palle, schiava!’ lo feci mentre lei si smanettava. Aveva delle palle piccole e lisce,le tastai e lei venne sul mio corpo con un fiotto di sperma esile e caldo. Mi venne sul petto, strizzandosi la cappella e godendo come una pazza. Lo sperma era poco,ma,a parte il mio,era il primo che mi toccava. Quando ebbe finito si alzò e barcollò fino in bagno. Mirella mi sorrise e fece qualche foto,dicendomi di rimanere immobile con lo sperma sul petto. Poi me lo spalmò sul corpo. Per fortuna era poco e fece altre fotografie. Quando P, riemerse rise della mia condizione e volle fotografarsi con me che gli tenevo l’uccello in bocca. ‘Vatti a fare una doccia, ora,e torna qui fra 5 minuti. Muoviti!’ ordinò Mirella. Andai in bagno, tutto impiastricciato. Mi feci una doccia calda e mi pulii per bene. Quando tornai di là i due avevano sistemato un tavolo con delle corde e mi aspettavano con delle piccole fruste in mano.
‘Stupida, ci hai messo troppo!’ e mi colpirono con le fruste. Due, tre,quattro,cinque volte, finch&egrave non li pregai di smettere. ‘Sdraiati sul letto, puttana, muoviti.’ Lo feci. ‘Dall’altra parte,stupida!’ mi voltai e subito mi legarono le mani e mi spinsero in fondo al lettino,facendomi piegare di novanta gradi,fuori. ‘Adesso Mirella ti inculerò a dovere!’ annunciò P. e mi infilò del gel nel culo con rabbia. Vidi Mirella indossare uno strap-on rosso e mettersi dietro di me. Quando P.ebbe finito di mettermi il gel,sentii subito Mirella spingere il suo cazzo finto al culo. In un attimo,con due brevi stratti svelti, fu dentro,sfondandomi tutto e facendomi urlare. Prese a fottermi con stile e con passo cadenzato. Spingeva forte,si fermava,riprendeva con determinazione. Andò avanti a lungo, P. si posizionò sul lettino e mi mise il cazzo in bocca. Dicendomi di tenerlo fermo con le labbra e muovere piano la lingua sulla cappella. Godeva agitando il seno pesante e le labbra giganti. Mirella mi inculava e era contenta di farlo. Mi trombò tutta la notte,fino a quando stanca non mi mollò legato lì mentre lei andava a letto con P.

IL PUTTANO
Tornato a casa da Rita ripresi la solita esistenza.
Rassettavo l’appartamento mentre lei non c’era, uscivo pochissimo, un cinema, il kebabbaro dietro l’angolo, il bar dei tunisini. Rita era spesso a fare consegne col camion e mi lasciava da solo.
Una volta sola mi chiamò per farsi soddisfare con la bocca. Voleva mostrare come ero diventato bravo ad una delle sue amanti, una certa Jenny che aveva rimorchiato al pub. Mi buttai sulla figa pelosa di Rita e mi impegnai al massimo per farla godere come avevo imparato a fare nell’apprendistato a casa della padrona. Jenny era infastidita dalla mia presenza e stava in disparte e mentre Rita godeva sotto i colpi della mia lingua si alzò dal letto e prese a rivestirsi. ‘Ehi,ma cosa fai? No,aspetta non avere fretta di andartene’sei invidiosa di come questa troia mi fa godere? Non ti preoccupare,adesso ti prenderai la tua rivincita. Hai mai scopato un uomo? &egrave divertente! Vedrai’apri quel cassetto lì e prendi quello che c’&egrave dentro” naturalmente dentro c’era uno strap-on e Jenny si divertì a sfondarmi il culo per tutta la notte mentre io leccavo la fica della padrona Rita.
Un giorno, tornata da Venezia, la padrona mi disse che aveva una missione per me: sarei andato a Settebagni vicino Roma per soddisfare una fantasia di due sue amiche, Liva e Sandra. Mi dette dei soldi, un biglietto del treno e una busta.
Partii dopo 2 giorni. Le indicazioni prevedevano che dopo la mezzanotte mi facessi trovare sul viale G_ all’altezza del magazzino dei mobili Q_. arrivai alla stazione di Settebagni alle otto. Mangiai in una trattoria e feci qualche passo in giro. Non c’era nessuno. Solo gruppi sparuti di cinesi o di ragazzetti sulle Vespe. Alle undici e trenta presi un taxi e mi feci portare sul viale G_. il tassista non capiva cosa andassi a fare lì(e neppure io..)dove a quell’ora non c’era nessuno. Infatti era un lungo viale buio in una zona dismessa. Poche auto in giro, le più sfrecciavano veloci. Mi feci lasciare sul lato destro e presi a camminare. Il taxi se ne andò e ben presto fui solo. Muri diroccati, insegne abbassate, autorimesse deserte. Camminavo guardando in basso e ogni tanto voltandomi di scatto come a capire se ero seguito. Nessuno. Sentivo il suono dei miei passi sull’asfalto. Le rare automobili che passavano parevano non curarsi di me. Si era alzato del vento e faceva freddo. Dopo qualche minuto vidi dalla parte opposta della strada l’insegna del mobilificio Q_era l’unica accesa. Mi misi li sotto e aspettai. Passarono cinque minuti e poi dieci. Nulla. Un furgoncino bianco rallentò appena fu vicino a me, io mi riparai un poco contro il muro, i due uomini a bordo,due muratori da quel poco che vidi, mi squadrano un attimo, quindi se ne andarono perplessi. Rimasi di nuovo da solo. Ancora una dozzina di minuti senza che le due donne che aspettavo si facessero vedere, quindi mi allontanai di qualche passo per mettermi nell’oscurità, indeciso sul da farsi. Pensai di telefonare a Rita e chiederle indicazioni. Ma vidi accostare un’auto al mio marciapiede. Mi sporsi. Era una berlina scura. Dentro un uomo. Mi nascosi tirandomi indietro. L’auto era ora ferma. Il motore acceso e nessun segno dall’abitacolo. Pensai di allontanarmi ma ero impietrito dalla paura. Sperai che se ne andasse,ma rimase lì. Tremando mi sporsi per guardare l’auto. Immobile. Presi il cellulare dalla tasca per chiamare la padrona,ma mi tremavano le mani. Che potevo fare?l’auto fece un segno con i fanali. Mi impaurii ancora di più, voleva me. Il cuore mi balzò in gola e mi cadde il cellulare per terra. Lo raccolsi di fretta,ma mi scivolò dalle dita tremolanti e caddi in ginocchio per recuperarlo. Il guidatore fece ancora il segnale con i fari. Allora mi alzai lentamente e guardai nella direzione dell’auto per capirci meglio. Forse era qualcuno che doveva portarmi da Liva e Sandra. Mi avvicinai tutto tremante e con cautela. L’auto venne avanti e mi raggiunse. Ero pronto a correre via. Il finestrino si abbassò e l’uomo si rivolse a me: ‘Cosa fai al buio?cerchi compagnia?”
”no, cio&egrave, sto aspettando delle ‘ amiche che che devono passare a prendermi”
‘Amiche?Un po’ strano,qui?non trovi?’
‘No’no’cio&egrave sono due mie amiche,stavo giusto telefonando loro”
‘Perché non sali in macchina. Fa freddo lì fuori”
‘..oh no, grazie, molto gentile,ma ora’le mie amiche arriveranno ne sono sicuro’grazie”
‘Andiamo, sali, siediti al caldo e aspettiamole assieme.’
”oh,no..’
‘Su, di cosa hai paura.? Un bel ragazzo come te,alto e giovane’io sono un vecchietto..Sali, starai più comodo..’
”ecco, io,insomma stavo”
‘Andiamo. Posso offrirti dei soldi. Cinquanta euro?che ne dici. Scommetto che ti fanno comodo 50 euro. Se sali sono tuoi.’ E fece per prendere il portafogli,ma io mi allontanai dall’auto e urlai
‘NOO,no’.non mi serve niente. Grazie. Vada per favore” e intanto stavo indietreggiando.
‘Dai, non offenderti. Io volevo solatanto’.guarda ho 100 euro’perché non ci pensi’
Scappai via.
Feci uno scatto e mi allontanai velocemente. Dopo qualche secondo mi voltai e l’auto era ferma. Camminai all’indietro fissandola. Quindi sgommò via.
Ero di nuovo solo. Respiravo a fatica. Il cuore mi pulsava in gola.
Volevo telefonare a Rita,ma il cellulare era rotto e non si accendeva.
Avevo una paura del diavolo. Che cazzo stava succedendo? Un’auto della polizia sfrecciò a sirene spiegate,mi schiacciai al muro e deglutii con fatica. E se fosse arrivata la polizia?. Rita,cazzo’.
Cercai di calmarmi. In fondo ero un cittadino su una strada pubblica. Normale, no?Ma stare fermo sotto un’insegna in un viale in cui passavano solo auto non era un atteggiamento tanto usuale. Ero nervoso. Questa volta la padrona Rita mi aveva messo in una situazione incasinata. Perché quelle due non venano a prendermi? Mi fermai sotto l’insegna e aspettai. Ancora un quarto d’ora. Niente. Pensai di andarmene, forse c’era stato un malinteso. Ma come facevo ad avvertire Rita? Dovevo prima contattarla. Forse da qualche parte c’era un bar con un telefono. Magari dovevo solo allontanarmi da lì e scoprirlo. Ma intorno non si vedeva niente di vivo, né una luce, né una casa. Cazzo, ero nel panico. Feci per incamminarmi verso dove ero venuto, quando un’auto accostò al marciapiede sbucata da chissà dove. Sobbalzai. Il finestrino si abbassò e una voce di donna fece:
‘Quanto?’
”come?…’ balbettai a fil di voce.
‘Quanto?’ ripet&egrave.
‘Ecco’veramente io”
‘Quanto vuoi,troietta? Per questa notte?’
‘Il fatto &egrave che io non sono qui’ecco..sto aspettando due mie a’amiche” sbirciai dentro l’abitacolo e vidi due donne che sorridevano. Una era minuta con capelli corti e volto piuttosto sciatto, l’altra era bionda, vaporosa, volto gentile e truccato.
‘Avanti non fare tante storia, puttano! Sali in macchina con noi. Ti offriamo 50 euro per tutta la notte.ok?’
”ma’voi’ma per caso’voi siete’
‘Cristo, muoviti, coglione’non capisci prorpio un cazzo” disse la mora.
‘No, fammi continuare-la interruppe l’altra-&egrave così divertente’avanti,quanto vuoi per tutta la notte?100?guarda che non possiamo offrire di più”
‘Non li vale 100 euro questa troia’guarda com’&egrave magro..’
‘..per caso voi siete Sandra e Liva?….’
‘Hai capito, stupido!!!! Adesso cosa aspetti a saltare dentro. Dobbiamo stare qui tutta la notte?!’
‘..ma il biglietto diceva alla mezzan..
‘E con ciò?ci siamo divertite a farti cacare sotto dalla paura..non dire che non te la sei fatta sotto a stare tutto questo tempo ferma qui’prorpio come una puttana vera”
”’
‘..dai giochiamo ancora’allora quanto vuoi per scopare con noi’?’
‘..io ecco io in realtà sono a vostra disposizione come vuole la padrona Rita”
‘Ah, questo qua &egrave proprio un deficiente’non sa giocare per niente’Devi fare la puttana!!capisci?fare la puttana che noi rimorchiamo per strada come una battona”
‘Ah..se vole..’
‘Certo che vogliamo. E ordiniamo!capito?’
‘..sì..’
‘Capito puttana?Fai la puttana e basta!’
‘..ok..ok..’
‘Allora, ricominciamo- fece la bionda- quanto vuoi per tutta la notte?’
‘Ecco..Facciamo 100 euro.100 euro va bene? Cio&egrave a voi va bene?’
‘Mamma mia che pena’questo &egrave uno strazio’manco sa fare la puttana’-disse la mora-..che ci combiniamo con questa merda Sandra?’
‘Dai, vedrai che ci divertiremo”
‘Posso salire?’
‘Sbrigati,inetto!!sei uno schifo d’attore. Sali e stai zitto, cretino!’
Montai dietro e l’auto ripartì. Al primo semaforo la mora si voltò e mi dette una pillola azzurra. ‘Ingoiala, &egrave Viagra!’
”ma io non ho bisogno di questa roba..’protestai. lei mi mollò uno schiaffo in pieno volto,suscitando l’ilarità di Sandra che guidava. ‘Ma noi vogliamo essere sicure che sul più bello non ti si ammoscerà. Prendila e stai zitta, puttana,non hai capito che dal momento che ti paghiamo facciamo di te quello che ci pare?’ e giù un altro schiaffo. Afferrai la pillola e la buttai giù di scatto.
‘Bene, troia, intendiamoci subito. Tu sei la nostra puttana stanotte e noi abbiamo voglia di divertirci”
Arrivammo ad una casa poco lontana. Scendemmo e dopo una rampa di scale entrammo in un appartamento. Nella prima stanza c’era un enorme cane nero. ‘Questo &egrave Killer. Hai paura?’
‘Un poco e poi sono allergico ai cani..’
‘Starà qui,ma con la porta aperta se fai qualche sciocchezza,basta un fischio e Killer viene e ti azzanna un braccio fino a staccartelo”
‘Non ce ne sarà bisogno. Farò il bravo,ci sono abituato. Sono lo schiavo-fidanzato di Rita e lei e le sue amiche mi trattano come un servo e abusano di me senza che io mi sia mai ribellato”
‘Oh, bene,così che si fa. Gli uomini dovrebbero essere tutti dei servetti pronti agli ordini delle donne,così il mondo andrebbe molto meglio. Non trovi?’
‘Sì, credo che sarebbe un mondo migliore”dissi.
‘Gli uomini sono troppo stupidi e limitati”
‘Ha avuto proprio una bella idea la tua amica Rita a prendersi uno schiavetto personale come questo qua,scommetto che &egrave utile e servizievole..’
‘Oh, Rita &egrave una che ci sa fare!’
‘Preparaci qualcosa da bere, torniamo fra un attimo..’e si ritirarono in un’altra stanza. La presenza del cane minaccioso di là mi intimoriva ma nella sala c’era caldo, un bel tappeto di lana bianco, luci accese,un comodo divano. Andai al bar e preparai due cocktail con quello che trovai. Portai i due bicchieri fino al tavolo e mi sedetti in ginocchio ai piedi del divano. Liva e Sandra tornarono dopo una decina di minuti. Si erano cambiate,cio&egrave si erano messe quasi nude. Liva indossava un completino sadomaso molto corto con mutande di pelle e reggiseno nero borchiato un collarino nero e ai piedi dei tacchi alti,Sandra invece portava solo un body rosso.
‘i vostri cocktail, signore!’ feci inchinandomi nel porgere i bicchieri.
‘Bravo, servetto, mi piaci” disse Sandra. Liva fece una smorfia e mi rifilò uno scapaccione e poi un altro.
‘Avanti,spogliati!’
‘Subito!’ e mi tolsi la maglia.
‘No, così, puttana senza grazia. A ritmo, metti della musica, danza,muovi il culo,divertici, ancheggia,facci arrapare,stupido!’
‘Oh, perdonatemi, signore, eseguo subito”
‘Aspetta!-fece Sandra- non dimentichiamo qualcosa?’
”’
‘Questi!’ e cacciò fuori una banconota da cento euro. ‘Sono per te..avanti prendili..’
Mi avvicinai pieno di rassegnazione e imbambolato. Era proprio come essere una puttana. Prendere dei soldi in cambio del mio corpo’
‘Se li deve ancora meritare’mettili via’forse’dopo’se sarà stata brava..’
‘No,non &egrave così che si fa: i soldi sempre prima,giusto?’
‘Non so. &egrave la prima volta che vengo pagato per soddisfare le amiche di Rita,di solito lei mi presta gratuitamente per soddisfare le fantasie delle amiche. Non credo che sia necessario pagare,intendo..’
‘Oh,ma la nostra fantasia &egrave proprio questa: pagare un uomo come se fosse una puttana caricata sulla strada e usarlo per i nostri giochi”
”’
‘Era da qualche tempo che ci andava di farlo. Perché gli uomini vanno a puttane e le donne no?Volevamo conoscere cosa si prova,vero Liva?’
‘Sì e ti tratteremo come una vera troia,quale sei..altro che fidanzato di Rita, a lei piacciono le donne,io la conosco bene’che se ne farebbe di una merda come te?che ci troverebbe?…nulla”
‘..beh, però mi tiene con sé. Vivo a casa sua da circa due mesi e mezzo oramai, usciamo insieme qualche volta’ed &egrave lei che mi presenta come il suo fidanzato’schiavo ma fidanzato”
Liva non gradì quella risposta e mi schiaffeggiò sonoramente.
‘Brutta, troia schifosa, come ti permetti di rispondermi così insolentemente! Stupida!’
‘Lasciamo perdere’prendi i soldi e spogliati con un balletto” disse Sandra.
Ficcai la banconota nella tasca dei jeans ed accesi lo stereo. C’era un musica da discoteca e presi a muovermi in maniera più o meno sexy o almeno come speravo che bisognasse fare.
‘Wuw!!!avanti puttanella, dimenati! Balla! Facci arrapare!’
‘E’ uno strazio, Sandra! Questa battona non &egrave buona a niente, muovi il culo, bellezza!!!’
Mi detti da fare, lentamente mi tolsi la maglia e poi la camicia, quindi feci scivolare i pantaloni a terra e volsi loro le spalle per dimenare il mio culo a loro. Ridevano come matte sul divano.
‘Dai,puttanella,facci vedere il culo’
‘Avvicinati,facci sentire la mercanzia’
Mi misi con il fondoschiena all’altezza delle loro braccia. Presero a toccare il mio culo, a farmi pizzicotti e a schiaffeggiarlo. Sfilai le mutandine e sentii un dito stuzzicarmi l’ano.
‘Che buchetto’si vede che ci &egrave passato qualche bel strap-on , poi sarà la volta dei nostri”
Le dita divennero due, andavano su e giù sul culo e poi si infilavano nell’ano,prima delicatamente,poi sempre più invasivamente,con forza,una pioggia di sculaccioni prese a cadermi sulle natiche. Stringevo i denti e cercavo di non urlare troppo. Le dita nel culo divennero tre di colpo e un grido di dolore mi fece tremare le gambe.
Killer abbaiò minaccioso. ‘Ehi,puttanella! Rilassa il culo e non gridare!’
Le dita affondarono e strapparono altre urla represse. Le sentivo ridere e burlarsi di me. Il mio ano fu trapanato con forza,quindi uscirono di scatto e solo un dito rimase a stuzzicarmi l’ano. Si stavano baciando a sentire il rumore delle loro labbra. Voltai la testa e vidi che stavano pomiciando di gusto, Liva aveva il dito sul mio culo e baciava appassionatamente Sandra che la ricambiava toccandola sul corpo. Si slinguazzavano prese dalla passione mentre Liva mi inculava con il suo ditino. Il cazzo mi venne duro di colpo ed ero soggiogato dal piacere. Guardavo quella scena saffica ed eccitante mentre ricevevo il dito di Liva nel culo e fremevo di piacere con il mio pene gonfio e di ferro. ‘Uhmmmm ‘.guarda come gli &egrave diventato duro alla puttanella! Gli piace farsi scopare così’eh eh,ma non devi godere troppo bellezza, siamo noi quelle che ci dobbiamo divertire stanotte, non tu” disse Liva. ‘Avanti mettiti in ginocchio e abbassa la testa, schiavo!’ fece Sandra. Obbedii. ‘Bene, cosa abbiamo qui? Un bel plug con tanto di coda da infilare nel culetto della nostra amica particolare” e mi mostrarono un fallo finto,piccolo,ma largo, rosa che terminava in una sorta di + e dotato di una lunghissima coda sottile. ‘Avanti, troietta porta il tuo culo fin qui che ti infiliamo questa bella cosettina su per il culo”ordinò Liva. Mi accostai al divano. ‘Sali a bordo, dolcezza, ecco il primo giocattolino della serata”continuò. ‘Ecco,da brava, distenditi qui nel mezzo, il tuo fondoschiena in aria,così..,mettigli sotto il cuscino, Sandra..bene e tu, spicciati! Che inetta- e giù scapaccioni e sculacciate- tira su il culo! Muoviti, puttana!-sculaccione fortissimo e poi un altro e un altro- e dai una buona volta!….su il culo,ecco così!…apri il buco del culo, troia-e spinse con rabbia l’affare-‘maledizione’&egrave stretto più di un culo di una vergine-e ci sputò sopra più volte- cazzo, che fatica così’apriti, bambina’che questo coso &egrave il più piccolo che prenderai stanotte!!!vedrai!!!…rilassati,stupidella’.-e ancora sputi,anche Sandra mi sputava sul buco del culo e mi sculacciava-‘ecco,ancora un poco-e sentivo il plug farsi strada ne mio didietro- un altro po”ci siamo quasi’ecco’rilassati,cagna!…apri il cuolo,eccoci’ancora..ancora..oh,ecco’entrato!!!entrato,dolcezza-e baciò Sandra-‘gli sta nel culo-e sculaccioni,sculaccioni,sculaccioni-..vedi com’&egrave carino con un fallo su per il culo’ti piace,vero troietta?’ io penetrato dal plug gemevo ma riuscii a mormorare ”sì’grazie” ‘Oh, senti com’&egrave bravo,si vede che Rita lo ha abituato alle buone maniere” ”perché non facciamo scodinzolare un po’ in giro mentre noi ci divertiamo..?’ chiese Sandra. ‘Bell’idea’capito troietta?..scendi e fai qualche giro intorno alla stanza,facci vedere come sei brava a gattonare in giro’avanti!…-sculaccione-‘su, bella, scendi e trottarella in giro”
Feci come ordinato. Mi misi carponi e girellai per la stanza,sentivo sulle cosce i fili della ‘coda’ del plug che mi solleticavano la pelle, Killer mi abbaiò contro ma non si mosse. Liva e Sandra si baciavano e toccavano. Vidi le mani di Liva palpare le grosse tette dell’amica,la sua lingua solleticare il capezzolo e poi mordicchiarlo e succhiarlo. Vidi Sandra che baciava il collo di Liva e scendeva con la lingua verso il petto, fermandosi a stampare lunghi e soffici baci prima di toccarle il seno e far scendere le sue dita nella fica. Vidi le mani di Sandra giocare nella passerina di Liva,aprirla dolcemente,scorrervi dentro,vidi Liva godere di un piacere intenso e potente, vidi Sandra succhiare la figa dell’amica,farlo con una sapienza che veniva dalla conoscenza ma anche dal desiderio,dal piacere di dare piacere e riceverlo assaporando gli umori dell’amante. Vidi Liva fare altrettanto a Sandra,ma con più forza,con un desiderio quasi di predominare di infliggere il piacere più che donarlo,ma Sandra ne traeva una goduria prolungata e vera che si esprimeva di gemiti di libidine e lussuria. Vidi tutto questo trotterellando in giro con il plug infilato nel culo.
‘Vieni qua, troietta!’ disse Liva indicandomi il divano. ‘E’ ora che assaggi un po’ dei nostri amici qua’- ed indicò dei falli finti- mettiti come prima ed iniziamo”
Mi misi ancora con il culo in aria. Sandra mi tolse il plug e Liva riprese a sputare sul mio culo(di gel non se ne parlava..)aiutata dall’amante. Sentii puntarmi qualcosa di freddo e la punta si fece strada e divenne un’asta.
‘Ecco il mio caro vibratore personale’-disse Liva-vediamo come sta nel tuo culo” e lo accese. Il dolore fu immediato e fortissimo,mi sentivo martellare il culo da quell’affare che vibrava all’impazzata, loro ridevano come se fosse la cosa più divertente del mondo,io in preda al dolore cercai di togliermelo,ma fui bloccato dalle due.
‘Cosa vuoi fare puttanella?’
‘Adesso ti sorbisci la dose di vibratore nel culo,finché ci va”
Pregai che smettessero,mi agitai ma loro non mi mollavano le braccia.
‘Fermo!’
‘E stai buona,puttanella,non fare così che &egrave peggio”
Bloccato e con il cazzo di metallo che si agitava nel mio culo,cercai di rilassarmi il più possibile per non peggiorare le cose,l’effetto devastatore si affievolì e mi abituai un poco al trattamento. Loro mi tiravano sculaccioni e ridevano della mia condizione. Andò avanti così ancora un po’ quindi, LIva mi mollò il braccio e si mise a trafficare con qualcosa. Quando Sandra spense il vibratore e me lo tolse,disse:
‘Adesso Liva ti scoperà come si deve e poi sarà il mio turno!’ nel farmi mettere a pecorina notò la mia erezione marmorea e mi toccò il cazzo. ‘Ehi,senti com’&egrave duro”
‘Non glielo tocco il cazzo a questa troia,divertiti tu se vuoi”
Sandra prese a masturbarmi mentre Liva sputava nel mio culo e si preparava la strada con le dita. Quindi infilò il suo strap-on e prese a fottermi con forza. Le piaceva chiavarmi a quel modo,lo capivo da come ci dava sotto,spingendo con le gambe,tenendomi saldo ai fianchi e dopo il passaggio del vibratore quel su e giù era piacevole e la mano di Sandra sul mio cazzo mi fecero lanciare risolini di soddisfazione e piacere.’Sentila qua la vera troia!!come gode a farsi sfondare il culo’che puttana che sei, senti come ti monto troia?sono io quella che ti fotte stasera’mi piace scoparti come una puttanella indifesa quale sei”
Liva mi trombava e Sandra masturbava il mio cazzo. Dopo qualche minuto di autentico piacere,avvertii che stavo per venire e Liva smise di incularmi:
‘Ehi non pensarci neanche,non vorrai mica sporcarci il divano?Ti frusto a sangue se lo fai”
‘Aspetta,io so come fare’l’ho visto in un film” fece Sandra. ‘Mettiti con le gambe in aria e la testa in terra! Dai!’
Mi ritrovai quindi con la schiena sul bordo della parte inferiore del divano, la testa in terra e le gambe in aria. Sandra riprese a masturbarmi:
‘Apri la bocca,così quando verrai ti verrai in bocca”
‘Oh,ma &egrave geniale. Una troia come questa che si viene in bocca e mangia il suo stesso sperma’fantastico”
La posizione era scomoda,l’idea mi ridicolizzava oltre ogni misura e venirmi in bocca non mi intrigava affatto,ma Sandra sapeva segarmi con grazia e dopo un po’,venni copiosamente e il mio seme mi finì in faccia,in bocca e sul petto.
‘Ah,ah,ah’questa troia si viene in bocca’che spettacolo’ingoia il tuo sperma puttana,sei una troia della peggio risma’una battona da marciapiede’ingoia,puttana!!!’
Mi concessero di rialzarmi e mi mandarono a farmi la doccia. Stanco, stretto nel dolore ma anche rinfrancato dal piacere mi misi sotto il getto di acqua calda. Era bello stare a fare quella doccia. Il box era ampio,la miscelatura calda ma giusta,rimasi a lungo a godermi quella semplice benedizione rilassante.
Non mi accorsi neppure che Sandra era entrata nella doccia. Sentii solo il peso soffice e materno del suo seno contro la mia schiena. L’abbraccio fu appagante e sensuale. Sentivo la sua pelle stringersi alla mia sotto l’acqua della doccia e ritrovai l’erezione di prima. Ma Sandra indossava anche uno strap-on di dimensioni notevoli. Mi spinse al muro della doccia, mi fece divaricare le gambe e mi penetrò con quell’affare. Fu violenta,rapida,dura,ma quando prese ritmo mi fece godere molto. Anche lei godeva,sentivo come chiavarmi a quel modo le piacesse,c’era il rumore dello scroscio d’acqua, il liquido caldo su di noi, il cazzo nel mio culo che mi trapanava con ritmo,il suo seno che si accomodava sulla mia schiena dandomi brividi intensi e confortevoli,i suoi commenti di soddisfazione:
‘Oh,&egrave fantastico’come ti sto fottendo’oh,grandissimo’&egrave fantastico chiavarti così”
Mi sfondò il culo in quella doccia. E fu bello e eccitante. Il cazzo era duro come una mazza di ferro e avevo di nuovo voglia di sborrare.
Dopo il ritorno da Roma,Rita mi accoglie con tutti gli onori. Ceniamo fuori al solito pub,lei si ubriaca e a casa vuole scoparmi,ma mentre la sto pompando nella classica posizione della missionaria si addormenta’ i giorni seguenti sono molto belli. &egrave ancora caldo nonostante l’autunno e la padrona Rita se la passa alla grande e di conseguenza anch’io. Mi regala qualche centinaio di euro;&egrave sempre in grana Rita,oltre al lavoro che poi la impegna fino ad un certo punto,gestisce un giro di scommesse assieme a Nino,un napoletano basso,impomatato e brutto che indossa sempre pesanti cappotti e sotto una camicia bianca anche quando sta in casa. I miei lavori con le sue amiche poi devono contribuire ad arrotondare. Coi soldi mi compro dei vestiti,vado al cinema alle mostre. Rita &egrave spesso con una nuova fiamma,una nera magra ed alta,con la faccia volgare e irregolare che ha conosciuto a ballare in una sala dancing che frequenta sovente. Fanno spesso sesso e mi lasciano dormire sul divano,ma una volta Rita ha voluto che facessi godere,Hila,la sua amica con la mia lingua.
Spesso la mattina Rita mi fa bere la sua orina direttamente dalla sua figa. Le piace quel rito e mi ripete che devo abituarmi a bere piscio. Non &egrave facile ingoiare quel flotto potente e sgradevole,ma col tempo mi abituo. Ci si abitua a tutto. Il piscio della padrona &egrave pungente,corposo,caldissimo. Hila invece si diverte a farla in un bicchiere e vedermi berla dritto di fronte a lei che mi tiene le palle strette fino a quando non finisco. Gode nel mostrarmi il bicchiere colmo fino all’orlo. Me lo offre davanti con la sua mano affusolata,graziosa. ‘Ecco,troietta,il tuo nettare quotidiano. Bevilo,ti farà bene!’ e me lo spinge alle labbra. Una volta che ho preso il bicchiere mi afferra le palle con forza e devo bere il più velocemente possibile se voglio che molli la presa. Ingoio tutto sentendomi soffocare. Hila ride. Le piace quel gioco.
Un fine settimana vanno via e mi lasciano da solo. Vado al cinema e a mangiare fuori. Incontro Geena un’amica di Rita che mi invita a passare da casa sua. Abita sui colli con una compagna,Lina,una donna orribile e noiosa. Giochiamo a carte fino a tardi,Geena &egrave una donna grassoccia ma provocante,un bel seno pesante,fianchi morbidi e un volto che ispira sesso con due grosse labbra spesso aperte in un sorriso. Mi fa domande sulla mia relazione con Rita. Vuole che le racconti i particolari,lo strap on,le umiliazioni. Mi chiede di spogliarmi e mostrarle il culo. Le piace il mio sedere depilato e oramai molto aperto. Vi passa un dito con dolcezza e mi fa godere. Lina ci guarda senza commentare,pare indifferente. Geena mi incula col suo strap-on davanti alla compagna. Si diverte a fottermi sul divano di casa,penetrandomi con garbo ma decisa mentre Lina fa finta di niente.
Al ritorno dal weekenda al mare,Rita e Hila hanno una sorpresa per me:durante il viaggio hanno raccolto la loro urina in una tanica bianca. Due litri e mezzo di piscio della padrona e della sua amica.
‘Ho un lavoro per te. Uno nuovo. E dobbiamo prepararti al meglio. Hai tempo fino a domani alle 18 per finirti tutta questa tanica. Non voglio sentire storie!inizia!’
Ero terrorizzato. Era una quantità enorme. Ma la padrona non scherzava. Mi minacciò e mi schiaffeggiò con forza. Mi gridò in faccia che se non la finivo entro i tempi mi avrebbe spaccato la schiena e poi mi avrebbe cacciato di casa. Hina rideva. Inizia a bere. Lentamente. Con sforzo. Vinto dal disgusto. Ma col tempo,sempre più abituato a bere piscia, ce la feci per tempo.
‘Ecco,padrona.’
‘Bravo! Ti meriti un premio.’ed indicò Hina.
‘Spogliati!’ mi ordinò però prima la padrona.
Contento mi voltai verso la compagna di Rita e lei spalancando un sorriso beffardo mi dette un bicchiere colmo della sua urina.
Ebbi un conato di vomito,ma mi trattenni. Rita mi fece inginocchiare e aprire la bocca,dall’alto iniziò ad innaffiarmi mirando alla mia bocca. Il getto di piscio mi colpì,fini sul mio petto,vi corse sopra in rivoli gialli,si perse per terra. Quello nella mia bocca era caldo,ispido. Le due donne ridevano inebriate.
‘Bravo,adesso con la lingua raccogli tutte le tracce di piscio sul pavimento!’
Mi misi al lavoro,umiliato. Mentre succhiavo col la lingua le tracce dei prodotti delle mie padrone,Hina prese a infilarmi un dildo nel culo. Io strisciavo per terra,leccavo dal pavimento urina,frignavo e lei mi inculava con un dildo rosa. Andò avanti per un po’ finch&egrave non ebbi finito. Hina lasciò il dildo nel mio culo e volle che le leccassi la fica,lì mentre era distesa anche lei sul pavimento. Lo feci con rabbia,come a vendicarmi e lei apprezzò lo stesso venendomi in bocca e poi,gridando di gioia e lussuria,mi pisciò in bocca un getto feroce e giallo di urina calda.
Di tutte le amiche della padrona Rita presenti alla festa pissy, più di tutti mi aveva colpito Wanda,una donna incredibile. Sexy,forte,bella(alta e magra,due gambe affilate e sensuali, un seno rifatto benissimo,un volto femminile ed accattivante,che trasmetteva un carisma e allo stesso tempo una grazia ammaliante)era una figura che non passava certo inosservata. Ebbi modo di conoscerla meglio,dopo quel pomeriggio a servizio di lei e delle amiche,grazie ad un mio spostamento a T. La padrona mi aveva dato 200 euro per la mia performance e con gli altri soldi che avevo messo da parte,decisi di fare un viaggetto in treno fino a T. Mangiai in un bel ristorante,andai al cinema dopo pranzo e poi a fare shopping. Entrai in un reparto maschile di un lussuoso grande magazzino e la vidi subito che impartiva ordini ai commessi.
Splendida e autoritaria in un tailleur gessato,Wanda disponeva e gestiva il suo reparto. Appena mi vide,mollò la sottoposta alla quale stava facendo una partaccia e mi venne incontro:
‘Che ci fai qui? Sapevi dove lavoravo?che vuoi?’
‘Oh, niente,si figuri,sono entrato per caso, non voglio disturbare,se vuole me ne vado subito. Scusi.’ Ero già soggiogato dalla sua bellezza e determinazione,mi fissava coi suoi occhi magnetici verdi scuri,le braccia incrociate che premevano il seno capiente.
‘No. Puoi rimanere,se vuoi. Basta che non combini casini oppure che compri qualcosa..’
”’
‘Allora? Stupido! Hai perso la lingua?’
”no,scusi..ecco..diciamo che io vorrei ‘. Vorrei comprare qualcosa’ho dei soldi con me ‘ e mostrai le banconote ‘ anzi mi consigli lei,se non la disturba farlo,ovviamente,magari può indicarmi una commessa che mi aiuti’ecco..io non sono molto pratico di abbigliamento”
Sorrise beffarda. Mi fissò per lunghi secondi facendomi sciogliere. Era magnifica e sexy. Poi disse:
‘Seguimi, farò tutto io! Troveremo di sicuro qualcosa che fa per te!’
Si mosse ed io le andai dietro. Mi portò nel reparto camicie e me ne dette un paio a righe. Passammo ai pantaloni,jeans e velluto. Una maglia. Due t-shirt. Nel reparto intimo scelse due mutande maschili poi fece: ‘Aspettami qui!’ e andò via. Le commesse mi guardavano e erano stupite,forse capivano o forse no. Wanda tornò con in mano un paio di mutande da donna. ‘Vai in camerino. Indossa per primo queste mutandine e poi questi pantaloni,camicia,maglia. Quindi vieni a pagare. Sbrigati!’
Feci come mi aveva detto e andai alla cassa dove mi attendeva. Prese i soldi,mi fece un grosso sconto e poi mi disse: ‘Vai al bar di fronte al negozio. Aspettami lì fino a quando non esco dal lavoro,fra 2 ore. Quindi mi seguirai a casa. Okay?’
Ero pietrificato dalla gioia. ”Ma Rita? Mi aspetta a casa”
‘Le telefonerò io. Vai!’
Uscii dal negozio e mi fiondai nel bar,ordinai cappuccino e una fetta di torta e mi misi ad aspettare Wanda.
Le due ore passarono lentissime e in più le mutandine da donna strette sotto i pantaloni nuovi di velluto mi pizzicavano da impazzire e non riuscivo a stare fermo sulla sedia. Wanda arrivò con mezz’ora di ritardo. ‘Bene,puttanella..ho parlato con Rita. Ti ha mollato a me per quanto tempo mi andrà di tenerti. Adesso facciamo che mi segui fuori dal bar,standomi a 2-3 passi dietro. Prendiamo la mia auto e andiamo a casa. Poi vedremo. Ok?’
Lo bramavo. ‘Sì. Posso chiamarla padrona? O ha qualche preferenza diversa?’
‘Padrona andrò benissimo,coglione! Andiamo!’
Mi tenni a 3 passi da lei. La vidi che parlava animosamente al cellulare. Anche solo camminando su quei tacchi alti su quelle gambe,era sexy da impazzire. Gli uomini si voltavano ad ammirarla. Entrammo in un garage e vi uscimmo a bordo di un’Audi bianca. Guidò fuori dal centro,fino ad una zona tranquilla dove parcheggiammo in un box;durante il viaggio non mi aveva rivolto una parola se non per dirmi che a casa c’era pure la sua compagna e che avrei dovuto obbedire anche a lei.
L’appartamento era molto spazioso e ben arredato. Wanda mi condusse in camera sua e mi disse di rimanere in mutande. Poi si spogliò per indossare un maglione più confortevole,jeans e scarpe basse. La fissavo estasiato. ‘Bene, mentre aspettiamo Janita mi servirai un aperitivo,del prosecco,nel frigo,su un vassoio,poi mentre lo bevo mi farai un massaggio ai piedi e dopo andrai a preparare la vasca con l’acqua calda. Spicciati!’ ma prima di lasciarmi andare saggiò la mia erezione fra le mutandine rosa.tastò.premette.toccò. mi mollò uno schiaffo e mi indicò la porta. Mi allontanai,ma Wanda mi prese per i capelli e mi schiaffò al muro della camera. Spinse la testa contro la parete e con l’altra mi pestò il culo. Sculaccioni forti che facevano vibrare le mie natiche e risuonavano secchi nel silenzio. Una pioggia di colpi. Dati ad arte,sicura, ero suo. Quando le sembrano abbastanza,insinuò un dito nel solco,quindi si intrufolò nel buchino e ravanò con calma. Gemevo. Era bellissimo. Si accorse che godevo e lo tolse. Leccalo fu l’ordine. Lo feci e dopo lei tornò ad infilarlo. Il mio pene scoppiava contro il muro. Con l’altra mano continuava a tenermi la faccia pressata al muro freddo. Continuò a sodomizzarmi con il suo dito,facendomi godere come non mai. Era sicura del suo gioco. Comandava,gestiva ogni cosa. Mi fece inarcare la schiena per penetrarmi meglio. Sussurrai che stavo per venire senza neppure toccarmi. Tolse il dito e prese a sculacciarmi:’ Non osare!!lurido verme,puttana in calore!!’. ‘Scusi Padrona,non vorrei che”
Andò all’armadio e prese un calzino di spugna. ‘Mettitelo sopra il coso!’riprese a possedermi col dito, ma dopo un po’ si stancò e mi lasciò la presa. ‘Aspetta qui fermo,culo in fuori,puttana,ti sistemo io,adesso. ‘ uscì dalla stanza e quando tornò aveva un piccolo cazzetto in mano dal quale pendevano dei fili. Mi mise il gel sul culo e poi infilò il piccolo cazzo. Entrò facilmente,visto quello che passava da quelle parti,ultimamente,ma dopo che fu dentro,Wanda lo accese e quell’affare prese a vibrare rumorosamente. Era una sensazione incredibile. Wanda mi teneva contro il muro appeso per le braccia,il culo in fuori,fili spuntavano dal mio ano e quel ronzio di piacere. Wanda rideva nel vedermi così suo,nelle sue mani e così contento di quel giocattolo. Godevo alla grande e il cazzò mi esplose nel calzino di Wanda,proprio quando una figura nera entrò di colpo nella stanza a grandi falcate. Eiaculai impazzito di gioia mentre Wanda mi spingeva contro il muro
Squassato dal piacere,le gambe mi cedettero e scivolai a terra.
‘Questo sarebbe il fidanzato di Rita?’ udii sopra di me.
‘Sì,&egrave la nostra nuova puttana. Rita ce lo cede per qualche tempo. Che ne dici”
‘Oh..qualcosa ci faremo”
Mi ripresi a fatica, il cazzo elettrico era sfilato fuori. Cercai di riprendere le forze e dopo lo deposi ai piedi di Wanda. Nel farlo,alzai lo sguardo e vidi Janita. Era una donna di colore non molto alta,dai fianchi pesanti e un corpo massiccio. Il volto d’ebano era molto bello,con dei guizzanti occhi che parevano quasi chiari. Chinai lo sguardo per dimostrare la mia deferenza,ma subito tornai a guardarla. Era di una bellezza energica,lontana da quella appariscente di Wanda,ma ugualmente profonda,carnale. Lei mi fulminò con gli occhi.
‘Ma non sa che qui gli ordini li diamo noi? Chi ti ha detto che puoi guardarmi in faccia,lurido verme?’
‘..scusi,padrona Janita..’fu la mia pronta risposta.
‘Alzai e vai contro il muro,dov’eri prima! stupida!’
Mi alzai di scatto e per poco non inciampai nelle gambe di Wanda che mi mollò un calcio che mi scaravento al muro. ‘Alza le braccia,su mani al muro!culo in fuori,puttana! E tieni quel calzino in bocc!!’
Feci come diceva,misi la mani al muro e le braccia tese, spostato di qualche centimetro in fuori in modo tale che esponessi la mia schiena,le gambe e ovviamente il culo. Quindi mi misi il calzino in bocca.
‘Ma non in quel verso, stupida”
‘Sì, rivoltalo e ficcatelo in bocca dove hai sborrato, puttana!’
Nel farlo, il calzino cadde e prima che potessi chinarmi a raccoglierlo, Janita mi aveva afferrato la testa e schiacciata al muro:
‘Che deficiente! ‘ e mi mollò due sculaccioni terrificanti,aveva delle mani di prietra ‘ adesso lo raccogli e fai come ha detto Wanda, cretina!’
E ancora un colpo,poi un altro. quando mi liberò potei raccogliere il calzino,voltarlo e me lo misi in bocca dalla parte in cui c’era la mia sborra. Aveva un sapore salato,ma l’umiliazione era più pungente. Mi rimisi faccia la muro con le gambe tese. Janita passeggiò avanti ed indietro fino a che non si fermò. Uno sculaccione,due,tre. La loro forza mi fece vacillare e mi spinsi al muro per evitare il quarto.
‘Dove vai,troietta. Vieni qua!’ e mi prese con forza,mi schiacciò al muro,mi tirò i capelli con forza facendomi urlare,quindi mi ordinò di rimettermi in posizione.
‘Adesso giochiamo alla conta, ti va?’
‘..e co..cosa &egrave..se posso..chiedere..?’dissi togliendomi il calzino,con la bocca impastata di sperma’
‘Oh, facile: noi battiamo e tu conti.’
‘..e co..cosa bat..batte..te..?’
‘TU!!!e chi sennò?’ dissero all’unisono, scoppiando a ridere.
Wanda andò all’armadio e tirò fuori qualcosa.
‘Per te mia cara, sfogati quanto vuoi”
‘Grazie,mia piccola..baciami!’
Si baciarono a lungo mentre io fremevo lì bloccato al muro. Passarono dei (minuti?),non saprei,il cuore mi batteva a mille e tremavo. Loro giocavano o non so. Finirono di baciarsi e sentii Janita dire:
‘Adesso tu conterai ogni volta che ti colpirò e dopo,dirai grazie Signora e la frase che ti dirò prima di colpirti!Se sbaglierai il conto,o ti dimenticherai di dire grazie o,infine,di dire correttamente la frase,riceverai due colpi aggiuntivi. Ok? Semplice,no?’
‘..b&egrave..sì..cio&egrave..’
Primo colpo. Qualcosa di legno. Fortissimo sul culo.
‘Silenzio! Iniziamo!’
‘..la frase &egrave: GRAZIE ALLA PADRONA RITA IO SONO QUI PER SERVIRVI. Capito bene?’
‘..io..cio&egrave..credo di sì’ecco..io..scusate..’
Altro colpo.
‘Uno..’urlai.
‘E poi?’
‘..ah..sì..sono qui per servirv..
Un nuovo colpo, poi un altro,più forte.
‘Stupida! Colpo- numero-grazie- frase! &egrave così maledettamente facile! Riniziamo!
Un colpo fortissimo.
”UNO!..ah..cielo..GRAZIE..SIGNORA..Graz..Sono qui per’
Due colpi,rapidi,forti.
‘Riniziamo,stupida. Te la ripeto: GRAZIE ALLA PADRONA RITA IO SONO QUI PER SERVIRVI. Capito bene?’
‘..sì..’
Colpo. Forte.
‘GRAZIE..no..cazz..’
Due colpi rapidi. Wanda rideva.
Un colpo. Leggero.
‘UNO. GRAZIE SIGNORA’.GRAZIE ALLA SIGN’
Due colpi.wanda si sganasciava dalle risate.
Un colpo. Forte.
‘Uno’Grazie Sign..signora..Sono qui per ser..
Due colpi.
‘Oh,ma insomma &egrave un incapace!! Ma dove l’hai trovato?’
‘Mi ha detto Rita che faceva l’autostop in una strada statale. &egrave uno senza casa e senza soldi che vive alle spalle di Rita. Lei ci guadagna qualcosa cedendolo ad amiche,o ex o chiunque voglia divertirsi con lui. &egrave quello della cena con pisciata a casa di quelle nostre amiche,quando tu eri in America’&egrave un poveraccio, devi partire dalle cose semplici. Fallo contare e ringraziare e basta,per ora..’
‘Ok. Facciamo come dici. Allora, puttanella..riprendiamo..dovrai solo contare i colpi e dire GRAZIE SIGNORA! Sei capace di farlo?’
‘Sì..sì..’
‘Bene vediamo subito..’ e un colpo fortissimo partì.
‘..Uno..grazie SIGNORA..’
‘Oh, visto?’ fece Wanda.
‘Continuiamo..’
Un altro colpo.
‘Due.. grazie SIGNORA..’
Nuovo colpo. Leggero.
‘ tre. grazie SIGNORA..’
Colpo, forte.
‘4. grazie SIGNORA..’
‘sta imparando..vedi?..’
‘Ok, puttana..non ti montare la testa..’
Due colpi leggeri.
‘ cinque..’
‘Ah!! Lo sapevo. Stupida. Era sei che dovevi dire, non sai contare?’
‘Scusi..’
Due colpi. Per punizione.
‘Avanti, ancora”
Un colpo.
Risposta giusta.
Due colpi.
Risposta giusta.
Cinque colpi.
‘..quat..’azz..’
‘AH. Ci &egrave cascata di nuovo’!’
Due colpi fortissimi che mi fecero cadere.
‘Alzati troia! Non ho ancora finito di giocare!! Rimettiti con le braccia alzate, al muro e quel culo rosso in fuori!’
Il culo infatti mi bruciava da far schifo,era in fiamme. Lo sentivo bruciare. A fatica mi rimisi in piedi e feci quanto voleva Janita. Ma al nuovo colpo, crollai a terra.
‘..basta, un momento..non ce la faccio.. più..un momento, Signora Wanda, la prego”
‘Come osi, PUTTANA!! Alzati e non ti provare a rivolgerti a Wanda come se fosse la tua protettrice..qui sei mio, sei suo e sei nostro e non sei di nessun altro..intesi??’
Biascicai un sì.. ma le gambe non mi reggevano..supplicai ancora e così Janita mi afferrò per i capelli e mi trascino al letto. Mi scaraventò sopra il materasso e mi disse. ‘Adesso ti lego in modo tale che non potrai cadere o scivolare o sottrarti alla nostra presa e poi riprenderemo la conta”
Fece così. Ero senza forza. Wanda mi legò i piedi e Janita le braccia ai capi del letto. Ero prigioniero. Totalmente. Stavo supino. Il culo esposto. Janita salì sul letto e si posizionò al mio fianco. ‘Adesso, conterai e dirai: Grazie.Sono una troia! Capito?’
‘..sì..’
Colpo. Fortissimo.
‘UNO’GRAZIE..SON..SONO UNA TROIA..’
Due colpi.
‘3 GRAZIE..SON..SONO UNA TROIA..’
4 colpi, leggeri.
‘ quattro.. GRAZIE..SON..SONO UNA TROIA..’
Andò avanti così per una mezzora. Io inchiodato a quel letto, Janita che si divertiva a farmi contare ed umiliare. Quando si fu divertita annunciò:
‘Adesso facciamolo riposare. Noi andiamo a fare una doccia e mangiare qualcosa. Tu riprenditi. Datti crema e gel che trovi nel cassetto. Ungiti bene il culo e preparalo che stasera vogliamo fotterti tutta la notte. Addio. Per il momento..’
Mi slegarono. Wanda mi dette un tubetto di gel e una crema. Se ne andarono cingendosi i fianchi vicendevolmente. La figura slanciata,sottile e aristocratica di Wanda brillava di una luce propria,sublime e gloriosa come un sole sfavillante sulla sabbia bianca circondata dall’oceano a fianco della pelle scura e tirata di Janita. Fui colto da un estasi violenta mentre le scrutavo allontanarsi ondeggiare oltre la porta della camera,bellissime e soddisfatte.
Mi ripresi un attimo,mi detti la crema sulle natiche doloranti e arrossate. La crema mi dette immediatamente un sollievo inatteso. Una volta spalmata con cura infatti si rivelò di una freschezza necessaria. A culo all’aria,la faccia affondata nei guanciali dove si percepiva penetrante l’odore di Wanda e Janita che su quel letto dormivano,riposavano,si toccavano,si davano piacere l’un l’altra,provai un’eccitazione che mi fece dimenticare dolore e stanchezza. Con il cazzo eretto contro le lenzuola,mi addormentai.
Al risveglio erano passate due ore. Nudo avevo freddo. Mi vestii con la maglia fattami comprare dalla padrona Wanda e mi detti il gel nel culo. Questo,grazie alla crema rinfrescante,stava meglio. Mi chiesi quando sarebbero tornate e mi lavai faccia e mani nel bagno attiguo alla camera. Sbirciai nei cassetti per toccare gli oggetti di Janita e Wanda. Tubetti con creme,trucchi,aspirine,tampax, matite,dischetti di cotone. Nel mobile di legno vicino alla jacuzi trovai un vibratore. Lo accesi. Mi cadde per terra ed ebbi terrore che si fosse rotto. Per fortuna non era così. Annusai la punta nera. Era l’odore della fica di Wanda o di Janita quello che sentivo? Mi ritrovai eccitato di nuovo. Era un leggero odore di femmina,di fica bagnata,quello che sentivo? Lo desideravo e passavo il mio naso lungo il vibratore. Il cazzo duro fra le mutande. Volevo toccarmi. Quel vibratore che aveva dato piacere a Wanda e janita era un oggetto magico. Annusavo. Annusavo. Ispiravo con forza quel vacuo afrore. Di colpo dei passi alle mie spalle.
‘E’ qui, Janita!!! E guarda cosa sta facendo,lo sporcaccione!!!’
Janita si precipitò nel bagno. Rabbrividii e mi bloccai. Il naso incollato a quel coso scuro e gli occhi carichi d’odio di Janita su di me. Mi raggiunse in due falcate da pantera. Mi afferrò i capelli e mi strattonò la testa all’indietro. Mi ficco gli occhi addosso con rabbia e crudeltà.
Ero tremante come un foglia su un davanzale.
‘Stupido!Impiccione,ficcanaso”!!che cazzo stai facendo???’
Non riuscivo a dire niente. La sua faccia mi dominava dall’altro mentre il dolore ai capelli tirati e al collo mi devastava.
‘Troia impicciona. Cosa stai facendo col mio vibratore personale???’
‘.. scus..’
‘Spiegami,stupido!!!’
‘Scu’scuss..’
‘Troia maledetta,pagherai caro questo affronto! Dai qua!’ e mi strappò il vibratore dalle mani.
‘..io..io..non..
‘Cosa??’
‘io..io non volevo,cio&egrave’cercavo il suo odore..pa..’
Uno schiaffo mi raggiunse. ‘Cosa cercavi,troia!??’
‘..il suo’odor..cio&egrave,volevo sentire..il..suo..odor..,scusi,padrona”
Ancora uno schiaffo. Poi mi mollò i capelli e mi ritrovai in piedi, tremante e come un agnello sacrificale. Janita mi tirò uno schiaffo che mi fece cadere. Mi rialzai a fatica. Janita mi tirò per un braccio e mi trascinò fuori dal bagno. Mi fece camminare con le ginocchia piegate girandomi il braccio con forza e crudeltà fino al letto,dove mi scaraventò con schifo. ‘Disteso!Culo in aria,Traia! Ora ti faccio passare i bollori!!’
Wanda mi legò le mani al letto e Janita si piazzò sopra di me stringendomi le gambe. Mi avevano immobilizzato di nuovo. ‘Hai fatto un bel lavoro col tuo culetto,troietta..! &egrave ora di giocarci un po’!’
Wanda aprì un cassetto e dette qualcosa a Janita. Scoprii presto che si trattava di un plug che prese a spingere nel solco delle natiche. ‘Rilassati,puttana!’ disse Wanda. Il primo affondo andò a vuoto,ma janita era esperta. Aprì le chiappe con una mano e il plug puntò questa volta dritto al punto. Entrò un attimo e mi fece gridare. ‘Non agitarti troia,che non serve a niente, tanto te lo ficco in culo comunque!’ e lo fece. In due colpi il plug fu dentro. Janita lo conficcò per bene e mi sculacciò: ‘Tienilo dentro e vai avanti,contro la spalliera. Mi trascinai avanti e janita si sdraiò nel letto. Wanda si sedette accanto a lei. ‘Adesso noi ci divertiremo mentre tu te ne starai buono. Potrai guardare,ma non godere. Dopo ti chiaveremo come quella gran troia che sei con i nostri strap-on !!’
Iniziarono. Fu una delizia vedere quei due corpi,uno scuro e uno chiaro,aggrovigliarsi a quel modo. Stretti fra loro,la pelle lucida di Wanda,l’oscurità femminile e sensuale di quello di janita. Toccarsi,baciarsi,leccarsi. I due corpi non fecero altro per molti fantastici minuti. Io guardavo con il plug ficcato in culo.il cazzo dritto. Si dettero piacere e piacere. Wanda gridava trattenuta. Janita era una predatrice affamata,leccava e succhiava,si mangiava l’amica a piccoli morsi e violenti baci. Le lingue vibravano rapaci,le bocche si aprivano e chiudevano,i peli rossi della figa di Wanda,la consistenza sensuale della pelle di Janita luccicante di sudore,le dita sempre in movimento,gli occhi rapiti dal piacere. Era uno spettacolo orgiastico e sublime. Godettero assieme,sfinite.
Quando si ripresero janita mi fissò sorridendo. ‘E’ il tuo turno,troia,&egrave ora di assaggiare i nostri amici” disse e Wanda già si era alzata e dal cassetto del comodino aveva tratto cazzi,cinghie e due enormi strap-on si erano materializzati nelle sue mani.
‘Vieni qua!’ mi ordinò Wanda. Mi mossi. ‘A culo in aria,puttanella!’ janita mi strappò il plug dal culo e mi fece mettere con la schiena sul materasso. Le vidi indossare gli strap-on. Poi fecero pari o dispari su chi mi avrebbe inculato per prima. Vinse Wanda. ‘Wuw’assaggerai per prima il mio amico big-pink qui!!’ disse con gioia. In effetti quell’affare che le penzolava fra le gambe era molto lungo. Si cosparse la cappella di gel e janita ne mise ancora sul mio buco del culo. Con fare esperto e deciso Wanda mi sollevò le gambe in aria,prese la mira e mi penetrò. La punta entrò subito nell’ano dilatato dalla lunga presenza del plug e in breve spinse il resto dello strap-on sempre più oltre. In un attimo rimasi infilzato. Due tre colpi di assestamento e mi possedette con determinazione. Spingeva e mi fissava mentre mi scopava con gusto. Andava e veniva nel mio culo come se fosse sempre stato suo. Janita mi slegò ma per impedire che mi muovessi o che si sedette con le ginocchia sulle mie braccia immobilizzandomi mentre Wanda continuava a fottermi soddisfatta. In breve mi ritrovai il cazzo nero di Janita in bocca. Aveva un sapore falso ma fui costretto a succhiarlo,anzi ben presto janita prese a spingernelo in bocca con rabbia,forzandomi le labbra e ficcandolo in profondità.
Quando Wanda ebbe finito, janita la sostituì,ma dopo qualche attimo cambiò idea. ‘Alzati!’ mi ordinò. ‘Voglio prenderti da sotto.’ si mise sulla sponda del letto e mi ordinò di salire su di lei. Senza difficoltà montai sul cazzo di janita e mi ritrovai infilato. Lei mi cinse i fianchi con forza e prese a darmi ritmo. Mi faceva andare su e giù fottendomi con forza. Wanda si mise alle spalle dell’amica, in piedi e mi ficcò il cazzo di lattice in bocca. Mi ritrovai inculato dal basso da janita e costretto a spampinare Wanda con la bocca. Ero posseduto e devastato da quegli strap-on,il rosa lunghissimo di Wanda nella mia bocca e quello nero nel culo di Janita. Ero eccitato nel vedere il corpo nudo di Wanda e il suo bel seno e il lavoro che janita stava facendo al mio culo mi stava facendo impazzire. Dopo lunghi,paradisiaci minuti di goduria,non riuscii a trattenermi e venni,schizzando la mia sborra sulle tette scure di janita,sulla sua faccia,sulle cosce di Wanda. Janita si bloccò, Wanda si scostò da me. Mentre ancora godevo come un pazzo,scosso da brividi di lussuria e liberazione fui gettato con rabbia a terra da janita.
‘Sai che pagherai tutto questo,vero?’ fu cosa riuscii a sentire mentre loro andavano in bagno e mi lasciavano a terra a masturbarmi per svuotarmi del tutto.

‘Sai che pagherai tutto questo,vero?’ fu cosa riuscii a sentire mentre loro andavano in bagno e mi lasciavano a terra a masturbarmi per svuotarmi del tutto.
Tornarono dopo circa un ora. Io mi ero un po’ risistemato ma ero ancora stordito dal dolore e dal piacere provato prima. janita aveva una faccia dura.
‘Senti,stronzo. Adesso non sappiamo cosa farci con te, ce ne andiamo a dormire. tu puoi sistemarti nella camera degli ospiti. Domani con calma ti daremo la punizione che meriti per averci schizzato con la tua robaccia appiccicosa. Vattene!’
A testa bassa annuii. Wanda mi mollò uno scappellotto fortissimo mentre mi allontanavo e janita fece altrettanto.
Presi sonno molto tardi e al mattino mi svegliai riposato ma con un forte mal di testa. Trascorsi la giornata per casa di Wanda senza far niente. Guardai la tv e lessi alcune riviste in giardino. Mangiai qualcosa e verso le tre janita passò da casa. La sentii rientrare e le andai incontro. ‘Salve ‘ dissi ‘ cosa volete che faccia, ho qualche mansione?’ janita si avvicinò a me in silenzio,poi,senza preavviso o cosa mi mollò uno schiaffo che mi fece girare la faccia.
‘Primo: quando mi vedi,lurido pezzente,ti devi mettere in ginocchio. Secondo: ti rivolgerai a me con l’appellativo di Signora. Terzo: tu non hai una mansione particolare se non quella di essere il giocattolino personale di me e Wanda e delle mie amiche. Intesi?’
‘Oh,sì,mi scusi”
Uno schiaffo in faccia che mi stese per terra. Janita aveva una forza nelle braccia incredibile,doveva fare atletica o boxe per quanto ne sapevo.
”questo per ieri sera e perché non hai detto: Sì,Signora!’
‘Mi scusi,Signora,non accadrà più..’ dato che ero a terra inerme,Janita mi saltò addosso,mi immobilizzò in una presa che bloccava le mie gambe e le braccia,mentre col gomito mi schiacciava la testa a terra.presi ad urlare dal dolore e dalla paura. Lei invece rideva,era soddisfatta di saper usare così bene la sua forza. Mi schiacciò la testa a terra finch&egrave non presi a piangere dal dolore. ‘Adesso io me ne vado. Ti lasciò una lista di cose da comperare e dei soldi. Fai molta attenzione. Vai al supermarket,compra tutto e poi prepara il necessario per un aperitvo in salotto. Verranno delle mie amiche,fatti trovare pulito e aperto a dovere che vorranno di sicuro farti il culo stasera. Intesi?’
”Sì,Signora”bisbigliai quasi senza fiato.
Mi liberò e se ne andò. Dopo che mi fui un attimo rimesso in forze feci quanto detto da janita. Feci acquisti:sedano,carote,patatine fritte e montagne di alcolici,vino,rum,gin,ecc. pulii per terra e preparai piattini,sale,olio,bicchieri,tovaglioli di carta e tutto quanto. feci in tempo a fare una doccia prima che Wanda fosse a casa. Era splendida come sempre. ‘Hai fatto un buon lavoro,puttanella” ‘Grazie,Signora..’ ‘Ma quel tavolo al centro non serve.Toglilo!’ ‘Subito,Signora..’ ‘Bene, adesso vattene di là,le nostre amiche inizieranno ad arrivare fra qualche minuto e non vogliamo che ti vedano subito,sarai la sorpresa della serata.’
Andai nella loro stanza da letto e mi sedetti da una parte. mi addormentai un poco e quando mi risvegliai sentivo della musica e del chiacchiericcio provenire dal giardino e dalle altre stanze della casa. Aspettai ancora dei minuti prima che Janita piombasse nella stanza. ‘In piedi,stupido! Cosa fai? Spogliati!! Cretina!!,culo all’aria e sbrigati!!’ feci velocemente quanto detto e intanto sbirciavo Janita. Indossava un vestito attillassimo giallo che risaltava il colore intenso e selvaggio della sua pelle, aveva delle unghie pitturate di rosso e i capelli raccolti in alto. Era sexy. ‘Andiamo,hai un culo di marmo per caso?,spicciati..’ ‘Subito,Signora’. ‘Ti basta la camicia,niente mutande o pantaloni..e tieni a bada quel tuo cazzo da schiavo,non voglio che le mie amiche siano infastidite dalla tua ‘virilità”ti sei pulito bene?gel??’ ‘Certo Padrona,ho fatto tutto quanto richiesto..’ ‘bene,ma ugualmente stasera passerai il tempo ad essere sbeffeggiato,umiliato,frustato,picchiato e ogni sorta di oggetto sarà infilato nel tuo culo’!!!’
Mi trascinò di là con un guinzaglio. C’erano 5 o 6 donne. Risero tutte e volarono commenti,sberleffi,sculacciate,derisioni. Mi trattarono come una bestia al mercato o meglio un servo con un collare addosso,mostrato e esibito da Janita e Wanda come un trofeo e un giocattolo per la loro serata. Mi pizzicarono le gambe,mi sculacciarono a lungo,mi morsero il culo,mi schiaffeggiarono,mi torsero i capezzoli e si divertirono a trascinarmi a turno in giro col guinzaglio,una tipa sulla cinquantina,vestita come una motociclista mi prese a calci in culo in giardino,se qualcuno avesse guardato dalla finestra avrebbe visto un uomo nudo,tenuto come un cane e picchiato da una donna appesantita e volgare.
Fui riportato dentro da Janita. ‘Divertiamoci,bambine..ecco qui il primo giocattolo della serata”. Wanda tirò fuori un piccolo tavolinetto di plastica. ‘Wuw””.’ Scoppiarono tutte. Wanda mostrò com’era fatto il giocattolo: sotto il tavolo usciva un tubo in plastica abbastanza lungo che andava restringendosi nella parte finale. ‘Adesso avremo il nostro tavolinetto umano per prendere il th&egrave,amiche” ‘Vieni qua,stronsetto,a 4 zampe!,muoviti! ‘ ordinò Janita ed io eseguii ‘ bene,un poco di gel.. ‘ e subito,in 2 o 3 assatanate si precipitarono a riempirmi di gel il buco del culo e intanto schiaffeggiavano,pizzicavano,giocavano il mio culo esposto. Ben presto sentii la punta di plastica del tavolinetto-fallo penetrarmi e in breve fu pigiato dentro con forza e esperienza da Janita. ‘Ecco fatto,bambine..venite a sedervi e conversare da questa parte,al Caf&egrave dello Schiavo,provate,ecco mettete un bicchiere qui sopra e il posacenere anche’prego &egrave disponibile e accogliente il Caf&egrave dello Schiavo” ero in ginocchio con un affare nel culo e sopra la schiena un tavolo sul quale si divertivano a prendere l’aperitivo delle donne eccitate e sadiche. Le sentivo parlare,ridevano di me,mi davano sculaccioni per saggiare la mia resistenza,rischiai più volte di far cadere bicchieri o bottiglie a causa dei loro giochetti,ma per fortuna non accadde,Janita era in agguato per sfruttare ogni momento utile per conciarmi per le feste.
Dopo che il gioco del tavolo finì, fui chiamato a baciare piedi e scarpe delle presenti dopo che queste si accomodarono nel salone centrale,sui divani. Mentre io baciavo e succhiavo bei piedi,ma anche qualcuno sporco e sudato’,quelle conversvano del più e del meno,delle loro storie lesbo,di me,deridendomi,e di vacanze al mare. Wanda arrivò poi con una grossa cera bianca e temetti per me.’Ecco,lo sapete vero che giorno &egrave oggi?? &egrave il compleanno di Sara!’ e un battimani,urla,baci,grida si alzarono verso Sara,una tipetta abbronzata e dal fisico tirato da nuoto. Portava molti tatuaggi e una coda di cavallo legata con un fiocco pieno di strass che contrastava col suo aspetto da dura. Sara venne avanti. ‘Ecco,amore,questa la devi spegnere tu..’ e gli dette la cera. ‘E dove?’ chiese candida lei,ma rideva e mi venne incontro. Mi accarezzo la testa e fece: ‘Scommetto che te la infilo tutta in culo,poi l’accendiamo e io soffio ed esprimo il desiderio’e il desiderio &egrave quello di incularti per prima..puttanella,ho proprio voglia di scoparti a sangue!’ la sortita della palestrata scatenò il giubilo delle ragazze. Fui trascinato al centro della stanza,Janita e Wanda mi posizionarono con la faccia a terra, il culo in aria,ginocchia a 90′. Sara si avvicinò col cero. ‘Il gel,Sarina..’ fece una. Ne avevo bisogno per accogliere quel coso. ‘Aspettate,bambine,ecco..così &egrave molto meglio’ – mi sputò sul culo,una due,tre volte, – ..&egrave più naturale,che ne dite?’ e le donne la imitarono. Sara sputò a raffica e poi tutte le altre: nessuna voleva mancare la delizia di gettare saliva nel mio ano. Quando parve loro sufficiente Wanda,con maestria ma strappandomi grida di dolore che veniva accolte con battiti di mano,risate,urla da parte delle indemoniate e da commenti e sculacciate da Janita, mi infilò il cero nel culo. Poi lo accese. Jenita fece un piccolo discorso. Sara ringraziò. Ci fu l’happy birthday mentre io soffrivo con quell’affare in culo,la cera che prendeva a colare’ infine Sara spense la fiamma. Urla,ancora AUGURI SARA!!!! E Wanda mi tolse,con lentezza,ridendo,il cero dal culo. ‘Adesso me lo voglio fare! ‘ gridò la palestrata ‘ datemi un cazzo!!!’ e le altre a ridere,urlare,gioire. Janita portò uno strap-on e Wanda dei cuscini. Fui sistemata davanti a tutte,su un tavolinetto,alla mercé degli scapaccioni,dei pizzicotti,degli schiaffi,delle sculacciate di ognuna di quelle pazze furiose.
Sara si legò lo strap-on in vita e si posizionò. Il cuscino mi alzava il culo inerme in favore del cazzo di plastica e mi alleviava la sofferenza di essere schiacciato al tavolo da dieci paia di mani e braccia. Sara era esperta per fortuna e mi inculò con classe,senza fare male e mi chiavò con rabbia e forza. Mi fotteva come forse fotteva le sue amichette e ci sapeva fare,nonostante le manate sul mio culo delle donne,incessanti e rapaci,provai a sentire un piacere notevole,Sara mi chiavava e io godevo nascosto dal cuscino. Ma quando lei finì,il suo posto fu preso da una donna che palesava inesperienza e goffaggine. Ci impiegò del tempo ad incularmi,non sapeva spingere ne muoversi. Gridavo dal dolore e la cosa la eccitava e la spingeva a continuare. Cercai di calmarmi e di rilassarmi per uscire da quella situazione,piangevo dal dolore e allora Wanda prese in mano la situazione, mi dette un po’ di gel da infilarmi nel culo,dandomi modo di respirare un po’ e calmarmi. Mente mi cospargevo il culo di gel quelle ridevano e godevano nel vedermi umiliato davanti a loro in quel modo,alcune fecero delle foto e vollero che fossi più esplicito nel mettermi il gel,con due dita,con precisione,Janita si mise dei guanti bianchi e fra le risate generali finì il lavoro con altro gel e le sue dita,3-4 nel mio ano. Ero pregno di gel,di saliva,sudore,dilatato e aperto come un anguria, finalmente la tipa imbranata riuscì a montarmi,mi infilò il suo cazzo finto nel culo,mi fott&egrave qualche minuto,senza ritmo,impacciata e quando si fu stufata passò il testimone ad un’altra.

Rita mi chiamò una sera. ‘Ehi,puttanella c’&egrave la tua padrona al telefono,corri qua!’ mi ringhiò Janita mentre stavo pulendo un mobile in sala pranzo. Ero in ginocchio,nell’alzarmi di scatto sbattei involontariamente contro una sedia,Wanda che stava sfogliando in piedi una rivista di moda,mi mollò uno scapaccione sonante. ‘Eh stai attenta,stupida!’
Andai di là. Janita mi mollò uno schiaffo giusto perché le stavo facendo perdere tempo con il cordless in mano. ‘Muoviti,bestia!’ ‘..scusi’salve Padrona Rita,come sta?’ dissi infine al phone. ‘Domani ti porto con me a T.,fatti trovare allo svincolo autostradale di G.alle 16,30. Intesi? Passami Wanda. A domani!’ ‘Sì’per lei Signora..’ feci tornando da Wanda che mi guardava annoiata. ‘Ok.’ Disse poi a Rita.
Il giorno dopo aspettai due ore a quello svincolo,al freddo,con solo una bottiglietta d’acqua e tanti pensieri in testa. Dove mi avrebbe portato la Padrona? A Chi? Mi tormentavo. Avevo paura ma anche completa fiducia in Rita. In fondo si prendeva cura di me. Wanda mi aveva dato 200 euro quando me ne ero andato da casa. Janita un calcio in culo. Faceva freddo là fuori,il tir di Rita non si vedeva. Mi era venuta una voglia pazzesca di pisciare,ma non osavo abbandonare quel posto per paura che la padrona potesse arrivare. Saltellavo sul posto per la piscia e per il freddo. Passavano auto e camion. Chissà cosa pensavano di me. Io cercavo di immaginare a quale gioco o supplizio mi avrebbe fatto finire la padrona quella volta.
Alla fine non resistetti. Dopo aver scrutato la strada e con il timore di pisciarmi nei jeans,mi rifugiai nel bar dei camionisti lì vicino. Era un posto grande,quel pomeriggio mezzo vuoto. Un paio di brutti ceffi in canottiera e tatuaggi seduti ad un tavolo. Un camionista che beveva birra al bancone,uno che pisolava più in là. La cassiera era una mora riccioluta con grosse poppe,la faccia da troia che puliva svogliata dei bicchieri. Mi fiondai in bagno. Entrai nel primo cesso e mi svuotai. Fu favoloso. La piscia veniva fuori imperiosa e godevo. Mi pulii. Detti una lavata alla faccia e ripresi lo zaino con calma. Uscii dal bagno e la vidi.
Rita era appena entrata nel bar. Jeans corti,canottiera rosa,cappello da biker in testa. Le zinne con i piercing si vedano bene. Le labbra segnate di rosso. Mi vide. Arrossii e pensai di correre a nascondermi in bagno. L’avevo combinata grossa. Non ero lì ad aspettarla. A rapide falcate mi raggiunse,mi mollò due schiaffi potenti in faccia davanti a tutti. Il camionista rise di gusto. La barista pure. ‘Cazzo fai? Stupido? Ti avevo detto di aspettarmi là fuori!’ e mi tirò un altro schiaffo. Duro. Mi venne da lacrimare. Nel locale c’era un brusio di scherno. La barista fece: ‘Uhhh’lo tiene in riga il signorino’!’ giù risate.
‘Muoviti! Cretino! Vai al camion Sali in cabina e aspettami!’ e mi tirò un nuovo schiaffo. ‘Bisogna farsi intendere da questi uomini senza spina dorsale!’ aggiunse.’Vedo..’ fece quella. ‘Se gli fai capire chi &egrave che comanda allora tutto bene,ma se no” fece poi rivolta al bancone.
La barista rise. Rita strizzò un occhio e mi ordinò di fermarmi. ‘Aspetta un momento,troietta!’
‘Così si fa,ragazza mia. Potessi io col mio Franco,ma quello mi riempirebbe di botte”
‘Vuoi sfogarti con il mio ragazzo,dolcezza?’
”’
‘Dai,lo so che ti piacerebbe,non &egrave vero?’
‘Ehiii’in effetti,sarebbe un’idea”
‘EHI TU ‘ fece Rita rivolta a me ‘ torna indietro’ecco..vai dalla Signora’Avanti,dolcezza mollagli uno schiaffone’vai’vai’colpisci’lui non le farà niente’altrimenti lo meno da qui fino a T. e sono 3 ore di camion” gli avventori del bar risero di gusto. Uno batt&egrave pure le mani
La barista si avvicinò a me. Mi squadrò. Sorrise. Le poppe da troia,la faccia da troia. Mi mollò una pizza,poi un’altra. ‘Wuuuu’&egrave proprio forte’prendi ragazzino” e ancora schiaffi. Era proprio una troia. ‘Grazie’fece a Rita dopo che ebbe finito. Piangevo davanti a quelle facce sconosciute,la faccia rossa di vergogna e di dolore. La padrona si avvicinò alla barista. La fissò. Si tolse il cappellino da biker e la baciò in bocca. Quella troia ricambiò il bacio da vera puttana e le due donne pomiciarono un minuto buono di fronte a me. ‘VAI NEL CAMION,tu.. servetta del cazzo’preparami un caff&egrave bello peso’cammina..!’ e con un calcio nel sedere mi spinse via e tornò a baciare la barista.
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Solo dopo un paio i ore e molti kilometri passati nella cabina del tir,caldo e comodo, Rita si rivolse a me per spiegarmi la mia prossima sorte.
‘Allora, -fece ad un tratto la padrona ‘ stiamo andando da un paio di mie amiche. Gente seria. Cinquantenni che gestiscono uno studio pubblicitario. Vogliono festeggiare il compleanno di Gima. Un paio di feste. Hanno delle loro idee,delle fantasie. Tu sei il loro giocattolo per soddisfare i loro ghiribizzi sessuali. Vogliono che tu faccia il segretario in una sessione di studio. Saranno Gima e altre 4 amiche. Poi dovrai un’altra cosa alla festa di compleanno il giorno dopo, te la spiegheranno loro,adesso non serve. Tu, come sempre,dovrai solo obbedire agli ordini. Capito tutto,dolcezza?’
‘Sì.’
‘Bravo. Dammi un bacietto qui sulla bocca..così..bravo ragazzo’sei il mio ragazzino preferito,sai?’
‘Grazie,padrona’ dissi baciandola con dolcezza.
Pomiciammo mentre le guidava il tir nella cabina calda. Ci fermammo in una piazzola. Rita chiuse l tende e mi fece: ‘Leccami la passerina’sono eccitata da prima,con quella puttanella del bar’leccami bene,fammi godere,troietta” e mi prese la testa e la spinse sulla figa padronale. Iniziai a leccare le grandi labbra e punzecchiavo dentro e sotto,come le piaceva. Leccai e baciai e Rita venne copiosa.
Ripartimmo.
Dormii un poco dietro. Mi risvegliò la padrona una volta giunti a destinazione. ‘Ti verrà a prendere un taxi’scendi..troia’fatti pagare il pattuito da Gima,fai la brava obbedisci e dammi un bacio prima di scendere!’ mi ricomposi, presi lo zaino,mi buttai dell’acqua in faccia per svegliarmi del tutto. Baciai Rita a lungo sulla bocca,con la lingua. Lei mi accarezzò il cazzo. ‘La prossima volta voglio che mi chiavi” ‘Sì,grazie,Padrona.’ E scesi dal tir.
Fuori era ancora più freddo. Nebbia. Buio. Un taxi arrivò dopo poco. Il taxista non mi chiese niente,neppure soldi o indirizzo. Mi caricò bagaglio e ripartì.
Non parlò per tutto il tragitto. Fuori dal taxi sfilava una città di provincia,anonima,bagnata,luci basse per le vie.
Mi depositò di fronte ad un palazzo a tre piani. Elegante. Vecchio,giudicai.
Suonò il campanello e andò via.
Mi aprì una donna delle pulizie. Bassa,bruttina. ‘Sali di sopra,la signora l’attendo..’ disse in italiano incerto. Feci una rampa di scale. Aprii una porta e una donna sulla cinquantina,vestita come un confetto tutta di rosa,tulle vaporosa,giacca stretta rosa,calze bianche,scarpe alte col tacco,rosa pure quelle. ‘Oh,sei arrivato’bene’vieni qua fatti vedere” mi avvicinai. La stanza era calda,ben arredata,trasudava ricchezza da ogni divanetto. ‘Ti pensavo più basso’quanti anni hai?…sei magrolino” ”30..signora..’
‘Io domani ne faccio 50!li dimostro?’ ‘No,signora,ne dimostra 40 al massimo” era piena di botox,capelli sparati biondi,le labbra ben fatte,un bell’intervento,era tirata agli occhi..ne poteva avere anche 59’ma voleva mostrarne 25!’
Mi mollò uno schiaffetto. ‘Cretino!’ ‘Dovevi dire 30 al massimo’stupido” altro schiaffo. ‘Mi scusi,Signora’volevo dire 25,26 al massimo’pare una ragazzina” schiaffetto. ‘Che troietta che sei’Rita mi ha parlato molto di te..sai? mi ha detto che sei una troietta e una succhia cazzi..si dice così?’ e rideva tirata,bocca carnosa,pelle lucida.
‘Sarò quello che lei vorrà Signora. Lei mi ordini ed io eseguirò,senza fiatare..’ dissi.
‘Oh,che bello! Fossero tutti così gli uomini’nel mio ambiente sai,gli uomini si credono padreterni e vogliono solo comandare anche se non capiscono un cazzo di pubblicità e tutto quanto. sono solo dei palloni gonfiati,per questo voglio un bel ragazzino come te,che sia mio schiavo’e schiavo delle mie amiche’abbiamo delle fantasie da realizzare’sai? Ci vogliamo divertire con te’oh,non vediamo l’ora..’
‘Cosa vuole che faccia,Signora?’
‘Te lo diremo a tempo debito. Adesso fatti una doccia,cambiati con quello che ti ho preparato che andiamo a mangiare qualcosa da una mia amica’presto..- e batte le mani minute- sbrigati!’
Feci una bella doccia e indossai il completo grigio che stava sul letto. Camicia rosa senza cravatta. Mocassini eleganti e un cappotto blu scuro. Stavo proprio bene,guardandomi nello specchio,non vestivo così elegante dai tempi del matrimonio di un mio cugino di A_. dieci anni addietro forse. Gima mi raggiunse. ‘Oh,come stai bene, bravo. Muoviti il taxi ci aspetta. Il solito taxista senza parlare ci condusse in un ritorante esclusivo del centro. Erano rimasti pochi avventori. Il posto era elegante e molto bello. Mi fu servito del pesce spada in crosta con succo di arancia caramellato e del pane di soia buonissimo, senza che avessi aperto bocca. A Gima una minuscola coppa di gelato che gustò svogliatamente. La proprietaria del ristorante, Carla,una donna vestita in tailleur blu con camicia color vino,era una donna non bella,per via di un naso lunghissimo e dagli occhi piuttosto piccoli e leggermente strabici,ma emanava eleganza e modi impeccabili. Parlò con Gima e sorrise più volte annuendo rivolta a me che mi gustavo quel pesce cucinato con una maestria esemplare. Vino bianco australiano mi fu servito più volte da un cameriere che non si allontanava dal nostro tavolo. Quando la cena fu finita e i clienti usciti,Carla si sedette al nostro tavolo:
‘Allora,lui &egrave il ragazzo di Rita,mi dicevi,o meglio il suo schiavetto’dico bene?’
‘Sì,me lo ha prestato per questi giorni. O meglio,ho affittato il suo corpo e i suoi servigi per divertirci per il miop compleanno. E Gima mi fece un pizzicotto al braccio,molto forte. Io ero mezzo brillo per il vino e sazio di quel piatto buonissimo. Carla mi fissò. ‘..&egrave pure carino..insomma..dai’mi immaginavo che si sarebbe presentato un piccoletto,brutto e dall faccia stupida. Questo non sembra scemo e ha un portamento decente. &egrave un tuo regalo,il vestito?’ ‘Sì,sartoria M. in via P., Rita mi ha dato le sue misure. Però anch’io lo credevo più basso’più gracile’ancora meglio per la nostra idea per la cena,non trovi? A proposito tutto pronto?’ ‘Certo. Ho contattato un paio di persone fidate del catering di un agriturismo qua vicino’ci penseranno loro..’ e rise.
Le guardai smarrito.
Quindi sorrisi anch’io. Gima era un vapore di rosa. Carla mi fissò indispettita.
‘E domani?’ chiesi io,ma non feci in tempo a terminare la frase che Carla mi mollò uno schiaffone. ‘TACI, tu! Parlerai solo quando richiesto!’
Gima rise e sbottò: ‘Vedo che ti sei calata subito nella parte,dolcezza,brava coì ti voglio! Ci divertiremo vedrai.!’ Io con il volto che mi bruciava guardai Carla,ma subito dopo abbassai lo sguardo. Lei era una tipa tosta. Gima si alzò dal tavolo. Carla mi prese un braccio e lo strinse forte al tavolo. Quindi prese una forchetta e premette contro la mia mano. ‘Qui comandiamo noi! Intesi? ‘ premette più forte con le punte,strappandomi un urletto- fai come diciamo e andrà tutto come deve andare oppure saranno guai per te’.’ E rise. Tolse la mano dal mio braccio e lasciò cadere la forchetta sul tavolo. Prese un bicchiere colmo d’acqua e me lo versò in faccia. ‘Alzati e vai a pulirti in bagno. Quello delle donne. Muoviti!’
Mi alzai barcollando per l’effetto del vino e raggiunsi il bagno delle donne. Un cameriere mi vide,fece per dirmi qualcosa,ma io entrai nella porta e mi diressi agli specchi. Mi pulii la faccia al meglio e bevvi due lunghi sorsi d’acqua. Mi girava la testa e Carla mi aveva fatto paura con quella forchetta. Che donne erano quelle lì? E già che di donne strane ne avevo incrociate diverse negli ultimi mesi..
Ad un tratto la porta si aprì. Carla mi fissò cupa in volto. Venne verso di me. Mi superò ed entrò in uno dei bagni. Lasciò la porta aperta e dopo qualche secondo ordinò: ‘Vieni qua dentro,stupido” la raggiunsi. Carla mi afferrò e mi tolse la giacca. ‘Cos..’ feci,ma lei mi chiuse la bocca con una mano e con l’altra mi afferrò il cazzo nei pantaloni. ‘Zitta,puttana. Fai quello che dico!’ mi fece togliere anche la camicia e i pantaloni. Nudo eccetto le mutande,eccitato rimasi di fronte a lei in attesa di disposizioni.
Mi fece sedere sulla tazza del water con uno strattone. Si tolse la gonna. Aveva belle gambe,sode. Portava giarrettiere di pizzo e non le mutandine. Mi mise una gamba sulla spalla e mi prese la nuca con una man.
‘Fammi godere,puttana! Baciami!’ e spinse la mia faccia e la mia bocca contro il suo sesso.
Profumava di donna. Di figa di classe. Sentii il pelo soffice e gli umori eccitati di Carla. Feci uscire la lingua e leccai. Poi baciaii i peli e la pelle attorno alla figa.
Carla godeva e mi spingeva la testa nel suo sesso.
Baciavo e leccavo.
Spingevo la mia lingua nella bocca della figa di Carla e poi succhiavo. Baciavo e succhiavo. Le piaceva. Baciavo e leccavo. Le piaceva il mio ritmo. Succhiavo il suo sesso e spingevo la mia lingua dentro nel cuore di quel sesso caldo e dorato. Leccavo e baciavo.
Carla venne tenendomi la testa contro la sua figa.
‘Fantasticoooo.ohhh’sìììììììììììì’.fantasticooooooo ohhhhhhh’
Urlò.
‘Ma non &egrave ancora finita-fece poi togleindo la gamba dalla mia spalla. Si scostò da me. Provai ad alzarmi ma lei mi ordinò di stare seduto. Si tocco rapidamente la figa. ‘Sìììììììììì ooo sììììììììììì oooo sssìììììììì” e iniziò a pisciarmi addosso direzionando il getto contro la mia faccia.

Carla mi portò degli asciugamani per pulirmi. ‘Sai lavorare di bocca..scommetto che ci farai divertire al compleanno di Gima..fra due giorni..’ e mi rifilò una pacca sul sedere. ‘Muoviti. Ti aspetto di là!’. Altra pacca sul sedere. Se ne andò.
Pulito e rinfrescato tornai nel ristorante. Carla e Gima bevevano al tavolo.
‘Eccoti’dove eri finito?’ chiese Gima ridendo,ben consapevole di quanto era successo. Carla sorrise. Di sicuro lei le aveva detto del servizio di bocca che le avevo fatto e della sua pisciata sul mio corpo nudo. ‘..beh..ecco..il fatto &egrave che non reggo molto l’alcool e quel vino australiano era buonissimo’insomma..’ lei rise,con le sue labbra rifatte,umide di rossetto rosa,morbide e provocanti. Carla mi fissò. ‘Bravo..’ aggiunse poi. ‘E va meglio adesso?’ ridacchiò Gima.
‘Molto meglio,grazie. Grazie anche alla Signora Carla,molto premurosa..’
Carla mi rifilò uno schiaffo. Un cameriere che stava spazzando rise e rimase di sasso vedendo quella scena.
‘Che gran puttanella &egrave’non credi,cara?’
‘Certo Amore’&egrave proprio una gran troietta” aggiunse Gima.
‘Scommetto che ci divertiremo sabato. Che bella idea hai avuto Cara,sarà un compleanno speciale ed indimenticabile. Grazie anche a lui”
‘Sicuro!’
Gima mi riaccompagnò a casa col solito taxi. Pareva che quel taxista fosse alle dipendenze della donna.
‘Vattene a letto! Domani sarà una giornata dura per te” mi ordinò di fronte a una porta chiusa e poi sparì.
La stanza da letto era una favola. Spaziosa,ben arredata,col bagno incorporato. Profumava di pulito e buono. Mi feci una vasca rilassante. Indossai un pigiama di seta lasciato sul letto. Guardai un poco la tv,quindi mi addormentai sereno.
Passai la giornata,almeno fino alle 17,00 a casa di Gima che era uscita. Guardai la tv e mangiai prosciutto di Praga e formaggio francese dal frigo straricco della padrona di casa. Bevvi birra spagnola e mangia un’enorme fetta di cheescake ai mirtilli. Riuscii anche a riposare fino a quando Gima non mi fece chiamare. ‘vestiti con quello che sta in questa busta e spicciati andiamo al mio studio..!’ disse entrando.indossava un elegante completo leopardato. I capelli erano tenuti su da una coda leopardata anch’essa. Tacchi alti neri, bracciale d’oro massiccio e collana di perle nere. Il trucco era più marcato. Da troia di classe. Occhi scuri,labbra rosso carne sottolineate dal nero. Mi fece tirare il cazzo e mi spogliai davanti a lei per mostrarle l’erezione mentre mi infilavo i pantaloni. Lei sorrise,mi venne vicino. Profumava di donna di classe, ma formato bagascia. Mi dette una pacca sul culo. ‘Spicciati e non giocare on me,troietta’!’ mi passò una mano sul cazzo,premendo,le sue unghie scure pigiavano sulle mutande e sul mio pene,soppesò le palle con fare domestico,abituale. Infilò una mano nelle mutande e mi tirò il cazzo, forte. ‘Ahhh” ‘Spicciati,puttana!’ e mi dette un casto bacio sulla bocca.
Mi vestii in fretta e col solito taxi attraversammo la cittadina per giungere a un anonimo edificio a tre piani appena fuori dal centro.
Ero vestito da ufficio. Vestito scuro,camicia bianca,cravatta regimental. Scarpe comode ma eleganti.
Gima mi condusse in una stanza. ‘Siediti e aspetta qui fino a quando non ti chiameremo!’ e uscì.
Mi sedetti e cercai di rilassarmi. Cosa aveva in mente? E quante erano con lei? 2 ,5,sette??
Cercai di non pensarci. Rita mi mandò un sms per chiedermi se tutto stava procedendo bene. SONO IN STANZA DA SOLO. ASPETTO INDICAZIONI DA SIGNORA GIMA. TUTTO VA COME LEI HA ORDINATO,PADRONA RITA. Risposi.
Lei scrisse: BRAVA. CONTNUA COSì.
Spensi il cellulare.
Mi rilassai. Presi una rivista dal tavolo di cristallo e sfogliai qualche pagina.
Lessi un noioso articolo su una certa star della tv che si era appena lasciata con una certa star del cinema. Presi un libro di design e guardai le foto. L’ufficio era un posto asettico,quasi una stanza di decompressione,forse era solo un luogo di attesa per i clienti dell’agenzia. C’era un ampio divano e due poltroncine. Alle pareti dei quadri piuttosto minimali con colori glaciali,grigio bianco,leggere fili di azzurro,parevano tutti opera dello stesso autore.
Da una scatoletta posta all’angolo sinistro della stanza,uscì la voce di Gima: ‘Segretario! Vieni qua! Abbiamo bisogno di te. Prendi quella cartelletta sulla poltrona. Spicciati!’
Trovai la cartelletta di pelle,nera,la presi e aprii la porta.
Era un vasta sala riunioni. Un grosso tavolo ovale stava al centro,sul alto nord della stanza un enorme quadro colorato. Bello. Feci qualche passo avanti. Al tavolo,sedute,c’erano 6 donne,tutte vestite di scuro,elegantemente.
Scoppiarono a ridere vedendomi.
‘Wuwww’eccco il nuovo segretario’te lo sei scelto carino..questa volta,cara”
”carino’e servizievole’fece un’altra.
‘non vedo l’ora di dettargli una lettera’disse una bionda e tutte risero.
‘vieni qua da me” fece Gima schioccando le dita.
Mi avvicinai al tavolo. Tutte ridevano. Erano cinque donne sulla quarantina o qualcosa di più non avrei saputo dire bene dalle rapide occhiate che gettavo in giro,tutte vestite di classe,anche se un po’ spinte. Si notavano calze provocanti e top che spingevano le tette in avanti. Erano ben truccate e sexy.Le zinne sembravano rifatte. I volti tradivano interventi di botox e mani sapienti di chirurghi plastici.
‘spicciati,carina’ mi fece una allungandomi uno sculaccione.
‘avanti’mostrati alle mie colleghe” fece Gima.
‘Salve a tutte’ dissi e quelle scoppiarono a ridere.
‘come ti chiami,carina?’ chiese una tipa
‘..ehmm”
‘la chiameremo’. Mary’. Vi pare appropriato?’ e una selva di applausi e rida accolsero quella proposta.
‘Mary’ohhh’Mary’proprio un nomignolo da segretario’ahhh’scoppiò a ridere una come se fosse la cosa più divertente del mondo. Io arrossii.
‘Mary’prepara dei caff&egrave per le mie colleghe’ed indicò una macchinetta con le cialde per caff&egrave.
‘Subito,Signora’ai suoi ordini..’
‘che brava segretaria’ubbidiente e scattante.. fece una bionda.
Scattai verso la macchinetta.
‘ma dove vai stupidella?’
Mi bloccai.
‘se non prendi le ordinazioni’come fai a sapere cosa preferiscono le mi colleghe’ disse Gima.
‘eh eh ehhh eh’non iniziamo male,signorina’o la facciamo licenziare subito” disse una. Risa.
‘prendi la cartelletta’sennò la ditta cosa te l’ha data a fare?’.
Risate.
Battiti di mani.
Affogando di vergogna,chino la testa. Presi la cartelletta e la penna.
‘Prego”
‘macchiato. Io con panna. In tazza grande. Macchiato con poca schiuma. Ristretto. Senza zucchero. Con latte freddo. 2 cucchiai di zucchero’ le ordinazioni piovvero a raffica,cercai di scrivere ogni indicazione,ma mi tremava la mano,le righe si soprapponevano e ovviamente non riuscivo a mettere assieme ordini e facce delle donne. Quando ebbero finito mi recai alla macchinetta. ‘panna e latte sono nel frigo. Lì in basso..’ disse Gima. Mi chinai a cercare. La cartelletta mi cadde di mano. ‘Ohh,ma &egrave proprio maldestra”disse una. ‘ma dove guardi,stupida?!’ ‘però..ha un culetto niente male’.’ Io cercavo il frigo,ero nervoso e non capivo come si potesse aprire e dove dovessi premere per farlo,il mobile basso sotto la macchinetta del caff&egrave pareva un unico blocco senza soluzione. ‘Lì sotto’ohhh ma qui i caff&egrave li prenderemo a mezzanotte’.’ Una delle donne si alzò e mi raggiunse. Mentre ero ancora chinato mi rifilò uno sculaccione che fece scoppiare la stanza in risate e battiti di mani. ‘qui,stupida!’ e aprì uno sportelletto. Era un frigo pieno di latte,cioccolata e panna in vaschetta piccola. La donna mi tirò su prendendomi per un orecchio,incitata dalle altre. Era una donna con capelli scuri e un grosso ciuffo biondo,gli zigomi gonfi e il contorno occhi liscio e tirato facevano pensare a un intervento chirurgico recente. Gli occhi erano verdi,la bocca stretta con un leggero rossetto,non pareva bella,ma piuttosto una donna che aveva ricevuto un aiutino da soldi e medici per apparire migliore di quello che fosse. ‘adesso,spicciati’preparaci questi caff&egrave e portali al tavolo’non abbiamo tempo da perdere noi”e finì di tirarmi l’orecchio come se volesse staccarlo. Mi massaggiai un poco e mi misi al lavoro. Preparai i caff&egrave cercando di centrare le particolari richieste delle donne. Ovviamente era impossibile. Quando andai al tavolo con le prime tazzine capii che per loro era un gioco. ‘ti avevo detto senza schiuma” e giù uno scapaccione. ‘Con panna’non con latte” e via un altro. ‘in tazza grande. Ti sembra grande,questa?’ e via con uno schiaffo. Feci il giro del tavolo e nessuno dei caff&egrave andava bene. In compenso presi 3 schiaffi e svariati sculaccioni.
Sudavo ed ero rosso di vergogna e di botte.
‘ehi,guardate com’&egrave ridotto’.avanti dolcezza,rilassati,la serata sarà lunga e ci servi in forma” fece una coi capelli rossi. Nuove risa e battiti di mani.
‘prendi la cartelletta e scrivi!’ fece Gima.
Obbedii.
‘mandare mail a ufficio B.
Inviare pacco box a Signor P.
Ritirare disegni da segretaria ufficio M.
Telefonare ufficio N.dopo le 14,30 domani pomeriggio.’ Dettò la Signora.
Scrissi di fretta,sperando di non sbagliare. ‘rileggi!’ ordinò poi. Lo feci. Una donna,una riccioluta un po’ in carne con grosse tette, mi tolse la cartelletta senza curarsi di cosa stessi facendo e mi mollò uno schiaffo,tanto per gradire,quindi fece:
‘adesso ti interrogo! A chi devi inviare il pacco box?’
‘..ehm’a’cio&egrave..- una sberla della riccioluta mi fece vibrare-..scusi”
‘niente scuse,Mary’qui stiamo lavorando e non si accettano errori’allora..a chi?’
‘al signor P”’
‘bene ‘ ma mi mollò ugualmente uno scapaccione ‘ e a chi devi mandare la mail?’
”ehm’.non ricordo’cio&egrave a N.?’
Schiaffo. Mi girò la faccia.
‘cretina! A ufficio B.!’ e nuovo schiaffo. Le altre ridevano.
‘ehi non vi pare che la signorinella qui stia sudando un po’ troppo?’
‘a me pare rossa come un peperone maturo’si &egrave presa più schiaffi oggi’che dite sarà per quello?’ risate generali.
‘togliti la giacca’ ordinò Gima.
Lo feci,mentre la riccia mi interrogò di nuovo. Detti una risposta giusta e una sbagliata. A quella sbagliata lei mi chiamò. ‘vieni più vicino,segretaria dei miei stivali- e mi tirò per la cravatta- ora ti tiro tanti schiaffi quanti sono le mani di donna in questa stanza,conta rapida rispondi,se sbagli ne prendi il doppio” risate e grida. Tirandomi per la cravatta mi strozzava e ero nervoso. Cercai di pensare al conteggio,non era difficile,ma tutti quegli occhi su di me,la vergogna,la paralisi. ’12!’ dissi infine. La riccia rise. Gli occhi verdi sopra gli zigomi gonfi di botox brillarono. ‘brava! Ma ti schiaffeggerò lo stesso! Conta!’ e prese a mollarmi colpi sul volto senza lasciarmi la cravatta. Contai fino a 12 con le lacrime agli occhi. Quindi mi lasciò.
‘togliti pure i pantaloni e la camicia!’ ordinò Gima.
‘lasciati la cravatta però!’
Obbedii.
‘adesso &egrave venuto il momento di rendere omaggio alle splendide donne qui presenti’inginocchiati e gira attorno al tavolo. Ad ogni piedi che incontri rendi omaggio,baciandolo e dicendo GRAZIE SIGNORA.SONO LA SUA SEGRETARIA.MI ORDINI PURE!!’ mi inginocchiai e a quattro zampe inizia a girare attorno al tavolo.
‘sculettando! Come una troietta di segretaria” disse una,lunghi capelli biondo e grigi,occhialini con la montatura di tartaruga,camicia bianca sotto una giacca scura.
‘avanti..su..così..in ginocchio’procedi..brava’ecco..il primo piede da baciare’bacia..su..brava’sculetta’- e mi arrivò un sculaccione,poi un altro ‘ bacia anche al’altro piede,così’con la lingua ben fuori’dai..stupida” mi incitava la rossa con una maglietta leopardata sotto la giacca scura. Io ero in ginocchio che tenevo in mano uno dei piedi delle Signore. Lunghi tacchi slanciati su scarpe fini,di classe. Baciavo e leccavo la pelle lucida delle scarpe. Sculettando,come mi era stato ordinato,passai alla seconda donna del tavolo. Ma la rossa mi afferrò per le mutande e mi fermò. ‘dove vai? Troietta da quattro soldi? Ti sei dimenticata di dire la formula di rito” e prese un lungo righello grigio dal tavolo e mi colpì ripetutamente sul culo con quello. Il gesto generò una selva di risa e gridolini assurdi. Battiti di mani e nuove risate. Anche le altre si armarono di righello e iniziarono a sbatterselo sulle mani pregustando quando lo avrebbero fatto assaggiare a me sul culo. Dolorante e impaurito reciati le parole che mi erano state imposte: GRAZIE SIGNORA.SONO LA SUA SEGRETARIA.MI ORDINI PURE e la rossa mi liberò dalla sua stretta e mi colpì ancora col righello. Così,sculettando passai alla calzatura successiva. Recitai subito la formula e baciai il piede,poi la suola,quindi di nuovo il piede e la scarpa tutta. La donna annuì soddisfatta. ‘così,va meglio,brava,procedi’ e col righello mi colpì sul culo ma senza farmi male. Terza donna. Era una tipa asciutta,capelli lunghi biondi attraversati da una striscia di colore più scuro, la sbirciai da sotto,mentre le baciavo il piede,seno stretto in un top leopardato,aveva sulla quarantina e oltre,sorrideva,mi brandì anche lei il righello sulla faccia. GRAZIE SIGNORA.SONO LA SUA SEGRETARIA.MI ORDINI PURE dissi guardandola un poco. Occhi azzurri,bocca stretta coperta di rossetto rosa. ‘baciami il piede,segretaria” disse e io feci quanto ordinato. Passai alla successiva. Frase. Baci alla calzatura,alle gambe coperte di calze scure. Bacchettata sul culo. Baci. La successiva. GRAZIE SIGNORA.SONO LA SUA SEGRETARIA.MI ORDINI PURE. ‘mi piacciono i sottoposti così sottomessi’fossero tutti in questo modo” disse. ‘baciami i piedi’così da brava,Maryyy’.’ Risate. Baciai e leccai. Leccai la suola e il tacco. Bacchettata sul culo. Una due. Tre. Ancora baci alle gambe,al piede,alla scarpa. Ancora una. GRAZIE SIGNORA.SONO LA SUA SEGRETARIA.MI ORDINI PURE. ‘alzati” fece l’ultima. Mi alzai tremante. Ilc ulo mi faceva male per via dei colpi. Mi sentivo umiliato. ‘metti le mani in vista’così,da bravo..in fuori..’ mi colpì con forza sui palmi col righello. Colpi duri,secchi. Imprecai. Mi venne da piangere dal dolore. Quella rideva. Le donne ridevano. ‘..csosì impari a non prendere bene le ordinazioni del caff&egrave,stupida’! Io lo avevo chiesto con la panna’occhio che ti facciamo licenziare in tronco!’ e mi mollò anche uno schiaffo. ‘ora baciami i piedi,torna a terra,signorina” risate ancora. Baciai e leccai le calzature e i lunghi tacchi.
Finito il giro,Gima mi chiamò a sé. ‘in ginocchio,prendi la cartelletta e scrivi,ti detterò..’ ‘subito,Signora” presi la penna,la cartelletta e mi inginocchiai. ‘Scrivi. OGGI IN DATA 00 00 0000 SI &egrave PRESENTATA A NOMI PER IL COLLOQUIO DI ASSUNZIONE MARY’. ‘ risate
Scivevo veloce,sudando. LA CANDIDATA SI &egrave MOSTRATA SUBITO MOLTO SERVIZIEVOLE E UBBIDIENTE- risate e grida,applausi ‘ MA HA MOSTRATO PURE QUALCHE LACUNA’AD ESEMPIO ‘ scrivevo rapido,spesso saltando delle parole sperando che lei non volesse’ – HA FATTO MOLTA CONFUSIONE CON LE ORDIANAZIONI DEI CAFF&egrave,ASPETTO NON DI SECONDARIA IMPORTANZA PER UNA SEGRETARIA CHE DEVE SERVEIRE CAFF&egrave TUTTO IL GIORNO ‘ risate,urla,applausi e una delle donne si alzò mi raggiunse e mi tirò i capelli,quindi spinse la mia testa contro la sua gonna mimando un atto sessuale,le altre risero e la incitaron,quella mi premette la faccia contro di lei,profumava di figa,di donna elegante e troia allo stesso tempo,mi tirò ancora più forte i capelli facendomi urlare di dolore,mi assestò uno schiaffo e tronò a sedersi. ‘ HA POI DIMENTICATO ALCUNE CONSEGNE E HA INCASIANTO DEGLI ORDINI DI UFFICIO. PERTANTO PENSO CHE LA CANDIDATA NON SIA ALL’ALTEZZA DI LAVORARE IN QUESTO UFFICIO’ ancora risate e applausi.
CALMA,AMICHE’IO LA VEDO COSì,MA MI RIMETTO AL CONSIGLIO DELLE COLLEGHE. COME VI &egrave SEMBRATA LA CANDIDATA,AMRY?
‘uno schifo’
‘una troietta mica da ridere’
‘brava’
‘mandiamola a casa’
‘ma prima fatemi assaggiare la sua linguetta servizievole’
‘dagli un’altra occasione Gima..guardiamo come balla’ propose la rossa.
‘ok..alzalzati,candidata e balla per noi’.
Mi alzai esitante. Nudo con una cravatta indosso e le mutande ero impacciato. Mi mossi senza naturalezza. Incerto. Nervoso.
‘&egrave uno schifo’dacci dentro,deficiente!’
‘sveglia’sei moscio”
Provai a muovere fianchi e sedere.
‘sùùù su su’
Finsi di sentire una musica e ancheggiai. Ballai. Ridevano. Una mi venne incontro e mi colpì sulle gambe. Sul culo. ‘avanti,dolcezza’muoviti’sembri una verginella con un bacchio nel culo”
‘perché non gielo ficchi un bel bacchio nel culo,Gima?’ propose un’altra.
‘perché no? Vieni qua,stupida’toglieti le mutande,spicciati’!’ mi ordinò e mi calai le braghe. Urla alla vista del mio cazzo e del culo. Due si alzarono per sculacciarmi e Gima mi fece inginocchiare di nuovo: ‘Culo in aria,dolcezza” e mi tastò il culo,mi schiaffeggio un natica ‘apri il culo,troietta’così’ecco’brava avanti” e mi aprii l’ano. Risate,colpi.urla. casino di quelle troie infoiate,tutte botox e trucco da diciottenni. Sentii Gima sputare e il liquido finire nel mio buco del culo. Altre la imitarono. Si spintonavno per poter spuatere nel mio culo. Sputi,risa,urla. Si davano da fare come pazze quelle maledette. Ancora sputi,poi sentii qualcosa spingermi nel buco. Era fine. Piccolo. ‘così’ecco..il posto ideale dove infilare’un lapis!’ disse la Signora e quelle applaudirono e riste e urla. ‘bene..adesso con un lapis infilato nel culo e la tua bella cravatta,sculetta in giro e mostrati alle mie colleghe’. Mi ordinò Gima e io obbeddii. Abituato ai cazzi finti della amiche di Rita quel lapis manco le sentivo e fu facile girare in tondo in ginocchio fra quelle donne che mi colpivano sul culo,sulla schiena,schaiffi,mi tiravano ni capelli ma soprattutto sculaccioni. Feci vari giri,tirentato di qua e di là da quelle pazze. ‘così’brava’mosta il culo’come una troia” poi presero i righelli e a turno iniziarono a colpirmi sul culo. Quello faceva male,urlavo e cdiedevo di smetterla per favore,ma quelle eccitate colpivano di più prendevano la mira e mi centravano il culo esposto. Colpi,colpi a non finire quelle ridevano e gridavano eccitate,borghesi e troie. ‘falla stare zitta”fece la rossa al mio ennesimo grido. E una delle donne si tolse le mutandine,leopardate anche quelle e me le ficcò in bocca. Sapevano di donna,di troia ricca e sicura di sé. Di donna eccitata. Gima mi salì sulla schiena e mi spronò a raggiungere un lungo divano. Si sedette e le altre 5 la imitarono. Ripresi fiato. Mi doleva la schiena e il culo era in fiamme per via dei righelli. E il lapis era ancora nel mio culo. E infatti la rossa si chinò su di me e prese a armeggiare col lapis. Lo spingeva dentro e lo faceva uscire di scatto,quindi mimava una scopata al mio culo spingendolo veloce dentro. Rideva ed era eccitatissima.
Una delle donne mise per terra un fallo di gomma. Grossotto,rosa. ‘adesso passiamo a un bel giochino’ti diamo la possibilità di rifarti,Mary’se sciverai bene la lettera che ti detterò’ti assumeremo’ma la dovrai scrivere in un certo modo” risa. ‘come,Signora?’ chiesi.
Seduta su quel cazzo!’ risa. Applausi. ‘prendi la cartelletta,la penna e scrivi’ma prima siediti sopra il cazzo lì a terra’!’ risate strilli acuti,battiti di mani. Due braccia mi afferrarono e mi spinsero evrso il cazzo. Fui sollevato. Il culo aperto. Mi piegai. Cercai di afferrare il cazzo per mettermelo dentro da solo per farmi meno male,ma quelle mi bloccarono.
‘Niente mani,dolcezza,calaci sopra da vera troia. Ficcatelo dentro al volo,puttanella’sappiamo che ne sei capace’avanti..’
Troie pensai. Ma non avevo scelta. Mi posizionai sopra. Mi inginocchiai cercando la mira giusta,ma al primo colpo ovviamente fallii. Risa. Schaiffi. Spinte. Tirate di capelli. ‘riprova..’ feci un altro tentativo. Scivolai. Non era facile. Risate,spinte. Urla. ‘riporova’stupida”
Ancora un errore e un altro. Schiaffi e sculacciate. Spinte e urla,risate. Non riuscivo a rialzarmi,piangevo dall’umiliazione e dal dolore di quei colpi.’Vi prego’un attimo”
‘spicciati,troia,riprova,mica abbiamo tutta la notte’
Ancora un fallimento. In quel modo,con quella pressione fra le grida,i colpi,gli schiaffi,era impossibile.
‘vi prego,,,un attimo’per favore’no ce la faccio mica così’.
Imploravo,ma quelle ridevano.
Infine la rossa prese il cazzo e lo piazzo sotto il mio buco del culo. Scesi ancora,lo centai. Cercai di rilassarmi per accoglierlo dentro. Scivolai piano,la rossa mi spingeva le spalle,ma io tenni duro e feci come volevo. Scivolai piano sopra e il fallo mi penetrò leggero. Meglio così. Con il cazzo nel culo,più rilassati,mi beccai ancora due schiaffi e la bionda meschata mi sculacciò bene bene. Ripresi la cartelletta e la penna.
GRAZIE SIGNORA.SONO LA SUA SEGRETARIA.MI ORDINI PURE recitai prendendomi schiaffi e applausi.
TI DETTO:
IN DATA ODIERNA PRESSO L’UFFICIO DI G. SI DISPONE L’ASSUNZIONE— e risate e urla—- DI MARY—scrivevo male, nervoso,rapido — COME SEGRETARIA PERSONALE. LA MOTIVAZIONE &egrave RELATIVA ALLA SUA CAPACITà DI SCRIVERE UNA LETTERA STANDO SEDUTA SU UN CAZZO FINTO DI GOMMA POSTO PER TERRA—risate,urla,applausi—CAPACITà VERIFICATA DA NOI TUTTE.ECCETERA ECCETERA’
‘avanti,scrivi e molleggiati sul cazzo’così’avanti e indietro’su’brva’su brava..giù ora..giù ora..bene così” andavo su e giù sul cazzo,autoinculandomi con quelle donne che gridavano e ridevano mi umiliavano e mi colpivano in faccia e sul culo. Andai avanti. ‘leggi cosa hai scritto” ‘in data..od..odierna’ohhh’scusa’scusateee’.oh’..’ ‘ti piace prenderlo nel culo &egrave troia???’ ‘che puttanella guarda come lo cavalca quel cazzo’.’
Sudavo e gemevo di dolore e umiliazione,quelle donne curate,birghesi ricche e puttane dentro,coi loro volti rifatti,truccate da make up super pagati,i loro botox,i loro vestiti leopardati,mi picchiavano,mi spingevano giù sul cazzo mi sculacciavano mi facevano inculare da solo.
Dolevo tutto.
Caddi in avanti,sfinito.
‘che fai puttana’non &egrave venuto il momento di fermarsi” ma come potevo? Una di loro mi saltò addosso mi bloccò a terra sulla schiena. Una mi tirò le gambe,una mi sollevò il culo. Una mi infilò il cazzo dentro il culo,con forza,con rabbia,urlando selvaggiamente e poi iniziò a spingere crudele e eccitata. Urlava. Urlavano. Spingevano quel cazzo rosa nel mio culo e si divertivano puttane,ricche,leopardate.

per commenti,suggerimenti,critiche:dorfett@alice.it

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Quando tornai a casa dopo l’esperienza di Gima e Carla ero sfinito.
Impiegai tre giorni a rimettermi in forma, riposando nell’appartamento di Rita. Dormivo e mangiavo. Nel pomeriggio andavo al centro commerciale e mi curavo il culo sfondato dalle amiche della mia fidanzata con creme e ricostituenti.
Una sera mi chiamò Rita.
‘Come stai?’
‘Bene direi, mi sto riprendendo dalle fatiche..’
‘Non fare lo spiritoso! Coglione! Riposa che fra qualche giorno ti spedisco a Verona.’
‘..posso sapere per cosa?’
‘No che non lo puoi sapere! Scemo! Io ordino tu esegui, lo sai come funziona!’
‘Sì.’
‘Ti chiamo io. Ciao.’
‘Bene. Grazie.’
andai a mangiare una pizza fuori città facendo l’autostop. Ero seduto ad un tavolo in disparte finendo la mia birra quando una donna, sulla cinquantina, mi avvicinò. ‘Ciao! Ti ricordi di me?’
‘…no….cio&egrave…forse si sbaglia…’
‘No, non mi sbaglio. Tu sei il ragazzo di Rita?’
‘…ehm..- non sapevo cosa aspettarmi – ..cio&egrave…’
‘Non fare lo sciocco…mi ricordo bene di te! &egrave stato qualche anno fa ad una festa!’
Se era una amica di Rita era facile che avesse partecipato ad una festa nella quale io ero oggetto di scherno e violentato da qualche sua amica. O forse anche lei mi aveva scopato con uno strap-on ed io, preso da tante donne, non ricordassi la sua faccia, ma lei sì. E anche il mio culo. Arrossii. ‘no..no..’ balbettai.
Era una donna bassina, rossa di capelli, corti, una faccia molto truccata di ombretto scuro e labbra rosse, indossava un vestito da uomo ma bianco, elegante, tacchi piuttosto alti per una Signora. Gli occhi scuri nascondevano qualcosa di strano. Ma non la ricordavo. Affatto.
‘Era il compleanno di Clara.’
‘non ricordo..’
‘Eri con Rita, e lei,a fine serata, ubriaca come sempre…ci confessò che tu eri il suo trastullo sessuale….cio&egrave RITA!! io la conosco da anni e so che &egrave più lesbica di 10000 lesbiche messe assieme! LEI con un uomo!!’
‘…ecco…lei…’
‘RITA &egrave lesbica fino alla punta dei piedi!!!! cazzo non ci credevo! Diceva che sapevi leccargliela come quasi una donna…cio&egrave non avevi la stessa sensibilità di una donna, ma che le piaceva la tua lingua!’
per fortuna eravamo soli in quella parte del locale. Nessuno la sentiva.
Arrossi ancora. Cosa voleva da me?
‘..io non mi ricordo di lei….’
‘Piacere H.’ disse e mi tese la mano e mi baciò sulle gote mentre io le dicevo il mio nome.
Rimasi interdetto. Guardai il locale vuoto poi i resti della mia birra e della pizza. H mi sorrise.
‘Cosa fai?’
‘niente..in effetti..io stavo per andarmene..’
‘perch&egrave non vieni a casa mia?’
‘..beh…’
‘..oh Rita non lo saprà mai!’
‘..ecco
‘Dai! Abito qui vicino. Mi sento sola là dentro. Vieni a casa mia. Me la leccerai un po’ così saprò che Rita diceva il vero…e bada…a me piacciono gli uomini!’
‘..io…’
mi prese per un braccio. ‘Andiamo!’
‘..non’
‘Silenzio. Andiamo! Pago io qui!’
Mi trascinò fuori dal locale. Era iniziato a piovere e l’aria era fresca. Mi spinse verso una auto francese parcheggiata con le 4 frecce accese.
‘Entra!’ mi ordinò.
La fissai stranito. Cosa voleva? Che giela leccassi? Perché aveva sentito Rita parlare di me? Non mi mossi. Lei sbuffò, aveva un’aria decisa. Non sapevo resistere a quel tipo di donne. Autoritarie. ‘Entra, ho detto!’ e così feci quanto mi disse di fare.
In effetti abitava vicino come aveva detto. Dopo un paio di kilometri fummo a casa sua. Mi condusse per un paio di scale strette, in una casa molto vecchia a 4 piani. Aprì una porta piccola e stretta che dovette forzare un poco. Dentro però era accogliente, caldo, luci soffuse, candele, odore di pulito. ‘Siediti lì e toglieti la giacca, ciccio..’
obbedii. Lei andò in cucina e prese da bere. Tornò e si sedette al mio fianco. ‘Alla nostra, ciccio..!’
battemmo i bicchieri e lei mi mise le gambe sulle mie, sfrontata, sorridendo divertita. Era una che andava al sodo. Subito. ‘Hai una bella casa e..
‘Ciccio, non siamo qui per parlare…ma perché tu mi faccia un bel servizietto di bocca….che ne dici se ci diamo una mossa?’ si alzò di scatto e mi tirò su con forza. Cavolo, era tosta la H. ‘Spogliati e preparati. Bevi ancora, svelto…!’
mi spogliai e lei fece lo stesso. Sotto i vestiti da uomo sfoggiava un fisico tonico, palestrato, muscoletti guizzanti, piccoli ma tostissimi. Sorrise. Io ricambiai. ‘…&egrave molto bella, Signora…’
‘Grazie…ho fatto bodybuilder per 15 anni…ti piaccio?’
‘..sì…molto….’
si mise sul divano allargando voluttuosamente le gmabe. Mi mostrò la figa rasata, pulita, di 50enne, ma tonica. Ai lati della figa rosa 2 tatuaggi. Una rosa con angeli attorno e una donna nuda che ballava dall’altra parte. La figa era grossa, labbra rosa e avvolgenti, il clitoride era grosso. Cavolo non ne avevo visti grossi a quel modo….incredibile, pareva un piccolo cazzo. Lei lo toccò accorgendosi che lo guardavo intensamente.
‘….leccami..ciccio…’
sotto il clitoride spuntava una cordicina bianca.
Meravigliato chiesi: ‘Scusi, Signora…ma questo…’ e toccai la cordicina.
‘…oh…&egrave il mio tampax…..rimuovilo dolcemente con i denti…spicciati…e non ti preoccupare…sono a fine ciclo….appena qualche goccia…orami ne faccio pochissima….ma sono eccitata per quello….il ciclo mi ha sempre messo voglia di una lingua sulla mia figa….mi vanno gli ormani a mille sotto ciclo….mi piace farmela leccare….avanti Ciccio…avanti….fammi sentire la tua lingua….’
afferrai coi denti il cordicino del tampax e lo tirai fuori piano, dolcemente. Lo riposi a terra e fissai il clitoride di H. quel prepuzio di carne di donna. Lo baciai. Lo baciai e lo leccai con la punta della lingua. Poi lo baciai ancora e quindi lo presi fra le labbra. Dolcemente. ‘Bravo ciccio…continua così…lecca…succhia…fammi sentire la tua boccuccia di troia…’
inizia a lavorare quel coso. Succhiavo e leccavo. Ingoiavo e ciucciavo. Poi passai alle labbra della figa. Le leccai bene. Passai la lingua, succhiai. ‘Bravo ciccio…così….lecca…lecca…lecca…ciccio….leccami tutta…’
Leccai le pareti della figa di H. e succhiai.
Leccai e baciai. Tornavo al clitoide e leccavo succhiavo. Quindi alla figa. Baci. Succhiate, leccate profonde, intnese.
‘…baravoooo ci sei…lecca…ciccio…così da bravoooo…sììììì’ godeva H. sul divano. Sentivo il suo corpo muscoloso, tosto in calore. Emanava forza, calore appunto, un caldo. Sudava H. mentre godeva della mia lingua sulla sua figa. ‘…cosììììììììì…daiiiiiiiii.cicciooo………..cosììììììììììì’
ciucciavo quel cosa in mezzo alla figa e affondavo la lingua.
Il calore di H. salì.
Iniziai a leccare più forte. Scosse di brividi.
‘….daiiiiii….sìììììììììììì….cosìììììììììììììììììì…cicciooooo…….daiiiiiiiiiiiii….cosìììììììììììì’
venne esplodendo di umori e sangue. Mi andò sulle labbra. Sangue, poco, ma lo sentivo ferroso. E sentivo gli umori di H. la sua venuta violenta. Il calore della sua figa. Il suo corpo sussultò ancora, un corpo tosto.
Venne ancora.
Io continuia a leccargliela con forza. Leccai deep deep deeeeeeeeeeeep.
h. venne a raffica nella mia bocca.
Umori e sangue.
Umori.
Sangue.
Mi alzò la faccia dalla sua figa. Sorrise. ‘Bravo, Ciccio…Rita aveva ragione ci sai fare con le fighe..lecchi bene….’
vide il sangue sulle mie labbra. Sorrise.
E me lo fece ingoiare, assieme agli umori speziati del suo sesso. H. mi riportò a casa a tarda notte.
Non la rividi né mi cercò. Attendevo indicazioni da Rita.
Mi feci qualche lunga passeggiata. Mi comprai dei jeans e un regalo per Rita. Mangiai fuori e mi preparai delle robuste colazioni.
‘Allora, sei pronto?’ era lei al telfono.
‘Mi dica..’
‘Passo a prenderti domani andiamo a Verona. Io e te sul camion, come ai bei tempi…’
‘Va bene, Signora…’
A casa Rita mi accolse con uno schiaffo sonoro in piena faccia. ‘Muoviti coglione! Prendemi la borsa, cosa fai lì impalato? Datti una mossa.’
entrò in casa e si fiondò a fare una doccia.
Quando tornò era vestita da lavoro: jeans sdruciti, stivaletti Cat, canottiera militare, corpetto nero di pelle, polsini neri, capelli pettinati, riga nel mezzo, neri.
‘Sei pronto?’
‘Sì, Signora..’ e mostrai il mio modesto bagaglio.

Rita viaggiò tutta la notte. Ma a qualche kilmetro dalla città ci sorpese un temporale violento. Rita accostò in una piazzola dell’autostrada. ‘E’ da pazzi guidare con questo tempaccio!’ in effetti pioveva molto forte, a scrosci fortissimi. ‘Adesso telefono alle mie amiche e le avverto…dormiremo qui stanotte…vai in cuccetta e prepara il letto…poi…mangeremo qualcosa…’
Andai in cuccetta e le preparai il letto.
Mangiammo crecker al formaggio, wuster cotti sulla piastra, bevemmo birra e Rita, dal piccolo frigo, pescò persino del gelato alla crema. Il temporale passò e tornò la calma.
‘Esco a fumare e a vedere se conosco qualcuno degli altri camionisti che sono fermi qui…tu non aprire a nessuno e tieni la luce della cabina spenta. Qua &egrave pieno di pervertiti e rufiani…’
‘Certo Signora…’
Rita scese dal camion, si accese una paglia e con aria sicura si allontanò lasciandomi solo al buio del camion.
Accesi la radio per farmi compagnia e mi riposai un poco.

passò un’ora.

Rita tornò assieme a delle figure. Aprì la portiera e urlò:
‘Puttanella! Porta il culo qua sotto e vieni a salutare i miei amici!’
a fatica scesi.
C’erano due uomini e una donna.
‘Lui &egrave S., un tedesco e lui &egrave P. un austriaco…mi pare….mentre lei &egrave la mia collega W., un’amica…allora….per qualche euro i miei due nuovi amichetti vorrebbero vedere tu che lo prendi in culo da me..qui…sul camion…come una battona del cazzo….’ e rise. I due uomini risero pure loro e uno mostrò delle banconote. ‘…per la mia amica W. Invece…spettacolo gratuito…’ e le dette un gran bacio sulla bocca. Che situazione di merda!pensai.
‘…ma Signora…domani dobbiamo…’
‘Zitta! Puttana! Chi ti ha dato il permesso di parlare?’ e mi mollò un colpo sulla testa e poi un altro. I due uomini risero forte. w. Li imitò e mi mollò pure lei uno schiaffo.
‘Andiamo! Non perdiamo tempo…soldi alla mano signori… – e ripet&egrave le parole in tedesco – …qui c’&egrave uno show da mettere in scena…’
mi mollò per prima cosa due schiaffi. ‘Vai in cabina…mettiti un paio delle mie mutande…indossa la camicia rosa che sta nella mia borsa e poi torna subito qui!muoviti,troia!’ e mi colpì ancora. Poi prese a parlare in tedesco coi due baciandosi W.
Ero umiliato e avevo paura.
Inodossai la camicia rosa di Rita. Profumava di lei. Di donna, di camionista.
Mi mise le sue mutande a fiorellini.
Non erano scomode ma mi sentivo ridicolo. In mutande camicia da donna.
Scesi. Risero tutti quanti. ‘..fiuuuuuuuuuuuuuu….che troietta…..non vi pare?’ disse Rita vedendomi.
‘..che sballo! Una vera battona da strada…anzi da piazzola di camionisti…’ aggiunse W.
‘Perfetto…..adesso troietta vai verso la strada…..cammina lentamente…ancheggia…come una vera baldracca e poi torna qui…capito?’
‘…ma Signora…io…’ un colpo alla testa violento. Seguito da un paio di schiaffi forti. Mi fecero male. Mi vennero le lacrime agli occhi.
‘Niente MA…..vai!!’ e mi dette una spinta. Risero gli uomini, Rita parlò loro in tedesco. W. Rideva come una matta.
In mutande l’asfalto bagnato andai verso la strada.
Camminai un poco in su e giù. Per fortuna indossavo scarpe basse. Per fortuna nessuno mi vide. Sentivo Rita e gli altri ridere. Feci un paio di giri su me stesso. Avevo freddo alle gambe. Tornai al camion.
‘Uhh…chi abbiamo qui? Una troietta….e quanto vuoi?’
‘…ecco…non so..quanto vuole lei…’
‘AH sei una frana!’ e mi tirò uno schiaffo.
‘Torna ancora sulla strada e poi riprova. Torna qua e quando ti chiederò quanto vuoi tu mi dirai 20 euro. 20 euro sono abbastanza per una troia da strada come me!’
‘..sì…’
‘VAI!’
tornai alla strada. Era freddo in mutande. Mutande da donna. Dei fari mi illuminarono. Mi coprii il sesso. Risate. Da un camion mi fecero dei segnali. Uno suonò il claxon. Sentivo le risate di Rita e i tedeschi.
Tornai al camion di Rita.
‘..eccola…la nostra baldracca…quanto vuoi puttanella?’
‘…20 euro…20 vanno bene…’
Uno schiaffo forte. Rita mi tirò i capelli.
‘Cosa ti avevo detto di dirmi?’
‘….ecco… – mi tirò i capelli ancora più forte – …oh..sì….20 euro sono abbastanza per una troia….una troia….da strada…una troia da strada come me…’ dissi mentre Rita mi lasciava.
‘Bene! In effetti sono anche troppi…fammi vedere il culo, troia!’ mi voltai. Mi fece appoggiare le mani alla portiera, mi ordinò di allargare le gambe. Come una perquisizione. ‘CHE culetto! E ti stanno bene le mie mutandine…non &egrave vero?’ chiese agli amici. Quelli risero insultandomi e W.mi mollò uno sculaccione.
‘Un culetto da chiavare…che ne dite?’ chiese Rita.
E da sotto estrasse uno strap-on.
Tutti risero.
Applausi.
Rita non si spogliò neppure. Indossò lo strap-on sopra i jeans.
Mi ficcò una mano in culo togliendomi il fiato.
‘Ancora aperto…bene…’
la tolse e prese a sputare nel mio culo. Invitò anche W a fare altrettanto. Mi riempirono il culo delle loro salive. In tedesco Rita invitò gli amici. Anche loro sputarono nel mio culo. Poi Rita mi schiacciò al camion. Prese la mira, mi si buttò contro. Il suo cazzo finto mi penetrò all’istante. Si sistemò dentro, la punta, l’asta, tutto. Colpì per salire. Sbattei sulla lamiera del camion. Forte. Il cazzo di gomma dentro il mio culo. Rita che prendeva ritmo. Mi scopò sull’asfalto bagnato, io contro il camion, le sue mutande alle caviglie, W. E gli altri che incitavano e gridavano. Buio. Dolore per il fatto di essere sbattuta sulle lamiere. Lo strap-on nel culo.
Rita spingeva.

PER SUGGERIMENTI O CRITICHE: dorfett@alice.it In cuccetta Rita e W.dormirono abbracciate. Dopo qualche minuto sentii dei gemiti provenire dai loro corpi, baci e carezze. Succhiate e dita che si muovevano veloci. Sussurri e piccoli gemiti femminili. Si baciarono e leccarono, si succhiarono e ditalini si sommarono a ditalini. Sentii W.venire in un orgasmo che rimpì la cabina e poi Rita venire a sua volta fra le labbra di W.quindi la sentii russare profonamente. Io mi accomodai in cabina fra i sedili e riuscii a schiacciare qualche pisolino intervallato da rumori sparsi fuori. Tir che andavano e venivano, urla e vetri rotti sull’asfalto. E il russare di Rita.
La mattina mi svegliai all’alba e andai a darmi una squiacquata. Quando tornai Rita fumava fuori dal camion con una tazza di caff&egrave fumante nell’altra mano. L’aria era umida e fredda ma non pioveva. Lei indossava il suo giubbetto di pelle e occhiali da sole da aviatore. ‘Buongiorno Signora, dov’&egrave la sua amica?’
Lei finì la sigaretta. Mi squadrò e poi mi ordinò: ‘Avvicinati, stronzetto..’ lo feci e lei mi mollò uno schiaffo in piena faccia. ‘Non sono affari tuoi! E ora sali, dobbiamo andare.’
Ripartimmo verso Verona. Rita non parlò durante il viaggio ed io mi limitai a servirle del caff&egrave e a cambiare stazione radio quando lo ordinava. Fuori città ci fermammo e Rita telefonò. ‘Siamo qui.’ disse e chiuse la conversazione. Scendemmo e mangiammo una pasta e prendemmo aranciata fresca. ‘Comportati bene e fai quanto ti ordinato.’ mi disse. ‘Certo, Signora. Come sempre..’
Dopo un quarto d’ora arrivò una Mercedes gialla. Scese un uomo sulla sessantina ben vestito e ci raggiunse. ‘La signora Rita?’
‘Sì’
‘E lui &egrave..?’
‘Sì, &egrave lui. Lo prenda e lo porti dai nostri amici!’ disse afferrandomi per un gomito e spingendomi verso l’uomo. Quello mi prese al braccio con una morsa stretta. Era magro e alto, ma forte.
‘I miei soldi?’
‘Eccoli.’ e passò a Rita una busta.
Lei non l’aprì neppure.
‘Potete andare’
l’uomo mi trascinò per un braccio come se io volessi scappare. Mi fece entrare nella Mercedes e mi mise la cintura di sicurezza. Andò al posto di guida e si sedette accendendo il motore. Per prima cosa bloccò la portiera. A quel punto sbottai: ‘Ehi, guarda che non scappo mica….’
‘Fai silenzio. Non mi importa un cazzo di quello che fai. Io ho il compito di portarti a villa T.e lo farò. Tu vedi di non rompere e stai zitto, per favore.’ quindi sgommò via. Vidi Rita salutarmi ridendo.
Entrammo a Verona. L’uomo non disse una parola per tutto il tempo. Fuori dal cento ci fermammo a un caff&egrave. ‘Devo vedere uno. Tu resterai in macchina..’ ‘E dove vuole che vada? Non conosco nessuno qui e sono senza soldi…’ ‘Zitto! Non mi scocciare.’ uscì dall’auto e si accese una cicca. Il posto era piuttosto elegante e gente anziana e ricca sedeva ai tavolini. Che situazione del cazzo, questo era uno stronzo. Lo fissai deluso. ‘Vuoi qualcosa da mangiare?’mi chiese invece con gentilezza. ‘Sì, grazie…’ chiuse la portiera e fece azionare la centralizzata bloccandomi dentro. Come se veramente potessi pensare di andarmene. Era vero che non avevo soldi in tasca se non il biglietto del treno da Verona per Milano della sera dopo e poi mica volevo far arrabbiare Rita!
L’uomo se ne andò ed io rimasi chiuso dentro. Ascoltai la radio e pensai a chi era il tipo e cosa dovevo aspettarmi per quella notte. Dopo poco la poriera si aprì di nuovo e una donna entrò nella Mercedes. Inossava una gonna rossa e tacchi alti, una pelliccia di volpe e profumava di figa. ‘Ciaooo’ disse quella porgendomi una busta. ‘Te le manda Aldo…’ la guardai. Non era una donna. Era un trans!un trans brasiliano con capelli grigi e neri, il volto piuttosto femminile a parte un lungo naso molto dritto, occhi neri, bocca violetta. ‘…grazie..’ dissi afferrando il cartoccio di paste. ‘Arriverà fra un attimo..’ disse con una voce frocia, ma scandendo bene le parole in ottimo italiano. Ero imbarazzato. Il suo profumo forte di sesso e efemmina riempiva l’abitacolo. ‘…dunque tu saresti l’amico di Rita….fammi vedere il faccino…’ e mi prese il mento e lo voltò a sé. ‘…uhmm…carino…dai…pensavo peggio…..’ ‘…grazie…’
‘Conoscevi già Aldo?’
‘No’
‘Un tipo a posto. Un po’ stronzo…ma…in gamba…’
rimasi in silenzio.
‘Senti, dolcezza…..fai spesso queste cose?’
non sapevo che dire. Cosa sapeva di me?
‘…lasciamo perdere…tanto non mi importa…a me basta che mi paghino bene….poi il resto sono stronzate….e i due coniugi…..Poolo e Nina…sono gente corretta…e pulita….’
la fissavo muto.
‘…tu sei pulito?’
‘Sì, signora….pulitissimo……Rita ci tiene alla mia salute….mi fa controllare spesso da un dottore e faccio analisi ogni 3 mesi…..’
‘Bene! Così si fa. Rita &egrave una giusta. Pure io faccio l’esame spesso…sai col mio lavoro…ma all’igiene e alla salute ci tengo!’
‘Credo sia giusto!’
‘Ti lascio alla tua colazione. Volevo vedere solo che faccia avevi, magari stesera nina ti metterà una maschera….’
‘Cosa?’
‘Ciao. A stasera!’ e uscì dall’auto. Chiuse di nuovo la portiera e fece scattare la serratura centralizzata. Che cosa c’entrava con stasera? Avevo paura. Ma la trans sembrava una a posto, tranquilla e mi aveva rassicurato. Così aprii il sacchetto di Aldo e mi mangiai due paste al cioccolato che erano buonissime.
Quando Aldo, qualche minuto dopo rientrò nell’auto, riprendemmo il cammino.
‘Grazie delle paste, erano ottime. D’avvero.’
‘Ok. Ma ora sta zitto.’
‘Volevo solo essere gentile per…questo gesto carino..insomma..’
‘Ho capito!’
‘..e volevo chiederle, chi era quella donn..uhm..cio&egrave…quella che &egrave salita prima…’
‘Sentimi bene. Questo non &egrave un consiglio, &egrave un ammonimento: Meno cose sai e meglio &egrave. Capito?’
‘…ehm..sì..’
‘E adesso fai silenzio, non voglio più sentire un fiato dalla tua bocca del cazzo.’
così feci silenzio per il resto del tragitto, che fu piuttosto breve. Raggiungemmo infatti una villa a due piani al termine di un lungo giardino. Aldo parcheggiò e mi fece strada fino alla porta secondaria. Entrammo in una cucina e un piccoletto di origini asiatiche salutò Aldo e ci disse che potevamo salire di sopra. La mia camera era pronta.
La mia camera?
Aldo mi scortò di sopra e aprì una porta. La stanza era ampia, arredata con un gusto un po’ passato, retrò, ma il letto era a due piazze, c’era un grosso bagno con molti asciugamani, un frigobar e una tv al plasma.
Aldo si accese una sigaretta e mi fissò: ‘Adesso ascoltami bene, coglione, le indicazioni sono poche: te ne resterai qui per fino a stasera quando ti verranno a prendere. Puoi guardare la tv. Nel frigobar troverai qualcosa da mangiare, ma resta leggero. Verso le 7 fatti una bella doccia, accutarata, profonda, ovunque, non lesinare nei vari buchi, inteso?’
Annuii.
‘…improfumati con cura, ai padroni di casa qui piacciono le persone pulite. Intesi? Non fare domande. Obbidisci agli ordini e domani pomeriggio sarai su un treno per Milano.’
‘..ok, Aldo..’
‘…fai lo stronzo e torno qui e ti rompo la schiena a pedate, intesi?’
‘…certo Aldo…non preoccuparti…’
‘Ok. Me ne vado, fila dritto e non ci saranno problemi.’
‘Certo…Aldo…’
Quindi se ne andò e lo sentii chiudere a chiave la porta della stanza.
Il letto era comodissimo. Appena chiusi gli occhi mi addormentai.
Al risveglio feci una doccia e poi mi misi a guardare la tv via satellite. Bevvi aranciata e un sorso di gin e quindi mi feci un accurato bid&egrave. Mi ficcai due dita in culo con il sapone e pulii a fondo. Spinsi le dita dentro e affondai. Avevo il culo sfondato dallo strap-on della sera prima sbattuto contro le lamiere del camion di Rita. Dopo il bid&egrave, mi profumai come detto da Aldo e tornai alla tv e al gin e aranciata. Passarono ancora un paio d’ore, quindi sentii aprire la porta e una cameriera in divisa entrò. Portava un vassoio con sopra una maschera di pelle. ‘indossala e seguimi!’ disse la cameriera.
Presi in mano la maschera. Copriva tutto il volto lasciando un piccolo spazio per gli occhi, uno grande per la bocca e due buchi sul naso. Feci per mettermela.
‘No! Prima spogliati!’ ordinò lei.
Mi spogliai.
‘No! Le mutande lasciale!’
indossai la maschera e la seguii.
Scendemmo nel sottoscala e un ampio salone era illuminato con candele. C’era al centro un grosso letto di mogano, molto bello e due poltrone. In piedi una donna bianca, dal bel fisico sensuale indossava una grossa maschera con il lungo becco bianco al centro e piume sopra. ‘Puoi andare… – disse quella indicandomi di inginocchiarmi ai suoi piedi. Lo feci di scatto mentre la cameriera se ne andava. Seduto sulla poltrona, un po’ al buio c’era un uomo con una maschera nera in faccia. Bianco, fisico asciutto.
‘Bene, tu sei lo schiavetto di Rita?’
‘Sì..’
‘Zitto, non parlare annuisci e basta!’
annuii.
‘Stasera ci divertiremo: io, tu, mio marito e Sianna..’
sentii dei tacchi alle mie spalle. Un corpo sinuoson che si muoveva con fare deciso dietro di me. La donna mi mise una mano sulla testa e mi fece voltare. In ginocchio osservai la figura appena giunta.
Era la trans della mattina. Nuda, sui tacchi, gambe lunghissime e slanciate, pelle scura da brasiliana, il seno era perfetto, sodo coi capezzoli duri e scuri. Sorrideva dall’alto del suo corpo transex. Il volto era quello della mattina, carino, il lungo naso dritto sotto la frangetta pari dei capelli neri. Gli occhi segnati di azzurro e la bocca, sexy, dipinta di rosso fuoco.
Il cazzo più in basso era un tarallo bello grosso. Più di venticinque centimetri di carne, valutai facendo riferimento agli strap-on a cui ero abituato. La cappella più rosea rispetto al resto del cazzo nero, brillava fiera.
‘Ciao!bellezza….stasera ci divertiremo…’ e mi strizzò l’occhio. Mi mise una mano sulla testa, spinse qusta contro il suo ventre facendomi assaporare l’odore del suo cazzo. Poi si allontanò. Accese lo stereo e riondeggiò tigrotta verso di noi. Il marito la chiamò a sé. E lei col culo in aria lo raggiunse. Si mise alla sua sinistra e gli dette il suo cazzo da succhiare. L’uomo, dietro la maschera, sorrise e prese in bocca quel grosso cazzo ed iniziò a sbocchinarlo come una vera troia da strada.
Guardai un poco la scena, quindi la donna mi fece voltare verso di lei. Si era messa con le cosce aperte e mi offriva la fica da leccare. Mi ci buttai sopra come ordinato dal suo gesto regale e distaccato della mano. Annusai l’odore intenso della fica di quella donna. Un odore signorile e profondo di donna. La pelle della sua vagina era dolce. Affondai la lingua e sentii il brivido di piacere che saliva in quel corpo. Iniziai a leccare con forza e con abilità. Ricordavo come piaceva a Rita. Leccai e succhiai quella fica di donna. Lei dietro la maschera gemeva di piacere divertito. Sentivo come godeva mentre la leccavo. Intanto il marito e la trans ci davano sotto. La bocca dell’uomo succhiava l’asta di quello e lei lo incitava:
‘…ohhh..succhiaaa…bravo…sììì…così….che bella bocca che hai…bravo…cosìììì…’
l’uomo spompinava quel cazzo mentre la moglie godeva della mia lingua.
Il gioco andò avanti a quel modo. Io in ginocchio leccavo la passera di quella donna mentre il maritino si faceva scopare in bocca dal cazzo della trans.
Leccavo e succhiavo e sentii la donna godere nella mia bocca. Venne gemendo senza parlare senza fiatare, ma venne.
Il trans si fermò.
‘Così mi fai venire dolcezza…..’ disse all’uomo.
‘No…aspetta….prima vogliamo vedere come ti scopi il nostro amico qui…’ disse la donna.
‘…..bene….come volete porcellini…’
‘Voglio vedere come gli rompi il culo!’ disse lei.
‘…e tu? Tu vuoi vedere come mi fotto questa puttanella amica di Rita?’
‘…ehm…sì….sfondalo…voglio vedere come lo monti…’ disse l’uomo alla trans.
Lei mi raggiunse:
‘Vieni…troietta…vieni qui,….avvicinati….adesso ti scopo mentre i nostri due porcellini qui si toccano e si godono la scena….vero?’
‘Avanti! Fattelo!!’ urlò la donna.
‘Subito, dolcezza….vedrai come gli rompo il culo a questa troia…’ annunciò la trans.
‘Prendi i cuscini e il gel, troietta….che inizia lo spettacolo…’
feci quanto ordinato e mi sedetti sul letto.
‘Come preferite che me lo scopi? Lo distendiamo qui….o volete godervi mentre gli sfondo il culo da dietro?’
‘Da dietro!’ disse la donna.
‘Come preferisci, L., come preferisci…’ disse invece l’uomo.
‘E da dietro sia!’ gridò L. ‘Tu, troiaa!! mettiti col culo in aria e riempiti il buco di gel che sta per arrivare il mio missile brasiliano…!!!’
e mi sbatt&egrave il cazzo sul culo. Colpi secchi, era bello grosso. Un tarallo mulatto di più di venti cm. Me lo sbatt&egrave sul culo mentre io mi aprivo la strada con le dita, infilando il gel ben dentro perché sapevo che quel cazzo sarbbe stato bello duro dentro.
L. mi si aggirò alle spalle, continuò a sbattermi la mazza sulle natiche. Quando finii di mettere il gel misi la testa sotto e mi aprii il culo con le mani. ‘Ehi…guardate come &egrave esperta questa troia! Si apre il culo da sola per il mio bel cazzo brasiliano.’
‘Aprilo in due L!!!!’ gridò la donna da sotto la maschera.
‘Fottelo, dolcezza!!’ aggiunse il marito. Sentii il cazzo della trans premermi dietro. Allargai ancora il buco. ‘Cosììì dolcezza!!! apriti per me…cosìììì…sìììì bravaaaa….dai cis sono!!! cosìììììììì…….dai….ci sono….ohhhh…sììììììì….sono dentro…sono dentrrrrrrrrrrrrrrrrrrr…………ohhhhhhhhhh così………..sìììììììììììì!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!’ gridava quella troia mentre me lo spingrva dentro. Un cazzo duro e caldo nel culo!!mi penetrò con forza e astuzia. Ero aperto certo, ma L.si fece strada e me lo pianto dentro.
Mi prese per i capelli e mi spinse giù. Riverso sul letto, ilc azzo di quella trans nel culo. Lo sentii prndere forza e ritmo. Iniziò a pompare mentre quella coppia di amnti incitava L.
‘Scopalooooooooooooo’
‘Rompigli il culoooooooooooooooooo’
l. prese forza e mi scopò rabbiosa. ‘Ancora un poco dolcezza…..prendilo bene dietro e in pochi minuti finiremo la cosa….stai al gioco…..’ mi sussurrò all’orecchio mentre mi fotteva. La scopata ben presto si trasformò in piacere. La trans ci sapeva fare, era una abituata a scopare. Mi godette quel servizio mentre i due si masturbavano. Lui si menava l’uccello guardando la scena, la moglie si stava facendo un ditalino ad una velocità folle. Sentivo il martello del trans scoparmi di brutto. Andava e veniva. Entrava e usciva. Ben presto la sua azione fu perfetta e divertente. Godevo di piacere scopato a quel modo mentre la donna venne sotto i colpi del suo dito e anche l’uomo vedendo la moglie che godeva come una cagna in calore e la trans che si scopava un uomo venne gridando come un pazzo in un orgasmo dilagante.
‘Ci siamo dolcezza…..sono venuti…ancora un poco…e vedrai…’ mi disse piano quella mentre si era fermata con il cazzo piantato nel mio culo. Era piacere puro sentirmelo dentro e così senza toccarmi venni sul letto..
‘Ehiiii guardate la troia come &egrave venuta….ti piace prenderlo nel culo…eh’??’
‘Sì le piace come una troia!!’ disse l’uomo.
‘Guarda come &egrave venuta mentre la scopavo come una puttana fradicia.’ disse L. mostrando il mio sesso coperto di seme bianco. Lei era ancora dentro di me. La sentii prendere forza e scoparmi di nuovo.
‘Prendila davanti a noi questa troia!’ urlò la donna. Così L.si mise a sedere sul bordo dle letto. Mi fece accomodare sulla sua verga alzata e mi afferrò ai fianchi. Mi puntò le tette sulla schiena e mi inculò forte. Mentre prendeva ritmo e la coppia la incitava sentii ancora il mio cazzo rizzarsi per il piacere. Dandomi ritmo L.mi fott&egrave alla grande, aprendomi ancora il culo col suo cazzo. Mi scopò qualche minuto di vera godurio. Il cazzo mi era tornato duro e la donna era tornata a toccarsi mentre l’uomo urlava a L. di fottermi. E lei lo fece. Poi mi fece scendere. ‘Sto per venire cazzo….apri la bocca troia!!’
si tolse il preservativo, mi puntò la faccia e toccandosi un pocco con forza venne su di me.
Una forte scossa di crema calda sgorgò dallla sua cappella mulatta e il getto coldo mi coprì il volto e lei godette assieme alla donna che ci dava sotto di dita.

(per commenti e suggerimenti vari: dorfett@alice.it) Dopo l’orgia tornai di sopra, mi feci una doccia e mi dette del gel al culo sfondato da L. presi sonno quasi all’alba, per l’adrenalina, per il godere.
Fui svegliato bruscamente da Aldo che mi fece vestire, bere un caff&egrave bollente e mi ficcò in auto. Partì sgommando dalla villa e in poco tempo fummo in città.
‘Ehi, Aldo…buongiorno….
‘non rompere.’
‘Che villano…non me lo aspetto da uno come te…
Aldo mi fece segno di tacere o mi avrebbe colpito in faccia.
‘Ok. ok. Sto zitto. Almeno puoi dirmi una cosa? &egrave andata bene, vero?’
‘Credo di sì. Se fosse stato il contrario Quelli avrebbero già chiamata. Stanne certo.’
*
Aldo mi portò al bar dove mi aveva caricato.
‘Rita arriverà fra un paio d’ore.’
‘…cazzo….che palle…mi fai compagnia Aldo?’
Mi guardò disgustato. Ma poi sorrise.
‘Ti saluto, ragazzo. Stammi bene. Magari ci rivediamo.’ mi disse allungando la mano. La strinsi, una presa salda, sicura. Annuì salutandomi e ficcandomi in mano una banconota da 20 euro.
Un signore, quell’Aldo.
Fece una bella colazione e comprai giornali e riviste per aspettare Rita.
*
Passarono le ore. Lessi ogni riga delle riviste. Giocai a flipper. La gente andava e veniva. Mi guardavano, ma nessuno disse niente. Quelli del bar li tenni a bada ordinando succo d’arancia e panini, ma erano le sei quando finii i soldi.
‘Ehi, tu? Pensi di dormirci qui?’ chiese un tipo coi baffi, massiccio, un camionista che stava mangiando una bistecca al sangue. Masticava a bocca aperta, i denti gialli che affondavano nella carne e il sangue che gli colava sul mento.
Lo ignorai.
‘Ehi, tu! – fecero dal bar – …&egrave per te! Vieni a rispondere. Una certa Rita’
scattai in piedi e mi fiondai al telefono pubblico, giusto in mezzo al locale. Mi guardavano tutti. Il camionista sbraitava lontano.
‘Salve Signora!’ dissi veloce.
‘C’&egrave un problema qua al deposito. C’&egrave stato uno sciopero e si sono accavallati i rifornimenti, un casino insomma…
‘…e cosa devo fare io, Signora?’
tutti stavano in ascolto. Il gestore scuoteva la testa pulendo una tazza di caff&egrave.
‘Non posso venire a prenderti stasera. Passerò domani pomeriggio!’
‘…ma…’
‘Arrangiati Stronzetto!!’ urlò nel telfono incazzata e tutti la sentirono bene.
Ero lì, senza soldi, senza sapere come passare la notte. Ad aspettare Rita l’indomani. Pomeriggio. Pensai ad Aldo. Domandai se lo conoscevano. Il gestore disse di sì e mi dette il numero. Provai. Aldo mi rispose dicendo: IO HO CHIUSO CON TE STAMANI. NON &egrave AFFAR MIO. NON TELEFONARE Più.
Nella merda.
Di nuovo.
Chiesi se la notte potevo passarla lì. Domani, quando Rita mi sarebbe venuta a prendere avrebbe saldato lei.
‘E dove ti faccio dormire? Chi cazzo sei? Mi devo fidare?’
‘Sììì…sììì giuro sono uno a posto.’
‘Aldo ti ha mollato, coglione ed io non ti prendo nel mio bar, di notte. Mica sono scemo?!’
‘…ma ma..’
‘Chiudiamo alle due di notte. Voglio che stai fuori di qui. &egrave da stamani che sei qua dentro…’
Mi sedetti sfinnito.
Alle venti mi ritrovai a cercare nelle tasche degli spicci. Anche un caff&egrave per darmi forza. Dovevo inventarmi qualcosa. Nella giacca trovai un biglietto da visita. Era quello di L. chissà quando lo aveva messo lì. C’era il suo numero di telfono. Sorrisi! Forse…
chiesi al gestore una seconda chiamata. Quello accettò.
L. rispose subito.
‘Chi sei?’
‘Ciao…oh senti….sono io…quello di ieri sera…il ragazzo in villa…ecco…sì..sio….no cio&egrave…sono messo un poco incasinato. Vedi Rita non può venire a prendermi…fino a domani….ed io….sono qui..senza un posto dove andare…mi chiedevo…se tu….sì….eccooo…te ne sarei riconoscente per tutta la vita…grazie…grazie…oh, grazie..d’avvero? Non ti disturbo? Dove? sì….ecco….sarei anche senza soldi……..sì…….ecco……sì………..grazie…..’
incredibile!L.mi avrebbe aiutato. Non ci potevo credere. Era stato più facile di quanto pensassi. Mi rimisi seduto a attesi. Dopo un’ora abbondante, una vecchia FIAT gialla parcheggiò davanti allo squallido locale vicino all’autostrada. Ne scese L.in pelliccetta corta, grigia, due gambe lunghe fasciate di calze a rete, tacchi alti da donna di classe, una gonna di pelle gialla, una camicetta bianca. Il volto era rilassato e le tette facevano mostra di sé sotto la camicetta. I pochi avventori si voltarono a guardarla. Brutti ceffi, camionisti di passaggio, uomini soli, sconfitti. Uno fischiò, L.si voltò verso di lui e mostrò il dito medio.
‘Ciao! Sei stata fantastica! Grazie…grazie..non so cosa dire..’
‘Sta zitto allora. Andiamo!’ mi dette un bacio sulla bocca leggero che fece schiattare d’invidia quei coglioni al bar e ce ne andammo dal locale. Segui il suo culo e il profumo del suo corpo, un profumo di troia e di donna.
La FIAT era scassata, ma dentro era profusione di pelle e sedili di gran classe.
‘Accogliente… – dissi ‘ e carina, notevole direi…’
‘Sì, non sai quanti scopate mi sono fatta su questi sedili di pelle…’ disse e sgommò via.
Tornammo in città.
‘Posso dormire a casa tua? Che bello…domani me ne vado…non ti disturberò vedrai…’
‘Tranquillo….non &egrave un problema…ma tu…
‘..io?
‘…dovrai..tu dovrai fare qualcosa per me…
‘……..cosa?’
‘Vedrai’
passato il centro raggiungemmo una periferia anonima. Palazzoni e poca gente in giro. l.accostò ad un marciapiede e mi fece cenno di scendere.
‘…cosa..insomma…?’
‘Entra in quel portone e rimane nell’ombra ad aspettare. Verrà una mia amica a prenderti.’
‘..e tu? Cio&egrave..?’
‘Fai come ti dico. &egrave il compleanno di questa mia amica e voglio farle una sorpresa..’
‘Ed io? Che c’entro?’
‘Tu sei la sorpresa!’
‘…che diavolo…’
L.sgommò via. Titubante entrai nel portone indicatomi e restai nell’ombra ad attendere. Il posto era buio. Silenzioso. Tetro. Temevo che qualcuno potesse uscire di casa e sorprendermi lì. Chiedere che cosa facessi. Che avrei risposto? Avrebbe potuto chiamare la polizia.
Attanagliato da quei dubbi e quelle paure rimasi nell’ombra ad aspettare.
Passarono venti minuti poi trenta. Poi quaranta. Per fortuna non uscì nessuno dalle case. Rimasi in silenzio. Paura. Cinquanta minuti.
Ad un tratto sentii un ticchettio di donna. Tacchi femminili sulla strada. Si avvicinavano. Mi nascosi più in profondità. I tacchi venivano proprio nella mia direzione. Salirono i gradini. Un telefono squillò.
‘Ehi Leva! Che fai? ah….sì…grazie…sei la prima…che dolce…
la voce era quella di una trans. Roca, falsamente femminile. Al telefono doveva esserci L.ovvero Leva.
‘…no…nooo….che amore….ma dai…..ti amo……..sei divina….sei grande…..dove?
Entrò nell’atrio. Una figura alta, snella.
‘…sì???!!! dai dai….dai….dove? Dove? Qui? Dove? Come qui….non vedo…..
Mi feci avanti.
‘Salve..’ dissi.
Lei scoppiò a ridere. Era alta, profumava di donna e di vacca.
‘…sì, lo vedo…aspetta…ecco…accendo la luce….nOOOOOOOOOOO…daiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii…………..lo vedo…&egrave qui….’
mi prese per un braccio e mi portò di fronte a lei. Era una trans in parrucca bionda, due lunghe gambe su un corpo secco, slanciato, seno poco. Il volto molto femminile. Stretto, dolce, occhi grandi, naso lungo fine, rifatto, una bella bocca.
‘…che carino….chi &egrave? Il mio regalo!!!che dolce…..ti amo dolcezza….sei così……oh…sì, si certo…come no?!non vedo l’ora….&egrave carino…dai….un maschietto che non pare quei froci che frequentiamo….come dici?&egrave fidanzato?sì….? ma dai…..non….sì….certo…..ti aspetto…….salgo sopra con lui….ti aspettiamo….’
mi prese un braccio e mi infilò nell’ascensore.
Mi avrebbe infilato altro quella notte. Ma adesso salimmo al terzo piano ed entrammo in una ppartamento con luci rosse soffuse. Il soffitto era basso. C’erano delle lampade sparse qua e là che emanavano luci rosse. ‘Mi chiamo Suy ‘ disse facendomi sedere con forza su un materasso steso per terra. ‘Piacere…’ dissi.
‘Allora Leva mi ha detto che questa notte sarai il mio regalo di compleanno…’
‘Così pare…’
‘Bene! Divertiamoci allora!’
‘…cosa devo fare?’
‘Per prima cosa ti togli i vestiti e mi mostri la mercanzia..’
Feci quanto ordinato e rimasi in mutande.
‘Beh…non sei il massimo…ma…passabile…..avanti anche le mutandine…fighetta..’
Le tolsi e lei mi sculacciò un poco.
‘Un culino da femminuccia…scommetto che ti piace fartelo mettere al culo?’
‘….a volte..ma di solito sono donne….’
‘Oh…con cazzi finti?’
‘Sì.’
‘Grossi?’
‘Sì.’
‘Bene…ho anche io un cazzo per te…ma questo &egrave vero…’ e mi sbatt&egrave il suo pene sul volto. Mi aveva fatto mettere a quattro zampe sul letto e mi sbatt&egrave quel cazzetto sulla faccia. Al momento era piccolo, ma si notava che era di quelli che vengono su lunghi, infatti dopo avermelo sbattuto sulla bocca, la testa, i capelli, il naso e ancora la bocca, me lo ficcò in gola e lo spinse dentro. Era diventato bello lungo quel pene, lungo e duro e mi costrinse a farle un pompino che lei si godette distesa sul letto.
Ad una tratto sentimmo aprire la porta e Leva entrò assieme a una donna.
‘Ciao bellezze, come andiamo?’ fece Suy.
‘Oh vedo che ti sei già servita da sola?’
‘Come no, amore…..approfitto di questa boccuccia…’
‘Ehi, qui ci diamo da fare!’ fece la donna alle spalle di Leva. Era una biondona piuttosto grassoccia, sulla quarantina, occhi chiari molto belli e grosso seno sotto il vestito da matrona romana. Unghie laccate e capelli raccolti in una coda bionda.
‘Stammi dietro, Amore e ti faccio divertire!!’ annunciò Leva rivolta alla donna e Suy gridò di gioia mentre io le facevo un pompino.
La donna si posizionò dietro di me e subito prese a giocare col mio culo, strizzandolo e sculacciandolo piano. Intanto Leva aveva dato il cambio a Suy nella mia bocca. Aveva infatti piazzato il suo cazzo che già conoscevo dalla notte prima nella mia gola e pompava:
‘Vai troia!succhiamelo!!!prendilo tutto….!!’ diceva.
La donna prese a inserire le sue dita nel mio culo e Suy aveva preso un tubetto e aveva iniziato a inumidire il mio buchetto mentre la donna faceva i suoi comodi. Io avevo il cazzo della trans in bocca e succhiavo forte, mentre la donna forzava il mio ano con due, tre e poi quattro dita:
‘Bello aperto il ragazzo…qui…’ fece.
‘Ci credo!la sua fidanzata Rita &egrave una camionista che lo tratta come la sua fighetta personale e lo riempie di cazzo finti…vero dolcezza?’ disse sfilando il suo cazzo dalla mia bocca e costringedomi a dire: Sì, NE PRENDO DI CAZZI NEL MIO CULO
tutte risero e la donna prese un plug e me lo infilò dentro facendomi urlare.
Suy mi colpì sul culo:
‘E’ tutto tuo bellezza, fanne ciò che vuoi..!’ disse lasciando campo libero alla donna che eccitata prese a spingere il plug sempre più a fondo nel mio culo.
Intanto Leva mi scopava in bocca e Suy la raggiunse e volle che facessi un pompino anche a lei. Così mi ritrovai a spompinare due cazzi di trans in un colpo!
Succhiavo e leccavo passando da un cazzo all’altro. Quello lungo ma fine di Suy a quello grosso di Leva. Si alternavano e a volte tentavano di infilarmeli in bocca assieme. Mi tenvano aperta la bocca e mi ficcavano i loro cazzi, ma per quanto mi sforzassi era troppo. Non ce la facevo.
Dietro la donna biondo con le tette da matrona forzava il plug. Poi passò ad un altro. Più grosso. E poi un altro ancora più grosso. Ma quanti ne aveva. Lei si divertiva a scoparmi dietro mentre Leva mi sbatteva il suo uccello in bocca. Spingeva con quei plug e rideva. Era forte con quelle braccia bianche e grassocce. Suy venne sulla mia bocca mentre Leva continuava a pomparmi dentro.
La donna rideva e contenta spingeva il plug. Anche Leva venne nella mia bocca ed io distrutto caddi a giacere sfinito, mente la donna continuava a scoparmi imperterrita. Stronza!
‘Avanti non mollare stronzetto…ho una sorpresa per te e per Suy…’
Leva spense alcune luci e da una borsetta trasse una candela lunga con un numero.
‘Wuuuuu’ fece la donna togliendomi il plug dal culo e facendomi riprendere fiato.
‘Questo &egrave per te, dolcezza!!!’
‘Che bello. Che bella serata. Grazie.!’
‘Tanti auguri dolcezza!’
poi la donna prese il mio culo e lo trascinò a sé. Mise la candela al posto del plug e disse:
AUGURI SUY AMORE…PER TE…
Stava per accendere la candela ficcata nel mio culo, quando Leva la fermò:
‘Apetta ho un’idea!!’
e andò in cucina din corsa. Tornò agitando della panna spray.
‘Ecco!!dammi il culetto bianco…!’ disse e mi tirò a sé. Mi cosparse il culo di panna spray e poi la donna accese la candela.
Suy soffiò e applausi e cera sul mio culetto.
Leccarono la panna dal mio culo, poi la donna mi fece voltare. Mi mise la sua fica in bocca e mi ordinò di leccare.
Inizia e leccai.
Leccai e baciai la figa rasata di quella matrona bionda.
Leccai e lei perfida mi infiò un plug nel culo.
Baciai e leccai la sua figa e la feci venire.
E mentre veniva gridando parole senza senso mi pisciò in bocca e mi ordinò di bere ogni cosa. Alla fine quelle pazze mi lasciarono dormire su uno dei materassi.
Ero stanco e il culo mi faceva male.
Avevo in bocca ancora il sapore della figa e della piscia della donna, ma dormii.
La mattina dopo Leva mi riportò al bar vicino l’autostrada. Baci e saluti coi camionisti che fischiavano nella direzione della trans che in minigonna e trucco sfatto mi baciava sulla bocca:
‘Spero di rivederti, dolcezza…’
‘Grazie…’ dissi e entrai nel bar.
Rita arrivò con tir verso le due del pomeriggio. Mi fece salire in cabina, al caldo e mi concesse di dormire fino a quando non arrivammo a casa.
Lei si fiondò a fare la doccia e poi mi ordinò di riassettare in giro. Lei andava a mangiare con della amiche. Mi dette qualche euro per ordianre del cinese take away e se ne andò.
Mangiai spaghetti di soia e polli fritto nella salsa agrodolce.
Poi andai a letto.
Rita se ne andò la mattina dopo.
Mi lasciò altri soldi e mi dette un nuovo cellulare.
‘Se squilla questo, devi rispondere: A suo servizio…sono io 333xxxx…imparati questo numero e rispondi così, intesi?’
‘…ma perché?’
Rita mi dette un ceffone. ‘Così e basta. Ripeti!’
‘..a suo…a suo…
ceffone.
‘….scusi…a suo servizio….sono io 303’
ceffone.
‘Impara il numero coglione! Io vado a Milano. Ciao!’
e se ne andò.
Cazzo significava quel cellulare? E quella frase da dire? Rita ne aveva sempre in serbo una nuova.
I primi giorni furono tranquilli, mi riposai alla grande. Tv, passeggiata, gel per il culo, cibo cinese.
La terza notte squillo il cellulare che mi aveva dato Rita. Cazzo! Lo cercai. Ma era finito chissà dove. Squillava cazzo. Cercai. Ma niente. Alla fine cessò. E fu allora che lo scovai sotto dei pantaloni. Vidi il numero e richiamai. Squillò. Liberò.
‘Perch&egrave hai richiamatao? Chi sei?’una voce di donna. Che mi sembrava di conoscere.
‘Scusi. Sono io!’
‘Io chi?’
‘Io…cio&egrave al suo servizio. Sono io 333xxxx…’
‘Ok. L’amichetto di Rita.’
‘Sì.’
‘Bene. Ho parlato con Rita mi ha dato lei questo numero.’
‘A suo servizio…’
‘Puoi venire qui da me?’
‘Dove?’
‘Hotel R., via L_…dopo la strada provinciale. Nella hall chiedi di Paolo, lui ti farà salire. Vieni?’
‘Credo…cio&egrave Sì, Signora….’
‘Ti aspetto.’
chiamai un taxi e mi feci portare all’albergo. Un grosso albergo a cinque piani. Nella hall chiesi di Paolo e un tipo coi baffi bianchi venne da me. ‘Stanza 502. vada, adesso!’ mi ordinò indicando gli ascensori.
Raggiunsi la stanza numero 502. bussai. Sentii dei tacchi di donna avvicinarsi alla porta. Questa fu aperta. Mi ritrovai davanti una donna sulla cinquantina, elegante con una camicetta di raso chiara, gonna di velluto scuro, gambe ancora di alta qualità, un viso piacente, occhi chiari, capelli a caschetto biondoplatino.
‘..entra’ mi ordinò con voce calma ma ferma. Dentro la stanza le luci erano smorzate, la donna mi fece strada verso la camera da letto. ‘Questi sono mio marito e alcuni miei amici..’ fece indicando delle persone sedute qua e là. Su una sedia stava seduto un uomo oltre i sessanta, capelli radi e bianchi, molto elegante in un completo gessato di alta sartoria; per terra, seminuda ai suoi piedi, una donna mulatta, lunghi capelli ricci e volto sereno e sensuale, le grosse mammelle scure mostravano capezzoli neri e duri, ma dolci, portava delle mutandine bianche che risaltavano sulla pelle mulatta, mi sorrise; sul letto era disteso un ragazzo palestrato, completamente depilato, con solo le mutande azzurre e bianche addosso e un cappellino da ganga, mi salutò con un cenno di una mano, il volto era quello di un bravo ragazzo ma porcellone; accanto a lui stava una trans piuttosto alta, aveva lunghi capelli neri e biondi con ampli boccoli che le coprivano parte del volto, occhi scuri e molto truccati, naso piuttosto lungo, sporgente, bocca da trans anni 50, coperta di rossetto color carne, indossava un elegante vestito giallo e nero, il seno rifatto ma molto bene spuntava da sotto, calze a rete nere e tacchi lunghi; infine seduta su una poltrona una donna grassoccia, gonna di lana, camicia abbottonata sino al collo, il grosso seno ben nascosto sotto, volto da poliziotta della DDR, rotondo, massiccio, duro, labbra strette e serrate, naso piccolo e a patata, occhi chiari, capelli biondo stanchi raccolti sopra la testa. Guardava fissa davanti a sé, ignorandomi sprezzante.
Dopo quella panoramica mi rivolsi alla donna sulla cinquantina: ‘Cosa devo fare?’ chiesi.
‘ZITTO!!’ urlò la donna pesantemente vestita senza però voltarsi dalla mia parte o spostare lo sguardo.
‘ADESSO NON DEVI Più DIRE UNA PAROLA!’ continuò.
‘SPOGLIATI E VIENI QUI DI FRONTE A ME!’
Non si era voltata. Era impressionante. Il suono della sua voce autoritaria riecheggiava nella stanza. Tutti erano in silenzio.
Imbarazzato presi a spogliarmi. Tutti mi fissavano. Il marito elegante sorseggiava del liquore, la mulatta ai suoi piedi sorrideva languida e ondeggiava il seno procace; la trans allungò una mano sul pacco del palestrato e prese a toccarlo da sopra, la donna elegante si sedette sul letto accanto alla trans, gurdandomi. Rimasi in mutande.
‘TOGLILE E VIENI QUI!’ disse la capa senza voltarsi ancora. Incuteva timore. Paura. Pensai che fosse cieca, ma come poteva vedere che ero ancora in mutande? Mi voltai e notai che uno specchio di armadio era di fronte a lei, da lì mi osservava. Mi tolsi le mutande e lentamente la ragiunsi.
‘Sei magro. Bene. Adesso ascolta. Farai quello che ti ordinerò io.’
‘Sicuro’ dissi ma lei mi mollò un calcio nelle gambe:
ZITTO ho detto|!inginocchiati!
Lo feci e lei mi afferrò per i capelli e mi tirò uno schiaffo in pieno viso.
METTETELO SUL LETTO E TU VATTI A PREPARARE! Ordinò rivolgendosi per ultimo all’uomo. Questi si alzò, posò il bicchiere ed iniziò a spogliarsi, togliendosi scarpe, pantaloni, calzini e mutande, ma rimanendo in giacca, quindi si sedette di nuovo dove prima. La mulatta mi prese per i bracci e mi condusse sul letto. La trans e il palestrato si fecero da parte. Mi sistemarono un cuscino sotto la pancia e uno per la testa, la trans e la mulatta si accomodarono al mio fianco mentre il ragazzo si era alzato, la donna pesantemente vestita si alzò infine e andò a prendere qualcosa. La trans si mise a giocare col mio culo, toccandolo e pizzicandolo. La mulatta invece stava infilando le sue dita nel mio buco del culo. La donna si sistemò qualcosa alla vita, un cazzone pensai quando vidi con la coda dell’occhio ondeggiare qualcosa da un lato, allora mi sollevai un attimo e vidi che la donna aveva legato in vita uno strap-on color carne lunghissimo, almeno 35/40 cm.a giudicare’..cazzarola..ehi ehi…urlai, ma la trans mi mollò uno schiaffo e mi disse di stare calmo e rilassarmi: TANTO LO PRENDERAI TUTTO DENTRO NON PREOCCUPARTI. Disse con una voce molto roca, consumata. La mulatta spingeva le dita nel culo, la donna sogghignava. Avevo due specchi ai lati del letto anche se le donne mi coprivano un poco le visuali. Uno specchio era anche sopra il letto. La trans si alzò lasciando il campo libero alla mulatta che affondò 4 dita dentro il mio deretano. ‘Aperto &egrave aperto’..ma quel coso &egrave bello lungo. Lo prenderà tutto?’ disse mentre infilava ed estraeva una mano dal mio culo. Tutti riseero. Il vecchio si mise a toccarsi l’uccello, mentre la donna stava coprendo di vasellina color bianca la lunga proboscide del suo strap-on. Non parlava, ma vedevo che la trans ora giocava con palestrato. La mulatta giocava col mio culo e l’uomo con suo uccello piccolisimmo e coi peli bianchi.
Sentii la punta del cazzone battermi sulle natiche. La mulatta tolse la mano e disse:
‘A vostra disposizione Signora!’
il vecchio si sporse sul letto toccandosi l’uccellino rattrappito, la trans boaciava il ravazzo e gli toccava il cazzo, la donna sbatteva forte il suo affare conrtro le natiche e poi percorreva il solco con la cappella. Andava su e e giù strisciandolo con forza. Poi lo sentii premere e un dolore pazzesco mi trapanò
FORZAAAAAAAAAAAAAA dentrooooooooooooooo! Urlò la donna e mi inculò forte. Lo strap on era troppo lungo per entrare tutto subito ma lei era abile con il giocattolo di plastica e mi spinse quel coso ben dentro.
Urlai forte.
Urlai dal dolore e la donna mi colpì sul culo più volte con le mani pesanti.
La trans mollò il palestrato e venne da me, mi ficcò la lingua in bocca e mi impedì di urlare quando la donna da dietro spinse ancora più forte, più decisa. Il dolore era lancinante, ero ad occhi chiusi per via del bacio della trans che sapeva di donna e di maschio, mi slinguazzava tuta la bocca mentre l’altra da dietro mi trapanava il culo. Si sistemò bene dietro di me e prese ad affondare ma quel coso era propiro lungo!
La trans smise di baciarmi e mi spinse la faccia nel suo seno procace e rifatto. Lo leccai mentre venivo inculato da dietro dall’amica. Leccai quel seno che sapeva di donna, profumato e caldo, leccai, ma ero penetrato da dietro da un biscione che affondava la testa nel mio culo e così mi uscivano anche dei gemiti.
Allora la trans si alzò, si sfilò le mutandine e me le ficcò in bocca. Intanto il vecchio si toccava la mulatto lo carezzava sotto la giacca delicatamente e il palestrato stava toccando le tette da dietro alla donna che mi inculava. Col gioco di specchi vedevo tutto: il vecchio e la mulatta, il palestrato che toccava le tette della donna, la trans che mi strusciava il suo uccello piccolino sulla faccia mentre ero inculato.
E piano piano che la donna prendeva ritmo e la sua cavalcata nel mio culo procedeva, iniziai a sentire piacere-
lei ci sapeva fare, era tosta e dura. Il cazzone era lunghissimo e me lo sentivo nel culo che premeva e usciva un poco.
Lei grugniva parole e il palestrato la toccava, il vecchio che si sporgeva la mulatta che lo sfiorava sotto la giacca.
Iniziai a sentire il piacere di essere scopato, nonostante gli estranei.
La trans mi mise il suo cazzetto in bocca. Era molto piccolo, moscio e non pareva tirarle molto, ma si toccava i capezzoli, se li leccava con la lingua tirandoli su con la mani, la scena era sexy: guardoni e giocolieri, baci e toccate e al centro del letto io che venivo inculato da una donna che non avevo mai visto.
Quell’affare entrava e usciva alla grande dal mio culo, era lunghissimo, ma la vasellina aveva fatto buon effetto per fortuna e sentivo anche piacere.
La donna grugniva parole e spingeva, respira a fatica sentivo (—–continua—-)
per suggerimenti dorfett@alice.it

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