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Racconti CuckoldRacconti di Dominazione

la curiosità è femmina

By 16 Aprile 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Ero carponi, con un cazzo ficcato in bocca, spalancata con un divaricatore, la lingua protesa, e fili di sperma e saliva che mi colavano sul mento e sulle tette.Ero oscena ed eccitata, la lingua andava a cercare la cappella di quell’uomo, e un momento di lucidità mi restituì l’immagine di me e di noi, quella stessa mattina, prima che tutto cambiasse.
Io ero sempre stata la più esuberante dei due, quella con mille fantasie, e voglie, lui era dolce, e gentile, e soprattutto geloso.
tante volte si era parlato di trasgressioni, ma ero quasi esclusivamente io a proporre, e solo mentre facevamo sesso. Poi le cose finivano lì.
Quella mattina invece, col bambino che si sarebbe fermato il fine settimana dai nonni, approfittammo per fare una follia.
Volevamo comprare delle cose in un sexy shop, ma la vergogna ci frenava, essere poi riconosciuti da qualcuno sarebbe davvero stato troppo!
Arrivammo davanti al portone. Controllai l’indirizzo ed il civico.
7, era corretto. Eppure sembrava l’ingresso di una casa, un portone in mezzo a tanti altri in un vicolo della città.
Non un’insegna, non un nome sul campanello.
Uno sguardo tra di noi, a me scappava da ridere, un misto tra imbarazzo e tensione, poi un attimo di titubanza.
“Ma dai amò, andiamo via, io mi vergogno.No, non entro mica”
Lui mi fissò” se non vuoi andiamo, facciamo colazione in un bar, e giriamo la macchina”poi un sorriso.
Mi conosceva fin troppo bene, da sapere che non volevo andare via, mi serviva solo un pò di incoraggiamento.
Alla fine era un sexy shop, alla peggio non avremmo comprato nulla,e ci saremmo fatti 4 risate ripensando all’imbarazzo.
Il mio dito era già sul campanello.
Il portone scattò, lasciandoci entrare in un corridoio di una decina di metri, in fondo al quale c’era un portone di legno, con due applique illuminate, una a destra ed una a sinistra. Ci aprì un signore sulla cinquantina, con i capelli brizzolati e la barba decisamente lunga, un viso tranquillo ed oserei dire quasi simpatico, sormontato da un paio di occhialini da lettura, tondi, con una montatura sottile.
Ci sorrise, e ci fece accomodare.
“Buongiorno, prego, accomodatevi, e non siate nervosi.” si doveva intuire piuttosto bene che era la nostra prima volta!
“Ditemi, cercavate qualcosa di particolare, o siete curiosi e preferite dare uno sguardo generale?”
Il suo sguardo tranquillo passò da uno all’altro, per diversi secondi, poi presi la parola io, infondo lui mi aveva accompagnata per farmi contenta e realizzare certe mie fantasie, e comunque io ero decisamente quella meno timida, o almeno la più sfrontata sotto certi aspetti.
” emmm… volevamo vedere… no, non &egrave la prima volta. Qualche anno fa sono andata da sola in un negozio vicino a casa, ed ho acquistato un collare, delle polsiere e delle cavigliere di cuoio, ma in realtà non li usiamo spesso, perch&egrave poi io preferisco sentirmi libera nei movimenti, ma mi piacciono cose di questo tipo…”
“Capisco, alla signora piace un certo tipo di abbigliamento. Bene, mentre io farò vedere altri articoli a suo marito, lei può accomodarsi con Lucy a scegliere qualcosa che la faccia sentire bene. Lucy! Lucyy!!”
Dalla stanza accanto, separata da questa solo da una serie di veli oro e viola, comparve una ragazza bellissima. Diafana, con i capelli a caschetto castani, e gli occhi verdi. Sembrava l’incarnazione di Valentina di Crepax. Avrà avuto 27 anni al massimo, probabilmente una qualche studentessa fuori corso, che si manteneva da sola facendo la commessa in un sexyshop.
Il suo passo era delicato, come la sua intera figura. Era tremendamente bella e tranquilla, vestita con un abito da ancella, un solo tessuto che le scivolava sul corpo, legato ad una collana rigida e metallica che portava intorno al collo. Semplice e bellissima.
Uno sguardo, lui sapeva che io ero già eccitata, lo sapeva che non potevo essere rimasta indifferente alla situazione, e a Lucy, ed io sapevo che lui aveva capito.
Lucy ci saluto, con un sorriso, e rivolta a me, mi invitò a seguirla.
Un momento di esitazione, poi mio marito mi fece capire che andava bene, che mi potevo prendere i miei tempi per scegliere quello che preferivo, e che lui avrebbe atteso paziente.
Seguii la commessa nella stanza adiacente, dove alle pareti era addossato un unico divano che faceva il giro della stanza, ed al centro un divanetto basso, senza schienale ne braccioli.
Mi sorrise, e mi fece accomodare su questo divanetto, e mi diede un catalogo da sfogliare, così da poter restringere le ricerche. Non ci volle molto, che le mie dita continuavano a tornare alla pagina dei bustini. Avevo sempre amato le stecche, le stringhe che si stringevano sulla schiena.
Lucy mi mostrò una guepiere di raso nero. Mi piaceva, e mi invitò a spogliarmi.
Un attimo di imbarazzo. “Devo togliere tutto…tutto?” chiesi andando dietro al paravento
Sorrise, annuì”Vedrà che poi l’imbarazzo svanisce. Certi capi ci fanno sentire sicure e desiderabili. Vedrà. ora l’aiuto ad indossarlo”
E così dicendomi passò il bustino davanti al mio seno, posizionandosi dietro di me, iniziando a stringere il nastro per chiuderlo. Sistemò il mio seno, con un tocco delicato ma deciso.
Il nastro dietro, strizzava il mio seno, facendolo quasi uscire completamente dal bustino.
A quel tocco i miei capezzoli s’indurirono, ma Lucy non ci fece caso.
Finito di legarmi, mi chiese cosa volessi indossare sotto e se volessi indossare qualcosa.
Non lo sapevo. Non avevo preferenze, poteva essere pizzo, poteva essere un tanga, poteva essere una coulotte, poteva anche essere nulla. Andava bene comunque.
Volevo lasciarmi andare e sentirmi porca, ed era inutile stare lì ad abbondare in tessuto.
Mi guardai allo specchio. I capelli scuri legati in una coda alta e tirata, poco trucco, quel bustino nero, le tette strizzate, e la figa incorniciata tra i due laccetti del reggicalze. Mi stavo bagnando, e non poco!
Allora Lucy sorridendo mi chiese se poteva piacermi quello che aveva in mano.
Mi porse un tanga di pizzo nero, veramente minimo, nel quale il tessuto si apriva, lasciando comunque sempre esposte le mie labbra, ed un paio di calze velate, il cui bordo superiore aveva lo stesso ricamo del tanga. Li indossai.
Mentre io lanciavo un ulteriore sguardo alla mia immagine riflessa, la ragazzaaveva già suonato un piccolo campanellino, ed in un secondo, il titolare del negozio e mio marito furono nella stanza.
Mi coprii di scatto, ma l’uomo sorrise bonariamente “Non sia timida! Ha visto come le stanno bene? Non si sente bellissima? E lei, non trova che la sua signora sia un vero incanto? Lucy, mostra ai signori la versatilità di questi capi!”
E mentre lui faceva accomodare mio marito su una poltroncina laterale, lei faceva sedere me sul divanetto al centro della stanza.
Fu un attimo. Avevo la bocca di lei su un capezzolo, ed una sua mano mi stava aprendo le ginocchia per mostrare il mio sesso a lui. Non riuscivo a trattenere l’eccitazione.
Un sospiro, poi guardai lui, che si massaggiava la patta dei pantaloni, visibilmente gonfia.
Lei ora aveva le mani sui miei seni, li stringeva delicatamente e li succhiava, li leccava,ed io la spinsi delicatamente in basso.
L’uomo le fece notare che così mio marito avrebbe goduto di mezzo spettacolo.
Lei si alzò e fece qualche passo verso di lui, che prontamente le slacciò l’abito, che scivolò ai suoi piedi, lasciandola solo con quel collare metallico, e con quel corpo meraviglioso.
Si rimise in ginocchio, non prima di aver chiesto a mio marito se voleva avvicinarsi a me.
Senza aspettare la sua risposta, lo prese per un braccio, e delicatamente lo fece posizionare al mio fianco, da dove poteva continuare a stuzzicarmi i capezzoli, mentre lei si tuffava tra le mie cosce.
Stavo impazzendo. Era tutta la vita che mi chiedevo come fosse andare a letto con una donna, e quella mattina stava succedendo, non richiesto, non cercato. Accadeva e basta.
La sua lingua mi stava torturando il clitoride, leccava e succhiava con una maestria infinita.
Uno sguardo allo specchio che rimandava un’immagine di me troia, con una zoccoletta che me la leccava voracemente, con mio marito che lo aveva ormai tirato fuori e si stava facendo una sega, stringendomi il seno con la mano libera.
Un brivido, e venni nella bocca di Lucy.
Lucy mi baciò in bocca, facendomi assaggiare il mio sapore. Afferrai un braccio di lui, e lo tirai a me. avevo bisogno di un contatto, volevo la sua bocca, volevo che mi baciasse, volevo che mi assaggiasse.
Lo abbracciai e cominciai a fargli una lenta sega, per poi prenderglielo in bocca.
Amavo lui ed il suo cazzo. Leccavo piano la punta, facendoci colare sopra un pò di saliva, per poi scivolare delicatamente sull’asta, fino alle sue palle. Le leccai e le aspirai, piano, prima una poi l’altra, continuando il lavoro di mano. Lo sentivo crescere ancora, e non credevo di averlo mai visto tanto eccitato.
Lucy lo aiutò a togliere il resto degli abiti, e vedendoli tanto vivini, attirai lei a baciarmi, le nostre lingue si intrecciavano vogliose, poi baciai lui, con la stessa voglia e con l’amore e la gratitudine per 15 anni passati ad assecondarmi. Poi, un attimo prima di rituffarmi sul cazzo di lui, misi le mani del mio uomo sui seni di quella ragazza, e volli che si baciassero.
Avevo completamente dimenticato il titolare del negozio, finch&egrave non sentii un forte colpo su una natica.
Senza troppi complimenti mi aveva dato una sculacciata, e guardando mio maritò
“Gran donna. un vero animale da monta scommetto!”
e andò con 2 dita a titillare il mio clitoride. Non riuscii a non gemere, ma con quel cazzo che continuava a scoparmi la bocca più che un sospiro sembrò un mugugno.
“Lucy, tesoro, preparala” e lucy, da brava si piazzò dietro di me, leccandomi il buchino e continuando a masturbarmi il clitoride.
Sapevo cosa doveva accadere… ero terrorizzata, ma lo volevo.
Lei intanto si faceva strada dentro di me, sia davanti che dietro, ed io continuavo a sbrodolarle i miei umori sulle sue dita, che lentamente mi aprivano. Quando fui abbastanta dilatata, lei mi spinse dentro un plug, che lasciava uscire dal mio culo solo una coda.
Continuavo a godere, senza ritegno, e restare in ginocchio cominciava ad essere complicato mi stesi, e sussurrai a mio marito che essere guardata da quell’uomo mi stava eccitando da impazzire.
Lui per tutta risposta, afferrandomi un capezzolo e strizzandolo” Ti piace essere guardata eh? Che troia! Che gran troia sei? Dillo che ti piace succhiare cazzi!
Annuii. La voce non usciva.
“Non ho sentito. Troia!”
“Siiiii, siii, sono una cagna in calore, e mi piace succhiare cazzi, e farmi guardare!!!!!!!
Non ci potevo pensare di aver detto quelle cose, per di più davanti a due perfetti sconosciuti.
“Se il signore permette… vogliamo farla felice la signora?”
E mio marito ormai al culmine , sfilò il suo cazzo pulsante dalla mia bocca, e venne sulle mie tette con un “AAAhhhhhsiiiiììì”
L’uomo allora guardò lo sperma che mi colava dal seno, osservò lo schizzo che aveva colpito il mio mento, e guardando lui chiese “perch&egrave non in bocca?”
“A lei non piace berlo” ed un sospiro ruppe il silenzio.
L’uomo allora sorrise… “possiamo accontentare la fantasie della signora, ma perch&egrave non le sue?vedrà che alla signora con un pò di esercizio, piacerà tantissimo! intanto se lo faccia pulire, e tu, lucy, fai un salto al bar oltre la piazza.
E mentre io lucidavo il cazzo del mio uomo, quell’ometto mi sussurrò se mi stava bene essere legata.
Avevo paura,ma ero così eccitata! feci cenno con la testa, e lui mi disse di stare tranquilla, che avrebbe stretto il minimo indispensabile per tenermi ferma.
Mi stava bloccando i polsi tra di loro, mentre legava le caviglie una alla volta, lasciandomi così, esposta, fradicia e pulsante, con le gambe spalancate.
Mosse delicatamente il plug nel mio culo, tirandolo dalla coda, sputò sul pezzo di gomma che aveva fatto fuoriuscire dal mio culo, e lo rificcò dentro, mentre mio marito mi guardava con gli occhi della lussuria e mi sfiorava il monte di venere, aprendomi le labbra, giocando col clitoride e ficcandomi 3 dita dentro la figa. sapeva che tutto continuava a farmi godere, che stavo tirando fuori la gran troia che sono.
Riapparve Lucy…

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