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Racconti di Dominazione

La curiosità fa male al culo

By 26 Luglio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Le dure ore di auto sono già un lontano ricordo. E che importa se l’albergo
non è un gran che. Il sud Italia ha ancora posti come questo, angoli di
paradiso scampati all’edilizia sfrenata, più o meno abusiva. Cielo limpido,
scintillante sole del mattino, mare di cristallo appena increspato dal vento
tiepido e nell’aria il profumo della macchia mediterranea. Persino lo
stabilimento balneare è discreto, perfettamente inserito nel paesaggio
naturale. è tutto talmente bello da non sembrare neanche vero. Sembra una di
quelle cartoline pubblicitarie. Anche Martina è ammutolita.
La sabbia ruvida è piacevole sotto i piedi. Paolo lascia vagare lo sguardo
sulla spiaggia, gustandosi il momento della sua vittoria. Stringe la mano della
sua ragazza per richiamarne l’attenzione.
‘Allora ne valeva la pena di farsi tutte quelle ore in auto? Non è bellissimo
qui?’
Martina gli sorride, mentre lui se la rimira da capo a piedi. Cavoli che
bella. Alta, bionda, bocca carnosa, tette da competizione. Cavoli che corpo.
Pareo e bikini non fanno che accentuare le sue fantastiche curve, soprattutto
le gran tette. Ventinove anni spesi bene. Lei scrolla i capelli biondi.
‘Hai ragione amore. Scusa se in auto sono stata insopportabile. è un posto
meraviglioso’.

Si incamminano lungo il vialetto, verso la riva del mare, per sistemarsi sui
lettini. Di fianco al loro stabilimento c’è un piccolo cantiere. Forse è il
loro stabilimento che vuole allargarsi o forse tra qualche tempo diventerà uno
di quei ristorantini speciali, che cucinano pesce freschissimo. Fatto sta che
per ora è solo un cantiere, con un gruppo di operai sfiancati dal caldo al
lavoro su una costruzione ancora grezza, senza porte né finestre. Più della
metà sono stranieri, ovviamente. Un ragazzetto indica Martina agli altri. Avrà
sì e no diciott’anni, ma si vede che fa quel lavoro da un pezzo: ha un fisico
già decisamente massiccio e nerboruto. Mentre i muratori ammirano la bellezza
di Martina commentando a bassa voce, il ragazzo mima le sue abbondanti tette,
facendo il gesto di strizzarsi e succhiarsi i capezzoli. Paolo guarda Martina
preoccupato, ma lei fa signorilmente finta di niente. Intanto un operaio più
anziano affibbia uno scappellotto al giovane collega, sgridandolo e intimando a
tutti di tornare subito al lavoro.
Si sta bene in spiaggia. Martina rosola al sole il suo corpo voluttuoso.
Paolo si fa un bagno, fuma, legge, osserva gli altri bagnanti. Il suo sguardo
viene catturato subito da una bella ragazza che scende lungo il vialetto. Una
gran figa, si vede da lontano mille miglia. Lunghi capelli scuri, avrà circa l’
età della sua Martina, ma è più magra, con un culetto sodo come una mela e due
tette come proverbiali coppe di champagne. Passando vicino al cantiere, anche
lei attira gli sguardi dei muratori e il ragazzo di prima le dice qualcosa di
sconcio, mimando il gesto di un pompino. A differenza di Martina la ragazza si
incazza di brutto e strilla diversi improperi alla volta del giovanotto,
allontanandosi stizzita solo dopo che il vecchio operaio, evidentemente un
qualche tipo di responsabile, lo ha sgridato di nuovo.
La bella ragazza viene proprio verso di loro. Paolo, felice, non può fare a
meno di ammirarne le belle cosce snelle e abbronzate, pensando a come dovrebbe
essere trovarsi lì in mezzo.
‘Smetti di fissarla così, maniaco – sibila alle sue spalle Martina -, che
figura di merda vuoi farmi fare?’
Paolo si riprende e fa giusto in tempo a bisbigliare qualche scusa alla sua
ragazza che la sconosciuta si avvicina a loro. Ha una sigaretta in mano.
‘Scusate tanto, avreste per caso da accendere?’ Il tono è quello di una che
non è abituata a sentirsi rispondere di no. Mai.
Paolo le porge all’istante l’accendino e amicizia è fatta. Si chiama Sara. Si
siede con loro per un po’, chiacchierando del più e del meno. Consiglia loro
qualche locale e qualche ristorante nei dintorni, senza risparmiare le critiche
al vino di questo, alla cucina di quello, al servizio di quell’altro. Si
lamenta molto del cantiere, con una verve polemica da far incendiare l’aria.
‘Non li sopporto più quegli imbecilli. Ma quanto ci vuole a tirare su due
muri del cazzo? Fanno sempre casino, disturbano. Con tutti quegli
extracomunitari poi. è un vero schifo. E con le ragazze! Tutte le volte a fare
commenti, risatine, eccheppalle, ma crescete un po’, cristo! Tette e culo,
tette e culo, non sanno dire altro. Ci credo che sanno fare solo i muratori,
non capiscono un cazzo! Ma adesso li metto a posto io, quei pezzenti. Mi sono
già andata a lamentare due volte col padrone. Se non basta vado dai
carabinieri!’
Martina le dà ragione, commentano insieme l’imbecillità di uno che nella vita
non riesce ad andare più in là di un lavoro da muratore, la sporcizia degli
extracomunitari e via di questo passo. Poi passano, come se niente fosse, a
parlare dei costumi da bagno di questa o quella marca. Paolo scopre, quasi
spaventato, che Sara ha addosso un bikini che costa come un paio di mesi del
suo stipendio. Martina le esprime tutta la sua invidia. Sara ringrazia
garbatamente, esprimendo il suo desiderio di avere un seno più grande: ‘Proprio
come il tuo, magari!’ dice a Martina.
Poi però Sara si deve allontanare, delle persone la aspettano per una
gitarella in barca a vela. L’invito non è esteso ai nuovi amici. ‘Sono passata
alla spiaggia giusto per fare un giro, piacere di avervi conosciuti. Ci vediamo
nei prossimi giorni!’
‘Allora – chiede Paolo – che ne pensi della tipa? Simpatica, no?’
Martina lo guarda male. ‘Sicuramente mi è simpatica, ma quel che ne penso io
non credo sia uguale a quello che pensi tu, segaiolo. Ho visto benissimo come
la guardavi…’
I giorni seguenti passano tranquilli e piacevoli, il tempo si mantiene
splendido e il mare è sempre più bello. Sara si rifà vedere di tanto in tanto,
sempre bellissima e impeccabile, sfoggiando costumi da bagno sempre più
costosi. Chiacchiera volentieri con Martina, per lo più ignorando il povero
Paolo, ma snobba senza troppi rimorsi inviti a cena (‘No guarda, in quel posto
squallido proprio non ci metto piede, non so come facciate voi ad andarci…) o
a passeggiare in paese (‘Grazie, ma stasera ho una festa alla villa di un
amico, sarà noiosissima, ma se non ci vado mia sorella mi strozza…’). Non
perde occasione di esprimere il proprio abissale disprezzo per i muratori del
cantiere, ai quali probabilmente le orecchie fischiano come locomotive, che si
beccano epiteti come scimmie senza cervello, squallidi maiali, babbuini,
schifosi, facce da cazzo e da culo, ignoranti, coglioni, froci, straccioni,
pezzenti, e via di questo passo. Li chiama persino terroni, pur essendo anche
lei senza dubbio originaria dell’Italia meridionale, a giudicare dall’accento.
Una volta arriva persino accompagnata da due carabinieri in divisa. Non appena
i due militari appaiono all’orizzonte, quasi tutti i muratori stranieri
svaniscono nel nulla, come per magia. Rimangono solo il ragazzo volgare, il
vecchio capo, una altro italiano e un operaio africano dal fisico a dir poco
monumentale, evidentemente l’unico in regola. I carabinieri parlano col
vecchio, controllano in giro e se ne vanno, palesemente scocciati. Sara sembra
soddisfatta, anche se di certo avrebbe preferito che qualcuno venisse
arrestato. O magari fucilato sul posto…
Sabato pomeriggio, per smaltire un pranzo spettacolare, Paolo e Martina
decidono di farsi una bella passeggiata in pineta. Camminano chiacchierando
tranquillamente, sotto la profumata ombra del bosco. Ad un tratto sentono,
piuttosto distanti, dei gemiti soffocati. Si avvicinano. I gemiti vengono da
dietro una macchia di arbusti. Una coppia che fa sesso, si direbbe.
‘Ti piace eh, stronza? Ti piace prendere il mio cazzo?’ si sente, più forte.
Sembra proprio la voce del giovane muratore rompipalle. La risposta sono solo
urletti eccitati.
Paolo fa per allontanarsi. ‘Lasciamolo scopare in pace, dai…’
Ma Martina vuole vederci più chiaro. Ha un sospetto su chi sia la lei
dell’amplesso. Si avvicina e tra le fronde vede il volto stravolto di Sara,
stesa a gambe larghe su un enorme asciugamano, con il ragazzo sopra che la
chiava con foga.
‘Andiamo, dai, non fare la maleducata, non sono cavoli nostri!’ bisbiglia
Paolo. Ma lei è irremovibile, affascinata dalla scopata e da quel giovane corpo
muscoloso. Si avvicina ancora. Paolo la manda a quel paese e si allontana di
buon passo, cercando di non fare rumore.
Il ragazzo intanto si è appoggiato sulle spalle le caviglie della sua amica e
continua a pomparle la passera con colpi decisi. ‘Non fare casino, puttana – le
dice – che ti sentono tutti!’ In effetti Sara, chiavata con forza, sta
mugolando come una gatta in calore.
Fa per riprendere fiato e dire qualcosa, ma il ragazzo l’afferra per le spalle
e la rigira a pancia in giù. ‘Sta zitta ho detto!’ Le ficca di nuovo l’uccello
nella figa, strappandole un gridolino lascivo, e riprende il ritmo sostenuto.
Martina osa avvicinarsi ancora, raggiungendo un perfetto punto di
osservazione. Il giovane muratore ha veramente un gran corpo e, a quanto ha
intravisto, anche un cazzo di dimensioni davvero notevoli.
I gemiti di Sara si sono fatti via via più intensi. ‘Aanh… Aanh… Aaanh…
Aaanh…’ mugola, con il ragazzo che la tiene schiacciata con la faccia
sull’asciugamano e intanto le stantuffa la passera. Martina, sempre più calda
ed eccitata di fronte a questo spettacolo, vede l’amica contorcersi ed inarcare
la schiena mordendo la stoffa, preda di un orgasmo micidiale. ‘Mmmnfhh!
Mmmggh!’
‘Ha goduto di nuovo, eh troia? – le chiede il ragazzo, che già conosce la
risposta – Troia! Puttana!’
Afferra Sara per le spalle e la tira su, a quattro zampe. Martina osserva per
un lungo istante il culetto sodo e abbronzato dell’amica, ma subito a coprire
la visuale si mette in mezzo la schiena muscolosa e coperta di sudore del
muratore. Il quale, con alcuni colpi di cazzo ben assestati, penetra Sara nel
culo ed inizia ad aumentare il ritmo.
‘Ti piace eh? – la tormenta, infilandole le dita della mano sinistra nella
figa gocciolante – Ti piace farti inculare, stronza?’ Le afferra i capelli con
la destra e accelera ancora il ritmo dell’inculata.
‘Aah! Aah! Aah! Aah!’ Sara non riesce a riprendere fiato, mentre il cazzone
del giovane muratore le apre il culo sempre più a fondo.
Poi con un gemito soddisfatto, il ragazzo si lascia andare a sua volta
all’orgasmo. Sempre tenendo Sara a pecora per i capelli, le balza davanti e le
punta l’uccello in faccia.
‘Apri la bocca, dai cazzo!’ le intima.
Sara, completamente sottomessa, schiude le labbra e tira fuori la lingua,
mentre il giovane operaio le schizza in faccia, in bocca e fra i capelli. Da
quella posizione Martina può ammirarne non solo, ancora una volta, il fisico
asciutto e scolpito, ma finalmente può vedergli anche l’uccello, che è
effettivamente molto, molto grande. Il ragazzo però si accorge di lei. Le
pianta gli occhi in faccia e si masturba ancora per qualche istante, ficcando
il cazzo in bocca a Sara e costringendola ad ingoiare gli ultimi, densi
schizzi.
Martina, scoperta, si gira di scatto e corre via. Raggiunge Paolo alla
macchina, ansante e con le tettone che sobbalzano invitanti sotto il bikini.
‘Allora? – chiede lui, arrabbiato – Ti sembra il caso di spiare due che
scopano in pineta? Cosa sei, una guardona? Poi dici a me delle figure di
merda!’
Lei lo guarda. Gracile. Flaccido. Piccolo. Uno qualunque. ‘Era Sara!’ gli
dice, maligna.
Emozioni forti sul viso di Paolo, che arrossisce di colpo. Invidia per il
tizio, chiunque fosse, che si stava scopando per bene quella gran figa.
Rammarico per non aver guardato. Invidia anche per Martina, che invece si è
goduta lo spettacolo di Sara nuda che faceva sesso sfrenato.
‘Beh, va bene, sono comunque cavoli suoi! – minimizza – Spero che non ti
abbiano visto, almeno!’
Questa volta è Martina ad arrossire. ‘No, no, ovviamente! – nega convinta, da
sempre abile a mentire – Credo che fossero più impegnati in qualcos’altro, tu
che ne dici?’
‘Va bene, va bene – conclude lui – adesso andiamo, dai. Che matta che sei,
spiare la gente che scopa in pineta’.
Domenica al mare Sara non è passata per le sue solite chiacchiere. Aveva
avvertito che sarebbe stata via, in yacht, per qualche giorno.
Lunedì i muratori sono tornati al lavoro. Tutto come prima, solo il solito
ragazzo lancia a Martina un’occhiata strana, prima di apostrofarla con uno
sguaiato ‘Bella tettona! Siamo felici di rivederle! Non te, le tue bocce!’ che
suscita le risate dei colleghi.
Verso sera si alza un vento caldo da sud, che sa di sole rovente e di Africa.
Quasi tutti i bagnanti sono andati via. Paolo si alza e si dirige verso
l’albergo. Deve fare una telefonata importante, una cosa che riguarda il suo
lavoro dopo le ferie, non può tardare.
‘Vai pure, tesoro. – dice Martina da dietro il suo romanzo poliziesco – Io
finisco il capitolo e ti raggiungo subito’.
Paolo si allontana in tutta fretta. Martina legge un po’, si gode il sole
della sera, ripensando alla scena incredibile vista in pineta. Hai capito,
quella Sara. Insulti a profusione sui muratori, ma quando c’era da farsi
scopare come una zoccola, eccola lì. Pronta a ingoiare e a dar via il culo. E
come godeva, poi, che cavolo. E quel ragazzino, che gran uccello che ha.
Martina si sfiora il seno e fra le cosce, ha i capezzoli turgidi e si sente
caldissima, piena di voglia. Stasera altro che passeggiata: se lo mangia,
quello sfigato del suo ragazzo. Meglio tornare in albergo adesso. Si sta
facendo tardi.
I muratori sono ancora al lavoro, ma attorno non c’è nessuno. Sul vialetto,
le si para davanti proprio il giovanotto rompicoglioni. La squadra da capo a
piedi, con aria strafottente. Poi le si avvicina.
‘S? Cercavi me?’ lo affronta Martina, sarcastica.
Il ragazzotto, a sorpresa, allunga le mani e allarga di scatto il bikini,
tirando fuori le grandi tette della ragazza. ‘No, cercavo queste. E le ho
trovate’. Le appoggia le mani sulle tette ed inizia a carezzarle. Martina ha i
capezzoli eretti e turgidi, come se le sue tettone non vedessero l’ora di
essere toccate e manipolate.
‘Hai finito? – gli chiede lei – Dovrei andare, sai, avrei di meglio da fare’.
Lui non le molla le tette. Anzi, comincia a massaggiarle più convinto. Affonda
le mani in quel paradiso morbido e liscio, le stringe alla base, le struscia
assieme, strizza i capezzoli. Martina è leggermente arrossita, il massaggio la
sta eccitando non poco.
‘Senti bionda, non mi piace essere spiato mentre fotto. Devi farti i cazzi
tuoi!’
‘Allora dovresti cercare di essere più discreto e trovare dei posti più
appartati’ lo rimbecca la ragazza. Lui continua a palparle le tette di gusto.
Se solo si abbassasse un po’ e iniziasse anche a leccarle, pensa Martina.
‘Fatti i cazzi tuoi ho detto! – si inalbera il giovane – Se non chiudi il
becco ti rovino la fessa a colpi di cazzo, capito?’
Lei gli ride in faccia: ‘Ma cosa vuoi fare, che sei soltanto un ragazzino…
Maleducato, per giunta!’
Il ragazzo, furioso, si lancia addosso a Martina. La agguanta e praticamente
sollevandola di peso la trascina fino al cantiere, spingendola dentro la
costruzione ancora grezza. I pochi muratori rimasti si allontanano quasi tutti,
facendo finta di niente.
Dentro, il giovane le si è gettato addosso, ringhiando come un animale.
Martina si dibatte sul pavimento appena posato, cercando senza troppa
convinzione di fermare il muratore. Il quale, freneticamente, le strappa via il
costume da bagno. Poi si sfila i pantaloni, sfoderando l’arnese enorme ed
eretto, e le monta sopra cercando di infilarle a forza il cazzo in bocca.
Martina oppone un po’ di resistenza, spostando la testa e dibattendosi, ma la
voglia di sentire quell’uccello poderoso è troppa e si lascia costringere a
prenderlo in bocca. Intanto il ragazzino le mette le mani dappertutto,
afferrandole il culo e palpandole la passera, che sente calda e bagnata.
‘Allora hai voglia di cazzo, eh? Ti accontento tra un attimo!’ esclama, mentre
scopa con foga la bocca di Martina.
‘Mmh! Mm-mmmh!’ si lamenta lei, mezza soffocata dal grosso uccello del
giovanotto, mentre lui inizia a penetrarle la figa con le dita e a stuzzicarle
il clitoride. Martina, senza capire se è il fatto di essere presa con la forza,
la situazione umiliante, l’animalesca dominazione fisica o qualcos’altro
ancora, sente il piacere crescere e crescere mentre il suo aggressore la
masturba rudemente. La sua povera passera è ridotta a un laghetto bollente
mentre le dita tozze del ragazzo pizzicano il clitoride, allargano le labbra,
entrano dentro, si muovono in circolo, penetrano in profondità, strappandole
sussulti e gemiti strozzati, mentre è costretta leccare il massiccio cazzo che
le pompa la bocca e sembra diventare sempre più grosso. Infine, proprio mentre
Martina sente che sta per esplodere, il muratore si ferma e balza in piedi,
sfilandole dalle labbra il cazzo lustro di saliva.
‘Adesso faccio sul serio, bionda’ la minaccia, poi le spalanca e cosce e le
infligge due leccate vigorose. ‘Però! – esclama – Sei bella bagnata! Puttana…’
Con questo commento le appoggia la cappella sulla passera fradicia e con una
pressione lenta, ma inesorabile, le spinge dentro ogni centimetro del suo
cazzone. Martina manda un rantolo a bocca spalancata, mentre il ragazzetto
inizia a scoparla tenendole fermi i polsi. La pompa con foga ed entusiasmo, in
pochi minuti di affondi vigorosi la ragazza è già di nuovo al limite dell’
orgasmo. Si morde le labbra e si dibatte, cercando di spingere via il suo
aggressore, ma l’unico risultato che ottiene è quello di far sobbalzare le
proprie generose tette davanti alla faccia del giovanotto. Il quale, come se le
vedesse per la prima volta, si avventa leccando a più non posso e spingendo
Martina oltre il limite.
‘Aah! Aaangh… Aggh….’ tenta di trattenere i gemiti mentre l’orgasmo la scuote.
Il ragazzetto la rivolta a pancia in giù, le sale sopra e ricomincia a
chiavarle energicamente la passera. In quella posizione, col muratore sopra e
la faccia sul pavimento, Martina è ancora più impotente di prima, può solo
farsi pompare la figa senza pietà. Il giovane si gode la sensazione delle
chiappe della sua vittima che gli premono sull’inguine e si struscia di gusto,
mentre se la scopa con più calma, lentamente. ‘Aah… Aaanh… Aaanh…’ mugola
Martina, rinunciando a trattenersi. Rivede la scena bollente di Sara in pineta
e si sente come lei, usata e scopata da quell’imbecille, a godere senza un
minimo di ritegno.
Poi, quando si è stufato della passera di Martina, il giovanotto la tira su a
pecora. ‘Sai cosa ti aspetta adesso, vero? Ti ricordi l’altra?’ sogghigna il
ragazzo, sfilando l’uccello gocciolante. ‘Oddio no, un momentoohh… Aspetta,
io…’ ansima la ragazza. ‘Invece sì!’ la interrompe l’altro, piazzandole il
cazzone durissimo fra le chiappe.
‘Oh! Aah! Aah! Oooh…’ piacere, sorpresa e umiliazione si mescolano negli
urletti di Martina, mentre il grosso uccello del muratore le entra nel culo,
dapprima solo la cappella, poi, spintarella dopo spintarella, sempre più a
fondo. Soddisfatto, il ragazzo comincia ad incularla, aumentando man mano il
ritmo e palpando a piene mani le tettone sobbalzanti di Martina. Lei è senza
fiato e sta impazzendo, con quel cazzone che le apre il culo. Lui la incula con
un’andatura solida e costante, afferrandole le chiappe, palpandole le tette e
la passera. A un certo punto Martina, che sta per imparare a proprie spese che
si più godere anche col culo, si sente afferrare e tirare i folti capelli
biondi. Tirando indietro la testa sente la faccia del ragazzo che le si
appiccica, leccandole il collo e le orecchie. ‘Adesso ti ho sfondata per bene –
le bisbiglia – e vedo che ti piace!’
La fa alzare e la spinge con la faccia contro le piastrelle nuove di zecca del
muro, poi ricomincia a pomparle il culo con colpi decisi, con una mano le palpa
le tette, con l’altra le tormenta la figa. ‘Aah… Aah… Aaanh! Aaanghh!’
Sentendosi sciogliere, Martina cede al secondo orgasmo, breve e violentissimo,
che la investe come una scossa elettrica. Strilla, mentre si contorce impalata
dal cazzone del giovanotto, sente i suoi fiotti caldi che le riempiono il culo.
Il muratore le si serra addosso, venendole dentro copiosamente. Poi si sfila e
la fa girare, palpando, leccando e succhiando ancora quelle meravigliose
tettone. Martina scivola in ginocchio, stravolta, con lo sperma che le cola fra
le chiappe. ‘Dai cazzo – esclama il ragazzetto – che mi si ammoscia! Datti una
mossa!’ Si ripulisce l’uccello con un fazzoletto e si sdraia a terra,
strattonando Martina che lo segue, docile e sfinita. Le fa aprire le gambe e se
la fa salire sopra, infilandole di nuovo l’uccello nella passera. Mentre una
rovente fitta di piacere le percorre il corpo, Martina comincia a cavalcare
quel cazzone implacabile.
Paolo guarda di nuovo l’orologio. Probabilmente Martina si è addormentata
sulla sdraio, pensa. E dire che è talmente puntigliosa sugli orari. Ha già
messo via l’agndina del lavoro, dopo essersi annotato con cura tutte le
informazioni arrivate dalla telefonata. Le ha rilette e ricopiate in bella
scrittura, per non confondersi. Più per passarsi il tempo che per reale
necessità. Ha cazzaggiato un po’ in stanza. Ha acceso la tv. Ma adesso si è
rotto. ‘La vado a svegliare?’ chiede alla giornalista del tg che sta
intervistando un ennesimo ministro accusato di corruzione e altri loschi
traffici sottobanco. Sbuffando, si toglie le scarpe che aveva scelto per andare
a cena fuori, appoggia la giacca sulla sedia e si rimette le infradito.
Ciabattando, scende verso la spiaggia con aria annoiata.
Passa veloce il parcheggio semivuoto. Al lavoro al cantiere c’è solo il nero
gigantesco, che sta sciacquando con il tubo dell’acqua un macchinario
incrostato di malta. Quando nota che al loro ombrellone non c’è nessuno e che
mancano anche tutte le cose della sua ragazza, Paolo inizia a preoccuparsi.
Gira freneticamente fra ombrelloni e lettini chiusi, ma niente. Sarà andata al
bar. Sarà in albergo a parlare con il personale per qualcosa. Sarà in giro con
quell’altra zoccola di Sara. Sarà dai carabinieri per quella storia dei
muratori. Un sacco di spiegazioni ragionevoli, ma è preoccupato lo stesso. I
muratori! Certo! L’avranno vista passare di sicuro, Martina è una che si nota…
Quasi correndo, Paolo torna al cantiere. Il colossale muratore africano,
coperto di polvere e sudore, ha finito di riordinare e si sta sciacquando le
mani e le braccia con lo stesso tubo di prima. Paolo accorre. Da dentro sente
dei rumori, c’è qualcun altro per fortuna, magari questo nemmeno parla
italiano.
‘Hey! Hey, scusa…’ chiama Paolo, avvicinandosi. ‘Sì, dimmi signore…’ risponde
il colosso, cortese. ‘Hai per caso visto la mia ragazza? Alta, bionda…’ Il
muratore sorride, mostrando i denti bianchissimi. ‘Sì, ho visto la tua bella
amica bionda. è andata via…’ dice, indicando con la mano la passerella
lastricata che porta al parcheggio e all’albergo.
‘Via?!? – Paolo è esterrefatto – Senza dire niente… Checcaz… Ma via dove?
Quanto tempo fa?’ Il muratore risponde in fretta: ‘Via non so. Via. Venticinque
minuto fa, mezza ora. Circa’. Ad un tratto, un lascivo urletto di piacere
lacera l’aria. Viene dall’edificio. Il muratore si tende. è la voce di Martina.
Paolo avvampa. ‘Cosa succede? Chi c’è la dentro?’ chiede, furioso. ‘No prego,
non entra signore, non si può’. Paolo scatta di lato, balzando verso un’
apertura destinata a diventare una porta. Fa in tempo a vedere una scena
incredibile. Martina, stravolta, con le mani a stringersi le tettone, che
cavalca con foga il ragazzetto steso a terra. Geme e mugola, come una gatta in
calore, mentre si impala voluttuosamente sul suo cazzo eretto. E lui con le sue
manacce dappertutto, le infila le dita in bocca, fra le chiappe, sul clitoride,
sulle tette. ‘Aah… Aah… Aanh…’
Poi gli si para davanti il muratore nero. ‘No prego, non entrare. Non si può.
è pericoloso’ gli dice gentilmente, mentre lo afferra e lo sospinge verso la
spiaggia. Paolo grida infuriato, insulta, prova a liberarsi della stretta del
gigantesco operaio, ma è come cercare di muovere un camion. ‘Signore prego,
vietato entrare, vietato’. Dibattendosi, Paolo riesce a vedere che il
giovanotto ha fatto alzare Martina e se la è rimessa sopra infilandole però l’
uccello in culo. ‘Aaanh…’ mugola la ragazza, ricominciando a muoversi su e giù.
Poi il nero lo trascina via di peso, continuando a parlargli gentilmente.
‘Vietato entrare, è pericoloso, solo addetti ai lavori. Dispiace, vietato
entrare…’
Martina ha sentito le grida di Paolo: lui l’ha vista così, allora. Col culo
sfondato dal ragazzino, in calore, mentre godeva. Questo pensiero fulminante le
attraversa il cervello e in pochi istanti la getta fra le braccia di un altro,
improvviso orgasmo. Lunghissimo, stavolta. Il culo le brucia come l’inferno, ma
il piacere è troppo, troppo intenso. Cavalca freneticamente il cazzone del
giovanotto, steso sotto di lei, anche lui stravolto, e l’orgasmo si prolunga
ancora e ancora, mentre lui la spinge via, facendola scivolare a terra, e con
un grido le viene addosso, schizzandole sperma su tutto il corpo. ‘Aaaahh… –
geme il giovanotto, soddisfatto – Che gran chiavata che sei, bionda… Te l’avevo
detto che dovevi farti i cazzi tuoi…’
Il muratore lo ha trasportato di peso fino al parcheggio, come un papà con un
capriccioso bambino piccolo. ‘Mi dispiace – continua il colosso – ma non può
entrare, signore’. Paolo lo guarda, stanco, confuso e stordito. ‘Ma come non
posso entrare? è la mia ragazza, porca puttana…’ Il nero sorride. ‘Quando tua
amica bella esce – dice rassicurante – dopo puoi entrare in tutti i suoi buchi
che vuoi tu. Vedrai che è allargata per molto bene…’

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