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Racconti di Dominazione

La schiava della casa

By 6 Agosto 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

“sei un imbecille! te ne rendi conto vero? cinquecetno euro di scarpe buttati nel cesso!” urlavo guardandomi le mie prada sudice di caffè. “mi perdoni signora” implorava l’inserviente standomi a debita distanza. “sei un cretino! non te le faccio ripagare solo perchè sei un morto di fame e dovresti farti un mutuo. vai prima che cambi idea!” gli ordinai, e lui con la coda tra la cambe sgusciò via dalla stanza sotto gli sguardi stupefatti di tutti i presenti. “E voi? che avete da guardare??! su! ognuno torni alla propria postazione che qui non c’è niente da guardare!”. Come da protocollo in questi casi, ognuno tornò alla propria scrivania senza fiatare anche se potevo ben immaginare cosa stessero pensando quei caini. “Oggi è più acida del solito” “chissà da quando suo marito non glielo da per essere così indispettita” o anche semplicemente il più gettonato “che stronza”. Tornai anche io al mio tavolo e mi rimisi al lavoro, dopo aver dato una ripulita superficiale alle scarpe. Solo il tempo di sedermi che squillò il cellualare. Appena guardai il nome sul display, un brivido mi percorse la schiena come se qualcuno alle mie spalle mi avesse sorpresa in fragrante a rubare una qualche marmellata. Mi sentivo sempre come una bambina alle prime armi quando sentivo la sua presenza su di me. Subito non persi tempo e risposi. Ascoltai con attenzione le istruzioni al telefono e dopo aver confermato con decisione riattaccai. Mi alzai immediatamente dalla scrivania, presi il cappotto e uscii dall’ufficio senza troppi complimenti. Salii in macchina e partii alla volta di casa mia. Ero nervosa. Tremendamente nervosa. Preoccupata di non essere perfettamente in tiro. Percorsi tutta la strada il più velocemente possibile, beccandomi gli accidenti di gran parte dei passanti. Bene, Ero arrivata. Casa mia. Non c’era ancora. Tanto meglio. Avrei avuto tempo e modo di sistemare tutto. La mia era decisamente una gran bella casa. Completamente bianca, a tre piani, ampie terrazze e ampio giardino. Provvedevo io stessa alla cura di tutto, come era giusto che fosse. Entrai, dopo essermi preventivamente tolta le scarpe imbrattate di caffè. Andai in camera, mi misi davanti allo specchio e mi spogliai. Non avevo niente sotto, come tutti i giorni da un anno a quella parte. La patata bella pelosa, il seno prorompente a pera e il sedere grosso a mandolino facevano di me una trentenne niente male. Così, mi diressi verso la cucina e cominciai a preparare il pranzo. Misi a cuocere primo, secondo, contorno, dolce, caffè e ammazza caffè, dopodichè mi dedicai alla casa. Controllai che tutto fosse in ordine e dopo circa un’ora di attesa sentii arrivare la porche di mio marito. Mi posizionai in ginocchio davanti la porta e aspettai che l’aprisse. La porta si aprì e si materializzò la figura bella e severa di mio marito. fece qualche passo in avanti, si guardò intorno come a controllare che fosse tutto in ordine e una volta avvicinatosi di più a me si aprì la cerniera dei jeans e mi misi il suo membro davanti agli occhi. Io immediatamente lo presi in bocca e cominciai a leccarlo dalla capella fino alle palle, lentamente. Lui senza fare troppi complimenti, con una mano mi strizzò una tetta e con l’altra mi afferrò i capelli e iniziò a spingermi la testa avanti e indietro con una velocità sfrenata da togliermi il fiato. “su fai in fretta a ciucciarmi l’uccello, che ho una fame che muoio”  si limitò a dirmi. Venne dopo pochi minuti. “Bene, e ora che anche la vacca ha mangiato, vuoi farmi la cortesia di servire per il padrone di casa o devo aspettare ancora per molto?” Finii di ingoiare a leccare, mi alzai e cominciai a preparare i piatti.Mentre servivo in silenzio e obbediente lui mi rendeva partecipe della sua tremenda giornata. “Una giornata di merda. Oggi gli impiegati sembravano tutti addormentati. Il telefono poi continuava a squillare come non mai. Allora sai cosa ho detto? Me ne vado a casa prima che ho bisogno di rilassarmi con mia moglie.” Mi sentivo molto fiera di questo suo desiderio, se non che, la mia gioia durò poco e nulla perchè lo vidi subito rabbuiarsi quando mi guardò in mezzo alle gambe. “Avvicinati un pò vaccona da latte!” Mi avvicinai, chiedendomi cosa mai avessi sbagliato. Forse avevo messo troppo sale. Doveva essere questo il motivo del suo cambiamento di umore.Mi ordinò di mettermi davanti a lui di spalle e di chinarmi leggermente in avanti. “questa patata quanto ancora vogliamo tenerla incolta eh?? ti pare possibile che un povero marito quando scopa la moglie debba infilare la mazza in una foresta??” Ero sconvolta. Non c’era cosa peggiore di quando usava quel tono. E io che pensavo di aver pensato a tutto. Chinai la testa in segno di sottomissione. “Provvederò immediatamente!” gli risposi. “sara meglio!”. Continuò a mangiare con gusto e l’atmosfera sembrò tornare serena. “Non mi piace che tu stia a guardarmi mentre mangio così in piedi!” Mi si illuminarono gli occhi e senza aspettare altro mi sedetti sulla sedia di fianco alla sua. “Non vorrai mica sporcare le sedie con quei chiapponi da puttana vero?” tuonò non appena vide quello che avevo fatto. “Su, mettiti sotto il tavolo e fammi una pompa! sii donna avanti!” Sgusciai sotto il tavolo e di nuovo, per la seconda volta in un’ora ingoiai il suo nettare. Dopo aver finito di mangiare, mi passò sotto il tavolo tutti i piatti perchè li leccassi prima di lavarli. Una volta alzatosi, mi misi a rassettare la tavolo e poi davanti al lavandino a lavare i piatti. Lui si lavava denti, mani e cazzo intanto. Tornò e si mise davanti la televisione guardando i soliti programmi di calcio con donne mezze nude. “Guarda quella che tette, altro che la tua quarta! E guarda bene come sono depilate! prendi esempio da donne che ci sanno fare porca che non sei altro ahahhahahah” Annuii dall’altro lato della cucina senza troppa convinzione. Non avevo voglia oggi di stare ai suoi giochetti. Mi aveva fatto lasciare l’ufficio di fretta e furia, ordinato e ripulito la casa come una sguattera e nemmeno la soddisfazione di un bacio. Ero furiosa. Lui si accorse della mia arrabiatura e ciò non fece che farlo infuriare ancora di più di quanto non lo fosse a seguito della brutta giornata.Si alzò di scatto. Non feci in tempo ad accorgermene che già come un felino era dietro di me. Mi appiccicò alla parete del lavandino e mi sussurrò all’orecchio “non fare la schizzinosa, schiava!” Mi afferrò i capelli e mi misi a pecora. Si posizionò dietro di me e mi prese i fianchi puntando il cazzo contro l’ano come si fa quando si punta al proprio bersaglio.”No ti prego, me la depilerò te lo giuro! Non farmi male!” Non sentì ragioni, continuò a urlare che quando parlava lui dovevo smettere di fare ciò ce stavo facendo e stare ad ascoltarlo, dovevo rispondergli da brava moglie. E dopo avermi sculacciata, me lo infilò dentro con una violenza inaudita. Urlai, facendo arrivare la mia voce sin dentro le case dei vicini che però non se ne curarono troppo. Entrava e usciva quasi come se volesse farmi più male. E intanto continuava a guardare la partita con attenzione, molto più di quella che stava riservando a me in quel momento. Ero molto piccola di corporatura nei suoi confronti e dovevo aggrapparmi al pavimento per non cadere sotto i colpi del suo cazzo. Ansimavo come un animale sofferente. Poi per meglio guardare la tv, mi sollevò e mi mise a quattro zampe sul tavolo, e lui in piedi con un sorriso beffardo dientro di me continuava a scoparmi il culo. “Gattuso è sulla palla, dribbla l’avversario eeeeeeeeeeee………” La scena che si sarebbe presentata a chi fosse entrato sarebbe stata alquanto comica. Una rispettata manager della città, a quattro zampe su un tavolo, completamente nuda come una cagna, con le tette pesanti che andavano avanti e indietro, con suo marito, anch’egli rispettato dirigente, ancora in giacca a cravatta con la patta dei pantaloni sbottonata che la colpiva con il suo membro. “Goooooooooooool” gridò il tizio alla televisione. In quel momento sentii la sborra di mio marito inondarmi completamente il culo e fuoriscire sulle gambe, dapperttutto. Lui prendermi le tette, il culo e qualcunque cosa gli capitasse a tiro e strizzarmelo con forza. “siiiiiiiiiiii goooooooool” sospirò come se davvero fosse stato lui campione del mondo. Ah, gli uomini.

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