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Racconti di Dominazione

La schiava di PadronVale

By 27 Giugno 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Alex aveva sempre avuto il desiderio di farsi sottomettere da un’altra ragazza. Era una bella venticinquenne alta e filiforme, con lunghi capelli nerissimi e occhi grigio scuro. Una ‘strafica’ come la chiamavano i ragazzi più volgarotti che le correvan dietro. Ed Alex, Alessandra il suo vero nome, li rifuggeva come l’acqua dall’olio. Mise un’inserzione su di un sito di annunci sadomaso e attese. L’annuncio diceva ‘Sono una giovane schiavetta in cerca di una Padrona. Prego astenersi uomini o coppie. Cerco unicamente una donna, forte di carattere, autoritaria, convinta della propria posizione di dominatrice. Dicono che io sia molto carina. A presto..’. Dopo non molti giorni giunse una risposta via e-mail.
La lettera diceva semplicemente ‘Ho letto la tua inserzione. Sono una giovane Padrona e cerco una serva pronta a tutto. Voglio conoscerti.’ La risposta conteneva anche un indirizzo e un orario.
Il loro primo incontro sarebbe avvenuto là dove aveva stabilito che fosse la fantomatica Padrona. Alex si fece trovare nel luogo concordato dieci minuti prima dell’ora dell’appuntamento: si trattava di una panchina della stazione ferroviaria di Genova, posta a fianco di un binario laterale, un po’ appartata rispetto al via vai della folla. Alex fremeva ed era tesissima. Attese un’ora buona poi, quando si fu convinta del fatto che la Signora non sarebbe venuta si decise ad andarsene. Dentro di lei prevaleva lo sconforto per essere stata presa in giro e un tantino di risentimento verso la Padrona.
Ad un tratto, era ancora sulla banchina della stazione, una voce dal tono autoritario alle sue spalle la fece voltare.
‘Sei tu Alex?’- chiese.
La schiava annuì con un si. Le si era parata di fronte una ragazza bellissima, elegantemente vestita con una minigonna di jeans e stivaletti dal tacco alto a mezzo polpaccio, un maglioncino scollato ed i capelli castani sciolti sulle spalle.
-‘Si risponde ‘Si, Padrona’, prego’- disse la ragazza.
-‘Scusami’- disse Alex- ‘Ma sai, era l’emozione’- Si avvicinò alla Padrona e le porse la mano ”Piacere’-
La Padrona non rispose. Guardò che nessuna delle persone presenti le stesse osservando poi agguantò Alex per i capelli e la fece piegare sulle ginocchia.
-‘Che è questo tono confidenziale, serva?’-
-‘Io’io”-
-‘A me devi dare del ‘Lei’, hai capito?’-
-‘Si’-
-‘No, vedo che non hai capito’- rispose la Dea, torcendo il collo di Alex in modo che la schiava la guardasse in viso, dalla posizione umiliante nella quale era stata costretta.
-‘Si, Padrona’mi scusi, Padrona’-balbettò Alex.
L’altra mollò la presa ”Mi chiamo Vale. Per te Padrona Vale’-
-Si, Padrona’-
Alex non si era attesa un primo incontro già così duro. Pensava che fosse meglio troncare lì la conoscenza. Eppure quella ragazza l’aveva colpita nel profondo. In un certo senso era quello che aveva sempre desiderato, quello che si era aspettata di trovare dall’inserzione.
-‘Ora seguimi’- le ordinò Vale.
La portò al parcheggio della stazione ferroviaria, la fece salire su di un automobile, al posto di guida e le consegnò le chiavi. La Padrona si accomodò dietro.
-‘Ti dico io dove andare. Metti in moto, mi farai da autista’-
-‘Ma”-
-‘Questa è la mia macchina. Graffiamela e ti assicuro che te ne pentirai per il resto dei tuoi giorni’-
Alex obbedì. Fece molta attenzione, guidò con la massima prudenza, seguendo alla lettera tutte le indicazioni della sua Signora. Vale attese che l’auto fosse uscita dalla zona più frequentata della città, poi sollevò le belle gambe e mise i piedi ai lati del viso di Alex. La schiava doveva guidare facendo attenzione anche agli stivali della Padrona perché se si fosse voltata di scatto un tacco avrebbe potuto colpirla in un occhio ed accecarla.
La destinazione era una casa vicino al mare, alla periferia della città, un po’ fuori mano. L’abitazione aveva un ampio e verde giardino tutto attorno.
Vale ordinò alla schiava di scendere.
-‘In ginocchio’- disse.
Alex obbedì
-‘Oggi non c’è nessuno in casa, per fortuna, così potrò farti quello che mi pare’- Vale prese dal cassettino dell’auto un collare ed un guinzaglio, poi uno strano nastro con due anelli di corda alle estremità. ”Indossa questo’- le disse e le lanciò il collare. Alex se lo pose al collo. Le era un poco stretto ma non protestò. La Padrona le mise il guinzaglio poi le appoggio il nastro sul collo in modo che gli anelli le penzolassero sulle spalle. Alex capì immediatamente cosa le sarebbe successo e tremò.
-Mettiti a quattro zampe, schiava’-
-‘Si, Padrona’- Non appena Alex ebbe appoggiato le palme delle mani per terra Vale si sedette sulla sua schiena. Mise la punta degli stivali negli anelli e tirò a se il guinzaglio con forza. Alex si sentì mancare il fiato.
-‘Corri, bestia!’- urlò Vale. La cavalcò in lungo ed in largo per il giardino, forzandola ad andare velocemente grazie a calci nei fianchi menati con i tacchi aguzzi degli stivaletti e schiaffoni sul sedere.
Infine Alex, stremata, s’accasciò sul prato. Vale s’alzò in piedi un attimo prima del tonfo, salvandosi dalla caduta ma la schiava si tuffò col viso in mezzo all’erba.
-‘Stronza! Cosa fai?! Volevi farmi cadere?!’-
-‘N’no! Mi scusi, mia Padrona. E’ che non sono”-
-‘SILENZIO! E resisti, stupida cavalla!’- rimontò sulla schiena di Alex e la costrinse con cattiveria ad aumentare gradualmente l’andatura.
Dopo qualche minuto la Padrona s’annoiò. Si fece allora portare verso casa, però seduta sulle spalle della serva, quest’ultima in piedi.
Giunti sulla porta Vale scese, aprì e fece entrare la schiava, ancora stiracchiandola per il guinzaglio.
La condusse in un ampio salone con poltrone e divano e si stese comodamente su quest’ultimo. Alex le rimase accanto, in piedi.
-‘Bè?’- chiesa Vale.
Alex non comprese ”Cosa devo fare, Padrona? Non capisco!’-
A quel punto la giusta collera della Dea esplose. Alex non aveva mai visto due gambe muoversi con tale velocità ed armonia. Le suole degli stivali di Vale scomparvero nella sua pancia, spezzandole il fiato e piegandola in due, boccheggiante.
Crollò sul freddo pavimento, tenendosi le mani sullo stomaco e ansimando proprio ai piedi della Padrona. Vale sollevò una gamba e le mise il piede davanti al viso.
-‘Toglimi gli stivali’- disse, mentre si rilassava sul comodo divano.
Alex si sforzò d’ignorare il dolore. Mentre toglieva il primo stivale Vale le parlò ”Davanti alla Padrona si sta sempre in ginocchio. Non bisogna mai e dico mai avere la testa più in alto della mia. Il tuo viso deve essere sempre quanto più possibile vicino ai miei piedi’-
-‘Si, Padrona’-
-‘Vedi quanto sono belli i miei piedi?’-
-‘Sì, Padrona’-
-‘Sono un pochino sudati, però! Ho dovuto camminare un sacco, oggi, prima di venire a prenderti. Perché non me li lecchi, sguattera?’-
Alex si chinò, prese uno dei piedi di Vale fra le mani e tenendolo a qualche centimetro sopra al pavimento vi avvicinò le labbra.
Cominciò con il dare piccoli timidi bacetti sulle dita e sul dorso, poi scese sul tallone e sulla pianta, stando ben attenta a non muovere a caviglia e a scomodare il meno possibile la sua dominatrice.
Le pelle del piedino era un poco sudata, si, ma era tuttavia morbida e delicata come quella di un bambino. Alex tirò fuori la lingua e leccò. Lente lappate dal tallone all’alluce, lungo tutta la pianta. Poi le dita. Una per una le prese in bocca e le succhiò, asportando con una doverosa opera di pulizia orale le tracce di sporco e sudore rimaste fra dito e dito. Passò all’altro piede, sostenendolo con una sola mano e usando l’altra per poggiarvi il primo piedino ben pulito. Ripeté l’operazione, alla fine le divine estremità della giovane Dea erano linde e perfette.
A quel punto Vale s’alzò in piedi, gravando con tutto il suo peso sulle mani di Alex.
-‘Brava. Come cavalla non sei granché ma a leccare piedi ti dai da fare!’- le disse, strattonando il guinzaglio.
-‘Grazie mia Signora. Grazie. Grazie davvero’- disse Alex con tono devoto e si prostrò maggiormente per poter baciare ancora una volta i piedi di Vale, che in quel momento si stava divertendo a schiacciare le sue falangi, così, senza nemmeno un motivo.
-‘Ed ora, dopo cavalla e leccapiedi voglio testare le tue capacità di cagna!’- esclamò Vale. Si sdraiò sul divano ”Vammi a prendere le pantofole’-
Alex capì che avrebbe dovuto andarvi a quattro zampe, come un vero cane. Non si sarebbe fatta più riprendere dalla Padrona per una stupida mancanza. La Padrona l’aveva appena elogiata.
Tornò dopo pochi secondi, pantofole in bocca. Le depose davanti al divano, dove la sua dominatrice avrebbe potuto raggiungerle comodamente con i suoi piedi.
-‘Ecco, Padrona’- disse Alex.
Vale sollevò una gamba e la calò pesantemente sulla nuca di Alex, che era prostrata di fronte a lei. La schiava si ritrovò con il viso schiacciato contro il pavimento e per un attimo vide le stelle. Che cosa aveva fatto? Forse la divina Padrona voleva che le pantofole le fossero calzate direttamente ai piedi?
-‘Da quando in qua un cane parla?’- domandò Vale.
Alex s’alzò traballante e rimase in ginocchio ”Mi’mi perdoni’-
Ancora un calcio, questa volta inferto con il dorso del piede la raggiunse su una gota, facendola rossa fuoco.
-‘Non sei molto veloce a capire, vero?’- la beffeggiò Vale.
Alex si alzò ancora, più stordita di prima, ma questa volta fece attenzione a frenare la lingua. Non aprì bocca.
-‘Vieni più vicina, devo darti un calcio ancora’- disse Vale.
-‘Ma”-
-‘Ah! Adesso sono diventati due! Anzi tre! Il primo perché prima hai chiesto perdono senza chiamarmi Padrona, il secondo perché hai parlato, il terzo perché ti sei opposta alla punizione! Io ti punisco quando ne ho voglia e nella maniera che preferisco! Sei la mia schiava, renditene conto. Ora solleva il mento!’-
Alex sollevò la testa e Vale la colpì con il tallone sulla guancia già arrossata di prima. Alex cadde sulla schiena, ad un metro di distanza dal divano.
-‘Vieni subito qui che non ho finito!’- le ricordò la Padrona ”E alza di nuovo la testa!’-
Il secondo calcio fu vibrato con entrambe le punte dei piedi, che colpirono Alex in piena gola, due dita al di sotto del mento. La schiava si sentì mancare il respiro, stramazzò sul pavimento, contorcendosi dal dolore per il divertimento della sua sempre più splendida dominatrice.
Trascorsero alcuni secondi d’agonia ed Alex era ancora stesa per terra, incapace di rialzarsi. Vale, annoiata, la schiacciò in basso salendole con i piedi sulla testa e sulla schiena.
-‘Ti ho detto di rialzarti! Ti manca una sola punizione! Vuoi che diventino due?’-
-‘No..no..Padrona’-
-‘Bene, allora taci e seguimi’- disse Vale. Calzò le pantofole e si diresse fuori dalla stanza.
-‘Non doveva tirarmi ancora un calcio?’- pensò Alex. Seguì Vale e si ritrovò in bagno.
-‘Metti la tua testa nel cesso e rivolgi in viso in alto’- ordinò la Padrona.
Alex eseguì. Era in ginocchio, con la nuca appoggiata al bordo del water ed il capo reclinato verso il basso. Guardava il soffitto ed il viso sorridente della giovane Dea sopra di se.
-‘Questa è la punizione’- disse Vale, prendendo un imbuto e mettendolo in bocca alla schiava. -‘Non per forza un ammenda per un errore dev’essere fatta a suon di calci in facci, non credi?’-
Si tirò giù la gonna e si sedette sull’imbuto. La punta di plastica affondò fin in gola alla schiava che si ritrovò bloccata sotto il bacino e fra le gambe della Padrona. Vale lasciò trascorrere alcuni attimi, giusto per rilassare la vescica e poi, ad un tratto, un fiotto di calda orina si riversò nell’imbuto. Sentì il corpo di Alex irrigidirsi sotto di se, lo sentì fremere, poi i vagiti disperati della serva diventarono un unico indistinto gorgoglìo soffocato.
Alex bevve tutto. Il liquido caldo della sua Dea le scivolò nell’esofago come un caldo nettare, non ne perse neppure una stilla.
Quella era la prima volta che qualcuno le imponeva di bere la pipì. Padrona Vale aveva impiegato ben poco per ridurla ai minimi termini, a farne una schiava assoluta e perfetta. Quando si alzò Alex tossì e l’imbuto le cadde di bocca, finendo sul fondo del water.
-‘Allora, come ti senti?’- chiese divertita Vale.
-‘Bene, Padrona’-
-‘Non mi ringrazi?’-
-‘Grazie, Padrona’-
-‘Hai avuto l’onore di ricevere uno dei miei frutti. Non trovi che sia un peccato disfarsene semplicemente in un cesso come fossero scarti fisiologici di qualunque altra persona?’-
-‘Si, Padrona’-
-‘Ti ho usata come gabinetto. E come gabinetto sei stata brava’-
-‘Grazie, Padrona’-
-‘Quindi bene come leccapiedi e cesso ma male come cavalla e molto male come cagna. Devi migliorare, schiava!’-
-‘Lo farò, Padrona’-
-‘Comunque non è andata poi tanto male per essere stata la prima volta. Ti terrò’-
-‘Grazie, Padrona’- disse Alex e si prostrò col viso a terra per baciare i piedi di Vale, ma quest’ultima indietreggiò fulmineamente, poi sollevò una gamba e calò pesantemente il tacco della pantofola sulla testa di Alex.
-‘Stronza! Vuoi baciarmi i piedi con la lingua pisciosa che ti ritrovi?’-
-‘Mi..mi dispiace, Padrona. Non l’ho fatto apposta. Non ho pensato!’-
-‘Cagna! Per questo meriti d’essere punita almeno cinque volte!’-
La fedeltà di Alex superò a quel punto anche la paura del dolore ”Si, Padrona’-
Vale le diede due forti calci nello stomaco, poi la calpestò lungo la schiena e sul petto facendo ben attenzione ad affondare i tacchi ed infine rimase a pensare a quale potesse essere l’ultima punizione.
-‘Dunque dunque ne rimane un’altra’ma si, perché no!’-
Si trovava in piedi sulla faccia di Alex. Spiccò un alto balzo in aria e ricadde con tutti e due i piedi sulla testa della schiava. L’urto fu tremendo per la sottomessa. Vale scese dalla serva quasi svenuta ma viva e ritornò in salotto, attendendo che Alex si riprendesse.
La vide arrivare con la faccia pesta pochi minuti dopo. Alex avanzava a quattro zampe.
Si avvicinò ai piedi di Vale.
-‘Mi sono lavata la bocca, Padrona’-
Vale rise
-‘Adesso allora puoi baciarli’- disse.
Alex mostrò tutta la sua devozione per l’ennesima volta.
-‘E’ tardi’- disse infine Vale ”I miei stanno per tornare. Vedi di andartene e alla svelta. La macchina serve a me, stasera. Ti toccherà andare a piedi’-
-‘Non ha importanza, Padrona’-
-‘Ti mando una mail per quando voglio che tu ritorni. Controlla la posta ogni giorno, mi raccomando!’-
-‘Si Padrona, lo farò’-
Se ne andò mesta e dolorante ma al tempo stesso dominata da una profonda eccitazione. Cribbio, era appena diventata la schiava della migliore Padrona del Mondo!

Nei giorni successivi la Padrona trascorse molto tempo ad addomesticare la sua nuova schiava. Alex era fedele ed ubbidiente e si sforzava di imparare a fare tutto ciò che la Dominatrice pretendeva da lei, ed a sopportare i suoi capricci ed ogni genere di punizione. Spesso la Padrona la cavalcava in giardino. Alex aveva ginocchia e palme delle mani a contatto con la ghiaia e spesso, dopo una seduta di equitazione, si ritrovava con ferite ed escoriazioni sanguinanti. La splendida e giovane cavallerizza si divertiva molto invece ad incitare la cavalcatura con colpi di frustino sulle cosce e sulle natiche oppure a suon di calci con la punta ed i tacchi sui fianchi e sotto le ascelle.
Una volta Alex fu costretta a gattonare con la Padrona sulla schiena per due ore consecutive senza potersi fermare, sempre su sassi aguzzi e duri mattoni. Implacabili giungevano gli affondi con i tacchi degli stivali ogni volta che la schiava cercava di rallentare o peggio ancora di fermarsi. Al termine, quando Vale si fu annoiata, la cavallina crollò sul pavimento, esausta. Si sporse con la faccia sugli stivali della Dea e li baciò con devozione, sperando che quel gesto fosse sufficiente ad accontentare la Dominatrice. Invece Vale la prese a frustate sulla schiena, calpestandola sulla testa con i tacchi alti, poi la costrinse a strisciare dietro di se. Di tanto in tanto la Padrona sputava per terra sulle mattonelle ed Alex aveva il compito di leccare la saliva fino a lucidare il pavimento. Non doveva lasciare tracce. Mentre la serva leccava, Vale le teneva un piede premuto sulla nuca e la colpiva con la frusta sulla schiena o sulle natiche. Talvolta mentre Alex leccava gli sputi la Padrona si accontentava semplicemente di calpestarla o di sederle addosso.
Questo gioco andò avanti circa un’ora.
Alex mangiava gli avanzi della Dea, una volta al giorno, freddi e mescolati tutti assieme e con le mani, senza posate. Dopo che la Dea aveva pranzato e cenato la schiava prendeva gli avanzi e li metteva in una ciotola per cani (perché Vale aveva detto che più che la cavalla la sguattera era brava a fare la cagna), poi sciacquava i piatti sporchi della Padrona ed andava a mangiare ella stessa, sempre che la Proprietaria non avesse nel frattempo stabilito un altro incarico per la troia. Vale invece consumava i suoi pasti cucinati dalla serva, comodamente seduta a tavola, con Alex che le serviva le pietanze e da bere e, all’occorrenza, le leccava i piedi ed il sedere.
Ogni giorno la schiava era tenuta a rifare il letto della Padrona, ad occuparsi della pulizia della sua cameretta ed alla lucidatura delle preziose calzature della Dea. Doveva lavarle i panni sporchi, stirarli e riporli.
La Dea non si lavava più i piedi: la cura e l’igiene delle sue estremità era affidata interamente alla serva. Alex leccava i piedi di Vale ogni volta che la Padrona stava per uscire e ogni volta che ella tornava. Stessa sorte toccava alle scarpe, molto spesso. Altre volte la sera dopo cena la Dea si stendeva sul divano guardando un film o leggendo un libro e la serva si prostrava di fronte a lei, poggiava le piante dei piedi divini sulle mani e leccava fra le dita e sul dorso delle bellissime estremità fino a rimuovere ogni traccia di sudore, polvere e stanchezza accumulati durante la giornata.
La Padrona gradiva molto questo trattamento e manifestava il suo piacere con risatine di scherno e calcetti in faccia alla serva, che si lasciava fare praticamente ogni cosa dalla sua superba Dominatrice.
Spesso la Dea si faceva la doccia con Alex al suo fianco: la schiava aiutava la Padrona ad insaponarsi inginocchiata di fronte ad essa poi, mentre Vale si sciacquava, la serva si metteva a quattro zampe sul fondo del box lasciandosi usare prima come poggiapiedi (Vale appoggiava prima una gamba e poi l’altra per togliere il sapone dalla pelle) e poi come sgabello.
Al suo risveglio, tutte le mattine, Vale trovava la colazione a letto già bell’e pronta e la consumava prima di alzarsi mentre la serva le leccava i piedi. Mangiava saporitamente latte e caffè con fette biscottate e marmellata mentre la sguattera gustava la vellutata pelle delle piante e dei talloni.
Certi giorni Alex non andava a casa della Padrona. La schiava aveva trovato un lavoro part- time in un ristorante. Faceva la cameriera. Quello che guadagnava, aveva pensato da principio, lo avrebbe messo in banca, risparmiandolo in previsione dell’università. Ma da quando aveva conosciuto Vale, Alex si era gradualmente dimenticata della sua vita e dei suoi progetti per il futuro. L’unica cosa che contava era soddisfare la Padrona. Così, man a mano che Alex guadagnava qualche spicciolo la prima cosa a cui pensava era acquistare un regalo per la sua magnifica Dominatrice.
Una volta la schiava risparmiò trecento euro per un braccialetto in oro da portare alla caviglia.
Lo incartò in un elegante pacchetto con tanto di carta colorata, nastro e fiocco.
Lo diede alla Dea un sabato sera.
-‘Brava la mia schiavetta. Hai un regalino per me?’- chiese Vale.
-‘E’ poca cosa, Padrona. Ma la prego di accettarlo’-
Vale scartò il pacchetto, prese il braccialetto e lo studiò con attenzione. Era molto bello e si vedeva a colpo d’occhio che non si trattava di bigiotteria. Alex era inginocchiata davanti a lei.
-‘E questa che roba è?’-
-‘E’ un braccialetto da mettere alla caviglia. E’ d’oro’-
-‘D’oro, eh? Per impreziosire i miei piedini?’-
-‘Si Padrona’-
-‘Perché? Non trovi che siano già abbastanza belli e preziosi così come sono?’- chiese la Dea.
-‘No Padrona. I suoi piedi sono bel”-
Non fece in tempo a rispondere che Vale le affibbiò un calcio in faccia, facendola cadere all’indietro.
-‘Sfilami le scarpe’-
-‘Si Padrona’- mugugnò l’inferiore rimettendosi in ginocchio.
-‘Con delicatezza, altrimenti ti buschi un altro calcio nel viso’-
-‘No, Padrona, la prego. I suoi calci sono”-
-‘Zitta e muoviti’-
Alex tolse gli stivali alla Dea.
-‘Ora mettimi il tuo regalo’-
La schiava eseguì. Vale sollevò la gamba rimirando il bracciale. Le donava.
-‘Niente male, a qualcosa servi anche tu’-
-‘Grazie Padrona’-
-‘Taci’-
-‘Scusi Padrona’-
-‘Adesso ho io qualcosa per te’- disse la Padrona. Prese un pacchetto da un cassetto e lo diede alla serva. Era un foglio di carta avvolto attorno a qualcosa, senza né spago né nastro adesivo a chiuderlo.
-‘Aprilo. E’ il mio regalo per te’-
La schiava aprì il pacchetto e con sorpresa ne estrasse un collare ed un guinzaglio. Rigirò fra le dita delle mani il collare, che era di ferro ed aveva una forma assai inquietante ed austera.
-‘E’ un collare a strangolo’- disse Vale ”Sai cos’è, vero?’-
-‘No Padrona’-
-‘Una volta che l’hai messo al collo del cane se tiri il guinzaglio esso si stringerà come una morsa. Lo usano gli addestratori per far diventare ubbidienti i loro cani. Io lo userò con te. Allora, che ne dici del mio regalo?’-
-‘Grazie Padrona’- disse la schiava, anche se il suo volto denotava preoccupazione.
-‘Indossa il collare’-
Alex si mise il collare al collo e vi applicò subito di sua iniziativa il guinzaglio. Porse l’altra estremità del guinzaglio alla Dominatrice. Ella, senza la minima esitazione, appoggiò il piede al quale la serva aveva messo il braccialetto sulla spalla della schiava stessa.
-‘Ti piace il mio piedino?’-
-‘Si Padrona, tanto’-
-‘Ancor di più con il braccialetto?’-
-‘La preziosità dell’oro sparisce di fronte alla sua bellezza, Padrona’-
Vale rise.
-‘Bacialo e leccalo’-
La schiava dischiuse le labbra per obbedire all’ordine della Dea, ma un attimo prima di poter appoggiare la bocca sulla delicata estremità della Padrona un dolore lancinante al collo le tolse il fiato.
La Dominatrice aveva provveduto a battezzare il regalo della schiava, stirando il guinzaglio fino a toglierle il respiro. Con la mano teneva in tensione il guinzaglio e con il piedino impediva che la sguattera potesse liberarsi.
La tenne senza respirare per qualche decina di secondi, poi la lasciò.
Alex stramazzò a terra, boccheggiante, a pochi centimetri dai piedi di Vale che intanto era comodamente seduta sulla poltrona.
-‘Allora funziona’- disse la Dea.
Alex non poteva rispondere.
-‘Bene, sono soddisfatta del mio regalo. Ora però, come ti sarai accorta, per indossare il braccialetto d’oro mi sono dovuta togliere gli stivaletti e ho appoggiato sul pavimento pieno di polvere i piedini’-
-‘Si Padrona’- ansimò la serva.
-‘Leccami i piedi fino a rimuovere la polvere e rimettimi gli stivali’-
La serva obbedì. Ogni tanto Vale le dava qualche strizzatina al collo con il guinzaglio, obbligandola ad andare più veloce o più lenta, a cambiare piede, a leccare più in profondità fra le dita.
-‘Sei una troia, leccapiedi. Che pena mi fai’-
-‘Si Padrona’- rispose Alex mentre infilava gli stivali alla sua Dea.
-‘Ora apri la bocca, che ti aiuto a inghiottire la polvere’- si chinò e le sputò in bocca ”Ingoia’-
-‘Grazie Padrona’-
-‘Va a fare da mangiare e chiamami quando tutto è pronto. Oggi mentre sono a cena voglio che tu stia sotto al tavolo e che mi lecchi gli stivali. Voglio che ti consumi la lingua sui miei divini tacchi’-
-‘Si Padrona’-

Nei giorni successivi il tirocinio da schiava di Alex s’intensificò. La Padrona fece in modo da costringere la ragazza a prestarle servizio ventiquattr’ore su ventiquattro e sette giorni su sette. Da prima perfezionò il modo di cavalcare di Alex perché a quattro zampe la schiava camminava spedita, si, ma aveva ancora poca resistenza. La Padrona la costrinse allora a galoppare per un’ora tutti i giorni, seduta sulla sua schiena, incitandola con un corto frustino da fantino. Alex imparò velocemente, più che altro per il terrore di ricevere nuove frustate.
Poi venne la settimana della schiava- gabinetto, nella quale Vale volle che Alex si perfezionasse per imparare a bere l’orina della Padrona. Tutte le volte che la schiava mostrava tentennamenti o esitazioni la Dea la prendeva per i capelli, la faceva mettere in ginocchio e le infilava la testa in un secchio pieno d’acqua sporca, trattenendole la testa sott’acqua con un piede e lasciandola riemergere proprio al limite del soffocamento. La Padrona si divertiva anche a sedersi sulla testa della serva quando essa era immersa nell’acqua fino alla gola. Alex resisteva finché poteva poi iniziava a gemere e cercava di riemergere. Implacabile la Padrona si lasciava andare di peso sulla testa della povera sguattera, spingendo il suo sedere perfetto sulla nuca di lei. Dopo ogni punizione, per gratitudine, la serva trascorreva non meno di un’ora di tempo a leccare le natiche della Sovrana che, comodamente sdraiata su morbidi cuscini, attendeva e rideva.
Alex prese a dormire tutte le notti dalla Padrona, ai piedi del suo letto. Quando Vale si andava a coricare la serva trascorreva un buon quarto d’ora con la testa affondata sotto le coperte a leccarle i piedi. La Dea si divertiva un mondo nel sentire la lingua di un’altra ragazza fra le dita dei piedi, mentre essa cercava di rimuovere lo sporco ed il sudore dalla pianta e dal tallone. Quando la Padrona si stufava di sentire una lingua sulle sue estremità scalciava in viso la sguattera, allontanandola. Alex usciva con la testa da sotto le coperte della Dea e si rannicchiava ai piedi del letto, priva di coperte e cuscino, indipendentemente dal freddo e dalla stagione.
Se la Sovrana aveva bisogno di alzarsi durante la notte lo faceva scendendo con i piedi sul petto o sulla faccia della schiava. Quest’ultima doveva rapidamente prendere la pantofole di Vale da sotto il comodino e calzarle ai piedi della Padrona. La stessa cosa avveniva la mattina, quando Vale si svegliava per recarsi all’università. Spesso era la schiava a svegliare la Dea all’ora desiderata da quest’ultima. Alex scostava un lembo delle lenzuola e leccava generosamente i piedi della sua Proprietaria finché essa non si svegliava.
Alex trascorreva molto tempo a leccare i piedi di Vale anche la sera dopo cena. La schiava, una volta terminato di lavare i piatti in cui la Dea aveva mangiato si recava in salotto dove la Padrona si stava rilassando guardando un po’ di televisione. Lei naturalmente mangiava unicamente gli avanzi dei pasti della Dea raccolti in una ciotola oppure direttamente sul pavimento da sotto le suole delle scarpe della Dominatrice
Dopo un po’ era fatta mettere a quattro zampe ed usata come poggiapiedi, oppure come cuscino da tenere sotto al sedere. Più di una volta Vale si era addormentata sul divano, rilassandosi completamene grazie alle dolcissime carezze della lingua di Alex e si era svegliata nel cuore della notte con un piede infilato fino alla base delle dita nella bocca della schiava, anch’essa addormentata. La schiavitù dell’inferiore era giunta ad un livello tale che se la Padrona muoveva impercettibilmente le dita nella sua bocca, anche da addormentata Alex prendeva a leccarle i piedi e a massaggiarglieli labialmente. Ciò faceva molto piacere alla Padrona, che sentiva di aver preso possesso completamente di un’altra persona. Così dopo essersi fatta leccare i piedi svegliava bruscamente la schiava e le pisciava in bocca, tanto per ribadire il proprio potere e la propria superiorità.
Una volta Alex giunse in salotto e trovò Vale languidamente sdraiata con la pancia appoggiata su morbidi cuscini del divano. Si avvicinò ed iniziò a leccarle i talloni. Vale la calciò in volto.
-‘Chi ti ha detto di leccarmi i piedi?’-
-‘Scusi Padrona ma”-
-‘Zitta!’- esclamò Vale affondando una seconda pedata nel viso della serva.
La schiava cadde a sedere, massaggiandosi una guancia.
-‘Abbassami le mutandine e leccami il culo’- ordinò la Padrona
-‘Si Padrona’-
Alex eseguì, infilò le dita sotto l’elastico degli slip e tirò verso le cosce della Dea. Vale si voltò e le tirò uno schiaffo.
-‘Fallo delicatamente! La mia pelle è di seta, non tollera maniere da animale come le tue!’-
-‘Scusi mia Padrona’-
-‘Lecca schiava. Fammi sentire la tua lingua’-
-‘Si Padrona’-
Alex si tuffò con la bocca verso il sedere della Dea e prese a leccarle la natica destra. La Padrona non aveva torto a dire che la sua pelle era di seta. La lingua della schiava la trovò liscia e perfetta, appena imperlata da un velo di sudore che era la tensione accumulata durante la giornata.
-‘Ti ho detto li? Lecca nel mezzo!’- disse Vale.
-‘Si Padrona’-
Alex si spostò sul solco fra le natiche. Si rifece dall’alto e scese giù fino alle cosce. Ad un certo punto sentì la mano di Vale che l’artigliava ai capelli sulla nuca, strattonandola fino a farla risalire di un palmo. La bocca della schiava era proprio al centro delle natiche della Sovrana quando quest’ultima scorreggiò.
Alex, istintivamente, si fece indietro. La mano della Dea, ancora stretta alla sua chioma, strappò ciocche di capelli.
-‘Che fai, stronza!?’- esclamò Vale ”Scappi?’-
-‘Ma’Padrona’-
-‘Ma un accidenti! Ti ho forse consentito di indietreggiare?’-
-‘No Padrona’-
-‘Allora ritorna con la bocca sul mio sedere. E aprila bene. Voglio scorreggiarti fino in gola’-
Alex obbedì. Vale scorreggiò e rise.
-‘Allora, non ti piace?’- chiese sarcasticamente la Padrona.
-‘Mmmmmghh”-
-‘Spalanca e taci!’-
Ancora una volta.
-‘Basta, togliti dal culo’-
Alex esitò, socchiuse soltanto le labbra. La Dea inarcò il dorso in modo da avvicinarsi a lei, le afferrò i capelli e la trascinò a fianco del divano, poi la schiaffeggiò due volte e la costrinse a quattro zampe.
-‘Apri bocca’- ordinò ”E guarda in alto’-
La schiava obbedì e Vale, raccolto un grumo di saliva nel palato, le sputò in bocca. Poi la schiaffeggiò e le schiacciò una mano sotto al tallone.
-‘Ringraziami’-
-‘Grazie Padrona’- disse la schiava e le baciò i piedi.
-‘Bene, la mia cura ha fatto bene alla tua voce, forse la ripeteremo quando avrò ancora bisogno di scaricarmi’-
-‘Si Padrona’-
-‘Apri bocca’-
Alex obbedì e Vale vi sputò dentro, poi sputò tre volte per terra, prese il frustino da fantino e ordinò alla schiava di leccare la saliva per terra. Le schiacciò la testa sotto ad un piede e la sferzò con il frustino sui fianchi e sul sedere. Alex leccò. Vale sputò altre due volte per terra e fece avanzare la schiava.
Infine la fece mettere distesa sulla schiena, le infilò l’imbuto in bocca e le pisciò in gola. Si fece pulire per bene dalla lingua della schiava.
-‘Sei una serva inferiore e non meriti altro’- le disse.
-‘Si Padrona’-
-‘Ringraziami per averti usato come cesso’-
-‘Grazie Signora. Non merito altro che essere il suo gabinetto’-
-‘Ho sonno, vado a letto. Sciacquati la bocca, che saprà di piscio ora, e poi raggiungimi in camera. Stanotte dormirai con la testa sotto alle coperte ed un mio piede in bocca’-
-‘Si Padrona’-
-‘Però oggi mi sento buona. Potrai scegliere quale dei miei piedini vorrai tenere in bocca’- rise la Dea ”Non sono una Padrona gentile?’-
-‘Si Padrona, grazie’-

La Padrona si era comprata un nuovo paio di scarpe con il tacco alto, delle decoltè nere molto eleganti, che aveva adocchiato dietro ad una vetrina in un negozio del centro.
Tornò a casa e le mostrò alla schiava ”Che te ne pare, leccapiedi? Sono o non sono belle?’-
-‘Sono bellissime, Padrona’-
-‘Me le vorresti vedere indosso?’-
-‘Si Padrona’-
Vale si sedette comodamente sul divano ed Alex le si inginocchiò davanti. La dominatrice calzava un paio di stupendi sabot aperti sulla punta con il tacco alto che ne mettevano in evidenza i proporzionatissimi ed eleganti piedi sempre curati alla perfezione e con le unghie smaltate di un rosso acceso. Accavallò le splendide gambe dondolando mollemente un piede su cui il sabot, mezzo sfilato ed in bilico sulla punta dell’alluce, si reggeva per un pelo.
La schiava si arrestò a contemplare quell’immagine, gli occhi fissi ed i pensieri rivolti a quell’unica scarpetta oscillante sospesa a mezz’aria.
-‘Bé, che hai? Ti sei addormentata?!- chiese Vale.
-‘No, Padrona’- Alex era rossa in viso e balbettava come la scema del villaggio.
-‘Prendi le scarpe nuove e provamele’-
-‘Si Padrona’- disse la schiava, tenendo gli occhi bassi.
Con mani tremanti Alex sfilò delicatamente il sabot dal piede sollevato di Vale. Il piede della Principessa era ora nudo e libero, si mostrava in tutta la sua leggendaria bellezza e superbia, come un Dio irraggiungibile che pretende di essere adorato.
Vale mosse e stiracchiò le dita davanti al viso chinato di Alex.
-‘Prendi le scarpe nuove’- ordinò la Padrona.
La schiava eseguì con gesti meccanici. Avrebbe voluto chinarsi e baciare quel piedino così bello, così morbido, ma sapeva che la Padrona, non avendo dato il permesso alla schiava, si sarebbe infuriata e l’avrebbe sicuramente punita.
La principessa tese il piede che attendeva di essere calzato; la serva ubbidì docilmente e le infilò la scarpetta. Vale mosse le dita del piede per abituarlo alla nuova calzatura.
-‘Sono belle, no?’-
-‘Si Padrona’-
-‘Anche l’altro, ora’- poggiò il piede calzato nella nuova scarpetta sul pavimento e tese l’altra gamba sotto al mento di Alex.
La schiava prese fra le mani la caviglia della Dea in modo che ella non avesse da durare fatica per sostenere la gamba a mezz’aria, poi sfilò il sabot e infilò l’altra scarpetta.
-‘Come Cenerentola’- ridacchiò Vale ”La scarpina calza perfettamente’-
Vale annuì alle parole della Padrona, anche se il paragone con la protagonista della celebre fiaba non le sembrò molto attinente. Vale non era mai stata la sguattera di nessuno, la sola idea di vedere la principessa sottomessa a qualche altra ragazza turbò i pensieri della serva. Strideva con tutto ciò che Alex conosceva.
Vale era la Padrona, punto e basta!
A quel punto la Dea si alzò in piedi, camminando un po’ in lungo nella sala, per ammorbidire le nuove calzature e stabilirne la comodità.
Passò e ripassò davanti ad uno specchio per ammirarsi. Alex non riuscì a staccarle gli occhi di dosso per un solo istante, la seguì adorante ovunque andasse, a quattro zampe come una fedele cagnetta domestica.
Dopo un po’ Vale si fermò: era al centro della stanza, in mezzo al tappeto.
-‘Vacchetta, le nuove scarpe sono abbastanza comode, però trovo che siano un po’ dure in punta. Bisogna ammorbidirle al più presto, non vorrei che i miei piedini ne risentissero più avanti’-
-‘Si Padrona’-
-‘Ho un’idea sul come fare! Sdraiati!’- ordinò.
La schiava le si prostrò di fronte e si sdraiò ai piedi della Dea, con la schiena rivolta verso il pavimento.
-‘Brava, è proprio così che ti volevo’-
-‘Grazie, Padrona’-
-‘Ora stai ferma’- disse la Dea, andando ad accendere la radio. Una musica gradevole e piena di ritmo sciolse la silenziosa atmosfera della stanza.
Vale si avvicinò alla schiava, sollevò una gamba e andò a posare il piede sullo stomaco di Alex. Il tacco della nuova scarpa affondò nella morbida pelle della pancia della leccapiedi.
-‘Oggi mi farai da tappetino per gli allenamenti’- disse Vale ”Vedi, ballare è il modo più rapido per ammorbidire un bel paio di scarpine nuove, ma per via dei tacchi alti ho paura di cadere. Così invece di ballare sul pavimento, che è duro, ballerò sulla tua flaccida pancia, che è bella soffice e ammortizzerà ogni mio affondo’.sai, anche per le caviglie è molto meglio”-
Sollevò l’altra gamba e l’andò a posare di fianco alla prima. Il peso della Principessa era contenuto ma mise duramente alla prova la tolleranza al dolore della cagna. Specialmente i punti in cui i tacchi affondavano nella carne, causavano alla sottomessa un gran dolore.
Vale, seguendo a musica, mosse alcuni passi sull’addome di Alex. I suoi piedini guizzarono nell’aria come argento vivo, sollevandosi leggiadri e al contempo vigorosi. Ogni volta che ripiombavano sulla povera leccapiedi quest’ultima sentiva l’aria contenuta nei propri polmoni urlare al fine di scappare via. Alex irrigidì i muscoli addominali per contrastare i colpi inferti da Vale ma il suo stomaco cominciò a parergli sempre più una fornace di dolore.
Intanto la Padrona, incurante della pena sopportata dalla serva, ballava e rideva. Il suo portamento era meraviglioso ed elegante, come quello di una modella o di una grande attrice. Anche se straziata dal dolore Alex non poté fare a meno di ammirare la grazia con la quale la Padrona si muoveva.
-‘Come va là sotto, serva?’- chiese Vale ad un certo punto.
-‘B’ bè’bene’.P”-
Vale rise.
-‘Non ti sciupare a rispondere, cagna’- e posò la suola di una delle due scarpette sul viso della serva, mentre l’altra andò a posarsi sul torace, fra i seni.
-‘Ti faccio male?’-
-‘N’no’Pad”-
-‘La tua pancia è tutta rossa’- disse la Padrona ‘Ah ah’sembra un campo minato..’-
La schiava strinse i denti, sotto al piede di Vale.
-‘Posso resistere, mia Padrona’-
-‘Lo credo bene. E’ a questo che servi’- rispose Vale.
Sollevò il piede che era sulla faccia della serva e andò a calpestare con la suola triangolare la labbra della sottomessa. ”Lecca, cagna’-
Alex dischiuse le labbra e leccò la suola. C’era un po’ di polvere ma le scarpe, essendo nuove di negozio, erano pulitissime.
-‘Le mie scarpe devono essere perfette’- disse Vale ”Ora l’altra, non dimenticarti di leccare l’altra’- e dicendo questo sbatté la punta della preziosa scarpa in bocca alla disgraziata. Alex ansimava per il dolore e perché la Padrona le stava con quasi tutto il suo peso sul petto e le impediva di riprendere fiato.
-‘Sei proprio una bestia schifosa, lo sai? Succhia, cagna, da brava. Lecca i tacchi delle mie scarpe. Ormai sono molto più preziose di te’-
La Padrona attese che la serva terminasse di spolverare anche i tacchi e poi, con suprema manifestazione di superiorità le calpestò con entrambi i piedi la faccia, facendo ben attenzione a conficcare i tacchi sul mento e le punte sulle sopracciglia, in modo da non perdere l’equilibrio. Un solo inciampo, un solo movimento fuori posto avrebbe fatto si che Vale infilasse la punta della scarpa nell’occhio della serva, accecandola. Ma per fortuna la Dea aveva un eccellente senso dell’equilibrio e rimanere eretta sulla testa della serva per qualche secondo non le fu difficile.
-‘Ah ah’ti promuovo a zerbino della Padrona’- disse ”Te lo sei proprio meritato. Lo sai fare meglio del cane e del cavallo’-
E detto questo scese da Alex. La serva era stremata.
-‘Ti userò ancora come tappeto, ma non oggi’tutte le volte che avrò bisogno di ammorbidire un paio di scarpette nuove, oppure quando mi annoierò’-
Si sedette sul divano ed accavallò le gambe.
-‘Ora striscia qui ai miei piedi, se ce la fai, e toglimi le scarpe nuove. Prendile e mettile nella loro scatola, poi leccami i piedi. Voglio che tu mi faccia proprio un bel massaggino con la lingua, sai ho i piedini stanchi”-
Alex cercò di rimettersi sulle quattro zampe, nella tipica posizione canina che aveva caratterizzato la sua vita dal giorno in cui conobbe Vale. Cadde, si rialzò e ricadde una seconda volta. La Padrona rise di ogni patetico tentativo andato a vuoto.
Quando la serva le fu vicina allungò la gamba e le sollevò il mento con la punta della scarpa.
-‘Poverina sei proprio ridotta ai minimi termini’- la beffeggiò. Non appena tolse il piede il viso della schiava si chinò fin quasi al pavimento.
-‘Ora però muoviti, ti riposerai dopo’lecca cagna’e lecca bene!-

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La sala proiezioni del cinema in centro era un grande rettangolo dalla forma allungata e molto alto, dall’intonaco bianco ed arredato da oltre venti file di poltroncine dal sedile di velluto imbottito. C’ erano tre entrate normali, che sbucavano alle spalle delle poltroncine ed un’unica uscita d’emergenza dalla porta gialla.
PadronVale giunse al cinema cinque minuti dopo Alex. La schiava si fece trovare con in mano i biglietti già comperati, in modo da non far attendere ulteriormente la giovane Sovrana. Entrarono in sala e, finché le luci non si furono spente, fra le due, sedute accanto, non passarono altro che poche parole mormorate. Il film era buono ma, essendo quella l’ultima settimana di programmazione, poca gente era intervenuta a vedere lo spettacolo. Vale ed Alex erano praticamente da sole, sedute ad una delle file più distanti dal grande schermo.
Le luci si spensero. Immediatamente la mano di Vale arpionò la chioma castana di Alex e la spinse con veemenza verso il basso. La schiava si prostrò di fianco alla dominatrice, incastrandosi alla meglio fra le gambe di Vale e la poltroncina di fronte a lei.
Era estate e la Dea indossava solo una T-shirt, un paio di pantaloni rosa leggeri e i sandali infradito.
-‘Leccami i piedi fino alla conclusione del film!’- disse Vale.
Alex obbedì. Tolse delicatamente alla Padrona le nobili calzature, che posò con attenzione poco distante, sotto al sedile dove era seduta l’Eccelsa, poi pose le mani con le palme rivolte verso il pavimento sotto le piante dei piedi di Vale, si chinò maggiormente ed iniziò a leccare.
Cominciò dal collo del piede, dolcemente, con quella lentezza che sapeva piacere alla sua Padrona.
Per il fatto di avere tanto tempo a disposizione solo per leccare i piedini dell’amata dominatrice la serva procedette pian piano, lesinando su ogni centimetro di pelle di quelle bellissime estremità, godendo nel pulire da ogni particella di polvere i talloni forti e ben modellati e gli spazi fra ciascun dito.
Vale la lasciò fare per una ventina di minuti, senza muoversi, cambiando posizione solo quel tanto che bastava per non porre i piedi al di fuori della portata dalla lingua di Alex, ma dopo un po’ la Padrona si cominciò a stancare.
Mise allora un piede sul collo della sguattera e lo schiacciò sul pavimento mentre infilò l’alluce dell’altro piede fra le labbra della schiava. Il suo scopo era quello di divertirsi nel vedere la serva sofferente e quasi soffocata sotto il suo tallone che non osava ribellarsi e che tuttavia proseguiva caparbiamente nella sua opera di pulizia mulinando la lingua in bocca attorno alle dita del piedino della Dea.
Poi, nel silenzio, una voce mormorò alle spalle della Padrona.
-‘Vale, ma sei proprio tu?’- chiese la voce.
La Padrona si voltò e nella penombra riuscì a distinguere il viso di una bella ragazza dai capelli castani raccolti in una lunga coda che le pendeva sulle spalle. Gli occhi della fanciulla erano marroni e brillavano, riflettendo la luce emessa dallo schermo cinematografico.
-‘Ciao, Silvia!’- esclamò Vale ”Nn credevo di trovarti qui! Che cosa sei venuta a fare?’-
-‘Bè, che domande! Sono venuta a vedere il film, no? Perché, tu cosa sei venuta a fare?’-
Vale rise. In occasioni normali avrebbe nascosta la parodia umana che in quel momento era accucciata sul pavimento a leccarle i piedi, sbattendola sotto alla poltroncine. Ma con Silvia non ve ne era bisogno. Silvia era, come Vale, una dominatrice. La Dea non sapeva se anche la ragazza avesse già una schiava, o uno schiavo (o se ne avesse mai avuto uno), ma la conosceva già da qualche tempo e alcuni suoi comportamenti molto particolari le avevano dato la prova della sua vocazione.
-‘Certo, questo film mi piace, Harrison Ford è grande, ma più che altro sono venuta a farmi leccare i piedi in pace e tranquillità’.sai, a casa ci sono i miei. Una vera seccatura”- disse Vale.
Silvia aggrottò le sopracciglia ”Leccarti i piedi?’-
-‘Si’- rispose Vale ”Guarda sotto di me!’-
Silvia si sporse sopra lo schienale della poltroncina di Vale e vide Alex, schiacciata sotto ad un piede ed intenta a leccarne un altro.
-‘Chi è?’- chiese Silvia.
-‘La mia schiava personale’-
-‘E ti lecca i piedi?’-
-‘Ed il sedere, e si fa cavalcare, frustare, prendere a calci e a schiaffi. Mi lucida le scarpe e mi lava la biancheria, e mi pulisce anche la camera. Ultimamente ho preso gusto nell’usarla come cesso!’-
-‘Questa poi! Come si chiama?’-
-‘Alex. Ma io la chiamo semplicemente schiava, o cagna, o leccapiedi’insomma, hai capito, no?’-
-‘Ma lo fa di sua spontanea volontà oppure”-
Vale rise ”Certo che si, è una vera serva. Se vuoi te la presto. Ti piacerebbe farti leccare un po’ i piedi? Sai, con quest’afa è un piacere avere una lingua morbida che ti rinfreschi proprio lì!’-
-‘Come hai ragione!’-
-‘Dai, te la cedo volentieri!’-
-‘Sei un’amica!’-
-‘Ma mica a gratis!’-
-‘S’intende! Ma non posso privarmi di più di venti euro, al momento. Sai com’è, sono sulle spese!’-
-‘Venti euro soltanto? Mmmm’sono giusti solo per arrivare fino alla fine del primo tempo. Vieni davanti, al mio fianco’-
Silvia arrivò di corsa accanto alla Padrona, si sedette sulla poltrona alla sua destra, mentre Alex era alla sua sinistra.
-‘Ora, sguattera, lecca i piedi alla mia amica, muoviti e fallo per bene!’- ordinò Vale.
-‘Si Padrona’- rispose la sottomessa, ma nella sua voce non c’era gioia. Era evidente che quell’ordine non le dava soddisfazione. Leccare i piedi di un’altra ragazza’puah! Ma alla Padrona i pareri di Alex non interessavano, contavano solo i soldi che l’altra miss aveva promesso.
Alex si sporse fino ai piedi di Silvia che si lasciò togliere le scarpe da ginnastica e le calze. La schiava mise le mani sotto ai piedi della sua nuova dominatrice e leccò. Le estremità di Silvia erano bellissime e morbide ma non come quelle di Vale ed inoltre erano molto sudate. Ma la serva non vi badò. Con la consueta maestria leccò il dorso e la pianta dei piedini di Silvia e asportò ogni residuo dalla base delle dita.
Nel frattempo Silvia rideva e strusciava i piedi sulle mani di Alex e sul suo viso. Vale, al centro fra le due, intanto usava la schiava come un pratico poggiapiedi.
-‘I soldi!’- disse la Padrona ad un certo punto.
Silvia glieli porse ”Eccoli’-
La leccatura andò avanti ancora per un po’. Silvia era al colmo dell’eccitazione quando terminò il primo tempo.
-‘Schiava, basta, riprendi a leccare i miei piedi!’- ordinò Vale, sbattendo le sue preziose estremità sotto al naso di Alex.
-‘Si Padrona’- disse la schiava con entusiasmo. Silvia poteva avere anche dei bei piedini ma quelli di PadronVale, per Alex, restavano i più belli, avvenenti, leggiadri, armoniosi, affascinanti, squisiti, aggraziati del creato.
-‘No, aspetta’un altro pochino, dai!- esclamò Silvia.
-‘Mi spiace, il patto era solo fino alla conclusione del primo tempo!’- disse Vale. Alex era già al lavoro: si era gettata letteralmente sulle estremità della Dea con voracità, leccando con un ardore che persino Vale aveva veduto raramente.
Silvia tirò fuori altre trenta euro dal portafoglio ”Fino alla fine del film’-
Vale la guardò, rifletté fra se per un momento.
-‘No’no, non accetti, Padrona’- pregò mentalmente Alex senza tuttavia pronunciarsi. La prospettiva di trascorrere altro tempo ai piedi di una dominatrice che non fosse Vale la inorridiva.
-‘OK, affare fatto, Silvia!’- disse invece la Padrona, con grande dispiacere di Alex.
-‘La mia leccapiedi è tua fino ai titoli di coda’-
-‘Grazie’- disse Silvia ”Ora lecca, cagna schifosa, che mi sei già costata abbastanza. Leccami i piedi come facevi con la tua Padrona’-
Alex obbedì.
Vale la usò per il resto della proiezione come semplice poggiapiedi, pensando al nuovo inaspettato utilizzo della schiava. Leccapiedi a prestito. Cinquanta euro l’ora. Non male, pensò. Si godette la visione del film, comodamente seduta accanto all’amica che ridacchiava del solletico alle piante dei piedi provocatole dalla lingua della sottomessa. Vale fece progetti sul futuro della schiava, quella parodia di essere umano accovacciato lì, sotto ai suoi piedi.

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Dopo l’esperienza avuta al cinema Vale si rese conto che la sua schiava poteva diventare una fonte di quattrini, se ben utilizzata. E non vi sarebbe stato bisogno neppure di faticare, per la bella Padrona.
Così, in un giorno di fine settembre Vale organizzò una festa con alcune amiche selezionate, tutte cultrici o simpatizzanti della dominazione e tutte splendide giovani. Era stata invitata anche Silvia, naturalmente, la quale arrivò per prima e, nell’attesa di cominciare la festa, si trastullò un poco con la lingua di Alex.
Alle otto in punto arrivarono le altre tre inviate: erano Patrizia, capelli corvini e abbronzatura molto marcata, vestiva in minigonna e camicetta scollata, poi Erica, dai lunghi capelli lisci e mori e gli occhi azzurri, ed infine Marta, altissima, biondissima e dalla carnagione di neve.
Erica calzava mocassini a tacco basso, Marta delle infradito e solo Patrizia portava scarpe col tacco alto.
-‘Benvenute!’- Vale le accolse e le fece accomodare sul divano.
-‘Ciao, Vale ‘il tuo invito ci ha incuriosite. Insomma, 50 euro per trascorrere una serata da principesse. Come sarebbe? Cos’è questa storia della serva?’- chiese Erica.
Silvia era sdraiata sul divano, le gambe distese sul bracciolo ed i piedini in bella mostra. Alex era in ginocchio di fronte a lei e le stava leccando le piante con vigore ed ardore.
-‘Ma’Silvia!’- esclamarono le tre ragazze ”E’ lei la’.’- s’interruppero.
-‘Schiava, stavi per dire?’- chiese Vale ”Si, è proprio quella la serva che vi avevo promesso. E’ la vostra leccapiedi, la vostra cavallina, nonché un comodo orinatoio. Fa tutto ciò che volete’-
Patrizia, ripresasi dalla sorpresa per prima, si fece avanti. Osservò bene la traccia leggermente bagnata che la lingua di Alex lasciava man mano che si spostava sulla delicata pelle del collo del piede di Silvia.
-‘E’ reale! Questa qui sta leccando effettivamente i piedi di Silvia! Non fa solo finta!’- esclamò la ragazza rivolgendosi alle compagne.
Vale e Silvia scoppiarono a ridere.
-‘Schiava, la mia amica Patrizia ha le scarpe polverose, puliscigliele!’- ordinò la Padrona. Alex si allontanò dalle estremità di Silvia e si inginocchiò davanti alla ragazza dai bellissimi capelli neri come la notte. Patrizia la guardava eccitata ed incuriosita dall’alto. Alex si chinò sulla sua scarpa destra e cominciò a baciarne la punta; rapita dall’eleganza di questa nuova, bellissima dominatrice, leccò con passione il piede inguainato nella bellissima calzatura. Lucidò ben bene la scollatura ed il margine della suola, poi risalì lungo il dorso del piede, che era senza calze, fino ad arrivare alla sottile caviglia color dell’ambra. La pelle di Patrizia era liscia quasi come quella di PadronVale e senz’altro più morbida di quella di Silvia. Alex non avrebbe mai pensato che potesse esservi qualcuno a questo mondo dotata di tale magnificenza da poter quasi rivaleggiare con la Padrona. Quasi, ovviamente, perché in sostanza anche Patrizia non poteva che rappresentare un riflesso di quello che era la Dea.
Pian piano la nuova dominatrice cominciò a superare l’iniziale imbarazzo e perplessità. Notò un poco di polvere sul tallone e mosse la caviglia in modo da metterla sotto al naso della schiava. Alex si precipitò a togliere il pulviscolo con la lingua. Pulì poi tutta la scarpa, alzandola leggermente con le dita delle mani quel tanto che bastava per poter leccare anche il tacco ma da non scomodare la bella signorina.
Patrizia gradì il gesto, avere una schiava era stato un suo desiderio fin dalle medie e quella che la stava ora servendo era proprio devota e capace. Era un piacere averla ai propri piedi.
Dal suo canto Alex non provava alcun disgusto ad essere trattata in modo tanto meschino.
-‘Come sei fortunata, Vale!’- esclamò Patrizia.
-‘Mmmsì, insomma! Oggi è in vena!’- rispose Vale ”ma tante volte mi ha fatta proprio dannare! E ogni volta che sgarra sono costretta a punirla! Sapete, non lo faccio volentieri, ma le cagne devono essere addestrate!’-
Intanto Alex aveva terminato di pulire la scarpa di Patrizia che, ancora in piedi al centro della stanza, guardava dall’alto la schiava dominandola in altezza e magnificenza.
-‘Cagna, lecca immediatamente anche l’altra scarpa’- disse con prepotenza la dominatrice dai capelli neri. Alex chinò nuovamente il capo e Vale le posò il piede sulla nuca e le schiacciò il viso sull’altra scarpa di Patrizia.
-‘Da oggi in poi sarai anche l’umile schiava delle mie amiche! Il tuo unico scopo sarà quello di servirci ed onorarci! Ti useremo come animale domestico e bestia da fatica, non avrai alcun diritto, dovrai chiamarci Padrone e non disobbedirci o contrariarci mai, mi sono spiegata?’- disse PadronVale.
-‘Si Padrona’-
-‘Lecca i piedi e le scarpe di tutte le mie amiche, ora!’-
Erica, Marta e Patrizia si sedettero sul divano. Alex ovviamente a quattro zampe le seguì e si inginocchiò al loro cospetto. Ricominciò a baciare le nobili estremità di Patrizia, che fra le tre era quella con i piedi più belli, ma Vale le ordinò di passare a Marta.
La schiava tolse le infradito alla ragazza e pose le proprie mani sotto ai suoi piedi. Prese a leccare con amore. Le gambe di Marta erano lisce come seta e profumate ma per via del fatto che i sandali lasciavano scoperto quasi tutto il piede vi era molta polvere sulla punta, la pianta ed il tallone.
Comunque Alex rimosse tutto e pulì con cura, come se si trattasse dei piedini della Padrona.
Poi toccò ad Erica, che risultò, fra le tre, la dominatrice più difficile da accontentare, perché durante tutta l’operazione di leccaggio dei suoi preziosi mocassini continuò a ridere e a muovere i piedi, a volte sottraendo le calzature alla bocca di Alex, altre volte colpendola sulle labbra con la punta.
Mentre la schiava terminava di tergere la suola delle scarpe della nuova padrona le altre cominciarono a chiedere spiegazioni a PadronVale sulla sottomessa.
-‘Dove diavolo l’hai trovata?’- chiese Patrizia, che fra tutte era la più entusiasta, dopo Silvia.
-‘Su Internet! Aveva messo lei l’inserzione. Voleva una dominatrice che la sapesse prendere, che la sapesse sottomettere’-
-‘Quindi lei ha cercato te!’-
-‘Esatto, ma non credo osasse sperare di trovare una Padrona come me!’-
-‘Sei cattiva, eh?’-
-‘Cattiva io?’-
-‘Direi!’- esclamò Marta ”La usi come leccapiedi, leccascarpe, la calpesti’addirittura hai detto di averla adoperata come cesso, anche se a questo francamente credo poco, ed in più le fai fare tutti i lavori di fatica che spetterebbero a te!’-
-‘Aggiungi pure che la fa prostituire per soldi, che la concede alle sue amiche per cinquanta euro a sera!’- intervenne Silvia, sfregando le piante dei piedi sulla testa della schiava, molto presa dal dover leccare le scarpe di Erica.
-‘Ma come fai a farti obbedire da questa tizia?’- chiese proprio Erica, indicando in basso, ai suoi piedi. Alex le aveva appena tolto i mocassini ed ora stava iniziando a succhiarle gli alluci.
-‘Te l’ho detto. E’ lei che mi ha cercata!’- rispose Vale.
-‘Si, va bene. Forse all’inizio. Forse cercava un’altra ragazza con i suoi stessi interessi, con la quale divertirsi un poco. Ma sono sicura che se le avessero detto che la sua futura Padrona le avrebbe pisciato in bocca lei si sarebbe tirata indietro. Come la costringi ad obbedirti?’- chiese Patrizia.
-‘La ricatti?’- chiese Marta.
Vale rise. Si alzò in piedi, andò in cucina e prese una bottiglia di vetro dal frigo. Ne versò il contenuto nel lavabo del lavandino e tornata in sala lasciò cadere la bottiglia sul pavimento. Cocci di vetro si sparsero un po’ dappertutto sotto gli occhi perplessi delle quattro invitate.
Con il piede Vale raccolse qualche frammento dei più grandi e ne fece un cumulo ad un metro di distanza davanti al divano, di fianco alla schiava ancora a quattro zampe.
-‘Come la controllo, avete chiesto? Ora vi faccio vedere! Sguattera, a me!’- ordinò la Padrona. Alex si voltò verso di lei e senza attendere si chinò ai piedi della Dea iniziando a baciare le sue estremità. Vale calzava dei sandali neri col tacco. Tirò un sonoro calcione nel viso di Alex e la allontanò.
-‘In ginocchio ti ho detto e busto eretto!’- tuonò.
La schiava obbedì.
Non appena fu in posizione Vale guardò le amiche con un occhiata furba e poi lanciò un violento calcio nella gola della serva. La punta del sandalo si conficcò nella pelle di Alex al di sotto del mento, lasciandola senza fiato. La sguattera cadde sul pavimento dolorante e soffocata, contorcendosi dalle fitte di dolore.
I suoi movimenti la fecero strisciare verso il cumulo dei cocci e senza accorgersene vi posò sopra un braccio, all’altezza del gomito ed i vetri la punsero. Fece per tirarsi indietro ma prima che potesse farlo la Padrona le calò sull’arto il suo divino piede sinistro, facendo in modo che il gomito rimanesse sopra i cocci, poi con un saltello Vale salì con tutto il suo peso sul braccio. Alex urlò, sentì le zanne di vetro che le penetravano nella carne, mordendogli ogni terminazione nervosa ed infine percepì il proprio sangue che stillava pigramente dalle piccole ma dolorose ferite.
Le quattro invitate erano rimaste senza parole; allora la Padrona iniziò a roteare i piedini sul braccio di Alex in modo da accentuare la propria pressione.
-‘Così le fai male!’- disse Marta.
-‘Basta! Scendi!’- intervenne Erica. Ma la Padrona non scese.
-‘Mi avevate chiesto perché la schiava mi obbedisce e ve lo voglio mostrare!’- disse e continuò a torturare Alex. Lentamente anche le ragazze, da contrarie che erano, si fecero ammaliare dall’assurda ma coinvolgente situazione. Il solo carisma della Padrona le aveva ipnotizzate, rendendo impossibile per loro distogliere gli occhi dalla grazia dei suoi piedi, dall’armonia delle sue splendide gambe.
-‘Dai, bravissima Vale!’- disse Silvia.
-‘Sei fantastica’- ammise Marta.
Vale attese che la sofferenza di Alex raggiungesse il culmine, poi si mise in equilibrio su un piede solo esattamente sul gomito della serva e spinse l’altro proprio di fronte alla faccia della schiava.
Le labbra di Alex dal dolore erano contratte in un ghigno terribile, che scopriva i denti serrati in un morso strettissimo. Ogni volta che un movimento di Vale le causava una fitta più feroce delle altre Alex spalancava la bocca urlando, per poi richiuderla di scatto stringendo i denti. Vale pose il piedino davanti ai denti della schiava e per farle aprire la bocca si appoggiò su di un solo tacco sopra al gomito della sottomessa. Alex sentì un fulmine di agonia attraversarle il braccio raggiungendole il cervello. Urlò e Vale ne approfittò per infilare il piedino fra e fauci della serva.
-‘Sei pazza?!’- strillò Erica
”Togli subito quel piede o la schiava te lo morderà!’ disse Patrizia.
Ma Vale non diede ascolto alla amiche. Quando la bocca di Alex tornò a chiudersi i denti non si serrarono. Il tocco delle labbra della schiava fu lieve e dolce. Un bacio sull’alluce del piedino della Padrona, una leccata fra le dita.
-‘Visto?’- chiese Vale sorridente. Scese dal braccio della serva e tornò a sedersi con le amiche, sul divano ”Non vi è ricatto, né costrizione. Una sola ragione può giustificare la devozione che la serva nutre per me!’-
Una parola mormorata sfuggì ad Erica -‘Amore”-
-‘Esatto. E’ proprio così. La leccapiedi mi ama. Ed ora, Silvia, Patrizia’sollevatela e portatemela davanti’- disse la Dea.
Vale si appoggiò col fondoschiena al bordo del tavolo di legno al centro della sala, le due compagne presero Alex per le ascelle e la trascinarono davanti alla Padrona. La schiava era distrutta dal dolore e dalla fatica. Il suo braccio destro era intorpidito e la sua vista annebbiata. Silvia le legò un panno attorno alla ferita ma di sangue ne sgorgava poco.
-‘Marta, Erica, venitemi accanto’- disse la Padrona ”Tu alla mia destra e tu alla mia sinistra’-
Le amiche le si fecero vicine. Erica sulla sinistra e Marta sulla destra. Vale mise le braccia sopra le spalle delle due per tare più comoda ed avere un equilibrio migliore.
-‘Ora, stronza, abbassami i pantaloncini e gli slip!’-
Alex, ancora con gli occhi lacrimanti per il dolore, addentò l’elastico dei pantaloncini e lo abbassò fino alle ginocchia della Sovrana, fece lo stesso con gli slip e rimase infine in attesa di altri ordini da parte della Dea.
Il sesso della Padrona era proprio davanti al suo viso.
Vale piegò le gambe, lo stesso fecero le amiche ai suoi lati.
-‘Sdraiate questa merda’- ordinò a Patrizia e Silvia ”Con la faccia rivolta verso l’alto’-
-‘Vuoi usarla per godere?’- chiese Silvia mentre eseguiva la richiesta della Padrona.
-‘No. Avete detto che non credete che sia possibile usare questa larva come un cesso. Voglio dimostrarvi il contrario!’-
La testa di Alex era proprio sotto al sedere di Vale, la Padrona avvertiva il contatto del naso della schiava sulla sua rosa sacra.
Rilassò la vescica ed un fiotto caldo d’urina centrò in pieno la bocca di Alex. La serva lasciò che la Signora le facesse scorrere tutta la sua divina pipì fin in gola, sentì il prezioso liquido scendere lungo l’esofago e l’ultimo sorso cercò di trattenerlo il più possibile sul palato, al fine di mantenerne il sapore intatto sulla lingua.
-‘Ora lecca, fammi il bidè!’- ordinò con cattiveria la Padrona.
Alex deglutì anche l’ultimo sorso di pipì, poi tirò fuori la lingua e leccò a fondo il sesso della Dea finché esso non fu di nuovo pulito e profumato.
Vale si alzò, si rimise slip e pantaloncini. La serata era giunta alla conclusione ed i genitori della Padrona erano prossimi a tornare.
-‘Sei incredibile!’- disse Silvia.
-‘Straordinario!’- esclamò Marta.
-‘Possiamo tornare uno di questi giorni?’- chiese Erica.
Vale annuì.
-‘E la prossima volta potremo usarla anche noi come cesso?’- chiese ancora Erica.
-‘Certo!’- rispose sorridente la Padrona, guardando la schiava riversa ai suoi piedi, dolorante e disfatta ”Come vi ho detto lei è anche la vostra schiava!’-
-‘Benissimo!’- esclamò Patrizia.
-‘Certo, per voi è una serva a pagamento e pisciarle in bocca’bè, vi costerà un po’ di più!’-
-‘Non importa. Per usarla come gabinetto nel modo in cui l’hai fatto tu sono disposta a darti anche il doppio!’-
Le altre annuirono.
-‘Allora a presto, care ragazze!’- disse Vale ”La prossima volta ci divertiremo ancor di più, ora che sapete com’è e cosa può fare la mia schiava’!’-

Tom7520@hotmail.com

PadronVale ed il marchio
di Tom

La Padrona era stanca e restò a casa a guardare la televisione. Quella sera veniva trasmesso un interessante programma su una rete locale, ma ad un ora piuttosto tarda.
Vale si accomodò sul divano, accavallò le belle gambe e si mise comoda, telecomando a portata di mano. Era inverno ma in casa era abbastanza caldo e la Padrona indossava una maglietta a mezze maniche di cotone ed un paio di pantaloncini corti. Si tolse le scarpe da ginnastica e si fece sfilare i calzini dalla bocca della schiava, poi legò gli stessi attorno alla faccia della serva per farglieli odorare durante la visione del programma. Alex ringraziò la Dea per il trattamento e per l’onore concessole nel leccarle i piedini sudati. Quando le estremità della Padrona furono ben lustre Vale si accese una sigaretta e fece alzare la serva in modo che la testa di Alex fosse all’altezza del suo petto, di fianco alla poltrona. Le soffiò una boccata di fumo in faccia, facendoglielo respirare ed ingoiare, poi accomodò le gambe su di uno sgabello imbottito.
-‘Stasera non sari tu a farmi da sgabello, scema’- disse Vale ”Vedi? Ho questo che mi fa da poggiapiedi. Stasera mi servirai da posacenere’-
-‘Si, Padrona’-
-‘Dunque apri la bocca’-
Alex obbedì.
-‘Guarda verso l’alto’- ordinò la Dea.
La serva si pose con gli occhi rivolti al soffitto. La sua bocca era spalancata. Sospesa sopra di se vide la mano che stringeva la sigaretta fra le dita. All’estremità accesa della cicca un cilindretto di cenere e tabacco bruciato pendeva pericolosamente verso il basso, minacciando di staccarsi da un momento all’altro.
-‘Ingoia’- disse Vale. Diede un colpetto con l’unghia dell’indice sul dorso della sigaretta e la cenere cadde nella bocca di Alex, andando ad impastarsi sulla lingua.
Alex indietreggiò di qualche centimetro, disgustata.
-‘Che fai, cagna?’- sbottò la Padrona.
-‘Perdono, Padrona’-
-‘Ti fa schifo?’-
-‘Un po’ si, Padrona’-
-‘Troia! Tu sei il mio posacenere! Ingoia e zitta! Ora torna qui e rimettiti come stavi prima’-
Alex si rimise in posizione.
-‘Guai a te se ti muovi ancora’-
-‘Si’si, Padrona, mi scusi Padrona’-
Vale si rimise a guardare la televisione. Il programma ebbe inizio e per altre due volte la cenere cadde sulla lingua della schiava.
L’ultima volta precipitò proprio sulla sua lingua bruciandola anche un po’. Ma la cenere non era tutto sommato calda, era soprattutto il sapore del tabacco bruciato a disgustarla. Esso aveva coperto del tutto il delicato sapore della pelle dei piedi della Padrona che la serva aveva avuto l’onore di leccare fino a pochi minuti prima.
-‘Povera schiava’- disse sarcasticamente Vale, osservando le smorfie di disgusto di Alex ”Ti fa schifo?’-
-‘Bè’no, Padrona’-
-‘Sii sincera’-
-‘Un pochino, Padrona’-
-‘Ah, bene. Allora ti aiuto a deglutire. Apri bocca e guarda in alto’-
Alex obbedì. Vale fece cadere altra cenere fra le sue labbra ma prima che la serva potesse chiudere la bocca si chinò su di essa e le sputò sulla lingua.
Era un fiotto di saliva abbastanza corposo.
-‘Così la cenere scorrerà meglio’-
-‘Si, grazie Padrona’-
Non è che quest’ultimo gesto non la umiliasse, ma il sapore della saliva della Dea era senz’altro più gradevole di quello della cenere.
-‘Ora però zitta e fammi vedere ‘sto programma’- ordinò Vale.
Durante i successivi dieci minuti terminò di fumare la sua sigaretta. Gettò la cenere nella bocca di Alex altre tre volte, non dimenticandosi di sputarle in gola ogni volta.
Da ultimo, quando la sigaretta fu quasi completamente consumata, la Padrona spense il mozzicone sulla guancia di Alex e lo gettò nella sua bocca.
-‘Ingoia’- ordinò.
La schiava gemette di dolore, la bruciatura sulla guancia le provocò fitte di dolore intenso ed il mozzicone era grosso da ingollare. Lo masticò un poco, rompendo l’involucro di carta e frammentando il filtro in bocconi più facilmente deglutibili.
-‘Allora, hai fatto?’-
-‘Si’gulp’Padrona’-
-‘Ed era buono?’-
-‘Si Padrona’-
-‘Ringraziami, allora’-
-‘Grazie Padrona’-
-‘Apri la bocca’-
Alex obbedì e Vale le sputò in gola.
-‘Ingoia’-
-‘Fatto Padrona’-
-‘Ora stenditi davanti a me. Se non mi servi più come posacenere mi sarai utile come poggiapiedi. Ti piace farmi da poggiapiedi, eh? Non ti biasimo. Ho dei piedini perfetti’-
Allungò le sue lunghe gambe mentre Alex si metteva a quattro zampe di fronte alla poltrona, dopo aver spostato lo sgabello imbottito.
Vale rimase così comodamente seduta con la schiava ai suoi piedi fino all’intervallo pubblicitario. Quando vi fu l’interruzione Vale tolse le gambe dalla nuca della serva.
-‘Vammi a prendere un’aranciata’-
-‘Si, Padrona’-
Alex tornò di volata con la bibita in mano. Vale stappò la bottiglietta, poi prese i suoi calzini (la serva li aveva ancora legati attorno al viso) ne fece un bolo e glieli piazzò in bocca.
-‘Così ti pulisci la lingua’- disse.
La schiava si rimise a quattro zampe come sgabello ed il programma riprese. Quando la Padrona spense finalmente la televisione si alzò, andò in camera, prese un anello di metallo e lo appoggiò sulla brace del caminetto in cucina. Lì lo lasciò mentre tornava in sala dalla schiava, ancora accucciata accanto alla poltrona.
-‘Ora portami un poco in giro’- ordinò Vale.
Si sedette sulla testa della serva, la fece alzare in piedi e la fece correre un po’ per la casa. Le sue belle cosce stritolarono il collo della sguattera ed i suoi bellissimi talloni spronarono Alex a procedere più velocemente colpendone ripetutamente il ventre ed i fianchi. La prese per i capelli ed usò questi ultimi come redini di cavallo per farle cambiare direzione di marcia e velocità.
-‘Trotta, trotta cavallina’- rise la Padrona.
-‘Ora in ginocchio, voglio essere trasportata a quattro zampe’- disse, dopo qualche minuto.
Alex si abbassò. Vale si sedette sulla sua schiena e la schiaffeggiò per farla muovere tirandole contemporaneamente i capelli.
-‘Andiamo in cucina’- disse ”Voglio controllare che sia pronta una cosa’-
La schiava gattonò con la Padrona sulle spalle fin in cucina. La Dea la fece procedere fino al caminetto. L’anello era ancora immerso nella brace e la superficie a contatto con la legna rovente luccicava di rosso opaco.
La Padrona lo prese per un lato con le tenaglie e lo sollevò. Alex nel frattempo non si era resa conto di ciò che la sua Dominatrice stesse combinando. All’improvviso avvertì un dolore lancinante dietro al collo, sulla nuca. Fu come se mille aghi le venissero inseriti nella carne tutti assieme. Le sue braccia e le sue gambe tremarono. Gemette.
-‘Stai ferma, stronza!’- urlò Vale ”Vuoi farmi cadere?’-
Ma il dolore provato faceva pulsare il sangue nelle tempie della serva così forte che le parole della Padrona caddero nel vuoto. Vale premette ancora più forte la superficie dell’anello sulla pelle della miserabile e quella urlò, barcollò e cadde.
La Padrona si alzò un attimo prima di cadere, scendendo con i piedi sul pavimento. Vide la schiava inerme e quasi incosciente stesa sotto di se, fra le sue gambe e le saltò sulla schiena con tutt’e due i piedi. Alex non gemette neppure. Alla base del collo figurava un rombo rosso scarlatto di pelle viva grande quanto un’unghia.
-‘Ecco fatto. Marchiata come la vacca che sei!’- disse Vale entusiasta ”Ora mi appartieni proprio. L’idea mi è venuta quando ti ho spento la sigaretta in faccia, poco fa. Ma quel mozzicone non era sufficiente a lasciarti un segno permanente. Quello che ti ho fatto ora è meglio di un tatuaggio, peccato non averne avuto uno con le mie iniziali. Forse me lo procurerò e ti marchierò un’altra volta’-
La serva era prossima a perdere conoscenza e non rispose. Vale scese dalla sua schiena e raffreddò l’anello sotto il flusso d’acqua del lavandino e lo ripose in tasca. Posò le tenaglie sul caminetto ed oltrepassò il corpo ancora sdraiato e fermo della serva camminandoci sopra, prima sulla testa, poi sulla schiena e sulle gambe.
-‘Vado a letto, baldracca. Quando i sarai ripresa un po’ raggiungimi. Dormirai come sempre ai piedi del mio letto e domani mi sveglierai succhiandomi gli alluci’-

Tom7520@hotmail.com

Padrona Vale e la schiava ammalata
di Tom

Quando Vale si svegliò, quella mattina, il Sole era già alto e la sua stanza silenziosa. Ancora assopita la ragazza guardò il quadrante della sveglia. Le lancette indicavano le 9:30.
Vale balzò a sedere sul letto.
-‘Le nove e mezza?!’- urlò ”Sarei dovuta essere già al colloquio a quest’ora!’-
Le sue grida furenti svegliarono Alex, che era sdraiata sullo scendiletto proprio a fianco del tiepido giaciglio della Dominatrice. La schiava aprì gli occhi e si trascinò sulle quattro zampe, ciondolando.
-‘Cagna! Avevi l’ordine di svegliarmi! Non ti ricordi che stamani avevo un appuntamento importante?’-
-‘Mi.. mi dispiace, Padrona’davvero, è che stamattina non mi sono svegliata in tempo, mi sento poco bene’credo di avere la febbre”-
Padrona Vale tirò via le lenzuola con uno strattone. Aveva indosso solo gli slip ed una canottiera di cotone. Discese il letto solo con le gambe e, sempre restando seduta sul materasso, fece piombare i suoi piedi sulla schiena della schiava incapace, schiacciandola sul tappeto come un verme.
-‘Non ti senti bene? Non ti senti bene?!’- urlò furente ”Che cosa vuoi che mi importi di come ti senti? Tu hai il sacro dovere di preparare il mio risveglio tutte le mattine leccandomi i piedi all’ora in cui io voglio essere svegliata! E’ chiaro?’-
-‘Si, Padrona’-
Vale calcò ancor più forte i piedi sulla testa della schiava.
-‘Stronza! Inutile cagna!’- S’alzò in piedi sempre con la serva sotto di sé, le diede un altro paio di calci e solo allora sembro ritrovare un poco di tranquillità.
-‘Ora datti da fare e aiutami a vestirmi’-
-‘Si Padrona’- uggiolò la serva ancora dolorante. Vale si vestì elegantemente, come una principessa e si preparò ad uscire.
Prima però prese la serva per i capelli e le disse ”Tu invece spogliati’-
Alex obbedì. In casa faceva abbastanza caldo, perché il riscaldamento era attivato ed i termosifoni funzionavano a regime. La serva rimase solo con le mutandine ed una maglietta fine di cotone. Tremava per il freddo e per la febbre che stava inesorabilmente salendo. Un sapore orribile le pervadeva la gola, la testa le girava vorticosamente.
-‘Mentre io sono via, e starò fuori per tutto il giorno’- disse a Padrona ”tu resterai per punizione sulla terrazza, seminuda come sei’-
-‘Ma, Signora’fuori sono solo dieci gradi! Si gela!’- supplicò la schiava ”Temo di avere l’influenza”-
-‘Ah ah’- rise Vale ”Vedrai che una giornata all’aria aperta avrà un effetto taumaturgico sulla tua salute. E magari ti aiuterà a temprare lo spirito, così imparerai ad essere obbediente!’-
Afferrò la chioma già scarmigliata di Alex e la trascinò sul terrazzo. Fuori faceva effettivamente freddo. La schiava, non appena si trovò oltre la porta a vetri del balcone si sentì mordere dal gelo e s’irrigidì. Si gettò ai piedi della Padroncina, abbracciandole le caviglie e baciandole la punta delle lucide scarpe nere col tacco alto. Intanto supplicava la giovane Dea di non lasciarla fuori. Vale stette qualche secondo a godersi la disperazione della sua cagna poi si annoiò e la allontanò assestandole un calcio in pieno volto.
-‘Ci vediamo, vacchetta’- disse con disprezzo e se ne andò chiudendo a chiave Alex fuori sul balcone.
La schiava rimase in effetti al freddo fino a sera, quando la Padrona tornò a prenderla. Tremava accoccolata in un angolo del terrazzo, riparandosi alla meglio fra le mura ed alcuni vasi di fiori. Durante il giorno la sua influenza era peggiorata molto ed ora la febbre aveva superato i trentanove gradi.
Incurante di ciò Padrona Vale le ordinò di recarsi alla scarpiera e di lucidarle per bene le scarpe indossate durante la giornata ed altre paia che aveva tirato fuori appena tornata a casa e fra le quali avrebbe scelto quelle da indossare il giorno dopo.
-‘Prima però c’è un’altra cosa che devi fare per me’- disse Vale, che a stento riusciva a trattenere il riso ”Il prelavaggio ai miei calzini!’-
Si tolse le calze sudate, le arrotolò facendone un bolo e le infilò nella bocca della schiava. Alex passivamente accolse i calzini succhiandone il sudore, ingoiando le particelle di sporco che dal tessuto si liberavano sulla sua lingua e nel suo palato. Non dimostrò schifo, però, nel subire questa ennesima mortificazione, al contrario. Il risolino di derisione che vedeva sulle labbra della Padrona era la migliore dimostrazione del fatto che gran parte della rabbia per la mancata sveglia quella mattina era sbollita.
Alex si muoveva come uno zombie, procedendo nella sua umile posizione canina e subendo le frasi di scherno della Padrona, quella sera più pungenti che mai. Mentre Vale cenava in sala da pranzo, la schiava si dedicò alla lucidatura delle scarpe. La eseguì come la sua Dominatrice le aveva insegnato, prima una pulizia sommaria con la lingua (per farlo si dovette prima togliere i calzini di bocca) compresa suola e tacco, poi un passaggio con uno straccio pulito per rimuovere le tracce di saliva ed infine il lucido.
Quella sera PadronVale era stanca. Aveva camminato molto durante il pomeriggio, come testimoniavano i piedini sudati, così dopo aver cenato si distese sul divano per rilassarsi un poco guardando la TV. La serva le leccò le estremità a lungo, tenendo le piante sopra il dorso delle proprie mani, in modo da non farle toccare il freddo pavimento. Quando la Padrona si fu scocciata dei soliti programmi televisivi banali e monotoni decise d’andare a coricarsi.
-‘Seguimi, troia’- disse e salì con tutto il suo peso sulle mani di Alex. Si infilò le ciabattine e si diresse verso la camera, seguita dalla schiava che a causa della malattia procedeva più lentamente del solito.
-‘Stamani non mi hai svegliata’- disse Vale ”certo io ti ho lasciata tutto il giorno fuori al freddo e questo forse ti sembrerà una punizione sufficiente per fare ammenda della tua grave mancanza, tuttavia non mi ritengo ancora del tutto soddisfatta’-
Vale era seduta sul letto e la serva le stava davanti in ginocchio. La fronte le toccava quasi terra a pochi centimetri dai piedini della Dominatrice.
-‘Devi capire che io sono tutto e tu sei nulla. Cento anni della tua sofferenza non potranno mai ripagare una colpa come quella di cui ti sei macchiata’-
Alex non rispose. Vale alzò una gamba e pigiò il tacco della ciabatta contro il collo della serva. Ruotò il piede per farle più male.
-‘Lo capisci questo?’- chiese ”Rispondi’-
-‘Si Padrona’-
-‘Allora capirai che quanto ho fatto quest’oggi non è per farti del male o punirti, ma solo per insegnarti, affinché tu possa diventare al più presto una schiava devota e capace quale quella che la mia persona merita. Non sei d’accordo?’-
-‘Si Padrona’-
-‘Ebbene?’-
Alex esitò ”Grazie Padrona, per avere cercato di insegnare come diventare una buona schiava ad una incapace quale io sono’-
Vale sorrise divertita. I ruoli si erano invertiti, quanto più lei si mostrasse un’aguzzina, tanto più passava da benefattrice. Tolse il piede dal collo di Alex.
-‘Stai male?’-
-‘S’si Padrona’-
-‘Ah, poverina. Ma Padrona Vale ha una cura per te’- disse e prese per i capelli la sua schiava sbattendola ad un’estremità del letto, quella dove poggiava i piedi. Prese un nastro di stoffa e legò i polsi di Alex al bordo della rete, sotto al materasso, poi si sdraiò sul letto. La schiava era costretta in ginocchio, con il busto eretto ma le braccia legate sotto al letto. La testa di Alex sporgeva al di sopra del bordo del materasso di qualche centimetro, giusto quanto le sarebbe bastato per poggiare il mento sulle lenzuola.
-‘Stai comoda?’- chiese Vale con tono sarcastico ”Domani mattina voglio che tu mi svegli alle otto in punto. Non vorrei si ripetesse la storia di stamani, che non sei in grado di sollevarti in piedi. Così ho pensato che da quella posizione ti sarà più facile svolgere la tua mansione di sveglia. Vedi? Il tuo viso è proprio davanti ai miei piedini’- rise e strofinò i piedi sul viso di Alex, prima l’uno poi l’altro ”Così domani non avrai nemmeno da compiere lo sforzo d’alzarti, basterà che tu tiri fuori la lingua e mi lecchi le dita. Non sono una Padroncina caritatevole con la sua schiava?’-
-‘Si Padrona. Grazie Padrona’- rispose Alex affranta.
Vale rise, si sdraiò sul letto e spense la luce. I suoi piedi cercarono il viso di Alex, si intrufolarono nella bocca della schiava, la schiaffeggiarono con le piante sulle guance, le strizzarono il naso fra le dita, le sfregiarono la chioma col tallone. Poi Vale cedette al sonno e si addormentò.
Trascorse qualche ora. Sebbene la prima ad addormentarsi fosse stata la Padrona anche Alex, a dispetto della scomodissima posizione, riuscì a prendere sonno. Dormì col viso a pochi centimetri dalle estremità di Vale, col mento appoggiato al bordo del materasso.
Fu verso le tre di notte che il piedino destro della Dea, muovendosi nel sonno, andò a sfiorare la bocca secca della schiava. Il contatto dell’alluce con le labbra bollenti di febbre della sottomessa svegliò Vale.
La Principessa aprì gli occhi, che nell’oscurità brillavano come stelle. La Padrona ritirò le gambe, indispettita da quella cosa rovente che ne aveva causato il risveglio e della quale, lì per lì, non riuscì a capire la natura.
Si mise a sedere sul materasso.
-‘Ah’- disse ”Sei stata tu’-
La schiava s’era svegliata quando l’unghia dell’alluce di Vale le aveva sfiorato le labbra. Sollevò un poco il capo ma la testa le girava vorticosamente e la fronte sembrava pesantissima. Inoltre tutte le ossa del corpo e facevano un gran male e gli occhi le lacrimavano.
Vale distese le gambe toccando nuovamente con le dita la bocca di Alex. Poi spostò la pianta del piede sulla fronte della schiava.
-‘Scotti proprio, lo sai?’-
Alex non rispose.
Vale sorrise e si alzò. Si infilò le ciabatte, girò lungo il perimetro del letto fino ad arrivare di fianco alla serva, la sciolse dai nastri che la tenevano ancorata alla rete e la sottomessa piombò per terra come un sasso, rantolando ai piedi di Vale.
-‘In ginocchio!’- esclamò la Padrona.
Alex tentò di obbedire ma le sue membra sembravano di legno. Vale si chinò, la prese per i capelli e la obbligò in ginocchio. Ora la testa di Alex era al livello del bacino della giovane Dominatrice. Vale si tolse gli slip e schiacciò a bocca della serva sul suo sesso.
Alex, intuendo qualcosa, tirò fuori la lingua e cercò di leccare quel fiore meraviglioso, ma la sua lingua era secca e arida come il resto della bocca. La malattia la stava disidratando.
-‘Chi ti ha detto di leccare, merdosa?’- la rimproverò Vale ”Tieni la bocca aperta e basta. E non fiatare’-
Alex, sfinita, non obbiettò. Se la Padrona voleva usarla come cesso facesse pure. Ormai il suo corpo era diventato insensibile a freddo, dolore e disgusto. La sua mente invece era insensibile alle umiliazioni già da molto tempo prima. Il fiotto dell’urina arrivò centrando in pieno la gola della serva. Alex deglutì, poi il flusso divenne più abbondante, Vale non si tratteneva, la schiava cercò di bere tutto e, quando la sua bocca fu completamente piena di pipì finalmente Vale si fermò, soddisfatta. Questo diede ad Alex il tempo di ingoiare tutto il liquido.
Non ne perse neppure una goccia.
-‘Adesso puoi leccare, serva’- disse Vale ”ma non per farmi godere. Ci saranno altre occasioni ed ora devo riposare. Puliscimi solamente, sii la mia carta igienica e poi rimettimi gli slip’-
Alex obbedì. Leccò e ripulì il sesso di Vale da ogni traccia d’orina. Quando la pelle della giovane Dominatrice fu di nuovo pulita e profumata così come la serva l’aveva sempre conosciuta, Vale mollò i capelli di Alex e questa stramazzò per terra ai piedi della Dea, con la faccia schiacciata sugli slip.
Rimase in quella posizione qualche secondo, sempre con la Padrona immobile sopra di lei che le teneva i piedi ai lati della testa.
-‘Avevi le labbra secche e la gola riarsa, no? Non vedi com’è gentile la tua Padroncina, che quando hai sete ti disseta col suo nettare? Ora sbrigati a rimettermi le mutandine, non vedi che sto prendendo freddo, cagna?’- disse Vale. Alex si alzò a fatica, con i denti prese gli slip e nel sollevarsi a quattro zampe li portò fino all’altezza delle ginocchia della Padrona. Poi, aiutandosi con le mani rimise l’indumento al suo posto.
Vale si voltò di scatto e tornò a letto, rituffandosi fra le morbide lenzuola e beandosi del tepore del suo giaciglio.
-‘Vattene nella camera degli ospiti, troia malaticcia’- disse ”Mi fai schifo solo a vederti, ridotta così; e non mi sei neanche utile come sveglia, tanto! Mi ricorderò da sola di svegliarmi ad una certa ora, finché non ti sarà passata la peste. Ora sparisci dalla mia vista, ti do due giorni per guarire. Massimo tre. Fino ad allora non ripresentarti al mio cospetto o sono botte per te. E ricorda che quando starai meglio dovrai recuperare il tempo perduto…a presto, vacca!”- Poi le appoggiò la pianta del piede destro sul viso e la spinse bruscamente verso la porta.
Per tre giorni PadronVale rimase senza serva ma, al ritorno di quest’ultima’

Tom7520@hotmail.com

PadronSilvia e la schiava di PadronVale.
di Tom

A poco a poco Silvia era divenuta una presenza costante nella vita da schiava di Alex. Sempre più spesso la giovane padrona si presentava a casa della Dea, costringendo la serva di quest’ultima a sottomettersi ai suoi desideri ed ai suoi capricci. Alex obbediva ma leccare i piedi di Silvia non era certo come leccare quelli della Padrona.
All’inizio inoltre l’amica di Vale si presentava a casa della Dea solo in presenza della Padrona stessa e tutto ciò che faceva alla serva avveniva sotto gli occhi e l’approvazione della Dominatrice. Ma non passò molto tempo che Silvia potesse andare e venire a suo piacimento anche in assenza dell’amica. Alex era tenuta ad obbedirle comunque e la Padrona si era esplicitamente detta favorevole a condividere la sua serva con Silvia, sinché quest’ultima avesse continuato a pagare regolarmente l’uso della miserabile dopo ogni sessione.
Il passatempo preferito della padroncina Silvia era quello della frusta. Legava Alex per i polsi ad un termosifone o alla maniglia della porta, costringendola in ginocchio e poi prendeva a frustarla con uno scudiscio che aveva comperato appositamente in un sex- shop (e talvolta anche con il frustino da equitazione di Vale).
Non smetteva finché la schiena della schiava non diveniva completamente rossa e violacea ed era indifferente alle urla ed ai lamenti di Alex. Una volta la schiava si gettò ai suoi piedi baciandoglieli e supplicandola di smettere di frustarla perché quel giorno la punizione stava andando veramente troppo per le lunghe e Silvia per tutta risposta prese a calpestarla con violenza badando bene di calcare i punti in cui la pelle era stata lacerata dalla frusta con i tacchi aguzzi delle sue eleganti scarpette.
In particolare Silvia odiava Alex per la sua statura. La schiava era qualche centimetro più bassa di Vale ma in ogni caso era più alta di Silvia di un buon palmo. Quest’ultima era cattivissima con la serva quando essa gli si presentava di fronte ritta in piedi. Silvia la costringeva a procedere sempre a quattro zampe in modo da dominarla anche in altezza e sebbene già la Padrona avesse abituata Alex a camminare come una cagna, con la nuova padroncina questo atteggiamento aveva raggiunto l’apice.
Una volta Silvia aveva calpestato Alex con un paio di scarpe che aveva acquistato giusto per quell’occasione: erano delle stupende décolleté nere con i tacchi altissimi e molto sottili, dalla punta d’acciaio. Anche in punta le scarpe erano molto robuste ed appuntite quasi come stiletti.
La schiava aveva sofferto molto sotto le scarpe ed in un paio di occasioni Silvia era quasi giunta a conficcarle un tacco in un occhio, con il rischio di accecarla per tutta la vita. Quando Vale, annoiata, aveva interrotto la punizione dicendo che in quel momento aveva voglia di cavalcare la schiava, Silvia, indispettita s’era voltata verso Alex e le aveva assestato un calcio fortissimo alla gola con la punta della scarpa, lasciandola boccheggiante per qualche minuto sul pavimento.
Verso la fine dell’inverno poi, la schiava s’ammalò. Vale le diede tre giorni di riposo per curarsi e rimettersi in sesto, così per tre giorni la schiava rimase confinata nella stanza degli ospiti.
Durante il primo giorno Silvia andò a trovare la Padrona. Ovviamente alla giovane dittatrice non interessava assolutamente d’incontrare Vale. Voleva solo punire la schiava.
-‘La vacca è ammalata’- disse Vale, mentre Silvia già si apprestava ad entrare in casa.
-‘Cosa?’-
-‘La schiava è ammalata. Gli ho dato tre giorni per guarire, siamo solo al primo’-
-‘Ma io sono venuta apposta per lei!’-
-‘Ed allora vai da lei. La tregua vale per me, non per te. Ma, mi raccomando, già è ridotta come uno straccio, poi se me la maltratti ancora come fai di solito tu va a finire che si rompe del tutto e non si può più far ripartire. Vacci piano, non è che tenga a lei in particolar modo, ma in questi giorni mi serve proprio e non ho né tempo né voglia di cercarmi un’altra sguattera’-
-‘Stai tranquilla’-
Silvia entrò nella stanza degli ospiti senza bussare. Alex era sotto le coperte ed aveva la febbre. Sul comodino erano disposte una fila di medicinali. Silvia riconobbe alcuni antibiotici.
-‘La stronza prende medicine toste. Vuol guarire in fretta così tornerà a leccare i piedi di Vale’- pensò Silvia ”Ma io non ho stipulato alcun accordo con questa baldracca. Ne faccio quel che voglio!’-
Si avvicinò al letto e le tirò un calcio al fianco, dopo averle tolto di dosso le lenzuola.
Alex gemette e crollò sullo scendiletto come un mucchio di stracci inerti.
-‘Cagna! La tua padrona è arrivata, salutala!’- disse Silvia.
-‘B’buon ‘giorno padrona Silvia’-
Silvia le schiacciò il palmo di una mano sotto ad uno dei suoi tacchi alti. Indossava dei sabot grigi che lasciavano scoperto quasi tutto il piede.
-‘E così sei malata, eh?’-
Salì con l’altro piede sul collo della schiava e si equilibrò con una mano sulla parete per far poggiare tutto il suo peso esclusivamente sui talloni. Ad essere sinceri Alex provava ammirazione per Silvia. Non quanta ne aveva per la Padrona, certo, ma assai più di quello che avrebbe potuto nutrire per una persona normale. Silvia era speciale. Brillava di luce riflessa, forse, ed il suo sole era la Padrona, ma in ogni caso la schiava aveva una grande considerazione di lei.
-‘Hai la febbre?’-
-‘Si padrona’-
-‘Immagino che non potrò cavalcarti, oggi’-
-‘Temo che non resisterei, signora’-
-‘Padrona, per te, vacca asmatica!’-
-‘Mi perdoni padrona’-
-‘Dunque che vogliamo fare? Non ti posso cavalcare, non ti posso frustare, potrei calpestarti un poco ma alla lunga sai che noia!’-
Alex si sporse con la faccia sui piedi di Silvia e ne baciò le magnifiche calzature. Ne insalivò per bene il tacco che le stava crudelmente penetrando nella pelle e asportò ogni briciola di polvere dalla suola. Silvia mosse il piedino in modo da esporlo completamente alla lingua di Alex e quando il primo sabot fu pulito tolse il piede dalla sua mano e la andò a posare sul collo accanto all’altro, poi sollevò il secondo e lo pose sulle mani della schiava.
Alex pulì anche il secondo sabot.
-‘Brava la mia leccapiedi’-
-‘Grazie padrona’-
-‘Ma il dilemma resta, che cosa ne faccio io di te?’-
-‘Non so, padrona. Sfortunatamente come sa non sono nella mia migliore forma fisica, oggi’-
Silvia scese dal corpo della schiava.
-‘Ma tu faresti ugualmente ciò che ti chiedo, no?’-
-‘Si padrona’-
Silvia posò un piede sulla testa di Alex.
-‘Brava cagnetta’-
-‘L’ordine di PadronVale è accontentare ogni suo desiderio’-
-‘Ah, ma allora mi obbedisci solo perché Vale ti ha detto di farlo?’-
-‘E’ così, padrona’-
Silvia s’imbestialì. Calciò in viso la schiava, poi le schiacciò la testa sotto ai suoi piedi, conficcando dolorosamente i tacchi sotto l’orecchio della disgraziata.
-‘Cagna! Lo devi fare per me! Io sono la tua padrona! Come lei! Sono né più né meno come lei!’-
La schiava non replicò ma anche se la Padrona non era presente non avrebbe mai potuto ammettere che Silvia fosse al suo livello. Semplicemente non era vero e per la schiava sarebbe stato come pronunciare una terribile bestemmia.
Silvia continuò a calpestare e a prendere a calci la schiava per un po’. Avrebbe voluto continuare molto più a lungo ma si ricordò che la Padrona le aveva chiesto di non ridurla troppo male. A Silvia non interessavano le pretese di Vale ma se questa si fosse arrabbiata? Poi magari le avrebbe impedito di giocare ancora con Alex, di usarla come giocattolo masochista.
Fermò i suoi piedi. Alex non opponeva resistenza, tanto era la debolezza causata dalla malattia.
-‘Vai sotto le coperte’- disse Silvia.
-‘Come?’-
-‘Hai sentito. Non sono più arrabbiata. Anzi, voglio farti un regalo. Vai sotto le coperte’- ripeté ed uscì.
Quando tornò in camera aveva un imbuto di plastica in mano, l’imbuto che tante volte la Padrona aveva adoperato per orinare in gola alla serva. Alex era già nel letto.
Silvia si avvicinò al comodino.
-‘Quale medicina dovresti prendere?’-
-‘Per stasera solo gli antibiotici. Questa pasticca e quest’altra’-
-‘Capisco’- Silvia prese le pillole sul piano del comodino, salì con le scarpe in piedi sul letto e si accovacciò sopra la testa della malata.
-‘Apri bocca’-
Alex obbedì e Silvia le infilò l’imbuto in bocca. Poi fece scendere le mutandine e le lasciò in faccia alla serva. Andò a posizionarsi sopra l’apertura dell’imbuto. I suoi piedi erano sul cuscino ai lati della testa della schiava.
-‘Mentre mi annusi gli slip ascoltami. Adesso ti do le tue medicine e siccome per ingoiarle serve un sorso d’acqua ho deciso che ti darò anche quella’-
Fece scendere le pillole lungo l’imbuto e poi si rilassò e liberò la vescica piena.
Il flusso dorato fece scivolare le pasticche nella gola di Alex che le ingoiò assieme all’orina tiepida della padroncina. Silvia fece attenzione a centrare l’apertura dell’imbuto e a cominciare con un fiotto lento, per poi aumentare gradatamente una volta che la schiava ebbe ingoiato le pasticche.
Forse, pensò Alex, la Padrona non avrebbe badato a darle il tempo di ingoiare gli antibiotici e le dispiacque sinceramente di non aver potuto soddisfare adeguatamente i desideri della gentile padroncina Silvia quel giorno.
Quando la giovane sovrana si fu completamente liberata si alzò in piedi e sempre restando con le gambe ai lati della testa della serva tolse l’imbuto dalla sua bocca.
Tornò ad accucciarsi.
-‘Puliscimi’-
-‘Volentieri, padrona’-
Alex eseguì un bidè come si deve. L’orina di Silvia l’aveva come svegliata. Probabilmente aveva avuto un effetto terapeutico più veloce degli antibiotici.
Quando si sentì pulita Silvia si rimise gli slip, scese dal letto e se ne andò. In un’altra occasione la schiava sarebbe corsa in bagno a sciacquarsi la bocca impastata del sapore dell’urina della padroncina ma quel giorno non ne sentì il bisogno, e non perché fosse troppo stanca.
Aveva solo voglia di assaggiare il più a lungo possibile il nettare dell’amica della Padrona così come tante volte aveva fatto con la pipì della Dea stessa.
Si voltò col viso affondato nel cuscino e si addormentò.

Tom7520@hotmail.com

PadronVale e la falsa padrona
di Tom

Era stata una giornata tranquilla a casa della Padrona. Vale aveva lavorato al computer tutto il pomeriggio e, verso sera, si era decisa finalmente a leggere la posta ed i messaggi del guestbook giunti negli ultimi giorni. La serva si trovava sotto la scrivania, rannicchiata a quattro zampe, con le mani distese sul pavimento ed i piedi della Padrona su di esse affinché non prendessero freddo. Vale le aveva tenuto un piede premuto sulla nuca e uno sulle mani per la gran parte della serata. Non indossava calze né ciabatte.
D’improvviso la serva avvertì che la pressione dei piedi della Padrona aumentava, sia sulla nuca che sulle mani e contemporaneamente udì Vale che esclamava ”Ancora questa stronza!’-
-‘Come Padrona?’-
-‘Bah! C’è qualcuno che si spaccia per me! Una falsa padrona che si fa chiamare col mio nome!’-
-‘Lei non ha idea di chi sia, Padrona?’-
Vale premette ancora più forte il piede destro sulla testa della serva.
-‘E come faccio a saperlo secondo te?’-
-‘Quindi, scusi Padrona, potrebbe trattarsi di chiunque, anche di un uomo!’-
-‘No, non credo. Penso proprio che si tratti di una donna. Non so perché. Intuito, diciamo. E comunque non è questo il punto. Vorrei proprio vederla in faccia questa falsa Padrona per darle quello che si merita. Le darei tanti di quei calci in bocca da farle sputare tutti i denti. Ma come potrei stanarla?’-
-‘Le mandi’scusi, Padrona’le mandi un messaggio spacciandosi per un ammiratore devoto. Lei non ha mai voluto avere contatti con la gente che guarda il suo sito, si è sempre limitata a raccogliere e leggere solo le loro mail. Però non è detto che la falsa padrona rimanga indifferente ad una proposta d’incontro, se ben formulata’-
La pressione del piede sul collo della serva si allentò.
-‘Hai detto bene, potresti aver visto giusto. Ti affido l’incarico. Manda un bel messaggio di sottomissione a questa scema e prendi contatto con lei. Fai in modo che fissi un appuntamento e fatti dare il suo indirizzo’-
La serva indagò. Inviò alla falsa padrona un paio di messaggi spacciandosi per un’adoratrice di Vale, giurò e spergiurò di essere una serva devota e fedele. Da principio le sue suppliche sembrarono non avere presa poi, dopo una decina di giorni, la ragazza si decise a rispondere. Al messaggio allegò il suo numero di cellulare.
Alex contattò allora la falsa padrona per telefono, si fece dare l’indirizzo al quale sarebbe avvenuto il loro primo incontro ed assieme fissarono un appuntamento. La Dea era soddisfatta.
-‘Brava schiava. Sei talmente abituata al ruolo di serva che sembri autenticamente sottomessa anche quando fingi. Così la stronza in questione vuole che la raggiunga direttamente a casa sua. Non potevo chiedere di meglio. Allora andiamo a trovarla, schiavetta?’-
-‘Si Padrona’-
Il giorno successivo Alex e la Padrona (quella vera!) si fecero trovare di fronte al cancello della casa della falsa Vale. La schiava si era appostata davanti all’abitazione fin dalle prime luce dell’alba.
-‘E’ solo una villetta, che povertà!’- esclamò Vale quando vide la casa.
-‘Sono qui da stamani mattina presto. Ho visto prima uscire e poi rientrare una sola persona. Una ragazza’-
-‘Deve essere lei’- annuì Vale ”E dimmi, leccapiedi, com’è?’-
-‘E’ carina, ma c’è un abisso fra lei e Lei’-
-‘E lo credo bene, scema! Forza, andiamo a fare le presentazioni’-
Alex suonò al citofono.
-‘Si, chi è?’- chiese una voce
-‘Sono io, la sua serva, padrona. Ci siamo sentite al cellulare’-
-‘Ah, si, ricordo. Vieni schiava, entra’-
Alex entrò, il cancello era aperto. Si diresse avanti alla Padrona in direzione della porta della piccola casa ad un piano e quando la raggiunse Vale la fermò.
-‘Ora fermati ed inginocchiati qui’-
Alex eseguì. Vale le pose un piede sul collo. Indossava stivaletti col tacco alto e la pressione del tacco sul collo fece molto male alla serva che però rimase zitta.
-‘Tu non entrare. Ti chiamerò io, quando lo vorrò’-
-‘Ne è sicura, Padrona?’- le chiese premurosamente la schiava.
Vale le premette con più forza il piede sulla nuca ”Zitta, sta arrivando’-
La porta si aprì in quel momento e dall’altra parte dell’uscio apparve una ragazzina scialba ma non brutta, vestita volgarmente e priva di gusto, con scarpe dai tacchi alti alle quali era visibilmente non abituata ed una penosa gonna corta che metteva in evidenza un paio di gambe appariscenti solo per le numerose smagliature.
-‘Ma cosa’?!’- esclamò la ragazza non appena ebbe aperto la porta.
-‘Bentrovata, cara la mia padrona Vale. Sai io chi sono?’- chiese la Padrona.
-‘No! Vai via!’- esclamò la ragazza, comprendendo improvvisamente di essere stata presa nel sacco.
-‘A no, mia cara! Adesso io e te parliamo un po”- rise la Dea. Sollevò la gamba con la quale stava schiacciando la testa della serva e colpì la mano dell’impostora che stava stringendo la maniglia della porta. Quest’ultima indietreggiò e Vale le fu addosso. Entrò in casa della falsa padrona, la schiaffeggiò violentemente scarmigliandole tutti i capelli e gettandola per terra, poi chiuse la porta dietro di se.
-‘Così ti sei spacciata per me, sul mio stesso sito! Sai per questo come ti dovrò punire?’-
-‘No, sei pazza!’-
Vale le calò il tacco dello stivale su una mano e le sollevò la testa per i capelli.
-‘Ripetilo un’altra volta e ti strappo tutti i capelli’-
-‘No, ti prego’-
-‘Baciami gli stivali. Devi chiedermi scusa’-
-‘Questo mai!’-
-‘A no?’-
La Padrona lasciò andare la testa della nemica ed indietreggiò di un passo. L’altra cercò di mettersi in piedi ma la Dea le tirò un calcio in pieno viso e la mandò gambe all’aria.
-‘Mai indossare scarpe col tacco alto se non si è in grado di camminare con esse’- la beffeggiò la Padrona ”Si rischia d’inciampare’-
Si avvicinò alla ragazza e le premette un piede sul braccio.
-‘Basta, così mi fai male!’-
-‘E non è ancora nulla, te lo assicuro’-
Prese la falsa padrona e la trascinò gemente e singhiozzante fin in salotto. Era una stanza piccola ma accogliente.
Vale si sedette su una poltrona e lasciò la ragazza, abbandonandola in lacrime ed in ginocchio ai propri piedi.
-‘Come ti chiami?’-
-‘S”-
Un calcio in faccia. La ragazza urlò.
-‘Come ti chiami ho detto!’-
-‘Sandra’-
Un calcio in un fianco.
-‘Padrona, schiava di merda. Ti devi rivolgere a me chiamandomi col nome che merito’-
-‘S’si, Padrona’-
-‘Ora su la testa’-
Sandra sollevò un poco il capo.
-‘Toglimi gli stivali’-
-‘Si, Padrona’-
Li tolse. Vale mise un piede sotto al naso della falsa padrona.
-‘Allora, come ci si sente ad essere rimessi al proprio posto?’-
Rise e colpì con il tallone il viso della ragazza. Quella urlò e si lasciò cadere seduta sul pavimento.
-‘Vieni subito qui!’- tuonò la Padrona.
Sandra si sollevò e si avvicinò ancora ai piedi della Dea. Vederla muoversi era penoso. Vale la colpì ancora.
-‘B’basta’- supplicò l’inferiore.
Un altro calcio. Poi un altro. Un altro ancora. Sandra pianse. La sua faccia, da rossa, era diventata livida. All’ennesimo colpo di tallone in volto sembrò non essere più in grado di sollevarsi in piedi.
Allora Vale si alzò, la pestò un poco e la superò, andando a raggiungere la finestra del salotto. La aprì e si affacciò.
-‘Schiava!’- chiamò.
-‘Si Padrona’- rispose Alex.
-‘Vieni dentro e raggiungimi in salotto. La nostra amica ha bisogno di te’-
Alex corse in casa.
-‘Padrona! E’ forse successo qualcosa a Lei? La ragazza ha reagito?’-
Vale rise
-‘Guarda con i tuoi occhi, stupida!’-
Alex vide Sandra distesa per terra e ciò la tranquillizzò. La Padrona stava bene.
-‘Sollevala’- ordinò Vale.
Alex prese Sandra da sotto le ascelle e la mantenne in ginocchio con la faccia rivolta verso il divano.
Vale le andò davanti, si sedette comodamente sulla poltrona ed accavallò le belle gambe snelle. Cominciò a schiaffeggiare la ragazza con il piede, a tempestarla di calci nello stomaco ed in faccia. Sandra riprese a piangere, le sanguinava il labbro inferiore ed un occhio era pesto.
-‘Ora verrai con me’- disse la Padrona ”Cambiati, sciacquati la faccia e renditi presentabile. Voglio portarti da una mia amica di nome Silvia’-
Le sollevò il mento con un piedino e la costrinse a guardarla negli occhi.
-‘Credo che la lezione che ti ho dato oggi ti avrà fatto perdere ogni voglia di spacciarti per me e prenderti gioco del mio sito e dei miei numerosi ammiratori, tuttavia non posso rischiare che tu riprenda le tue cattive abitudini, magari anche per vendicarti di quel che ti ho fatto oggi. Così sono costretta ad affidarti ad una mia compagna di giochi. E’ una provetta dominatrice e si è fatta una certa esperienza con la mia Alex. Penso che le farà piacere questo regalo’-
-‘R’regalo?’- balbettò Sandra.
-‘Si. Tu sei il regalo. Sarai la sua schiava personale. E quando lo vorrò, anche la mia’-
Sandra fece per aprire bocca e dire di no. Poi, vedendosi costretta ad obbedire chinò il capo e annuì.
-‘Bene’- disse Vale ”Ora alzati e sbrigati. Prima però voglio che tu mi baci i piedi’- fece un cenno ad Alex e lei di scatto mollò la presa sulla falsa padrona. Sandra precipitò in avanti, sbatté con la faccia per terra.
-‘Avanti, baciami i piedi’-
La ragazza, gemendo di dolore, si trascinò avanti e fece per posare le labbra sulle nobili estremità di Vale ma all’ultimo momento la Dea tolse il piede, lo sollevò e con esso schiacciò la nuca della nuova schiava.
-‘Non ti ritengo degna di un tale onore. Non ancora. Baciare i miei piedi deve essere un merito da conquistare, puttana. E non ti preoccupare. La mia amica Silvia ti farà passare la voglia di avere piedi in bocca, te lo posso assicurare’-
Pochi minuti più tardi Vale ed Alex, quest’ultima trascinava una piagnucolante Sandra, uscirono dalla piccola villa, entrarono nella macchina della Padrona e, chiusa la falsa dominatrice nella bauliera, si allontanarono.

Tom7520@hotmail.com

Di Tom
Tom7520@hotmail.com

Dal diario della schiava Angelica:
‘Valentina è entrata nella mia vita all’improvviso e ne è diventata la Padrona assoluta. L’ ho conosciuta sei mesi fa e da allora non ho fatto altro che sprofondare in un vortice di umiliazioni sempre più degradanti. A quel tempo avevo dei problemi nello studio. A causa di un incidente in automobile ho dovuto perdere due anni alle superiori e mi sono iscritta con tre anni di ritardo all’Università Mi servivano ripetizioni per superare il colloquio d’inglese del primo biennio della mai facoltà ma io non sono mai stata forte nelle lingue straniere. Come ebbe a dire Valentina l’unica lingua che so usare è la mia quando le lecco le scarpe. Fu mia madre a farmela conoscere perché Valentina era la figlia di una sua amica e le aveva proposto di farci incontrare per farmi dare qualche ripetizione in materia.
Valentina è bellissima, più di qualsiasi altra ragazza io abbia mai conosciuta, ha delle gambe stupende e dei piedi magnifici. Oltretutto il suo carisma è in grado di tenermi soggiogata come fossi una bambola. Impiegò pochi minuti per assoggettarmi e da quel momento sono vissuta per lei, benché la prospettiva di adorare come una Dea una ragazza che ha la mia stessa età mi copra di vergogna e mi faccia sentire uno zero totale.
-‘Va bene, mettiamo subito le cose in chiaro’- disse con fare altezzoso non appena mia madre fu uscita dalla stanza ed io e Valentina fummo rimaste sole ”Per imparare l’inglese basta studiare un po’, altro che ripetizioni e ripassino. Per quanto riguarda i tuoi problemi all’Università perciò arrangiati!’-
-‘Ma’e le ripetizioni?’- chiesi ”Perché le dai, allora?’-
Lei appoggiò le gambe sul tavolo e con un colpo del piede fece volare a terra tutti i miei libri e quaderni, poi avvicinò le gambe a me.
-‘Perché mi servono un po’ di soldi. Devo farmi il cellulare nuovo. E ad agosto parto per le vacanze, vado in Sardegna. Le cose stanno così, io passo un paio d’ore la settimana qui a casa tua perché così mi becco i soldi e tua madre si convince che stai studiando. Tu ti metti a studiare da oggi stesso e migliori la tua preparazione. Non me ne frega nulla se hai delle difficoltà ad apprendere i verbi ed i tempi; questi sono solo fatti tuoi. Se dovrai studiare di notte fallo. Basta che tu mi faccia fare una bella figura con tua madre sennò quella mi licenzia e io devo trovarmi un altro lavoro’- lo disse con assoluta naturalezza.
Io rimasi impietrita. Insomma, era lei dalla parte del torto eppure fui io ad arrossire in volto. Una ragazza come me, sia pure molto più bella, era entrata in casa mia, pretendeva di comandare me e di derubare mia madre ed io dovevo solo sostenerla. Stavo per mandarla al diavolo, la sorpresa iniziale era quasi svanita quando
-‘Fa la brava, ora. Se devo stare per due ore a settimana in questa topaia del cazzo fino a giugno e ho bisogno di un piccolo passatempo. Bene, vorrà dire che sarai la mia schiavetta part-time’- e così dicendo sollevò prima l’uno e poi l’altro piede e me li passò davanti al viso. La sua figura fu coperta per un attimo dalle suole delle sue ciabatte, le infradito color panna con le quali era giunta a casa mia.
-‘Io’cosa dovrei essere per te?’- domandai con un filo di voce ”Ti dovrei fare da ‘.’-
-‘Toglimi le ciabatte’-
-‘Eh?’-
-‘Sei sorda o cosa?’- sbuffò Valentina, annoiata ”Levami le ciabattine e posale delicatamente per terra. Anzi, poggiale sui tuoi libri, così almeno comprenderai quanto siano importanti per me i tuoi studi’-
E allora successe. Un attimo d’indecisione, il mio sguardo rapito dal movimento nervoso e felino dei piedi di Valentina, poi le mie mani si mossero da sole. Accarezzarono il dorso dei piedi della mia Principessa, sfilarono con devozione le calzature e appoggiarono queste ultime sui miei libri, quelli che poco prima Valentina aveva rudemente gettato di sotto al tavolo.
-‘OK, ora lecca’- disse (ordino?) e sollevando un piede mi mise l’alluce di fronte alle labbra. Non avevo mai leccato, ma che dico leccato, non avevo mai neppure baciato i piedi di un’altra ragazza. Il solo pensiero m’inorridiva, Tuttavia mi ritrovai a massaggiare prima con le labbra e poi con la lingua quelle deliziose estremità. Pareva che il mio corpo fosse diventato Suo.
Vedevo la scena come dall’alto, fuori dal mio corpo.
Io che mi piegavo viso in avanti e baciavo l’unghia dell’alluce per poi dischiudere dolcemente le labbra ed inghiottire tutte le dita. La mia lingua che prima sfiorava soltanto la pianta del piede iniziò a consumarsi sul tallone ben modellato della Dea, poi sul dorso, insinuandosi negli spazi fra le dita del piede nonché sotto di esse, dove più facilmente si raccoglie sporcizia e sudore.
Di punto in bianco la Principessa mi ordinò ”Sorreggi il mio piede, sennò mi stanco’-
Che stupida, come ho fatto a non pensare alla comodità della mia signora prima di ogni altra cosa? Ho eseguito immediatamente, ma dopo qualche minuto Lei mi ha tolto il suo seducente piede dalla bocca.
-‘Basta, ora l’altro’- ha ordinato.
E stavo per raccogliere l’altra divina estremità fra le mie sozze mani quando Valentina ha cambiato idea ”No, sto scomoda con i piedi per aria. Anche se me li reggi’lasciali sul tavolo e abbassati tu. Anzi, mettiti in ginocchio così non ti fai venire la gobba per lavorare e stai in una posizione più consona ad una schiava quale sei’-
Ho ingoiato l’umiliazione mentre scostavo la sedia e mi mettevo in ginocchio sul freddo pavimento come Lei ha voluto.
Così ho ripreso a leccare. Questa volta la Padrona si è divertita a muovere i piedini sotto la carezza agile della mia lingua. Ciò non mi ha reso più facile il lavoro ma per la mia Sovrana questo atto era dovuto.
Così, per divertimento, mi ha preso il naso fra le dita del piede a cui stavo leccando il tallone e me lo ha torto in modo dolorosissimo. Ho sentito il setto nasale che si piegava e scricchiolava sotto la pressione delle sue deliziose benché temibili estremità. I muscoli della mia faccia erano contratti come mai e avevo le lacrime agli occhi. Valentina ha sorriso, poi ha riso, e questo mi ha fatta sentire una vera cagna. Non avevo il coraggio di ribellarmi ai soprusi di una ragazza che ha la mia stessa età e che sta facendo la prepotente in casa mia.
Ah, se mia madre venisse a sapere’
Siamo rimaste un’altra mezz’ora nella stanza adibita a studio nella quale mi rintano per preparare gli esami universitari. Eravamo sole Per un altro quarto d’ora le ho leccato i piedi, poi le ho fatto da cavallina dietro suo ordine e l’ ho portata in giro a quattro zampe. Lei si è divertita, mi ha spronata con colpi di tallone nei fianchi, mi ha dato la direzione da prendere con vigorose tirate di capelli e poi mi ha guidata per qualche minuto usando i suoi soli piedi, tenendomi naturalmente i capelli fra l’alluce e le altre dita e spingendomi a gattonare più in fretta mediante impetuose botte di tallone sulla nuca.
Da ultimo ha voluto vedere quanto sono stabile come cavalcatura e ha preteso di essere portata in giro non seduta sulla mia schiena ma in piedi sul mio dorso.
-‘Vai, cavallina, trotta!’- l’ ho sentita urlare e ridere di me, mentre in perfetto equilibrio su di una sola gamba mi colpiva sulla testa col tallone dell’altra allo scopo di costringermi ad oscillare di meno e a correre più in fretta.
Purtroppo non è agevole fare le due cose contemporaneamente ed in un paio di casi la Principessa ha rischiato di cadere. Comunque non è mai cascata, anche se per punizione per le mie scarse abilità di cavalcatura sono stata sottoposta ad una seduta (si dirà così, in realtà ero sdraiata) di calpestamento che mi ha lasciata senza fiato tanto è stata violenta. Non solo camminava sulla mia pancia e sul mio viso ma saltava a piedi uniti sulla mia povera cassa toracica, spezzandomi il fiato e facendomi piegare in due dal dolore in più di un’occasione.
Era infine trascorsa l’ora di ripetizione.
-‘Va bene, per oggi è tutto. Hai appreso bene i concetti grammaticali?’- mi ha sfottuta la Principessa.
-‘Si’-
-‘Si dice si, Padrona’-
-‘Si, Padrona’- ho farfugliato mentre Valentina scendeva dal mio corpo e si andava a sedere sul tavolo. I suoi piedi erano ora sospesi a qualche centimetro dal pavimento e Lei li dondolava in modo sensuale e malizioso.
-‘Sai che ti dico? Ho già un animaletto a casa che mi riempie la testa coi suoi si-padrona, si-padrona’Tu dovrai dire si, Principessa’-
-‘S’.si, Principessa’-
-‘Bene, Ora termina di svolgere il tuo lavoro. Vieni qui e calzami le ciabatte. Tralascerò sul fatto che dopo essere scesa dal tuo cadavere ed essere salita sul tavolo ho posato le mie principesche estremità su questo lurido pavimento. Dovrei farmi leccare i piedi da capo ma credo che tua madre s’insospettirebbe se fra qualche minuto non ci vedesse uscire da questa stanza. Perciò o invitiamo anche lei a pulirmi i piedini come sarebbe giusto oppure lasciamo perdere’-
L’idea di vedere la mia mamma sottomessa ai piedi di Valentina mi colpì come un pugno alla bocca dello stomaco, e tuttavia fui stranamente attirata da quell’idea. La Principessa non aveva rispetto davvero per nessuno, tanto meno per una donna che poteva essere sua madre e alla quale aveva promesso di dar ripetizioni alla figlia mentre la stava solo derubando. Strisciai comunque verso di Lei e verso il tavolo.
-‘Mmmm’.non mi sembri davvero in condizioni di leccarmi i piedi.Calzami le ciabatte. Prima però lecca il plantare. E’ sudato e c’è della polvere sul bordo. Sai, ti tengono il piede fresco ma come si sporcano’Per questa incombenza hai tempo’-
Tirai fuori la lingua e leccai. Leccai le sue ciabatte, non le importava quanto fossero sporche. Mentre la mia lingua raccoglieva le polvere e raschiava via il sudore accumulatosi nelle fessure del plantare, Valentina mi posò un piede sulla nuca e premette con vigore fino a schiacciarmi la faccia sulle calzature.
-‘Su, su, veloce! E con impegno! Schiava, con impegno! Olio di lingua!’- mi scherniva. D’altro canto me lo meritavo. In un’ora sola come mi aveva ridotta! Ero un giocattolo nelle sue mani, anzi sotto i suoi piedi. E sembrava che Lei provasse un piacere sadico e cattivo nel dominarmi. Più mi vedeva in difficoltà più affondava i colpi’Dopo qualche minuto mi ha fatto smettere e si è fatta rimettere le ciabatte, che naturalmente le ho calzato ai piedi impiegando la mia bocca e basta.
E’ scesa dal tavolo con un salto stando ben attenta, come ulteriore angheria ed umiliazione, a calpestare entrambe le mie mani sotto ai talloni.
-‘Baciami i piedi’- ha ordinato, mentre i suoi piedi ruotavano sulle mie falangi. Le mie mani erano come cicche di sigarette da spengere.
-‘Si Principessa’- ho mormorato io. Lei si è messa a ridere ed è scesa infine anche dalle mie mani.
Giusto il tempo di raggiungere la porta si è voltata un’ultima volta e mi ha detto ”Bada bene di non prendere altri brutti voti come i tuoi di sempre sennò tua madre mi licenzia e tu non vorrai perdere la tua Principessa, non è vero?’-
Se ne andò senza attendere risposta. Aveva ragione.

Mi sono messa a studiare sodo. Di giorno e di notte, se necessario. Ho rinunciato a svaghi ed uscite con gli amici nel sabato pomeriggio e alla domenica. I miei voti universitari si sono alzati di media ma Valentina non è stata contenta e mi ha obbligata a chiedere a mia madre di aumentare le ore settimanali di ripetizione da due a sei. Ogni giorno la Principessa viene a casa mia, raccatta i soldi per un lavoro che non svolge e spadroneggia come se fosse una vera Sovrana. Mia madre non ne sa nulla, ovviamente e pensa che il mio improvviso recupero scolastico sia dovuto alla nuova insegnante così è sempre gentile e disponibile con Valentina tanto che a volte ho l’impressione che anche lei sia divenuta schiava della Principessa.
Giorno dopo giorno Valentina mi umilia sempre più con sistematica precisione, portando sempre più in basso la mia già ora scarsa autostima. Dopo due sole settimane di ripetizione (leggi ‘addestramento alla schiavitù’) ha preteso che imparassi a bere la sua orina, cosa che devo dire adesso faccio senza problemi. Mi frusta e mi calpesta spesso con i tacchi altissimi ed appuntiti, lasciandomi segni ed escoriazioni sulla pelle. Ogni volta devo inventare una scusa per nascondere le piaghe a mia madre. Adesso mi ha insegnato anche a leccarle le suole delle scarpe. Le suole delle scarpe, capisci diario? E guai a me se rifiuto perché sul tacco vedo del fango o peggio ancora.
Me la fa pagare in modi che preferisco non raccontare neppure a me stessa.
Oggi mi ha ordinato di chiedere a mia madre di aumentare le ore di ripetizione da sei a dieci, ma in questo modo io ho sempre meno tempo per studiare (visto che Lei viene solo ed esclusivamente per dominarmi ed umiliarmi). Tuttavia non posso più fare a meno delle sue punizioni e delle torture, dei suoi bellissimi piedi e delle sue risatine di scherno, così studio fino a notte fonda perché se dovessi sbagliare un altro esame ho paura che non la rivedrei mai più e questo non posso permettere che accada.
Ai piedi della Principessa Valentina sono una nullità, ma se Lei non c’è io non esisto’.

di Tom
Tom7520@hotmail.com

Dal diario della sig.ra Nadia Moretti.
”e così ci siamo, la Regina mi ha accolta come sua nuova schiava, assieme a mia figlia Angelica. Tutto è cominciato, credo, durante le prime lezioni di recupero che Valentina, la Regina di cui sopra, ha tenuto ad Angelica. Credo che, conoscendo la Padrona, due o tre lezioni siano state sufficienti per sottomettere mia figlia. Io m’accorsi che c’era qualcosa che non andava dopo un paio di settimane. Angelica, dopo le ripetizioni tenute dalla Regina usciva dal suo studio stanca, troppo stanca per qualcuno che ha solo ripassato un testo d’inglese, sia pur complicato. E talvolta l’ ho vista seguire una sorridente Valentina con incedere zoppicante e con lo sguardo stranamente basso e sconsolato. Altre volte ho udito strani suoni provenire dallo studio. Ve ne era abbastanza da rendermi più che curiosa.Ero semplicemente in apprensione per Angelica. Così una volta mi sono accostata alla porta dello studio per sbirciare. L’uscio, singolarmente, non era chiuso come è di solito, bensì solo accostato e ciò mi parve subito molto strano perché Angelica è solita chiudersi a chiave nella stanza. Tuttavia non ho sbirciato dall’inizio. Ho accostato semplicemente l’orecchio alla porta ed ho ascoltato in silenzio. Subito da dentro sento due voci
-‘Cagna, galoppa, galoppa!’- era quella di Valentina.
-‘Si, Principessa’- era quella, ansimante e impaurita, di mia figlia.
A quel punto non ho più resisto. Mi sono sporta oltre ed ho sbirciato dall’apertura dell’uscio socchiuso. Ciò che vidi, oltre a folgorarmi, rappresentò la conferma dei miei peggiori sospetti.
La nostra bella insegnate di recupero, Valentina, era a cavallo di mia figlia; la montava proprio come si monta un asino o una bestia da soma e teneva entrambi i piedi sollevati dal pavimento, così da gravare interamente su Angelica. Vidi che teneva un frustino da fantino in mano ed ogni tanto un colpo sferzava le gambe ed il sedere di mia figlia.
Ed Angelica!
Non provava minimamente a ribellarsi, anzi!
Obbediva ad ogni comando della sua amazzone come se fosse stata addestrata. E quando Valentina le tirava i lunghi e curati capelli (Angelica ha sempre tenuto molto ai suoi capelli’) a destra, lei girava a destra, se a sinistra girava a sinistra.
Rimasi inorridita ancor di più quando, dopo aver fatto voltare verso la porta la mia bambina, Valentina sollevò la testa ed il suo sguardo incrociò il mio.
Angelica teneva la testa bassa, come un cane che sa d’aver commesso qualcosa che non va e china il muso con espressione mogia.
Invece Lei mi vide. Lo capii da come cambiò il suo sorriso.
Da un’espressione semplicemente divertita tipica di una bambina che sta giocando a punzecchiare il suo animaletto assunse un sorrisetto compiaciuto e maligno. Mi lanciò un’occhiata di sfida come a dire ”Beh? E tu cosa vuoi? Lo vedi? Con questa scema ci faccio quello che più mi va’-
E tanto per sottolineare il disprezzo che nutriva per mia figlia ed il fatto di non avere assolutamente paura di me con una sorprendente agilità pose entrambe le gambe sulle testa di mia figlia e le raccolse piegando le ginocchia in modo da poter appoggiare i piedi sulla sua schiena. E poi da seduta che era si mise in posizione eretta.
Il tutto mentre Angelica continuava a camminare a quattro zampe come una bestia da soma. Non posso pensare a cosa deve aver provato mia figlia in quel momento. Valentina non era scalza. Indossava un paio di sabot bianchi col tacco e la pressione deve averle fatto molto male!
Tuttavia, sia pur emettendo un gemito roco, Angelica ha continuato caparbiamente la sua ‘galoppata’. Io ho cominciato immediatamente a sudare, tremavo, mi girava la testa. Non so che cosa Valentina abbia costretta a fare la mia bambina nei giorni precedenti, so soltanto che dopo quella visione mi sono ritirata ed ho fatto in modo di non vedere più Valentina fino ad oggi pomeriggio. Oggi l’ ho affrontata.
Perché non potevo più farne a meno, credo di poter concludere. Angelica è diventata scostante, ma è con me che si comporta stranamente. Mi evita, non mi risponde, sembra che mi odi. Più di una volta, dopo aver scoperto la vera natura di Valentina, ho chiesto ad Angelica se non preferisse interrompere le ripetizioni e lei si è messa ad urlare che no, ne ha bisogno ed anzi, mi ha detto che le ore di ripetizione sarebbero dovute aumentare da sei a dieci, a costo di pagare Valentina con la sua paghetta.
Dove la sta portando quella strega, mi sono domandata. Così non si può più andare avanti, ho pensato, e mi sono alfine decisa ad incontrarla.
E’ accaduto oggi pomeriggio, subito dopo la ‘lezione’ che Valentina ha tenuto a mia figlia. Immagino che l’abbia calpestata come un tappeto.
L’ ho capito da una frase che ha detto a me subito dopo avermi ridotta a più miti consigli.
E’ andata così.
Dopo essere uscita dallo studio di Angelica l’ ho aspettata davanti alla porta di casa
-‘Oh, buongiorno, signora’- mi ha salutata Lei con fare altezzoso ”E’ da un po’ che non ci si vede. Angelica procede bene, sa?’-
Lì non ci ho visto più. Procede bene? Ma alle lezioni d’inglese o di equitazione?
Le sono andata incontro con un volto che denunciava anche troppo bene le mie intenzioni, purtroppo, perché Valentina se ne è accorta, ha fatto un passo indietro e si è allontanata appena in tempo. Un attimo prima che le saltassi addosso.
L’avrei presa sicuramente a schiaffi.
-‘Che cosa vuole fare?’- mi ha chiesto.
-‘Cosa? Cos’ hai fatto tu ad Angelica! Credi che non ti abbia vista?’-
Valentina è scoppiata a ridere. ”Certo che sono a conoscenza della spiata dell’altro giorno. Chi crede che abbia lasciato la porta dello studio mezza aperta? E’ che’sa come si dice”tale madre, tale figlia”E se Angelica è una tale leccapiedi”-
Di nuovo le sono saltata addosso con l’intenzione di farle del male, ma questa volta Valentina s’era annoiata di evitarmi così mi ha lanciato un calcio nello stomaco con incredibile destrezza. Mi ha spezzato il fiato e sono caduta in ginocchio. Subito Lei ne ha approfittato; ha estratto il frustino dal cappotto e mi ha colpita in faccia, poi di nuovo un calcio, uno schiaffo ed un altro calcio, quest’ultimo all’indietro col tacco della scarpa in pieno viso. Sono caduta sul pavimento frastornata.
-‘Allora, vecchia capra, ne vuoi ancora, per caso?’- mi ha chiesto prima di salirmi sulle mani con i piedi. Ho emesso un gemito di dolore ma non ho urlato, neppure quando ho sentito i tacchi delle sue scarpe penetrarmi fra le falangi. Ho ignorato le ossa delle nocche che scricchiolavano. Valentina si è messa prima in punta di piedi e poi ha concentrato il suo peso solo sui tacchi, per farmi più male possibile. Sul mio collo sono dapprima piovute frustate, poi la sua mano mi ha afferrata per i capelli, schiacciandomi la faccia sul pavimento.
-‘Non ho rispetto per le stronze come te. Me ne sbatto se sei più anziana di me e se dovrei darti del lei o del voi. E men che meno se dovrei portarti rispetto. Anzi, da questo momento sarai tu a darmi del Lei. Mi dovrai chiamare Regina, capito?’-
-‘No! Mai! Ma chi ti credi di essere?’-
Un’altra frustata.
Valentina rise ”Allora fai la dura, eh? Ma lo sai che io posso far si che tua figlia ti ripudi come madre? Eh? Lo sai?’-
Un brivido lungo la schiena mi fece diventare il sangue di ghiaccio. Non stava scherzando e di sicuro non avrebbe avuto rimorsi a mettere in atto le sue minacce. Mia figlia era davvero in suo completo potere. E la stava usando come arma contro di me.
-‘Ormai quella povera sottosviluppata di tua figlia ha bisogno di me, non può fare a meno di sentirsi umiliata e dominata da me. Se tu mi mandi via io faccio in modo che Angelica scappi da questa casa’-
-‘Angelica non lo farebbe mai!’-
-‘Dici? Povera vecchia mummia! Allora non li leggi i giornali. Il modo è pieno di ragazze e ragazzi che fanno impazzire i genitori. Che scappano di casa e si vanno a schiantare contro un albero in automobile. Qualcuno i genitori li fa pure secchi’-
Rimasi muta. E se avesse avuto ragione Lei? No, era molto probabile che avesse ragione Lei. Dentro di me lo sentivo.
-‘Ora leccami i piedi’- mi ordinò, senza concedermi il tempo di riflettere.
-‘Cosa?’-
-‘Preferisci questo o veder scappare tua figlia?’-
-‘Ma io”-
-‘Lecca, bastarda!’- urlò Valentina ancora con i piedi sulle mie mani.
Con forza mi costrinse la bocca sulle sue scarpe.Erano scarpe col tacco, come ho già detto, ma lasciavano scoperte le dita del piede. Iniziai da lì, dalle dita.
Valentina non portava calze e potei infilare la lingua fra le dita, sotto di esse, leccai le unghie, che non erano smaltate, e poi presi a lucidare le scarpe.
Allora Lei mi lasciò la testa, si sollevò eretta e mi dominò dall’alto. Chissà che senso di piacere le avrà dato il vedermi inerme ai suoi piedi mentre come una schiava d’altri tempi le pulivo le scarpe con la lingua. Di certo una sensazione ben diversa da quella che ho provato io. Umiliata, sottomessa. Come mia figlia. Come lei ero caduta nella trappola di Valentina.
Dopo qualche minuto la Regina si è stancata di quel servigio, è scesa dalle mie mani (ho ancora i segni impressi nella pelle dai suoi tacchi altissimi ed appuntiti) e si è accomodata sul divano in salotto.
Il mio divano.
-‘Vieni qui, finisci il lavoro’-
Ho camminato come una cagna fino ai piedi della Regina, di una ragazzina che in fondo potrebbe essere mia figlia e le ho di nuovo leccate le scarpe. Mi ha costretta a leccare anche le suole ed io ho dovuto ingoiare polvere, sabbia e fango secco.
-‘Toglimele e leccami i piedi’-
-‘Si’-
-‘Si, cosa?’-
-‘Si, Valentina’-
Il calcio non l’ ho neppure visto.
-‘Si, cosa?’-
-‘S’si, mia Regina’-
-‘Bene’-
Le ho tolte le scarpe e ho leccato i suoi piedi. Sono belli i piedi della mia Regina, su questo non c’è alcun dubbio. Molto più belli di quelli di tante ragazze, aspiranti showgirl che si vedono in televisione. Sono eleganti e ben proporzionati. Devo dire che era cominciata come un’esperienza del tutto negativa ma sbaciucchiare e poi leccare i piedi di quella ragazza non è stato solo un lavoro umiliante. Così, dopo qualche minuto, è stata Lei a fermarmi, altrimenti io sarei andata avanti per ore. Ero, mi vergogno un po’ a confessarlo persino a me perché potrebbe sembrare allucinante, una sensazione eccitante. Era bello leccarle i piedi. Credo sia stato allora che sono diventata sua schiava.
Quando mi ha fermata (non usa cortesie la mia Regina, per farmi smettere mi ha dato un calcio in bocca) ho sollevato lo sguardo verso di Lei. Era lì, seduta comodamente sul divano di casa mia, mi guardava e sorrideva divertita come si guarda lo scemo del villaggio che ha fatto una cosa stupida e ridicola. Eppure a me non dispiaceva. Ero umiliata ma’in un certo senso’contenta. Non ne capisco il perché. Che sia la stessa sensazione che prova Angelica quando la porta a cavalluccio? Non lo so e forse non lo saprò mai.
-‘Bene, per me è ora di andare, sennò faccio tardi a cena. Torno domani, devo dare un’altra lezione a quella ritardata di tua figlia sull’ausiliare ‘will’, me se vuoi arrivo una mezz’ora prima e ne tengo una anche a te’-
-‘Pe’per favore, mia Regina’- balbettai mentre Lei si avviava alla porta.
-‘Che c’è, scema? Non farmi perdere tempo’-
-‘No, è che’potrei chiederle di non fare dell’altro male ad Angelica?’-
Valentina, pardon, la mia Regina si mise a ridere.
-‘Con quella lì faccio quello che mi pare, le condizioni non le detti tu. Non le hai mai dettate con me, neppure quando non eri ancora la mia leccapiedi. E comunque se non è diventata una sogliola sotto alle mie suole questa sera non credo di poterle fare del male in futuro’-
Capii che mia figlia era stata appena sottoposta ad una sessione di calpestamento e a giudicare dalla determinazione e dalla spregiudicata cattiveria della Regina quest’ultima non doveva di certo essersi trattenuta.
Annuii. Ormai mia figlia mi apparteneva solo marginalmente. Nel corpo forse, ma nello spirito ormai era lontana da me. La Regina uscì.
Peggio: io non mi appartenevo più. Nulla di ciò che era mio mi apparteneva più.
Era tutto della Regina.
E ora sono qui a scrivere. Come finirà, caro diario? Davvero non oso immaginarlo’

di Tom
Tom7520@hotmail.com

Il fattaccio avvenne una sera, sul tardi. La Padrona aveva dato ripetizioni ad Angelica fino alle cinque del pomeriggio. Quella, per ben due ore, si era concentrata nella spiegazione dei concetti di past perfect e simple past (leggi, calpestamento e cavalcatura) alla schiava e dopo, per rilassarsi da tanto impegno intellettuale, si era andata a svagare con la madre giù da basso, all’insaputa di Angelica che era rimasta a studiare. La madre era stata legata ai polsi, le era stato messo un morso in bocca e poi era stata montata dalla Padrona. Dopo aver cavalcato la figlia a quattro zampe per tutto il pomeriggio Vale si era stancata e per riprendersi aveva deciso di cavalcare anche la vecchia però a due gambe, seduta sul suo collo. Il divertimento era durato abbastanza ma, vuoi perché Angelica era stanca di studiare dopo una estenuante sessione di equitazione, vuoi perché la madre emetteva degli urletti ogni volta che la divina la spronava ad andare più veloce trafiggendole i fianchi con i tacchi appuntiti degli stivali, fatto sta che all’improvviso nella stanza in cui la donna stava facendosi cavalcare dalla Padrona fece la sua comparsa la figlia. Per Angelica fu un colpo durissimo. Non solo lei, anche la madre era divenuta schiava della sua aguzzina. Immediatamente la ragazza sentì le proprie gambe farsi molli, cadde in ginocchio sul pavimento e scoppiò a piangere. La madre, vedendosi scoperta e assistendo impotente alla disperazione della figlia si fermò privando la Padrona del suo trastullo preferito. E come era prevedibile Vale andò su tutte le furie. Distese le sue lunghe gambe per poi piegarle di colpo ed infliggere due calci col tallone nella bocca dello stomaco della donna che la stava docilmente trasportando. Quella si piegò in due dal dolore e Vale ne approfittò per scendere a terra con la massima tranquillità.
-‘Oh, che strazio!’- esclamò ”Ora la famigliola è al completo, finalmente!’-
-‘Mamma. Mamma, anche tu! Oh, perché”- pianse la ragazza.
-‘Angelica’io’mi vergogno tanto’.’- gemette la donna non ancora ripresasi dal calcio nella pancia.
A quel punto la Padrona sbuffò. La scena strappalacrime era davvero noiosa per lei.
Si avvicinò ad Angelica, la prese per i capelli e sollevò un piede.
-‘Lecca un po’ qui, vai, che mi sembra ci sia una macchia di fango’-
Angelica aveva gli occhi pieni di lacrime, non obbedì. Probabilmente non udì neppure le parole della Padrona. Vale la condusse con la faccia sulle sue calzature ed Angelica, quasi come per istinto condizionato, tirò fuori la lingua e leccò tutta la tomaia.
La madre vide quella scena ed il suo volto assunse un’espressione sconvolta.
-‘Oh’Angelica’piccola mia!’- disse, strisciando verso la figlia.
-‘Ora basta! Avete stancato voi due!’- urlò la Padrona ”E piccola di qua, e povera mamma di là’e basta con questa lagna! E’ presente un ospite, un po’ di contegno, che diamine!’-
In quel momento alla Padrona balenò un’idea nella mente. Tolse il cellulare di tasca e compose un numero.
-‘Rendiamo la cosa un poco più interessante’pronto? Francesca, ciao, sono io. Senti, sai dov’è piazza Dalmazia? Bene, fatti una corsa. Ti aspetto al numero 13 e chiama Marta. Si, è una sorpresa, a dopo!’-
Chiuse la comunicazione e rivolse un’occhiata sadica alle due persone in lacrime ai suoi piedi. Una stava ancora leccandole gli stivali, l’altra era come impazzita dal dolore e dalla vergogna.
-‘Bene, fra un po’ avrete un bel da fare, così troverete meno tempo per frignare. Ora però devo trovare un passatempo intanto che aspetto le mie amiche’.Vediamo’. oh, si’- allontanò Angelica mollandole i capelli e togliendole gli stivali dalle labbra. ”Basta leccare, tu! E ora seguitemi tutt’e due in camera da letto’-
Si avviò verso la camera da letto della madre. Quando vi giunse si gettò sul comodo letto matrimoniale che era della signora Moretti.
-‘Tu, sottosviluppata, toglimi gli stivali e tu, mummia, va a preparare dei drink, che le mie amiche abitano qui vicino e arriveranno fra pochi minuti’-
Angelica e sua madre si asciugarono alla meglio gli occhi dalle lacrime e cercarono di accontentare la Padroncina, che quella sera prometteva di essere più cattiva del solito. Quando Nadia tornò in camera Vale era sdraiata a pancia sotto sul letto ed Angelica le stava baciando i piedi. La Padrona non la degnava di uno sguardo, neppure la considerava, ed aveva la testa affondata nei morbidi cuscini. Teneva persino gli occhi chiusi, tanta era la certezza che nessuna delle due schiave si sarebbe ribellata al suo potere.
Di tanto in tanto dava un calcetto in viso ad Angelica, forzandola ad occuparsi del piede destro o del sinistro alternativamente.
-‘OK, basta baciare. Ora lecca’- ordinò.
Immediatamente Angelica estrasse la lingua e con lente, affettuose, lappate ripulì del sudore accumulatosi durante il pomeriggio i candidi piedini della Dea.
Anche la madre si unì al lavoro. Si accostò alla figlia e lasciandole il piede destro di Vale si concentrò sulla pulizia del sinistro.
-‘Ah, tale madre tale figlia, proprio come avevo sempre pensato’- disse la Sovrana.
Si voltò sul letto a schiena in giù, per meglio vedere i volti delle sue schiave, poi prese i nasi delle due fra le dita dei piedi e stritolò con forza i loro setti nasali. Quello era un gioco che la Padrona aveva già sperimentato più volte con Alex e con Angelica, invece per la madre era la prima volta. Infatti Nadia resse giusto qualche minuto, poi indietreggiò e si sottrasse alla morsa.
-‘Brutta cagna! Ora ti faccio vedere io!’- esclamò Vale. In quel momento il campanello suonò.
-‘Bene, non credere di esserti salvata, mummia. Tu, scema, va ad aprire alle mie amiche. Vacci a quattro zampe, sulla porta bacia le loro scarpe e poi conducile da me’-
-‘Si, Principessa’- obbedì Angelica. Uscì dalla camera e corse alla porta. Aprì, sempre stando sulle quattro zampe e fece entrare due ragazze, anche loro dell’età sua e della Padrona. Baciò loro le scarpe. Anzi, ad una di loro baciò la punta dei piedi perché indossava delle scarpe aperte davanti che lasciavano scoperte le dita. Sollevò lo sguardo solo per vederle di sfuggita in volto. Una era biondissima e dalla carnagione chiara, gli occhi azzurri. L’altra portava i capelli a caschetto ed aveva gli occhi nocciola. Quest’ultima aveva le scarpe aperte in punta. Immediatamente la bionda, fra il riso e la sorpresa parlò ”Hai visto? Vale ha colpito ancora. Chi è questa qui?’-
-‘Mah! E chi l’ ha mai vista?’- rispose l’altra ”Ehi, tu! Come ti chiami?’-
-‘Io’Angelica’-
-‘Schiava Angelica. Hummm’ non suona bene. Bisognerà trovartene un altro’- disse la ragazza con gli occhi nocciola. ”Leccapiedi, magari. Ti starebbe bene leccapiedi. Li sai leccare, no?’-
-‘S’si’- confessò Angelica, ma qui si fermò perché se Vale andava chiamata Principessa le sue amiche erano a loro volta da considerarsi tali? Optò intelligentemente per una qualifica di comodo ”Si, padrona’.-
-‘Perché non cagna?’- intervenne la bionda Marta ”E’ più corto e diretto’- Le due ragazze risero. Angelica si sentì umiliata come non mai. Addirittura da delle estranee. La sua Principessa aveva chiamato due perfette sconosciute e ora quelle dominavano in casa sua come se quella fosse una cosa normalissima per loro.
-‘La Principessa Valentina mi ha ordinato di condurvi da Lei’- mormorò la schiava.
-‘Condurci? Ma come parla questa qui? E’ più ridicola dell’altra, quella scema di Alex’- disse ilare Francesca.
Marta si mise a ridere ”Vuoi condurci? Conducici, conducici, però alle nostre condizioni. Sai, la casa è nuova e non ci vorremmo perdere’- senza aggiungere altro Marta salì in groppa alla schiava. Francesca rise e fece altrettanto. Su Angelica ora gravavano due padroncine sadiche e bellissime.
-‘Corri, cavallina, vai!’- esclamò Marta.
-‘Non si era detto di chiamarla cagna?’- chiese Francesca e tutte e due scoppiarono a ridere nuovamente. Giunti tutte e tre di nuovo in camera da letto la scena che si presentò loro fu questa: Vale era sdraiata sul letto a pancia in giù e se ne stava senza gonna e slip, intanto la signora Moretti le leccava con trasporto le natiche.
La vista della donna adulta sorprese un po’ le amiche di Vale. Non avevano mai dominata una persona così anziana.
-‘Ciao, Vale. E quella?’- chiese Francesca scendendo dalla groppa di Angelica ed andando a calpestare ‘inavvertitamente’ entrambe le mani della cavalcatura con i suoi affilatissimi tacchi alti.
-‘Ah, ciao ragazze. Vi presento Angelica, la sottosviluppata, e sua madre, la mummia da lecco. La sottosviluppata ha la nostra età ma a scuola l’ hanno schiantata già tre volte ed è appena al secondo anno di Università, come noi. Invece la vecchia l’ ho reclutata nel mio harem di leccapiedi perché mi aveva scoperta mentre facevo un po’ di trotto con la ritardata. Mi ha chiesto spiegazioni ed io le ho risposto, vero vecchia scoreggia?’- chiese Vale stuzzicando la donna avvilita con la punta di un piedino.
-‘Si, mia Regina’- rispose la signora Moretti.
-‘Regina?’- chiese Marta.
-‘Si, alla sottosviluppata ho dato l’ordine di chiamarmi Principessa e alla mummia ho ordinato di darmi della Regina. Mi sembra giusto, non trovate? Ma ora finiamola con le cerimonie. La sera è lunga ed io ho voglia di divertirmi. Tu, smettila di leccarmi il culo’- disse la Padrona, mettendosi a sedere sul letto e togliendosi anche il maglione.
-‘Avanti ragazze, rifatevi con quella che volete delle due e buon divertimento’-
-‘A si? Allora io apro con la sottosviluppata’- disse Francesca ”Vieni qui, bastarda, non ho pietà per chi boccia a scuola. Inginocchiati e leccami le scarpe!’-
Marta si tolse gli slip e la gonna, proprio come Vale ma tenne le scarpe calzate ai piedi. Prese Angelica per i capelli e mentre quella leccava le scarpe a Francesca lei la legò con i polsi dietro la schiena. Vale nel frattempo si stava facendo leccare il sesso dalla madre e si era adagiata comodamente sul letto.
Dopo essere stata legata Angelica fu frustata sulla schiena e sul culo. Francesca si stufò ben presto di farsi leccare le scarpe, fece scendere i pantaloni di jeans e le mutandine e mise il bel sedere rotondo davanti agli occhi increduli della schiava più giovane.
-‘Lecca’- ordinò, mentre Marta proseguiva la sua sessione di fustigazione.
Angelica le leccò il culo come la madre aveva fatto con Vale poco prima. Francesca si eccitò e dopo qualche minuto tolse il generoso oggetto di adorazione dalle labbra di Angelica per sostituirlo subito dopo col suo inguine gocciolante.
-‘Bada che non mi sbrodoli sulle cosce, sottosviluppata, pulisci bene e fammi godere’-
Senza accorgersene Angelica ricominciò a piangere, ma trattenne i singulti per non infastidire le sue Dee.
Marta intanto aveva posato il frustino, si era tolta le scarpe ed anche il maglione.
La Padrona trovò il piacere nella bocca di Nadia, fu un lungo orgasmo meraviglioso. La donna lo ricevette tutto in bocca e lo deglutì, poi dovette ripulire la morbida pelle della sua Regina.
Anche Francesca venne e Angelica riuscì a stento a contenere il suo piacere perché le lacrime la stavano accecando. Per pulirsi meglio la ragazza dai capelli a caschetto afferrò la criniera della schiava e con essa s’asciugò il sesso. Infine, con un ultimo gesto di stizza le spinse via la faccia distrutta con un colpetto del sedere.
Angelica crollò a terra, giusto per essere raccolta da Marta, che la riprese per i capelli e la portò con la faccia all’altezza del suo sesso.
-‘Ah, bene, fra te e quella rugosa di tua madre avete fatto godere tutte e due le mie compagne. Manco solo io. Ora ti faccio vedere. Lecca, puttanella, vediamo se farai tanto la difficile con padrona Marta’-
Angelica non capiva più nulla. Leccava automaticamente, come un automa ma la sua lingua pareva essere, giudicando dai mugolii di Marta, ancora in grado di donare piacere.
-‘E tu vieni qui, vecchia cagna’- disse Vale, che dopo l’orgasmo si era lasciata andare sul letto per riposare. ”Leccami il culo. Ti piaceva prima, no? Allora continua’No, ma che fai, sei troppo lenta. Aspetta. Ehi, Francesca ti andrebbe di aiutare la vecchia? Prendi il mio frustino’-
Francesca non se lo fece ripetere due volte. Afferrò il frustino e iniziò a colpire ripetutamente e con astio la schiena scoperta di Nadia.
Dopo qualche minuto anche Marta venne trionfalmente nella bocca di Angelica.
-‘Lecca, leccaaaa! Non perderne neppure una goccia, bestia! Non lo sai che ogni goccia del mio succo aiuta ad applicarsi negli studi?’-
Angelica sentì le forze venirgli meno, stava per svenire, ma Marta non la mollò. Alla fine, quando la bionda padroncina si decise a toglierle le mani dai capelli ed a lasciarla andare la schiava precipitò sul pavimento come una bambola di pezza.
-‘Oé! Non sarà mica morta, nevvero?!’- esclamò senza eccessivo coinvolgimento la padroncina. Avvicinò alla ragazza la gamba destra e le toccò la gola con la punta del piede. Sotto il suo alluce avvertì il lento e ritmico movimento di un respiro affannato.
-‘Vale, mi dispiace. Una s’è rotta. Questa non ce la fa più, è K.O. fino a domani’- disse Marta con aria seccata.
-‘Mica sono tutte come Alex!’- rispose la Padrona ”Con queste due non ho avuto molto tempo per l’addestramento. Ho dovuto condensare il training di base ma alle volte, come vedete, si inceppano senza motivo’-
-‘Però la vecchiaccia resiste’- disse Francesca, che ancora stava assestando violenti colpi di frustino sulla schiena della disgraziata. Nadia aveva tutta la pelle solcata da strie rosse, le stesse che Marta aveva lasciate sulla schiena e sul sedere di Angelica.
-‘Ancora per poco’- disse Vale. Si voltò, indietreggiò di un passo e si sedette sul bordo del letto. Con ammirevole maestria sollevò entrambe le gambe e colpì con la punta dei piedi la gola della donna. Gli alluci affondarono completamente nell’elastica pelle della trachea fino alla base dell’unghia. Nadia emise un unico, breve gemito strozzato e poi cadde all’indietro, boccheggiante.
-‘Ecco, hai rotta anche questa!’- esclamò Marta.
-‘Perché l’ hai fatto? Potevamo divertirci ancora un po’ tutte e tre con la vecchia!’- disse Francesca.
-‘No’- disse Vale ”E’ tardi. Devo andare’-
-‘Potevi almeno aspettare che la nonna ci rimettesse gli slip, le scarpe e le gonne. Ora ci toccherà farlo da sole’- disse Marta, annoiata da quell’incombenza ”A me piace farmi vestire da una serva’-
-‘Su, non fate le bambine’- disse la Padrona ”E poi ridotta com’era ci avrebbe impiegato troppo tempo’-
Si rivestì, lei come Marta e Francesca, e poi prese il frustino.
Le due schiave erano ancora sul pavimento. Si avvicinò alla donna e le salì sulla testa con i piedi, già calzati negli eleganti stivali dal tacco alto. La serva non reagì.
-‘Bene, questa non tornerà nel mondo di noi vivi almeno fino a domani,’-
Francesca salì allora sulla testa di Angelica come aveva visto fare a Vale e neppure la giovane schiava reagì Dalla sua bocca sfuggì solo un roco respiro.
-‘Anche questa’- disse. Ma quando fece per scendere perse l’equilibrio e per non cadere applicò tutto il suo peso sui talloni e quindi sui tacchi. Il piede destro scivolò e la punta del tacco ferì la guancia di Angelica. Fu una ferita profonda, sanguinava abbondantemente.
Ripresasi dal piccolo spavento e scesa sul pavimento Francesca s’incazzò con Angelica.
-‘Svenuta ma pur sempre pericolosa, ‘sta mongoloide. Manca poco mi fa cascare. Non è capace neppure di star immobile mentre dorme!’- bofonchiò e così dicendo assestò un calcio nella testa della ragazza ferita e svenuta.
Vale e Marta risero della buffa scena e tutte e tre si avviarono verso le rispettive abitazioni.

PadronVale e l’altra padrona di Alex
di Tom
tom7520@hotmail.com

Un giorno come tanti a casa della Padrona.
Vale stava leggendo la sua posta elettronica sua e quella di Alex mentre la serva, accucciata sotto la scrivania, le leccava i piedi tenendole le mani sotto le piante.
-‘Nella mia casella solo implorazioni di poveri imbecilli che vorrebbero leccarmi i piedi’- sbuffò Vale ”Mai nulla d’interessante. Ormai tutta questa sottomissione da parte della solita gente mi annoia’- sollevò un piede e lo depose sulla testa dell’accovacciata Alex.
-‘E tu cosa dici? Non sei neanche un minimo gelosa della tua Sovrana? Guarda qua, c’è un sacco di gente che vorrebbe prendere il tuo posto’-
-‘Si, Padrona. Sono gelosa di Lei’- rispose Alex senza neppure smettere di leccare.
-‘Allora vediamo la tua posta’bene, pubblicità, pubblicità’offerte di lavoro’offerte di lavoro? Tu sei già la mia leccapiedi, altro che lavoro’e qui cos’abbiamo? Toh! Ma guarda un po’! Indovina, cagnetta. Un’altra padrona ha risposto alla tua inserzione. Quella che mettesti qualche tempo fa e alla quale risposi io. E non abita neppure tanto distante. Dunque, vediamo cosa posso rispondere? Ah, ci sono!’-
La Padrona batté alcuni alcune parole al computer e inviò il messaggio all’aspirante nuova padrona di Alex. La risposta non tardò ad arrivare. Già nel pomeriggio la misteriosa mistress ricambiò il messaggio di Vale con il proprio indirizzo e numero di cellulare.
La Padrona non se lo fece ripetere due volte. Le telefonò spacciandosi per Alex e si fece dare un appuntamento in un giorno in cui l’aspirante padrona sarebbe stata sola in casa propria.
-‘Io mi chiamo Beatrice’- si presentò la mistress ”Ma tu sei convinta di quel che dici? Vorresti davvero essere la mia schiava?’-
-‘Ma si, sicuramente’- rispose Vale, mentre sdraiata sul divano si faceva baciare il sedere da Alex.
-‘Guarda, ho avuto altre schiave prima di oggi, ma le ho tutte abbandonate dopo un po’ perché non erano alla mia altezza’-
-‘Che cosa dovrò fare per lei?’-
-‘Intanto chiamarmi Signora. Il darmi del lei non mi basta. E poi dovrai imparare a leccare tutto il mio corpo, specialmente i piedi prima d’essere lavati, operazione che eseguirai tu di persona con il solo ausilio della tua lingua’-
-‘Oh, come sono felice!’- esclamò la Padrona ”Non vedo l’ora!’-
-‘Allora a domani. E mi raccomando, sii puntuale. La puntualità è una dote fondamentale per una schiava’-
-‘Ma certo, grazie Signora. A domani’- chiuse la chiamata e si rivolse ad Alex.
-‘Tu lecca nel mezzo, basta bacini’-
-‘Si, Padrona’-
-‘Quella mignottella della tua nuova aspirante padrona mi ha chiamata cagna, lo sai? Cagna a me! D’accordo che mi ha scambiata per una serva come te, però questa non è una scusa!’-
Compose un numero sul tastierino del cellulare
-‘Pronto, Erica? Ho bisogno di te, Patrizia e Silvia. Dovete venire con me domani in un posto’si, vi spiegherò tutto lungo la strada’si, ci sarà da divertirsi come sempre’Alex resterà a casa, magari al ritorno vi farò divertire anche un po’ con lei’-
Riattaccò.
-‘Ora si che ci divertiremo’- chinò il capo su di un morbido cuscino e lasciò che Alex le leccasse a lungo il solco fra le natiche.

L’indomani Vale, Patrizia, Erica e Silvia si presentarono di buon’ora di fronte alla casa della ‘padrona’. Suonarono il campanello e subito dopo Erica, Silvia e Patrizia si nascosero affinché dallo spioncino dell’uscio non potessero essere scorte.
-‘Sei tu?’- chiese una voce dall’interno.
-‘Si, sono io’.signora”-
-‘Bene, arrivo ad aprire’- Beatrice fu alla porta in un lampo. Dallo scalpitare degli zoccoli di legno che Vale udiva provenire dall’interno la Padrona comprese che la sua prossima vittima non vedeva l’ora di giocare a fare la mistress. Peccato che i ruoli non sarebbero stati quelli previsti da Beatrice.
Non appena quella aprì la porta Erica, Patrizia e Silvia saltarono fuori dai loro nascondigli affiancandosi a Vale. Beatrice compì un salto all’indietro, spaventata.
-‘Che vuol dire questo?!’- chiese allarmata.
-‘Vuol dire che sei in trappola, razza di bastarda. E da questo momento sarai tu a fare tutto quello che io voglio’-
-‘Ma”-
-‘Niente proteste. E ti avverto che se non ubbidirai a tutti i miei ordini ti ridurremo peggio di un tappeto. Ieri per telefono mi hai chiamata cagna. Nessuno l’aveva mai fatto!’- disse la Padrona. Si avvicinò a Beatrice, le rifilò uno schiaffo tanto violento che la fece sbattere contro la parete dello stretto corridoio che si apriva dalla porta d’ingresso.
-‘No, andate via!’- strepitò Beatrice, strisciando sul pavimento in modo da allontanarsi da quelle quattro furie.
-‘Ragazze, prendetela!’- disse la Padrona. Silvia ed Erica le furono addosso, divertendosi ed ironizzando sui patetici tentativi della poveretta che tentava di scappare.
-‘Ma dove vuoi andare, scema?’- ridacchiò Silvia, trattenendole la testa sul pavimento con un piede e bloccandole un braccio con l’altra gamba.
-‘Guarda, sta cercando di scappare come un pesce spiaggiato’- aggiunse Erica, che le stava premendo il tacco di una scarpa sullo stomaco.
-‘Adesso basta giocare qui, ragazze’- disse Patrizia ”Siamo sulla porta, qualcuno di passaggio potrebbe vederla’-
-‘Giusto. Tanto abbiamo tempo per divertirci’- disse Vale.
Le ragazze costrinsero Beatrice a procedere a quattro zampe fino in salotto. Patrizia la precedeva tirandola per un guinzaglio e Silvia veniva subito dopo, spronandola a procedere a furia di calci nel sedere. Erica e Vale, che non avevano voglia di camminare, le si erano sedute sulla schiena e si stavano facendo portare assieme, infischiandosene del fatto che due persone da trasportare tutte in una volta mettevano a dura prova le fragili e sottili braccia della serva.
Ma a loro poco importava. In particolar modo la Padrona voleva dare un’amara lezione all’inferiore, per punirla d’averla offesa telefonicamente. In salotto c’era un divano e due poltrone. Silvia, Erica e Vale si accomodarono chi sul primo e chi sulle altre, invece Patrizia andò in giro per casa a curiosare. Quando tornò in salotto vide Vale appoggiata con la pancia sullo schienale del divano. La Padrona si era tolta gli slip ed aveva sollevato la sua gonna corta ed ora mostrava alla bocca della schiava il suo sedere. Nel frattempo Erica le strattonava il collo con il guinzaglio e Silvia la usava come poggiapiedi.
-‘Dove sei stata, Patrizia?’- chiese Vale allontanando la faccia di Beatrice dal suo divino sedere.
-‘In cucina. Guardate cos’ ho trovato’- disse la padrona dai capelli nerissimi e mostrò un cesto di frutta. C’erano mele, banane ed arance.
Patrizia rovesciò l’intero cesto sul pavimento, pose un piede su una mela caduta alle sue estremità e premette lentamente fino a ridurre il frutto in poltiglia. Calciò via il macello in direzione di Beatrice e la polpa si frantumò in pezzetti privi di forma ”Tieni, falle mangiare questa mela’-
La Padrona non se lo fece ripetere, l’idea le stuzzicò la fantasia. Spinse Beatrice in ginocchio e le costrinse la testa sul pavimento con un piede.
-‘Mangia’-
-‘Nooo”- gemette Beatrice, serrando le labbra.
-‘Cagna! Mangerai quella mela con le buone o preferisci le cattive?’-
-‘Si’- intervenne Silvia ”Una mela al giorno leva il medico di torno’- e rise.
-‘Il medico forse si, ma le tue padrone no di certo’- aggiunse Patrizia
-‘Ma aspetta, forse la mela non è il suo frutto preferito”- provò Erica.
Beatrice dischiuse controvoglia le labbra e prese un primo, piccolo, boccone di quella poltiglia immangiabile.
La mela era ora impastata di polvere del pavimento e della suola del delicato mocassino di Patrizia e deglutirla era divenuto uno sforzo davvero pesante, tanto ripugnate era il sapore. Mentre Beatrice mangiava la Padrona la costringeva a leccare anche il pavimento in modo che non rimanesse traccia del sudiciume. Vide che Patrizia si era messa a sedere e condusse la schiava alla ricerca di altri pezzetti di mela in modo da farla tornare alla poltrona sulla quale la ragazza si era accomodata.
-‘Patrizia, cara, ti spiacerebbe sollevare il piede?’-
L’amica della Padrona capì al volo cosa volesse da lei Vale.
Accavallò le gambe e avvicinò al volto in lacrime della disgraziata la suola della scarpa con la quale aveva schiacciata la mela.
-‘Ripulisci la mia scarpa da quel sudiciume che ci si è fermato sotto’- ordinò Patrizia.
Mentre la padroncina camminava la polpa molliccia della mela rimasta sotto la suola aveva raccolto molta polvere e ora si presentava di un ripugnate colore grigio.
Beatrice, singhiozzando, scongiurò le ragazze di non obbligarla a fare ciò. Ma non vi fu supplica che tenesse. Vale e Patrizia la costrinsero a raschiare via ogni particella di mela e polvere dalla suola.
Nel frattempo Silvia ed Erica avevano cosparso il pavimento di banane, mele e arance e vi stavano danzando sopra come ballerine scatenate.
Pezzi di frutta e schizzi di polpa maciullata schizzavano attorno ai loro piedi impietosi.
-‘Diamole da mangiare qualcos’altro a questa schifosa!’- esclamò Silvia, spappolando senza esitazione una Ciquita ben matura sotto le sue scarpe da ginnastica nuove.
-‘Si, mangia, mangia cagna bastarda’- ordinò la Padrona con disprezzo ”Accucciati e pulisci di pavimento. Poi farai lo stesso con le suole delle mie amiche’-
Beatrice si rifece la bocca con un po’ d’agrumi da principio, ridotti ad amebe di color rosso porpora, poi passò alle numerose banane e qui la situazione si fece complicata perché prima di calpestarle Erica e Silvia non si erano assolutamente preoccupate di togliere la buccia ed ora la schiava doveva ingoiarle con il gambo e tutto il resto.
Con le mele fu più facile anche se i torsoli crearono qualche problema a causa della loro consistenza fibrosa e dei suoi semini che andavano continuamente di traverso alla sciagurata.
Durante tutta l’operazione la Padrona aiutò generosamente Beatrice mantenendole un piede sulla nuca o salendo con tutto il suo peso sulla sua schiena. Inoltre, tanto per rendere meno disgustosa la poltiglia informe disseminata sul pavimento condì la frutta macellata con la propria saliva ed in un paio d’occasioni sputò direttamente in gola alla serva.
Al termine della fatica, quando tutto il pavimento fu pulito o quasi, Beatrice dovette subire l’onta di leccare le suole delle scarpe di tutte e tre le ragazze; quelle di Erica e Silvia perché avevano schiacciato la frutta e quelle della Padrona perché a Vale andava di farsi leccare le scarpe.
-‘Così tu saresti una padrona, eh?’- si fece beffe di lei mentre quella le puliva coscienziosamente le suole ”Ma non farmi ridere! Non hai neppure il carisma delle dominatrici più scarse che io abbia mai viste. Una leccasuole, ecco quello che sei. Sei buona solo per pulire i tacchi dei miei stivali’-
-‘E’ vero’- aggiunse Silvia ”Non merita neppure di baciarci i piedi. Fa più schifo della tua sguattera,Vale’-
-‘Si, e non merita pietà’- concluse la Padrona. Si alzò dal divano, prese Beatrice per i capelli e la portò in bagno. Le infilò la testa nella tazza del water, si tolse le mutande e si sollevò la gonna, andando subito dopo a sedersi sulla criniera già spettinata della vittima. Da dentro il cesso Beatrice strillò ed implorò perdono ma la Padrona, sorda alle sue preghiere rilasciò direttamente sui suoi capelli una cospicua quantità d’orina.
-No, basta, per pietà’per pietà”- ma in quel modo la pipì scivolò in lenti rivoli sul viso di Beatrice fino a finirle in bocca. Subito dopo la Padrona scoreggiò ed in rapida successione due cilindretti di merda colarono sulla testa di Beatrice.
La Dea prese un po’ di carta igienica dal rotolo lì di fianco alla tazza, si alzò in piedi e si pulì mantenendo la ragazza con la testa dentro al cesso per mezzo di un piede che teneva premuto sulla sua nuca. Poi gettò la carta nel cesso e quella s’incastrò fra la faccia di Beatrice e la tazza. Premette il tasto dello scarico e abbassò di colpo la tavoletta in modo da impedire alla serva di ritrarsi e non bagnarsi la punta delle delicate scarpette. La serva fece un po’ di resistenza ma la Dea bloccò l’asse sedendosi su di esso.
Quando l’acqua dello scarico fu defluita completamente alzò la tavoletta e la testa di Beatrice scivolò fuori dalla tazza cadendo sul pavimento. La ragazza era sfinita.
-‘Già stanca?’- domandò Silvia delusa. La toccò con la punta di una scarpa, la stuzzicò calpestandole le mani e le dita ma la vittima non fece una mossa.
-‘Tutto qui!’- esclamò Vale allargando le braccia. ”Non solo non era una padrona ma non aveva neppure la stoffa per essere una schiava’-
‘Allora possiamo andarcene, qui non abbiamo altro da fare’- concluse Erica.
-‘Si, andiamo’- disse la Padrona ”E speriamo che questa stupida abbia appreso bene la lezione’-

PadronVale ed una gradevole partita di tennis
di Tom
Tom7520@hotmail.com

Oggi pomeriggio non c’era proprio un accidente da fare. Sono così tediose queste giornate estive se non puoi andare in vacanza in qualche posto esotico, non trascorrono mai! Per non annoiarmi a morte ho deciso di andare a giocare un poco a tennis, sport in cui sono fortissima, come peraltro in qualsiasi altro sport. Siccome però Silvia ed Erica sono partite per le vacanze e sono fuori città ho dovuto accontentarmi di quella scarsa della mia schiava Alex. Sapevo benissimo che la scema non è all’altezza di giocare contro di me, io le sono superiore in tutto, ciò nonostante ho pensato che, se si fosse impegnata a fondo e se io mi fossi un po’ limitata, mi sarei divertita almeno per un set.
Tutto fiato sprecato. Dopo soli dieci minuti di gioco io non ero neppure sudata, lei aveva già dato fondo a tutte le sue energie ed il punteggio era nettamente a mio favore.
-‘Che fiasco che sei!’- le ho detto.
-‘Ma’Padrona’lei è troppo superiore”-
-‘Cagna! Ovvio che sono superiore a te, ci mancherebbe altro! Però così non mi fai divertire! Ho capito, va’! Posa la racchetta e vieni qui’-
-‘Si, Padrona’-
L’ ho fatta avvicinare alla rete. La mia intenzione era quella di cavalcarla per qualche ora, di calpestarla sotto le suole delle mie nuove scarpette da tennis. Farmi leccare il sedere da sotto il mio elegante gonnellino. Poi però, quando ho vista la serva vicino alla rete, la mia brillante mente di Padrona ha avuto un’idea geniale come al suo solito.
-‘Accucciati qui, alla rete’- l’ ho fatta mettere in ginocchio con le braccia aperte ed il busto eretto. Un Cristo in croce con le braccia legate alla rete del campetto per mezzo delle sue stesse stringhe per le scarpe e le gambe piegate in un rispettoso inchino alla mia superba persona.
-‘Ora ci divertiamo davvero’- ho detto, allontanandomi di qualche metro da lei. Ho raccolta la mia pregiata racchetta e le palle.
-‘Servizio!’- ho esclamato, battendo la prima palla con tutta la mia forza e mirando alla faccia della serva. L’ ho centrata sulla guancia. La testa della schiava è andata all’indietro, ha rimbalzato sulla rete e si è accasciata in avanti poggiando il mento sul suo seno.
Ha emesso un urletto, ma io ho non ho tollerato il suo gemito perché sono una grande persona e pretendo la perfezione.
-‘Cosa fai? Ti lamenti?’- ho rimproverato la serva, ridendo dentro di me. Alex è proprio una schiava leccapiedi.
-‘Mmm’mi perdoni, Padrona’- ha replicato.
-‘Ora chiudi la bocca’- ho ordinato e ho continuato a battere palle addosso alla serva.
Le prime tre le ho lanciate verso la sua faccia e devo dire che sono stata proprio brava perché non l’ ho mancata neppure una volta. D’altra parte era prevedibile. Io sono una Padrona.
Poi mi sono concentrata sul suo corpo, sul seno e sulla pancia. Lì è stato un gioco da ragazzi fare centro piazzando una quindicina di palle vincenti perché il bersaglio era molto più agevole da colpire. Allora ho ricominciato con la faccia, altre sette battute. Il labbro superiore della serva ha cominciato a sanguinare dopo la quarta, i suoi occhi erano pesti già alla sesta, la fronte era violacea in più punti. Non so come fosse ridotta sotto la maglietta.
Alex gemeva ed ansimava.
-‘Cosa fai, schiava? Non devi mugolare, non devi urlare. Puoi solo ammirare la mia tecnica sopraffina e complimentarti con me’-
-‘S’si, Padrona’- rispose lei con voce flebile. Altre dieci palle le esplosero addosso, dove colpivano non mi importava.
-‘Va bene, basta. Adesso qualche battuta ‘rovesciata”- ho detto.
L’ ho slegata, fatta voltare e rilegata, questa volta in modo che rivolgesse a me la schiena ed il sedere. Per farlo ho dovuto guardarla per bene. Neppure dopo la più dura sessione di calpestamento mai infertale l’avevo mai ridotta a così mal partito.
Ho ricominciato senza pietà a colpirla. Palle violentissime l’ hanno centrata sulla testa e sulla schiena, ho insistito in particolar modo sul sedere perché mi divertiva un mondo il vedere il modo con cui le palle rimbalzavano sulle sue chiappe da schiava leccapiedi, infine mi sono dedicata alla sua schiena, non perché ne avessi particolarmente voglia, ma perché quello era l’unico punto che non avevo ancora riempito di lividi.
-‘OK, è tardi. Mi serve una bella doccia rilassante’- ho detto alla fine. Ho sciolto la schiava e l’ ho presa per i capelli costringendola a camminare a quattro zampe dietro di me fino agli spogliatoi.
Una volta arrivata mi sono voluta divertire ancora con lei. Era ridotta veramente male, per un attimo mi ha quasi fatto pena. Quasi, ovviamente, perché della sua salute non mi preoccupo minimamente. E’ suo dovere farmi divertire ed obbedirmi quali che ciano le conseguenze che dovrà soffrire per questo.
Così ho cominciato a togliermi il sudore di dosso usando solo la sua lingua.
-‘Tu, toglimi le scarpe’- ho ordinato. Lei lo ha fatto ”Accidenti, ho i piedini sudati, ne sento l’odore da qui. Tu no? Su avvicina la faccia alle mie estremità e annusale’-
Era ridotta ad uno zombie, si è chinata in ginocchio e con la sua faccia schifosa ha sfiorato i piedi a me che ero seduta comodamente su di una panca.
-‘Massaggiameli con la lingua’-
Mi sono fatta leccare i piedi ancora con i calzini addosso.
-‘Ora togli le calze e poi riprendi a leccare’- ha eseguito con automatismo, quasi fosse un robot. Ma così non mi dava abbastanza soddisfazione. Io voglio essere certa che i miei ordini rechino piacere a me e che contemporaneamente umilino e danneggino lei. Se io traggo beneficio dall’usarla ma lei non si fa male non posso dire di essere completamente soddisfatta.
Perciò l’ ho allontanata con un calcio. Il mio tallone l’ ha colpita sul naso, l’unico punto del viso risparmiato dai miei servizi. Un filo di sangue è scivolato sul suo labbro superiore. Lei ha guaito. Ciò era soddisfacente ma non abbastanza.
-‘Via il gonnellino’- ho detto ”E adesso gli slip. Toglimeli con la bocca’-
Si è avvicinata per farlo.
-‘Ma prima tamponati il naso, che ti cola quella merda sul labbro, cagna’-
Si è giustamente scusata e poi ha obbedito. E’ ovvio che la schiava si scusi, è una creatura inferiore ed è adeguato che io la tratti come la nullità che è. Come vedi è quasi un dovere per me.
Mi ha infine tolti gli slip.
-‘Lecca, puttana’-
Si è rifatta dall’interno delle mie cosce, poi è salita al sesso. Non è che mi piaccia tantissimo farmi leccare l’intimo dalla schiava. Non da questa, perlomeno. Non ha mai imparato a darmi il piacere sublime che si conviene per una Dea come me, così l’ ho allontanata dopo pochi minuti, infastidita.
-‘Vattene, incapace, sei una buona a nulla’-
Mi sono tolta maglietta e reggiseno ”Le ascelle. Sono sudate, leccale’-
Mi ha rivolto un’espressione supplicante, credo che non avesse intenzione di obbedire. Infatti non si è precipitata subito a fare quel che le ho detto di fare.
Allora l’ ho presa per i capelli, l’ ho tirata su e le ho schiacciato il muso sotto al mio braccio destro.
-‘Cagna, lecca’-
Lei lo ha fatto, gemendo, uggiolando. Forse ha pianto, non lo so, non la guardavo mentre si occupava dell’igiene del mio meraviglioso corpo come le spetta di natura.
Le ho fatto ripetere il trattamento riguardo all’ascella sinistra e poi, già che c’ero, mi sono fatta leccare i seni ed il sedere, con particolare cura al solco fra le natiche. Infine l’ ho presa a schiaffi badando bene a stuzzicare le chiazze violacee che costellavano la sua pelle.
-‘Sei davvero una cagna’-
-‘Si, Padrona’-
-‘Ti faccio male?’-
-‘Si, Padrona’-
-‘E allora perché te lo lasci fare?’-
-‘Perché lei è la mia Padrona’-
-‘Ho capito, qualche palla ti ha scombussolato il cervello. Va bene, meglio così, leccami il culo’-
E’ inferiore a me in tutto, continuo a ripeterlo e di questo sono certa. Però lei! Ammetterlo così! Non le è rimasto un briciolo di autostima? O beh, tanto a che le servirebbe?
-‘Adesso la doccia. Stenditi nel box, sarai il mio tappetino’-
Ho aperto l’acqua calda, poi quella fredda. Mi sono goduta lo spettacolo della serva che soffre sotto un torrente d’acqua bollente e poi sotto una pioggia gelata.
Infine ho miscelata l’acqua alla giusta temperatura, le sono salita sulla schiena distrutta con tutti e due i piedi e mi sono fatta una doccia con i fiocchi. E’ una bella sensazione usare un’altra ragazza come tappetino antiscivolo nella doccia. Gli uomini sono troppo pelosi, mi fanno il solletico sotto le delicate piante dei miei adorabili piedini, perciò non li adopero. Fino ad oggi ho provato un paio di dozzine di ragazze come tappetini, Alex è forse la migliore in questo. D’altra parte lei e le altre sono nate per servirmi, che altro potrebbero desiderare di più dalla vita?
Però quest’oggi Alex mi ha delusa profondamente. Mentre mi stavo ancora sciacquando la terra rossa dalle mie bellissime gambe il suo corpo ha sussultato e per poco non mi ha fatto perdere l’equilibrio.
-‘Che cazzo fai, sguattera di merda?’-
-‘S’scusi, Padrona’- ha mormorato lei.
Le avevo premuto un piede sopra ad un rene, un punto sul quale avevo insistito molto durante l’innocente passatempo di poco prima. Doveva farle un male veramente insopportabile.
Beh, e allora? Lei deve stare ferma e soffrire per me, come le ho immediatamente ricordato. Mi sono fatta chiedere scusa prima a parole poi con i fatti, facendomi leccare i piedi ancora sotto la doccia. E mentre la serva me ne leccava uno l’altro glielo premevo proprio sul punto in cui le faceva più male.
Sono capricciosa? No, nient’affatto. Sono severa, addestro la serva ad obbedire adeguatamente alla mia augusta persona.
Quando il mio corpo è stato infine ripulito dal sudore da cima a fondo sono rimasta per qualche minuto ancora nella doccia, con entrambi i piedi sulla faccia disfatta della serva. E’ un nuovo giochino che ho scoperto mentre mi leccava le piante, sai?
Sul fondo della doccia degli spogliatoi l’acqua non viene immediatamente risucchiata via dallo scarico. Ristagna per qualche secondo e crea uno straterello spesso dai tre ai quattro centimetri. Se hai la faccia schiacciata sul fondo l’acqua ti copre il naso e la bocca e non puoi respirare. Capita l’idea?
Ho schiacciato con i miei deliziosi piedini e con tutto il mio dolce peso la faccia della schiava sul piatto della doccia, in modo da mantenerle naso e bocca sott’acqua. Alex è rimasta senz’aria per quasi due minuti, con me sopra di lei che mi lavavo tranquillamente e continuavo a far scorrere sul mio corpo perfetto la rilassante carezza dell’acqua tiepida. Forse anche per scusarmi d’avermi fatto rischiare di perdere l’equilibrio poco prima non ha fatto il benché minimo tentativo di liberarsi di quella posizione.
Mi sono spostata dalla sua faccia non tanto per farla respirare ma perché ero stanca di stare sotto la doccia.
Avessi voluto restare lì ancora per cinque minuti che cosa sarebbe successo? Avrebbe tentato di liberarsi dalla mia pressione e scappare? Oppure, come sarebbe più giusto, si sarebbe lasciata soffocare sotto ai miei piedi per offrirmi un comodo appoggio antiscivolo? Non lo so, un giorno dovrò investigare sulla faccenda.
Ma in quel momento, intendo oggi pomeriggio, ho ritenuto d’aver soddisfatto la mia voglia di divertimento. Sono scesa da Alex, ho chiuso l’acqua, mi sono messa l’accappatoio ed ho cominciato ad asciugarmi con i morbidi teli da bagno che la serva ha portati per me.
Lei era ancora sotto la doccia e vi è rimasta a lungo, dopo che me ne sono andata. Ripensandoci avrei dovuto costringerla ad alzarsi e ad asciugarmi sotto la minaccia di frustate e calpestamenti col tacco a spillo.
Lì per lì, purtroppo, non mi è passata quest’idea per la testa. Peccato!
Sarà per un’altra volta.
Me ne sono andata dagli spogliatoi che la serva si stava rimettendo sulle quattro zampe..
Sulla panca ho visto la roba con la quale ho giocato a tennis, calze, scarpe, maglietta e tutto il resto. Gli indumenti erano sudati e puzzavano.
Portarli a casa? Io? Stiamo scherzando? Io non muovo più un dito per i lavori di fatica e per quelli che hanno a che fare con cose schifose e puzzolenti. C’è la schiava per essi.
-‘Sguattera, raccogli tutta la mia roba e portala a casa. E quando ci sarai arrivata lavala’-
Ho fatto per andarmene, poi una piccola idea mi è passata per la testa e mi sono fatta scappare un risolino. Ho raccolte le mie calze sudatissime e gli slip, altrettanto sudati. Le calze erano anche sporche di terra rossa. Tenendole con la punta delle dita e ben distanti dal mio delicato nasino le ho portate alla schiava.
-‘Apri bocca’-
Lei ha obbedito ed io le ho infilato dentro slip e calzini. Le ho chiusa la bocca con una mano premendo sul mento. Poi ho riso perché la sua espressione sconfitta e al limite dell’umana sopportazione era veramente buffa.
-‘Fammi il prelavaggio’- ho ordinato. Alex ha annuito col capo, io ho riso ancora e me ne sono andata naturalmente senza aspettarla.
PadronVale e la prova di fedeltà
di Tom

Il tirocinio di Alex come water ebbe inizio con una festa a sorpresa per poche invitate. Quella sera a casa di Vale si erano presentate Erica, Silvia e Federica (detta Fedy). La Padrona aveva spiegato alle altre che Alex sarebbe stata presto iniziata come cesso umano, per bere urina e leccare merda e che l’ultimo passo della sua schiavitù sarebbe stato quello di sopravvivere bevendo e mangiando solo gli escrementi della Divina Signora.
Le invitate accolsero la notizia con un po’ d’incredulità.
-‘Vuoi farla campare a quel modo?’- chiese Silvia.
-‘Ma è disumano!’- esclamò Erica.
-‘Come minimo morirà entro un mese!’- disse Fedy.
-‘Non vi preoccupate, se non basteranno i miei frutti per dissetarla e sfamarla sono sicura che ci penserete voi’-
-‘A pisciarle e cacarle in bocca?’- chiese Fedy ”Che schifo!’-
-‘Dai, facciamo una prova!’- le invitò Vale.
Prese l’imbuto e chiamò la serva. Erano tutte riunite in salotto, le Padrone e la schiava. Le Dominatrici si misero in cerchio attorno alla sottomessa e a turno Alex baciò le scarpe ed i piedi a tutte loro. Fedy, tanto per non dare a intendere di essere la più timida del gruppetto si fece leccare le suole dei mocassini dalla schiava.
Venne poi il turno di Erica che si fece prima lucidare le eleganti décolleté col tacco alto dalla punta fino al tacco e poi leccare i piedi, fra le dita, sulla pianta e sul tallone.
-‘La schiava ha migliorato la sua tecnica, cara Vale, è molto più brava con la lingua di quando siamo venute l’ultima volta’- disse.
La Padrona annuì.
-‘Forza Silvia, tocca a te’-
Anche Silvia si fece leccare gli stivaletti e poi i piedi.
-‘Ragazze, che fantasia!’- esclamò Vale ad un certo punto ”Sempre e solo leccare e baciare piedi e scarpe’-
-‘Tu cosa le faresti?’- chiesero loro.
-‘Ho preso l’imbuto non vedete? Adesso schiava, mettiti in posizione’-
La serva si sdraiò di schiena per terra e si mise l’imbuto in bocca.
-‘Prego’- disse Vale.
-‘Come?’-
-‘Calatevi le mutandine e pisciategli in bocca’-
-‘Che schifo!’-
-‘Su, coraggio’-
-‘Dai tu l’esempio’- disse Erica.
Vale scosse il capo.
-‘Io dopo. Ora tocca a voi. Silvia, tu sei stata la prima a godere della servitù di questa vacchetta. Che ne dici di mostrare loro la tua risolutezza? O anche tu sei solo capace di ordinare una banale leccatura di stivali?’-
Silvia raccolse la sfida. Si alzò in piedi, si avvicinò alla testa della schiava e vi si accucciò sopra, tenendole i piedi ai lati del capo.
Si scostò le mutandine e orinò nell’imbuto. Il getto era veloce ed il flusso consistente. La vacca fece molta fatica ad ingoiare tutto, perché Silvia si scaricava senza preoccuparsi di darle il tempo di deglutire.
In altre occasioni un po’ d’urina sarebbe caduta di fuori, ma grazie a Vale che l’aveva addestrata, la schiava riuscì a bere tutto con continuità, senza strozzarsi e senza lasciar cadere una sola goccia di liquido.
-‘Bene!’- esclamò Vale quando Silvia ebbe finito ”Ora la schiava ti pulirà’-
Alex si tolse l’imbuto di bocca e leccò il sesso della padroncina.
-‘Ora tocca a te, Erica’-
Erica non ne aveva molta voglia, ma per non essere seconda a nessuno imitò Silvia e, dopo aver pisciato, sputò anche in gola alla serva, così, per essere originale.
La schiava pulì anche lei, poi si rimise l’imbuto in bocca e attese la terza padrona.
Fedy era la più perplessa del gruppo; doveva far vedere di non avere paura ma non sapeva come fare a dimostrarlo.
Si avvicinò alla schiava e fece per accucciarsi, ma quella posizione, con i piedi ai lati delle tempie del cesso umano non era comoda per lei. Pose allora i piedi sul seno di Alex, con i talloni sulla gola e le punte rivolte verso il torace e si sedette sulla bocca dell’imbuto, troncando il fiato alla serva.
Questo piacque molto a Vale; Fedy era timida ma aveva la stoffa della padrona.
Fedy orinò molto ma benché la schiava avesse il fiato corto a causa del peso della dominatrice non una sola goccia del liquido andò sprecata. Anche questa volta Alex dovette ringraziare la Padrona di questo, perché Vale da qualche tempo aveva preso a pisciarle in bocca proprio in quella posizione.
Fedy era più pesante della Dea ma Alex conosceva bene la tecnica giusta per sopportare il peso.
La giovane padrona terminò di scaricarsi, si voltò e calciò via l’imbuto dalle labbra della miserabile.
-‘Apri bocca’- disse.
Alex eseguì e Fedy vi sputò dentro.
-‘Puliscimi ora, vacca’-
La schiava si mise in ginocchio ed obbedì. Ripulì amorevolmente la padrona come avrebbe fatto con Vale stessa.
-‘Ora vatti a sciacquare la bocca’- ordinò la Dominatrice ed Alex strisciò via a quattro zampe verso il bagno.
-‘Anche oggi hai meritato le cinquanta euro che ti diamo per poter usufruire della schiava, cara Vale’- disse Erica.
-‘Proprio così’- annuì Silvia.
-‘Ed hai detto che ti fai anche pulire il sedere, giusto? Quand’è che potremo ordinarglielo anche noi?’- chiese Erica.
-‘Ah ah’calma, calma. Il suo tirocinio da cesso umano inizia da domani. Fino ad oggi c’è stata solo qualche scaramuccia. Sapete, leccare la merda è più difficile che fare lo stesso con la pipì. Ci vuole più tempo. E per imparare a mangiarla avrà bisogno di ancora più tempo’-
-‘Quanti giorni?’-
-‘Mah! Forse due mesi o tre!’-
-‘E dopo potremo cacargli in bocca pure noi?’-
-‘Ovviamente’-
-‘E se si ribellasse?’- chiese Silvia.
-‘Impossibile. Potrei chiederle anche di morire, lei non rifiuterebbe. Il mio addestramento è stato come un lavaggio del cervello, per lei. State a guardare’-
Non appena la schiava tornò Vale le ordinò di indossare il collare a strangolo, poi fissò l’impugnatura del guinzaglio al cardine della porta, in modo che la serva non si potesse allontanare per più della lunghezza del guinzaglio dal muro.
Prese una sedia e si mise ad un mezzo metro oltre la distanza massima che la lingua della serva avrebbe potuto raggiungere.
-‘Ora, cagnetta, leccami gli stivali’- ordinò.
Indossava degli stivaletti neri che le arrivavano a mezzo polpaccio, col tacco alto e la punta aguzza.
Alex si sporse fin dove poteva e lì si arrestò. Il guinzaglio era teso ed il collare si strinse attorno al suo collo, strozzandola. Tuttavia Vale le fece cenno di venire più avanti.
-‘Forza, scema. Non vedi che ho la punta degli stivali polverosa? Muoviti dannata, puliscimeli, puliscimeli!’-
E la schiava si spinse ancora più avanti, il collare le si strinse attorno la collo come il cappio di una corda per l’impiccagione. Alex si stava strozzando da sola e solo per leccare gli stivali della Padrona.
Le sue guance stavano già cambiando colore, i suoi occhi erano strabuzzati in fuori, la pelle attorno al collare era bianca.
Le amiche di Vale le si fecero attorno, osservandola attentamente, facendo commenti sulle lacrime che sgorgavano copiose tutte le volte che la stretta si faceva più intensa, la bava che colava giù dagli angoli della bocca.
-‘Svelta, cagna!’- diceva Vale nel frattempo ”I miei stivaletti non ne possono più di essere così sporchi, corri a lucidarli, leccali’-
Ed intanto avvicinava sensibilmente il piede alla faccia della miserabile dandole l’illusione di poterla toccare per poi ritirare le gambe subito dopo.
-‘Vale, sta soffocando, molliamola altrimenti ci resta secca per davvero!’- disse Silvia
-‘Visto? Che vi avevo detto?’- chiese la Padrona sorridendo.
-‘Non molla anche se non ha più fiato!’- esclamò Erica ”E’ incredibile, piuttosto che disobbedire preferirebbe morire a questa maniera!’-
-‘E una schiava come lei dovrebbe temere di farsi defecare in bocca, secondo voi?’- chiese la Padrona.
-‘No, certo. Ma ora lasciala. Questa ci lascia le penne e poi che te la lecca la cacca?’-
Vale rise e distese le belle gambe fino a raggiungere Alex con i piedi.
La schiava immediatamente si gettò a leccarle gli stivali.
-‘Staccate il guinzaglio dal muro’- disse la Padrona.
Le altre eseguirono.
-‘Hai detto che per insegnarle a leccare il tuo buchino impiegherà tre mesi?’- chiese Erica.
Vale era dubbiosa, guardando lo splendido lavoro che Alex stava facendo ai suoi stivali.
-‘Forse impiegherò meno’-
-‘Lo credo bene. Un mese basta e avanza’-
-‘Chiamaci quando sarà pronta a leccare anche i nostri culetti!’- disse Silvia.
-‘Chiaro’-
-‘Verremo immediatamente’- disse Erica.
Poi le tre amiche salutarono la Padrona e lasciarono la casa della Dea mentre la schiava continuava a leccarle gli stivali.

Tom7520@hotmail.com

PadronVale ed il trekking
di Tom

Era una giornata calda e PadronVale decise di andare a fare una escursione in montagna con la sguattera. Si mise le calze di lana e le scarpe da montagna, pantaloncini corti e una maglietta.
Preparò un solo zainetto e lo fece portare alla schiava. Il percorso era lungo e quasi tutto si dipanava fra stretti sentieri e mulattiere d’alta collina, con qualche ripido tratto in salita o in discesa.
Alex e Vale percorsero almeno cinque chilometri , durante la mattina, sempre a piedi. Benché la schiava portasse da sola lo zaino l’aria era fresca e l’afa era molto minore rispetto a casa, quindi anche alcuni chilometri di cammino non la stancarono per nulla. Alex sapeva che la Padrona aveva in mente qualcosa ma fino a quel momento Vale si era limitata a camminargli davanti senza dare ordini.
In un punto fra uno spiazzo di terra ed una alberata fitta e oscura la Padrona decise di sostare.
Si sedette su di una roccia liscia e si guardò attorno: erano sole.
-‘Prendi da mangiare’- disse.
Alex le servì acqua fresca ed un panino imbottito.
-‘Toglimi le scarpe. Ho i piedi a pezzi, ho camminato molto, sai?’-.
-‘Si Padrona’-
In quel momento la schiva comprese perché la Dea avesse voluto mettersi dei calzini pesanti e degli scarponcelli che non facessero respirare il piede.
Le divine estremità della Dominatrice erano molto sudati e spandevano un odore abbastanza forte e penetrante. Anche quando la mattina Vale faceva jogging era raro che i suoi piedini tornassero a casa tanto sudati.
-‘Mentre io mangio tu leccami i piedi’-
-‘Si Padrona’-
-‘Ah, e non appoggiare i calzini per terra. C’è la polvere, si sporcherebbero. Posateli sulla testa e lecca. Devi continuare a leccare finché non ho finito di mangiare.
-‘Si Padrona’-
Alex diede i primi timidi colpetti di lingua sotto alle dita del piede destro della Padrona ma scoprì che esso era davvero molto sudato e molto odoroso.
La Padrona avvertì la titubanza della scema e le tirò un calcio in testa.
-‘Con più impegno! Devono essere puliti per quando avrò terminato di mangiare!’-
-‘Si Padrona’-
Vale attese che la bocca della serva fosse di nuovo a contatto con i suoi piedi per poterla calciare di nuovo nel viso.
-‘Perdono, mia Padrona, ma che ho fatto?’-
-‘Guarda dove sono le mie calze!’-
Le calze erano cadute per terra quando la Padrona aveva calciato la serva per la prima volta.
-‘Mi dispiace Padrona’-
-‘Vacca! Continua a leccare’-
-‘Si Padrona’-
Alex continuò a leccare, questa volta con impegno, per venti minuti buoni. Vale le strofinò ogni tanto i piedi sudati in faccia come se quella fosse la cosa più normale del mondo e quando le estremità furono fresche e ben pulite la Padrona fermò la serva.
-‘Basta, miserabile. La pausa è finita, spero che tu ti sia riposata’-
-‘Si Padrona’-
-‘Solo che ora c’è un problema’-
-”.’-
-‘Come vedi le mie calze sono macchiate di terra’-
-‘Ma è solo polvere, Padrona. Basterà darci un colpetto”-
Vale la calciò in faccia con forza.
-‘Alzati’- ordinò.
La schiava si alzò e ricevette un altro calcio in faccia.
-‘Credi che io indossi delle calze macchiate e sporche? Non sono la Dea?’-
-‘Si Padrona, mi’mi perdoni’-
In effetti le calze erano veramente sporche, ma non per la terra bensì dal sudore.
Comunque la Padrona aveva altri progetti in mente fin dall’inizio.
-‘Ora che non mi posso rimettere le calze dovrei camminare con i soli scarponcelli da montagna. Ma lo sai cosa succede a camminare con queste scarpe senza indossare calzini?’-
-‘N’no, Padrona’-
-‘Succede che vengono le vesciche ai piedi, troia!’- urlò Vale afferrando i capelli della schiava e schiacciandogli la faccia sui piedini ora ben lustri. ”Te li immagini questi capolavori con le vesciche ed i calli, eh?’-
-‘No Padrona’-
-‘Allora dovrò indossare gli scarponcelli ma senza camminare. E come potrei fare?’- chiese Vale con un sorriso sarcastico.
-‘Vuole che la porti io, Padrona?’-
-‘Oh, che cara! Una volontaria. Si, puttanella, mettimi gli scarponcelli e poi stai a quattro zampe!’-
Alex obbedì. Lasciò che Vale le si sedesse sulla schiena. La Padrona appoggiò la suola delle scarpe sulla testa della schiava e le diede un colpetto col tacco sulla nuca.
-‘Vedi di sbrigarti., voglio essere a casa per le cinque, ho da vedere qualcosa alla televisione!’-
La schiava fece per muoversi ma Vale la fermò ancora.
-‘Prima però apri la bocca’-
-‘Si Padrona’-
-‘Prelavaggio alle mie calze. Tu le hai sporcate e tu le pulisci’- disse con disprezzo e spinse il bolo dei suoi calzini sudatissimi nella bocca dell’inferiore.
La schiava accolse tutto ciò con tranquillità, ma l’odore del tessuto pregno di sudore le stava togliendo il fiato.
Così Alex camminò a quattro zampe su di una via ghiaiosa per cinque chilometri fino all’automobile di Vale.
Non aveva né parastinchi né guanti ed ogni sassetto aguzzo e appuntito lasciò la sua firma sulla pelle della schiava.
Le ginocchia di Alex presero a sanguinare dopo il primo chilometro e al secondo anche le palme delle mani presero a tingersi di rosso. Incurante di questo la Padrona la stimolò a proseguire sempre più veloce e sempre più avanti con calci nei fianchi e schiaffi sulle natiche.
Quando le due ragazze giunsero alla macchina ( nessuno le aveva vedute fino a quel momento) la schiava crollò.
Mani e ginocchia bruciavano come fuoco e sanguinavano abbondantemente. Vale si alzò in piedi appena in tempo prima di toccare terra con il suo divino sedere.
-‘Smettila di sanguinare, vacca!’- disse ”Non vedi che mancano ancora venti metri?’-
-‘Si Padrona’- disse Alex, ma non si alzò. Aveva ancora i calzini in bocca e le sue parole uscivano biascicate e distorte.
-‘Ho detto smettila di sanguinare’- continuò Vale posandole uno scarpone sul viso ”Come credi che possa farti entrare nella mia automobile così conciata?’-
-‘M’mi dispiace Padrona’-
-‘Dovrei lasciarti qua, sai?’-
-‘No’la prego Padrona’- mugolò Alex prendendo a leccare con umiltà le suole tacchettate degli scarponi della Padrona.
-‘No, certo che non ti lascio. A casa c’è da pulire tutta la mia cameretta per domani. Vuoi che lo faccia io? L’unica cosa che posso fare è nasconderti nel bagagliaio. Se non altro non mi sporcherai i sedili’-
-‘Grazie Padrona’-
Alex raggiunse l’auto strisciando a quattro zampe spronata dai calci nei fianchi che le lanciava la Padrona, che negli ultimi venti metri camminò anch’ella. La schiava fu messa nel bagagliaio con lo zaino.
-‘Tampona quei tagli con la carta del panino se ce la fai, altrimenti a casa mi dovrai pulire anche l’auto’-
-‘Si Padrona’-
-‘Guarda cosa mi tocca fare. Non avevo previsto di dover guidare, oggi, ed è colpa tua se sono costretta a mettermi al volante’-
-‘Mi’mi spiace Padrona’-
-‘Per questa tua incapacità a casa sarai punita’-
-‘Si Padrona’-

Tom7520@hotmail.com

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