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Racconti di Dominazione

La schiava di Virginia

By 19 Febbraio 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Questa &egrave la storia di Virginia e Sara: Virginia ha 23 anni, &egrave una ragazza mora, occhi verdi, snella ma con un petto perfetto ed un sedere sodissimo; Sara ha 19 anni &egrave una ragazza un po’ soprappeso ma non grassa, mora ma con dei colpi di sole, che a lei piacciono tanto. Sono amiche da, quando erano bambine, e S ha sempre preso V come esempio, primo perché era molto bella e riusciva ha conquistare tutti i ragazzi che voleva (talvolta anche qualche ragazza aveva preso una cotta per lei, e questo non le dispiaceva per niente), secondo perché era una ragazza che s’impegnava a fondo in qualsiasi cosa gli interessasse, ed in un modo o nell’altro riesce sempre ad ottenere dei magnifici successi. V possedeva una casa a Roma in Corso Francia perché veniva da una famiglia benestante, ed ospitò volentieri S, quando quest’ultima gli annunciò che aveva scelto di andare all’università; purtroppo per mancanza di voglia S finì con l’abbandonare subito l’università, e trovò un lavoretto part-time il mattino, molto ben pagato. S non aveva detto niente ai suoi genitori, ma anzi aveva raccontato una serie di bugie allucinanti a suo padre per farsi mandare più soldi visto che anche lei era di buona famiglia e figlia unica; S disse a suo padre che aveva preso una casa in affitto da sola al centro di Roma e che doveva pagare mille euro d’affitto al mese, in più gli aveva detto che siccome non riusciva a lavorare, poiché studiava molte ore al giorno il padre ei nonni gli inviavano quasi altri mille euro. Con poco tempo S aveva messo via un sacco di soldi e faceva la signora in casa di V, mentre questa si faceva un ‘mazzo’ tutto il giorno per studiare e lavorare, perché sì il padre gli aveva dato casa, ma oltre all’abitazione, lui avrebbe pagato solo le bollette, per il resto V se la sarebbe dovuta sbrigare da sola!
Un giorno S entrò in bagno, mentre V si stava facendo la doccia, il vetro era di quelli opachi, e rimase a guardare attraverso il vetro il corpo perfetto della sua amica, per qualche minuto, V se n’accorse, ma non disse nulla, anzi, chiuse l’acqua e diede un colpetto all’accappatoio, che era in equilibrio precario alla sommità del vetro della doccia, facendolo cadere al di fuori, aprì la doccia ed uscì fuori parzialmente quel tanto che gli bastava per farsi vedere dall’amica completamente nuda; S rimase quasi paralizzata alla vista della bellezza di V, che se n’accorse e disse con tono sarcastico:

V: ‘Non dirmi che non hai mai visto una ragazza nuda?’

S: ‘Eh’ no ‘scusami’.&egrave che sei’.’

V: ‘Sono cosa?’

S: ‘No niente’.che stupida che sono, perdonami non volevo fermarmi a guardarti!’

Nel sentire queste parole V prese la palla al balzo e con tono sempre più incalzante disse:

V: ‘Come sarebbe fermarti a guardarmi? Da quanto tempo &egrave che stai qui a guardarmi, mentre mi faccio la doccia?

S era diventata rossissima dalla vergogna e non riusciva più a spiccicare una parola:

S: ”non”..volevo’

V: ‘ come non volevi, e vorresti farmi credere che &egrave stata una casualità? Te lo dico io; tu sei completamente innamorata di me e del mio corpo, non e vero?’

S: ””..’

V: ‘ ALLORA RISPONDI? DILLO CHE SEI INNAMORATA DI ME, DILLO!’

S non ce la fece più e sbottò urlando:

S- si sono innamorata di te, mi piace tutto di te, sei stupenda e farei qualsiasi cosa pur di stare con te!

V appena ebbe sentito quelle parole cercò di continuare su questa strada e di annullare sempre di più l’autostima di S:

V- quindi saresti innamorata di me, ma perché mai dovrei sprecarmi con un cesso come te, che non vale neanche la minima parte del mio corpo perfetto?

S- lo so, &egrave vero, io non valgo niente confronto a te, ma ti giuro che farei qualsiasi cosa per avere soltanto la tua attenzione!

V- a si? Sappi che io ho sempre desiderato avere una serva al mio completo servizio, che soddisfi ogni mio capriccio e che si occupi totalmente di me e delle mie fantasie! Per poter stare con me tu dovresti soddisfarmi in tutto e per tutto, anzi dovresti annullarti e diventare di mia proprietà come un oggetto, anche perché da me non saresti considerata nulla di più che un semplice oggetto a mia completa disposizione!

V fece un attimo di pausa per permettere a S di riflettere bene e poi gli chiese:

V- allora cosa hai deciso? Vuoi diventare la mia schiavetta?

S- si tutto ciò che vuoi, ma ti prego voglio stare con te!!

V- hai capito bene che se non manterrai questa promessa io non ti vorrò mai più vedere e dirò a tuo padre tutto quello che hai combinato a sua insaputa!

S- si V da oggi sarò la tua schiava, sarò completamente al tuo servizio e potrai fare di me ciò che vuoi!

V- bene allora troia inginocchiati di fronte alla tua Padrona e baciami i piedi!
S si abbassò subito ai piedi della sua nuova padrona e quasi con foga inizio a baciarglieli e a leccarglieli, sembrava come se non avesse aspettato altro per tutta la sua vita.

Ad un certo punto V gli diede un calcio sulla testa dicendo:

V- basta leccare, adesso voglio spiegarti un paio di cose: innanzi tutto dimentica il mio nome, perché per te risponderò solo al nome di padrona, semmai avessi voglia di risponderti, seconda poi da domani trasferisci tutti i tuoi soldi sul mio conto, ed ogni mese i soldi che riceverai da tuo padre li darai solo ed esclusivamente a me, tanto da oggi sono io che gestisco la tua vita e tu devi ringraziarmi per questo, non &egrave così? Avanti ringrazia la tua padrona per essere così gentile ad occuparsi di te!!

S- grazie padrona!!

V- brava la mia schiavetta, vedo che impari in fretta! Ora vai in cucina e fammi da mangiare che ho fame!!

S- si subito!!

Quand’ebbe finito di pronunciare queste parole, S sentì arrivarsi un calcio in pieno volto che la fece cadere all’indietro, in un primo momento avrebbe quasi voluto ribellarsi, ma subito gli venne in mente la promessa e si arrestò.

V- come si dice?

S- Mi scusi; si subito padrona!

V- brava, mi raccomando a non sbagliarti più in futuro perché altrimenti la punizione potrebbe essere molto più cattiva; OK?

S- si padrona!

V- ed ora sbrigati che ho fame!

Detto questo diede un altro calcio sulle natiche di S spingendola fuori dal bagno e chiudendo immediatamente la porta.

Intanto S aveva preparato una cenetta deliziosa ed aveva apparecchiato la tavola per due, quando ecco arrivare V che accortasi dell’errore che aveva fatto S con tono sarcastico le chiese:

V- ho ospiti a cena stasera?

S un po’ spiazzata rispose:

S- no’.padrona

V- allora per chi &egrave l’altro piatto?

S- &egrave il mio, anche io ho fame!

A questo punto V prese S per i capelli e cominciò a suonargli tanti ma tanti schiaffi!urlando:

V- TU HAI FAME, TU NON DEVI PRETENDERE NIENTE, ANCORA NON HAI CAPITO?

S tutta rossa in viso con un filetto di voce gli rispose:

S- mi scusi padrona ha ragione!

Appena V si fu calmata un attimo lasciò la presa e gli disse:

V- tu mangi, quando te lo dico io e quello che ti dico io va bene?

S- si padrona!

V- e non a tavola come le persone, perché tu non sei una persona, sei una cagna, la mia cagna! Non &egrave così?

S- si padrona, sono la sua cagna!!

V- allora abbaia come la cagna che sei, e se abbaierai bene ti permetterò di mangiare gli avanzi, altrimenti andrai a letto senza aver cenato!

Fece una breve pausa e aggiunse:

V- a proposito di letto, tu non dormirai più nella tua stanza, anzi da domani la trasformerò in uno studio dove potrò studiare liberamente, tu dormirai in camera mia sotto il letto, siamo intesi? Perché se nel cuore della notte abbia bisogno di te, voglio che tu sia immediatamente reperibile!

S- si padrona esaudirò ogni suo desiderio perché sono la sua schiava e la sua cagna!!

V- brava vedo che il tuo ruolo lo hai capito e ti dona, ma non preoccuparti che non rimarrai a lungo soltanto schiava e cagna quale sei, ma ho molti progetti per te! Ed ora abbaia cagna che non sei altro!

S cominciò ad abbaiare in ginocchio, mentre V seduta la guardava divertita e pensava intanto tra se e se a quali cose avrebbe potuto fare con il nuovo giocattolo.
Dopo un paio di minuti la fece smettere di abbaiare e le ordinò di leccargli i piedi da sotto il tavolo, mentre lei continuava a mangiare, di tanto in tanto la perfida ragazza, toglieva il piede dalla bocca della schiava, ed ancora umido lo passava un po’ sul pavimento (polveroso, perché era da circa una settimana che doveva essere pulito), e poi lo porgeva di nuovo alla sciagurata che senza curarsene ricominciava la pulizia da capo, prima con uno poi con l’altro piede e così via finché non ebbe finito di cenare; a pasto concluso si alzò in piedi e senza dire una parola alla schiava andò nel ripostiglio e tirò fuori una vecchia ciotola per cani, doppia con un incavo per il cibo ed uno per l’acqua. Senza neppure pulirla, la riempì con gli avanzi che aveva lasciato, e con pezzi di cibo volutamente masticati e poi risputati; prese la ciotola, la gettò a terra e disse:

V- mangia tutto che poi passo a controllare!

S- all’inizio ebbe un leggero conato di vomito, ma si trattenne e pian piano cominciò a masticare e deglutire, quella ‘pappetta’, come se fosse davvero un cane, ma randagio che non vede cibo da giorni.
Finito tutto rimase lì in ginocchio, ad aspettare che la padrona tornasse per fargli vedere, che aveva mangiato tutto quanto!

Ed ecco che dopo un quarto d’ora buono, la padroncina si ripresenta con in mano una bottiglietta d’acqua da mezzo litro, ma all’interno della bottiglietta, non c’era il classico liquido trasparente e limpido, ma vi era un liquido giallastro e dal colore molto opaco (doveva aver bevuto pochissimo la padrona durante la giornata), alla vista della bottiglietta ed immaginandosi il contenuto, S fece un tragico errore, mettendosi in trappola da sola dicendo:

S- grazie padrona, ma non ho sete!

In realtà quella, si, era urina, ma non era destinata allo scopo di essere bevuta dalla schiava, ma semplicemente V, studiando medicina e sentendosi un leggero bruciore, ogniqualvolta facesse pipì, voleva riporlo nel frigo per poi, portarlo il giorno dopo in laboratorio ed analizzarlo. (In seguito si scoprì che il bruciore era caratterizzato dal fatto, che V beveva poca acqua e che, perdipiù, cercava di trattenere la pipì il più possibile per la pigrizia di raggiungere il bagno).
Quanto detto dalla schiava però riaccese subito il suo istinto perverso e subito le disse:

V- ah, e così non hai sete benissimo, non potrai bere nient’altro fino a che non avrai finito l’intera bottiglietta, e sappi che d’ora in avanti potrai bere anche dalla mia divina fonte!! Sempre se io lo desidero, questo &egrave chiaro!!

S- ma Padrona questo non rientrava nei patti!!

V- va benissimo allora vattene subito, e da domani informerò tuo padre, su tutto ciò che gli nascondi con maestria!

S- no la prego! Farò tutto ciò che vuole!

Detto questo prese la bottiglietta e cominciò a bere, con qualche titubanza, l’odore acre si faceva largo tra le narici, e quel liquido aspro e corposo, cominciava lentamente a scendere nella sua bocca. V intanto si gustava la scena, e aveva capito che ormai aveva la sua schiava in pugno. Dall’altra parte S si rendeva conto che la situazione, le era sfuggita di mano, ed ormai non poteva fare più nulla per rimediare, così cominciò ad adattarsi a questo nuovo ruolo di nullità.

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