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Racconti di Dominazione

La storia del culo di Pat

By 1 Giugno 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

C’era una volta una donna che aveva molte paure e viveva sempre in ansia. Paura di sbagliare, paura di ferire il prossimo, paura di soffrire, paura di non essere mai all’altezza delle situazioni, paura di non essere ‘sufficiente’ ma ‘scarsa’. In realtà aveva anche avuto delle conferme nella sua vita ma queste conferme non andavano mai in profondità perché si fermavano sul suo aspetto fisico e sul desiderio di possesso legato al corpo. Come dire: vali se mi fai godere, vali se ti fai desiderare senza fine, vali se il tuo corpo mi soddisfa sempre e comunque. Vali se sei dolce e aggressiva, se raggiungi l’orgasmo in maniera multipla in modo da farmi sentire unico al mondo, se ti sottometti alle mie voglie e al mio cazzo che puo’ fare di te quello che vuole e se non basta quello, ne aggiungiamo un altro, ma visto che fai tanto la preziosa e disdegni un’aggiunta vera, magari te lo do finto ma come dico io, cosi’ impari i disobbedire alle mie voglie. E non importa se ti farò male, io mi eccito così, se tu ti lamenti perché io decido del tuo corpo e delle sue aperture, io posso penetrarti fino a farti sanguinare perché tu sei mia.
Allora succede che un bel giorno, la donna si presenta a casa del suo uomo. E’ estate, fa molto caldo e lei indossa una maglietta trasparente senza reggiseno e delle mutandine molto leggere di pizzo bianco. La gonna &egrave pure molto leggera e un po’ corta, lascia intravedere l’inizio delle cosce. Nel tragitto, ha sudato e si vedono i capezzoli eretti sotto la maglietta inumidita. Lui la osserva mentre beve un sorso d’acqua dal collo della bottiglia e immagina di avere quelle labbra posate sul suo cazzo, quella lingua che incessantemente gli lecca la punta mentre le labbra lo succhiano fino a farlo diventare durissimo e quasi pronto per venire. Le chiede di togliersi la gonna e la maglietta e di tenere soltanto le mutandine trasparenti. Così, mentre lei si spoglia può guardare bene il culetto che si muove nel gesto di togliersi gli abiti. Ecco adesso &egrave nuda davanti a lui. Le tette sono Ok, i capezzoli aspettano di essere succhiati, con il resto facciamo le cose con calma. La attira a sé cingendole la vita. I capezzoli sono vicini alle sue labbra e comincia a leccarli e a succhiarli piano piano con delicatezza, mentre le accarezza il seno. Poi le mani scivolano ed entrano nella mutandine, cercano di aprire bene la passerina; poi visto che non &egrave bagnata a sufficienza, ecco che con la saliva le umidifica bene, in modo che le dita possano trovare agevolmente il buchino. Una volta aperta bene, si infilano dentro, prima un dito e poi due ma solo per poco, giusto il tempo di farla bagnare di desiderio. Non finisce qui perché il corpo mi deve soddisfare e mi soddisfa se lo faccio vibrare sotto le mie mani. Le chiede di sdraiarsi a letto e lei esegue. La fa girare e vede la sua schiena, il culetto dentro le mutandine, le cosce sono unite. Allora lui con le mani le divarica leggermente le gambe. Poi lentamente le sfila le mutandine perché adesso veramente sono di troppo e comincia a metterle le mani sul culetto e ad aprirglielo. Vede il buchino che &egrave proprio piccolo: per vederlo meglio glielo apre bene usando il pollice e il medio. Bene a quel punto non può fare altro che inumidirlo con la lingua e molta saliva. Lei freme di desiderio e di paura: che cosa mi farà, mi farà male al culetto? Lui continua a leccare e quando sente che il buchino &egrave pronto infila dentro l’indice. Sente che oppone una certa resistenza, ma non se ne preoccupa e lo spinge fino in fondo. Il culetto si muove, non riesce a stare fermo un attimo e allora al posto di un dito ne infila due. Lei geme perché sente dentro quelle dita che spingono fino in fondo e cerca di spingere per farle uscire ma non ci riesce. Lui estrae le dita e le accarezza bene il buchino dolorante. A quel punto visto che la saliva non &egrave risultato molto efficace, le mette sul buchino e anche un pò dentro un cremina, sempre aprendole per bene il culetto. E prova ad infilarle tre dita che entrano a fatica, lui le gira, cerca di aprire bene perché la sua intenzione &egrave di fare passare un bel cazzo ma non vorrebbe farle male. Lei si divincola nel letto, lui &egrave molto eccitato nel vedere quel culetto che si muove e cerca di espellere le dita ma non ci riesce. Lui sente che adesso &egrave quasi pronto per riceverlo: ha intenzione di metterglielo dentro tutto e di fargliela dentro ma vorrebbe che anche lei godesse. Allora pensa di sollevarle il culetto e con la lingua cerca la passerina, gliela lecca tanto fino quasi a farla venire, le mette dentro il cazzo, così, tanto per farglielo sentire un po’ e per prepararsi lui a venire e poi glielo toglie dalle figa. Vede il buchino, ancora ha la crema ed &egrave lì pronto adesso per riceverlo. Le mette le mali sul culo e glielo apre il più possibile poi accosta la punta del cazzo, prima piano poi con maggiore decisione e cerca di infilarglielo. Lei urla allora lui accarezza bene il buchino con il dito e poi glielo spinge dentro. Qualche colpo e viene, gliela fa tutta. Lei si muove, si porta le mani sul buchino, le fa male ma ci pensa lui con la sua lingua a riparare il dolore e la fa venire tantissimo.
Dopo quella prima volta le chiese di portare sempre una gonna corta senza nulla sotto, la prendeva ogni volta che ne aveva voglia, disponendone come credeva
Appena poteva risaliva con la mano lungo le cosce, le cercava il buchetto con la punta dell’indice, glielo titillava per un po’, poi lo bagnava tra le labbra, quelle labbra, e si faceva strada dentro di lei, fino alle nocche. Gli piaceva far questo quando erano in piedi, e lui le si metteva dietro o di fianco. Succedeva spesso sull’autobus affollato che talvolta prendevano assieme. Sentiva scorrere quel dito su e giù, sentiva i capezzoli inturgidirsi, li vedeva spuntare sotto il tessuto sottile della t-shirt, le sembrava che tutti la osservassero. Si mordeva le labbra per non urlare, lui le sussurrava nell’orecchio:
‘Sei mia, faccio di te quello che voglio’
Se guardavano la televisione la metteva bocconi, di traverso sulle sue ginocchia, le sollevava la gonna, una mano nella scollatura, con l’altra le divaricava le gambe, cercava la passerina, la penetrava lentamente fino a sentirla bagnare; la teneva in sospeso, sentiva il corpo di lei tendersi, una strizzata alle tette per fermarla. 1, 2, 3 volte.
‘Vai avanti, ti prego’
Cominciava a prepararglielo: prima l’indice, inumidito dai suoi stessi umori, entrava facilmente, vi univa il medio, ruotava le dita penetrandola profondamente, avanti e indietro.
Trovava i capezzoli, si fissava su uno lo stringeva appena tra il pollice e l’indice. Se lei opponeva resistenza la pressione aumentava, lo schiacciava, lo torceva.
Qualche volta si fermava, cercava la sua nocciolina, la toccava, la carezzava: gli piaceva farsela venire in mano. Più spesso la violava utilizzando tre dita, e lei sapeva cosa sarebbe seguito: l’avrebbe costretta in ginocchio, prona sul divano, sarebbe entrato dentro di lei, si sarebbe alternato nelle sue aperture, incurante del suo piacere o del suo dolore fino a portarla allo sfinimento.
Le sue grida, di eccitazione, dolore o rifiuto, lo eccitavano; qualche volta era dolce, spesso aggressivo, selvaggio, le batteva le natiche sode con le mani aperte oppure si attaccava ai suoi seni rotondi utilizzandoli come prese per entrare ancora più profondamente nelle sue intimità.
Se uscivano a cena si faceva precedere nei bagni del ristorante, lei lo aspettava davanti allo specchio, appoggiata al lavandino, china in avanti, la gonna alzata che non copriva quasi nulla. Lo sentiva entrare, chiudere a chiave; le metteva le mani sui fianchi, sentiva la mazza dura farsi strada; le divaricava le natiche esponendo il buchetto che apriva con i pollici, prima l’uno, poi l’altro, lo sentiva uscire dalla vagina ricca di umori per affondare con un unico movimento nel suo intestino che veniva alla fine riempito dai suoi caldi fiotti.
Riprendeva la cena come se nulla fosse successo.
Altre volte, la sera, si fermava lungo la strada usando il cofano dell’auto come appoggio e la possedeva incurante di chi passava.
A letto, un letto di ottone, la legava alle colonnine, un cuscino piegato sotto l’addome per esporla meglio, ne faceva quello che voleva.
‘Mi piaci perché ti torna sempre stretto come la prima volta; come se tornassi vergine. E’ un dono prezioso, quasi sprecato però’
‘Perché sprecato? Cosa intendi?’
‘Lo conosco io solo, mi piacerebbe condividerlo con qualche amico’
‘Non vorrai raccontare questo in giro!’
‘Non esattamente’
‘Non capisco ‘.’
‘Vorrei ‘ farti vedere, vederti..’
‘Tu vuoi farmi scopare da tuoi amici!!!’
‘Ti voglio scopare con i miei amici: con due uccelli in corpo godresti il doppio’
‘Sei solo un maiale’
‘Un culo come il tuo va valorizzato e conosciuto; ma se non vuoi un cazzo vero ne avrai di finti e di tutte le misure’.
Qualche giorno dopo si stava divertendo con lei a letto, l’aveva legata come altre volte, curando con cura particolare l’esposizione del suo fondo schiena. Le attaccò due mollette ai capezzoli
‘Quando ti strofinerai sul letto ti procureranno sensazioni piacevoli’
Si era allontanato pochi minuti ed era tornato molto allegro.
‘Ho scoperto un sito internet dedicato alle esibizioniste, accettano fotografie che mostrino cosa piace fare e farsi fare; diventerai una protagonista’.
Le scattò una prima serie di immagini, erano ben esposti la figa e il culo. Una seconda serie faceva vedere la passerina penetrata progressivamente da una, due e poi tre dita; tolta la mano la figa restava aperta pronta a ricevere il cazzo, seguivano una serie di foto che dimostravano una bella scopata ed infine l’ultima faceva vedere la sborra che colava. Prese una zucchina che si era portato dalla cucina, era lunga una trentina di cm e di diametro adeguato, gliela infilò facilmente fino a toccare l’utero.
‘Ora ti farò venire con questa, sei così porca che non avrai problemi’
Usava una mano destra per scoparla con la zucchina, mentre con la sinistra le stimolava la nocciolina. Ogni tanto si fermava con l’una o l’altra mano e scattava una foto.
Venne dopo pochi minuti .
‘Porco maledetto’
‘Ho appena cominciato, godi con un cazzo finto, ora vediamo con due’
Aveva una serie di zucchine di dimensioni crescenti, ne ungeva una con un po’ di vaselina, gliela infilava nel culo, la fotografava, la estraeva fotografandola di nuovo per fare vedere il buco sempre più largo.
Due grosse zucchine le sporgevano dal culo e dalla figa: ne prese una per mano facendole scorrere avanti e indietro alternativamente. Il corpo di lei cominciò a muoversi lentamente.
‘Comincia a piacerti, lo sapevo’
I movimenti di lui si facevano più rapidi. Le uscì un gemito. Rallentò
‘Ancora’
Le mollò un manrovescio sul culo
‘Per piacere, non si dice più?
‘Ancora, per piacere’
Riprese, quando gli sembrava stesse per venire, rallentava, spesso le dava una gran manata sulle natiche sempre più rosse.
Fu squassata da un orgasmo che poche volte aveva provato. Le tolse i cazzi finti e fotografò le sue aperture ben più che socchiuse.
Le rinfilò una zucchina nella figa e l’inculò ancora una volta, ma questa volta con il suo cazzo.
Lei venne ancora una volta, la slegò, la girò. Sul lenzuolo i segni lasciati dai capezzoli martoriati.
Le prese le tette in mano, quasi soppesandole
‘Non &egrave finita ancora, ci divertiremo ancora molto tu ed io’
Nelle settimane successive continuò ad usarla come voleva. Non era più necessario legarla a letto, ne faceva quel che voleva, la fotografava continuamente.
‘Sei fotogenica, hai preso il massimo dei voti’
‘A cosa ti riferisci?’
‘Guarda qui’ le disse mostrandole lo schermo del computer ‘ho inviato le tue foto a un sito per esibizioniste. Sei stata già vista da 3.234 persone, il voto medio &egrave 9,3 su 10’
C’erano più di cento foto che la ritraevano con la figa e il culo chiusi, socchiusi, aperti o riempiti da lui o da quanto offriva il mercato ortofrutticolo. Era ripresa con due grosse banane sporgenti dalle sue intimità, oppure mentre lei stessa si infilava due robusti zucchini.
La si vedeva con il suo cazzo in bocca e, come le diceva, ‘farcita’ nelle altre aperture. Con la bocca aperta mentre attendeva che lui gliela riempisse con i suoi caldi fiotti. Mentre gli faceva una spagnola schizzandola fino al collo. Mentre le tirava i capezzoli o le strizzava le tette. Trovava eccitante mostrarla con la sua sborra che le colava dalla bocca semiaperta o le era spalmata sul suo splendido corpo.
Il volto di lei era censurato, ma chi la conosceva bene avrebbe potuto identificarla magari anche solo da particolari dell’arredamento.
Chiunque vedesse quelle foto non poteva pensare altro che fosse quanto meno disponibile..
I commenti che potevano essere inviati dai visitatori del sito erano in effetti molto espliciti: il minimo che era proposto era di farsela leccare.
‘Sei un maiale perverso. Quelle foto dovevano restare tra noi’
‘Dal momento che non vuoi farti vedere dai miei amici, mi piace l’idea di esibirti per chiunque ti voglia, fai felici tante persone’
‘Saranno dei perversi come te’
‘Ti apprezzeranno, come me. E poi scommetto che ti sarai eccitata anche tu a vedere le foto e i commenti. Fammi sentire’
Prima che lei potesse reagire le aveva preso un seno cercando il capezzolo sotto la stoffa sottile della t-shirt; come al solito non indossava nulla sotto.
‘Le tette ti tradiscono sempre, sono turgide’
‘Lasciami!’
‘Va bene. Usciamo, andiamo per acquisti’
‘Di cosa hai bisogno?’
‘Io di niente, tu di un giro in un sexy shop: vestiti appropriatamente’.
Dopo qualche discussione e una strapazzata alle tette era pronta: niente biancheria; una leggera mini la copriva appena mentre un top di cotone le si fermava appena sotto il seno procace lasciandolo libero di ondeggiare dolcemente; un respiro appena profondo ne lasciava vedere il bordo inferiore. Un paio di sandali a tacco alto la costringevano ad uno svolazzare di gonna che poco lasciava alla fantasia.
Raggiunsero il negozio in auto; era situato in una via tranquilla nella prima periferia; l’ingresso era discreto; entrarono: era l’unica donna presente.
Si avvicinò immediatamente il commesso, un ragazzo di circa venticinque anni, doveva conoscere l’uomo perché lo salutò cordialmente
‘Posso essere utile?’
‘Hai qualcosa di bello, di nuovo?’
‘Qualcosa c’&egrave sempre’
Li guidò in un locale separato dove su scaffali e vetrine erano esposti falli finti, dildi, vibratori, doppi cazzi di ogni forma, colore e dimensione, oltre a numerosissimi altri oggetti di cui non sempre era immediatamente chiaro l’utilizzo
‘Prendi qualcosa, andiamo di là a provare’
Entrarono in una stanza con al centro un letto ginecologico; il commesso era ancora fuori
‘Stenditi maialina’
‘Cosa hai in mente porco perverso!?’
‘Vedrai’
L’aiutò a salire sul lettino, le posizionò le gambe sugli apposito sostegni che divaricò il più possibile, poi le bloccò con due strisce di velcro. La fece venire avanti sul lettino in modo che il culo fosse a filo del bordo; poi con altre due strisce di velcro le fermò le braccia ai bordi del letto. Nulla avrebbe potuto fare per difendersi.
Il ragazzo entrò ed appoggiò su un tavolo il materiale che aveva portato.
‘Vedo che c’&egrave di tutto; prendiamo qualche misura; comincia lì davanti’
‘Gran bella figa, perché non la filmiamo? Ho quanto serve’
‘Ottima idea, sei proprio prezioso’
‘Apri quell’armadio, prendi quello che vuoi’
In breve montarono una telecamera fissa e una piccola mobile, amatoriale.
L’uomo era di fianco al letto, le aveva infilato una mano sotto al top e le palpava le tette; il ragazzo era seduto su uno sgabello di fronte alla donna.
Si bagnò con la saliva le dita della mano e piano piano la penetrò con uno.
Lei cercò di tirarsi indietro ma un’energica strizzata al seno la fece desistere subito.
‘Com’&egrave?’
‘Un po’ asciutta’
‘Fammi vedere’
Fu lui a mettersi sullo sgabello, la conosceva bene: le divaricò le labbra, le si avvicinò e cominciò a stimolarla con la punta della lingua tutto intorno al clitoride. Quando vide che cercava di venire verso di lui sollevando il bacino iniziò a infilare la lingua dentro la vagina, alternando con ampie leccate sulla nocciolina sempre più tesa.
Quando la sentiva li li per venire rallentava oppure la addentava appena. Lei sapeva che era capace di tenerla così a lungo; aveva voglia di toccarsi, sentiva il seno inturgidirsi, vedeva i capezzoli spuntare sempre più grossi sotto il sottile tessuto del top.
‘Basta, scopami!’
‘Hai visto che porca? Non ti conosce neanche e vuole essere scopata davanti a te! La da via con niente.’
‘Diamole quello che vuole. Cosa ne dici di questo?’
Dal tavolino il ragazzo aveva preso un fallo di oltre 25 cm, grosso e nodoso.
‘Ti piace mia piccola maialina?’
‘E’ grosso, troppo grosso..’
‘Per te non c’&egrave niente di abbastanza grosso’
Le aprì le labbra e lo infilò lentamente in quella figa accogliente , facendolo scorrere avanti e indietro rigirandolo più volte finch&egrave vide che si stava di nuovo eccitando, allora accese il vibratore incorporato e glielo lasciò ben dentro.
Le aveva scoperto le tette invitando il ragazzo a darle un’energica palpata.
‘Strizzale i capezzoli, tirali; deve sentire male, le piace da impazzire’
Non se lo fece ripetere, del resto due tette così non le vedeva tutti i giorni. I capezzoli erano grossi, rilevati, turgidi. Li prese tra le cinque dita di ciascuna mano, circondandoli alla base, intorno all’aureola; la sentiva fremere; li stringeva tirandoli verso di sé, e poi li rilasciava, sembrava la stesse mungendo. Stringeva ogni volta di più e tirava con forza sempre maggiore. Li torceva, prima uno, poi l’altro infine insieme.
Quelle mani estranee che la tormentavano accentuavano il piacere provocatole dal vibratore; la presenza della videocamera le faceva scoprire un lato nascosto esibizionistico che ignorava.
‘Sei così infoiata che verrai così, mentre ti guardiamo’
Non dovettero aspettare molto; intanto la riprendeva concentrandosi sulla passera trafitta dal vibratore, sulle tette strapazzate e sul corpo inarcato sotto gli spasmi di un orgasmo squassante. Si vedeva il volto di lei quando cercava di resistere al calore che dall’inguine risaliva all’addome per concentrarsi nel cervello, e quando poi aveva ceduto all’onda del piacere.
Si abbandonò ansimante sul lettino

‘Ho un altro prodotto appena arrivato’
‘Fammi vedere’
‘E’ un vibratore interno, viene attivato con un radio comando esterno, ha una portata di dieci metri. Puoi modificare la frequenza a tuo piacimento’
‘Non scivola fuori?’
‘C’&egrave questa pinzetta da applicare sulla piccole labbra, fa un po’ male, ma a lei piacerà. Oppure puoi metterglielo nel culo’
L’apparecchio era a forma di cilindro appiattito, lungo una decina di centimetri, largo poco più di due. Glielo infilò in vagina e applicò il morsetto strappandole un grido di dolore. Per vedere se teneva lo tirò un po’ ma era ben saldo.
Era su quel lettino praticamente nuda, a gambe spalancate, impotente, usata come una bambola, trattata come una puttana; avrebbe dovuto ribellarsi, gridare ed invece godeva a comando, anzi, a telecomando. Si sentiva, o forse era, veramente una troia.
‘Non &egrave giusto che godi solo tu. Potresti fare qualcosa di piacevole per me. D’accordo?’
‘Cosa vuoi?’
Lo capì subito: lui si mise al suo fianco, le girò la testa verso di sé ed estrasse il suo uccello, già semi eretto
‘Apri la bocca’
Fece partire il vibratore.
‘Stringilo bene tra le labbra, ti voglio scopare in bocca. Tu ti puoi divertire ancora con queste tette meravigliose’.
Il cazzo in bocca le era sempre piaciuto, l’aggiunta del vibratore dentro di sé accelerava il piacere che provava. Il commesso era proprio bravo con le mani. L’essere legata e ripresa completarono l’opera.
In breve fu raggiunta da un secondo e terzo orgasmo quasi consecutivi. Si rilassò solo quando sentì la bocca riempirsi con la sborra di lui: come faceva sempre la ingoiò tutta con gioia.

‘E per il culo come procediamo?’
‘Va misurato anche quello, non si può mica andare a caso’
‘Qui &egrave tutta roba nuova, il culo, capiscimi, &egrave ..’
‘O.k, va bene. Possiamo pulirlo; hai qualcosa?’
‘Ho quello che serve per un clistere’
‘Ottimo! Niente in contrario?’
Aveva tra le dita un suo capezzolo, che aveva già cominciato a stringere
Annuì
Il commesso uscì.
‘Sei ancora più porca di quanto pensassi.’
Rimosse il morsetto e il vibratore,
‘Per piacere oggi lasciami stare lì dietro’
‘E’ solo un bel clisterino come non ne facciamo da tanto tempo; ti puliamo bene e poi ti sfondiamo meglio con uno di questi giocattoli. Se ti piace, o se non ti basterà alla fine ti do un cazzo vero, magari quello di questo mio amico. Porca come sei ti farà godere anche lui. Ti prepariamo il culo come si deve. Sai che alla fine mi ringrazi sempre.’
La liberò, ma solo per riposizionarla per il clistere: in piedi, piegata in avanti, appoggiata sul piano del lettino.
‘Non legarmi, starò ferma’
Rientrò il ragazzo spingendo una piantana cui era appesa una sacca da almeno tre litri collegata ad una sonda da un lungo tubo di plastica. La sonda era lunga una trentina i centimetri e di buon calibro.
‘Vedo che &egrave già pronta. Ha proprio un bel culo. C’&egrave qualche livido. Pizzicotti?’
Così come le strapazzava le tette, gli piaceva sculacciarla e pizzicarla, anche senza un motivo particolare, ma solo per il gusto di farlo.
‘Le piacciono le maniere forti, e qualche segno rimane. ‘
Il commesso si posizionò di fianco alla donna divaricandole le natiche
‘E’ proprio bella soda’
‘Palpala pure’
Le mise due dita nella figa e cominciò a infilarle la sonda nel culo, dopo averla lubrificata con la vasellina
‘Così sono sicuro di non fare danni con la cannula, gliela posso infilare fino in fondo’
‘E ti prendi anche un passaggio..’
‘Apri il rubinetto’
Il liquido tiepido defluiva nel suo intestino. Lui muoveva la cannula avanti e indietro e contemporaneamente la masturbava con le dita.
‘Piano, fai piano’
‘Te lo vuoi godere tutto, come sempre’
Entrarono i primi due litri, sentì che stava per venire, rallentò il flusso, e smise di toccarla.
‘Te lo devi prendere tutto, trattieniti’
L’acqua le invadeva le viscere e sentiva sempre più forte il bisogno di scaricarsi
‘Dov’&egrave il bagno?’
‘All’ingresso del negozio.’
‘Non ce la faccio più’
‘Ancora poco’
Le sembrava che le scoppiasse l’intestino, ma sapeva che lui non avrebbe avuto pietà; se non avesse finito o ne avesse persa per strada, avrebbe ricominciato daccapo. Respirava profondamente, cercando di rilassarsi. Finalmente vide la sacca vuota.
‘Posso andare?’
‘Ora ti levo la cannula, vedi di trattenerti. Non vorrei che bagnassi il pavimento o la gonna. Anzi te la tolgo, così non la sporchi neanche per sbaglio’
Praticamente nuda dovette attraversare tutto il negozio sotto gli sguardi sorpresi dei clienti il negozio per raggiungere il bagno e potersi finalmente liberare.
In bagnò trovò un asciugamano con cui coprirsi e tornò indietro.

‘Mi &egrave arrivata una seggiola inculatrice, &egrave fantastica’
‘Fammela vedere’
Era una seggiola con due braccioli; il sedile era forato al centro; dal foro, del diametro di una quindicina di centimetri fuoriusciva un cazzo finto.
‘Il fallo può essere sostituito, ce ne sono di tutte le dimensioni; può essere infilato nella figa o nel culo; volendo se ne possono posizionare due per avere una doppia scopata. Si può regolare la profondità e la velocità’
‘Mettici un bel cazzone, così glielo apriamo bene’
In pochi minuti un bel cazzo era pronto. La punta affiorava dall’apertura.
La fecero sedere sulla seggiola con il fallo che le toccava appena l’ano.
Il commesso lo fece salire lentamente così da darle la possibilità di adattarsi mentre il suo uomo le bloccava i polsi sui braccioli con due strisce di velcro.
‘Vai!’
Partì piano, ma i colpi erano sempre più ampi e frequenti. Le sue tette sobbalzavano provocanti mentre, come al solito, il tutto veniva filmato
Quel cazzo finto le entrava nel culo per almeno trenta cm, provò a resistere, ma sembrava vero, morbido e duro contemporaneamente. I due uomini si dedicavano alle sue tette, le strizzavano e le schiaffeggiavano.
‘La conosco, sta per venire, accelera’
‘Oddio, basta, il culo’ basta. ‘ Porci, maialiiiii’
Ancora una volta non riuscì a dominare il piacere, scoppiò in un urlo belluino e finalmente spensero la macchina.
Non era più tornato sulla richiesta di condividerla con uno dei suoi amici, ma, in compenso, lei soddisfaceva ogni suo desiderio. Con il passare del tempo il loro rapporto aveva assunto tinte quasi sadomasochiste; era evidente il piacere di lui nel tormentarla, ma le sue reazioni ai maltrattamenti subiti erano di altrettanto indubbia soddisfazione. O forse, come delle volte pensava, ‘quel cazzo’ le piaceva troppo, e pur di farselo infilare da qualche parte era disposta a subire qualsiasi cosa.
Avevano invitato a cena, come altre volte, una coppia loro amica. Come sempre più spesso succedeva lui le disse come doveva vestirsi, meglio come non dovevo vestirsi. Gli piaceva esibirla, lo eccitava che gli altri uomini la guardassero e la desiderassero. Indossava pertanto una gonna aderente che terminava molto sopra il ginocchio, chiusa su un lato da un laccio a zig zag che attraverso uno spacco di cinque centimetri metteva in bella evidenza la coscia affusolata. Sotto non portava nulla. Una camicetta annodata sotto il seno consentiva di apprezzare le sue splendide tette che non avevano bisogno di alcun sostegno; attraverso il tessuto sottile spuntavano i grossi capezzoli.
Della coppia invitata venne solo l’uomo, la donna ebbe un improvviso impegno di lavoro. Era un bell’uomo di quarant’anni, alto e prestante; la guardò attentamente
‘Sei più bella del solito! Non fossi già impegnata, ti farei la corte’
Per tutta la cena non le tolse gli occhi di dosso. Doveva stare attenta quando serviva in tavola: appena si chinava in avanti la camicia si apriva, e contemporaneamente la gonna si alzava lasciando le cosce scoperte fino quasi all’attaccatura delle natiche. Sapeva di avere un bel culo, e sentiva gli sguardi dei due fissi su di lei
Al termine il suo uomo si trovò senza sigarette ed uscì per comperarle. Le sembrò di cogliere uno strano sguardo tra i due amici, ma non ci fece caso. Si diresse in cucina per gli ultimi lavori. Era davanti all’acquaio che sciacquava i piatti prima di inserirli nella lavastoviglie quando avvertì un movimento dietro di sé.
Sentì una mano estranea infilarsi sotto la gonna cercandole il culo, cercò di divincolarsi, ma l’uomo con la mano libera le entrò nella scollatura, le prese un seno e lo strizzò, finch&egrave smise di opporre resistenza.
‘Sei una bella porcellina che non porta biancheria così sei sempre pronta per una bella scopata; lui mi ha detto che ci saresti stata, ma che ti piacciono le maniere forti’.
‘Smettila, tornerà da un momento all’altro’
‘Non credo farà nulla, anzi mi darà una mano’
Le mise una gamba tra le sue costringendola a divaricarle, sentì che era nudo
Era forte ed esperto. Le sue mani la esplorarono tastandola e pizzicandola.
Le divaricò le natiche tra pollice e medio cercando con l’indice il suo buchetto, e infilandovi la punta.
‘Hai proprio un bel culo, stretto stretto, da aprire’.
Il laccio che sorreggeva la gonna fu rapidamente snodato; la trascinò sul divano, mettendosela di traverso sulle ginocchia.
La sculacciò per il gusto di farlo. Non riusciva a difendersi mentre sentiva il cazzo di lui crescere per l’eccitazione e premere contro il suo addome. La costrinse a girarsi torcendole un braccio dietro la schiena, le aprì la camicetta: la sua quarta misura e i grossi capezzoli eretti erano esposti alle voglie di lui. Le prese un seno per volta, palpandolo energicamente per poi succhiare e mordicchiare il capezzolo. Si divertì ancora con le tette palpandole e schiaffeggiandole, eccitato dalle sue grida e dai tentativi di liberarsi.
‘Hai le tette sode come il culo, il tuo uomo non mente’
‘Anche questo sono duri’ disse, dedicandosi ai capezzoli. Li stringeva tra le dita, li torceva, li tirava.
Spostò la sua mano lungo l’addome scendendo finch&egrave non raggiunse il pube, lo accarezzò, le mise la mano tra le cosce, una lieve pressione sul braccio le fece capire di aprirle.
‘Sei un po’ asciutta, ma non per molto. Lecca’
Le mise due dita in bocca perché gliele bagnasse. La penetrò
‘Bella figa’
‘Porco!’
‘Rigirati, e mettiti in ginocchio’ le ordinò; un attimo di incertezza le costò una dolorosa strizzata al seno.
Aveva il suo cazzo davanti agli occhi, era grosso, molto grosso, molto più grosso di quello cui era abituata
‘Succhialo, dice che sei brava, che ti ha insegnato bene. Fammi sentire solo le tue labbra e la tua lingua, niente mani’
‘Non ci penso neanch”
Le prese le tette, una per mano, iniziando una lenta, progressiva, dolorosa azione di mungitura che si interruppe solo quando sentì la sua lingua lambirgli il cazzo.
In quel momento sentì aprirsi la porta di casa. Iniziò a trarre un sospiro di sollievo che interruppe subito.
‘Vista da qui sei splendida! E’ stata brava?’
‘Abbiamo appena iniziato. Avevi ragione su tutta la linea. Tette e culo sono una favola. Convincerla con le maniere forti &egrave piacevole’
Sentì il suo uomo muoversi dietro di lei, capì che si stava spogliando. Le sue mani la accarezzavano, le sue dita cercavano i suoi punti sensibili, sapeva dove cercare: fu quasi un riflesso automatico, quel cazzo che aveva in bocca doveva essere soddisfatto. Lo leccava e lo succhiava, le sue gote si gonfiavano, la stava scopando in bocca. L’altro non ebbe alcuna difficoltà a entrarle nella figa pronta ad accoglierlo; i due uomini non dovevano essere nuovi a queste esperienze perché si sincronizzarono rapidamente andando dentro e fuori di lei a ritmo alternato e sempre più sostenuto. Non resistette molto, sopraggiunse un primo violento orgasmo.
‘Te l’avevo detto che ti sarebbe piaciuto, due fanno godere il doppio di uno’
‘Ma noi siamo ancora all’asciutto, e poi mi hai promesso che posso averla come voglio’
‘Ogni promessa &egrave debito. Inizio a preparartela’
‘Voglio farlo io’
‘Sarà una bella esperienza, Come ti ho detto con lei sembra sia sempre la prima volta’
‘Questa sarà l’ultima’
‘Vado a prendere i campanelli’
”’?’
Erano due pinze a coccodrillo da attaccare ai capezzoli, unite da una catenella cui erano appesi dei campanelli.
‘Porgimi le tette’
Lo fece senza obiezioni, una smorfia di dolore le comparve sul viso quando i morsi delle pinze la strinsero.
‘Facciamola suonare, comincia tu’
La prese per i fianchi, la sua calda vagina accolse subito il nuovo ospite. Le sue poppe generose ondeggiavano al ritmo dei colpi profondi che erano loro trasmesse; i campanelli tintinnavano.
‘Apri bene la bocca, troia!’
Si ritrovò ancora presa tra i due cazzi, con fitte di dolore e piacere che dalla punta delle tette risalivano al cervello.
Quasi non si accorse dei pollici che prima singolarmente e poi insieme le entrarono nell’ano.
Le sfilò il cazzo dalla figa e cominciò a strofinarglielo fra le natiche; con un movimento involontario lei si inchinò in avanti, sollevando così il culo, quasi ad offrirglielo. Ormai erano tre le dita che la frugavano, ruotando e scavando in profondità.
Dalla donna provenivano gemiti che sembravano più di dolore che di piacere
‘Lasciale la bocca libera, voglio sentirla mentre la sfondo. ‘
Le fece sentire la punta pronta a farsi strada
‘A te piace il cazzo, vero? Oggi ne prendi una dose extra, e alla fine mi dirai grazie’
‘Fai piano, &egrave troppo grosso’
‘Hai il più bel culo che abbia visto da molto tempo in qua. Il tuo uomo ha ragione, un tesoro come questo va apprezzato e condiviso con gli amici.’
Lei si girò verso il suo uomo
‘Sei un maiale, sono la tua donna, non la sua’
‘Sei mia e ti do a chi voglio per farci quello che vuole. Vederti sbattere da un altro mi eccita, ma ho visto che non &egrave dispiaciuto neanche a te. Sei venuta facilmente, ma ora viene la parte più bella’
‘Ora glielo rompo’.
La prese per i fianchi e cominciò a spingere, lei non poteva fare nulla, resistere avrebbe peggiorato il dolore.
Emise un unico prolungato urlo, sentì il culo che si apriva indifeso sotto la spinta di quel cazzo che non pareva avere mai fine; le sembrava di essere trafitta da un ferro rovente.
Si fermò un minuto lasciandola impalata e senza fiato, uscì da lei completamente, guardandola; quando vide che lo sfintere cominciava a contrarsi la penetrò ancora, violentemente. Ripet&egrave l’operazione più volte e ogni volta godendo delle sue urla; quando vide che entrava senza fatica fece segno all’altro di rimetterle il cazzo in bocca; iniziarono una doppia scopata con i campanelli che suonavano all’impazzata.
Le sembrava, quando il cazzo le affondava nel culo, di sentirlo arrivare al diaframma, quasi volesse incontrarsi con quello che le veniva infilato in gola. Il suo corpo era puro oggetto di godimento dei due uomini. Era una gara a chi durava di più; lei venne più volte; il suo uomo le riempì la bocca mentre l’altro, solo dopo averle devastato il culo, la inondò con il suo seme.
‘Vai di là, intanto faccio vedere il tuo siparietto su internet. Poi ricominciamo’
L’ordine era partito dal suo uomo, Giorgio; assieme ad un suo amico, Carlo, se l’erano appena scopata riempiendole la bocca e il culo con i loro umori. Era alla sua prima esperienza a tre: aveva avuto conferma della sua indole masochista, scoprendosi inoltre tendente a una buona dose di troiaggine; non avrebbe saputo diversamente spiegarsi come aveva potuto godere tanto con un cazzo estraneo che le aveva sfondato così dolorosamente il culo. Avrebbe dovuto sentirsi offesa ed umiliata: era stata presa con la forza ed usata per dare piacere e divertimento, ed invece era venuta più volte. Aveva ancora le pinzette che le mordevano i capezzoli: collegate con una catenella a cui erano appesi dei campanelli che avevano tintinnato sonoramente sotto le spinte trasmesse dai due uomini. Le rimosse sperando di non dovere subire qualcosa di peggio dopo; quel ‘ricominciamo’ poteva avere molti significati

Giorgio e Carlo entrarono nello studio; accesero il computer e si portarono su di un sito dove donne o coppie esibizioniste potevano pubblicare foto a contenuto libero.
‘Dove c’&egrave ricerca per nome digita Pattytits e dimmi se riconosci la protagonista’
Era una serie di oltre cento immagini di una donna talora sola, talora con un uomo, censurati elettronicamente sul volto.
Lei doveva essere sui trentacinque anni, una bella figura snella, forse un metro e sessantacinque: le prime foto mostravano uno strip tease al termine del quale si potevano ammirare due tettone belle sode, una quarta misura piena, sormontate da capezzoli impertinenti circondati da ampie aureole scure, rilevate.
Il culo, rotondo, provocante, sovrastava due gambe snelle dalle cosce affusolate. Una scritta con il rossetto diceva ‘PRENDILO E’ TUO’
La figa era parzialmente depilata, restava un ciuffettino biondo. Sul pube un’altra scritta ‘IL CAZZO QUI E’ SEMPRE BENVENUTO’
Una seconda serie di immagini era centrata su particolari di quello splendido corpo, era lei ad offrirsi alla fotocamera.
Era lei a prendersi in mano le tette, a giocarci, a tirarsi i capezzoli. Era lei genuflessa che si apriva le natiche per farsi ammirare il culo e la figa. Era lei inginocchiata a gambe aperte che si faceva un ditalino.
Un’ulteriore serie di immagini la faceva vedere mentre giocava o veniva penetrata con ogni genere di oggetti: candele, cazzi finti, zucchine, vibratori, dildi.
Nell’ultimo gruppo di foto compariva un uomo, sempre lo stesso che la scopava liberamente. Lo si notava mentre con le dita la frugava nella passera, oppure la preparava per incularla; nelle aperture libere infilava di tutto.
Sulle natiche si vedevano i segni inconfondibili di robusti pizzicotti, oppure il colore di energiche sculacciate.
I capezzoli venivano tormentati con mollette da bucato, fermacarte di metallo, pinzette a coccodrillo cui talvolta venivano agganciati piccoli pesi.
Molte foto facevano vedere la sborra dell’uomo che colava dalla bocca, dal culo o dalla passerina, oppure schizzata sul viso, tra le tette, sulla schiena.
‘Che te ne pare?’
‘Chiunque sia &egrave una gran figa, oltre ad essere una gran troia’
‘Attento ”
‘Quel culo &egrave inconfondibile; &egrave lei. Vero? ‘
‘Ti piace? Te la vuoi sbattere ancora? Te l’avevo detto che era fantastica. Secondo me &egrave nata così’
‘Così come?’
‘Troia! O, come le dico, carne da cazzo’
‘Chiamala’
La chiamò ed arrivò subito, indossava solo una camicetta sbottonata.
‘Carlo ti vuole’
‘Vieni qui, siediti sulle mie ginocchia’
Se la mise di traverso sulle gambe, e le mostrò il computer
‘Bella porca che sei, quando Giorgio mi raccontava cosa ti faceva non ci credevo’
Mentre parlava le aveva divaricato le cosce, e con due dita aveva iniziato a stuzzicarle la passera
‘Mi ha costretta ”
‘Costretta? A vederti non sembri costretta. Guarda ora, basta toccarti &egrave sei già bagnata’
Le dita erano dentro di lei e come al solito i capezzoli eretti la tradivano.
‘Sei porca, e basta’
Giorgio le si avvicinò, le girò la testa così che avesse la bocca davanti al suo cazzo
‘Prendilo’
Lo prese fra le mani, la lingua correva abile dalla punta alla base, lo leccava tutto intorno, soffermandosi sulla cappella, scoprendola.
Quando lo sentì più rigido se lo infilò in bocca usando così sia le labbra che la lingua
‘Mmmmhh, sei una succhiacazzi coi fiocchi!’
‘Falla provare anche me, egoista!’
La misero in ginocchio, un cazzo in ogni mano: mentre ne segava uno succhiava l’altro, alternandosi fra loro. Si erano impadroniti delle sue tette che venivano palpeggiate, schiaffeggiate, munte e strizzate. I capezzoli venivano schiacciati tra le dita, torti e tirati. Le sbattevano i loro uccelli sul viso, eccitati.
La bocca sempre occupata le impediva di emettere altro che inintelleggibili mugolii.
La misero a pecorina: se la scopavano a turno, un po’ per uno, quando stavano per venire si davano il cambio; se ne avevano voglia o bisogno glielo infilavano in bocca.
Il suo uomo si stese supino sotto di lei, il cazzo pronto: la impalò, attirandola poi verso di sé così che il culo fosse ben esposto alle voglie del suo amico.
Questi le divaricò le natiche, si chinò e cominciò a leccarla, infilando la punta della lingua nel buchetto ancora leggermente aperto.
Il cazzo che lavorava la figa e la lingua che titillava il culo non tardarono a provocare i loro effetti sotto forma di un ondeggiamento dei fianchi e di un crescente gemito di piacere
‘Sei già pronta a farti rompere il culo un’altra volta, il cazzo ti piace proprio’
‘Continua con la lingua, ma aspetta, mi fa ancora male, per piacere’
‘Giorgio mi ha offerto il tuo culo e due cazzi insieme non li hai mai presi, te li faremo piacere’.. Sentiamo se sei pronta’
Non le diede neanche tempo di rispondere; si bagnò con la saliva due dita della mano e subito la penetrò fino alla nocche con indice e medio, girando e rigirando la mano, divaricando contemporaneamente le dita. Cercava di divincolarsi ma era bloccata
‘Che bel culo che c’&egrave qui, vuole proprio essere riempito: sei quasi pronta’
Entrò anche un terzo dito mentre con la mano libera la pizzicava e la sculacciava.
‘Ti stai aprendo proprio bene: ora sei pronta’
La divaricò ancora le natiche, appoggiò la punta dell’uccello sul buchetto dischiuso e spinse, affondando dentro di lei, incurante delle sue urla.
Giunti alla seconda scopata potevano durare più a lungo; Giorgio mentre le sfondava la figa si divertiva con le tette: tenendone una per mano; le strizzava, oppure le mordicchiava i capezzoli, tumefatti e dolenti.
Carlo le entrava e le usciva dal culo con un cazzo che sembrava ogni volta più grosso, ogni volta più lungo, ogni volta più duro: lei cedeva progressivamente sotto quei colpi impietosi sempre più aperta e accogliente.
Era alla sua prima doppia penetrazione, i due cazzi separati solamente dalla sottile parete vaginale sembravano quasi fusi in un unico strumento
‘Giorgio..Carlo, bastaaa, vi prego!!’
‘Che culo fantastico, più urla e più mi eccita’
‘Sculacciala’
‘E’ bello sodo ”
‘Un colpo tu, una strizzata io’
Le arrivò una manata piana sul culo nudo, seguita da una violenta strizzata alle tette ; poi ancora sul culo, e ancora sulle tette. Culo e tette, tette e culo.
E i due cazzi dentro di lei
Giorgio la conosceva bene, sapeva che sarebbe esplosa; sentiva le tette inturgidirsi tra le sue mani
‘Ti basta?’
‘Mmmh’.’
‘Troia!’
‘Dai’.ancora’
La accontentarono come chiedeva, aveva perso ogni controllo; si scambiavano fra loro, facevano a gara a chi dava i colpi più forti, a chi la faceva urlare di più.
Venne un’ultima volta, mentre due fiotti caldi la riempivano contemporaneamente nella figa e nel culo.

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