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Racconti di Dominazione

La sua troia personale

By 28 Agosto 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Ogni volta che sto per farmi scopare da lui, penso a quanto questa storia sia un cliché: il capo che si fa la dipendente, base di ogni film di serie B in circolazione da almeno quarant’anni. Eppure, nel mio caso i luoghi comuni si sgretolano come zolle di terra secca calpestate. Perché non lo faccio per conservare il posto di lavoro, o per avere una promozione, o per sottostare ad un ricatto. No, lo faccio perché mi piace. Lo faccio perché lui, a differenza di mio marito, sa quello che vuole e non esita a prenderselo.
Quando si &egrave accorto di me, quando ha letto nei miei occhi la voglia, l’insoddisfazione, quando ha intuito la mia indole, quando ha subdorato un lato oscuro che neppure io pensavo di avere, non ha perso tempo. Mi &egrave letteralmente piombato addosso come un rapace sulla sua preda, stimolando i miei sensi, eccitando il mio corpo, riducendomi a null’altro che al suo oggetto di piacere, alla sua troia personale. E io non ho potuto, saputo, voluto tirarmi indietro.
E ora, come ogni giorno, eccomi qui a sgattaiolare furtivamente nel suo ufficio durante la pausa pranzo. Mentre i colleghi sono dispersi tra i localini a menu fisso, io ho in mente solo una pietanza da assaporare a fondo: il suo cazzo. Così gustoso, così grosso, così caldo. Ho voglia di sentirlo nella mia bocca. E spero tanto che lui mi permetta di realizzare questo desiderio.
Quando apro la porta e mi dirigo verso di lui con sguardo languido e movenze feline, mi guarda compiaciuto. Così come continua a fare mentre gli sbottono i jeans e libero il suo invitante pene già in parziale erezione.
Non perdo tempo e lo stringo tra le mani mentre lecco la cappella. Un lento su e giù e il mio alito caldo e umido sulla sua pelle fanno il resto. In non più di 2 o 3 minuti arriva al massimo dell’erezione. Le mie mani, piccole e delicate, non riescono ad avvolgere quel bastone largo e turgido. Imbocco la cappella. Spalanco la bocca, cercando di sentirlo quanto più a fondo possibile. Mi piace sentirmi invasa, piena di lui. Non tralascio le palle. Mentre le lecco e le bacio, sento il suo scroto gonfio. Lo prendo in mano, la sua sacca straborda ai lati di essa. E io non posso fare a meno di sentirmi già umida tra le gambe, al solo pensiero della sua crema, gustosa, densa e abbondante a riempire uno dei miei buchi. Uno qualsiasi. Uno a sua scelta. Perché sono solo la sua troia. Godo nel farlo godere di me. Nel sentirmi sua. Mi importa solo questo, dargli piacere, e godere di rimando. Tutto il resto non m’importa.
Gli lecco e gli bacio le palle. Lentamente, risalgo con la lingua lungo l’asta. Seguo la linea tracciata dalle vene in rilievo, fino a ritrovare il suo glande sempre più gonfio. Lo lecco, lo imbocco. Spalanco la bocca. Metà del suo pene vi scompare dentro. Lo tengo per un po’, poi’ devo respirare. Riprendo a leccarlo prima di imboccarlo nuovamente. Lo avverto sempre più duro. Il suo respiro sempre più pesante. I suoi occhi fissi nei miei sin da quando mi sono accucciata tra le sue gambe.
Mentre ho la bocca piena della sua carne, dal mio sguardo intuisce la domanda che vorrei fargli. E mi risponde con dolce fermezza. Una sua mano accarezza i miei capelli, restando a coppa su di essi. ‘Brava la mia troia, mi stai eccitando come non mai. Non fermarti’. E io mi guardo bene dal farlo. Anzi, gratificata, aumento ulteriormente l’intensità di quell’alternarsi di mani e bocca.
Finché non sento le sue dita iniziare a stringere i miei capelli. E allora capisco che il gioco &egrave finito. Continuo a guardarlo, soddisfatta di aver raggiunto il mio scopo, di averlo eccitato, di aver tirato fuori il suo lato animalesco. Faccio cadere le mie braccia in segno di resa. ‘Sono tua, fa ciò che vuoi’ &egrave il mio tacito messaggio.
E lui non attende oltre. Spinge la mia testa contro il suo cazzo eretto. Spalanco la bocca il più possibile, lo sento sfregare contro le mie labbra, premermi la lingua e il palato. La sua cappella mi arriva fino in gola. Continua a spingere. Quasi soffoco nel sentirmi così piena. Ho uno spasmo, e allora lo estrae, lucido di saliva, mentre dell’altra ne cola fuori dalla mia bocca. Un momento per riprendere fiato, ed &egrave ancora dentro di me. Ancora. E ancora. E ancora. Dalla prima, lenta intrusione, aumenta ogni volta di rapidità e profondità. La mia testa e il mio corpo sono completamente abbandonati. Mi lascio usare. Lo lascio godere di me. Solo una parte del mio corpo vive di vita propria: la mia mano destra. Non può fare a meno di risalire lungo le mie gambe, fasciate solo da una gonna risalita ormai quasi fino in vita. Si insinua tra le mie cosce. Le allargo quanto basta per riuscire a massaggiare una figa già bollente e fradicia. Scosto le mutandine, allargo appena le labbra e mi accarezzo il clitoride, prima ci giro intorno con le dita, poi inizio a sfregarci con forza, aumentando il mio piacere.
Quando lui aumenta il ritmo, prendendo a scopare con violenza la mia bocca famelica, io faccio lo stesso con il frutto tra le mie gambe. E allora, prima con due e poi con tre dita mi faccio largo in me. Entro ed esco, alla stessa velocità con la quale il suo cazzo entra ed esce dalla mia bocca. Mi sfondo con foga, mentre lui quasi mi soffoca con la sua virilità. La sua mano sulla mia testa e la mia dentro il mio sesso si muovo praticamente all’unisono. Sento l’orgasmo montare in me, crescere rapidamente, donarmi brividi lungo tutto il corpo. Avverto la figa e la testa in fiamme, e aumento ancora di più il ritmo quando sento il suo membro iniziare a pulsare, quando mi rendo conto che ha smesso di scoparmi, piantandomelo dentro fino in gola e lasciandolo lì per una manciata di secondi. Vengo in un orgasmo devastante. Mentre il suo sperma mi riempie la gola e la bocca, tanto abbondante da fuoriuscirne dai lati e colarmi lungo il mento e il collo, sento i miei umori inzuppare la mia mano e le mie cosce, infrangersi con le autoreggenti e il tessuto delle mutandine.
Sfinita, mi accascio per terra per riprendere fiato. Ma so che non ne avrò il tempo. Oggi &egrave lunedì. E’ da venerdì che non mi scopa. E so bene che non si accontenterà della mia bocca.
Passano poche decine di secondi, infatti. Mi solleva di peso, sfilandomi gli slip e mettendomi a sedere sulla scrivania. Mi sento ancora svuotata di energie, ma allargo comunque le gambe per accogliere la sua bocca prima del suo cazzo. Vorrei riposarmi un minuto, uno soltanto. Ma lui no, lui ha ancora voglia di me. E io, la sua troia personale, non posso certo deluderlo.

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