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Racconti di Dominazione

La trasformazione di Jennifer – Cap.2

By 10 Aprile 2020No Comments

Jennifer pianse molto sotto la doccia, si sentiva sporca, si sentiva usata ma sapeva anche che sembrava non ci fossero vie di scampo. Quel porco di Marco l’aveva messa in un angolo e lei non sapeva come uscirne. Più si disperava e più sembrava non ci fosse scampo. Finita la doccia si sentì un poco meglio, si asciugò i suoi bei capelli e si buttò sul lettone e si addormentò.

Intanto Marco, soddisfatto della sua preda, pensava fra se alle prossime mosse, mentre si riguardava il filmato di Jennifer con il suo cazzo in gola, ripresa dalle 4 telecamere wireless che aveva nella stanza. Si costruì il suo nuovo filmino, con lei ripresa per bene, i suoi occhioni blu e le sue guance gonfie del suo arnese e poi anche del suo seme. Decise quale fosse la sua prossima mossa, e che doveva essere più spietato.

Alle 20 squillò il cellulare di Jennifer. Era Giorgio il suo fidanzato che le chiedeva di uscire a cena. Lei inventò una scusa e stette a casa. Dieci minuti dopo sentì il suo cellulare vibrare e le arrivò un messaggio. Guardò. Era Marco. Le ordinava di andare da lui il giorno dopo, domenica alle 7 del mattino e sotto si caricò un video. Lei guardò…e rimase a bocca aperta. Era lei con il cazzo di Marco in gola, la si vedeva benissimo. Era osceno. Ma un arnese così grosso lei non lo aveva mai visto. Ci ripensò e ripensò e si ritrovò a masturbarsi al pensiero di quel membro. Mentre stava per godere le arrivò un altro messaggio:

          Allora troia, domani devi venire con la gonna più corta che hai, senza calze, e senza mutande, con la coda di cavallo e una camicetta senza reggiseno con i due bottoni in alto sbottonati. Verrai con i mezzi pubblici, no taxi o la tua auto e dovrai arrivare alle 7.

Lo lesse e rilesse. La vogli di masturbarsi finì e non riuscì a dormire tutta la notte con il cuore che batteva all’impazzata. Alle 5 si appisolò ma alle 6 la sveglia la fece ripiombare nell’incubo. Si lavò, si preparò e si mise quanto richiesto. Si sentiva nuda, oscena e uscire la mattina alle 6,30 di domenica in quel modo le faceva paura. Prese i mezzi e arrivò alle 6,50, puntualissima. Suonò e nessuno rispose. Suonò di nuovo e di nuovo. E nulla. Cominciò a sperare che Marco si fosse sentito male. Provò a citofonare di nuovo e sentì il clack della porta e entrò. Arrivò alla porta di casa del porco, suonò e le gambe le tremavano. Marco aprì e la guardò con molta freddezza. Poi le disse:

          Sei proprio una stupida troia, ti ho detto alle 7 e non alle 6,50. Sii puntuale idiota

A quelle parole Jennifer si sentì ferita nell’orgoglio e una lacrima le scese sul volto. E Marco la guardò come si guarda un essere inferiore. Poi le disse, andiamo, di la in salotto. Si avviarono, lui davanti e lei dietro, arrivarono al divano e lui si sedette. La fece stare in piedi. La minigonna, le gambe belle e affusolate, quel bel viso provato dalla paura e dalla tristezza facevano sentire bene Marco.

Marco le disse di voltarsi, la osservò a lungo e lei arrossì per la vergogna. Poi le ordinò di spogliarsi completamente nuda, e di tenere solo le scarpe col tacco. La vergogna fece avvampare la povera Jennifer che eseguì l’ordine come un automa. Marco la trovò meravigliosamente umiliata e sottomessa, ma non ancora come voleva lui. Una volta nuda, Marco le ordinò di andare nello sgabuzzino e di prendere il grembiule e metterselo. Lei eseguì, andò, lo infilò e si sentì ancora più sconcia. Le copriva parzialmente il seno, che però non riusciva a starci dentro, aveva una quarta soda e niente non ci stava proprio. Il sedere era completamente scoperto e il davanti si vedeva e non vedeva. Tornò da Marco che le ordinò:

          Ora mani dietro la schiena

          Si padrone

          Brava così, vedi che a volte capisci, come le brave cagne

          Si pad..pad…rone

          Adesso inginocchiati

          Si padrone. E si inginocchiò

          Bene adesso girati e appoggia la guancia destra al pavimento.

Lei eseguì, e lui disse ancora: bene questa sarà la tua posizione standard, e al mio ordine dovrai eseguire; l’ordine sarà: in posizione, hai capito?

          Si Padrone.

          Brava la mia cagna.

          Ora dobbiamo testare le punizioni. Qui ci sono gli strumenti: una racchetta da ping pong, un frustino in ecopelle e infine il frustino di metallo rivestito, estremamente doloroso. Ora li testeremo sul tuo bel culo, ma se non farai la brava e non eseguirai per bene li userò anche sulle tue tettone da troia. Non devi urlare, perché se lo farai andrai in punizione. Hai capito cagna?

          Si padrone

Partiamo dalla racchetta. Marco osservava compiaciuto i due buche di Jennifer che erano spalancati davanti a lui. Il piccolo orifizio anale e le due belle labbra di Jennifer. Aveva una voglia matta di usare entrambi i buchi. Tempo al tempo si diceva.

Jennifer sentì un sibilo e poi un colpo forte, rumoroso e doloroso, senti la chiappa destra formicolare e poi infiammarsi ma non urlò, sopportò. Marco prese il frustino lo vibrò nell’aria e la colpì ancor più forte. Jennifer sentì un dolore lancinante come se le avessero ustionato il culo, ma niente, sopportò, versando solo una lacrima. Marco prese l’ultimo strumento e con cattiveria le vibrò un colpo durissimo. Sentì un dolore mai sentito, il culo le si arrossò e una striscia rossa si formò subito gonfiandosi. Pianse e rotolò da un lato tenendosi le chiappe arrossate con le mani. Ma non urlò. Sopravvisse alla tortura. Marco allora le disse di muoversi e di seguirlo subito, lei fece per alzarsi e sentì una mano appoggiarsi alla spalla e la voce canzonatoria del suo aguzzino dirle di stare pure carponi, che quella era la posizione giusta per lei. Jennifer seguì Marco e si vedeva la sua ombra carponi con lui davanti. Arrivarono davanti a una porta, che Marco aprì e dopo aver acceso la luce le disse:

          Allora, questo è il mio bagno, e hai un’ora per lustrarlo come si deve, hai capito?

          Si padrone…

Poi guardandosi attorno trasecolò, era sporco, puzzava, sembrava non fosse stato mai pulito e si permise di chiedere:

          Padrone avrei bisogno del sapone e degli stracci per pulire

Marco le indicò un angolo in cui c’era uno sgrassatore mai aperto e uno straccio nero, e le disse di usare quelli e se non fosse bastato poteva usare la lingua. Si girò e se ne andò lasciandola li sola con la sua umiliazione. Lei si armò di forza e coraggio, prese lo straccio e lo sgrassatore, andò al lavandino e procedette a pulire. Dopo 60 minuti esatti vide ricomparire Marco, che si guardò attorno compiaciuto per il lavoro…ma a un certo punto a Marco cadde l’occhio su un angolo un po’ sporco. Si avvicinò e disse:

          Qui è sporco!!!!

La prese per i capelli, la trascinò al punto e le disse: Ora pulisci con la lingua!

Jennifer piagnucolò, chiese scusa ma la presa sui capelli era forte, il dolore lancinante, e si fece vincere, scese e con la lingua pulì tutto.

Marco soddisfatto le disse: ora vai in camera da letto e pulisci anche li, anche i vetri della finestra, intanto io mi faccio una bella doccia che sono stanco. Però aspetta un attimo. Si spogliò davanti a lei, le disse di prendere i vestiti e di metterli in lavatrice e lavarli. Lei li prese ed era proprio sotto al suo membro. Anche a riposo era una cosa immensa. Non ne aveva mai visti così larghi. Mentre lo osservava lo pensò dentro di sè e sentì un brivido lungo la schiena. No quello schifoso no. Però il corpo diceva altro.

Jennifer si allontanò carponi, coi vestiti in mano e andò alla lavatrice, li mise dentro e la fece andare. Poi andò in camera da letto, e cominciò a pulire.

Marco si godette la sua bella doccia. Calda nel bagno pulito e profumato, pensava a Jennifer, ale sue belle tettone, a quegli invitanti buchi che erano suoi e poteva farci quello che voleva. Sentì il suo membro gonfiarsi, ma si disse, no, non ora. Adesso pensiamo alle prossime mosse. Lei diventerà una cosa mia, e lei dovrà sentirsi un oggetto mio. Finì la doccia, uscì e urlò: Cagna, vieni subito qua. Jennifer arrivò di corsa e lo vide nudo, sgocciolante nel bagno che lei aveva lavato e pulito. Lui la guardò e le disse: in piedi? E lei, scusi padrone e si mise carponi. Marco le disse: asciugami. Lei prese un asciugamano pulito e lo asciugò con delicatezza e dolcezza. Pensava tra se che se fosse stata gentile magari anche lui…poi passò l’asciugamano sulla schiena, scese tra le chiappe, poi le gambe e poi davanti, i testicoli e il suo immenso membro. Lo guardava con desiderio e allora passò con delicatezza l’asciugamano, e più lo toccava più si induriva, più si induriva più lei si eccitava. Jennifer era brava a far eccitare gli uomini, e Marco era un uomo e quindi si sarebbe eccitato e l’avrebbe trattata con più gentilezza. Stava facendo quei ragionamenti, quando Marco le prese le mani e le disse duramente: cosa credi, cagna, che tu possa guadagnarti la libertà con una sega rubata nel mio bagno? Adesso io vado di là e tu asciughi e ripulisci tutto. Jennifer guardò il disastro nel bagno, gli schizzi d’acqua ovunque e mentre Marco si allontanò pianse. Ma rimise in ordine.

Marco intanto andò in salotto e si sedette sul divano. Prese il suo iPad e cominciò a giocare. Dopo nmezz’ora carponi entrò Jennifer dicendogli che il bagno era in ordine. Al Marco, guardandola, le disse che voleva giocare un po’. Prese un foglio di carta e lo appallottolò. Lo lanciò e disse a Jennifer di andarlo a prendere e riportarglielo. Lei si avviò carponi. Lui la fermò e le disse: devi sculettare come la cagna che sei e soprattutto devi essere felice di farlo e quindi scodinzolare allegramente. Il gioco andò avanti una decina di minuti con lei che correva dietro alle palle di carte e le riportava con la bocca. Le ginocchia le facevano male. Ma il dolore più grande era dentro di lei. L’umiliazione sempre più evidente. Quell’ultimo lancio arrivò in un angolo. Lei sculettando arrivò, si fermò e pianse. I singhiozzi erano forti. Marco non disse niente si avvicinò, le accarezzò la testa e le sussurrò: lo so è difficile, ma ce la puoi fare. Lei lo pregò di smetterla, che non ce la faceva più e lui smise, si mise dietro di lei, era eccitatissimo, e la penetrò. La scopò per un bel po’, lei piangeva e godeva, era a pecorina e sentiva il suo grosso membro andare su e giù. A un certo punto ebbe un orgasmo immenso. Si lasciò andare completamente. Lui continuava il suo movimento, lento, costante, con quell’arnese di carne che sfiorava le sue pareti e la faceva impazzire. Poi Marco la fece girare, così poteva vedere il suo bellissimo viso, ancor più bello ora sfigurato dall’orgasmo e con le righe delle lacrime. Continuò a muoversi dentro di lei e intanto cominciò a giocare con le sue belle tettone. Lei era in suo potere. Poteva farci quello che voleva e ci stette un’altra mezz’ora dentro di lei e Jennifer ebbe altri 2 orgasmi. Finalmente anche Marco, con un urlo roco e gutturale venne. E il suo seme caldo inondò il ventre di Jennifer. Sembravano litri. Poi uscì, appoggiò alla bocca di Jennifer il suo membro e lei senza che Marco le dicesse nulla, lo pulì per bene con la sua lingua e la sua bocca. Soddisfatto, Marco si alzò e andò al divano. In quel momento a Jennifer venne in mente con orrida paura che non era coperta, non usava pillola e nessun contraccettivo.

          Marco sono senza contraccetivo

          Come cazzo mi hai chiamato????

          Scusi padrone ma…non uso contraccetivo

          E a me che cazzo me ne frega?

          Beh ma io….

          Intanto ti meriti una bella punzione per avermi chiamato per nome

Prese la frusta, si avvicinò a lei e le chiese: quante te ne meriti? Lei non rispose. Ok faccio io, 5 frustate sulla tetta destra e 5 sulla sinistra. In ginocchio. Prendi il capezzolo e tiralo verso l’alto e non lasciarlo. E partì la prima frustata, il dolore fu insopportabile, si lasciò cadere e lui continuò a frustarla ovunque, una, due, tre, dieci volte, sempre più forte e sempre più rabbioso. Poi si fermò, e le disse, vestiti e vattene. Mi fai schifo. Adesso pubblico tutto. No ti prego padrone, faccio tutto quello che vuoi. Ti prego.

Per stavolta ti perdono. Allora vai in cucina e preparami da mangiare. Lei dolorante, con i segni delle frustate ovunque, con la figa in fiamme dopo l’uso, con le ginocchia rosse, si avviò in cucina a preparare qualche cosa. Cosa ancora non lo sapeva.

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