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Racconti di Dominazione

La zoccoletta domata

By 11 Settembre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Da quando ho cambiato lavoro c’&egrave una cosa che mi tormenta. Quel pezzo di figa della figlia del capo.
Lui &egrave veramente un brav’uomo. Ha messo su con il sudore di una vita una piccola ditta edile che però si &egrave abbastanza sviluppata e adesso &egrave impegnata in lavori anche abbastanza grandi. Quando il signor Mario, che conosco da molto tempo, mi ha offerto di andare a fare l’ingegnere progettista e direttore lavori per i suoi cantieri, non ci ho pensato su molto. Lavoro interessante, paga buona, capo per bene, non c’erano motivi per non andare. Ma non sapevo cosa mi aspettava.
Il signor Mario ha una figlia che io non avevo mai visto. E avrei fatto bene a vederla prima.
Una stanga di un metro e 75, una terza di seno tendente a una quarta ma così soda e prorompente che non c’&egrave una volta che i suoi capezzoli non buchino i vestiti che porta. Fosse anche un cappotto. Un mistero che non sono ancora riuscito a svelare. Gambe da manuale ed un culo da far invidia ad una mulatta cubana.
Il primo giorno di lavoro sono arrivato in ufficio di buon ora. Verso le nove e trenta vedo arrivare rombando nel cortile una mercedes slk. Rombata di motore, derapata sul brecciolino, frenata, sportello che si apre. Io mi fermo e dalla finestra mi metto a guardare mentre dentro di me penso ‘ fammi proprio vedere chi &egrave questo stronzo’. Senonch&egrave vedo spuntare dallo sportello prima un paio di sandali con un tacco da almeno 10 centimetri e con dei lacci che salivano fino a metà gamba, poi vedo uscire una gamba che non finiva più e soprattutto senza nessun vestito che la copriva. Finalmente si vede uscire una stanga mozzafiato dai capelli castani con una minigonna inesistente tutta arricciata che praticamente lasciava intravedere qualcosa che doveva essere un intimo. Tette marmoree e capello lungo che arrivava quasi alla vita. La maglietta bianca, come la gonna era assolutamente inappropriata a contenere quel ben di dio. I capezzoli la bucavano come se fosse un velo.

Mi giro al mio collega che casualmente era nel mio ufficio e gli chiedo ‘chi &egrave quel pezzo di figa?’.
‘La figlia del capo’ mi risponde, ‘ma ti consiglio di starle alla larga’.
Immagino che mi stia dando il consiglio per via della gelosia del padre.
In effetti anche io sarei geloso ad avere una figlia così, peccato però che non era quello il motivo.
Dopo un paio di ore mi chiama il capo per fare il punto su alcuni lavori e quindi mi avvio per andare nel sul ufficio.
Con mia grande sorpresa scopro che il posto della sua segretaria &egrave occupato proprio dalla figlia.
A vederla li con le gambe accavallate ben visibili da sotto la scrivania il mio fedele compagno ha un sussulto e si arma immediatamente.
Io prontamente infilo una mano in tasca e cerco di contenerlo. Lei non mi degna nemmeno uno sguardo e continua imperterrita a farsi le unghie. Questo atteggiamento scostante un po’ mi calma e allora saluto, mi avvicino e mi presento.
‘Salve, sono Massimo, il nuovo ingegnere della ditta’ e allungo la mano. Lei non si scompone e mi fa: ‘Ciao. Se cerchi mio padre &egrave di la’ e continua a farsi le unghie mentre io resto con la mano e il pisello allungati.
‘Che stronza’ penso dentro di me e mi avvio dal capo.
Dopo una mezz’oretta ripasso e la vedo tutta presa al computer, ma dalla faccia &egrave evidente che non sta lavorando. Lei non dice una parola, io nemmeno e me ne filo in ufficio.
Però mi era scattata una sfida interiore. Entro la fine della giornata alla stronzetta dovevo darle una lezione che non avrebbe dimenticato facilmente.
Mi informo un po’ su che tipo &egrave la tipa da alcuni colleghi e soprattutto dall’orda di rumeni famelici di sesso che lavorano nella ditta. Tutte bravissime persone, ma quando gli nomini la figlia del capo diventano tutti delle bestie. Bava alla bocca e occhi rabbiosi.
‘Quella puttana, ci tratta come degli schiavi. Solo perché &egrave la figlia del boss e poi non capisce un cazzo. Non &egrave in grado di fare nemmeno un’addizione e il padre le fa tenere la contabilità. E poi viene qui in ufficio come se stesse andando ad una sfilata di moda. Qui ci fa distrarre a tutti, mette in mostra la sua fica e le sue tette ma non le ha mai fatte assaggiare a nessuno. Ma prima o poi ci deve capitare sotto mano’.
Bene, bene avevo saputo quello che volevo sapere.

Dopo un po’, tornato in ufficio, chiamo il capo ‘ Senti Mario, vorrei rivedere il capitolato d’appalto del lavoro che dobbiamo cominciare domani e volevo rifare i conti del materiale che ci serve e di quant’&egrave il margine che abbiamo.’
‘Certo Massimo’. ‘Ti mando Michela. Sai &egrave mia figlia ma qui fa anche la segretaria. Fatti aiutare pure e mi raccomando trattamela bene. E’ il mio angioletto.’
‘Tranquillo Mario. Ci penso io’. Mentre dentro di me aggiungevo ‘ a metterla in riga la zoccoletta’.
Dopo una mezz’oretta si presenta Michela sbuffando nel mio ufficio e nel frattempo vedo il padre uscire.
‘Signorina, cos’ha da sbuffare?’ le chiedo con voce autoritaria e incazzata.
Al mio tono lei rimane sorpresa, sta un po’ in silenzio e poi mi risponde.
‘Ma hai capito che sono la figlia del capo?’ con tono di superiorità e di sfida.
‘E tu lo sai che sono il figlio del banchiere che tiene per le palle tuo padre?’ Non era vero ma Mario mi aveva raccontato che stava avendo qualche difficoltà con delle banche e avevo subito sfruttato la situazione.
Adesso dovevo dare l’affondo. Così che la stronza non avesse possibilità di verificare con il padre.
‘Vieni qui e dammi una mano a rifare i conti’. ‘Prendi quella cazzo di calcolatrice e vieni qui vicino a me’. Le dico con tono perentorio.
Lei rimane un attimo ferma, poi evidentemente si convince ma senza abbassare lo sguardo e con fare spavaldo, tira fuori ancora di più il seno e sculettando gira intorno alla scrivania tenendomi sempre gli occhi puntati addosso.
Io mantengo lo sguardo con tono di sfida e le indico di stare vicino a me.
Prendo il capitolato e vado ad una pagina che già sapevo che era sbagliata.
‘Senti, non mi far perdere tempo e rifammi i conti di questa pagina’. Io detto e tu fai le somme.
’35’, ’22’
‘come?’ mi fa lei?
‘CAZZOOO! Ma sei venuta a farmi perdere tempo?’ Le urlo e le do un forte schiaffo nel sedere che avevo proprio a portata di mano.
‘Ti ho detto CAZZO di rifarmi questi conti CAZZO che se trovo qualcosa che non va a tuo padre lo faccio saltare come un birillo’ e le lancio il capitolato. Lei comincia ad avere la faccia un po’ meno pimpante.
Si mette a rifare i conti e appena finisce mi dice a bassa voce e con gli occhi bassi, ‘Viene 18.500 invece di 13.500 come scritto qui.’
‘Ma chi cazzo l’ha fatto questo cazzo di capitolato porca troia’ comincio ad urlare.
Nel frattempo le urla avevano richiamato un po’ di operai che con fare discreto ogni tanto passavano davanti l’ufficio per sbirciare quello che stava succedendo.
‘Veramente l’ho fatto io, &egrave grave?’ mi fa con tono da agnellino.
‘Sei una stronza! Stiamo sotto di 5000 euro solo su questo pezzo di lavoro. Non oso immaginare quello che sarà per il resto! Se tanto mi da tanto su un lavoro da 500’000 euro staremo sotto di 100’000 euro. E tu pensi che questo alla banca faccia piacere?’ le urlo in un orecchio.
Lei finalmente abbasa la testa e lo sguardo e dice quasi sottovoce ‘No’.
‘Che cosa sei tu?’ Le continuo ad urlare in un orecchio
‘un’incapace?’ mi risponde..
‘NO una stronza e pure troia’ le rispondo urlandole sempre più vicino nell’orecchio mentre da fuori gli operai si erano più o meno sistemati per poter vedere senza dare nell’occhio tant’&egrave che Michela non se ne era accorta.
Nel frattempo le do un altro schiaffo sonoro sul culo e le urlo ‘Meriti una punizione vero?’
‘Si e anche grossa’ mi risponde.
La piego immediatamente con la pancia sulla scrivania, le alzo la già inesistente minigonna e le do due enormi schiaffi sulle due chiappe. Mentre lei era diventata completamente docile.
Ovviamente il suo intimo era un perizoma appena accennato che portava ben infilato tra le grandi labbra.
Quindi io potevo vedere bene da dietro la sua fighetta ben rasata e gonfia gonfia.
Le do altri due potenti schiaffi sul culo e le urlo:
‘E così che si lavora qui dentro’
‘Non succederà più’ mi risponde.
‘E chi me lo assicura?’ le urlo e giù altri due schiaffi
‘Ti do la mia parola’
‘E che cazzo ci faccio con la tua parola?’ giù altri due schiaffi mentre la fighetta cominciava già a colare un po’. Si stava eccitando. Era il momento giusto.
Con un colpo secco le infilo due dita nella fighetta. Non faccio in tempo a finire che la sento gemere e comincia a muovere il bacino con un tremore incontrollato che la porta ad un orgasmo immediato. Mentre viene mi spruzza praticamente tutto il braccio dei suoi umori. Io approfitto al volo e le faccio scivolare dentro tutta la mano. La muovo su e giù un paio di volte tanto per dare il tempo a quella fighetta esperta di adattarsi alla dimensione e poi lentamente cambio la mano da dritta a chiusa a pugno. La sento mugolare e la vedo allargare di più le gambe per accogliere meglio la mano che ormai le riempiva in maniera assurda la fica. Appena vedo che si accomoda comincio a muovere lentamente la mano leggermente avanti e indietro e a ruotarla a destra e a sinistra. I suoi mugolii cominciano a diventare sempre più delle piccole urla, e più urla e più io faccio movimenti ampi con la mano ‘ avanti’. Indietro’. Destra’. Sinistra’. Fino a quando l’urlo non diventa quasi continuo.
A quel punto mi abbasso con il viso e le faccio cadere un abbondante sputo sul buchino che nel frattempo si era già dilatato.
In un attimo le infilo l’indice della mano sinistra nel culetto e lei ha il secondo orgasmo e riesce ad imbrattarmi nuovamente il braccio e anche i miei vestiti.
Nel frattempo fuori dalla porta e fuori dalla finestra si era radunata una piccola folla di operai rumeni approfittando dell’assenza di Mario. Io li vedevo tutti eccitati che si parlavano e qualcuno cominciava già a infilarsi le mani nei pantaloni.
Io nel frattempo continuo a pompare un po’ con il dito il culetto di Michela che aveva cominciato a mugugnare a ritmo delle mie spinte.
Vederla li stesa sulla scrivania con quelle gambe chilometriche quel culo stupendo completamente in mia balia e quelle tette marmoree che schiacciate dal suo peso sembravano schizzare di lato da sotto il torace mi stava facendo eccitare a dismisura.
Avevo deciso che dovevo sfamare anche il mio cazzo.
Sfilo prima la mano dalla figa e mantenendo il dito nel culetto mi slaccio i pantaloni. Tiro fuori il mio bell’uccello e senza nessuna fatica glielo infilo in un colpo solo fino in fondo.
Con il dito che stava nel culetto comincio a massaggiarmelo attraverso la sottile parete che separa l’intestino dalla vagina. Appena mi sente fare questo sento la sua eccitazione salire nuovamente.
‘Si ti prego’ continua mi piace’ le sento dire tra un mugugno e l’altro.
Io continuo per un po’ e poi comincio a pompare.
Sempre con il dito nel culo, mi diverto a darle dei begli affondi tanto per farmi diventare l’uccello ancora più grosso e gonfio.
Quando lo sento duro come il granito sfilo il dito dal culetto e prima che lei se ne accorga gli appoggio l’uccello e con un colpo secco lo affondo fino a sentire le palle sbattere sonoramente sulla sua fighetta allagata e ancora aperta.
Lei caccia un urlo fortissimo e poi mi balbetta ‘mmm n. n. noooooo e e e eroo anc anc ancora ve ve verginee’ io la prendo per i suoi splendidi capelli lunghissimi e comincio a pomparla. Alla terza spinta le sento urlare ‘SIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII DAIIIIIIIII INCULAMI PIU FORTEEEEEEE’.
A quel punto le separo i capelli in due code e me li arrotolo tra le mani come se fossero le briglie di un cavallo, li metto in tiro facendole anche un po’ male e inizio a pomparla come se fossi un pistone idraulico.
Sento le mie palle sbatterle sulla fica con degli sciafff sonori e ogni volta che arrivo fino in fondo do un bello strattone ai capelli facendole fare un urlo che &egrave misto di dolore e moltissimo piacere.
Dopo cinque minuti di questo trattamento intenso sento il suo bacino che comincia a vibrare e lei a urlare senza sosta. Io continuo imperterrito a pompare e il suo bacino a vibrare. Immagino che stia avendo un altro orgasmo e quindi mi aspetto che prima o poi si calmi e invece niente. Più pompo e più lei vibra. Un orgasmo così lungo e intenso in una donna non l’avevo mai visto.
Dopo 10 minuti di questa vibrazione intensissima il mio cazzo non ce la fa più ed esplode in un fiotto eccezionale che le riempie l’intestino di caldissima sborra.
Appena mi rilasso e fermo le mie spinte per godermi per bene il momento la sento singhiozzare”no no ti prego’ non ti fermare’ ne voglio ancora’
A quel punto mi scatta l’ideone. ‘Non ti preoccupare’ le rispondo’ne avrai quanto ne vuoi’.
La faccio alzare, le sfilo la maglietta e le do una sfiziosa leccata alle tette. Poi sempre con la minigonna arricciata in vita la faccio mettere nella stessa posizione di prima sul tavolo da lavoro al centro della stanza.
Poi le faccio piegare le gambe e le metto due sedie sotto le ginocchia per sostenerla. Intanto le lego due corde intorno alle caviglie e le altre estremità le lego alle due ciocche di capelli.
Lei prova a divincolarsi ma io le assesto due sonori schiaffoni sul culo che le fanno passare ogni voglia.
In questo modo ogni movimento che prova a fare con le gambe le provoca dolori incredibili ai capelli.
Io vedendola in questa condizione sono di nuovo eccitato, per cui mi porto dall’altro lato del tavolo e le infilo il pisello in bocca. Lei comincia ubbidiente a leccarmelo un po’ ma &egrave moscia e allora io le afferro i capelli con una mano e comincio a scoparmela come se fosse una figa. Lei capisce e mi asseconda con dovizia anche se ogni tanto accenna dei conati di vomito. Dopo un po’ le vengo abbondantemente in bocca. Lei capisce cosa deve fare e ingoia fino all’ultima goccia.
A questo punto con il mio fazzoletto le bendo gli occhi e faccio segno a un gruppetto di operai di venire dentro.
Sento un urlo di gioia o forse meglio un grido di guerra scuotere l’ufficio.
Lei si spaventa e dice: ‘noooo ti pregoooooo nooooooo’
Non fa in tempo a dirlo che si ritrova un cazzone rumeno in bocca mentre un altro si &egrave posizionato tra le due sedie e sta già pompandole la fica come un forsennato mentre le tiene la vita. Ad ogni colpo le gambe si muovono e i capelli tirano e noi sentiamo un grido soffocato in gola.
Nel frattempo gli altri quattro o cinque romeni le infilano dita nel culo (in un momento ne ho contate quattro contemporanee), le toccano le tette e le scopano le orecchie con la lingua e le tirano con forza il clitoride.
Appena il primo le inonda la fica si fa avanti una specie di energumeno con un arnese veramente considerevole. Senza passare per il via si fa spazio a forza di spinte tra i suoi concorrenti, conquista la posizione tra le due sedie e lo affonda senza indugio nella figa. Poi lo vedo che ci ripensa, lo tira fuori, ci sputa due o tre volte sopra e lo appoggia al buchino. Se lo avesse spinto improvvisamente dentro la avrebbe sfregiata per sempre, e quindi evidentemente aveva già in mente delle ripetizioni della scena. Lascia l’enorme cappella spingere lentamente sul buco fino a che non si apre bene bene e poi lentamente ma con decisione lo spinge dentro. Nel frattempo Michela cercava di dimenare la testa facendo una specie di no, ma i capelli legati ovviamente non riuscivano a farle fare i movimenti.
Ma quando la bestia entra fino in fondo Michela riesce a divincolarsi dal cazzo di turno che le riempiva la bocca e a lanciare un urlo ‘AAAAAARRRRRRGGGGHHHHHHHHHHH SIIIIIIIIIIIIIII DAIIIIIIIII CAZZZO QUESTO SI CHE MI PIACE’ e di colpo aiutandosi con le mani libere prende due cazzi li vicino e se li porta nella bocca cominciando a succhiarli ora uno ora l’altro.
Nel frattempo l’energumeno l’aveva presa per la vita e la pompava con una violenza inaudita. Evidentemente Michela doveva proprio averlo trattato male.
Ovviamente io stavo riprendendo tutto con la mia telecamerina. Sa’ non si può mai sapere….
Però Michela non sembrava disdegnare la cosa perché dalla sua fighetta ogni tanto si vedevano partire copiosi spruzzi di umore.
Quando l’energumeno si era soddisfatto riempiendole il culo e anche tutta la schiena di un enorme quantità di liquido caldo, gli altri, ormai completamente fuori controllo, la presero dal tavolo e la posizionarono per terra cominciando a scoparla in due più il canonico terzo in bocca. Qualcuno provò anche a inserirsi in una contemporanea spagnola però con scarso successo.
La cosa andò avanti dalle 10 fino a circa le tre del pomeriggio. A quel punto con voce autoritaria mandai via i rumeni perché sapevo che da li a poco il padre di Michela sarebbe tornato.
La lasciai riprendersi qualche minuto e poi la aiutai a rialzarsi. Aveva veramente un sorriso soddisfatto anche se aveva delle serie difficoltà a camminare.
La aiutai a rivestirsi e le dissi ‘ Michela, vedrai che io e te diventeremo grandi amici’.
Adesso vai a casa e riposati perché domani ti voglio alle nove nel mio ufficio.
Il giorno dopo Michela si presentò con un caff&egrave, un cornetto ed un sorriso a 32 denti. Evidentemente l’esperienza del giorno prima le era piaciuta.
Io la salutai calorosamente e le dissi che la sua colazione l’aspettava sotto la scrivania. Lei capì immediatamente e si infilò subito sotto e cominciò a lavorarmi l’uccello con fare sapiente.
Io nel frattempo sorseggiai il caff&egrave e alzai il telefono ‘Mario, ciao sono Massimo. Senti potresti venire un attimo da me devo farti vedere urgentemente una cosa?’ A quelle parole Michela ebbe un sobbalzo, ma io le dissi ‘Schiava, resta dove sei e fai il tuo lavoro per bene. E stai attenta a farmi venire solo dopo che tuo padre se ne &egrave andato’.
Michela seppe tenere il ritmo perfettamente ed io ebbi un fantastico orgasmo non appena la porta si fu chiusa alle spalle di Mario.
Adesso Michela non sa iniziare la giornata senza che io le abbia offerto una abbondante colazione.

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