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Racconti di Dominazione

L’amica diventata schiava

By 30 Gennaio 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Un bar del centro, tavoli interni, poco affolatto per via dell’orario e del pessimo caff&egrave. Al suo interno una decina di persone, di cui una barista, mora e con la carnagione scura; due camerieri, il primo magrolino e slanciato con un filo di barba, il secondo più basso e tarchiato e senza barba. Oltre a loro c’erano i vecchi e incrollabili clienti, semplicemente troppo pigri per cercare un bar migliore. Noi entriamo nel bar, io vestito con scarpe da ginnastica, jeans e felpa; lei con un paio di stivali comodi sotto il ginocchio neri, delle calza scure, una gonna larga che arrivava fino al ginocchio, un maglione con un generoso scollo e sotto una maglietta più leggera e altrettanto scollata. La guido al tavolo nell’angolo, in fondo alla sala
-‘perch&egrave siamo qui?’ mi domanda, leggermente schifata dal posto
-‘volevo un posto tranquillo…’ le rispondo distrattamente mentre la faccio accomodare di fianco al muro. Il cameriere magrolino arriva subito per prendere le nostre ordinazioni, ma gli dico di aspettare, ma quello non riesce a togliere gli occhi dalla scollatura generosa di G. e dalla porzione di seno che faceva intravedere. Alla quarta volta mi sente e si allontana occhieggiando ancora verso di lei.
-‘hai già un ammiratore’ la punzecchio e lei con un sorriso soddisfatto e compiaciuto annuisce un paio di volte.
-‘un posto tranquillo per fare cosa?’ lei domanda di nuovo e io per tutta risposta e sfruttando la copertura del tavolo tiro fuori dalla tasca un ovulo vibrante wireless. Lei sbarra gli occhi e mi fissa malissimo, sapendo che cosa fa quel coso e rifiuta con un cenno di diniego del capo.
-‘sei pazzo?vuoi che mi metta quel coso qui davanti a tutti?’ domanda tra il sorpreso e l’incredulo sottovoce per non farsi sentire da nessuno. Mi volto verso di lei, la guardo negli occhi, la mia mano scorre lungo la sua coscia, massaggiandola lentamente, sempre più in alto e poi inizio a fissare altrove.
-‘voglio farti, divertire, non urlerai…non qui e non ora’ le spiego mentre la mia mano risale lentamente andando ad accarezzare la stoffa del suo intimo. Si eccita per quel tocco, lo sento, sento l’umido su i suoi slip e il calore del suo corpo. Faccio quindi un cenno al cameriere di avvicinarsi con la mano libera ‘la signorina dovrebbe andare in bagno…può indicarcelo?’ il cameriere indica il bagno in fondo alla sala, dalla parte opposta a dove si trovano e si allontana di nuovo.
-‘mettilo in borsa e vai…prima che si insospettisca sul perch&egrave ci metti tanto’ e la bacio ‘se quando torni lo hai messo…aggiustati i capelli e capirò.’
A quei tocchi lei sospira e deglutisce ‘non qui? non ora?’ quando vede il cameriere si irrigidisce e quando la tocco trattiene il respiro ‘cosa vuoi fare?’ non si muove per ora, sembra preoccupata.
-‘si…lo farai quando saremo da soli no?’ sorrido sfiorandola ancora piano ‘voglio vedere qual’&egrave la tua reazione quando giri con un lago tra le gambe’ la voce &egrave appena un sussurro ‘non tergiversare’ le sussurro all’orecchio ‘non sei una fifona no?dimostramelo!’ le sfioro il lobo con la lingua ‘ti eccita vedermi eccitato no?allora accontentami’ concludo smettendo di accarezzarla, controllando la punta delle dita per sapere se sia bagnata o meno e quindi inizio a guardare davanti se, ignorandola per il momento.
-‘sì! lo sai’ abbassa lo sguardo allargando appena le gambe e si morde un labbro ‘non sarò una fifona ma ho dei limiti e sì lo sai che mi eccita’ mi guarda quando smetto di toccarla e la ignoro ‘&egrave un ordine?’ &egrave seria ma c’&egrave un guizzo malizioso negli occhi.
-‘i limiti sono fatti per essere superati…o almeno provarci’ le risponde continuando a guardare davanti a se. ‘Si &egrave un ordine’ rispondo solamente e mi giro appena verso di lei con un ghigno -‘prenderai quello che ho in tasca…e mi darai quello che hai tu la guarda tra le gambe’ sa benissimo a cosa mi riferisco.
-‘già poi se la smetti di comportarti da stronzo però &egrave meglio eh’ incrocia le braccia sotto al seno seccata ‘non capisco come potrei fare a dartelo mica posso staccarmela’ lo guarda con un’espressione seria. Stiracchio con le braccia e poggiandone uno sulle sue spalle ‘ti piaccio quando faccio lo stronzo’ la fisso nei suoi occhi in modo profondo ‘ma puoi farlo quando metti il mio regalino…la togli e la infili in borsa…poi me la dai quando torni qui’
Rimango con un braccio sulle sue spalle, la tengo stretta. Mi guardo attorno e quindi guardo lei, con un gesto lento torco il busto in modo da occultarla alla vista di tutti. Il braccio libero si muove e la mano si infila sotto l’orlo della sua gonna, facendola risalire fino a metà coscia, cercando senza troppi fronzoli di controllare se sia bagnata, infilando indice e medio sotto i suoi slip. Quando le infilo la mano sotto ai pantaloni trattiene il respiro guardandosi intorno con aria ansiosa ‘ma che fai?’ sibila ma la trovo bagnata, praticamente un lago, mentre le dita scorrono lungo la sua figa. Non si muove, mi guarda con aria di sfida, gli occhi a fessura con un guizzo di malizia che cerca di mascherare senza troppo successo.
-‘va bene stronzo…vado’ e detto questo prende l’ovulo dalla mia tasca, strusciandola anche contro il mio pacco, che intanto premeva contro i pantaloni ben in evidenza. Si alza in piedi, mi lancia un altro sguardo fulminante e va quindi in bagno, ancheggiando per provocarmi.
Esce dopo qualche minuto, aggiustandosi i capelli, un segnale per me che la fisso e infilo la mano in tasca, afferrando il telecomando dell’ovulo. Mi alzo in piedi e mi avvio verso il bancone, incrociandola e facendole l’occhiolino e quindi ordino un bicchierino di grappa per lei, che il cameriere magrolino si appresta a portare al tavolo. Non appena arriva a un paio di metri da lei, attivo il giocattolo, mettendolo sulla velocità media, pronto a gustarmi la scena. Sobbalza come se l’avesse punta qualcosa e si morde il labbro con forza fino a farlo quasi sanguinare ma sgrana gli occhi pur cercando di rimanere impassibile ‘Gr…grazie’ appoggia le mani sulla sedia e stringe con forza gli angoli.Il cameriere la guarda per un attimo confuso e risponde, prima di voltarsi per andare via ‘aspetta…mi porti anche due stuzzichini?’ gli domando, facendolo voltare di nuovo e avvicinare per chiedere se vogliano altro ‘no…per ora no’ mi volto verso di lei e la guardo ‘vuoi altro?’ chiedo, mentre poggio il braccio sullo schienale guardandola, scrutandola dalla testa ai piedi, ogni sua reazione. Lei sorride al cameriere facendogli un cenno del capo per fargli capire che va tutto bene. Quasi ringhia quando lo trattiene ‘sono a posto grazie’ sibila con voce roca mentre sente l’effetto dell’ovulo che continua a vibrare dentro di lei e trema leggermente.
-‘allora per adesso siamo a posto così…’ faccio verso il cameriere e distrattamente porta la mano alla tasca destra, andando ad abbassare il livello di intensità dell’ovulo, al minimo. Lei allenta la presa sulla sedia, ma continua a vibrare, lanciandomi qualche occhiata accigliata, ma sempre con quel sorrisetto di chi sta apprezzando. Le porto la mano sulla schiena, iniziando un lento massaggio, mentre il cameriere torna con gli stuzzichini, che poggia sul tavolo tornando a guardare lei, forse aveva capito che c’era qualcosa di strano ma non dice nulla. La vibrazione per quanto lenta le dà una sensazione di piacere costante che la fa impazzire. Sospira con forza facendole socchiudere gli occhi. Ne approfitto per portare la mano al gancetto del suo reggiseno, le ho fatto indossare uno di quelli senza spalline, in modo che il suo seno abbondante sia ben evidenza. Lei mugugna e poi sorride al cameriere con fare malizioso ‘grazie mille’ si appoggia al tavolo con gli avambracci e guarda il cameriere sorridendo come se volesse flirtare con lui ‘Ah no scusa’ lo richiama ‘ci ho ripensato e vorrei un’altra grappa’ butta giù quella che resta nel bicchiere ‘ti dispiace?’ Inclina la testa di lato e lo guarda. Si agita quando lo sente giocare col reggiseno, ma non si lamenta. Il cameriere ci guarda per qualche attimo in modo alternato e sorride verso di lei annuendo un paio di volte e quindi si avvia verso il bancone. Mi sono accorto del suo tentativo di flirt e decido di approfittarne anche io ‘ti stai divertendo?’ domando con un ghigno e approfittando che non ci sia nessuno nelle vicinanze, infilo la mano sotto la sua maglietta e le tiro il gancetto del reggiseno fino a sbottonarlo. Sfilo la mano e quindi gliela mostro sotto il tavolo ‘dallo a me…visto che ti piace giocare’ la provoco e lei non aspettava altro praticamente. ‘non &egrave così facile toglierlo senza farsi notare’ mormora mentre si abbassa con la schiena come per raccogliere qualcosa sotto il tavolo. Si solleva la maglia, per qualche attimo i suoi grossi seni penzolano nell’aria, prima che lo tiri per la parte centrale e se lo sfili passandomelo. Riprende a guardare il cameriere che sta al bancone adesso e ogni tanto si gira a guardarla.
-‘non &egrave colpa mia se hai deciso di far arrapare quel tizio’ mi riferisco al cameriere ‘i capezzoli come sono?’ mentre &egrave ancora chinata e li stringo una volta per ciascuno, quei bottoncini di carne sono duri e rigidi, la sento fremere sotto le dita, ma la lascio subito in modo da tenerla sempre tesa ed eccitata. Ripiego il reggiseno e lo infilo nella tasca posteriore del pantalone, importandomene poco che si veda. Noto come i due si stiano guardando lei e il cameriere ‘perch&egrave non gli vai a parlare?ti sta mangiando con gli occhi’ le faccio notare e lei con una faccia di bronzo mi risponde -‘arrapare che paroloni, sono solo stata gentile’ si morde le labbra per non gemere quando le strizzo i capezzoli, ma non trattiene un mugolio che mi fa tirare il cazzo ancora di più. Sorride al cameriere riemergendo dal tavolo con un tovagliolo in mano che solleva e glielo mostra come per dire ‘era caduto’. Mi guarda per qualche attimo e aggiunge ‘deve tornare per portarmi la grappa’ La vedo mostrare il tovagliolo e quindi sospiro ‘lo so che deve tornare…ma voglio che fai una bella sfilata e lo accompagni fino a qui…pensi di potercela fare?’ domanda mentre inizio a mangiare lentamente qualche stuzzichino. Mi guarda ‘stronzo vuoi che vada lì? ok’ si alza e si avvicina al bancone, ancheggia, mi sbatte di proposito le sue forme sotto il naso e sorridendo gli dice ‘scusa mi sono dimenticata di chiederti se insieme alla grappa mi puoi portare anche delle patatine’ lo guarda inclinando il capo. Il seno sotto la maglietta si muove quando cammina, i capezzoli sfregano contro la maglia e l’ovulo continuo a farla impazzire, facendole stringere le gambe incosciamente.
-‘sempre gentilissima’ le faccio con un ghigno, mentre la guardo arrivare al bancone. Non appena sta per parlare, le aumento di nuovo il livello del vibratore. Il cameriera la guarda, ma ogni tanto il suo sguardo sul suo seno, più libero di prima, e annuisce un paio di volte senza nemmeno sentirla probabilmente. ‘Ah..’ mi alza in piedi anche io e la raggiungo mettendomi dietro di lei ‘chiediamo anche il conto?così quando dobbiamo andare non perdiamo tempo’ porta una mano sulla sua spalla, per poi farla scivolare, fino a centro della sua schiena, dove afferro la maglia e gliela tiro, in modo che metta in evidenza ancora di più il suo seno. Quando aumenta il livello sobbalza apre la bocca ma riesce a trattenere il gemito ma non lo sguardo stravolto. Sorride con circostanza quando vede il cameriere guardarle il seno. Sobbalza quando le tira la maglietta sentendosi nuda mentre l’ovulo la fa bagnare completamente. I suoi umori le colano lungo le gambe, rendendo le calze più lucide di prima, qualche gocciolina cade anche direttamente sul pavimento del bar.
Non la sento fare un fiato, ma capisce benissimo che si sta trattenendo. Lascio l’ovulo a quella velocità ma non le lascio la maglietta per pagare il conto ‘la grappa la bevi qui si?’ domando retorico verso di lei, mentre si posiziona di fianco e il suo sguardo cade sulla scollatura e il seno, alla ricerca dei segni della sua eccitazione. Sta sudando, il suo seno &egrave lucido, i capezzoli sono ben evidenti sotto la sua maglia. Trema leggermente cercando di darsi un contegno ‘sì’ sussurra con voce roca sentendo il mio sguardo sul seno. Prende il bicchiere e beve. Solleva lo sguardo su di me butta giù d’un fiato il liquore e mi trascina fuori dal locale. Mi spinge contro il muro e mi bacia con passione spingendomi contro il bacino che vibra ancora per via dell’ovulo. La bacio con passione, sento il suo bacino vibrare, prendendola poi per le spalle, mettendola contro il muro a sua volta e baciandola e mordendole le labbra. Sollevo il ginocchio lentamente e lo preme tra le sue gambe, iniziando a strusciarlo ‘allora?’ le domando staccandomi dalle sue labbra con il fiato corto. Il ginocchio vibra per via dell’ovulo, e questo mi fa eccitare e premo con maggiore forza, lo sfregamento le ha fatto risalire la gonna e riesco a toccare direttamente i suoi slip fradici, che mi lasciano una grossa macchia sul pantalone. Mi bacia intrecciando la lingua con la mia e leccandomi le labbra. Preme sesso e seno contro di me, strusciandosi come una gatta in calore e continua anche quando la metto contro il muro. Apre le gambe quando sente il ginocchio e geme nella mia bocca -‘allora stasera non hai scampo’ ha l’affanno e il volto stravolto dal piacere, ma quel sorriso malizioso mi fa capire che ha ancora voglia di giocare. Sogghigno ‘era quello che volevo sentirti dire’ sento i capezzoli premere contro il petto, premo di più il ginocchio contro il suo sesso e mentre la bacio di nuovo attivo l’ultimo livello dell’ovulo per farle raggiungere il piacere, lei si &egrave dimentica anche di essere fuori da un bar probabilmente. Forse non si &egrave dimenticata niente ma &egrave non ce la fa più. ‘Ah sì? e cosa esattamente?’ sente il ginocchio e la vibrazione aumentare. Tuffa la testa nel mio collo mentre le sue mani mi stringono con forza i fianchi e geme a lungo soffocando per non farsi sentire mentre i muscoli si contraggono e il corpo &egrave scosso da spasmi, facendole raggiungere un poderoso orgasmo che la fa vibrare con forza. Continuo a muovere solo il ginocchio, fino a quando lei non raggiunge l’orgasmo e negli attimi successivi. Attendo che si calmi e la guarda con malizia attendendo qualche altro attimo prima di spegnere l’ovulo ed essere pronto ad andare via da lì ‘andiamo’. Mormora con il fiato corto e la voce roca ancora tremante, sorride maliziosa avvicinandosi per baciarmi con dolcezza, ora. Quando spegne l’ovulo tira un fiato ‘sì decisamente’
Quindi ci allontanammo lungo il vicolo di fianco al bar, dove lei aveva lasciato una macchia a terra segno del suo piacere. Ma la giornata non era ancora finita. Quel pomeriggio al bar era stato decisamente divertente, oltre che stuzzicante, ma non era ancora finita, non volevo che finisse così presto e nemmeno lei lo voleva. Lo potevo leggere chiarmente sul suo volto, i suoi occhi mi trasmettevano una carica sessuale non da poco e quel sorrisetto furbo sulle labbra mi faceva venir voglia di arrossarle il sedere per benino. Mentre camminavamo per strada avevo la mano poggiata sul suo fianco e non contento di quanto accaduto al bar, le tiravo leggermente su la gonna, e quando ero soddisfatto dell’altezza raggiunta, cio&egrave che le si vedeva la parte bassa delle chiappe, mi staccavo da lei di qualche passo per osservarla meglio. Ad un mio cenno lei si fermava come a controllare la borsa e faceva cadere accidentalmente il rossetto, l’accendino o quello che le capitava, andando poi a chinarsi per raccogliere ciò che cadeva, mostrandomi il suo sedere, attraverasato da quelle mutandine bianche di pizzo, sotto le quali c’era ancora l’ovulo spento. Mostra quella parte di lei a me, ma anche a chi si trova a passare casualmente da quelle parti, attirando qualche sguardo da parte degli uomini che non possono far a meno di commentare e chiamarla nei modi più svariati.
Soddisfatto mi avvicino di nuovo a lei, che tenta di abbassarsi la gonna ma la fermo.
-La terrai così fino a quando non saremo arrivati…
Facciamo la strada insieme, non molta a dir la verità, ma mi piace metterla in imbarazzo e lei &egrave ancora calda e uminda per quello che &egrave successo al bar, per questo decido di tirare la corda ancora u po’.
-Vai avanti tu, voglio che arrivi a casa, lasci la porta socchiusa, ti metta in ginocchio ad aspettarmi come una brava cagnetta..
Le sussurro all’orecchio, sento il suo brivido, mi guarda con occhi di sfida, ma annuisce silenziosa
-Io passo a prendere delle cose nel frattempo…vai ora e non abbassarti la gonna.
In realtà non dovevo prendere niente, ma volevo seguirla da lontano, controllare che non si abbassasse la gonna, non per mancanza di fiducia, ma per vedere fino a dove era disposta a seguirmi. Si guarda attorno agitata, cammina a passo svelto e si volta ogni volta che incrocia degli uomini, arrossendo per le parole che le vengono rivolte.
Quando arriviamo sotto da me, sotto il palazzo in cui ho affittato un appartamentino per noi, la lascio salire, in modo che possa eseguire il compito che le avevo affidato e la lascio aspettare cinque minuti, in modo da farle salire la tensione a rimanere in ginocchio davanti alla porta socchiusa.
Salgo le scale lentamente, l’appartamento &egrave al secondo piano, affaccia per due lati su altri palazzi,
mentre sul terzo lato affaccia su una strada pedonale, c’&egrave un salottino centrale, poi una piccola cucina, il bagno e la stanza da letto. Niente di eccezionale come vedere lei, inginocchiata sul tappeto non appena apro la porta. Aveva le mani dietro la schiena, il seno privo di qualsiasi impedimento premeva contro la maglia che indossava, mettendo ancora di più in mosta i capezzoli, ora solo appena visibili.
-Sei bellissima…
Le dico sussurrando e richiudo la porta dietro di me, facendole un cenno con la mano di seguirmi, dopo averle accarezzato la testa. Lei si muove a quattro zampe, gattonandomi dietro per tutto il soggiorno, fino a quando non mi siedo sul divano e lei si mette al mio fianco, accucciata, con la testa sulle mie gambe. La mia mano le accarezza il fianco e la schiena, di tanto in tanto gioco con i suoi capelli e poi la guardo in volto
-ho ancora voglia…ti sei bagnata tutta a fare quelle cose al bar vero?
-si…ho tanta voglia anche io…che vuoi farmi ancora?
Mi risponde lei subito, guardandomi negli occhi, con un sorriso furbo di chi ha voglia di darsi da fare. Mi guardo allora attorno, alla ricerca di non so cosa, ma decido che dato che eravamo a casa di sfruttare quello che mi sarebbe capitato sotto mano.
-Visto che ti &egrave piaciuto molto farti vedere eccitata e infoiata…lo farai di nuovo ma…questa volta lo farai in modo più…casalingo
La fisso con un ghigno e quindi le faccio togliere la maglietta, vedo il suo seno balzare fuori, &egrave una tentazione troppo grande per non dargli qualche schiaffo e torturarle un po’ i capezzoli, anche se poi mi viene un’idea migliore.
-Alzati in piedi e mettiti davanti al divano…e inizia a strizzarti i capezzoli
Lei obbedisce, iniziando a giocare con i suoi capezzoli, diventanti duri come non mai. Glieli vedo stringere e strizzare, le scappano dei gemiti di apprezzamento, mentre io inizio ad accarezzarmi il pacco che preme contro il pantalone.
-Ora vai in bagno…prendi le tue forcine per i capelli, tutte quelle che hai
L’ordine la spiazza per qualche istante, il suo sguardo si fa interrogativo, ma decide di ubbidire andando a recuperare quanto le ho chiesto.
-Ora puoi continuare a torcerti i capezzoli
-A cosa ti servono?
Mi domanda incuriosita e spaventata, ma decido di tenerla ancora per qualche attimo sulle spine
-Lo scoprirai molto presto a cosa mi servono…ma ora visto che hai fatto una domanda senza permesso credo che tu debba essere punita…
Con un cenno della mano le faccio segno di togliersi la gonna e tutto quello che ha sotto. Lei svolge l’operazione molto lentamente, fissandomi in faccia, con quello sguardo duro di chi non ha paura, ma c’&egrave dell’eccitazione in lei, sento il suo profumo di donna, quel profumo dolciastro che arriva dalla sua figa bagnata. A terra oltre alla gonna e alle mutandine bianche cade anche l’ovulo che le avevo fatto mettere al bar, lucido e immobile. Decido di divertimi e testarla ancora la sua volontà
-Ora prendi le mutandine, appallottolale e mettile in bocca, voglio vederti succhiare il tuo stesso piacere…mentre l’ovulo lo dai a me.
Stendo la mano in avanti per farmi consegnare l’oggetto che &egrave bollente, lucido e profumato. La fisso negli occhi mentre mi passo l’oggetto sotto il naso, per poi strusciarlo su i suoi capezzoli duri per asciugarlo dal suo piacere, che mi concedo di assaggiare solo dalla punta delle mie dita.
Ma &egrave giunto il momento di giocare con lei, completamente nuda e in balia dei miei ordini, spinta dalla sua voglia di sesso e di essere dominata.
-Portami le forcine…
Lei mi porge la confezione dove ce ne sono dieci, ne inizio a prendere un paio e fissandola le dico
-Inginocchiati e metti le mani dietro la schiena…e guardami in faccia…
Si posiziona davanti a me e mentre ricambio il suo sguardo, le torco con forza il capezzolo destro, facendola piegare e gemere di dolore e piacere.
-Ti avevo detto di guardarmi!
Le faccio notare e con gli occhi socchiusi riprende a guardarmi, ma decido di punirla, tirando verso di me il capezzolo e il seno destro, per poi mollargli un paio di schiaffi con la mano sinistra, cosa che la fa gemere di nuovo. Le inizio a posizionare le forcine, le incrocio in modo che la parte tonda che unisce le due sbarrette tocchi il suo capezzolo sia da sopra che da sotto. Non contento ne prendo altre due, che questa volta posiziono a destra e sinistra del capezzolo, che si inizia a gonfiare, lei ha il fiato leggermente accelerato e mi fissa con lo sguardo di chi vuole andare avanti. Ci scambiamo un segno di intesa e ripeto lo stesso procedimento anche sul capezzolo sinistro, partendo come sempre dalla strizzata e dalla torsione, prima di mettere le quattro forcine, in modo che formassero una specie di croce intorno al suo capezzolo. Le si erano gonfiati e arrossati, diventati incredibilmente più sensibili, infatti ad ogni tocco lei si contorce e geme sempre più forte, iniziando a tremare.
-Vai a prendere la maglietta bianca ora…
Quella maglietta bianca, che indossava qualche anno prima e che le andava giusta, ora le va molto più attillata per via del grosso seno che si ritrovava. Ora dovevo pensare a cosa farle mettere sotto. Più la guardavo e più sentivo il cazzo pulsarmi nei pantaloni e premere contro i boxer. I capezzoli si vedevano distintamente sotto la maglia, ma non mi bastava, volevo di più
-vieni qui..
Così una volta avvicinata, la faccio girare in modo che mi dia le spalle e faccio un nodo dietro la sua maglia, in modo che sia ancora più tirata praticamente. Le mie mani poi scorrono lungo la sua schiena, fino ad arrivare a quel sedere che mi aveva stuzzicato per tutto il tragitto e quindi lo afferro con forza e inizio a impastarlo, dandole delle sculacciate che la fanno sobbalzare e le arrossano la pelle delicata. Vedo il piacere scorrerle lungo l’interno coscia, per questo le passo le dita delicatamente per raccogliere quello che perdeva e portarlo alla bocca, gustando il suo sapore dolciastro. La faccio girare di nuovo e quindi la guardo in faccia mentre la mia mano inizia a scorrere lungo le grandi labbra, il pollice che ruota lentamente sul suo clitoride, trema completamente in balia della mia volontà.
-Cosa sei?
-io non lo so…io…
Balbetta per qualche istante, prima che le infili l’indice e il medio nella figa fradica, che accoglie con il suo calore e le sue contrazioni le mie dita.
-sei la mia schiavetta…e farai tutto quello che voglio, sempre e comunque…
Le spiego e lei annuisce brevemente, gustandosi quel trattamento che la fa bagnare sempre di più. Le domando di nuovo
-Cosa sei allora?
-sono la tua schiava…mi piace ricevere ordini da te…
A quella confessione ghigno, continuando a muovere le dita dentro di lei, i suoi umori scivolano lungo il dorso della mia mano, gocciolando a terra lentamente.
-Brava…ora vai a prendere il pantaccolant grigio….e, niente mutandine
Le mollo un’altra sculacciata per spingerla verso la stanza, ma lei rimane imbabolata, indecisa, per questo decido di fare qualcosa, alzandomi a sua volta e le vado a strizzare i capezzoli, con forza e lei geme urlando
-ora..ora..vado..
mi dice con la voce tremante e quindi la lascio andare, tornando a sedermi sul divano. Vederla uscire dalla stanza con indosso solo i pantaccolant grigi e con la maglietta tirata in quel modo e i capezzoli che escono in quel modo mi fa arrapare, che tiro fuori il cazzo già duro e inizio a massaggiarmi, con lei che con passo da pantera mi si avvicina e si piega in avanti su di me, iniziando a segarmi. Poggio la testa sullo schienale, chiudo gli occhi e inizio a godermi quel massaggio, prima con le mani e poi con la bocca, la sua bocca, calda e bagnata come la sua figa. Porto le mani sulla sua testa, iniziando a darle un ritmo abbastanza deciso, facendola affondare con la bocca fino alla base del mio cazzo
-Tira fuori la lingua…
Lei si sforza e apre la bocca ancora di più tirando fuori la lingua e con la punta mi lecca le palle, iniziando a sbavare come una forsennata. Solo dopo un minuto buono le tiro su la testa permettendole di respirare di nuovo liberamente
-brava…se vuoi un premio ora devi rimanere così per più di due minuti
Mi fissa con uno sguardo di sfida, ma so che non ce la può fare e faccio di tutto per farla perdere, per questo quando affonda di nuovo con la bocca, mi sollevo con il bacino e arrivo con la cappella alle sue tonsille, lei apre la bocca e di nuovo con la lingua va a leccarmi le palle, ma io le tappo il naso e continuo a muovere il bacino, facendola sbavare come se non ci fosse un domani. Le sue mani sulle mie cosce spingono per farla sollevare e la lascio andare, visto che ai due minuti non c’eravamo nemmeno vicino. Cade seduta a terra a tossire e prendere fiato.
-Hai perso, niente premio per te, anzi…avrai una punizione.
Le dico con tono serio e deciso, fermo
-Alzati e dammi le spalle, e poi piegati a novanta…e non muoverti per nessun motivo.
Lei si posiziona come le ho ordinato, ho davanti a me il suo sedere, per questo le abbasso il pantaccolant e senza parlare inizio a passarle indice e medio tra le labbra del sesso, che inizia a bagnarsi di nuovo. Una volta che mi sono lubrificato per bene le dita, le infilo l’indice nello sfintere, almeno ci provo, visto che lei si blocca e si irrigidisce. Le do un paio di sculacciate, fino a quando lei non si rilassa, permettendomi così di penetrarla completamente fino alla nocca con il primo dito. Faccio per un paio di minuti avanti e indietro, tra i suoi mugugni di fastidio e di eccitazione, prima di inserire con un po’ di più difficoltà a inserire anche il medio all’interno del suo antro oscuro, iniziando a stantuffarla con energia, sputando sulle mie dita, che non tiro mai fuori da lei.
Sento le sue gambe tremare e i muscoli contrarsi contro le mie dita, continua ad essere bagnata, gocciola letteralmente sul pantaccolant che si scurisce assorbendo il suo piacere. Quando ritengo che &egrave pronta inizia la sua vera punizione. Prendo l’ovulo che era rimasto fin troppo tempo inutilizzato con la mano libera e mentre tiro fuori le dita, le infilo l’ovulo e lo accompagno con un dito in modo che sia ben infilato. Le tiro su il pantaccolant quasi sotto le costole, in modo che il tessuto le entri nella figa e tra le chiappe, in modo da mettere ben in evidenza le sue intimità.
-Ora vai in cucina, prendi un bicchiere di plastica e mettici dentro dell’acqua…e vai fuori al balcone
-no dai…vuoi farmi uscir…
Ma non finisce di parlare che accendo l’ovulo impostandolo sulla velocità massima, e lei si aggrappa al divano per non cadere a terra, la macchia scura su i suoi pantaccolant grigi si espande sempre di più. Mi guarda e abbasso la vibrazione, lei traballante si avvia verso la cucina e prende il bicchiere di plastica e titubante esita davanti al balcone. La finta di schiacciare il pulsantino del vibratore la spinge ad uscire, anche se guarda verso di me in continuazione.
-Ora prendi l’acqua e bagnati la maglietta sopra i capezzoli…quella che resta versatela sulla figa.
Lei guarda il bicchiere con l’acqua e se lo versa un po’ su i capezzoli, che spuntano evidenti, rosa e grossi per via delle forcine che le ho messo. Si volta verso il muro e sta per versarsi l’acqua nei pantaloni quando la fermo.
-No fallo di fianco alla ringhiera…
E così tremolante si allarga il pantaccolant e si versa l’acqua sulla figa, sentendosela scorrere lungo le gambe, e ne approfitto per accendere l’ovulo nel suo culo, mettendolo al massimo. Si aggrappa alla ringhiera, le sue tette sporgono oltre il parapetto, mentre ha le gambe larghe, il pantaccolant bagnato si infila sempre di più nella sua figa, fino a quando non geme con forza anche se si trova fuori, all’aperto, con qualche passante che probabilmente si sarà fermato a guardare lo spettacolo. Le gambe le vacillano e cade in ginocchio aggrappandosi con le mani alla ringhiera, scossa ancora dagli spasmi dell’orgasmo, che le ha bagnato completamente il pantaccolant.
-Vieni qui con me sul divano…
Le ordino alla fine, senza spegnere il vibratore ovviamente, a quattro zampe mi raggiunge sul divano e le do l’ultimo ordine della giornata.
-Toglieti quei cosi fradici…e succhia via tutto il tuo piacere…
Lei lentamente si sfila i pantaccolant e inizia a succhiarne il tessuto imbevuto del suo piacere, operazione che le richiede lunghi minuti, in cui per divertimento gioco con i suoi capezzoli, liberandoli dalle forcine, visto che sono ancora più sensibili glieli torco e schiaccio tra le dite. Alla fine lei strizza i pantaccolant, le gocce di piacere scendono nella sua bocca calda e spalancata, scorrendole perfino sul mento.
Ci mettiamo sul divano insieme e passo il resto della serata a giocare con i suoi punti sensibili, capezzoli, clitoride e dandole qualche scossa con la vibrazione dell’ovulo, fino a quando non crolla dal sonno. Ho ripreso i contatti con una ragazza che avevo conosciuto tempo prima e che aveva dimostrato già la sua attitudine a essere una brava schiavetta e a farmelo venire duro con i suoi modi fare e porsi. Una ragazza su i vent’anni, capelli neri, occhi tra il marrone e il verde, forte di seno e di fianchi, proprio come piacciono a me. La rintraccio e la faccio venire a casa da me, spiegandole la situazione e quello che avevo in mente di fare, cosa che la eccita subito. &egrave una grande masochista quando si trova di fronte un uomo, ma una vera dominatrice quando ha di fronte una donna, e l’idea di potersi divertire con l’altra mia schiavetta la fa bagnare in men che non si dica. Se non l’avessi fermatta si sarebbe sgrillettata li davanti a me, ma c’erano dei preparativi da fare e lei sarebbe stata una parte importante dello spettacolo. Le feci indossare un paio di tacchi alti, neri e lucidi, dele calze di seta nera, cordinate a un completino intimo nero con il pizzo e i ricami in rosso. Il grosso seno, una quarta abbondante veniva messo ben in mostra, e poco più sopra c’era quella cosa che me lo aveva fatto venir duro quando c’eravamo conosciuti. Il collare di pelle nera, con un anelllo per il guinzaglio. Più la guardavo e più non riuscivo a rimanere fermo con le mani, che percorrevano il suo sedere, ne saggiavo la consistenza con degli schiaffi che la facevano sobbalzare, ma non si opponeva, anzi lo spingeva verso di me per chiederne ancora. Le mie dita si facevano più audaci infilandosi sotto il suo intimo e iniziando a stuzzicarla facendola gemere a bocca aperta, allarga le gambe per favorire il mio servizio, fremendo completamente.
-‘ricorda che non puoi godere mia cagnetta.’ le dico con un ghigno, mentre sfilo le dita luccicanti del suo piacere e gliele faccio assaggiare. Le lecca con ardore e foga, facendosele arrivare in bocca fino alle nocche e gira la lingua per pulirle per bene
-‘brava…lecca tutto’ sussurro guardandola negli occhi e lasciandola fare fino a quando non sono soddisfatto. Le faccio sistemare delle telecamere nei punti strategici della stanza, e ne lascio una con cui fare delle riprese libere; sul tavolo ovale e di marmo del soggiorno sono presenti delle mollette, dei fili, polsini e cavigliere di cuoio nero, come il collare che portava al collo della schiava che chiameremo S. da ora in poi. Passarono una decina di minuti prima che il campenello suonasse, S. andò ad aprire in quella mise, e si trovò davanti la rossa di cui ho già parlato. Io me ne sto seduto sul divano, di fianco al camino, mentre davanti a me ho fatto disporre un grande tappeto e proprio su questo S. si andò a sedere, poggiando il mento sulla mia coscia, in modo che potessi accarezzarle il capo, da brava cagnetta. Nel frattempo G. ci raggiunge sul tappeto e la squadro subito dalla testa ai piedi, per controllare se si fosse vestita come le aveva ordinato in precedenza. Indossava una maglietta leggera, che le fa fin troppo attillata vista la quarta abbondante di seno che era libero da ogni impedimento, infatti le avevo permesso di indossare si il reggiseno, facendole spostare le coppe in modo che il seno fosse ben sostenuto e i capezzoli ben in vista. Sotto invece aveva una gonna, lunga oltre il ginocchio con un paio di stivaletti neri con il tacco basso, e niente intimo, amavo vedere il suo piacere scorrerle lungo le gambe.
-‘spogliati’ le comando e lei subito si solleva la maglia, i grossi seni ballonzolano fuori con i capezzoli ben eretti e sporgenti. Passa poi alla gonna e quando se la sfila vedo una scia lucida lungo il suo intenro coscia
-‘sei eccitata?’ le domando con voce seria continuando a fissarla e lei abbassando il capo annuisce un paio di volte. Ora &egrave completamente nuda davanti a me
-‘mettiti in ginocchio, gambe leggermente divaricate…braccia incrociate dietro la schiena, spalle dritte e petto in fuori’ lei si inginocchia sul tappeto e si posiziona come ordinato, con gli occhi che fissano me e la cagnolina al mio fianco.
-‘vai’ ordino a S. che si avvicina all’altra schiava gattonando, mostrandomi il suo sedere sodo e tondo, oltre alle sue grazie. L’aggira e si porta alle spalle della rossa e si inginocchia dietro di lei, iniziando a giocare con il grosso seno, facendolo sobbalzare, stringendolo e scendendo man mano verso i capezzoli sempre più duri, tra gli ansimi della rossa. S si diverte e mentre tortura quei capezzoli stringendoli con forza, mi guarda, incitandomi con lo sguardo ad unirmi a loro. Mi alzo dal divano e vado al tavolo, dove prendo le mollette, quelle che servono per tenere le gonne e mi avvicino alle due. Leggeri gemiti iniziano a riempire la stanza, quando mi accingo a mettere la prima molletta sul capezzolo destro della rossa, questa si inarca quasi urlando per il dolore, ma prontamente S. le mette la mano sulla bocca, iniziando a morderle il collo. Aspetto che si sia abituata alla prima molletta e quindi aggiungo la seconda sul sinistro, questa volta nessun urlo, tiene la bocca chiusa, mugolando per i morsi e per le mollette. Metto le mani sotto i suoi seni e li faccio sobbalzare, in modo che si muovano anche le mollette, lei si contorce per il dolore, ma si espone ancora di più con il seno in avanti. S. nel frattempo ha lasciato l’impronta della sua dentatura nel collo della rossa, oltre a un segno violaceo a forma di bocca che rimarrà li per almeno una settimana, ma non si ferma e prende a leccarle il lobo mentre la inizia a graffiare su i fianchi. Il volume dei gemiti aumenta di nuovo, vedo nuovi umori correre lungo l’interno coscia della rossa e per questo sogghigno e le do uno schiaffo sul clitoride che la fa saltare, con il conseguente movimento delle mollette.
-‘tappale la bocca’ faccio verso S. che non vedeva l’ora di divertirsi, si toglie quelle mutandine trasparenti di colore nero e me le lancia, le afferro al volo e appena le stringo mi accorgo di come siano zuppe. Ora lei si &egrave portata in piedi davanti alla rossa, piega leggermente le ginocchia e le porta la fighetta depilata davanti alla bocca; G. non sa bene che fare e quindi l’altra la prende per i capelli facendola affondare tra le sue gambe.
Non &egrave molto abituata a leccare qualcosa di diverso da un cazzo, per questo quando si trova faccia a faccia con la quella figa umida e calda, cerca di tirare la testa all’indietro e fa per ribellarsi.
-‘leccamela o giuro che non ti faccio respirare’ la minaccia e quando l’assenza di ossigeno inizia a farsi sentiri, iniziano le prime lappate, prima più timide, ma poi sempre più audaci. La lingua si insinua tra le labbra succhiandone il nettere, per poi risalire fino al bottoncino del piacere di S che era gonfio e pronto a ricevere quelle carezze umide.
Per questo mi sposto dietro S. iniziando a strusciarmi il pacco gonfio contro il suo sedere, mentre con le mani vado ad abbassarle il reggiseno e inizio a giocare con le sue tette, le stringo tra le mani, le colpisco con qualche schiaffo che le fa sobbalzare e mi diverto a morderla e baciarla sul collo, per farle perdere ogni raziocinio. Lei continuava a muovere il bacino in modo circolare sul volto dell’altra, che diventava sempre più lucido per via degli umori che venivano spalmati su di esso
-‘Ripuliscila ora..’
Faccio verso S. dandole un leggero strattone al collare, che la fa spostare da quella posizione per poi inginocchiarsi di fronte a G. e andare a bloccarle il mento e la nuca con le mani, in modo che possa iniziare a leccarla senza che si ribellasse o sottraese a quella pulizia forzata.
Mentre osservo quello scambio di leccate, che diventano sempre più reciproche, fino a sfociare in un bacio lussurioso, le lingue si intrecciano a più riprese, arrivano dei morsi e i gemiti di entrambe vanno a riempire la stanza, stuzzicando piacevolmente le mie orecchie.
Mi vado ad accomodare sul divano e mi rivolgo a S.
-‘mettiti le mollette anche tu…e poi prendi quello che c’&egrave nella scatola sul tavolo’
Nella scatola c’&egrave un grosso doppio dildo color carne, con le vene in evidenza e la grossa cappella gonfia. S. prende quel simulacro con ammirazione e quindi torna sul tappeto, accarezzandolo lentamente, ed entrambe, in ginocchio, nude, con delle mollette su i capezzoli mi guardano in attesa di una mia indicazione. Anche io le guardo e sorrido
-‘ora faremo una gara…la prima di voi che verrà, perderà e verrà punita.’
Sentenzio verso entrambe e quindi afferro il membro finto nel suo centro e lo porgo in mezzo alle due ragazze
-‘iniziate a prenderlo in bocca…fino in fondo’
Come due assatanate le due schiave si avventano ognuna delle due su una estremità, iniziando a percorrerla con la lingua, insalivando per bene le aste. S. che era quella che prendeva sempre l’iniziativa, mi guarda per qualche attimo come a voler cercare il permesso di fare qualcosa. Incuriosito annuisco un paio di volte, e lei senza perdere tempo porta la mano sinistra tra le gambe dell’altra, tormentandole il bottoncino con delle pressioni che si fanno sempre più insistenti. G. perde il ritmo, fermandosi per gemere con gli occhi chiusi, ma una torsione della molletta e in conseguenza del capezzolo la fanno gridare e riprendere.
-‘hai intenzione di perdere così schiava?’
-‘no padrone…’
Mi risponde a voce bassa e quindi anche se in maniera più impacciata inizia a far scorrere le dita tra le labbra gonfie di piacere e umide di S. Ogni tanto spingo la testa di una delle due verso il dildo, facendolo affondare fino in fondo alla loro gola, che si gonfia, le vene pulsano e si ingrossano e sbavano come non mai. Entrambe sembrano decise a non perdere nonostante si stiano masturbando a vicenda, e il tappeto si inumidisce del loro piacere che gocciola senza ritegno alcuno.
Vedo le loro gambe tremare, i gemiti aumentano e per questo decido che &egrave giunto il momento di dare il via alla loro gara
-‘siete pronte schiave?’
-‘Si..’
Mi rispondono in coro entrambe e si stendono sul tappeto, incrociando le gambe nella classica posizione a forbice che fanno le lesbiche quando devo raggiungere il climax del loro orgasmo.
Lascio il giocattolo nelle loro mani, che provvedono a farlo penetrare nelle loro fighe bagnate, generando quel tipico sciacquettio che si sente quando si scopano delle femmine in calore.
Con una mano tengono la gamba opposta l’una con l’altra, muovono i bacini in perfetta sincronia, facendo penetrare sempre di più quei grossi dildo dentro di loro, per aiutarle, anzi per farle eccitare ancora di più giro intorno a loro, fermandomi di volta in volta alle loro spalle e inizio a baciare i loro colli e giocare con le mollette su i loro capezzoli, che sono sempre più duri e sensibili.
Se con una mano si continuano a tenere alla gamba dell’altra, con la mano libera armeggiano entrambe con il clitoride dell’avversaria, nel tentativo di farla venire prima, con il conseguente aumento del livello dei gemiti e dei fremiti che percorrono i loro corpi nudi.
L’ultima mossa prima che una delle due venga &egrave andare al tavolo a prendere lo spago che avevo preparato in precedenza e legarlo alle mollette, in modo da collagarle prima tra loro e poi con un pezzo metterle in tensione con quelle dell’altra, così ogni volta che una si piegava all’indietro con la schiena l’altra era costretta a spingersi in avanti con il busto, ma in questo modo aveva una forza maggiore nei colpi di bacino.
Dopo essere andate praticamente avanti per un quarto d’ora e avermi praticamente lavato il tappeto con i loro umori profumati, vedo che S. &egrave abbastanza in difficoltà, per questo decido di aiutarla, ma a venire. Infatti mi piazzo dietro di lei e le afferro i grossi seni tra le mani e li inizio a massaggiare con energia, le blocco le braccia dietro le gambe e per questo G. ha tutto il modo di completare l’opera infilando un dito nella figa di S. insieme al dildo, mentre con l’altra mano continua a stimolarle il clitoride in maniera quasi selvaggia.
-‘vengo….sto per venire padrone…’
-‘non ti fermare…falla venire schiava!’
-‘sto venendo anche io…’
Le parole muoio in gola ad entrambe, sostituite da un urlo di liberazione di S. che viene con degli spasmi che vengono trattenuti da me che la blocco da dietro, ma il dildo le esce dalla figa, che si apre e chiude lentamente, le labbra gonfie spingono fuori il suo piacere lentamente che inizia a scorrerle lungo l’interno coscia.
La bacio sorridendo e le dico di prepararsi per la punizione in camera da letto, lei ancora traballante per il forte piacere annuisce e si avvia verso l’altra stanza.
Con la coda dell’occhio mi accorgo di come G. stia continuano a stantuffarsi con il dildo, tenuto con entrambe le mani, per cercare di raggiungere anche lei l’orgasmo, ma la blocco andando a tirare il filo collegato alle sue mollette, che saltano via, facendola cadere con la schiena a terra e con il fiato corto.
-‘leccami le scarpe schiava…forse dopo potrai godere..’
Le dico con tono duro, mentre lei, titubante come sempre in questi casi inizia a leccarmi le scarpe, cercando con lo sguardo la mia approvazione, ma non le rispondo e le faccio un solo cenno con il capo in direzione del divano
-‘a quattro zampe, come meriti per aver provato a godere senza il mio permesso…’
Aspetto che si posizioni a quattro zampe sul divano, con il culo verso di me, per poi ficcarle senza tanti preamboli il medio nell’ano fino alle nocche, venendo subito accolto dalla piacevole stretta dei suoi muscoli, mentre con l’altra mano inizio a pizzicarle e torcerle il clitoride. Muove il bacino come un ossesso, sollevandolo e abbassandolo per andare incontro alle mie dita, fino a quando non mi prega quasi piangendo
-‘posso venire padrone?posso…veni..re…?’
-‘vieni cagna…vieni per il tuo padrone’
Muovo il medio con velocità e affondi profondi, mentre indice e pollice dell’altra mano premono con forza contro il suo clitoride, duro come una pietra, fino a quando non si irrigidisce completamente, prova a parlare ma le manca l’aria nei polmoni. Si tiene con le mani al divano e si scuote con forza, la faccia affondata sul divano, e i muscoli del suo corpo che si stringono intorno alle mie dita con forza.
-‘Andiamo…&egrave l’ora della punizione…’ tiro fuori il dito dal suo culo e quelle dal clitoride e mi avvio verso l’altra stanza, senza aspettarla.

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